Processo Forteto: “Fiesoli abusava di noi e diceva che dovevamo diventare omosessuali”

http://www.imolaoggi.it/2014/01/12/processo-forteto-fiesoli-abusava-di-noi-e-diceva-che-dovevamo-diventare-omosessuali/

anche i bambini vittime di pervertiti sadici sono vittime, come le donne, più o meno tali a seconda delle caratteristiche del proprio abusatore.
Ci sono i diversamente delinquenti che non devono finire nella gogna mediatica ma devono essere coperti.

fiesoli

12 gennaio 2014 – Si sarebbe fatto chiamare “il Profeta”, abusando dei ragazzini difficili che avrebbe dovuto guidare e proteggere dal mondo. Testimonianza choc al processo sui presunti abusi su minori alla comunità del Forteto, nel comune di Vicchio, in Mugello, in provincia di Firenze. Abusi che sarebbero stati commessi da Rodolfo Fiesoli, a capo della comunità stessa. Sono 112 i teste che hanno parlato e parleranno nelle udienze. Deposizioni crude, sconvolgenti.

Maltrattamenti al Forteto, tra i testi Rosy Bindi e Massimo D’Alema

‘Si faceva chiamare il Profeta, spesso la sera ci leggeva il Vangelo, sempre gli stessi brani, ma non ci ha mai consentito di andare a messa ediceva che la Madonna era una prostituta” mentre la vera ”ossessione di Rodolfo Fiesoli è che si doveva diventare tutti omosessuali, i maschi erano ‘finocchi’, le ragazze lesbiche, perché noi eravamo i puri di Dio e fuori dalla comunità c’era un mondo di m…. Teneva separati maschi e femmine”.

“AVEVA RAPPORTI SESSUALI CON I RAGAZZI” – Queste le testimonianze, che, fra le lacrime, sono state rese da Sergio Pietracito, che scappò dalla comunità nel 1990. ”Fiesoli – ha raccontato il teste rispondendo alle domande dei pm Ornella Galeotti e Giuliano Giambartolomei – aveva rapporti sessuali con ragazzi. Anche io fui, in un periodo, tra i quattro prediletti che dormivano in camera con lui. Ci diceva ‘Voi siete i puri, porterete il Verbo’ tra gli uomini. Non parlavamo di questo fra noi, perche’ il Profeta ci diceva che erano segreti da tener per noi e che gli altri all’esterno della comunita’ non potevano capire”.

NOTTI INTERE PER FAR AMMETTERE ALLE RAGAZZE DI ESSERE LESBICHE” – Il testimone ha tracciato la vita della comunita’, divisa tra il lavoro nei campi, e le riunioni serali dopo cena a cui tutti dovevano partecipare obbligatoriamente. ”Fiesoli interrogava i membri di comunita’. Alle donne in particolare poteva chiedere cosa pensassero, cioe’ se avessero avuto fantasie sessuali nella giornata. Dovevano ammetterlo, in particolare di essere lesbiche. Se una non lo ammetteva si stava fino alle 2 di notte, per ore, finche’ non lo avesse detto. O se invece diceva che aveva pensato ad uno di noi maschi, l’apostrofava di essere ‘troia’ o ‘puttana’ e le altre donne la denigravano e maltrattavano per giorni. Eravamo ragazzi di 18, 19 anni”.

“MOLTE PERSONE IMPORTANTI VENIVANO A TROVARE FIESOLI” – E ancora: ”Fiesoli rigirava i significati: diceva con disprezzo ‘finocchi’ e ‘lesbiche’ a coloro che non accettavano di diventare omosessuali ed erano attratti dall’altro sesso, cosa per cui li considerava dei deboli”. ”Non so da dove nascesse l’ossessione di Fiesoli che si doveva diventare omosessuali, a volte mi sembrava da qualcosa accaduto nella giornata, forse da incontri”, ha proseguito il testimone. ”Venivano a trovarlo notabili, non solo da Firenze. Erano medici, avvocati, magistrati, docenti, politici, lui parlava con loro e poi si vantava di essergli superiore. E’ capitato che quando se ne andavano abbia orinato sulle loro auto davanti a tutti e lo lasciavano fare”.

“MI FECE INTERROMPERE LA RELAZIONE CON UNA RAGAZZA” – A causa di Fiesoli, che tra i membri della comunita’ predicava ”l’omosessualita’ come metodo di purificazione”, ”fu interrotta brutalmente una relazione che avevo con una ragazza che mi piaceva”, dice ancora Sergio Pietracito. Poi, ha proseguito il teste, una volta ”quando mi intrattenni, perche’ mi piaceva, con l’assistente di una professoressa universitaria di Firenze amica di Fiesoli, Fiesoli alla stessa professoressa disse: ‘Brutta puttana, non portare queste puttane’ e la fece allontanare”.

“PISTOLA PUNTATA ALLA NUCA DI FIESOLI” – Tra gli episodi riferiti dal teste anche l’esasperazione del marito di questa docente universitaria, che si era appassionata ai metodi del Forteto per recuperare i giovani: ”Quando Fiesoli impose anche a loro, coppia sposata, di dormire separati, il marito prese una pistola scarica e la punto’ alla nuca di Fiesoli: ‘La prossima volta ti ammazzo’, gli disse. Tutta la comunita’ si ribello e caccio’ il marito della professoressa: ‘Te non puoi stare qui”’.

LE “CONFESSIONI PUBBLICHE” – Tra i metodi di Fiesoli per controllare i discepoli della sua comunità c’erano i ‘chiarimenti’, cioè confessioni pubbliche di pensieri personali. Una volta una ragazza del Forteto rivelò di essere innamorata del testimone: ”Allora Fiesoli la fece camminare su un tavolo e le fece dire davanti a tutti: ‘Io sono una troia, io sono una puttana, io sono una lesbica”’, ha raccontato il testimone.

I CASI DI SUICIDIO – Continuando nella sua deposizione Pietracito parla anche di casi di suicidio tra gli ospiti della comunità. Tra questi, ”il figlio di un magistrato, con problemi psichici, che veniva bastonato con legno di querciolo in testa e che ho visto mangiare cibo per animali datogli dalle donne del Forteto.
Morì suicida, mentre un altro giovane in difficoltà _prosegue il racconto_ che subiva angherie, si buttò dalla finestra: “Non morì, ma ebbe traumi dal collo in giù”.

Arrivarono al Forteto come ospiti anche due fratelli e due sorelle, ”tutti abusati dal padre: tre di loro si suicidarono, una sorella divento’ pazza” dopo esser stati al Forteto”. Il teste, che nel 1990 scappò dal Forteto e si rifece una vita, avendo anche due figli, ha detto di aver taciuto per molti anni e di sentirsi in colpa anche per questo, ”perché si vergognava” e anche perché gli rimase a lungo il peso dell’accusa di Fiesoli contro di lui ”di voler seguire la vita materiale”.

la nazione

La depressione e il coraggio

Testo di Fabrizio Belloni

Se avete lo stomaco forte, e se non avete cose serie da fare, leggetevi i giornali di questi giorni, ascoltate le televisioni nei loro notiziari. Ci sono due reazioni nelle persone normali. La prima è una forma di stanca abulia, di scoraggiamento diffuso, di nausea fisica che pervade e fa abbandonare la lettura o la visione. Non cambia nulla, è sempre la solita storia, non c’è speranza…… Sono i pensieri dell’incauto cittadino che cerca di seguire le faccende politico-economico-sociali di questo squinternato Stivale.
In effetti si accendono, di tanto in tanto, dei fuochi di speranza, vi sono dei balenii di interesse, sprazzi di sorrisi nell’illusione della novità che si affaccia finalmente alla ribalta.
Ma poi tutto si colora di polvere, si ingrigisce, ripone le insegne della carica tumultuosa, e si allinea al solito rapporto stoicamente sopportato: sfruttatori politici acidi, avidi, indifferenti ed incapaci da una parte, popolo bue, pecore da tosare vigliaccamente consenzienti dall’altra.

Di meteore ne sono passate tante: hanno avuto il loro momento di gloria pseudo rivoluzionaria e sono finiti nel sottoscala della Storia italica. L’elenco è lungo: Giannini, l’Uomo qualunque; Nichelini ed Almirante, i neo fascisti; Pannella e Bonino, con i loro referendum; Segni (qualcuno lo ricorda?); Di Pietro e la fasulla stagione di mani pulite, che fu una lotta a coltello gestita dai “poteri forti”; lo stesso Craxi, che ad un certo punto, dopo Sigonella, capì che non l’avrebbe fatta franca e che gliela avrebbero fatta pagare; Bossi e la sua secessione svenduta per un piatto di lenticchie; Grillo e la accozzaglia di improvvisati piccoli Masaniello che credono di poter raddrizzare le gambe dei cani; …… ora abbiamo il democristiano Renzi, che ha sbagliato palcoscenico: starebbe meglio a Zelig.

Tremila anni di civiltà hanno impresso nel DNA degli Italiani scetticismo e cinismo: si sono abituati a tutto, al contrario di tutto e tutto hanno metabolizzato. Non si scandalizzano più, e questo è grave, gravissimo. Non si incazzano più, e questo è anche peggio. Parlano male della Casta, ma al bar, con le patatine dell’aperitivo. E quelli che cercano di organizzarsi e protestare cominciano bene, durano poco e finiscono male, nel dimenticatoio.
Il sistema si è consolidato ed è “perfetto”: nessuno è responsabile, se la Magistratura arresta uno dei tanti (tutti?) parassiti che derubano, la reazione è “eccone un altro”, rassegnato commento; il diritto civile del cittadino cozza contro un muro di gomma che non dà risposte e soprattutto nega il diritto al singolo…..

Tutto questo ha portato ad una voluta e pianificata assuefazione al servilismo, all’accettazione della conduzione di suddito messo a tributo. Esattamente quello che i “poteri forti” avevano progettato per l’Italia. In sintesi: che la classe politica parassita faccia quello che vuole, derubi e grassaggi nel modo che crede, purché obbedisca al piano mondialista e globalizzante. Popolo cinesizzato a stipendi di affamata sopravvivenza, senza prospettive né futuro. Tubi digerenti nei limiti voluti. Amen.
E sembra che questa strada si snodi sicura e rapida, secondo i voleri altrui.
Infatti la riprova è la rassegnazione del cittadino che si era messo, chissà perché, a seguire i media, abilmente costruiti per lo scopo che abbiamo visto, con reggimenti di cosiddetti giornalisti, in cui il più rivoluzionario funge da valvola di sfogo, come su una pentola a pressione.

E questa, abbiamo visto, è la prima posizione  di una persona normale. Posizione che alla lunga porta alla depressione. Depressione etica, morale, civile, sociale, politica. Ameba ti vogliamo ed ameba ti abbiamo ridotto.
Depressione.

Poi ci sono quelli che non ci stanno. Sono i pochi (ma sempre di più) che hanno il coraggio di chiedersi “perché?”. Sono quelli che fanno un’analisi più profonda e cercano le cause, i rapporti fra motivazioni ed effetti. Ed anche questo gruppo si divide in due: quelli che negano l’evidenza, timorosi nell’animo di dover ribaltare settanta anni di insegnamenti, di propaganda, di martellamento, di imbonizione mediale, e quelli che si alzano in piedi e combattono col coraggio di esistere, di essere uomini, di non voler crepare servi.
Contro – e come cura della depressione – si alza il coraggio.

Il coraggio di ammettere che il sistema impostoci con le armi è fallito. E non solo da noi, conquistati dalla forza, ma è fallito anche in casa di chi questo sistema ci ha imposto. E non parlo del comunismo, fallito e sepolto per contraddizione interna, per fallimento umano, per idiozia ideologica, per bancarotta ripugnante e viscida, per ripugnante rapporto umano, per bavosa invidia sterile e senza uscita….Parlo anche del capitalismo, che credette di aver vinto contro il fratello gemello con la caduta del muro di Berlino. Idioti e spocchiosi. Furono stappate milioni di bottiglie con le bollicine, a festa. Non si erano accorti, superficiali e progrediti, ma non ancora civili, che i comunisti avevano lasciato il veleno nel mondo cosiddetto occidentale : la credenza che il “valore economico” fosse il primo se non l’unico valore dell’essere umano. Ci cascarono, gli alleati vincitori. E lo imposero dove credevano di aver vinto.

La Nemesi (la vendetta storica)  ha messo all’incasso l’assegno staccato nel 1945.
Anche il capitalismo è morto, esattamente come il comunismo.
E allora?
Ricordo quello che mi disse un Ufficiale della LSSAH, la Prima Divisione Corazzata SS, Guardia del Corpo di Adolf Hitler: “In Germania al primo posto c’era il LAVORO, cioè l’UOMO. Tutto il resto veniva dopo”. Non servono commenti. Il miracolo economico che in sei anni stupì il mondo e che fu considerato così pericoloso da provocare una Guerra Mondiale, sta a dimostrare quale è la strada: abbandonare con coraggio i vecchi schemi, i sistemi cadavere verminoso e volgersi a modelli e sistemi diversi. Tempi e modi attuali, ovviamente, ma da una parte c’è la depressione, dall’altra il coraggio.
Poi ognuno la pensi come crede. Basta che non si limiti a protestare al bar con le patatine dell’aperitivo.
http://freeanimals-freeanimals.blogspot.it/2014/01/la-depressione-e-il-coraggio.html

La cultura delle mazzete ed i bronzi di Riace

Dopo aver restaurato i Bronzi di Riace li hanno nuovamente esposti al pubblico.

I visitatori vengono prima immessi in una stanza in cui avviene una pre decontaminazione mentre per ingannare l’attesa si proiettano dei filmati sul ritrovamento delle due statue. Dopo di che si entra nella vera e propria sala di depurazione effettuata tramite flussi di aria.
Solo a quel punto il ristretto numero di visitatori ammesso (massimo venti alla volta) potrà ammirare i due guerrieri di bronzo.
Chi conosce i fumetti di Moebius si ricorderà delle scene delle fantascientifiche città future ossessionate dalle decontaminazioni.
Perché se ci si pensa un minuto sarebbe bastato metterli sotto due teche di cristallo che tra l’altro credo costino molto meno di un impianto di depurazione così complesso e proteggono da eventuali vandali.

http://www.ilmessaggero.it/CULTURA/MOSTRE/reggio_calabria_sala_bronzi_di_riace_museo_nazionale/not

vedere gli altri commenti qui

http://www.comedonchisciotte.org/site//modules.php?name=Forums&file=viewtopic&t=66838

La finanziarizzazione che porta al nuovo totalitarismo

vai a pronunciare la parola sovranità e vedi come sei trattato…..un pericoloso estremista xenofobo perché contrario a sta meraviglia della Ue
I popoli dell’Occidente stanno accettando pacificamente e senza pubblico dibattito la soppressione graduale dei principi ritenuti fondamentali per il diritto e la legittimità, come fino a pochi anni fa erano intesi. Se, negli anni ’80, avessimo proposto di trasferire le leve macroeconomiche monetarie a una banca internazionale totalmente autonoma e irresponsabile, saremmo stati presi per matti; e se avessimo proposto una forza militare internazionale per reprimere le proteste sociali dovute a una grave depressione economica, saremmo stati isolati e accusati di nazismo.La finanziarizzazione

La finanziarizzazione dell’economia ha sottoposto alla guida di interessi speculativi di cerchie ristrette la produzione di beni e servizi per la collettività, la distribuzione delle risorse, la facoltà di concentrare i redditi, regolare moneta e credito, demolire lo stato sociale e redistributivo, far competere i lavoratori dei paesi avanzati con quelli pagati un ventesimo e senza diritti sindacali. La finanziarizzazione della politica ha trasferito le leve dell’economia politica e del fisco nelle mani delle medesime cerchie, relegando parlamenti, partiti e governi a ruoli esecutivi di piani superiori, di teatrino politico e di capri espiatori per le conseguenze di decisioni prese a porte chiuse da soggetti insindacabili. Il liberalismo è stato usato per condurre un percorso di riforme volto a eliminare proprio i diritti liberali e a instaurare un’autocrazia hegeliana con tasse sempre più alte, e libera da pretese metafisiche, rispondente solo al capitalismo finanziario assoluto. Gli organismi dominanti ufficiali entro l’Unione Europea – non parliamo di quelli non dichiarati – sono stati dotati di caratteri molto precisi e contrari a tutti i principi che davamo per acquisiti definitivamente: il Consiglio dei Ministri, la Commissione, la BCE, il MES non sono eletti, non sono responsabili di ciò che fanno, non rivelano i verbali dei processi decisionali dei loro vertici, non sono controllabili da parlamenti né da giudici, possono esercitare grande violenza sociale, e l’ultimo di essi ha praticamente il potere di confiscare le risorse dei paesi ad esso aderenti, di attaccare il risparmio di color che erano cittadini, senza poter esser chiamato a render conto. I suoi dirigenti più importanti sono addirittura anonimi. Nei fatti, esso ha preso e imposto e continua a imporre ai popoli, dall’alto, senza possibilità di interferenza, decisioni estremamente pesanti e fondamentali. Inoltre si è dotato di un corpo militare per piegare ogni resistenza dal basso: l’Eurogendfor, che condivide il carattere della sostanziale irresponsabilità. Questo ordinamento del potere è stato così costruito mediante trattati e voti parlamentari senza resistenze e senza mobilitazioni da parte dei partiti popolari, dei sindacalisti, degli intellettuali, dei giuristi – con rare eccezioni solitamente bollate come populismi. E’ stata una rivoluzione senza precedenti nella storia del rapporto tra popolo e potere, nella condizione dell’uomo rispetto allo Stato o al Sovra-stato. Siamo di fronte a un cambiamento costituzionale pari per profondità a quelli con cui si instaurarono i grandi totalitarismi del secolo scorso. E’ la via europea che porta al totalitarismo assoluto….

Fonte:http://www.federazionemovimentiantieuro.com/2013/06/la-via-europea-al-totalitarismo-naturale.html

http://systemfailureb.altervista.org/la-finanziarizzazione-che-porta-al-totalitarismo-assoluto/

http://informazioneconsapevole.blogspot.it/2014/01/la-finanziarizzazione-che-porta-al.html

Italia vendesi nella vetrina dei grandi eventi

Storica riunione venerdì alla Farnesina: da un lato del tavolo Martin Sorrell, “chairman” dell’Ibac; dall’altro Emma Bonino. Si è parlato di Expo 2015 ma anche della candidatura di Roma alle Olimpiadi del 2024. E si è deciso che il Paese è in saldo
Daniele Nalbone11 gennaio 2014
 
Sarà anche vero che “l’Italia ha perso fiducia” come ha detto sir Martin Sorrell, chairman dell’International Business Advisory Council. Sarà altrettanto vero che è “compito del governo ridare fiducia al paese”. Ma una domanda sorge sponantanea: perché tenere incontri volti a ridare fiato a un paese in crisi in un luogo pubblico come la Farnesina ma a porte rigorosamente chiuse?
 
Per l’ennesima volta l’Ibac, organismo che raggruppa i vertici di cinquanta multinazionali di tutto il mondo, ha incontrato le istituzioni del nostro paese. Per la prima volta, però, si è trattato del ministero degli Esteri. Ma come già avvenuto per quattro anni con l’allora sindaco di Roma Gianni Alemanno, l’incontro non è stato aperto. Cosa si sono detti realmenti il numero uno di questa “lobby di lobbies” e il ministro radicale non è dato sapersi.Dobbiamo attenerci unicamente a quanto pronunciato in conferenza stampa. E le parole sono state tante, poco quelle chiare, molte quelle criptiche volte a fare ciò che riesce meglio a una lobby: pressione.
 
L’INCONTRO – La Farnesina ha ospitato per la prima volta una riunione dell’Ibac a livello governativo, mentre negli ultimi quattro anni il board che riunisce le multinazionali straniere e italiane si era svolto in Campidoglio. L’evento ha raccolto intorno al tavolo oltre cinquanta capi di multinazionali e fondi di investimento di tutto il mondo, compresi paesi emergenti come Cina, Turchia, Emirati Arabi. Un’occasione per discutere il modo di rendere l’Italia più attraente per gli investitori esteri, anche in vista di tre grandi opportunità dei prossimi anni: Expo 2015, lo sviluppo dell’Agenda Digitale e la possibile candidatura ad ospitare i Giochi Olimpici del 2024.
 
SORELL – L’Italia ha perso “self confidence”, ovvero “fiducia in sé”, ed è ora “compito del governo italiano” dare fiducia “non solo fuori dal paese, ma anche agli italiani”. Secondo Sorrell, dal ministro degli Esteri Emma Bonino descritto come un “inglese innamorato dell’Italia”, nel nostro paese ci sono “molte cose buone, che non sono pubblicizzate”. Secondo lui, cose positive “come la cultura e la storia”, vanno comunicate in modo più efficace nel mondo digitale.
 
BONINO E LE OLIMPIADI – “Stiamo considerando la candidatura dell’Italia per ospitare i Giochi Olimpici del 2024”. Così Emma Bonino apre alla possibilità che la manifestazione a cinque cerchi torni in Italia per la sua XXXIII edizione: “Nei prossimi anni il governo è determinato a mettere alla prova l’enorme potenziale del Paese: ospiteremo Expo 2015 e stiamo inoltre attuando un’Agenda Digitale nazionale per spingere la competitività e creare nuove opportunità di crescita”.
 
IL SENSO DELL’INCONTRO – Sarà che il fatto delle “porte chiuse” non può che dar luogo a qualsiasi pensiero. Ma, in fondo, se attorno a un tavolo si siedono il ministro degli Esteri di un paese e chi è chiamato a rappresentare aziende straniere come Coca Cola, Pepsi, Yahoo!, Google e italiane come Eni, Enel, Finmeccanica, Unicredit, Intesa, Telecom, Autostrade, Poste Italiane, non si può credere che si sia solo brindato alle intenzioni. Più volte Alemanno in primis ha cercato di vendere il marchio Roma al mondo. Fallimento totale. Ora ci prova il governo di larghe intese proponendo un’intesa, altrettanto larga, tra Milano (2015) e Roma (2024). Il motto sembra essere quello lettiano della “fiducia” ma la realtà ha il sapore del “venite, siamo pronti a vendere qualsiasi cosa”. In primis Poste Italiane (azienda che fa parte del “team” Ibac) visto che mentre Bonino parlava con Sorell, Antonio Catricalà, viceministro allo Sviluppo economico con delega alle comunicazioni, ha definito come “plausibile” l’ipotesi “che la cessione delle quote avvenga entro l’anno”. Il viceministro ha spiegato che sarà ceduta “una quota tra il 30 e il 40%: è un asset importantissimo – ha aggiunto Catricalà – di cui lo Stato non perderà assolutamente il controllo”.
 
ANCORA BONINO – Bonino, in chiusura, ha tenuto a sottolineare come per la parte italiana-istituzionale sono intervenuti diversi ministri e rappresentanti, tra cui i vertici Eni, Banca d’Italia, Cassa depositi e prestiti: “Un sistema-paese”, per usare le parole del ministro, “riunito in una stessa occasione per dimostrare che l’interno governo è attento al tema dell’attrazione degli investimenti”.
 

Maria Grazia Cutuli, la giornalista che denunciò le connessioni tra pedofili ed alta società belga, e che fu uccisa in un agguato

CUTULI
di Corrado Penna
 
Maria Grazia Cutuli era una coraggiosa giornalista siciliana che lavorava come inviata del Corriere della Sera. Una giornalista coraggiosa perché non ha avuto esitazioni a svolgere il suo lavoro di cronista in diversi teatri di guerra come la Bosnia e l’Afghanistan (e questo forse lo sanno e lo ricordano molte persone) ma perché ha denunciato senza mezzi termini l’orrore della pedofilia. A dire il vero a fatto anche di più, perché a parole tutti sono bravi, è facile infatti fare denuncie generiche e condannare pubblicamente certi orrori (ed infatti lo fanno in molti, persino quelli che nel segreto della propria vita privata abusano di quei poveri esseri innocenti). Maria Grazia Cutuli invece aveva fatto di più, aveva fatto una seria indagine giornalistica, tanto seria che nemmeno la magistratura e la polizia del Belgio avevano dimostrato tanta serietà.
 
Nel suo articolo scritto (casualmente?) tre mesi prima di essere uccisa in un agguato in Afghanistan ed intitolato Caso Dutroux, giustizia non è fatta Maria Grazia denunciava che:
 
A cinque anni dall’ arresto del «mostro di Marcinelle», l’ inchiesta sui pedofili belgi si è arenata. Il processo all’ uomo accusato di aver stuprato e ucciso quattro bambine continua a slittare. Sono stati sospesi investigatori, screditati testimoni «scomodi», minacciati i parlamentari che indagano sulla vicenda“E più precisamente che Appare un terzo personaggio, Marc Nihoul, il «principe della notte», sospettato di far da tramite in un commercio di minorenni tra Dutroux e le «alte sfere». Il Paese è sotto choc. Spuntano connessioni internazionali. Scenari foschi dove si materializzano incubi orgiastici, sadismi insospettabili, ma anche interessi d’ altro genere. Il Belgio, quartiere generale dell’ Unione Europea, della Nato, di migliaia di multinazionali, scopre che dietro l’ affare della pedofilia si potrebbe nascondere una rete criminale che mina lo Stato dai vertici alle fondamenta. Cinque anni dopo, nessun imputato è alla sbarra. I grossi nomi sono spariti dai dossier. Le connivenze sospette sono accantonate.E ancora Libero invece Nihoul, che continua a mandare messaggi ben indirizzati: «E’ vero – ammette durante un’ intervista televisiva – ho frequentato club dove si tenevano orge. Ho incontrato ministri, magistrati, gente piazzata ancora più in alto». La casa reale? Anche questo è uno dei fantasmi che ossessionano il Belgio. Eppure all’ inizio l’ inchiesta parte bene. Un magistrato zelante, Jean Marc Connerotte, in brevissimo tempo riesce a trovare Sabine e Laetitia e a scoprire i quattro omicidi. La sua rimozione ad ottobre 1996, per aver partecipato a una spaghettata con i parenti delle vittime, fa esplodere la piazza: 600 mila persone protestano davanti al palazzo di Giustizia. Comincia l’ affossamento: l’ investigatore Patrick De Baets e il suo aiutante Eimé Bille, dopo aver ascoltato una decina di testimoni che chiamano in ballo il jet set belga, vengono messi da parte e accusati di malversazioni (…) La sua cliente, Régina Louf, testimone «X1», ha cominciato a parlare l’ anno prima. «Aveva riconosciuto Dutroux e Nihoul alla televisione. Voleva raccontare quello che sapeva degli ambienti pedofili». E’ stata violentata e venduta sin da bambina, Régina Louf. Dice di aver preso parte a orge con altri minorenni, di aver visto ragazzini costretti ad accoppiarsi con cani, torturati, uccisi. Ma soprattutto sostiene di aver riconosciuto Nihoul tra gli assassini di una sua amica, Christine van Hees, 16 anni, ritrovata carbonizzata nel 1984. «Régine è stata dichiarata pazza – racconta l’ avvocatessa -. E anche noi legali abbiamo passato anni a difenderci dalle accuse».
 
Insomma possiamo pensare che la giornalista M. G. Cutuli si sia spinta un po’ troppo in là? Che come Ilaria Alpi abbia dato fastidio a qualcuno e sia stata assassinata in un paese in guerra laddovve è facile far passare tutto per un incidente?
 
Forse sì, forse no, difficile esserne certi. In ogni caso consiglio a tutti di ascoltare le testimonianze riportate sul sito di radio radicale Pedofilia: Denuncie e testimonanze sul “caso Belgio” con Olivier Dupuis e Regina Louf, documento sonoro della trasmissione di Radio Radicale, condotta in studio da Giovanna Reanda e Roberto Spagnoli, sul caso dei bambini vittime in Belgio, oltreché di “una rete di pedofili”, anche di vere e proprie partite di caccia con cani doberman nei boschi bruxellesi. In particolare, la testimonianza di Regian Louf, testimone e protagonista controversa della vicenda belga.
 
Se la gente tutta sapesse queste cose si meraviglierebbe poi tanto di scoprire che i padroni del mondo, coinvolti in questi turpi scenari, hanno permesso l’uso delle scie chimiche sulla popolazione?
 

Al Qa’ida, eterno complemento della Nato

Lo scandalo che sconvolge la Turchia, dimostra che ha organizzato il terrorismo in Siria per conto della NATO.
Thierry Meyssan – Finora, le autorità degli Stati membri della NATO sostengono che il movimento jihadista internazionale, che hanno sostenuto in occasione della sua formazione, durante la guerra in Afghanistan contro i sovietici (1979), si sarebbe ritorto contro di loro a seguito della liberazione del
Kuwait (1991). Essi accusano Al-Qa’ida di aver attaccato le ambasciate USA in Kenya e in Tanzania (1998) e di aver fomentato gli attentati dell’11 settembre 2001, ma ammettono che dopo la morte ufficiale di Osama Bin Laden (2011), certi elementi jihadisti hanno nuovamente collaborato con loro in Libia e in Siria. Tuttavia , Washington avrebbe messo fine a questo riavvicinamento tattico nel dicembre 2012
 
In realtà, questa versione è contraddetta dai fatti: Al-Qa’ida ha sempre combattuto gli stessi nemici dell’Alleanza Atlantica, così come rivela ancora una volta lo scandalo che attualmente sta scuotendo la Turchia
 
Si è appreso che il banchiere di Al Qa’ida , Yasin al-Qadi , che veniva designato come tale e ricercato dagli Stati Uniti dopo gli attentati contro le loro ambasciate in Kenya e Tanzania (1998) – era un amico personale sia dell’ex vicepresidente USA Dick Cheney sia dell’attuale primo ministro turco Recep Tayyip Erdoğan. Scopriamo che questo “terrorista” aveva un tenore di vita sontuoso e viaggiava in un aereo privato facendosi beffe delle sanzioni ONU contro di lui. Così, ha visitato almeno quattro volte Erdoğan nel solo 2012, arrivando dal secondo aeroporto di Istanbul, dove, dopo aver scollegato le telecamere di sorveglianza, è stato accolto dal capo dellle guardie di sicurezza del Primo Ministro senza dover passare per la dogana.
 
Secondo la polizia e i magistrati turchi che hanno rivelato queste informazioni e incarcerato i ragazzi di svariati ministri coinvolti nel caso, il 17 dicembre, 2013 – prima di essere spogliati delle indagini o sollevati dal loro incarico dal primo ministro – Yasin al-Qadi e Recep Tayyip Erdoğan avevano sviluppato un vasto sistema di distrazione di fondi per finanziare Al-Qa’ida in Siria.
 
Nel momento in cui questo incredibile doppio gioco veniva portato alla luce, la polizia turca ha fermato vicino al confine siriano un camion che trasportava armi per Al Qa’ida . Delle tre persone arrestate, una dichiarava di trasportare il carico per conto della IHH, l’Associazione “umanitaria” dei Fratelli Musulmani turchi, mentre un’altra affermava di essere un agente segreto turco in missione. In definitiva, il governante proibiva alla polizia e alla giustizia di fare il proprio lavoro, confermava che il trasporto era un’operazione segreta del MIT (i servizi segreti turchi), e ordinava che il camion e il suo carico potessero riprendere il loro cammino.
 
L’inchiesta mostra anche che il finanziamento turco di Al-Qa’ida usava un’industria iraniana sia per agire sotto copertura in Siria sia per condurre operazioni terroristiche in Iran. La NATO disponeva già di complicità a Teheran durante l’operazione “Iran-Contras” presso i circoli vicini all’ex Presidente Rafsanjani, come lo sceicco Rohani, divenuto poi l’attuale presidente.
 
Questi fatti sono intervenuti nel momento in cui l’opposizione politica siriana in esilio lancia una nuova teoria alla vigilia della Conferenza di Ginevra: il Fronte al-Nosra e l’Emirato Islamico in Iraq e il Levante (ÉIIL ) sarebbero solo dei fantocci dei servizi segreti siriani incaricati di spaventare la popolazione per ricondurla verso il sistema. L’unica opposizione armata sarebbe dunque quella dell’Esercito Siriano Libero (ESL), che riconosce la sua autorità. Non ci sarebbe nessun problema di rappresentatività alla Conferenza di Pace.
 
Saremmo dunque pregati di dimenticare tutto il bene che la stessa opposizione in esilio diceva di Al Qa’ida da tre anni così come il silenzio degli Stati membri della NATO sulla diffusione del terrorismo in Siria.
Pertanto, se si può ammettere che la maggior parte dei leader dell’Alleanza atlantica ignorasse del tutto il sostegno della loro organizzazione al terrorismo internazionale, si dovrà anche ammettere che la NATO è il principale responsabile mondiale del terrorismo

Piemonte: Cuperlo, Cota si dimetta

Quanti sono gli anticostituzionali del Pd che occupano le poltrone dopo la sentenza della Consulta? Ma non erano quelli che rispettavano la Costituzione?
Chiamparino sarebbe candidatura di prestigio e autorevolezza
11 gennaio, 16:08
Piemonte: Cuperlo, Cota si dimetta (ANSA) – ROMA, 11 GEN – “Dopo le vicende recenti sarebbe bene che governatore e giunta rassegnassero le dimissioni”. Così Gianni Cuperlo sulla decisione di annullare il risultato delle regionali del Piemonte 2010. “Toccherà alla coalizione di centrosinistra Piemonte indicare la candidatura più adatta. Su Chiamparino dice che ”è candidatura di grande prestigio e autorevolezza. E’ stato uno straordinario sindaco di Torino e sarebbe un’ottima soluzione”.
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/topnews/2014/01/11/Piemonte-Cuperlo-Cota-dimetta_9881197.html

Conflitto di interessi sulla sentenza “Dieudonne”, NO EH?

membri del Consiglio di Stato Francese 
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Arno Klarsfeld qui siège au conseil d’état français (présidé par un juif sioniste, Bernard Stirn…) jouit de la double nationalité israélienne et française, et a accompli son service militaire dans les rangs de Tsahal, l’armée de son pays de cœur, Israël. Arno Klarsfeld a appelé publiquement les partisans d’Israël en France à manifester et provoquer des troubles publics lors des spectacles de Dieudonné afin de fournir le prétexte aux autorités pour interdire Dieudonné ! Un juge, peut-il être à la fois juge et partie…? Apparemment oui … dans cette province d’Israël appelée conseil d’état français !

LA REGINA DELLA CASTA BOLDRINI, BUTTA VIA ALTRI 450MILA EURO DI DENARO PUBBLICO

 
Guarda il video, la falsità di questa donna non ha limiti


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Durante le feste, si sa, è quasi naturale il desiderio di mettersi davanti ad un obiettivo, sorridere e farsi scattare una bella foto per immortalare il momento. Un desiderio, questo, che deve aver toccato anche la Camera dei Deputati che proprio a ridosso delle festività natalizie ha deciso di indire un bando di gara proprio per i servizi fotografici. Un bel regalo di Natale, dunque, per le società fotografiche che certamente non si lasceranno scappare l’occasione. Anche perché non stiamo certamente parlando di bruscolini. Secondo la documentazione ufficiale il guadagno annuo stimato è di 150 mila euro annui per un appalto della durata di tre anni. Nel piatto, dunque, ben 450 mila euro. A cui, però, non tutti potranno partecipare dato che la procedura sarà ristretta e non aperta. La differenza è sostanziale: nel primo caso, a differenza del secondo, spetterà all’appaltante (in questo caso Montecitorio) convocare gli interessati tra coloro che presenteranno l’offerta. Non solo. secondo quanto specificato nel bando potranno partecipare soltanto coloro che già hanno realizzato “servizi fotografici per corrispettivi complessivamente non inferiori a € 240.000 nel corso del triennio 2010-2012 per eventi di rappresentanza per amministrazioni aggiudicatrici ai sensi del Codice dei contratti pubblici, regolarmente eseguiti”. Insomma, una procedura a cui parteciperanno soltanto i “vecchi clienti” delle amministrazioni pubbliche. Che, peraltro, non sono affatto pochi.Quello che sembra, infatti, è che a Montecitorio non si badi a spese quando c’è da mettersi davanti ad un obiettivo. Né è la prima volta.
 
Tutti in posa
 
Solo nel primo semestre 2013 – come si evince dal rapporto della Camera sulle spese per lavori, servizi, beni e consulenze – se ne sono andati 176 mila euro per cerimoniale. Tutti soldi finiti a società fotografiche: 59 mila euro all’Impero Fotografico srl (in cui lavora Enrico Para, autore – come si legge nella sua biografia – degli unici due volumi fotografici su Gianfranco Fini e uno su Giorgio Almirante), 60 mila a Immagine Comunication e altri 59 alla Luxardo Foto. E non finisce qui. Nella stessa relazione, infatti, spuntano ulteriori 187 mila euro spesi per il Centro Elaborazione Dati per il noleggio di apparecchiature e finiti alla Canon per 109 mila e alla Konica per i restanti 79 mila euro. Le cose, peraltro, non cambiano se ci spostiamo al Senato. Anzi. Sfogliando e confrontando i bilanci del 2013 di Camera e Senato, quello che sembra è che tra Laura Boldrini e Piero Grasso chi più tiene a foto e video è proprio quest’ultimo. Come si evince dall’ultima rendicontazione, infatti, per le spese di rappresentanza e cerimoniale Montecitorio ha speso 740 mila euro (in aumento, peraltro, rispetto al 2012 quando si spesero “solo” 665 mila euro), mentre Palazzo Madama quasi il triplo con ben 2 milioni di euro. Né – pare – si pensa a tagliare. Dal bilancio pluriennale della Camera, infatti, la stessa cifra è prevista anche per il 2014 e per il 2015. Insomma, per foto e video non c’è crisi che tenga.
 
Foto, stampe e biblioteca
 
Non è questo peraltro l’unico bando indetto nell’ultimo periodo da Montecitorio. Soltanto un mese fa si era pensato alle stampe con una procedura per la fornitura a noleggio di una brossuratrice, un tagliacarte trilaterale, una tagliarisme, una spillatrice, una laminatrice e un verniciatore, più un’apparecchiatura per la stampa a colori e un altro sistema di stampa in bianco e nero con velocità complessiva pari a 250 ipm (immagine per minuto). Totale di spesa: 1 milione 350 mila euro.
 
Nulla, peraltro, in confronto ai 4 milioni messi in palio con il bando in scadenza il 17 gennaio per la gestione dei depositi librari della Biblioteca della Camera dei deputati. E ora sorridete. Cheese.