di Luciano Lago
Per il 2014 si prospetta, secondo vari analisti, l’ombra di una nuova crisi o sconvolgimento finanziario paragonabile a quello causato dal crack della Lehman Brothers nel 2008., questa volta per causa dell’esplosione di bolle monetarie speculative negli USA e nei paesi emergenti, come già si avverte da quanto sta accadendo nei paesi emergenti dall’Argentina al Brasile, alla Turchia.
Le crisi finanziarie sono divenute ormai cicliche, nulla è cambiato dal 2008, i banchieri che sono stati salvati dalla bancarotta con denaro pubblico, negli USA come in Europa, hanno continuato ad operare con gli stessi sistemi utilizzati pochi anni prima che hanno portato allo sconvolgimento ed alla ondata di crisi.
I mercati ritornano in fibrillazione, crolla la fiducia nel dollaro, stampato a vagonate dalla Federal Reserve anche per consentire al governo USA di finanziare il gigantesco apparato di spese militari e di interventismo voluto dall’Amministrazione Obama. Gli Stati Uniti non si rassegnano ad essere superati dalla Cina e continuano la loro politica aggressiva in Medio Oriente e di contenimento in Asia della crescita delle ambizioni di Cina e Russia, gli antagonisti del global Power USA.
Si gonfiano a dismisura i debiti di quasi tutte le nazioni con gli USA in testa, il Giappone subito dopo, i paesi europei tutti con debito in crescita, mentre altrettanto avviene nei paesi emergenti (dal Brasile all’India ed al Sud Africa).
E stato creato un meccanismo per il quale tutta la liquidità immessa sul mercato attraverso le operazioni di prestito destinate alla creazione di debito, pubblico e privato, gonfiano il debito degli Stati, debiti soggetti ad interessi passivi, trattandosi di frequente di debiti composti, si verifica che la quantità di moneta rimane costante mentre il debito cresce costantemente in forma esponenziale. Aumenta quindi il divario tra volume del debito e quantità di moneta circolante , divario che e risulta in incremento continuo. La maggior parte di questi debiti, quelli degli Stati in particolare sono in pratica inestinguibili ma si auto alimentano comunque con l’accesso a nuovi prestiti necessari per pagare gli interessi su debito. Si tratta di una spirale perversa che tende al sempre maggiore costo degli interessi su investimenti in strutture e macchinari in rapporto alla loro redditività e di conseguenza si arriva al punto in cui, ai detentori di capitali, non convenga più investire in economia reale ma piuttosto disimpegnare il capitale investito per impiegarlo in forma speculativa finanziaria.
Gli Stati avrebbero necessità di aumentare la loro produzione di ricchezza (il PIL) per poter far fronte ai crescenti interessi sul debito ma questo, in una fase di recessione e di deflazione (in Europa in particolare), non avviene e si riflette quindi sul livello di fiducia dei titoli di credito emessi dagli stati più fragili con il conseguente pericolo di esplosione di bolle speculative.
Questo effetto è stato determinato dalla finanziarizzazione dell’economia che costituisce la vera causa remota della crisi di questi anni. Un meccanismo che porta enormi profitti e vantaggi nei soggetti che governano questo sistema e questi sono le grandi banche d’affari (Goldman Sachs, JP Morgan, Black Rock, Barclays C., Credit Suisse, Citigroup, Morgan Stanley, Deutusche Bank ed altre) ed istituzioni finanziarie internazionali (FMI, Banca Mondiale, BCE, Banca dei Regolamenti), i veri arbitri dei mercati e del grande capitale finanziario.
Queste grandi istituzioni sono gestite da una elite di potere mondialista, una cerchia ristretta di grandi finanzieri, che dispongono del potere di indebitare gli Stati e trarre profitto da questi debiti, acquisire i beni patrimoniali degli Stati che non sono più in grado di pagare gli interessi (il concetto di privatizzazioni nasce da lì), imporre le scelte politiche a loro favorevoli (libera circolazione dei capitali, normative sul commercio e sull’industria uniformi, ecc.). Piaccia o non piaccia la politica viene messa al servizio dell’economia o meglio della finanza globale.. I governi sono infiltrati dai fiduciari di questa elite , ne abbiamo avuto la prova in paesi come l’Italia e la Grecia dove sono stati mandati al governo tutti personaggi che provenivano dalla Goldman Sachs (Monti in Italia, Lucas Papademos in Grecia) o da organizzazioni come la Trilateral Commission , che hanno preso tutti quei provvedimenti che risultano “graditi” all’elite, quali imposizione fiscale, accreditamenti alle banche, conferimento di miliardi nei fondi di stabilità (MES/ESM), privatizzazioni, tagli alle spese sociali e pensioni, omologazione delle normative su lavoro, banche ed industria.
Difficile individuare da chi sia composta questa elite, la sua forza è quella di agire dietro le quinte ed il fatto che i suoi componenti non siano facilmente individuabili. Il grande capitale finanziario monopolista non corrisponde a nomi di persone conosciute . Certo ci sono delle dinastie con antica tradizione come quella dei Rothschild, una dinastia che controlla fra l’altro sia la Federal Reserve, sia la Banca d’Italia, sia la BCE, tutte banche private o composte da consorzi di banche private.
La stessa dinastia possiede anche la Barclays (tra le maggiori azioniste di di Intesa San Paolo), o la dinastia dei Rockefeller che in Italia controlla Mediobanca e la consociata Unicredit, o Markus Angius (coniugato con una Rotschild) che controlla la JP Morgan (consociata MPS di Siena), già chairman ed azionista di Barclays Bank, o si può citare Vincent Bollorè della Groupama Holding , l’italiano Carlo De Benedetti (Espresso Repubblica) che siede nel CDA della Banca Rotschild, oppure Francois Perol, partner della Rotschild Bank, advisor della F. Dupont, ecc..
Per questi personaggi “esposti” ve ne sono altri che non compaiono mai e di cui neppure si conoscono i nomi.
L’elite finanziaria si riunisce saltuariamente in alcuni club esclusivi come il Club di Bilderberg, la Trilateral Commission, l’Aspen Institute e da lì decide le politiche economiche da attuare, quali provvedimenti prendere, quali campagne orientare sui media per convincere le opinioni pubbliche, quali candidati alle elezioni appoggiare nei paesi chiave, quali fiduciari nominare al vertice delle principali istituzioni internazionali, dall’ONU al WTO, alla Banca Mondiale ed al FMI.
In alcuni casi vengono fatte dichiarazioni ufficiali ma nella maggior parte dei casi le decisioni sono prese a porte chiuse. Nei consessi esclusivi partecipano i direttori delle più prestigiose testate editoriali, giornalistiche, televisive, a loro spetta il compito importante di manipolare le informazioni in base agli interessi della elite.
(Marcus Angius Barclays Bank)
Naturalmente al di sotto di questo livello esiste tutto un network di società e di Think Tank costituite sempre con scopi precisi di influenza nelle scelte economiche, politiche e di orientamento. Anche nelle Università e nei college più prestigiosi vengono accuratamente selezionate persone di fiducia della elite e messi sotto controllo i meccanismo di selezione del personale docente. Se si è conformi all’ideologia dominate si aprono le porte delle carriere e delle nomine, se si è contrari o polemici a tale pensiero unico, quasi sempre quello neoliberista, relativista e modernista, si viene immediatamente messi fuori con vari pretesti. Uno ricorrente è quello del “negazionismo” considerato uno dei peggiori crimini.
Si è creato un sistema di intrecci di potere che non consente nelle sue pieghe neppure una forma mascherata di dissidenza che non sia controllata e resa innocua.
In Europa poi ,con la geniale trovata della Unione Europea, dei trattati come Mastricht, Lisbona, Fiscal Compact, ecc. si è costituito da tempo un sistema che non ha più neanche la parvenza di una forma democratica visto che la sovranità degli Stati è stata del tutto consegnata alle Istituzioni europee che decidono in tutti i settori importanti dell’economia , come quelli del bilancio, del credito, delle spese sociali, dell’industria, della concorrenza, delle assicurazioni, agricoltura, ecc..
I Parlamenti nazionali devono soltanto limitarsi a rettificare le decisioni già prese a Bruxelles dove tutto una oligarchia tecno finanziaria decide e gestisce le politiche economiche in base ad interessi precostituiti.
Risulta chiaro che il principale obiettivo della elite in prospettiva è quello della totale abolizione degli Stati nazionali perché questi vengano inglobati in un nuovo ordine mondiale e questa è una finalità peraltro anche dichiarata tempo fa da un membro della dinastia Rockfeller.
Si approfitta peraltro dei periodi di crisi per fare passi in avanti verso il nuovo assetto mondiale: the NWO.
Per completare il quadro bisognerebbe aggiungere il concetto che queste entità finanziarie sopra descritte non soltanto hanno in pugno i debiti degli Stati ma sono loro stesse che creano moneta fittizia dal nulla mediante emissioni finanziarie e moltiplicazioni frazionate di derivati, tutte senza un reale controvalore, tanto che si calcola che dispongano in totale di un volume di denaro fittizio che corrisponde a più di 20 volte il PIL mondiale dell’economia reale. Questo sarebbe un tema da trattare e sviluppare a parte ma ci piace accennarlo perché non si può essere tanto ingenui da non sapere che denaro e potere viaggiano assieme.
Dichiarazione di David Rockefeller:
“Siamo grati al Washington Post, al New York Times, al Times Magazine e altre grandi testate i cui direttori sono stati presenti ai nostri meetings e hanno tenuto fede alla loro parola di essere discreti per quasi 40 anni. Sarebbe stato impossibile per noi sviluppare il nostro piano per il mondo se fossimo stati sotto i riflettori dell’informazione per tutti questi anni. Ma il mondo è oggi più sofisticato e preparato per marciare verso un unico governo mondiale. La sovranità sovranazionale di una elite intellettuale e di banchieri mondiali è sicuramente preferibile all’autodeterminazione nazionale che è stata praticata negli ultimi secoli”.
N.B. A voi ogni riflessione. Questo intervento è stato tratto dalla registrazione originale dal Bilberberger meeting del 1991, tra il minuto 1:25 e il minuto 1:50.