Il principio attivo Alemtuzumab autorizzato per il trattamento della sclerosi multipla

29.000 volte più caro dell’oro
Per un decennio, il principio attivo Alemtuzumab (nome commerciale MabCampath) è stato usato nel trattamento della leucemia. Per aumentare i profitti, questa indicazione terapeutica è stata abbandonata lo scorso anno e, lo stesso farmaco, che è stato recentemente autorizzato per il trattamento della sclerosi multipla col nuovo nome di Lemtrada, viene adesso venduto a un prezzo molto più alto.
Lo scorso settembre, la Commissione Europea ha concesso alla compagnia Genzyme l’autorizzazione per l’utilizzo dell’Alemtuzumab nel trattamento della sclerosi multipla. Genzyme fa parte dell’impresa farmaceutica Sanofi. La Bayer ha partecipato allo sviluppo dell’Alemtuzumab e riceve una parte dei profitti.
L’anno scorso, il farmaco è stato ritirato dal mercato come medicamento anti cancro anche se esso costituiva una valida opzione di trattamento per alcune forme di leucemia. A prima vista, la decisione sembra illogica, ma invece un motivo c’è: in tutta l’Europa, i pazienti che richiedono il farmaco per la leucemia sono poche migliaia. Il mercato per la sclerosi multipla è molto più promettente: nella sola Germania vi sono oltre 130.000 pazienti e a livello globale sono almeno 2,5 milioni.
Per il trattamento della sclerosi multipla il dosaggio del farmaco è molto inferiore, 30-60 mg all’anno contro i 1100mg all’anno per il trattamento della leucemia. Per legge, se un principio attivo è usato per più di una malattia, è proibito venderlo a prezzi diversi e questo è il problema per le compagnie. Se l’Alemtuzumab dovesse essere venduto al vecchio prezzo, l’utilizzo di un dosaggio così ridotto per la sclerosi multipla, non produrrebbe grandi profitti. Di conseguenza Sanofi e Bayer hanno completamente abbandonato la meno redditizia indicazione contro la leucemia, in modo da poter in seguito lanciare il prodotto a un prezzo più alto.
Infatti Sanofi ha appena annunciato che l’Alemtuzumab sarà venduto, col nuovo nome di Lemtrada, per il trattamento della sclerosi multipla. Il suo prezzo è 29.000 volte più alto di quello dell’oro. Una fiala da 12mg costa €10.653, equivalente a €888 al milligrammo. Come farmaco anti cancro, l’Alemtuzumab costava €21 al milligrammo, oltre 40 volte meno del nuovo prezzo.
Philipp Mimkes, portavoce della Coalizione contro i pericoli derivanti dalla Bayer (CBG Germania), afferma: “Ancora una volta risulta ovvio che Bayer, Sanofi e le altre compagnie equivalenti, sono interessate solo al profitto. Il benessere dei pazienti è considerato meno importante. Diventa anche chiaro che il prezzo di un principio attivo non ha nulla a che vedere con i suoi costi di sviluppo. La stessa sostanza può essere venduta a prezzi completamente diversi a seconda di quello che si riesce a imporre al mercato”.
Fonte tratta dal sito .

Federcontribuenti: Coniugi Mastrapasqua hanno circa 100 cariche, conflitto d’interessi mostruoso

ma non era solo il “magico” Silvio Berlusconi ad aver creato ed usufruito del conflitto di interessi?
Che strano, la stampa mainstream si concentrava solo sul suo caso, a far pensare che tutti ma proprio tutti gli altri fossero a posto..

martedì, 28, gennaio, 2014

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28 genn . Se la Fiat di Marchionne avrà la nuova sede legale in Gran Bretagna, se l’Electolux parla di Polonia, se ogni grande marchio guarda altrove in cerca di refrigerio fiscale, siamo sicuri che la colpa, la responsabilità sia solo loro? In Italia abbiamo la politica: 494 consiglieri regionali indagati per peculato per 59,5 milioni di euro.
 
545 miliardi euro, circa 20 finanziarie, andati perduti così come ammesso da un altro grande potente, Befera. 3.500 società improduttive pubbliche che ci costano 12 miliardi l’anno. Le multe per le infrazioni comunitarie, l’ultima sui test sugli animali, 150 mila euro al giorno.
 
La grande Europa resta un mistero, tra diversi regimi fiscali e un parlamento europeo che non si capisce quale ruolo o compito abbia e svolge, mentre sappiamo cosa combina la nostra classe politica, ma a chi dirlo? Nel privato si accumulano compiti e non le paghe, nel pubblico funziona diversamente, si accumulano compiti, spesso inventati di sana pianta e paghe, mostruose.
 
Il conflitto di interessi, vale a dire l’accumulo delle cariche dove si annienta del tutto il compito del controllore, continua a non essere ritenuto un grave reato. I poteri forti, quelli denunciati dalla Fornero e che si son stretti per salvare Mastrapasqua, non hanno nomi, né volti, eppure, dovrebbero essere gli stessi nomi e volti che hanno il dovere di conoscere chi lavora per loro e che hanno il potere di licenziare, quelli che siedono li insomma, i ministri, il capo del governo.
 
Su Mastrapasqua si indaga da diversi anni, quindi esiste chi ha fermato, strozzato, boicottato e depistato la giustizia, perchè? Il problema è che manca del tutto, nel potere politico, il concetto di reato, figuriamoci la certezza della pena: la nostra politica non ha obblighi, regole, doveri, responsabilità, controllori.
 
«Il problema sono proprio i partiti gestiscono tutto, anche la delinquenza, noi proponiamo, – continua il presidente di Federcontribuenti, Paccagnella -, che vengano messi fuori legge e che la guida del nostro paese vada affidata a comitati politici di scopo che si formeranno 6 mesi prima di ogni elezione e chiuderanno al termine di ogni legislatura, poi tutti a casa e si ricomincia!».
 
Torniamo a Mastrapasqua, ma parliamo anche della moglie: Maria Giovanna Basile. Il governo non si è mai interessato di dar seguito alle numerose interrogazioni parlamentari, denunce ed inchieste giornalistiche. Si è guardato bene, ricordando la complicità delle segreterie di partito di inquadrare il grave conflitto di interessi tra i numerosi incarichi ricoperti dalla signora Basile, tra cui quello presso un’azienda pubblica, e la posizione del presidente Mastrapasqua anche relativamente ad eventuali consulenze e forniture ed interferenze varie tra le società dove costoro svolgono e hanno svolto le rispettive funzioni.
 
I coniugi Mastrapasqua hanno all’attivo circa 100 cariche. «Occorre smontare, pezzo per pezzo, l’intera struttura del potere, ente per ente, società per società, nome per nome». Letta, ma altri per lui nei governi precedenti sapeva, sapeva chi e cosa fosse Mastrapasqua. Di Mastrapaqua si vivrà e morirà ancora per molto tempo, almeno fino a quando la giustizia non tornerà libera e pura e la cittadinanza consapevole di ciò che gli spetta.
 

Lo stato di diritto in Italia

era un soggetto di sesso maschile, per giunta anziano. Non degno di attenzione da parte della società civile che ha le sue preferenze, eh già. DISCRIMINA in nome dell’eguaglianza. Ah naturalmente era un psicopatico perché introverso….

TARQUINIA: 61ENNE DISOCCUPATO SI SUICIDA IMPICCANDOSI IN GARAGE
29 gennaio 2014
Tragedia ieri pomeriggio a Tarquinia. Giancarlo Vallesi, un disoccupato di 61 anni, si è impiccato nel garage di un appartamento in via San Fortunato, al centro storico, poco distante dal palazzo comunale della cittadina del litorale.
A trovare il corpo dell’uomo sono state la sorella e la madre 95enne che, non vedendolo rientrare a casa, sono scese al piano di sotto facendo la macabra scoperta. Giancarlo Vallesi ha passato una corda alla trave del garage e si è lasciato andare. Inutili i tentativi di soccorso del 118, i medici non hanno potuto far altro che constatarne la morte. Un gesto disperato sul quale i parenti immersi nel dolore si stanno interrogando. L’uomo non ha infatti lasciato nessun biglietto che spiegasse la causa del disperato gesto.
In paese era sopranominato “l’introverso”, per il suo carattere chiuso, poco socievole.(…)

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deve essere un altro psicopatico, la crisi non c’entra mai
Salerno: 39enne disoccupato si suicida ingerendo acido muriatico

 29 gennaio 2014
Non ce l’ha fatta il 39 enne disoccupato salernitano, che ieri pomeriggio si è tolto la vita bevendo da una bottiglia di acido muriatico nei pressi del Parco Pinocchio, sulla Lungoirno. Subito soccorso da due volontarie della Misericordia, sembrava che potesse salvarsi. In tarda serata, invece, la notizia della morte. A quanto pare gli organi vitali, corrosi dall’acido, non hanno retto e l’uomo è deceduto nel reparto di Rianimazione dell’ospedale San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona di Salerno.(…)

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dare una casa ai disoccupati con prole per poi appropriarsi della prole??
Ma come ragiona questa sottospecie di stato di diritto? Capisco che ci sia la guerra alle famiglie viste con sommo dispresso dalla società civile, ma il limite è stato superato

VISTARINO: 36ENNE SFRATTATO PER AVERE LA CASA DEVE DARE I FIGLI IN AFFIDO

 22 gennaio 2014
«Mi offrono un appartamento ma gli assistenti sociali mi hanno chiesto di dare in affidamento per un anno due dei miei quattro figli. Non accetterò mai questa condizione, la famiglia deve restare unita». Sono parole di Daniele Paini, un operaio di 36 anni che abita alla cascina Colombina di Vistarino. La sfratto è diventato esecutivo con scadenza oggi ma è stato prorogato di tre settimane a seguito della possibile soluzione. Gli assistenti sociali, considerata che l’appartamento di Vivente è molto piccolo, hanno proposto che due figli vengano dati in affido ad una zia che abita a Corbetta. La donna si è già detta disposta ad accogliere il bimbo di due anni e una bimba di tre. Sono i più piccolo ma lui non ne vuole sapere. «Desidero che tutti i figli restino con me», continua a ripetere. «Devo rinunciare a due bambini – continua – solo perchè ho perso il lavoro? Non mi sembra giusto. L’appartamento sarà piccolo ma voglio che la mia famiglia resti unita».
Adesso la palla passa di nuovo nelle mani degli assistenti sociali. Questa mattina l’ufficiale giudiziario busserà alla porta dell’appartamento della cascina Colombina. Se Claudio Paini non dovesse accettare la proposta le conseguenze saranno imprevedibili. Anche se una ulteriore mediazione sembra ancora possibile. Il sindaco di Vistarino, Virginio Da Gradi, sembra infatti favorevole alla possibilità di riunire di tutta la famiglia nell’appartamento della frazione Vivente che non è altro che la casa parrocchiale messa a disposizione dal sacerdote.
La storia di Daniele Paini è lo specchio della drammatica situazione economica che sta vivendo il nostro paese. L’uomo è sposato con Sabrina Ricchini. I due hanno quattro figli: Simone di due anni, Martina di tre, Marika di tredici e Cristian di cinque.
Una famiglia numerosa che da sempre si batte con problemi economici di ogni tipo. «Da più di un anno – spiega Claudio Paini in una casa con pochi mobili che non ha nemmeno il riscaldamento – ho perso il mio lavoro. Facevo l’operaio in una ditta di Siziano e prendevo uno stipendio che mi permetteva di mantenere la famiglia. Non c’era più lavoro e mi hanno lasciato a casa. Non sono stato più in grado di pagare l’affitto: non riuscivo più a sopportare il peso di trecento euro al mese. Mi hanno anche staccato il riscaldamento. Cuciniamo utilizzando le bombole del gas. Non possiamo permetterci altro. Per mangiare viviamo alla giornata, quando non abbiamo più un euro utilizzo il buono per avere il cibo dalla Caritas di Pavia. Faccio qualche ora di lavoro in una fonderia del lodigiano e i pochi soldi che prendo mi permettono di dare da mangiare, almeno qualche volta, ai miei figli. Più di così non posso veramente fare. Ho inoltrato domanda per tre anni consecutivi per avere un alloggio popolare a Pavia ma non c’è stato niente da fare. Così siamo arrivati alla scadenza dello sfratto. Gli assistenti sociali mi hanno convocato ieri e oggi a Corteolona e mi hanno fatto la proposta di utilizzare l’edificio di Vivente e dell’affido dei bambini. Probabilmente avevano già parlato con i miei parenti di Corbetta. Sono disposto ad lasciare due figli ai miei genitori che vivono a pochi chilometri. E loro sarebbero d’accordo. Ma gli assistenti sociali mi hanno detto che sono troppo anziani per crescere due bimbi. E così ritorniamo al punto di partenza. In questi anni di difficoltà ha parlato più volte con gli amministratori di Vistarino. Mi hanno sempre spiegato che il Comune non aveva le possibilità economiche per aiutarmi. Mi hanno solo pagato il trasporto dei bambini e scuola e all’asilo oltre ai i buoni pasto. Almeno questo anche se mi aspettavo qualcosa in più. Speravo di ottenere un alloggio popolare a Pavia ma non c’è stato niente da fare.(…)

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dare una casa ai disoccupati con prole è atto ripugnante per cotanta società civile.
Le case vanno date ad altri soggetti.

BOLOGNA: MADRE PERDE IL LAVORO E PER NON PERDERE I FIGLI METTE IN VENDITA UN RENE

28 gennaio 2014
La vita non è stata generosa con F.G, 38 anni, bolognese, un padre che non ha mai conosciuto, la madre morta a 50 anni. F.G. ha scelto di avere quattro figli, che oggi hanno 16, 8, 4 e 2 anni. Non è periodo da famiglie numerose questo, vive in un alloggio di edilizia popolare, fa la badante e la famiglia è andata avanti bene o male, almeno fino ad ora.
Il padre dei suoi figli l’aiuta, ma è un lavoratore dell’edilizia e in questo periodo di crisi, si sa, una chiamata ogni tanto, niente di regolare.
Assiste un anziano affetto di Alzheimer, ma ora si è aggravato e da febbraio andrà in casa di cura, così F.G. perderà praticamente l’unico sostentamento: “Sono andata dalla mia assistente sociale e mi ha comunicato che se non trovo un altro lavoro, rischio di perdere i figli, non può fare altro e la segnalazione deve partire”… Che fare? “Contatti Gianni Morandi, lui è un cittadino onorario ed è sensibile a questi argomenti – mi ha detto – contattare Gianni Morandi? E la mia dignità, devo chiedere elemosina a un cantante famoso?” A farle compagnia, ormai l’ansia e gli attacchi di panico, ma lei non ci sta e vuole continuare a combattere, e vincere.(…)

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Imperia: Anche i frati piangono. Papa francesco li sfratta

 28 gennaio 2014
I fratelli dicono che lui, il Santo Padre, «ha agito così perché lo hanno male informato». E tuttavia è stato Jorge Maria Bergoglio, il papa della tenerezza, a consentire – se non proprio intimare – uno sfratto umiliante e clamoroso. Ieri i francescani dell’Immacolata, saio turchino, hanno dovuto abbandonare le comunità di Porto Maurizio e San Bartolomeo al mare. Entro novembre dovranno sloggiare quelli di Albenga. Il seminario marchigiano di Sasso Ferrato è già stato chiuso e il suo rettore, Settimio Manelli, spedito a fare il parroco a Portovenere.
Francesco, anche il nome scelto dal Pontefice stride con la spietatezza mostrata nei confronti dei frati devoti al Santo di Assisi, aveva deciso di commissariare l’Ordine già l’estate scorsa. Motivo, divagazioni liturgiche e dottrinali denunciate da alcuni fratelli. «Calunnie», si sono sempre difesi gli accusati. E tuttavia, dopo quella che si chiama visita apostolica ed è a tutti gli effetti un’ispezione disciplinare, la Congregazione dei religiosi avrebbe accertato una «deviazione carismatica» dell’Ordine. Traducendo, una deriva verso i movimenti ultracattolici e in particolare lefebvriani.(…)

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Samarate: Dissidi economici, commercialista aggredisce cliente a colpi d’ascia

 28 gennaio 2014
Un commercialista ha cercato di uccidere una sua cliente a colpi d’ascia a Samarate, in provincia di Varese, lunedì pomeriggio, L’uomo, 53 anni, residente a Lesmo (MB), ha aggredito una donna di 42 anni domiciliata a Samarate che, negli ultimi tempi, per questioni di carattere economico legate alla compravendita di un immobile, avrebbe avuto diversi dissidi con il consulente. Lui, esasperato, si è recato a un incontro con la sua cliente, portandosi dietro un’ascia nascosta all’interno di una borsa, Con la quale, al termine dell’ennesimo litigio, in preda ad un raptus di follia, ha colpito la donna ferendola al volto e alle mani.(…)

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saranno tutte risorse venute da fuori, si sa gli italiani sono choosy

ALESSANDRIA: CENTINAIA DI ASPIRANTI SPALATORI DI NEVE PER 7,50 EURO L’ORA
28 gennaio 2014
Le difficoltà economiche in provincia, e non solo, si toccano con mano anche leggendo quanto si è verificato questo martedì al Cissaca di Alessandria. La sede del consorzio ha infatti acollto dalle 8.30 di questa mattina decine e decine di persone, disponibili a prendere una pala in mano, nella speranza che la neve arrivi copiosa nei prossimi giorni. Il Comune ha infatti deciso di pagare 7 euro e 50 all’ora coloro che, disoccupati, inoccupati o studenti, saranno impiegati per lo sgombero neve nei giorni di maltempo. In tutto sono stati 150 i soggetti che hanno presentato domanda. Le richieste sono arrivate dalla provincia e da fuori.
L’ufficio è stato quindi ‘preso d’assalto’ da ‘aspiranti spalatori’. “Le code arrivavano fino alle scale – ha raccontato Andrea Trombetta del Cissaca, addetto alla raccolta delle domande e alla annotazione di data e ora di consegna. Praticamente scrivo senza sosta da questa mattina”. Tra le persone che questo martedi hanno pazientemente atteso il proprio turno sia cittadini italiani che stranieri e anche una decina di donne. Non solo persone da tempo disoccupate come Ridha, papa’ di due bambini, pronto a tentare anche questa strada per tirare avanti, ma anche Giacomo, 18 anni studente che, letto l’annuncio su internet ha deciso di candidarsi come “spalatore di neve” per cominciare a guadagnarsi la propria indipendenza economica.(…)

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Firenze: La Seves chiude, partite 100 lettere di licenziamento
 28 gennaio 2014
L’azienda Seves ha ufficialmente aperto la procedura di mobilità che prevede la definitiva chiusura dello stabilimento di Firenze. I quasi cento lavoratori, appena appresa la notizia, hanno respinto questa decisione e chiesto il ritiro della mobilità, anche perché inutilmente in anticipo rispetto alla scadenza della fine della cassa integrazione straordinaria dell’8 di giugno 2014. Da domani mattina i dipendenti Seves saranno in assemblea permanente.(…)

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‘Giornata della collera’ in Francia: in migliaia contro Hollande

e come mai la nobile Ue non si è inc…ta contro la Francia? A giudicare da come se l’è presa contro l’Ucraina parrebbe che nelle altre nazioni sia lecito che la gente manifesti ….come preferisce

27-01-2014
Dimanche, place de la Bastille.

E scatta la repressione. Circa 250 persone sono state infatti arrestate e 19 poliziotti feriti a Parigi durante gli incidenti scoppiati al termine della grande manifestazione per chiedere le dimissioni di Hollande, organizzata da diversi gruppi di opposizione e battezzata «Jour de colère», ‘giornata della collera’.
Lo si apprende da fonti della polizia. Decine di migliaia i manifestanti che hanno partecipato alle dimostrazioni contro Hollande.
http://voxnews.info/2014/01/27/giornata-della-collera-in-francia-in-migliaia-contro-hollande/

Airbus, oltre 5mila esuberi. La maggioranza sono in Germania

ecco un’altra riprova di quanto ci guadagna la Germania dalla Ue

ECONOMIA, NEWSmartedì, 28, gennaio, 2014
28 genn – La scure dei tagli non risparmia nemmeno l’industria dei cieli. Airbus ha confermato un totale di 5.291 esuberi nell’ambito della fusione delle divisioni difesa e spazio in un’unica struttura.
La nazione più coinvolta dalla manovra sarà la Germania con 2.438 posti di lavoro, tra cui un migliaio alla fabbrica degli Eurofighter di Manching. Circa 1.400 saranno soppressi in Francia, i restanti in Spagna, Gran Bretagna e nelle sedi internazionali del produttore aeronautico.
Almeno 1500 dipendenti, però, potrebbero essere riassorbiti dalle divisioni per l’aviazione commerciale e gli elicotteri. euronews
http://www.imolaoggi.it/2014/01/28/airbus-oltre-5mila-esuberi-la-maggioranza-sono-in-germania/

Crisi delle campagne, domani la protesta degli agricoltori alla rappresentanza Ue a Roma

28/01/2014 13:47 | ECONOMIA – ITALIA | Autore: fabio sebastiani

I movimenti e le associazioni rurali a Roma si danno per domani appuntamento a Roma. Nella sede del Parlamento europeo (in via IV Novembre) terranno una assemblea con l’obiettivo di dare efficacia alle mobilitazioni contro la crisi, coordinare le iniziative, proporre piattaforme unitarie, rilanciare il diritto a produrre la funzione sociale dell’agricoltura e i diritti al cibo. “In una parola per cambiare conquistando la Sovranità Alimentare”.
Su invito di Altragricoltura- Confederazione per la Sovranità Alimentare movimento contadino attivo in Italia dal 2001 delegazioni di agricoltori di diverse regioni e aree italiane si troveranno per dare uno sbocco alle molte iniziative che si stanno conducendo in questi anni contro la crisi dell’agricoltura. Una crisi che sta di fatto distruggendo questo importante settore dell’economia, e non semplicemente ristrutturando come amano dire certi teorici del neoliberismo.
“Noi” dice Tano Malannino agricoltore di Vittoria e Presidente di Altragricoltura “siamo convinti che sia arrivata l’ora di unificare gli sforzi e gli obiettivi mettendo insieme le nostre diverse esperienze “. Gli agricoltori hanno a che fare con l’azione dura di chi sta lucrando sulla crisi (lobbies, usurai, speculatori, avvoltoi di vario genere, concentrazioni commerciali e finanziarie, ecc. ) mentre le organizzazioni professionali storiche che, completamente delegittimate nella loro funzione di rappresentanza, “continuano a mantenere lo status quo ad unico vantaggio della loro gestione delle quote di potere e degli interessi finanziari che ancora conservano”. Quindi, l’autorganizzazione sembra essere l’unico sbocco realistico.
L’obiettivo, per Altragricoltura, “è quello di innovare socialmente e trovare la strada dell’alternativa alla morte della nostra agricoltura produttiva ed alla funzione sociale del lavoro agricolo e gestione della terra; la Sovranità Alimentare, ovvero il diritto dei cittadini italiani di poter decidere il proprio modello di produzione, distribuzione e consumo del cibo e di gestione del territorio, può essere la base democratica, economicamente, ambientalmente e socialmente riconosciuta per cambiare le scelte politiche che hanno accelerato e determinato la drammatica situazione nelle campagne”.
All’appello di Altragricoltura stanno rispondendo in diversi, assicurano gli organizzatori, che si troveranno a Roma il 29 Gennaio prossimo e, dopo aver partecipato la mattina in Vaticano all’Udienza Pontificia col Papa insieme alle Fondazioni Antiusura (dove saranno con uno striscione dal titolo “Il nostro amore per il lavoro della terra difende le comunità, l’usura e la crisi nelle campagne ci uccidono”) daranno vita all’iniziativa all’Ue. Nell’assemblea di mobilitazione, saranno portare le proposte (dieci per Altragricoltura definite nella piattaforma di convocazione) e l’agenda per dare vita ad una nuova fase; ne discuteranno delegazioni di Agricoltori da Sicilia, Basilicata, Calabria, Puglia, Sardegna, Abruzzo, Molise, Lazio, Campania. Sardegna, Marche, Piemonte e Toscana e rappresentanti di Associazioni di Consumatori e di Movimenti e Associazioni di Agricoltori e di Cittadini (Adiconsum Basilicata, ACU, LIberi Agricoltori, ART.1 di Ragusa, Fondaz. Antiusura MOns. Cavalla, Associaz. Antiusura di Ragusa, ecc.).
http://www.controlacrisi.org/notizia/Economia/2014/1/28/39208-crisi-delle-campagne-domani-la-protesta-degli-agricoltori/

Ucraina nel caos

MARTEDÌ 28 GENNAIO 2014
di Mario Lombardo

La situazione di caos in Ucraina sembra essersi indirizzata in questo inizio di settimana verso uno scontro frontale tra il governo e le forze di sicurezza da una parte e i manifestanti e i leader dell’opposizione politica dall’altra. Dopo l’occupazione della sede del ministero della Giustizia a Kiev nella tarda serata di domenica, la titolare del dicastero, Olena Lukash, nella giornata di lunedì ha infatti minacciato lo stato di emergenza e il conseguente possibile intervento dell’esercito per riportare l’ordine. In seguito a questa minaccia, gli occupanti hanno alla fine lasciato l’edificio, pur rimanendo accampati all’esterno.

L’occupazione del ministero aveva chiuso domenica una giornata caratterizzata da una relativa calma, in seguito alla tregua stabilita per consentire i funerali dei manifestanti deceduti nei giorni scorsi durante le proteste. Protagonista dell’azione era stato il gruppo di attivisti dell’opposizione Spilna Sprava che, secondo quanto riferito dallo stesso ministro all’agenzia di stampa Ukrinform, aveva fatto irruzione nel palazzo della capitale proprio mentre era in corso un incontro del gruppo di lavoro incaricato di risolvere la crisi nel paese.

Quest’ultimo stava discutendo due delle concessioni proposte dal presidente, Viktor Yanukovich, ai manifestanti e all’opposizione: amnistia e modifiche alla Costituzione per tornare alla carta del 2004 che assegnava maggiori poteri al Parlamento rispetto al Presidente.

Come ampiamente riportato dai media di tutto il mondo nei giorni scorsi, l’altra principale proposta di Yanukovich era la nomina di due leader dell’opposizione ad importanti incarichi di governo. Al numero uno del partito “Patria”, Arseniy Yatsenyuk, era stata offerta la carica di primo ministro e all’ex campione di pugilato nonché leader del partito Alleanza Democratica Ucraina per la Riforma (UDAR), Vitaly Klitschko, quella di vice-premier con delega per le “questioni umanitarie”.

Entrambi hanno però respinto l’offerta, rilanciando la protesta e facendo sapere che non verrà accettato niente di meno delle dimissioni di Yanukovich e nuove elezioni, così da installare un nuovo governo interamente formato dall’attuale opposizione filo-occidentale, pronta a riaprire il dialogo con l’Unione Europea e all’implementazione di devastanti politiche di “ristrutturazione” dell’economia ucraina dettate da Bruxelles e dal Fondo Monetario Internazionale. I manifestanti chiedono poi il ritiro della recente legge speciale che ha di fatto messo fuori legge ogni manifestazione di piazza senza il permesso delle autorità e che ha contribuito a rinvigorire le proteste dopo settimane di relativa quiete.

Il rifiuto della proposta del presidente ha così acceso ulteriormente gli animi nel paese, approfondendo inoltre le divisioni tra le regioni occidentali, dove la protesta contro il governo sta facendo registrare una pericolosa escalation, e quelle orientali, dove Yanukovich e il suo partito conservano la propria base di potere e di consenso.

Il ministro della Giustizia, in ogni caso, lunedì ha chiesto agli occupanti di sgomberare immediatamente l’edificio del suo dicastero, in caso contrario ha minacciato di chiedere al Consiglio per la Sicurezza Nazionale e la Difesa di dichiarare lo stato di emergenza. Allo stesso modo, la Lukash ha affermato di volere chiedere al presidente di interrompere le trattative in corso con i leader dell’opposizione.

Il Parlamento ucraino, intanto, nella giornata di martedì ha aperto una sessione straordinaria, anche se il presidente dell’assemblea ha escluso che la discussione possa trattare la possibile dichiarazione di stato di emergenza nel paese.

L’occupazione del ministero della Giustizia è stata comunque solo l’ultima di una serie di iniziative simili che dalla capitale ucraina si sono diffuse in molte località del paese in questi giorni. In almeno una decina di città, edifici pubblici e sedi di assemblee locali sono state occupate, soprattutto in Ucraina occidentale. Tra le località maggiormente interessate dalle proteste ci sono Dnipropetrovsk, Lviv (Leopoli), Zaporizhya e Cerkasy. Qui, come a Kiev, si sono contati decine di arresti, mentre numerosi risultano i feriti, spesso tra le forze di polizia.

I disordini stanno mettendo in evidenza il ruolo sempre più importante ricoperto nelle proteste da formazioni paramilitari e raggruppamenti ultra-nazionalisti e, talvolta, esplicitamente neo-fascisti. Ai militanti del partito di estrema destra Svoboda (“Libertà”) – il cui leader, l’anti-semita Oleg Tyahnybok, è in prima linea nelle manifestazioni anti-Yanukovich appoggiate dall’Occidente – si sono aggiunti infatti gruppi violenti, protagonisti di attacchi e lanci di bottiglie incendiarie contro la polizia.

A determinare il precipitare degli eventi fino all’orlo di una vera e propria guerra civile in Ucraina – nel caos fin dal novembre scorso, quando il presidente ha interrotto i negoziati per aderire ad un progetto di partnership commerciale con l’UE riorientando il proprio paese verso la Russia – sono stati proprio i governi occidentali con ripetuti interventi diretti di loro esponenti a favore dell’opposizione.

Ancora domenica, infatti, alcuni diplomatici occidentali, tra cui ambasciatori di paesi europei, degli USA e del Canada, hanno visitato Piazza dell’Indipendenza a Kiev, vale a dire il centro nevralgico delle proteste, e, secondo alcuni resoconti, avrebbero parlato anche con i rappresentanti del gruppo radicale “Settore Destro”.

L’emergere di queste formazioni estremiste e l’inasprirsi dello scontro indicano il controllo sempre più tenue esercitato sulla piazza dai leader dell’opposizione politica, i quali oltretutto cominciano ad apparire divisi al loro interno e sempre più a corto di idee per risolvere pacificamente la crisi in atto.

Il governo, da parte sua, riflettendo il desiderio degli oligarchi ucraini che controllano il potere di mantenere fruttuose relazioni commerciali con tutti i partner possibili, è tornato a rilanciare l’ipotesi di avvicinamento a Bruxelles.

In un’intervista rilasciata lunedì al giornale Segodnya, il primo ministro Mykola Azarov ha proposto un dialogo tripartito tra Kiev, l’Unione Europea e la Russia per “decidere la sorte dell’Accordo di Associazione con l’UE che l’Ucraina aveva avviato”. Il premier ha poi ricordato che l’integrazione dell’Ucraina in associazioni internazionali “dipende dalle condizioni e dai benefit” che verranno offerti.

La posizione ufficiale dei governi occidentali sull’Ucraina continua però a prevedere l’impossibilità di aderire contemporaneamente alla partnership con Bruxelles e all’area di libero scambio proposta da Mosca. Per gli Stati Uniti e i loro alleati, infatti, la disputa sull’Ucraina è legata a questioni strategiche che hanno precisamente a che fare con il tentativo di indebolire l’influenza russa sugli ex satelliti sovietici.

Da qui la linea dura mantenuta in queste settimane e l’appoggio all’opposizione con il rischio di alimentare scontri e il proliferare di organizzazioni di estrema destra. Gli USA, ad esempio, dopo la morte di almeno quattro manifestanti durante le proteste della settimana scorsa, hanno già adottato una serie di sanzioni nei confronti di alcuni esponenti del governo di Kiev e dei vertici delle forze di sicurezza.

Gli organi di stampa occidentali, a loro volta, soffiano sul fuoco della rivolta, ricordando l’importanza strategica di un paese che, tra l’altro, rappresenta un crocevia importante per le forniture energetiche dirette verso ovest.

In questo senso, tra i più espliciti a rivelare le mire di Washington e Bruxelles è stato il Wall Street Journal, dove nel fine settimana è apparso un articolo nel quale viene chiesto uno “sforzo per strappare l’Ucraina dall’orbita di Mosca” e, contemporaneamente, si invita l’Europa ad evitare “divisioni e indecisioni” che avevano caratterizzato la crisi dei Balcani negli anni Novanta.

Ucraina – E le belle bandiere ?

ed ecco l’antagonismo nostrano quanto è anti imperialista, quell’antagonismo che dice voler ricostruire la sinistra o qualsiasi cosa si richiami al comunismo e poi scrive ste robe. Non tiene nemmeno conto di cosa dicono i loro compagni ucraini e Zjuganov partito comunista russo su questa presunta rivolta.
L’appeal di Washington è irresistibile anche per chi si definisce antagonista? E chi lo stabilisce che di qui  o di là ci sia un regime? Ad esempio in Ucraina Yanukovich è stato regolarmente eletto. Ma a chi non piace questo risultato? Forse a chi non è filorusso?

E le belle bandiere ?   
Il principale riferimento di questo pezzo di InfoAut è chiaramente in polemica con l’ala “concorrente” di GlobalProject, cioè principalmente gli ex disobbedienti veneti …. ala che ha condannato senza se e senza ma l’agitazione dei “forconi” come irrimediabilmente fascista e reazionaria … e che invece adesso sta esaltando, con notevole schizofrenia di giudizio, la rivolta ucraina di questi giorni …

Al di là della polemica diretta tra aree “antagoniste” – anche se la oggettiva ed spudorata vicinanza di GlobalProject con Sel rende ormai molto difficile nel loro caso l’uso di questo termine e forse rappresenta la vera chiave di volta di questa schizofrenia – però il pezzo mi sembra utile anche ad una riflessione di tipo più generale … sulla “geopolitica” … ed anche su molto altro …
http://www.comedonchisciotte.org/site//modules.php?name=Forums&file=viewtopic&t=67301
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È molto difficile, soprattutto da lontano, decifrare o almeno orientarsi in quello che sta accadendo in Ucraina in questi mesi e in questi giorni. Non proveremo a farlo qui, ci limitiamo a segnalare alcuni aspetti di sostanza e soprattutto di metodo. In generale e soprattutto in casi particolari come questo, bisogna evitare di farsi accecare dalle luci dell’ideologia anti-imperialista o dalle luci dell’ideologia insurrezionale. Seguendo i primi bagliori, chiunque non sia (momentaneamente) simpatico agli americani diventa un paladino degli oppressi. Ciò priva i soggetti di vaste aree del mondo della possibilità di combattere contro i propri regimi, pena essere considerati dei complici dell’imperialismo o addirittura sul libro paga della Cia. Seguendo i secondi, invece, le rivolte degli altri sono sempre belle e pulite, e ciò permette di sublimare l’assenza o la condanna delle rivolte di casa. Entrambe queste posizioni, per quanto opposte tra di loro, convergono in un atteggiamento che possiamo definire da tifoseria, rinunciando in partenza a comprendere similitudini e diversità rispetto alla partita che giochiamo tutti i giorni.

Al contempo, è alquanto incauto interpretare Euromaidan come un movimento per l’Europa, salvo voler dimostrare a tutti i costi delle tesi precostituite e magari poterselo spendere in vista della prossima tornata elettorale. È un movimento che si esprime in buona misura con i linguaggi del nazionalismo anti-russo, che in Ucraina hanno tradizioni e radici profonde, sia reazionarie che progressiste. Vi è, indubbiamente, una partecipazione popolare di massa, almeno negli epicentri urbani e metropolitani, che si interseca con un indubbio scontro all’interno delle elite post-sovietiche. L’insorgenza in Ucraina rivela, come in altri paesi dell’Europa orientale, lo scoppio della bolla di promesse neoliberiste che ha accompagnato il crollo del socialismo reale, palesando i tratti di una transizione irrisolta e aperta a uno spettro estremamente ampio di possibilità. Ciò si combina alle peculiarità di un contesto in cui, storicamente, le questioni locali tendono ad assumere immediatamente peso e influenze geopolitiche, determinandole e venendone determinate. Ci pare allora che, sfuggendo a interpretazioni lineari, il movimento ucraino costituisca un’ulteriore testimonianza dell’impazzimento delle bussole politiche tradizionali nel capitalismo globale e nella sua crisi.

Le ultime settimane mostrano l’ulteriore inasprimento dello scontro, che sembrerebbe assomigliare da vicino a una guerra civile. Vari compagni e gruppi militanti ucraini spiegano perché è importante stare dentro all’insorgenza, pur consci delle difficoltà di incidere sulla sua direzione prevalente e conservatrice, ma al contempo mettendo duramente a critica quell’atteggiamento di sinistra che preferisce non sporcarsi le mani in situazioni che puzzano. Le leggi speciali di recente promulgate mostrano con chiarezza la natura del regime, liberticida e corrotto, complice con Putin. E tuttavia, le indubbie ragioni di chi in prima istanza si oppone radicalmente a questo regime non consentono di sottacere i rapporti di forze esistenti dentro Euromaidan e la direzione politica da cui attualmente è guidata.

A fronte di questo scenario, ci sembra una volta di più interessante e curioso osservare l’atteggiamento nei confronti dell’insorgenza ucraina da parte di quella che possiamo chiamare “opinione pubblica di movimento”, visibile su molti siti e sui social network (qui, in particolare, la rilassatezza con cui molti compagni pensano di potersi esprimere in modo non ideologico ne mostra la loro vera ideologia). Da questa “opinione pubblica”, che ha risolutamente bollato le mobilitazioni del #9D come reazionarie e ha gridato a squarciagola al pericolo fascista, dovremmo aspettarci un giudizio analogo o meglio più duro sull’insorgenza ucraina: perché lì i gruppi nazisti presenti sono una cosa seria e militarmente organizzata, le sedi dei compagni bruciate non sono poche, le bandiere ucraine non si contano, e la sollevazione non è lontana dal prendere il potere o quantomeno incidere pesantemente su di esso. Le elite in rapporto o direttamente coinvolte con l’Euromaidan fanno apparire un impresentabile Calvani qualsiasi come una figura trasparente e imbevuta di sinceri principi

progressisti! Invece, a sorpresa, circolano eccitazione e commenti entusiastici, ancora una volta ben poco attenti alle ambivalenze, alle ambiguità e alle contraddizioni, benché in una direzione speculare e opposta rispetto al #9D: ciò che allora era senza se e senza ma r-e-a-z-i-o-n-a-r-i-o, ora diventa senza se e senza ma r-i-v-o-l-u-z-i-o-n-a-r-i-o.

Da un lato, è la solita solfa della sinistra: quando rispetto agli eventi di lotta vi è una rassicurante distanza di sicurezza (spaziale e temporale), si può esaltare tutto. Anche azioni che qui sarebbero immediatamente criminalizzate o da cui ci si sente in dovere di prendere le distanze, se avvengono a qualche migliaio di chilometri o epoca di distanza risultano giustificabili. Dall’altro lato, tali atteggiamenti nascondono una posizione di folclorizzazione dell’altro. Si possono esaltare le lotte nei paesi non occidentali nella misura in cui, in fondo, si tratta di primitivi che combattono contro regimi primitivi. Non ha neppure senso discutere più di tanto delle pratiche di conflitto o delle posizioni politiche, argomenti riservati all’“opinione pubblica di movimento” nelle aree sviluppate del mondo. I sottosviluppati non hanno consapevolezza di pratiche di conflitto e posizioni politiche, non hanno soggettività, basta che si prestino alla nostra rappresentazione (sia essa quella dei popoli anti-imperialisti o delle rivolte dalle belle bandiere, fossero anche quelle del più ambiguo nazionalismo). È bello leggere gli studiosi postcoloniali quando raccontano delle lotte spurie e contraddittorie dei contadini indiani, criticando la storiografia marxista ufficiale e la sua idolatria per il soggetto puro e astratto della classe operaia. Ma guai a provare ad adottare lo stesso metodo per leggere le lotte che ti passano sotto il naso, quelle di tutti i giorni, quelle per cui non è sufficiente tifare ma bisogna giocare la partita. In cui, cioè, bisogna prendere parte. In questi casi si tratta di anti-politica o di soggetti reazionari: il lessico della biopolitica rischia qui di confondersi con quello della biologia, e la posizione di classe con l’appartenenza razziale. In questi atteggiamenti è all’opera un’essenzializzazione della soggettività, come se questa fosse data per natura e non si formasse attraverso processi di conflitto.

Proviamo, allora, a posare le bandiere, ad abbandonare la comodità degli spalti e a giocare la partita, anche quella più difficile e tremendamente ambigua. Questo è il suggerimento che accogliamo da molti compagni ucraini, che combattendo oggi contro il regime si preparano già domani a combattere contro una parte di chi insorge nelle strade. Perché i rapporti di forza si costruiscono nella materialità dei processi, mai nell’astratta correttezza ideologica. Da dentro non è certo facile organizzare il contro, ma certamente da fuori non resta che fare, appunto, opinione pubblica. Insomma: meno like, più fight!

InfoAut Redazione

Martedì 28 Gennaio 2014

http://www.infoaut.org/index.php/blog/editoriali/item/10440-le-belle-bandiere

Antonio Mastrapasqua, profilo del manager Protetto di Gianni Letta. Amico di Malagò. Sponsorizzato dal Pdl. La rete di potere del presidente Inps. «Non mi dimetto»

di Marco Mostallino

Amministra l’Inps e altre 24 società pubbliche e private. Guadagna (almeno) 1 milione e 300 mila euro l’anno ed è ora indagato nell’inchiesta dei rimborsi Asl gonfiati dall’Ospedale Israelitico di Roma, di cui è direttore generale.
IL SALOTTO DEI SALOTTI. Ma, soprattutto, Antonio Mastrapasqua, presidente Inps e vice di Equitalia, stringe mani, brinda, chiacchiera e «vede gente», direbbe Nanni Moretti, alle serate del Circolo Canottieri Aniene, il salotto dei salotti della Capitale, dove il padrone di casa è Giovanni Malagò, presidente del Coni oltre che del circolo mondan-sportivo, grande amico di Letta zio (Gianni) e praticamente di tutta la Roma che conta: dal banchiere Cesare Geronzi fino a Walter Veltroni.
LA GRANA MONTI. È qui la chiave del potere del signore della previdenza, l’uomo che, accusa oggi l’ex ministro Elsa Fornero, il governo Monti e il parlamento hanno cercato, inutilmente, più volte di rimuovere o perlomeno di limitare nella sua infinita libertà d’azione.
Il Circolo dei potenti: la regia di Malagò e l’amicizia con Gianni Letta

Mastrapasqua è un fiscalista, un prezioso esperto di tasse e previdenza che tutti vogliono alla propria corte per far quadrare bilanci e conti con il fisco e la previdenza.
E la Canottieri Aniene è il luogo prediletto degli scambi romani: sotto l’accorta regìa di Mago Malagò le serate sono sempre importanti e affollate, ma solo dalla gente ‘giusta’.
L’ÉLITE DELL’ANIENE. Nel giugno 2012, per capire, l’Aniene celebrava i suoi 120 anni di vita.
Gli invitati erano oltre 500, tutti sulle rive del Tevere perché, a dispetto del nome dedicato all’affluente, il Circolo ha la sua sede sulle sponde del fiume più importante. Alla serata, come a tante altre, partecipò Gianni Letta con la moglie, oltre a uomini di spettacolo come Carlo Vanzina, Mauro Masi allora direttore della Rai, e tutti i giovani atleti dell’Aniene, selezionati per le Olimpiadi e desiderosi anch’essi di fare qualche giro di danza insieme al bel mondo del potere.
BANCHIERI E POLITICI. Le serate di Malagò sono sempre all’insegna delle larghe intese su tutti i fronti: Veltroni e Alemanno, Mastrapasqua e Carraro, Geronzi e Totti con signora, poi banchieri, manager pubblici e privati, sportivi e attricette in cerca di successo. E le amicizie pagano.
Nel 2008, il sindaco Veltroni concesse all’Aniene un contributo di denaro in vista del Mondiale di nuoto che si sarebbe tenuto nella Capitale l’anno successivo, a dispetto del fatto che nella piscina di Malagò, rinnovata con i soldi pubblici, non fosse prevista alcuna gara della manifestazione.
LO SCONTRO CON FORNERO. Ora che Mastrapasqua è indagato, Fornero ha raccontato (in un’intervista a La Stampa) che sotto il governo Monti «le commissioni Lavoro di Camera e Senato e la commissione bicamerale sugli enti previdenziali avevano fatto pressioni per un nuovo progetto di governance dell’Inps. L’obiettivo era una gestione più trasparente e meno accentrata e a tal fine venne istituita una commissione ad hoc per rivedere la struttura dell’Ente».
Purtroppo, però, «nonostante i vari impulsi ricevuti, la politica impedì il rinnovamento».
VINCE IL PRESIDENTE INPS. La ruggine tra i due è di vecchia data. Quando la Fornero varò la sua riforma nel 2012, il presidente dell’Inps subito avvertì: attenzione, perché queste norme vanno a creare un gran numero di ‘esodati’, ovvero lavoratori che escono dall’azienda ma restano ancora in un limbo senza la pensione.
Il ministro smentì, scoppiò la guerra sulle cifre, ma alla fine ebbe ragione Mastrapasqua e Fornero incassò un colpo durissimo: il presidente dell’Inps, capace di occupare fino a 54 poltrone in contemporanea, conosce, oltre a tanti potenti, i numeri del fenomeno, il ministro invece no.

Quando il Pdl ‘ricattò’ Monti: «Via Mastrapasqua? Cade il governo»
Gianni Letta, ex sottosegretario di Stato.

(© Ansa) Gianni Letta, ex sottosegretario di Stato.

Mastrapasqua uscì dalla battaglia contro il governo ancora più forte di prima.
Grazie non solo alla rete di amicizie influenti, ben gestita da ‘zio’ Letta e dal ciambellano Malagò, ma anche e soprattutto alla sua capacità ormai consolidata di sistemare ogni problema e, quindi, di camminare nell’incerto confine tra affari e politica.
L’ACCORDO S’HA DA FARE. Così, quando l’Ospedale Israelitico si accorse di avere debiti verso l’Inps, il direttore generale Mastrapasqua propose di compensare un credito che l’ente vantava nei confronti della Asl e della Regione Lazio con il dovuto previdenziale non ancora pagato: il presidente dell’Inps Mastrapasqua diede il via libera. Restava il problema Equitalia.
Il direttore dell’Ospedale, Mastrapasqua, e il presidente dell’Inps, Mastrapasqua, spiegarono al vicepresidente di Equitalia, Mastrapasqua, gli estremi dell’accordo e così, alla fine, crediti e debiti si compensarono senza che arrivasse alcuna cartella esattoriale.
VOLUTO DAL CAVALIERE. Se l’intesa è lecita o meno saranno carabinieri e giudici a stabilirlo, ma quel che è certo è che il manager uno e trino trova sempre il modo giusto per arrangiare le cose. E nessuno lo tocca, perché, oltre alla protezione di Letta zio, c’è un meccanismo ben oliato che non si inceppa mai.
Nel maggio del 2008 cadde il governo Prodi e le elezioni riportarono al potere Silvio Berlusconi. Uno dei primi atti fu la nomina di Mastrapasqua alla presidenza dell’Inps. La proposta arrivò in commissione Lavoro e previdenza del Senato, dove il parere fu subito favorevole: disse sì il Pdl, ovviamente, ma anche il Pd con il suo capogruppo, il giuslavorista Tiziano Treu, già ministro del Lavoro e delle pensioni con il centrosinistra.
DA 54 A 25 POLTRONE. In quel momento, le poltrone di Mastrapasqua tra enti pubblici e società private erano 54, scesero più tardi a 38 e oggi ‘solamente’ a 25.
Il manager di larghe intese riuscì velocemente a stabilire un record: nel 2010 chiuse per la prima volta in rosso il bilancio dell’Inps dopo 10 anni in attivo.
IL ‘RICATTO’ DI CICCHITTO. Quando Berlusconi fu costretto a lasciare il posto a Mario Monti, si aprì lo scontro sul presidente Inps.[b] Il Professore e Fornero avrebbero voluto cacciarlo, ma Gianni Letta gli alzò attorno un solido muro di protezione: spettò al capogruppo Pdl Fabrizio Cicchitto, vecchio socialista craxiano maestro di politica, di nomine e intrighi, spiegare a Monti che se saltava Mastrapasqua, saltava anche il governo dei tecnici.[/]
Il manager onnipresente, uno e trino, l’uomo da 1 milione (e più) di euro così si salvò. Si tenne i suoi incarichi, libero di brindare in allegria all’Aniene, in compagnia di Malagò, Geronzi, Veltroni e Alemanno, Totti e i mazzi di veline invitati alle serate sul lungotevere dell’Acqua Acetosa. E di rivolgere finalmente, col bicchiere in mano che tintinna, il più sentito dei «grazie, zio» a Gianni Letta.

Lunedì, 27 Gennaio 2014

http://www.lettera43.it/politica/antonio-mastrapasqua-profilo-del-manager_43675120883.htm

20 NOV 2013 17:29
PER FAR SALTARE LA POLTRONA DELL’ANTICO MASTRAPASQUA ALL’INPS SERVE UN ASSEDIO “MULTIPARTISAN”: SINDACATI, LETTA E NAPOLITANO SPINGONO TREU

http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/per-far-saltare-la-poltrona-dellantico-mastrapasqua-allinps-serve-un-assedio-multipartisan-sindacati-letta-66906.htm

Mastrapasqua: “Non mi dimetto”. Madia (Pd): Agire contro cumulo
Il presidente dell’Inps: Accuse non riguardano me, nè mi risulta che l’Istituto sia coinvolto
TMNews

Roma, 28 gen. (TMNews) – Il presidente dell’Inps Antonio Mastrapasqua, coinvolto nella vicenda dei rimborsi truccati, non si dimette e si difende: “Quelle accuse non riguardano me”, ha affermato, “e non mi risulta che l’Inps sia coinvolto”. Il Pd interviene nella vicenda: il partito aveva posto la questione degli incarichi del presidente Inps, ora bisogna agire contro il cumulo e riformare la governance dell’istituto, ha detto Marianna Madia, responsabile Lavoro del Pd.

Al responsabile Lavoro del Pd ha spiegato: “Senza entrare nel merito dell’indagine penale ricordo che i deputati del Partito Democratico avevano già posto, nella scorsa legislatura, il tema dei tanti incarichi di Mastrapasqua. Bisogna agire sull’accumulo di incarichi e relativi trattamenti economici, compresa la somma tra redditi da lavoro e pensioni o vitalizi”.

“Per quanto riguarda l’Inps – ha aggiunto Madia – stiamo parlando di una struttura con un bilancio di centinaia di miliardi di euro. Credo che, per una macchina così complessa e soprattutto essenziale per la vita dei cittadini, vada aperta una riflessione sulla sua governance”.

Mastrapasqua alla domanda se intendesse dimettersi ha risposto: “No assolutamente no, non ci ho proprio pensato. Perchè dovrei farlo?”. “Io ho il massimo rispetto per i Nas e i carabinieri ma non le sembra un po eccessivo che per un’informativa dei Nas uno si debba dimettere o suicidarsi? – ha proseguito – Con questo schema si manderebbe a casa il presidente del Consiglio e il presidente della Repubblica”.

I Nas, ha spiegato Mastrapasqua, “fanno il loro mestiere ma non sono la Bibbia, questo è ancora uno stato di diritto, lo decideranno i tribunali non i Nas” si i fatti sono realmente accaduti.

http://www.tmnews.it/web/sezioni/top10/mastrapasqua-non-mi-dimetto-madia-pd-agire-contro-cumulo-20140128_153808.shtml

LA CLASSE MEDIA STA PER SCOMPARIRE ANCHE IN ITALIA

Restando nell’euro l’impoverimento è assicurato. La vicenda della Electrolux lo dimostra in maniera semplice e chiara. La multinazionale svedese (che una trentina di anni fa aveva acquistato Zanussi) per mantenere aperti gli impianti italiani ha fatto richieste molto pesanti: un taglio agli stipendi degli operai da 1.400 a 800 euro, pagare il 25% in meno di tasse (non a caso si parla di una zona franca a Pordenone sede del gruppo) e di lasciare comunque 1.200 posti di lavoro (su 4.000 complessivi) a rischio. Perché un menù così indigesto? Perché l’Italia, da quando è entrata nell’euro, ha perso il 22% di competitività. A misurarla è il Clup (Costo del lavoro per unità di prodotto), l’indice di produttività.
 
In altri tempi per recuperare lo squilibrio veniva svalutata la moneta, oggi che questo non è più possibile viene svalutato il lavoro. Significa che bisogna pagare di meno i dipendenti e comunque  pagarne un numero inferiore. La Spagna, del cui miracolo si parla tanto in questi giorni, ha una disoccupazione al 26% e, attraverso la flessibilità, ha fatto scendere i salari. La Grecia ha cominciato a licenziare anche i dipendenti pubblici.
 
In un sistema di cambi fissi imposto dall’euro che cosa dovrebbe fare l’Italia per recuperare il 22% di Clup che ha perso negli ultimi tredici anni? Sostanzialmente tre cose:
 
1) Ridurre il numero dei lavoratori sia nel sistema pubblico che privato (almeno 5 milioni passando da 22,5 a 17,5 milioni occupati e portando la disoccupazione al 25% come in Spagna)
 
2) Ridurre i salari sia pubblici che privati del 22-23% (poco meno di quanto chiede Electrolux)
 
3) Ridurre la tassazione a carico delle imprese per un ammontare compreso fra 150 e 170 miliardi sforbiciando Irap, contributi, tasse sugli utili e oneri vari a carico delle imprese.
 
Quale governo ha la forza di varare un programma del genere? Nessuno. Così andiamo avanti verso il lento impoverimento dei lavoratori, come dimostrano le recenti statistiche della Banca d’Italia. Certificano che la classe media, sulle cui spalle ha viaggiato la crescita economica, sta per scomparire. Al suo posto ricchi sempre più ricchi (il 10% della popolazione che possiede il 45% della ricchezza nazionale) e poveri sempre più poveri (un italiano su sei è a rischio indigenza).