Archivi giornalieri: 22 settembre 2016
Lo strano caso della Tav: in Italia costa 61 milioni al chilometro, in Spagna 10, e in Giappone 9 …Come mai ???
Lo sottolinea il rapporto sulla corruzione della Commissione europea: il prezzo “potrebbe essere una spia di cattiva gestione o irregolarità”
Ci spiegheranno che è per via degli Appennini (famosi quelli tra Roma e Napoli) o per ragioni sismiche (quelle purtroppo ci sono sempre, mentre in Giappone il fenomeno è sconosciuto). Ci saranno ragioni tutte italiane mentre in Francia, in Spagna, o in Giappone si costruisce su vie ferroviarie naturali, tutte piatte e senza alcuna difficoltà. Ma il risultato da spiegare è come mai in Italia le ferrovie ad Alta velocità costano 61 (dico sessantuno) milioni al chilometro e in Giappone costa solo 9,8 milioni, in Spagna 9, 3 e in Francia 10,2.
Lo rileva un paragrafo del primo Rapporto della Commissione europea sulla corruzione nell’Unione, che vale la pena riportare integralmente: “L’alta velocità è tra le opere infrastrutturali più costose e criticate per gli elevati costi unitari rispetto a opere simili. Secondo gli studi, l’alta velocità in Italia è costata 47,3 milioni di euro al chilometro nel tratto Roma-Napoli, 74 milioni di euro tra Torino e Novara, 79,5 milioni di euro tra Novara e Milano e 96,4 milioni di euro tra Bologna e Firenze, contro gli appena 10,2 milioni di euro al chilometro della Parigi-Lione, i 9,8 milioni di euro della Madrid-Siviglia e i 9,3 milioni di euro della Tokyo-Osaka. In totale il costo medio dell’alta velocità in Italia è stimato a 61 milioni di euro al chilometro. Queste differenze di costo, di per sé poco probanti, possono rivelarsi però una spia, da verificare alla luce di altri indicatori, di un’eventuale cattiva gestione o di irregolarità delle gare per gli appalti pubblici”.
IL CARO LUBRANO (ve lo ricordate?) DIREBBE …LA DOMANDA SORGE SPONTANEA…
COME MAI ??
Olimpiadi 2024, Pd in coro contro Raggi: “Roma perde opportunità”. Ma nel 2012 elogiava Monti e dimenticava la Capitale
Virginia Raggi ha detto no alle Olimpiadi del 2024. Così comeMario Monti oppose il gran rifiuto ai Giochi del 2020. Il nietdel capo del governo dei tecnici venne salutato dal Partito Democratico come un’assunzione di responsabilità di fronte alle difficoltà del Paese. E oggi? Il Pd attacca la sindaca di Roma, rinfacciandole la grande occasione persa nella Capitale, argomento che però si guardò bene anche dal solo sfiorare 4 anni fa quando i dem erano tutti impegnati a incensare il salvatore della patria sbarcato a Palazzo Chigi per volere di Bruxelles.
“E’ da irresponsabili dire sì a questa candidatura”, le 8 parole con cui Raggi ha infranto il sogno. La stessa argomentazione con cui Monti oppose il gran rifiuto: “Abbiamo ritenuto di dover esseremolto responsabili in questo momento della vita italiana”, scandiva flemmatico l’ex presidente della Bocconi il 14 febbraio 2012, a pochi mesi dal pauroso rally dello spread, dagli attacchi degli speculatori, dalle costanti pressioni di Bruxelles e dall’intervento di Giorgio Napolitano per favorirne l’avvicendamento con Silvio Berlusconi. Lo stesso concetto con il quale l’allora segretario del Pd, Pierluigi Bersani, salutava suTwitter la decisione del premier: “Una scelta da leggere comesegno di responsabilità e non di sfiducia. #Roma2020“.
Elezioni Usa, iniziativa Manziana (RM)
IN GRECIA È RIVOLUZIONE, MA I TG HANNO ORDINI DI CENSURARE PERCHÉ HANNO PAURA DI UN CONTAGIO E CHE SCOPPI UNA RIVOLUZIONE IN TUTTA EUROPA.
DI PAOLO · 26 AGOSTO 2016
Sono ore drammatiche in Grecia, dove il popolo si e’ accampato sotto al parlamento per protestare contro le misure di austerità dettate ancora una volta dalla Troika. Bisogna condividere! I mi piace non servono! I media vi stanno nascondendo ciò che sta accadendo in Grecia perché hanno paura di un contagio e che scoppi una rivoluzione in tutta Europa.
I rappresentanti del mondo dell’agricoltura hanno invaso le strade della capitale con mezzi pesanti agricoli paralizzando di fatto tutto. I media italiani tacciono impegnati a distrarre l’opinione pubblica con programmi televisivi spazzatura.
I manifestanti hanno tentato di entrare all’interno del palazzo ma la polizia li ha respinti usando gas lacrimogeni. Ad Atene si è realizzata una nuova giornata di proteste, scioperi e tensioni. Almeno un migliaio di coltivatori si sono ritrovati nella capitale ellenica in segno di protesta contro l’aumento delle tasse previsto dal Governo e contro la riforma delle pensioni, la cui misura più contestata è il taglio (dal 15 al 30%) per gli assegni dei pensionati che lasceranno il lavoro a partire dal 2016.
Sarebbe questo l’ennesimo provvedimento emanato ai danni dei pensionati greci negli ultimi sei anni. I sindacati di categoria denunciano che le misure richieste da Ue e Fmi porterebbero a un taglio del‘85% del reddito annuo di diversi attori sociali: in primis gli agricoltori.
Notificati a Nicoletta Dosio gli arresti domiciliari. APPUNTAMENTO – Lettera di Nicoletta
Stamane alle 6 la Questura di Torino si è presentata a casa di Nicoletta notificandole la misura cautelare degli arresti domiciliari emessi dal gip Ferracane in sostituzione a quella dell’obbligo di dimora.
Ricapitolando le tappe di questa vicenda giudiziaria, ricordiamo come Nicoletta fu sottoposta il 23/06 alla misura di obbligo di presentazione quotidiana ai carabinieri di Susa, mai ottemperata, e che in data 27/07 tale misura, su ricorso di Rinaudo, fu aggravata con quella dell’obbligo di dimora in Bussoleno.
Nicoletta in tour in giro per l’Italia con “Io sto con chi Resiste” ha violato sistematicamente anche questa applicazione e dichiarato pubblicamente, in molte occasioni, la sua volontà di non rispettare queste ingiuste imposizioni.
A seguito di due segnalazioni di violazione da parte della polizia, tra le tante, emerge dalle carte consegnate oggi a Nicoletta come ella abbia commesso reato “nonostante avesse ben compreso il contenuto della misura cautelare e delle relative prescrizioni (che ha espressamente dichiarato di rifiutare), addirittura non presentandosi all’interrogatorio di garanzia fissato …” e come “tali condotte dimostrano che la misura originariamente apllicata) e nonostante i divieti le fossero stati espressamente ribaditi ella ha ripreso, o meglio, ha continuato a “tresgredire”.
Queste, per noi tutti, sono note di merito che attestano il coraggio di una giusta battaglia.
Come movimento No Tav sosterremo Nicoletta in questa sua lotta di libertà per tutti e tutte e ribadiamo insieme a lei che non ci metterete mai in ginocchio.
Ci diamo appuntamento alle 19 di fronte alla sua abitazione a Bussoleno, in Via San Lorenzo.
Libertà per Nicoletta!
Libertà per tutti i No Tav!
Lettera di Nicoletta:
Sono arrivati, all’alba, con la notifica dei domiciliari.
Il latrare di Argo al cancello, la mia casa nel disordine del primo mattino, il tuffo al cuore inevitabile anche quando sei preparata e ti aspetti gli eventi, il senso della tua intimità violata.
Domiciliari che non rispetterò, come non ho rispettato l’obbligo di firma quotidiana e l’obbligo di dimora.
Il conflitto contro l’ingiustizia è un diritto e un dovere.
La mia casa non è una prigione; non sarò la carceriera di me stessa.
Mi sento serena e sicura.
La loro legalità ha più che mai il volto della guerra e dell’oppressione.
La nostra lotta è un cuore pulsante e gentile, un pensiero lucido e saggio, bella e struggente come i cieli autunnali, dolce come le albe che rinascono, concreta e generosa come la terra.
Sento intorno a me il sostegno di compagne e compagni, la solidarietà invincibile di una Valle che continua a resistere ed a costruire l’idea di un futuro più giusto e vivibile per tutti.
Ho ancora in me l’emozione e la ricchezza dei tanti incontri avuti durante le settimane del NOTAVTour”io sto con chi resiste”.
Non è preoccupazione, ma una calma gioiosa quella che provo.
Questa sera sarò all’assemblea organizzata a Bussoleno a sostegno della Resistenza Kurda e del PKK.
L’importante è rimanere umani, ossia, come ci dice Rosa Luxemburg in una sua lettera dal carcere, “rimanere saldi e chiari e sereni, sì sereni nonostante tutto. Rimanere umani significa gettare con gioia la propria vita sulla grande bilancia del destino, quando è necessario farlo, ma nel contempo gioire di ogni giorno di sole e di ogni bella nuvola”.
Liberi tutte e tutti!
Avanti NO TAV!
I consiglieri puliscono un fosso, la sindaca sale alla guida della ruspa
BRUXELLES CONTRE LE TTIP ET LE CETA !
APRES L’ALLEMAGNE, BRUXELLES MANIFESTE CONTRE LE TRAITE TRANSATLANTIQUE TTIP ET SON CLONE CANADIEN CETA !
PCN-SPO/ 2016 09 20/
https://www.facebook.com/PCN.NCP.org/
« TTIP, CETA, on n’en veut pas !»
« Pour la démocratie, les services publics et sociaux : TTIP stop »
A Bruxelles, des milliers de personnes manifestent contre le traité de libre-échange transatlantique !
Chiffres : 6 000, c’est le nombre de personnes, selon la police, 15 à 20.000 selon les organisateurs, qui ont manifesté ce mardi à Bruxelles sous les fenêtres des institutions européennes pour dénoncer le « Traité de libre-échange transatlantique » que l’UE négocie avec les Etats-Unis (TTIP) et son équivalent en passe d’être signé avec le Canada (Ceta).
Trois jours après les grandes manifestations anti-TTIP qui ont rassemblé entre 163.000 et 320.000 personnes dans sept villes allemandes samedi, les manifestants se sont rassemblés à l’appel d’une large coalition d’ONG, de militants de gauche et de syndicats. « TTIP, CETA, on n’en veut pas !», ont scandé des manifestants. D’autres brandissaient une banderole : « Pour la démocratie, les services publics et sociaux : TTIP stop ».
(Photo AFP)
PCN-NCP / PCN-SPO
24 SETTEMBRE – VERGOGNA SU ROMA
http://fulviogrimaldi.blogspot.it/2016/09/24-settembre-vergogna-su-roma.html
MARTEDÌ 20 SETTEMBRE 2016
Per il 24 settembre a Roma è prevista una manifestazione a sostegno dei curdi cui partecipa una vasta consorteria di amici del giaguaro e di utili idioti e contro la quale ci pronunciamo come Comitato No Nato, anche per avvertire tante persone che indubbiamente in buonafede vorranno partecipare all’iniziativa. Sotto la copertura della sacrosanta solidarietà alla popolazione curda che subisce la feroce repressione del despota Erdogan in Turchia, si vuole contrabbandare il sostegno al PYD, partito dei curdi siriani che, con la loro formazione armata YPG, mascherata da Forze Democratiche Siriane, è in queste settimane impegnato, con l’appoggio di terra e di aria delle Forze Speciali Usa, a occupare territori siriani arabi che curdi non sono e a praticarvi una cinica pulizia etnica (come denunciata dall’appello qui sotto dell’arcivescovo di una città siriana invasa dai curdi, Hasakah). I curdi siriani, aprendo il territorio di Royava all’ingresso delle truppe americane, consentendogli di costruire una base aerea in territorio siriano, violando la sovranità della Siria, si sono prestati, in parallelo con l’Isis, a diventare forza mercenaria degli Usa nell’invasione della Siria.
Per coprire questa sciagurata collaborazione con chi da sempre punta alla distruzione dello Stato laico, democratico, multietnico e multiconfessionale della Siria, si attribuiscono ai curdi siriani caratteri del tutto ingiustificati di socialismo, partecipazione democratica, ecologismo, emancipazione delle donne, che sono invece da decenni i caratteri costitutivi dello Stato siriano.
All’evidente collaborazionismo con l’imperialismo e le sue guerre d’aggressione e i suoi ascari jihadisti, che contrassegna la manifestazione romana, aderiscono, oltre alle solite Ong pacifinte, Cgil, Fiom, USB, la micro-Rete dei Comunisti, confraternite cattoliche varie, Arci, Un Ponte per, e altri che troverete nel sito della Rete per il Kurdistan. I responsabili della mattanza inflitta al popolo siriano (e a quelli afghano, iracheno, libico, yemenita, somalo) se la ridono e applaudono.
Homs liberata dall’Esercito Arabo Siriano
Comunicato della Lista Comitato No Guerra No Nato e della Rete No War Roma
PERCHE’ NON ADERIAMO ALL’APPELLO ED ALLA MANIFESTAZIONE DEL 24 SETTEMBRE
Pur avendo sostenuto per anni la lotta del popolo curdo, siamo molto preoccupati delle scelte che una parte della sua dirigenza ha imposto in Siria. Queste scelte e le loro conseguenze non sono assolutamente messe in discussione dall’appello per il 24 settembre:
1) Non viene minimamente condannato il fatto che l’esercito turco ha invaso uno stato indipendente, la Siria, in cui gli stessi Curdi vivono, violandone platealmente la sovranità.
2) Non viene chiarito che gli stessi Curdi della Siria, ed i loro alleati delle “forze democratiche siriane” (spezzoni di vecchie formazioni jihadiste facenti capo al sedicente Esercito Libero Siriano), hanno per primi essi stessi violato la sovranità del loro paese consegnando nelle mani dell’alleato esercito statunitense una serie di basi su suolo siriano.
3) Viene taciuto che gli stessi statunitensi si servono di queste basi per attaccare e minacciare l’esercito nazionale siriano che difende l’unità, l’indipendenza e la sovranità del paese, mentre contemporaneamente l’esercito nazionale viene bombardato anche da Israele, che cura anche i feriti di Fateh al-Sham (ex al-Nusra) e dell’ISIS nei propri ospedali..
L’ultimo deliberato bombardamento dell’esercito USA sulle posizioni dell’esercito siriano a Deir Es Zor, città assediata dalle bande dell’ISIS, che ha causato decine di morti, favorendo così gli attacchi dell’ISIS, dovrebbe far riflettere sulle reali intenzioni degli USA. Gli Statunitensi stanno anche sabotando la tregua umanitaria concordata con la Russia, non onorando l’impegno preso di costringere le formazioni armate da loro controllate a cessare il fuoco ed a distaccarsi dai terroristi estremisti dell’ex al-Nusra ed ISIS.
Fin dagli anni ’90 i neocons USA nei loro documenti indicavano una serie di paesi da distruggere perché non compatibili con i loro sogni di domino mondiale, tra cui la Siria, la Jugoslavia, l’Iraq, l’Iran, la Libia e altri paesi. A partire dall’amministrazione di Bush jr le indicazioni dei neocons sono state adottate ufficialmente come strategia della politica estera statunitense. Di questo ci sono oltre che i fatti, varie testimonianze, a partire da una famosa intervista rilasciata nel 2008 dal generale Wesley Clark.
Come conseguenza, fin dal 2011 è stata formata una vasta alleanza filo-imperialista con l’intento di distruggere lo stato siriano laico e progressista, uscito dalle lotte anticoloniali, così come già è stato fatto per la Jugoslavia, Libia, Iraq, Ucraina, Somalia, Costa d’Avorio, Sudan.
Di questa alleanza fanno parte USA, UE, NATO, Turchia, Arabia Saudita, Qatar, e bande di mercenari jihadisti terroristi che fanno capo all’ex al-Nusra, ISIS, e presunte formazioni “moderate” legate agli USA.
Il movimento curdo siriano, che dichiara di voler lottare per una Siria democratica, dovrebbe precisare se intende portare avanti le proprie rivendicazioni nell’ambito dello stato laico e progressista siriano, che ha assicurato pieni diritti alle donne, e alle numerose religioni ed etnie presenti nel paese, o cercare illusoriamente di realizzare le proprie aspirazioni a costo della distruzione della Siria, programmata da tempo dall’imperialismo, con la creazione di uno staterello fantoccio, stile Kosovo.
Altrettanta chiarezza richiediamo a tutte quelle organizzazioni sedicenti pacifiste e di sinistra, che non mancano occasione di attaccare e demonizzare il governo della Siria, e che oggi trovano un facile alibi nell’adesione all’ambigua manifestazione del 24.
Roma 19/9/2016 Lista Comitato No Guerra No Nato, Rete No War Roma
Per adesioni: comitatononato@gmail.com
APPELLO DELL’ARCIVESCOVO DI HASSAKAH, SIRIA, JACQUES BEHNAN HINDO,
“Un grido di aiuto, in soccorso dei cristiani ” è stato lanciato da Mons. Jacques Behnan Hindo, Arcivescovo di Hassaké-Nisibi dei Siri. “Dopo l’annuncio della tregua tra esercito arabo-siriano e forze curde, che prevede la smilitarizzazione, fra l’altro, del quartiere cristiano di Hassaké, le barricate non sono state rimosse, anzi sono aumentate, così come è aumentato il numero delle strade chiuse. La circolazione è diventata molto difficile, se non addirittura impossibile.”. La responsabilità, precisa il presule, va attribuita al partito curdo e al suo braccio armato, che rappresentano solo il 18-20% dei curdi della regione.
“Sono stati occupati l’Ufficio Anagrafe e il Dipartimento Immigrazione e Passaporti, la Banca Commerciale Siriana, le facoltà universitarie dell’Eufrate e di Hassaké, i depositi di grano, gasolio, benzina e cotone, il cui contenuto è stato trasferito.”. La vita della popolazione cristiana diventa sempre più difficoltosa, perché, “i combattenti curdi, l’esercito e i suoi sostenitori hanno occupato decine di case nel quartiere cristiano, ma non è consentito ai residenti di ritornarci, tranne in quelle distrutte perché le forze curde vi si erano stanziate. I curdi appartenenti al braccio armato del partito si sono impossessati di molti mezzi del comune di Hassaké, e li utilizzano per servire soltanto i loro quartieri. Per proteggere gli altri abitanti dalle malattie ci siamo dovuti addossare la raccolta e il trasporto dei rifiuti fuori del paese, tramite veicoli privati il cui acquisto è a carico dell’arcidiocesi.”.
“In tutto questo – aggiunge Mons. Hindo, sono stati colpiti anche i curdi, assieme al resto dei componenti della provincia di Hassaké. Comprendiamo la grande preoccupazione e la tensione che vivono i cristiani e i curdi che non appartengono al partito curdo. Comprendiamo altresì la rabbia che aumenta ad Hassaké a causa del peggioramento delle condizioni di vita, della mancanza di generi alimentari e delle interruzioni quotidiane di elettricità, mentre a Malikieh, che è sotto il controllo dei curdi, non ci sono blackout, e tutte le esigenze vengono pienamente soddisfatte. Comprendiamo infine la rassegnazione dei cristiani che sono indotti ad emigrare.”.
CONGO RDC : L’OPPOSITION PRO-OCCIDENTALE PLONGE KINSHASA DANS LE CHAOS !
Luc MICHEL pour PANAFRICOM/ 2016 09 20/
Avec Correspondance Kinshasa – AFP – RTNC/
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Des forces puissantes exogènes, qui manipulent des forces endogènes, sont à l’œuvre en RDC. Visiblement le chaos et la destruction de l’Etat congolais, restabilisé par le Président Kabila, sont leur but ! Hier elles ont ploné la capitale du Congo dans le chaos …
« Au moins six personnes ont été tuées lundi dans des violences et pillages survenues à Kinshasa avant une manifestation hostile au président congolais Joseph Kabila que les autorités ont ensuite interdite » dit l’AFP. Tandis que Libération (Paris), un des médias de l’OTAN qui pousse les vents mauvais du soi-disant « printemps africain » (sic) dénonce « le despote Kabila » …
« Manifestation pacifique » ou pillages avec violences ?
Car voilà la réalité … postes de police, magasins Bukanga Lonzo, boutiques de commerçants, en particulier chinois (car la violence est aussi xénophobe), écoles privées, sièges de partis politiques etc. pillés, en plus de morts d’hommes dont des policiers brûlés vifs : voilà la manifestation dite « pacifique » !
KINSHASA LIVRE AU PILLAGE ET A L’EMEUTE
“Deux policiers ont été tués” dans l’attaque d’une permanence du parti présidentiel à Limete (centre-ouest de la capitale de la République démocratique du Congo), a déclaré à l’AFP le ministre Lambert Mende, porte-parole du gouvernement congolais. A la suite de ces violences, “on a annulé la manifestation”, a-t-il ajouté.
Les autorités ont dénoncé plusieurs pillages et incendies criminels ciblés (des opérations préparées), ayant visé des permanences de formations politiques de la majorité. “Il y a eu des pillages ciblés”, a déclaré M. Mende, “il y a des gens qui se sont préparés pour faire tout ce désordre”, a déclaré M. Mende, accusant l’UDPS, principal parti de l’opposition, d’être à l’origine de la violence. Une religieuse catholique a déclaré à l’AFP avoir vu “brûler vif” un policier commis à la garde d’une permanence politique.
UNE OPPOSITION COMPRADORE QUI VISE AU COUP DE FORCE
Réuni autour d’Étienne Tshisekedi, le fondateur de l’UDPS,un “Rassemblement” des principaux partis d’opposition (né à Genval en Belgique sous influence directe du néocolon belge, soutenue par Washington et le Quai d’Orsay) avait appelé à manifester lundi dans tout le Congo pour signifier au président Joseph Kabila son “préavis”, trois mois avant l’expiration de son mandat, le 20 décembre, et exiger la convocation de la présidentielle avant cette date. A Kinshasa, la manifestation devait commencer à 13h00 (12h00 GMT), mais plusieurs heurts ont opposé des jeunes armés de pierres à la police antiémeutes dans la matinée à Limete, quartier où l’UDPS a son siège.
Très véhéments, des groupes de quelques dizaines à plusieurs centaines de jeunes ont affronté des policiers antiémeutes en lançant en français ou en lingala des “Kabila akende” (Kabila dégage !) ou “Kabila doit partir”. A Limete et près du Palais du Peuple (Parlement), la police a répliqué aux jets de pierre à coup de grenades lacrymogènes. Comme l’a fait la police à Paris il y a quelques jours …
Un photographe de l’AFP et une journaliste de RFI qui couvraient ces événements ont été interpellés à la mi-journée par la police militaire. Les autorités congolaises ont assuré qu’ils seraient libérés rapidement, mais les deux reporters n’avaient pas recouvré leur liberté à 15h30 (14h30 GMT).
Selon des sources de sécurité privées, il y a eu des pillages ciblés dans des quartiers sud de la capitale ayant visé des agences bancaires ou des magasins tenus par des Chinois. De source diplomatique, on signalait des échauffourées en “divers endroits” dans ces zones. Le calme semblait revenir en milieu d’après-midi alors que le ministre de l’Intérieur, Evariste Boshab s’apprêtait à donner une conférence de presse.
Arrivé au pouvoir en 2001 après l’assassinat de son père Laurent-Désiré Kabila, M. Kabila est âgé de 45 ans. La Constitution congolaise lui interdit de se représenter mais il ne donne aucun signe de vouloir quitter le pouvoir.
L’OPPOSITION PRO-OCCIDENTALE CONTRE LE DIALOGUE NATIONAL
ET DES ELECTIONS GENERALES APAISEES
Alors que la présidentielle apparaît impossible à tenir dans les temps (problèmes majeurs de budget et de constitution des listes électorales), le “Rassemblement” constitué autour de M. Tshisekedi (opposition compradore) refuse le “dialogue national” en cours à Kinshasa entre la majorité et une partie de l’opposition (patriotique celle-là).
Ce forum doit déboucher sur un “accord politique” de sortie de crise et ouvrir la voie à des élections “apaisées” mais retardées. Il devait s’achever samedi, mais les négociateurs ne sont pas encore parvenus à s’entendre sur tous les points à l’ordre du jour, et le travail sur le calendrier des élections devait reprendre lundi à Kinshasa.
Habituée aux violences à caractère politique, Kinshasa avait des airs de ville morte lundi. Dans plusieurs quartiers, les écoles étaient désertées par les élèves, les parents préférant les garder à la maison. De nombreuses boutiques étaient fermées, la circulation était presque inexistante. Faute de clients, quelques taxis (peu nombreux) cassaient leur prix.
Une atmosphère semblable régnait à Lubumbashi, la deuxième ville du pays, dans le sud-est, où des soldats sont venus renforcer en masse la police autour des principaux bâtiments publics et dans les quartiers réputés acquis à l’opposition. A Bukavu, dans l’est du pays, quelque 300 personnes manifestaient à la mi-journée pour demander le “respect de la Constitution”, selon le correspondant local de l’AFP.
Photo : policier lynché et scènes d’émeutes à Kinshasa.
LUC MICHEL / PANAFRICOM