DELINQUENTI NEGAZIONISTI! DALL’OLOCAUSTO AI VACCINI, DALLA SIRIA A SHIMON PERES. INTANTO “IL MANIFESTO” CAMBIA PELLE, MA NON VERSO.

GIOVEDÌ 29 SETTEMBRE 2016

Simon Peres, sparisce un assassino di massa
Dal quotidiano liberal israeliano: www.haaretz.som/hasen/spages/458044.html . Si intitola “100.000 Radiations”.
”Con il pretesto di combattere la tricofitosi (micosi della pelle) nella testa dei bambini sefarditi immigrati, per lo più dal Marocco, o rapiti dallo Yemen, il Ministero della Sanità israeliano, sotto la supervisione di Shimon Peres, acquistò nel 1951 negli Stati Uniti sette macchine di Raggi X e li adoperò per un esperimento nucleare di massa su un’intera generazione di cavie umane sefardite. A 100.000 bambini sefarditi vennero sparate in testa e sul corpo (non coperto da protezioni) dosi 35.000 volte superiori alla soglia massima di raggi gamma. Tali da friggergli il cervello.
Per avergli risparmiato gli esperimenti, a quel punto ufficialmente proibiti, sui propri detenuti, o malati mentali, il governo USA versò a quello israeliano 300 milioni di sterline israeliane all’anno, per una somma che oggi varrebbe miliardi di dollari. 6000 bambini morirono subito, gli altri svilupparono tumori che hanno continuato a uccidere e uccidono anche oggi. In vita, le vittime hanno sofferto e soffrono di epilessia, amnesia, Alzheimer, psicosi, emicranie croniche. Essendo stato esposto l’intero corpo, i bambini svilupparono difetti genetici. La generazione che sopravvisse diventò in perpetuo la classe più povera, malata ed emarginata del paese. Uno storico spiega nel documentario che l’operazione era parte di un programma eugenetico mirato a eliminare le componenti deboli o difettose della società. Mengele.
Nel programma si indicano i responsabili del progetto: Nahum Goldman, capo del Congresso Ebraico Mondiale, Levi Eshkol, primo ministro, Shimon Peres, allora direttore generale del Ministero della Guerra, Eliezer Kaplan, ministro delle finanze, Jospeh Burg, ministro della Sanità.
Per il bene dell’umanità è morto un masskiller, uno stragista di professione e, dunque, ministro, primo ministro e presidente dello Stato coloniale impiantato in Palestina e all’origine delle peggiori tragedie e dei crimini più infamanti della nostra epoca, oggi pianto come eroe e martire della pace dalla lobby israelo-internazionale e da un Occidente politico, militare, mediatico, terrorista, che ha eletto a modello lo Stato Canaglia più canaglia di tutti gli Stati Canaglia.
Il negazionismo, a volte perfettamente legittimo, a volte arbitrario, esoterico e funambolico, è comunque strumento di ricerca storica ineludibile, scientificamente e moralmente doveroso. Solo il negazionismo adoperato per disintegrare i cori di prefiche disoneste o assoldate, può restituirci la verità su un criminale di guerre e di pace come Simon Peres, cofondatore del Leviatano sionista. Peres non era uomo di pace, anche se tale s’è finto per un tratto, assieme al compare Rabin, per indurre l’opinione pubblica mondiale e perfino certi dirigenti palestinesi, a soggiacere alla gigantesca truffa di Oslo, dei due Stati, uno macigno, l’altro granello di sabbia, che ha aperto ai palestinesi le porte dell’inferno della colonizzazione e dello strisciante genocidio.
Terrorista polacco con la banda Haganah, sterminatore di bambini sefarditi, inconciliabili con la purezza della razza ashkenazita-kazara, promotore di tutte le guerre d’aggressione e di sterminio per la Grande Israele, creatore dell’Israele dominus e ricattatore nucleare di mezzo mondo, fuorilegge violatore di ogni risoluzione ONU, rapitore e carceriere di Mordechai Vanunu che aveva rivelato al mondo i misteri atomici di Dimona, invasore del Libano, responsabile del massacro di 102 donne e bambini nella sede ONU di Qana. Sostenitore dei ripetuti stermini di civili a Gaza. Un mostro. Di conseguenza Premio Nobel della Pace.
Negazionismo, diritto o reato?
Il giorno 9 giugno 2016 il parlamento ha approvato (astenuti M5S e Fd’I) un disegno di legge, per adeguare le leggi italiane agli orientamenti normativi europei, che include anche il divieto di apologia e minimizzazione della Shoah, dei genocidi, dei crimini contro l’umanità e dei crimini di guerra. Negare o minimizzare la Shoah, vero obiettivo di un provvedimento travestito da “discriminazione etnica”, “terrorismo”, “violenza”, “xenofobia” e “incitamento all’odio razziale”, comporta fino a 6 anni di carcere. Negare l’olocausto strisciante del popolo palestinese si può. Semita quanto un sefardita ebreo, ma paradossalmente “antisemita”.
Tedeschi colpevoli in eterno
Non mi sono mai permesso, perché privo degli strumenti di ricerca e quindi di adeguati elementi di conoscenza, di esprimere considerazioni definitive su realtà e dimensioni dell’Olocausto. Avendo vissuto in Germania all’epoca di ciò che è descritto come l’eliminazione volontaria, pianificata, di 6 milioni di ebrei e anche al momento del suo disvelamento pubblico, mi sono però sempre impegnato a fondo a una circoscritta forma di negazionismo: quello della pretesa conoscenza dell’accaduto, vero o falso, da parte dell’intera popolazione tedesca. Sono testimone dello stupore, sbigottimento, sconvolgimento dei tedeschi all’apprendimento di quanto così narrato, Quello che la popolazione comune sapeva è che nei campi erano rinchiusi prigionieri politici e di guerra e che li si faceva lavorare per varie produzioni. Negli ultimi tre anni di guerra – quelli della grande morìa nei campi, per i negazionisti da fame e tifo – i tedeschi, e con loro noi famiglia italiana costretta al domicilio coatto, con il padre ufficiale prigioniero, eravamo ridotti alla fame. Una fame che falciava vite, e immaginavamo che tali carenze avrebbero gravato con maggiore pesantezza sui detenuti nei campi. Nessuno aveva la più pallida idea di forni crematori, camere a gas, treni della morte. La colpevolizzazione di tutto un popolo, per mantenerlo al guinzaglio della lobby e del suo Stato abusivo e costringerlo e compensazioni senza fine nei tempi dei tempi, è stato e continua ad essere un ricatto del tutto privo difondamento. Da usurai.
Detto ciò, resta l’aberrazione di una riduzione a reato della ricerca storica, su qualunque argomento e in qualunque modo venga condotta. Un provvedimento odioso, di chiara marca nazista, segno dei tempi che le classi dirigenti dell’Uccidente ci stanno preparando.. E segno sconcertante, oltre tutto, di un evidente timore che tali ricerche possano in qualche modo scalfire le verità sentenziate e sanzionate. Un timore incomprensibile alla luce del carattere dichiarato assoluto e incontrovertibile delle verità affermate. C’è da sospettare che il reato di negazionismo riferito alla Shoah, con corredo di xenofobia, terrorismo, odio razziale e quant’altro, rappresenti, oltre a una barriera, tipo quella britannica a Calais, per impedire che nei territori presidiati dai decisori dei nostri destini si infiltrino migranti dello studio della storia in questione, anche un efficiente strumento a largo raggio per annichilire chiunque osi riesaminare verità affermate dal potere e dai suoi sgherri in armi, in scranni, o di penna. Sospetto di cui proprio in queste ore abbiamo visto il tramutarsi in certezza.
Chi nega i vaccini peste (e silenzio) lo colga

Da alcuni anni, a seguito di ricerche di scienziati delle varie branche attinenti alla nostra salute, si sono diffusi dubbi e obiezioni sull’opportunità di far iniettare germi patogeni sotto forma di vaccini nei nostri bambini. Dubbi e obiezioni del tutto fondati e legittimi, se non nel merito specifico, alla luce degli infiniti e ininterrotti crimini commessi dall’industria farmaceutica, ennesimo strumento di eugenetica, accanto a quello della fame, dell’inquinamento e delle guerre, messo in opera da un potere maltusiano avviato verso la dittatura su un umanità grandemente sfoltita. Gli esempi si accavallano: dai vaccini inventati per epidemie inventate, dal Talidomide Bayer che produceva malformazione nei feti, e lo sapevano, alle armi all’uranio e fosforo elaborate da Big Pharma e dalla connessa agroindustria, ai limiti dei tassi clinici abbassati (colesterolo, ipertensione) in modo da creare milioni di nuovi farmacodipendenti, alle patologie totalmente inventate (sindrome psicomotoria) per farmaci assurdi (Ritalin). Fino al criminale AZT, farmaco killer della GlaxSmithKline, inventato negli anni ’60 ma non servito a niente, poi tirato giù dai scaffali alla comparsa del presunto (inesistente) virus HIV e sparato per mezzo milione di lire al mese nei corpi dei presunti affetti dal presunto virus, ma che perlopiù erano persone affette da immunodeficienze di varia origine (tossica, alimentare, igienica, denutrizionale). Chi si beccava l’AZT moriva, chi no, sopravviveva perlopiù L’evidenza impose il ritiro del killer e, da allora, la curva dei decessi è precipitata a livelli inferiori a tutte le patologie endemiche diffuse.

Big Pharma con Renzi: negazionisti alla colonna infame

Tanto per dimostrare la sua consanguineità con i poteri più criminogeni delle nostra storia (vedi un Ponte da 8 miliardi, a moltiplicarsi, affidato a ‘ndrangheta e mafia), Big Pharma, ben impersonata dagli svizzeri di Roche, sponsorizza a Roma un ricco convegno in cui le più belle teste della scienza di regime accorrono a sponsorizzare il SI al referendum costituzionale. Gliene verrà qualcosa a Roche, o no? Garante se ne dovrebbe fare un padrino del convegno, tale Claudio De Vincenti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, i cui meriti stanno nell’aver cercato di rabbonire i giudici che processavano i killer della Centrale a carbone di Vado Ligure.

In armoniosa e logica concomitanza, una rivolta dei gentiluomini insediati al moribondo Senato, capeggiati dal loro vessillifero, Pietro Grasso, si sono dati a un’altra prodezza di lotta al negazionismo. Hanno fatto in modo che venisse inibita la programmata proiezione al Senato del documentario del gastroenterologo Andrew Wakefield “Vaccini, dall’insabbiamento alla catastrofe”. Il film riprendeva una teoria, già pubblicata sulla più rinomata rivista medica, “Lancet”, ampiamente diffusa anche in ambienti medici e scientifici, tanto da non dover essere inclusa nell’empireo delle cazzabubbole e trovate New Age, secondo cui ll vaccino trivalente (morbillo, orecchioni, rosalia) sarebbe all’origine dell’autismo in molti bambini. Contro la proiezione si è scatenato, capeggiato dalla prestigiosa esperta di propaganda procreazionista per ambienti bene e bianchi, ministro Lorenzin, la comuntà farmaceutica internazionale.
In questo caso la parola d’ordine era negazionismo della scienza. Di quale scienza? Ma ne esiste una sola, no? Questa scienza, la scienza al tempo dell’ipercapitalismo, la scienza che produce iperprofitti a Big Pharma, assunta a tavola mosaica. La scienza che, per la gioia dei malthusiani finanziatori e quindi padroni della scienza, fa vivere il 92% degli abitanti della Terra in aree in cui l’inquinamento atmosferico supera i limiti, già generosi, stabiliti dall’OMS, con il risultato di 3 milioni di vittime da smog all’anno, un essere umano su 19. Va benissimo. Perlomeno per farmaci contro asma, bronchite, polmonite, tumori, problemi cardiocircolatori, dermatiti, impotenza, sterilità…
Come sull’olocausto, anche qui, sui vaccini, chi sono io, chi siamo noi, per decidere cos’è vero e cos’è negato? Ci dobbiamo accontentare di qualche indizio, dell’antico, popolare e, probabilmente, antiscientifico “se tanto mi dà tanto”. Chi ha fatto l’AZT, il talidomide, chi mi ha ridotto un iperteso che ieri, nelle stesse condizioni, non ero, chi sparge aviarie e milionate di vaccini che mandano in tilt interi apparati sanitari statali, non potrebbe avere qualche interesse a nascondere gli effetti nefasti dei suoi vaccini? Big Pharma è con gli altri chimici, gli agroindustriali, i militari, i petrolieri, tutti nelle grazie dei banchieri, una delle teste dell’Idra che governano e divorano il mondo. Se gli togli i vaccini e come se a quella testa gli cavassi una zanna.
Non è guerra al terrorismo? Negazionista!
E, ma così, rischiamo di essere davvero dei negazionisti. Già siamo altamente sospetti per levare mezza dozzina di vocette contro milioni di voci tonitruanti quando azzardiamo che gli Usa e soci piuttosto che combattere il terrorismo lo fanno e diffondono. Quando neghiamo che bombardare il soldati siriani sotto attacco dell’Isis voglia dire fare la guerra al terrorismo, o che i curdi che, a gamba tesa con gli Usa, rubano territori e città agli arabi siriani lo facciano per diffondere democrazia, diritti umani e socialismo. O che in Siria e Iraq sia in atto una guerra civile tra oppressi e oppressori anziché la guerra di liberazione di un popolo aggredito da armate di lanzichenecchi al soldo dell’imperatore. O quando ci pare opportuno negare che voglia dire portare la civiltà occidentale quando si polverizzano le civiltà altrui. Quando neghiamo che depredando musei, abbattendo monumenti e bruciando biblioteche (a Baghdad per mano Usa, altrove per mandato Usa), si affermino diritti umani. E, obliterando proprio le civiltà che hanno dato vita alla nostra (prima che le accadesse qualcosa), si affermassero i nostri valori. Neghiamo il progresso e sosteniamo dittature quando pensiamo che lo si faccia per cancellare, con la loro memoria e storia, popoli che, al confronto, dimostrano all’Occidente quanto si sia fatto pervertire e degradare da chi ne decide oggi la rotta.
E per mettere il decisivo puntino sulla i, la ciliegina sulla torta, quando riflettiamo che quelli che hanno fatto l’11 settembre e poi gli analoghi episodi successivi recano la stessa griffe di coloro che continuano a stringere nella garrota nazione dopo nazione, di quelli che mettono bavagli e poi ceppi a chi azzarda di farsi la propria ricerca, la propria deduzione, la propria conclusione, quanto meno i propri dubbi, si tratti di farmaci o genocidi, non dovrebbe venie il dubbio che, magari, i negazionisti siano invece loro? Quelli che i negazionisti li mettono prima alla gogna e poi in galera? E che, in ogni caso, abbiano qualcosa da nascondere. Qualcosa di molto grosso?
Il “manifesto” di rivoluzione in rivoluzione. Fascista chi lo nega!
“Oggi facciamo la rivoluzione” scrive il “manifesto” e aggiunge “per cambiare il mondo da qualche parte dovevamo pur cominciare… Uno s’immaginerebbe che, quanto meno, il precocemente vetusto giornaletto a tanto storico esito sia arrivato avendo occupato con le sue milizie partigiane, che so, Palazzo Chigi, Montecitorio, l’abitazione della Fornero, almeno un paio di palazzi sfitti in periferia?.Lo abbiamo sottovalutato: il cambio riguarda aspetti ben altrimenti storici: formato, impaginazione, caratteri. Tuttavia rassicuriamoci: i puntelli che benevolmente, e pour cause, lo mantengono in vita sono sempre quelli, il fior fiore de’economia socialista: Enel, Eni, Telecom, Coop e, forse, a guardare di sbieco, la Open Society. Anche le penne sono sempre quelle, magari un po’ più spuntate, ma sempre intinte nello stesso inchiostro.
Tsipras si è rivelato fuoco fatuo per noi, sebbene piromane per i greci; Landini è finito imbozzolato nei propri viluppi verbali che ormai non scuotono più nemmeno il cartongesso dei talkshow. Guido Viale per stare appresso ai migranti come futuro dell’umanità è finito in un hotspot. Marco Revelli scrive per la centesima volta il manuale delle giovani marmotte che devono cambiare la sistemazione del campeggio. Chiara Cruciati si fa dettare da chi vuol far fuori l’Egitto rotoloni di carta sull’immondo Al Sisi che ha torturato e ucciso il nobile Regeni. Dall’Afghanistan giungono, a firma Battiston e Giordana, le vocine della società civile scampata ai Taliban e delle donne sburkinate grazie alla missione civilizzatrice degli occupanti. Un sussulto davvero rivoluzionario arriva dagli Usa, dove, caduti i vecchi dei, avanza luminosa la taumaturga, con lo strascico retto da ben quattro inviati del giornale, l’unica da votare, quella che già al precedente turno, reduce da quattro guerre sostenute orgsmaticamente, prima ancora che si facesse le ossa strappandole a Muammar Ghaddafi, dal “manifesto” era chiamata “angelo biondo”.
E’ cambiata la veste del “manifesto”, ma la coerenza non è venuta meno e la ciccia è sempre quella, un po’ andata a male, ma re-incartata alla grande: Ecco a voi il nuovo giornale, prodigiosamente al tempo stesso quotidiano comunista, filo-Soros, cripto-Nato e para-Cia.
Pubblicato da alle ore 18:42

Un commento per interpretare la Sospensione della riunione del 26 ottobre 2016

ho ricevuto alcuni messaggi di persone che, probabilmente di fronte alla Comunicazione molto sintetica di Presidio Europa No TAV del 28/9, scrivono di non avere inteso compiutamente perché il Movimento No TAV rinuncia a partecipare alla Consegna alle Istituzioni Europee de “La Sentenza del Tribunale Permanente dei Popoli, Diritti Fondamentali, Partecipazione delle Comunità Locali e Grandi Opere – Dal  TAV Torino-Lione alla realtà globale“.

Da ormai due anni il Controsservatorio Valsusa si è impegnato per affiancare alle questioni ambientali, economiche, trasportistiche relative alla Torino-Lione quella dei diritti: diritti di partecipazione, di dissenso, di libertà di fronte alla repressione e via seguitando, che ci sembra oggi centrale per quanto sta accadendo in Valle Susa, a Torino, in Italia, in Francia e oltre.  Per questo motivo il Controsservatorio Valsusa ha chiesto ed ottenuto l’intervento del Tribunale Permanente dei Popoli, la sentenza che il TPP ha emesso ha esaminato solo questi aspetti.

In questa prospettiva PresidioEuropa No TAV ha proposto al Controsservatorio Val Susa di portare la Sentenza del TPP al Parlamento europeo per tentare di dare vita ad confronto sul tema dei diritti che le istituzioni europee continuano, a parole, a proclamare centrale.

Il Controsservatorio Val Susa ha concordato sull’iniziativa, e il TPP ha dichiarato che sarebbe intervenuto attraverso il suo Presidente della Sessione di Torino Philippe Texier per presentare alle Istituzioni Europee gli argomenti della Sentenza e attivare così un dibattito innovativo all’interno del Parlamento.

PresidioEuropa No TAV ha proposto l’iniziativa ai MEPs italiani e francesi dei tre Gruppi politici europei che hanno dichiarato la loro opposizione alla Torino-Lione.

Per il successo dell’iniziativa era necessario avere nell’incontro che si voleva organizzare a Strasburgo/Bruxelles la presenza di Vice Presidenti del Parlamento Europeo per dare una compiuta connotazione istituzionale all’evento.

I Verdi e la GUE esprimono ciascuno un Vice Presidente del Parlamento  Europeo, mentre il M5S non ne ha. Era dunque giocoforza che l’aspetto tecnico sarebbe stato in mano ad uno di questi dei gruppi politici GUE e Verdi.

Occorre dire anche che non abbiamo ricevuto dai tre gruppi una pronta ed entusiastica accoglienza, ma siamo abituati allo scarto di visione tra i cittadini e gli eletti e abbiamo proseguito nella sollecitazione.

Abbiamo quindi invitato formalmente i Verdi e la GUE ad essere organizzatori “tecnici” dell’evento con l’intesa che sarebbe stato in ogni caso presentato, nello spirito unitario che PresidioEuropa No TAV ha sempre perseguito, come un’azione dei tre gruppi politici uniti nell’opposizione alla Torino-Lione per dare all’evento una forte connotazione ai diritti dei cittadini.

Ricordo di passaggio che nella Carta di Hendaye del 23 gennaio 2010, a seguito della quale sono nati i Forum contro le GOII, è scritto: attribuire in ultima istanza del processo decisionale alle popolazioni direttamente interessate, fondamento della vera democrazia e dell’autonomia locale nei confronti di un modello di sviluppo imposto.

Il 14 maggio 2016, con un certo ritardo rispetto alle nostre attese, due MEPs della GUE (Curzio Maltese e Eleonora Forenza) sono venuti a Borgone di Susa, qui tutta lo storia: Curzio Maltese e Eleonora Forenza – deputati al Parlamento Europeo della GUE-NGL, hanno visitato il 14 maggio 2016 il Presidio No TAV di Borgone. In quella occasione la GUE ha riconosciuto che la Sentenza del TPP ha un elevato valore politico e giuridico, e perciò è politicamente opportuna la sua consegna all’Unione Europea (Parlamento, Commissione e Consiglio): la GUE sta procedendo a prenotare una Sala per realizzare questo evento nel Parlamento Europeo – Strasburgo, mercoledì 26 ottobre 2016 con la più ampia collaborazione dei gruppi politici che sostengono la lotta alle GOII.

Nel frattempo sono continuate le pressioni verso i Verdi (francesi ma non solo) con due visite a Bruxelles per incitarli alla partecipazione unitaria e all’invio di un Vice Presidente, la stessa cosa è stata fatta nei confronti del M5S.

Di fronte alle promesse di tutti e tre i Gruppi che tutto sarebbe stato organizzato in questo spirito, il 16 luglio 2016 al 6° Forum contro le GOII di Bayonne, PresidioEuropa No TAV ha lanciato l’iniziativa che è stata diffusa ampiamente e che è racchiusa negli impegni del 6° Forum contro le GOII nella Dichiarazione finale.


Il programma dettagliato dell’evento lo abbiamo ricevuto dalla GUE solo il 21 settembre e rilevato che al centro (a partire dal titolo “Unsustainable useless large infrastructure projects  Stop the waste of Money”) era stato posto il problema dei costi della linea Torino-Lione e dello spreco di denaro pubblico, sicuramente una questione importante che il Parlamento Europeo deve esaminare, magari nella sollecitata audizione dei cittadini presso la Commissione Trasporti che il Movimento No TAV ha richiesto fin dal mese di ottobre 2014 senza averla ancora ottenuta, ma lontano dagli impegni che la GUE ha assunto il 14 maggio 2016.

Mentre solo nella seconda parte del programma era inserita la consegna delle “Conclusioni del TPP”, e non della “Sentenza del TPP”. E’ evidente che in ogni comunicazione pubblica e mediatica quello che è sempre posto all’attenzione è il titolo dell’evento. La Consegna della Sentenza del TPP sarebbe scomparsa.

Il contenuto principale dell’incontro messo a punto dalla GUE era ed è rimasto del tutto diverso dai nostri obiettivi iniziali e concordati comunicati fina da maggio 2016 e che hanno sempre fatto riferimento, e in coerenza, con il lavoro svolto dal TPP che, ricordiamo, nel dichiarare ammissibile il ricorso del Controsservatorio, aveva espressamente limitato il suo ambito di intervento alla questione dei diritti escludendo ogni valutazione sugli altri aspetti del problema TAV che nella conferenza del 26 ottobre sono invece centrali.

Porre la consegna della Sentenza del TPP alla fine di un convegno sui costi è una deformazione dell’obiettivo centrale della riunione, non dà il rilievo necessario, anzi quasi nasconde, all’attenzione del Parlamento Europeo, dei cittadini in lotta e dei media che ne debbono riferire, il vero scopo della nostra iniziativa.

La differenza a prima vista pare piccola, ma è invece fondamentale nella costruzione di un percorso politico che il Movimento No TAV persegue da sempre e all’interno del quale le comunità debbono avere voce, come già scritto anche nella Carta di Hendaye.

Ricordo che le caratteristiche dell’evento che erano state indicate per la partecipazione del Movimento No TAV, che ha richiesto di portare all’interno del Parlamento Europeo una folta rappresentanza di cittadini e cittadine in lotta, erano:

– la riunione avrebbe dovuto avere un solo titolo, questo: Consegna alle Istituzioni Europee de “La Sentenza del Tribunale Permanente dei Popoli, Diritti Fondamentali, Partecipazione delle Comunità Locali e Grandi Opere – Dal  TAV Torino-Lione alla realtà globale“.

– la presenza di almeno due Vice Presidenti del Parlamento Europeo, ossia di figure istituzionali, per dare uno spirito unitario alla “cerimonia”.

Si trattava di una richiesta semplice e perfettamente comprensibile.

Lo abbiamo affermato e precisato, abbiamo ricevuto dalla GUE il 27/9 l’inspiegabile risposta negativa a modificare l’evento come sopra indicato.

Restiamo tuttavia in attesa di un loro ripensamento.

Grazie per l’attenzione,

Paolo

2016-09-28 21:09 GMT+02:00 INFO PresidioEuropa No TAV <info@presidioeuropa.net>:

Care amiche e cari amici,

il Gruppo politico GUE/NGL al Parlamento europeo, l’organizzatore della manifestazione del 26 ottobre 2016, che avrebbe dovuto concentrati sulla consegna della Sentenza del TPP alle Istituzioni Europee, ha trasformato l’atto politico in una conferenza su “Unsustainable useless large infrastructure projects: Stop the waste of Money” (il programma finale della conferenza è qui allegato) al termine della quale, senza nemmeno una citazione nel titolo della conferenza, la Sentenza sarebbe stata presentata.

Questo cambiamento non era previsto o precedentemente discusso con noi ed è stato comunicato il 21 settembre.

Abbiamo risposto con forza, chiedendo al Gruppo GUE, per consentire la nostra partecipazione:

– di cambiare il titolo alla presentazione in “La Sentenza del Tribunale Permanente dei Popoli, Diritti Fondamentali, Partecipazione delle Comunità Locali e Grandi Opere – Dal  TAV Torino-Lione alla realtà globale“,

–    e di mettere al primo posto la presentazione della Sentenza da parte del Presidente del TPP, Philippe Texier, e la sua consegna alle Istituzioni Europee,lascuiando alla fine dei lavori spazio per gli interventi.

Di fronte al rifiuto del Gruppo GUE di cambiare il programma, ieri sera il Movimento No TAV durante un’Assemblea popolare ha preso la decisione di annullare la sua partecipazione alla conferenza.

Questa decisione è stata comunicata al Gruppo GUE.

Spetta a voi comunicare in maniera autonoma al Gruppo GUE la vostra decisione di annullare o confermare la partecipazione del vostro gruppo.

Dei contatti sono tuttavia in corso per verificare se gli organizzatori sono disponibili a modificare il programma come da noi richiesto. Vi terremo al corrente.

Rimaniamo a vostra disposizione, cordiali saluti.

PresidioEuropa No TAV

Comunicato NOTAV Francesi: Le groupe de travail du Sénat demande la réévaluation du Lyon-Turin

Nous vous prions de trouver ci dessous et en pièce jointe notre communiqué suite à cette information

 lyon-turin non

 

Le groupe de travail du Sénat demande

la réévaluation du Lyon-Turin par le

Commissariat Général à l’Investissement

Communiqué du 29 septembre 2016

Un rapport du Sénat propose des mesures de bon sens face à l’absence de moyens et de financements pour les projets de Lignes à Grande Vitesse.

Selon le Figaro et l’AFP, “Ils demandent également que les grands projets – supérieurs à 100 millions d’euros – décidés avant 2014, notamment le tunnel ferroviaire transfrontalier de la future LGV Lyon-Turin, fassent l’objet de “contre-expertises” du Commissariat général à l’investissement – rattaché au Premier ministre.”

Les opposants au projet de nouvelle ligne ferroviaire Lyon-Turin ont largement démontré lson nutilité publique, son déséquilibre financier et son inéluctable faillite par son coût avoisinant 200 M €/km. Ils ont prouvé l’absence de saturation des voies existantes rénovées, entre Lyon et Turin, ou encore en révélé que le temps actuel pour Paris-Milan n’est que de 5h15 par les voies existantes.

Ils ont mis en évidence que les financements n’existent pas et que toutes les évaluations et prévisions pour justifier ce projet se sont révélées fausses. Qu’elles soient réalisées par des sociétés déjà impliquées sur le projet ayant tout intérêt à le lancer, ne peut qu’interroger les contribuables.

Aujourd’hui, alors que rien n’a été creusé, à l’exception de galeries de reconnaissance, il est responsable et de bon sens de suspendre ce projet qui, comme l’a déclaré G. Pépy, Président de la SNCF, interdira l’investissement de maintenance et de sécurité sur le réseau ferré national existant.

Après la direction du Trésor, l’Inspection Générale des Finances, le Conseil Général des Ponts et Chaussées, la Cour des Comptes, la Direction de la SNCF et de nombreux économistes des transports, le groupe de travail du Sénat propose donc de remettre ce dossier sur la table.

Rien ne justifie que quelques politiques continuent de faire avancer, au moyen d’études erronées, un projet désastreux sur tous les plans, rejeté par la haute administration, alors que l’urgence de la sécurité des voyageurs et du report des marchandises sur le rail ne trouvent pas de financement.

Les opposants qui, avec la Député Européenne Michèle Rivasi, ont rencontré, le 13 juillet 2015, les collaborateurs de Monsieur le Premier ministre attendent toujours, un an après, une réponse à la lettre ouverte adressée à cette occasion.

Ce projet doit et peut être suspendu dès aujourd’hui pour permettre de répondre aux urgences que sont :

– la sécurité des voyageurs sur le réseau ferré existant,

– le report immédiat des marchandises de la route vers le rail dans les Alpes en aidant les transporteurs à adapter leur parc pour ce mode de transport moins polluant,

– le doublement de voies uniques permettant de tripler le nombre de trains vers Annecy, entre Grenoble et Valence ou Saint Etienne et Clermont-Ferrand …

Les rares budgets disponibles et l’argent versé par les contribuables seront ainsi mieux utilisés.

Contact Coordination des Opposants au projet “Lyon-Turin” :

Daniel IBANEZ 06 07 74 10 17contact@lyonturin.eu / Jean-Paul RICHARD 06 15 72 57 19 jepari111@gmail.com

http://lyonturin.eu/

Le Figaro Le Sénat veut geler le financement de lignes TGV del 29-SET-2016

http://www.lefigaro.fr/flash-eco/2016/09/29/97002-20160929FILWWW00056-le-senat-veut-geler-le-financement-de-lignes-tgv.php

L’Etat doit “geler pendant une quinzaine d’années le financement des nouveaux projets de lignes à grande vitesse” (LGV) pour “donner la priorité à la modernisation des réseaux existants”, estime un groupe de travail sénatorial dans un rapport publié jeudi. 

Le projets de LGV reliant Bordeaux à Toulouse et Dax, Poitiers à Limoges et Montpellier à Perpignan “apparaissent comme des investissements excessifs” et leur construction “mérite d’être différée, à tout le moins pendant une quinzaine d’années”, affirme le groupe de travail de huit sénateurs de droite et de gauche mis en place en février par la commission des finances du Sénat.
Ce gel doit être mis à profit pour “investir massivement” dans le renouvellement du réseau ferroviaire, les auteurs estimant “indispensable de dégager 1 à 2 milliards supplémentaires” chaque année. 

L’Etat et la SNCF y consacrent actuellement 2,5 milliards par an et le gouvernement s’est engagé à porter progressivement ce montant à 3 milliards d’ici 2020.
Les sénateurs préconisent en outre une “reprise, même partielle de la dette de SNCF Réseau” par l’Etat “ou son cantonnement dans une structure dédiée” afin de “redonner des marges de manoeuvre” à l’entreprise publique, dont le “fardeau” dépasse 44 milliards d’euros. 

Deux options rejetées la semaine dernière par l’exécutif, qui refuse d’alourdir les déficits publics.
Plus globalement, les crédits consacrés aux rails, routes et canaux sont jugés “insuffisants pour faire face aux engagements souscrits” et l’Agence de financement des infrastructures de transports (Afitf) aura besoin d’une “nette augmentation de ses ressources dès les prochains exercices budgétaires”.
Les sénateurs proposent à cette fin de “concevoir une nouvelle forme d’écotaxe, que ce soit sous la forme d’une redevance kilométrique ou d’une vignette” pour les poids lourds.
Ils demandent également que les grands projets – supérieurs à 100 millions d’euros – décidés avant 2014, notamment le tunnel ferroviaire transfrontalier de la future LGV Lyon-Turin, fassent l’objet de “contre-expertises” du Commissariat général à l’investissement – rattaché au Premier ministre.

ECCO COME TI AMMAZZANO QUANDO DECIDI DI DONARE GLI ORGANI – VIDEO

30 ottobre 2014 By 
Donare gli organi? L’articolo che segue potrebbe farti cambiare idea.

– di Daniele Di Luciano –

Avevamo già pubblicato sulla nostra pagina Facebook questo importante video documento sulla donazione degli organi.

Per chi non lo sapesse, la donazione degli organi non avviene quando la persona è morta. Se il sangue smette di circolare, gli organi non sono più utilizzabili e quindi l’espianto deve avvenire mentre il sangue circola e il cuore ancora batte.

Ma se il cuore ancora batte – vi chiederete voi – una persona è ancora viva? Certo che è ancora viva. Ma la “scienza” s’è inventata la “morte cerebrale”. Cos’è la morte cerebrale? Ce lo dice Wikipedia:

La prima definizione di coma irreversibile fu elaborata nel 1968 da un comitato creato ad hoc dell’Harvard Medical School. I criteri di Harvard per l’accertamento della morte cerebrale sono poi diventate la base di tutte le legislazioni nazionali.

Con questi criteri si stabilisce quando è lecito “staccare la spina” e interrompere la rianimazione perché il paziente è clinicamente morto. I criteri di Harvard sono anche la base per le leggi in materia di trapianti: gli organi sono prelevabili dal donatore, dopo l’accertamento della morte cerebrale.

Quindi, se sei “cerebralmente morto”, e quindi vivo, loro ti staccano gli organi. Basterebbe la logica per capire che una persona o è morta o è viva. Se non sei morto ma sei “cerebralmente morto” significa che sei vivo.

Ma adesso, dagli Stati Uniti, arriva la conferma che la “morte cerebrale” è una stupidaggine pazzesca.

La famiglia di Jahi McMath, ragazzina di 13 anni ancora in vita a distanza di dieci mesi dalla dichiarazione di morte cerebrale ha condiviso su YouTube dei video che provano la capacità della ragazza di rispondere alla voce della mamma, muovendo una volta un piede e una volta la mano, in risposta alle richieste materne.

I genitori hanno tenuto la figlia nel New Jersey negli scorsi 9 mesi mentre hanno portato avanti un procedimento legale per ottenere la revoca della diagnosi di morte cerebrale (la prima richiesta del genere mai verificatasi al mondo). In caso di verdetto favorevole la ragazza potrebbe ritornare con la famiglia in California, ed avere la possibilità di ricevere assistenza pubblica.

La storia sopra raccontata è confermata da un articolo dell’associated press il cui titolo tradotto in italiano è Una ragazza dichiarata cerebralmente morta riaccende il dibattito sulla morte.

Nell’articolo viene specificato che

nel New Jersey, a differenza della California,  la legge permette ai familiari di rifiutare la dichiarazione di “morte cerebrale” sulla base di motivi religiosi, e permette ai pazienti cerebralmente morti di rimanere collegati ai ventilatori.

Riguardo a tale vicenda la Lega contro la predazione degli organi e la morte a cuor battente in suo recente comunicato afferma che:

In Italia invece la “morte cerebrale” è dichiarata d’autorità sulla base di protocolli di Stato variabili su decreto del Ministro della Sanità. La persona dichiarata “morta cerebrale” è posta di fronte a due percorsi terribili: se è “donatore d’organi” muore per espianto praticato sotto farmaci paralizzanti a cuore battente, se la persona ha presentato opposizione al prelievo di organi e tessuti, viene estubata e muore per soffocamento. In quest’ultimo caso va detto che la legge non impone il distacco della ventilazione (dove è scritto?), ma è invalsa questa prassi ospedaliera automatica e crudele per ragioni medico-difensive, ovvero per impedire eventuali riprese dal coma che danneggerebbero la credibilità dei medici ed il mercato dei trapianti.

C’è un’altra forma criminale, documentata almeno da una cartella clinica, ma spesso occulta, con la quale di fronte ad una opposizione eclatante dei parenti all’estubazione, il paziente, considerato in “morte cerebrale”, è mantenuto sotto ventilazione dando l’impressione di essere curato, ma privato delle cure e della idratazione finché sopraggiunge l’inevitabile arresto cardiaco. [Fonte]

Secondo voi è giusto che i donatori di organi conoscano queste informazioni, sì o no? Io non ne sapevo nulla ed ero favorevole alla donazione degli organi. Da quando lo so, non solo ho deciso di non donare i miei organi ma nel caso in cui ne avessi bisogno, non voglio neanche che ammazzino una persona per trapiantare a me i suoi organi.

Ecco i due video di Jahi Mcmath (13 anni) “cerebralmente morta” e quindi viva, a cui qualcuno avrebbe già staccato gli organi (per sostenere e ringraziare Jahi, che con i suoi movimenti ha svelato la truffa, mettete “mi piace” sulla sua pagina Facebook).

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L’antropologo Semir Osmanagich conferma che la storia dell’umanità insegnata a scuola è sbagliata!

 

Prove archeologiche sparse in ogni angolo del globo sembrano confermare l’esistenza si una società umana altamente avanzata vissuta prima della fine dell’ultima era glaciale, tanto che alcuni ricercatori ne invocano il riconoscimento ufficiale da parte della comunità scientifica.

Il dottor Semir Osmanagich, antropologo di Houston, scopritore delle possibili piramide bosniache di Visoko e fondatore del Bosnian Archaeology Park, in una recente dichiarazione ha ribadito con granitica certezza che le prove scientifiche confermano in maniera inconfutabile che nel passato della Terra è esistita una civiltà altamente tecnologica che costringe a riscrivere i libri di storia.

Da un esame delle strutture individuate da Osmanagich, e su altri siti altrettanto interessanti, il ricercatore stima che tale civiltà avanzata sia esistita oltre 29 mila anni fa.

“Riconoscere che ci troviamo di fronte a delle prove fondamentali che confermano l’esistenza di una civiltà tanto antica e tanto progredita costringe la comunità scientifica a riconsiderare la sua comprensione dello sviluppo della civiltà e della storia”, spiega il dott. Semir Osmanagich. “I dati conclusivi sul sito delle piramidi bosniache di Visoko forniti da diversi laboratori indipendenti che hanno condotto la datazione al radiocarbonio confermano che le strutture risalgono a oltre 29 mila anni fa”.

Le analisi sono state condotte su materiale organico trovato nel sito delle piramidi. Il primo annuncio dell’incredibile scoperta fu dato nel 2008 dalla dottoressa Anna Pazdur della Silesian University, Polonia, nel corso di una conferenza stampa tenuta a Sarajevo nel mese di agosto.

Alessandra Mona Haggag, professoressa di archeologia presso l’Università di Alessandria, coinvolta anch’ella nelle analisi al radiocarbonio, dopo aver condotto il suo studio spiegò che il materiale su cui fu eseguito il test al radiocarbonio fu ottenuto da un pezzo di materiale organico recuperato da una misteriosa guaina argillosa rinvenuta all’interno della piramide del Sole.

L’ultimo studio condotto nel 2012, di cui abbiamo riportato i risultati in un articolo precedente [Leggi:Nuovi studi sulle Piramidi di Visoko spingono l’inizio della civiltà indietro di 20 mila anni], ha rivelato che la struttura interna della piramide, realizzata con una sorta di calcestruzzo, è databile a quasi 30 mila anni, confermando le analisi di laboratorio su materiale organico.

“I popoli antichi che hanno realizzato queste piramidi conoscevano i segreti della frequenza e dell’energia della Terra”, spiega il dottor Osmanagich. “Hanno usato queste risorse naturali per sviluppare tecniche di costruzione su scale che non abbiamo mai visto prima sulla Terra”.Osmanagich è convinto che le piramidi fossero delle enormi macchine capaci di estrarre energia dalla griglia che circonda la Terra, in maniera simile alle intuizioni di Tesla.

Di recente, storici e ricercatori statunitensi hanno riportato scoperte altrettanto sorprendenti che costringono a chiedersi chi e per quale scopo siano state costruite queste strutture e, soprattutto, in che modo queste antiche e avanzate civiltà hanno contribuito a plasmare il nostro presente.

Si registra un crescente interesse per questi argomenti anche da parte del grande pubblico, tematiche che accendono l’innata curiosità sulle nostre origini, tanto da spingere numerosi network televisivi a dedicarsi. Il National Geographic ha dedicato l’edizione speciale della sua rivista uscita nel mese di novembre 2013, dal titolo: 100 Grandi Misteri Rivelati, alle civiltà antiche.

All’interno si legge che “a volte le culture si lasciano dietro misteri che confondono quelli che vengono dopo di loro, tra costruzioni, pietre e manoscritti codificati. Tutto fa pensare che le indicazioni degli antichi avevano uno scopo profondo”. L’edizione speciale si concentra in maniera approfondita sui siti antichi e i misteriosi indizio lasciato da civiltà antiche che conosciamo molto poco.

Un noto autore, Michael Cremo, nel suo libro Archeologia Proibita, teorizza che la conoscenza di civiltà antiche altamente tecnologiche è stata soppressa o ignorata dalla comunità scientifica perchè contraddice le attuali convinzioni sulle origine dell’Homo Sapiens e che quindi demoliscono l’attuale paradigma dominante. Il lavoro di Cremo, sebbene irriverente e provocatorio, è stato valutato interessante dal punto di vista didattico e valutato con interesse da numerose riviste accademiche.

10 Sorprendenti Scoperte Che Nessuno Può Spiegare.

http://newsilike.it/10-sorprendenti-scoperte-che-nessuno-puo-spiegare-399-page1.html

La Terra è un pianeta misterioso e pieno di segreti.

10. Gli uccelli Moas

Chiamati anche “uccelli d’elefante”, i Moas erano uccelli provenienti dalla Nuova Zelanda la cui altezza variava tra 1 e 3 metri e il peso raggiungeva fino a 300 chili. Erano così impressionanti che il loro unico predatore era l’aquila gigante Haast, un uccello che aveva un’apertura alare di circa 3 metri. Praticamente senza ali, i Moas erano incapaci di volare. Tuttavia, i suoi arti posteriori permettevano di correre con una certa velocità. La storia racconta che il Moas scomparve intorno al 1500, ucciso dai Maori, il popolo polinesiano indigeno della Nuova Zelanda, per mangiarne le carni.

Durante il XX secolo, in una una spedizione, gli scienziati hanno scoperto un grande artiglio appartenente a uno di questi uccelli, incredibilmente ben conservato per secoli. Questa scoperta archeologica ha permesso agli scienziati di ottenere una rappresentazione immaginaria di questo mitico uccello trovando somiglianze con lo struzzo.

9. La fortezza di Sacsayhuaman in Perù

Situato vicino alla città di Cuzco, la fortezza Inca di Sacsayhuaman è famosa per le sue fondamenta incredibilmente perfette e la sua forma a testa di puma, considerato un animale sacro nella tradizione Inca. Enormi massi, superfici liscie e angoli arrotondati, questo è ciò che caratterizza questa straordinaria attrazione.

La fortezza Sacsayhuaman è costituita da tre pareti parallele con una lunghezza totale di 660 metri. Inoltre, è un luogo che attrae molti turisti grazie ai suoi misteri. Si stima che la sua costruzione risalga alla metà del 15° secolo, tuttavia, si ignora come sia stato eretto. In effetti, le pietre sono così massicce e così incorporate l’una nell’altra che sembra impossibile possa essere opera di esseri umani.

8. La Puerta del Sol in Bolivia

La Puerta del Sol, letteralmente “porta del sole” è situata nel sito archeologico di Tiwanaku in Bolivia. Questo monumento è definito come un portale largo 4 metri e alto 3. Spesso paragonato ad una replica in miniatura dell’Arco del Trionfo. Costruito da un unico blocco di pietra che pesa circa 10 tonnellate, è uno dei più misteriosi edifici turistici nella città di Tiwanaku. La Puerta del Sol è anche famosa per il suo fregio con iscrizioni edificanti tra cui il disegno al centro del Dio Inca Viracocha, che è circondato da personaggi alati e con una testa di elefante, così come altre specie animali che sono estinte ben prima della costruzione di questo monumento: così gli scienziati stanno mettendo in discussione il fatto che tali rappresentazioni siano state fatte al tempo, in quanto le specie erano scomparse da migliaia di anni.

7. Grotte Longyou in Cina

Nel 1992, nella provincia di Zhejiang in Cina, un abitante del villaggio ha scoperto una delle prime grotte artificiali. Da allora, è salito a 36 il numero della basi misteriose con enigmi megalitici impossibili da risolvere. Completamente ricoperte e decorate con intagli, le grotte Longyou impressionano con la loro lavorazione estremamente precisa e per le loro dimensioni incredibili. Infatti, si stima che ognuna ha una grandezza media di 1000 metri cubi.
Composte soprattutto da ponti e piscine artificiali, sembra del tutto impossibile che l’uomo sia stato in grado di costruire un tale sito.

Non esiste inoltre un documento ufficiale in cui si afferma la sua creazione. Quindi non conosciamo l’origine della sua costruzione o cosa ha provocato queste grotte, né da dove provengano i materiali utilizzati. Tuttavia, alcuni archeologi ritengono la sua costruzione risale a circa 300 anni prima di Cristo.

6. Obelisco incompiuto in Egitto

L’obelisco incompiuto si trova nella città di Assuan in Egitto e prende il nome da un monumento monolite la cui costruzione è stata abbandonata. Si presume che il lavoro sia stato interrotto a causa di una crepa al centro della roccia. In effetti, quando si è rotta la pietra, non c’è stata nessun altra soluzione che lasciare riposare il monumento orizzontalmente nel suo blocco di granito. Scolpito su tre lati e affusolato, con una lunghezza enorme di quasi 42 metri e un peso di circa 1.200 tonnellate, si ritiene che sia uno dei monumenti più visitati in Egitto.

Fino ad oggi, le tecniche di costruzione non sono state ancora chiaramente definite e così come sconosciuto è come gli egiziani abbiano abbassato il monumento.

5. La struttura sottomarina di Yonaguni in Giappone

Scoperta nel 1985 dal sub Kihachiro Aratake, il monumento Yonaguni si trova sulla punta meridionale dell’isola omonima, si trova sull’arcipelago Ryukyu al largo del Pacifico in Giappone. La piramide di Yonaguni è praticamente uno dei più grandi misteri archeologici che ci è dato vedere negli ultimi cinquant’anni. Alcuni credono nell’esistenza precedente di una civiltà extraterrestre, altri si muovono verso una teoria meno assurda, ipotizzando una civiltà sconosciuta.

Questa è anche la tesi del professore universitario Masaaki Kimura la cui ricerca lo ha portato a credere che le costruzioni siano di origine umana. Con circa 300 metri di lunghezza e una forma che assomiglia a quella di una piramide, si stima che la creazione di questi resti sia di parecchie migliaia di anni fa.

4. Il Mohenjo-Daro in Pakistan

Mohenjodaro, letteralmente “monte dei morti” è un sito di resti archeologici scoperti nel 1920 e si trova nella valle dell’Indus in Pakistan. Ben presto ha suscitato la curiosità di specialisti a causa dei tanti misteri che contiene. Essi, infatti, hanno a lungo rifiutato l’idea che ci possa essere stata una civiltà in quel momento nella Valle dell’Indus.
Inoltre, ci si chiede come questa civiltà sia scomparsa. Non c’è traccia del loro passaggio sulla terra. Tuttavia la scoperta di Mohenjo-Daro ha rivelato che ci fossero davvero persone con una lingua diversa dalla nostra la cui scrittura è sulle pareti di mattoni crudi del monumento ed è ad oggi ancora indecifrabile. Con una superficie di circa 200 ettari, si stima che questo monumento abbia ospitato una popolazione di circa 40.000 persone.

3. L’Anse aux Meadows in Canada

Se siete mai stati in Canada, probabilmente avete sentito il famoso sito archeologico di L’Anse aux Meadows nel nord dell’isola di Terranova. In effetti, si tratta di un luogo storico che affascina perché è l’unica nota di insediamento vichingo fino ad oggi in Nord America. Oltre ad essere l’unica testimonianza autentica di questa prima civiltà europea in America.

Il sito di L’Anse aux Meadows è un sito che è stato scoperto negli anni ’60 da un esploratore norvegese di nome Helge Ingstad. Le stime rivelano che risalga al secolo XI. Decine di edifici in legno con il tetto coperto di erba e altri elementi fanno ipotizzare che il sito sia stato costruito in uno spirito tipicamente islandese.

2. Tunnels dell’Età della Pietra

La metropolitana dei tunnel dell’Età della pietra che collegano la Scozia e la Turchia è stata scoperta dall’archeologo tedesco Heinrich Kush e suscitano un gran numero di domande da parte degli archeologi. Prima di tutto, a cosa servivano queste vecchie fondamenta di 12.000 anni in un tempo in cui l’uomo non aveva che una reputazione di cacciatore-raccoglitore? Inoltre, perché creare una connessione con la Repubblica di Turchia? Anche in questo caso, le opinioni si moltiplicano. Alcune teorie credono che gli uomini abbiano creato questi tunnel a scopo difensivo, vale a dire per proteggersi dai predatori.

Altri citano l’idea che queste basi siano simili alle nostre strade. In altre parole, potrebbe essere che un tempo si utilizzassero per viaggiare in sicurezza, lontano da guerre e violenze. Tuttavia la rete era inaccessibile in alcuni luoghi in quanto la maggior parte dei tunnel misurati ha solo 70 centimetri di larghezza.

1. Le sfere megalitiche di Costa Rica

Esse rappresentano un insieme di centinaia di sfere di pietra con un diametro da pochi centimetri a quasi tre metri e un peso che può arrivare fino a dieci tonnellate, gli scienziati si chiedono come i creatori siano stati in grado di muoversi e trasportare queste sfere che sembrano impossibili da smuovere date le loro caratteristiche.

Alcuni ricercatori concordano nel dire che non esiste una spiegazione scientifica. Le sfere megalitiche di Costa Rica sono dunque “uno scherzo della natura”. Inoltre, la costruzione è così perfetta che sembra inconcepibile possa essere opera dell’uomo. Secondo la leggenda locale, si dice che ogni sfera rappresenti il simbolo della stella della giornata: il sole.

Enel spegne 23 centrali, i sindacati protestano ma l’occasione è irripetibile

http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/09/19/enel-spegne-23-centrali-i-sindacati-protestano-ma-loccasione-e-irripetibile/3042014/

Enel spegne 23 centrali, i sindacati protestano ma l’occasione è irripetibile

di  | 19 settembre 2016
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Ecologista, politico e sindacalista

Enel chiude 23 centrali e le riconsegna al territorio: un’occasione straordinaria per il paese di recuperare aree progettandone nuovi usi. Ma finora… silenzio tombale!

Con l’avvento di Francesco Starace alla guida di Enel (maggio 2014), la politica dell’ex monopolista elettrico ha subito una decisa sterzata. Il nuovo amministratore delegato, in una audizione al Senato nell’ottobre dello stesso anno (l’audizione si tenne il 15 ottobre, v. Quotidiano Energia del 15 ottobre 2014) spiegò che in uno scenario così rivoluzionato, come quello della generazione elettrica, Enel doveva chiudere senza esitazioni ben 25 mila MW di centrali termoelettriche divenute ormai una zavorra difficile da sostenere. Eccesso di offerta di elettricità, calo dei consumi, aumento della generazione rinnovabile sono all’origine di questa colossale iniziativa di chiusura di centrali che hanno fatto la storia del nostro Paese. Interessante notare che il suo predecessore,Fulvio Conti, in una audizione in Senato, solo due mesi prima (il 26 marzo 2014), non aveva fatto alcun accenno a future dismissioni.

Interessante però non è solo che con Starace l’Enel abbia deciso dinon costruire più impianti alimentati da fonti fossili(eccetto il gas all’estero), e che abbia quindi imboccato una strada verso la tanto citata decarbonizzazione, ma che abbia impostato un processo di dismissioni che prevede il confronto con tutti i soggetti presenti sui territori interessati.

A questo scopo la società ha creato anche un sito internet specifico, dove sono attualmente in vetrina 22 impianti ormai chiusi(manca il ventitreesimo: Assemini), destinati alla vendita o a progetti alternativi, definendo un progetto chiamato “Futur-e”.

Evidentemente Enel intende anticipare questo cambiamento puntando sulla tecnologia e l’innovazione per offrire ai clienti un servizio più evoluto, con prodotti e servizi per l’efficienza energetica, la gestione intelligente dei consumi e soluzioni per la mobilità sostenibile. In questo scenario, la riconversione degli impianti rappresenta un’occasione per il territorio che potrà così cogliere diverse e nuove opportunità di sviluppo.

L’elenco delle centrali e la loro localizzazione è rappresentata qui sotto.

Rivoluzione Enel, grande occasione

In quasi tutte le realtà territoriali dove sono ubicate le centrali sono in corso contatti con amministrazioni, associazioni imprenditoriali, università per discutere le possibili destinazioni d’uso. La scelta dichiudere un numero così rilevante di centrali senza chiedere alcun intervento assistenziale da parte del governo rappresenta una novità nel panorama industriale italiano.

A partire dalla crisi economica del 2008 il settore elettrico ha subito una trasformazione epocale di cui alcuni amministratori se ne sono resi conto con grande ritardo. Ma basta guardare i dati del 2012 per comprendere come la scelta di Enel fosse la sola intelligente da affrontare senza esitazioni. Quell’anno si resero visibili gli effetti dell’inaspettata crescita del fotovoltaico nel 2011 che, combinati col calo dei consumi, avevano ridotto drasticamente il numero di ore di funzionamento delle centrali a gas (minandone la sostenibilità economica) – rispetto alle 4.120 ore di funzionamento del 2007 se era passati a sole 2.633 nel 2011, meno di un impianto idro – e messo KO quelle ad olio combustibile. Un secondo effetto che ha messo in ginocchio la generazione termoelettrica, sempre causato dalle rinnovabili è stato il calo del prezzo dell’energia all’ingrosso. Infatti la generazione fotovoltaica nelle ore di punta ha contribuito al calo del PUN (Prezzo Unico nazionale) nelle ore di picco; negli ultimi due anni il calo del prezzo del gas metano, ha ulteriormentespinto il prezzo dell’elettricità all’ingrosso ai suoi minimi storici.

Per citare altre centrali il cui futuro appare segnato, ricordiamo quella di Brindisi di A2A (dove si smantelleranno le unità 1 e 2), Sermide e Chivasso dove sono stati fermati due gruppi da 400 MW; Ponti sul Mincio, Monfalcone e San Filippo del Mela in Sicilia, destinato probabilmente ad una conversione nel settore dei rifiuti; infine Cassano d’Adda per cui A2A ha chiesto l’ok per la dismissione della unità n.1 (v. “Risiko termoelettrico, ecco la mappa”, Quotidiano energia 13 gennaio 2016). Infine a settembre si fermerà la storica centrale a carbone di Genova.

In sintesi si è chiuso un ciclo e la strada da intraprendere per il futuro è una definitiva scelta per un modelle elettrico basato sulle fonti rinnovabili e supportato da una rete smart. In questa situazione, la decisione di come utilizzare le aree delle centrali chiuse può essere una grande occasione per riutilizzare quelle vicine o all’interno di centri urbani a scopi più utili per le città e per trovare un nuovo ruolo a quelle distanti dai centri abitati, che sappiano coniugare la necessità di creare posti di lavoro con la tutela dell’ambiente. Le idee non mancano, ad esempio relativamente aMontalto di Castro si vocifera di un possibile riutilizzo come mega fabbrica per assemblare auto da parte di un produttore cinese, o di un enorme centro commerciale, o di un gigantesco data center (Google? Amazon?). Nel caso di Genova, trattandosi di un edificio storico, tutelato dalla Sovrintendenza per le belle arti, si ipotizza la realizzazione di un museo; per Trino Vercellese si parla addirittura di un circuito automobilistico, ma anche della sede di un datacenter di Amazon.

Visto il numero di impianti coinvolti non sarebbe fuori luogo unariflessione di livello nazionale, in particolare per considerare i possibili effetti sull’occupazione. Ma nel nostro Paese le priorità risultano sempre altre, compresa la sconsolante diatriba sulla necessità (?!) di riformare la Costituzione.

Quello che stupisce è la reazione dei sindacati di categoria, che hanno fatto sapere di essere intenzionate a contrastare le iniziative di dismissione delle centrali non più remunerative annunciate dall’amministratore delegato. La nostra sensazione è che neppure i sindacati negli anni recenti abbiano compreso la rivoluzione in atto nel campo elettrico e che si siano spesso limitati e difendere posti di lavoro nella generazione convenzionale non valutando a pieno le potenzialità occupazionali di un modello alternativo. In quanto alla politica silenzio assoluto. Non c’è che da augurarsi che dopo la Cop 21, i moniti della Laudato Sì e gli allarmanti dati sul cambiamento climatico, si trovi tra le forze sociali e i movimenti sul territorio l’intelligenza e le capacità per sfruttare positivamente un’occasione storica (per una trattazione più esaustiva v.www.energiafelice.it).

a cura di Mario Agostinelli e Roberto Meregalli

CES MINISTRES BELGES RACISTES SANS COMPLEXES QUI DONNENT DES LECONS EN RDC OU AU BURUNDI !

# PANAFRICOM/ UNE PUBLICATION RACISTE ANTI-NOIRE SUR LA PAGE D’UN DES MINISTRES BELGO-FLAMANDS QUI FONT LA LECON EN RDC OU AU BURUNDI !

  PANAF - VISUALS min belge antinoir (2016 09 29) FR

Un GIF jugé “raciste” partagé par Theo Francken sur Facebook suscite des réactions ! Voilà l’univers mental d’un de ces arrogants ministres belgo-flamands qui osent faire la leçon et parler de « droits de l’homme » en RDC ou au Burundi !!!

PANAF - VISUALS min belge antinoir (2016 09 29) FR

Une pub pour une marque de soda sans sucre détournée et c’est une polémique politique qui éclate avec raison. Ce lundi soir, Theo Francken (N-VA), secrétaire d’Etat à l’Asile et à la Migration a partagé un GIF, une séquence animée répétitive, sur sa page Facebook. On l’y voit descendre d’un hélicoptère et mettre une ventouse sur la tête d’un homme noir qui est rapidement hélitreuillé. Comprenez : expulsé! Theo Francken commente : “Regardez une fois ce que j’ai trouvé. Tolérance zéro, c’est marrant :-))” Vers 10h30, ce mardi, ce post était supprimé… Evidemment, sur cette même page Facebook, des internautes ont réagi, criant au racisme.

* Voir l’animation raciste anti-noire partagée et donc approuvée

sur la Page Facebook du Ministre belge Francken :

http://coucoucharles.tumblr.com/post/151006383405

Avec Twitter – Tumblr/ 2016 09 28/

WebTV : http://www.panafricom-tv.com/

Organisation : https://www.facebook.com/panafricom/

Néopanaficanisme (idéologie) :

https://www.facebook.com/Panafricom2/

* Visuel : Un des nombreux Tweets en réaction.

MINISTER LAVROV (RUSSIAN MFA) COMMENTS ON ‘WESTERN MEDIA’S QUESTIONABLE CHOICE OF INFORMATION SOURCES ON SITUATION IN SYRIA’

SYRIA COMMITTEES/

 SYRIA - VISUAL lavrov osdh (2016 09 28) ENGL

Lavrov comments on “Western media’s questionable choice of information sources on situation in Syria”

Lavrov clashed the so-called “Syrian Observatory for Man Rights”, based in London (in fact a propaganda agent working for British Secret services Mi5 and Mi6 …

With Russian MFA – Twitter/ 2016 09 28/

http://www.syria-committees.org/

https://www.facebook.com/syria.committees/

https://www.facebook.com/suriye.komitesi/