Tre pavoni a Ventotene: l’esibizione ci è costata 2 milioni di euro

per le pagliacciate DI EUROBANKENSTEIN tutto ok
martedì, 23, agosto, 2016
 
Il conto del vertice di Ventotene sulla nave militare tra Renzi, Merkel e Hollande: due milioni di euro
 
VENTOTENE-VERTICE
di Luca Comellini
 
Alcune centinaia di uomini e donne delle forze di polizia, della Marina militare, dell’Aeronautica, dell’Esercito, della Capitaneria di Porto e dei Vigili del fuoco sono stati impegnati per settimane per mettere a punto il minuzioso piano di sicurezza che non ha tralasciato nessun aspetto della visita che ieri i due leader europei Hollande e Merkel hanno fatto al premier Matteo Renzi. Dal controllo dello spazio aereo a quello del territorio. Per cielo, terra e mare, l’apparato della sicurezza si è mosso con la massima riservatezza e discrezione già con alcune settimane di anticipo rispetto alla data del vertice svoltosi a bordo della nave della Marina militare Garibaldi ma annunciato solo lo scorso 17 agosto.
 
Settimane di lavoro per il personale delle forze dell’ordine e militare che per italiani hanno rappresentato un costo aggiuntivo rispetto alle loro normali attività dalle quali sono stati temporaneamente distolti. Secondo una prima stima tra costi del personale inviato in trasferta a Napoli e poi a Ventotene, le ore di lavoro straordinario, indennità di missione e di ordine pubblico, pasti pernotti e
 quanto altro spetta a chi ha svolto il servizio fuori dall’ordinaria sede, carburanti, mezzi e sistemazioni logistiche, la spesa complessiva dovrebbe essere di poco inferiore al mezzo milione di euro.
 
Il costo maggiore di tutta l’operazione messa in piedi per il vertice di Ventotene è stato sicuramente quello della nave Garibaldi, la seconda unità navale della Marina militare. Con una spesa giornaliera di poco superiore ai 496mila euro la Garibaldi, che fino a sabato scorso era stata impegnata alla guida della missione EunavforMed per il controllo dell’immigrazione clandestina e la lotta agli scafisti, ha dovuto cambiare il proprio programma e fare rotta verso Napoli e poi stazionare al largo dell’isola di Ventotene in attesa dell’arrivo a bordo dei tre leader europei. Un impegno di tre giorni che è costato poco meno di 1,5 milioni di euro ed è comprensivo della “quota utilizzo”, costi per la “manutenzione, ricambi e materiali”, “personale”, “indiretti (logistici e infrastrutture)”, “carbolubrificanti” e “assicurazione”.
 
Il trasporto di Renzi, Merkel e Hollande a bordo della Garibaldi è stato effettuato con due elicotteri EH101 partiti dalla base della Marina militare (Maristaeli) Luni – Sarzana (SP). La spesa per ogni elicottero in questo caso è di 7mila euro per ogni ora di volo. Costo complessivo del trasporto circa 60mila euro. Totale per le casse dello Stato: 2 milioni, euro più euro meno.
 
La Garibaldi
 
L’incrociatore portaeromobili Giuseppe Garibaldi è stata la prima Unità navale di questo genere in dotazione alla Marina Militare Italiana, costruita nei Cantieri Navali di Monfalcone fu varata il 4 giugno 1983. Entrata in servizio nel 1985, ha come abituale porto di assegnazione Taranto e, a partire dal 2014, è stata posta alle dipendenze organiche ed operative del neo costituito Comando del Terzo Gruppo Navale, di stanza nella base di Brindisi. Grazie alla propria versatilità d’impiego, ha svolto negli anni un ruolo fondamentale in tutte le principali missioni internazionali che hanno visto impegnata la Marina Militare: dall’operazione Restore Hope in Somalia (18 febbraio – 5 aprile 1994) all’operazione Enduring Freedom (novembre 2001 – marzo 2002) alle operazioni Mimosa e Leonte in Libano nel 2006. Nel marzo 2011, nell’ambito della crisi libica, la Garibaldi ha fornito supporto alle attività internazionali nell’operazione Odissey Dawn e poi, successivamente, ha preso parte all’operazione Unfield Protector. Attualmente è impegnata nell’operazione EunavforMed.
 

Il Vice Presidente degli USA, John Biden ammette che c’è stata copertura aerea nordamericana all’invasione turca in Siria.

l’onu aprirà un fascicolo vero?? Il territorio si può violare sempre e comunque a quanto pare
biden
Nel corso di una conferenza stampa con Erdogan, ieri, ad Ankara, il vicepresidente degli USA, Biden, ha ammesso che c’è stata la copertura aerea statunitense all’invasione turca in territorio siriano. Ed ha ribadito che il suo supporto per la Turchia è “assoluto e incrollabile”.
Chi già vedeva Erdogan come un paladino dell’antimperialismo è presto servito.
In questi giorni Il vice presidente degli USA John Biden è in visita in Turchia. È il primo viaggio di un alto esponente degli USA dopo il fallito colpo di Stato in Turchia, con il susseguirsi delle accuse turche sull’appoggio nordamericano al nemico giurato di Recep Tayyip Erdogan, Fethullah Gülen. Nonostante le tensioni e la freddezza mostrata da Erdogan per la visita di Biden, sembra che Turchia e USA siano alleati più che mai.
A tal proposito durante la conferenza stampa congiunta con Erdogan, Biden ha ribadito: “Voglio rendere inequivocabilmente chiaro che gli Stati Uniti stanno con il loro alleato, la Turchia”, aggiungendo: “Il nostro supporto è assoluta ed è incrollabile.
E non solo. Dopo la recente invasione turca in Siria per conquistare la città di Jarablous. Biden ha dichiarato: “Sosteniamo con forza quello che l’esercito turco ha fatto, gli abbiamo dato copertura aerea”. Ed ha precisato: “Noi crediamo fermamente che il confine con la Turchia debba essere controllato dalla Turchia”.
Un funzionario statunitense ha informato che le truppe speciali e l’intelligence USA stanno offrendo appoggio ai “ribelli siriani” a Jarablous.
Notizia del: 26/08/2016

Cresce la presenza militare di Israele in Honduras in vista delle elezioni

israele honduras
Un progetto di legge inviato al Parlamento dell’Honduras chiede l’approvazione un accordo di sostegno militare tra la nazione centroamericana e Israele.
Con l’entrata in vigore dell’accordo crescerà la presenza militare di Israele e Colombia in Honduras.
Gli analisti politici credono che questo accordo abbia il sostegno di Washington e che assicuri il mantenimento di uno stretto controllo nella zona aiutati dai loro alleati  Colombia e Israele.
Per l’opposizione,  con questo accordo, il presidente honduregno Juan Orlando Hernandez sembra che voglia consolidare la sua rielezione addestrando i soldati honduregni da militari stranieri, in modo tale da evitare proteste nelle strade.
Il documento di accordo è già stato inviato ai membri dei del parlamento, ha solo bisogno di essere discutere e approvato, una pura formalità per la maggior parte della burocrazia all’interno di questo potere dello Stato.
Un altro motivo di preoccupazione di questo accordo è la violazione dei diritti umani, fatto che in l’Honduras è diventato una costante dal colpo di stato del 2009.
La lotta contro l’attività dei narcotrafficanti è l’unica giustificazione che il presidente Hernandez ha dato per giustificare questo accordo, tuttavia la presenza storica di elementi israeliani nel paese centroamericano è nota.
Fonte: Hispantv
 
Notizia del: 26/08/2016
 

Chiede il biglietto. L’immigrata: “Razzista”. E gli tira un pugno in faccia

silenzio, mafia capitale non vuole che se ne parli dei “bisticci” . ALtra cosa se fosse a parti invertite

ovviamente è una notizia inventata dagli xenofobi. Si sa che sbarcano qui solo per pagare le nostre pensioni e fare il lavoro che gli italiani non vogliono fare.

La straniera ha colpito e insultato il controllore accusandolo di essere un razzista per averle chiesto di pagare il biglietto

di Redazione
27 Agosto 2016 alle 20:59
 
bglietto a immigrata
Giovedì mattina un controllore in servizio all’autostazione di San Donà di Piave (PD), sulla linea in partenza per Treviso, è stato aggredito da un’immigrata che, accusandolo di razzismo per averle chiesto di pagare il biglietto, lo ha prima insultato e poi colpito con un pugno al volto, mandandolo dritto all’ospedale.
 
Il problema è sorto nel momento in cui una immigrata è stata invitata ad acquistare il biglietto prima di salire. La straniera ha iniziato a proferire ripetute offese nei confronti del controllore, proferendo anche frasi del tipo: “Tu sei razzista, io non pago il biglietto”, prima di colpirlo con decisione in pieno volto.
 
L’immigrata, dopo averlo steso, è quindi salita nel bus, che è partito. Scelta dettata anche dal fatto che a bordo c’erano altre connazionali della donna e si voleva evitare che si surriscaldassero gli animi. Avvisata la Polizia, all’arrivo del bus a Treviso, la donna è stata fermata e identificata.
 
Il povero controllore è stato medicato al Pronto Soccorso e ora la direzione Atvo procederà per vie legale, formalizzando una denuncia-querela nei confronti della donna (che non servirà a nulla).

Le 5 verità di Brzezinski: abbiamo vent’anni, poi solo sangue, crudeltà e fame.

noi siamo stati i primi ad entrarci nella povertà. Ah no, i radical chic e società civile dice che i poveri in italia NON ESISTONO, sono solo evasori che non dichiarano le ricchezze.
 
Pubblicato 29 agosto 2016 – 17.31. Da Claudio Messora
 
Chi è Zbigniew Brzezinski?
 
Per inquadrare le parole di Zbigniew Brzezinski, politologo e geostratega di origini polacche, bisogna prima sapere chi è.
 
Brzezinski
Brzezinski ha occupato un posto estremamente importante per il governo di Jimmy Carter: dal 1977 al 1981 è stato nel Consiglio di Sicurezza Nazionale americano (NSA), influendo con la sua analisi strategica sul rapporto che gli USA avranno in tutti i processi di trasformazione politica più delicati della nostra storia, dall’invasione sovietica dell’Afghanistan alla guerra fredda fino alla conversione dell’Iran da alleato degli States a nemico giurato.
 
Ma Zbigniew Brzezinski è anche colui che, nel 1973, venne incaricato da David Rockfeller di avviare un nuovo gruppo di lavoro: la Commissione Trilaterale, di cui il nostro Mario Monti sarà uno dei triumviri più potenti per moltissimi anni. Almeno fino a che, dopo avere assunto la guida del Governo italiano senza essere stato eletto, in accordo con Giorgio Napolitano, non è stato bersagliato proprio da questo blog affinché lasciasse perlomeno il ruolo di chairman alla Trilaterale, che non poteva essere giudicato in alcun modo compatibile con quel che restava della democrazia.
 
L’organizzazione dove militava (e ancora milita) Monti, era del resto la stessa dove Zbigniew Brzezinski, il 2 agosto 1974, pubblicava sul St. Petersburg Times le conclusioni di un rapporto dal titolo molto esplicativo di “The Crisis of Democracy”: la crisi della democrazia. Il rapporto evidenziava come negli Stati Uniti l’efficienza della Casa Bianca fosse inficiata da un eccesso di democrazia e come, fin dagli anni ’60, i governi dell’Europa dell’est fossero letteralmente sopraffatti dall’eccessiva partecipazione e dalle richieste che le burocrazia farraginose non erano in grado di smaltire, rendendo di fatto i sistemi politici ingovernabili. Una linea politica che la Trilaterale creata da Brzezinski, e cresciuta più avanti sotto la guida di Mario Monti, non ha mai smentito e anzi ha sempre continuato a sostenere: basti pensare che per Monti ama raffigurare i cittadini come “pecore” e se stesso come “il buon pastore” (cfr: “Monti: democrazia incompatibile con Europa“).
 
Le cinque verità di Brzezinski
 
Bene, questo signor Brzezinski, ne “La Grande Schacchiera: il primato americano e i suoi imperativi geostrategici” (1977, Il Saggiatore), definiva gli Stati Uniti come “l’unica e, in effetti, la prima potenza veramente globale“. Ora, invece, il 17 aprile 2016, ha pubblicato un articolo su “The American Interest“, dal titolo “Toward a Global Realignement“: “Verso un riallineamento globale“. In questo articolo ha preso atto di un cambiamento: “Mentre finisce la loro epoca di dominio globale, gli Stati Uniti devono prendere l’iniziativa per riallineare l’architettura del potere globale.“.
 
Per Brzezinski vi sono cinque verità fondamentali che segnalano l’arrivo di un nuovo riallineamento globale.
  1. La prima di queste verità è che “gli Stati Uniti sono ancora l’entità politicamente, economicamente e militarmente più potente del mondo, ma, dati i complessi cambiamenti geopolitici negli equilibri regionali, non sono più la potenza imperiale globale. Anche se nessuno degli altri poteri maggiori lo è”.
  2. La seconda verità è che “la Russia sta sperimentando l’ultima fase convulsiva del suo processo di trasformazione imperiale verso il federalismo. Un processo doloroso, che se la Russia porta avanti con saggezza, potrebbe portarla a diventare uno stato nazionale guida dell’Unione Europea. Anche se, tuttavia, al momento sta insensatamente alienando dal suo vasto impero alcune delle sue precedenti aree di influenza nel sud-ovest musulmano, come l’Ucraina, la Bielorussia, la Georgia, per non parlare degli stati baltici“.
  3. La terza verità è che “la Cina sta crescendo stabilmente, ponendosi come un possibile avversario di pari forza rispetto agli USA, che tuttavia al momento sta attenta a non sfidare apertamente”.
  4. La quarta verità di Brzezinski riguarda invece l’Europa, che “non è e non sembra destinata ad essere una potenza globale“. Però “è culturalmente e politicamente allineata, sostenendolo a tutti gli effetti, con il nucleo degli interessi degli Stati Uniti d’America in Medio Oriente“.
  5. La quinta verità è che “il risveglio politico violento dei territori musulmani dell’era post colonialista è, in parte, una reazione alla loro brutale soppressione da parte del potere europeo. Mette insieme un senso di ingiustizia forse in ritardo ma ben radicato con una motivazione religiosa che unisce milioni di musulmani contro il mondo esterno“.
L’unica via di uscita: riallineare gli equilibri globali.
 
Queste cinque verità, prese tutte insieme, richiedono agli Stati Uniti di guidare un riallineamento globale, innanzitutto per fermare la violenza che occasionalmente viene riversata all’esterno dal mondo musulmano, ma che in futuro potrebbe arrivare da tutto il cosiddetto “terzo mondo”. Per ottenere questo scopo, l’America deve accordarsi con la Russia e con la Cina. La prima dovrebbe però essere scoraggiata dall’uso continuo della forza nei confronti dell’Ucraina, della Georgia e dei paesi baltici. La seconda dovrebbe invece convincersi che il suo atteggiamento egoisticamente passivo nei confronti dello scontro allargato in Medio Oriente non gli frutterà obiettivi strategici rilevanti nell’arena globale.
 
La Russia inoltre, secondo Brzezinski, dovrebbe assumere un ruolo determinante nel processo di unificazione dell’Europa, in considerazione della crescita della Cina, che potrebbe presto cedere alla tentazione di stracciare i trattati con Mosca firmati nel passato.
 
La Cina, manco a dirlo, dovrebbe diventare un partner degli Stati Uniti per contenere il caos che si è sprigionato in Medio Oriente. Dovrebbe cioè, allearsi militarmente con Washington e, in cambio, gli verrebbe concesso di allargarsi commercialmente a ovest, principalmente in Pakistan e Iran, dove tuttavia dovrebbe permettere il fiorire di interessi comuni agli Stati Uniti d’America.
 
L’Arabia Saudita, invece, non sembra essere più un partner affidabile degli Stati Uniti, perché troppo incline a sostenere il fanatismo Wahabita, mentre la stabilità del Medio Oriente verrebbe da una coalizione militare Russia – Cina, che sostenga un uso della forza più selettivo, mentre all’Unione Europea spetterebbe il compito di aiutare l’Iran, la Turchia, Israele e l’Egitto ad attuare una cintura di contenimento responsabile.
 
Il tutto, mentre dall’Asia e dall’Africa potrebbe scaturire negli anni a venire una nuova ondata di violenza cui prepararsi a far fronte.
 
Abbiamo vent’anni di tempo, prima del caos.
 
Il fallimento di questo progetto, secondo Brzezinski, potrebbe portare negli Stati Uniti un conflitto permanente e perfino a ritorno all’isolazionismo antecedente al ventesimo secolo. Per la Russia, potrebbe significare una sconfitta ma anche il progressivo subordinamento al predominio della Cina, mentre quest’ultima potrebbe andare incontro a guerre non solo con gli Stati Uniti d’America ma anche, in maniera unificata o separata, con il Giappone e con l’India.
 
In caso non si cominciasse subito a riallineare un nuovo tipo di ordine mondiale, entro vent’anni potremmo assistere a un’escalation di sangue e un crescendo di crudeltà in ogni parte del mondo, con l’aggravante che per tutto il resto del secolo l’umanità dovrà anche fronteggiare la preoccupazione per la sua stessa sopravvivenza, a causa del confluire delle sfide ambientali. Queste sfide, conclude Brzezinski,  possono solo essere raccolte,  responsabilmente e in maniera efficace, costruendo accordi internazionali rafforzati, basati su una visione strategica che riconosce il bisogno urgente di un nuovo quadro geopolitico.
 
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Torino-Lione, i portatori di doni Cavallo di Troia

 http://www.tgvallesusa.it/2016/09/torino-lione-portatori-doni-cavallo-troia/

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Lettera aperta. Temo i greci anche quando portano doni

Egregi signori,

– , ex ministro, ex consigliere e ex presidente di consiglio regionale, ex sindaco, ex presidente della commissione inter-governativa della Torino-Lione, ex segretario di stato,

– , ex deputato olandese, ex vice ministro olandese, ex deputato europeo, ex ministro olandese, membro del Gruppo Bilderberg, coordinatore del progetto Torino-Lione per la Commissione Europea,

secondo quanto annunciato dai media vi siete autoinvitati per giovedì 8 settembre presso la sindaca di Torino, signora .

 Entrambi siete ottuagenari, da anni instancabili padrini della Torino-Lione e legionari francesi d’onore, da veri combattenti svolgete compiti per la vostra gloria personale e per conto di quella di altri, vi date da fare per le Grandi Opere.

Probabilmente avete deciso di vistare la Sindaca di Torino perché vi hanno riferito della sua contrarietà al progetto Torino-Lione che voi accarezzate da anni, vi sentite forti e capaci di farle cambiare idea.

O forse desiderate proseguire nel vostro cammino nell’immortalità, per la conquista di un posto nella storia, sognando dei monumenti che verranno eretti in vostra memoria ?

A questo proposito ci permettiamo di suggerire queste epigrafi:

Louis Besson (1937-21xx), francese, instancabile padrino del progresso e della terza linea ferroviaria del Moncenisio, nel 2003 riuscì a convincere il presidente della Repubblica francese Jacques Chirac ad approvare il progetto Torino-Lione non ostante il parere di abbandonarlo emesso nello stesso anno dalle istituzioni francesi Consiglio Generale dei Ponti e delle Strade e Ispezione Generale delle Finanze https://www.youtube.com/watch?v=mwvqudGGkC8 ,

Laurens Jan Brinkhorst (1937-21xx), olandese, difensore delle libertà e del progresso, è stato all’onore nel processo del Tribunale Permanente dei Popoli – TPP che nella sua sentenza del novembre 2015 ha scritto: “Si sottolinea la particolare gravità e insensibilità del comportamento del Coordinatore europeo del corridoio TEN-T Mediterraneo Laurens Jan Brinkhorst che ha contribuito alla diffusione di informazioni non controllate e alla squalificazione della protesta delle comunità di val di Susa ignorandone i contenuti reali, e stigmatizzandole come poco rappresentative e violente”.

Cavalieri quali siete, siamo convinti che porterete dei doni alla Sindaca di Torino, probabilmente questi.

Lei signor Besson consegnerà alla Sindaca una copia autografata del suo libro “Le nouveau lien ferroviaire mixte transalpin Lyon-Turin”, che alcuni suoi sostenitori definiscono solennementeuna messa punto precisa sull’avanzamento di un cantiere indispensabile per le Alpi e la Savoia”, e le comunicherà:

– che “la linea esistente ha le caratteristiche di una ferrovia del XIX secolo”, quando in realtà è stata interamente rinnovata da pochi anni ed è sottoutilizzata al 15% per mancanza di merci;

Ma in cambio lei non avrà argomenti :

– per contraddire la realtà del tempo di percorrenza attuale tra Parigi e Milano che è di 5 ore e 25 utilizzando le linee ferroviarie in servizio, compresa quella ad AV tra Torino e Milano, con una differenza di soli 25’ in più di quella ottenibile con la messa in servizio della galleria di base in progetto https://vimeo.com/144990637,

– per smentire che l’Italia, grazie all’iniqua ripartizione dei costi tra i due paesi stabilita nell’Accordo del 2012, deve sostenere la maggiorana del finanziamento del progetto al punto di doversi accollare anche il 76% dei costi francesi http://www.presidioeuropa.net/blog/?p=9871,

Mentre lei signor Brinkhorst si porterà avanti nel suo lavoro di influenza consegnando una copia autografata del suo ultimo Rapporto 2015 – Corridoio Mediterraneo dove ha scritto, nel suo abituale stile di fornitore di informazioni non controllate, che:

– “E’ ragionevole aspettarsi che il livello di traffico ferroviario generato dai porti del corridoio Mediterraneo potrebbe raddoppiare entro il 2030 rispetto ai livelli del 2010 (esempio di volo pindarico !),

– che l’attuazione del corridoio Mediterraneo potrebbe quindi aumentare il traffico ferroviario internazionale di quasi 6 milioni di passeggeri all’anno nel 2030 (altro esempio di volo pindarico !),

– che senza il collegamento Torino-Lione il corridoio Mediterraneo non sarà in grado di svolgere il suo ruolo dell’asse maggiore est-ovest a sud delle Alpi (minaccia !)”.

Con la presente desideriamo comunicarvi che anche noi cittadini portiamo doni alla Sindaca.

Ci limitiamo ad una Grande Opera del passato, l’Eneide, nella quale Publio Virgilio Marone ha scritto Temo i greci anche quando portano doni, frase detta da Lacoonte ai troiani per convincerli a non fare entrare il cavallo di Troia.

Con i migliori saluti,

LA LENTE AGONIE DU NON-ETAT BELGICAIN (II)/ ‘LA BELGIQUE S’EFFONDRE SOUS LES YEUX INCRÉDULES DE SA POPULATION’

LA REPUBLIQUE D’EUROPE/ 2016 09 05/

https://www.facebook.com/la.Republique.d.Europe/

REP - RP agonie belgicaine II (2016 09 05) FR

Jean Quatremer, correspondant de Libération à Bruxelles : on aime ou on n’aime pas. Et on aime le dérester, come un journaliste français ou un presstiture de Libé. Mais sur la dissolution du non-état belgicain, il a la vision lucide que les créatures (très) intéressées des médias belgicains, ont perdu …

« Jean Quatremer, le correspondant du quotidien Libération dans la capitale belge, a dressé un portrait peu flatteur de notre pays suite aux attentats de Bruxelles, commente La Libre. Dans un papier intitulé “La Belgique près de défaillir?”, il évoque un pays qui “s’effondre sous les yeux de sa population”.  Pour lui, les attaques meurtrières de l’aéroport de Zaventem et de Maelbeek ont révélé la “déliquescence de l’Etat, miné par les luttes incessantes entre la majorité néerlandophone et la minorité francophone”. Un Etat qui a laissé se développer, à Bruxelles, “mais aussi à Anvers ou à Vilvoorde, en Flandre, des nids de radicalisme islamiste, soit pour acheter une illusoire paix communautaire, soit par clientélisme et calcul politiques”. »

On notera quasi mots pour mots la critique de Luc MICHEL à Damas en septembre 2013 et novembre 2014, dénonçant la gestion irresponsable du djihadisme par les régimes belgicains et français, et l’OTAN en général …

LA DÉRAISON D’ETAT BELGE

Extrait :

« Quatremer passe alors en revue toutes les décisions prises par les autorités belges depuis les attentats de Paris, le 13 novembre dernier. Il commence par évoquer le fameux “lockdown” de fin novembre (où les métros avaient été mis à l’arrêt, les commerces et centres culturels fermés, les habitants invités à rester chez eux…). Pour lui, la mesure “a mis en évidence la déraison d’Etat belge” et “a coûté 0,1 % de son PIB au royaume”.

Le journaliste français revient ensuite sur l’arrestation de Salah Abdeslam, “arrêté vivant à 500m de son domicile familial après 4 mois de traque” et dont “la planque était connue depuis longtemps par le chef de la police de Malines”. Suite à cela, “la gabegie s’est amplifiée” et Quatremer cite en exemple des décisions “sidérantes” qui ont nui à l’économie du pays. “Un mois après les attentats, sans que l’on sache exactement pourquoi, l’aéroport de Bruxelles, poumon du pays, n’est que partiellement opérationnel, alors que seul le hall d’accueil a été touché, les autorités conseillant même de venir la veille de son vol pour s’enregistrer. […] Le métro est resté très perturbé jusqu’à lundi par ‘mesure de sécurité’, ce qui a poussé les gens à s’agglutiner pour entrer ou à s’entasser dans les tramways et les bus, qui sont pourtant autant de cibles potentielles.”

Sans parler “des policiers de l’aéroport qui ont réussi à se mettre en grève une semaine après les attentats, suivis par les transporteurs routiers puis les contrôleurs aérien” … »

TOUJOURS LES MEME RESPONSABILITES …

« Après avoir encore cité en exemple l’état des tunnels bruxellois et les problèmes liés aux centrales nucléaires (Quatremer évoque un “Tchernobyl-sur-Meuse” et ironise par rapport aux pilules d’iode, “la seule réponse de l”Etat’ belge”), le journaliste conclut: “Cinquante ans de lutte communautaire entre Flamands et Wallons et de détricotage de l’Etat central au profit des régions (six réformes constitutionnelles depuis 1970) ont conduit le royaume dans une voie sans issue : impotence, incompétence, irresponsabilité”. »

* Lire sur LLB :

Jean Quatremer: “La Belgique s’effondre sous les yeux incrédules de sa population”

http://www.lalibre.be/actu/belgique/jean-quatremer-la-belgique-s-effondre-sous-les-yeux-incredules-de-sa-population-572393b335702a22d6e14448

LA REPUBLIQUE D’EUROPE

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* Aller LIKER la Page officielle du PCN Wallonie-Bruxelles !

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LA LENTE AGONIE DU NON-ETAT BELGICAIN (I)/ ATTENTATS DJIHADISTES : ‘UN ÉTAT AGISSANT COMME UN POULET SANS TÊTE’ !

 

LA REPUBLIQUE D’EUROPE/ 2016 09 04/

https://www.facebook.com/la.Republique.d.Europe/

REP - RP agonie belgicaine I (2016 09 04) FR

Jean Quatremer, correspondant de Libération à Bruxelles : insupportable, grande gueule, arrogant, prétentieux, inique, comme savent l’être les journalistes français. Et comme le sont ceux de Libé. Double hérédité lourde ! Mais Quatremer est aussi, parfois, un regard acéré sur la lente agonie du non-état belgicain, qui trouve en lui-même, en son système mafieu et usé, les toxines qui l’engourdissent …

Extraits :

« Jean Quatremer cible les conséquences des 6 réformes de l’Etat successives: “Personne n’est jamais responsable dans ce pays. Les correspondants étrangers basés ici dénoncent quelque chose de pourri dans le Royaume de Belgique et sont terrifiés par l’incompétence des autorités locales.”

Au fil du temps, les critiques de ce type sont devenues très minoritaires. Il faut vraiment être aveugle pour ne pas voir ce que la majorité des citoyens et la quasi-totalité des observateurs étrangers constatent : la Belgique est en déliquescence accélérée (…) Vous pensez réellement que les Bruxellois sont heureux de vivre dans une ville que l’on a consciencieusement saccagée à coup d’autoroutes urbaines et d’opérations immobilières qui ont détruit une partie de son patrimoine architecturale, de subir des services publics déficients, comme le ramassage des poubelles ou l’absence totale de coordination des travaux d’entretiens ? »

LES RESPONSABILITES ?

« La Belgique centralisée fonctionnait très bien. Les dysfonctionnements ont commencé avec la fédéralisation du pays et une régionalisation des compétences au fil des six réformes de l’État qui n’obéissait à aucune logique d’ensemble, mais était le résultat de compromis politicien. Six réformes de l’État en moins de 50 ans, des réformes faites sans vision d’ensemble, qui pourrait survivre à un tel traitement ? Aujourd’hui, mis à part quelques juristes pointus, on ne sait plus qui est responsable de quoi et qui décide quoi. Cette lasagne institutionnelle fait que tout le monde ne cesse de se renvoyer la balle. Plus personne n’est reponsable! Même à Brussels Airport, la police accuse l’État, qui lui accuse l’aéroport, qui lui-même dénonce les syndicats policiers. La Belgique est devenu une fabrique d’irresponsables. »

L’ÉTAT BELGE S’EST AVOUÉ VAINCU ET A AFFOLÉ SES CITOYENS

« Mes confrères du Monde ont publié un éditorial au vitriol au lendemain des attentats de Paris du 13 novembre, en qualifiant la Belgique “d’État déliquescent” lorsqu’on a découvert que Molenbeek était un véritable nid de daeschistes. Le site américain Politico a fait exactement le même constat tout comme la plupart des journaux étrangers. J’avais trouvé, à l’époque, que l’on manquait encore d’éléments pour faire une telle analyse, la France n’ayant guère été plus glorieuse pour prévenir la constitution de ghettos ou démanteler les filières djihadistes. Mais, à la fin novembre lors du fameux lockdown de Bruxelles, il est devenu évident que ce pays ne tournait plus rond. C’était une décision totalement folle, alors qu’il n’y avait pas eu d’attentats en Belgique, une décision qui n’a d’ailleurs pas été expliquée à ce jour ! Aucune ville au monde ayant été victime du terrorisme, que ce soit Paris, Londres ou Madrid, n’a subi un tel traitement qui a coûté 0.1% de PIB au pays ! C’était le signe d’une panique totale au plus haut niveau de l’État à un moment où il fallait au contraire se montrer ferme face au terrorisme et rassurer la population. Là, l’État belge s’est avoué vaincu et a affolé ses citoyens. »

UN ÉTAT AGISSANT COMME UN POULET SANS TÊTE.

« on a découvert que le chef de la police de Malines connaissait le lieu de la cache d’Abdeslam, mais n’a pas jugé utile de transmettre l’information à sa hiérarchie, que des renseignements transmis par la Turquie n’ont pas été exploités, que, selon le pré-rapport du Comité P, les djihadistes étaient parfaitement identifiés, mais n’ont pas été surveillés faute de moyens, que le gouvernement a enterré des rapports de la Commission pointant la sécurité défaillante de l’aéroport et j’en passe sans doute…. Puis, la gestion ahurissante des attentats et de la période post-attentats a confirmé que le lockdown de Bruxelles était bien la démonstration d’un État agissant comme un poulet sans tête (…) ainsi, pourquoi avoir fermé pendant plusieurs semaines la moitié des stations de métro à Bruxelles, stopper la circulation à 19h puis à 21h, fermer la plupart des sorties ? Des décisions délirantes : les rames étaient bondées en fin d’après-midi, tout comme les trams et les bus, ce qui a créé des cibles potentielles pour les terroristes. Toute l’activité de la capitale a été perturbée sans aucune raison rationnelle. Pis : il a fallu un mois pour rouvrir l’aéroport, le poumon économique et la vitrine internationale du pays. En fin rouvert : des files de centaines de personnes que l’on fouille avant de les laisser entrer dans le hall d’enregistrement, là-aussi autant de cibles pour les terroristes, des centaines de passagers qui loupent leur vol et tout le monde qui se renvoie la balle. Et pourquoi cela ? Parce qu’un syndicat policier a exigé, en faisant grève, plus de sécurité à l’aéroport alors qu’il ne se préoccupe pas du métro où pourtant il y a eu plus de morts et de blessés. Et que dire des grèves de Belgocontrol ou des camionneurs, chacun défendant son bout de gras sans se préoccuper de l’avenir du pays, sans aucun sens de l’union nationale, de la dignité nationale. Il devenait difficile de pas épingler la déliquescence de ce qui fut un État (…) Qui a envie de faire la file dehors pendant plusieurs heures avant de pouvoir prendre – ou manquer – son avion ? Brussels Airport avait l’ambition de devenir un grand hub international, mais, à ce rythme, il deviendra vite un aéroport régional incapable de gérer un trafic d’envergure. Autre démonstration de l’illogisme total qui préside aux décisions de l’Etat : à Bruxelles-Midi, il n’y a plus aucun contrôle avant d’embarquer dans le Thalys, alors que la Gare du Nord à Paris est sécurisée. Pourtant, le Thalys a échappé par miracle à un attentat sanglant en août dernier perpétré par un terroriste, de Molenbeek comme il se doit, qui a embarqué à Bruxelles avec ses armes. Surtout, en quoi une gare est-elle moins exposée qu’un aéroport ? Comprenne là-aussi qui pourra. »

* Lire sur LLB :

Quatremer: “Gravement malade, la Belgique est devenue une fabrique d’irresponsables”

http://www.lalibre.be/actu/belgique/jean-quatremer-la-belgique-s-effondre-sous-les-yeux-incredules-de-sa-population-572393b335702a22d6e14448

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Il TTIP è fallito. E mo’ chi glielo dice a Cecilia Malmström?

Pubblicato29 agosto 2016 – 20.45.DaClaudio Messora
 
Il mio intervento a La Gabbia di mercoledì 4 novembre 2015, andato in onda alle 23.40 circa, sui pericoli del TTIP.
 
Il vicecancelliere e ministro dell’Economia tedesco, Sigmar Gabriel, ammette il fallimento dei negoziati Usa-Ue sul trattato di libero scambio (Ttip). «I negoziati con gli Stati Uniti sono effettivamente falliti perché come europei non possiamo accettare supinamente le richieste americane» ha detto il ministro socialdemocratico in un’intervista alla rete tedesca Zdf, sottolineando come ormai «non ci sarà più alcun passo avanti, anche se nessuno lo vuole ammettere veramente». Gabriel ha anche sottolineato che in 14 round di colloqui le parti non hanno trovato un’intesa su un solo capitolo dei 27 sul tavolo.
 
I negoziati, avviati nel 2013, non hanno mai avuto vita facile. Non solo la Germania ma anche la Francia non ha mai nascosto le perplessità per quello che sembrava uno strumento unilaterale americano.
 
A CHE PUNTO ERA IL TTIP NEGLI USA
 
In realtà non giunge inaspettata una dichiarazione del genere vista la congiuntura politica di qua e di là dell’Atlantico. Già a maggio sui media americani si poteva leggere che l’accordo sul Ttip era morto quando il candidato repubblicano Donald Trump e la candidata democratica Hillary Clinton hanno iniziato a dire le stesse cose: il primo lo attacca ogni giorno, le ultime dichiarazioni della seconda sono state all’insegna di «dubbi e preoccupazioni».
 
L’America aspetta infatti le elezioni presidenziali di novembre e Hillary Clinton ha fatto marcia indietro sul Ttip che un tempo appoggiava in linea con Obama perché la questione in patria è tutto fuorché popolare: in tempi in cui i due candidati alla Casa Bianca promettono il ritorno di manodopera che non tornerà più, parte dell’opinione pubblica vede nel trattato una ulteriore minaccia alla working class americana impoverita. Una paura che Trump ha cavalcato da subito e a cui Clinton ha ceduto anche per non perdere quell’elettorato democratico che ha sostenuto il suo sfidante interno, Bernie Sanders. Allo stesso tempo, l’attuale presidente Obama ha il potere dell’anatra zoppa (lame duck) – così si chiama il presidente a fine mandato – e un Congresso ostile.
 
A CHE PUNTO ERA IL TTIP IN EUROPA
 
In Europa chi dovrebbe decidere non se la passa meglio: sia la Francia sia la Germania aspettano le elezioni nel 2017 per cui prima della fine del prossimo anno qualsiasi iniziativa sarebbe improduttiva perché manca un mandato forte agli attuali leader. E perché, come in America, parte dell’opinione pubblica si è schierata contro l’accordo in nome della tutela dei posti di lavoro e dell’ambiente, nonché per la paura per gli Ogm.
 
All’inizio dell’estate, già il ministro italiano dello sviluppo economico Carlo Calenda aveva avvertito che il Ttip era in bilico: «Il Ttip – aveva detto – secondo me salta perché siamo arrivati troppo lunghi sulla negoziazione» quindi «sarà molto difficile che passi e sarà una sconfitta per tutti».
 
Qualcuno ricorderà che il Commissario UE Cecilia Malmström, che aveva in carico la gestione delle trattative lato Unione Europea, dopo la grande manifestazione di Berlino, dove in piazza scesero tra le 100 mila e le 250 mila persone, così rispose a un attonino giornalista: “Non prendo ordini dai cittadini“. Adesso, chi glielo spiega che i cittadini, gli ordini, hanno finito per darglieli?
 
fonte (tranne l’ultimo paragrafo): ilSole24Ore.
 
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I nanorobot a controllo mentale che vi osserveranno.

Pubblicato27 agosto 2016 – 21.11.DaClaudio Messora
 
Per la prima volta, una creatura vivente è stata controllata dall’uomo utilizzando esclusivamente il pensiero, grazie a nanorobot che hanno rilasciato all’interno di alcuni scarafaggi dosi programmate di farmaci, in risposta all’attività cerebrale di chi ha condotto l’esperimento. Una tecnica che – sostengono già alcuni – potrebbe essere molto utile per il trattamento dei disordini mentali come la schizofrenia o – udite udite – come l’ADHD, la Sindrome da Deficit di Attenzione e Iperattività, la sindrome è stata inventata negli USA per tramutare i bambini iperattivi – quelli che una volta erano chiamati semplicemente “bambini” – in malati da imbottire di psicofarmaci, per la gioia delle case farmaceutiche.
 
Ma andiamo con ordine.
 
nanorobot
Come funzionano i nonobot?
 
I farmaci che siamo abituati ad assumere (per chi ne fa uso) hanno la caratteristica di diffondersi in tutto il corpo. Le conseguenze, sotto forma di “effetti collaterali”, sono note a tutti. Eppure la sostanza attiva che sarebbe necessario prendere potrebbe essere infinitamente inferiore, se fosse sprigionata esclusivamente nella parte del corpo in cui serve. Così, per risolvere la sfida, Shawn Douglas e i suoi colleghi della Harvard University’s Wyss Institute hanno usato la tecnologia cosiddetta “Dna Origami“: attraverso un software cui è stato insegnato come le eliche di DNA interagiscono, riescono a modellarle per dare loro la forma desiderata. E loro hanno scelto la forma della vongola, in maniera che potesse contenere una piccola quantità di farmaco.
 
Per evitare che la “vongola” di DNA si aprisse in altre parti del corpo, i ricercatori l’hanno dotata di due lucchetti. I lucchetti sono, in sostanza, due aptameri, cioè due filamenti di DNA disegnati per riconoscere una certa molecola. Quando l’aptamero e la molecola si incontrano, il filamento si apre e sblocca la conchiglia, permettendo la fuoriuscita del farmaco. Semplice no? Potreste farlo anche voi a casa.
 
Per mettere alla prova la loro tecnica, Shawn e soci hanno creato dei nanorobot disegnati per sbloccarsi all’incontro con cellule malate di leucemia, rilasciando una sostanza nota per interferire con il loro ciclo di crescita. Poi hanno rilasciato milioni di nanorobot in una cultura fatta di cellule umane sane e cellule malate. Risultato: dopo tre giorni la metà delle cellule malate erano morte, mentre quelle sane erano tutte perfettamente sane.
 
Da Israele, arrivano i nanorobot a controllo mentale.
 
Ora, un team dell’Interdisciplinary Center, a Herzliya, e della Bar Ilan University, a Ramat Gan, entrambi in Israele, hanno sviluppato un sistema che consente un controllo preciso sul momento esatto in cui il farmaco viene rilasciato nell’organismo. Quello che hanno fatto è mettere un “cancello” ai nanorobot, fatto di nanoporticelle, che si apre con l’energia elettromagnetica, lasciando così fuoriuscire il farmaco.
 
Ma come si può aprire, questo cancello? A titolo di esempio, i ricercatori hanno istruito un computer per distinguere l’attività mentale di una persona a riposo da quella che si sviluppa quando vengono eseguiti dei calcoli aritmetici. Poi hanno inserito una sostanza fluorescente nei nanorobot, iniettando questi ultimi nel corpo di alcuni scarafaggi e posizionando gli scarafaggi in una bobina elettromagnetica. La persona incaricata di controllare i nanorobot ha poi vestito un cappello EEG (elettroencefalogramma) in grado di misurare le attività cerebrali, sia in condizioni di riposo, sia specificamente se sviluppate in seguito a calcoli aritmetici. Il cappello è stato collegato alla bobina, che è stata così accesa quando l’uomo eseguiva calcoli e spenta quando l’uomo non li eseguiva. La fluorescenza che si attivava dall’interno delle blatte ha convalidato l’esperimento.
 
Nanorobot per l’ADHD?
 
È qui che uno stesso membro del team dell’Interdisciplinary Center, Sachar Arnon, ha dichiarato che “grazie a questa tecnologia si potrebbero tracciare gli stati cerebrali che si manifestano nell’ADHD, o nella schizofrenia per esempio“, e somministrare i farmaci solamente quando sono necessari. Farmaci rilasciati in maniera preventiva, insomma, portati da strutture cosiddetta DNA Origami a conchiglia, che si attivano dove serve e, soprattutto, quando la mente fa pensieri di un certo tipo. “La gente potrebbe avvalersene per scopi differenti“, continua Arnon: “Immaginate se si potesse assumere l’esatta quantità di alcol che desideri per essere in uno stato di felicità, ma non ubriaco. È un po’ sciocco, ma potrebbe succedere. Abbiamo solo grattato la superficie“.
 
Il controllo mentale è servito
 
La tecnologia sviluppata dai ricercatori israeliani non è ancora disponibile per l’uomo: andrebbero prima sviluppati rilevatori di onde cerebrali di dimensioni accettabili per essere “vestiti” in qualunque occasione, ma sappiamo bene che si fanno passi da gigante di anno in anno, e perfino di mese in mese, dunque non è affatto un azzardo ipotizzare che a breve tali dispositivi saranno disponibili. Allora cosa potrebbe succedere?
 
Ovviamente vi sono ricadute positive, come la possibilità di colpire esclusivamente le cellule malate, per esempio quelle cancerogene, evitando gli effetti collaterali dovuti alle dosi più elevati di farmaco attualmente necessarie. Però è indiscutibile che, nell’era del dominio della tecnica sull’umanesimo (dove cioè ci si chiede sempre meno “se una cosa sia giusto farla“, ma solo “se può essere fatta“), e nell’era dell’invenzione di nuove malattie ottenute semplicemente attraverso la ridefinizione di comportamenti o stati che prima erano definiti “normali”, avremo psicologi che prescriveranno nanorobot se i nostri figli saranno giudicati troppo vivaci, i quali “verranno tranquillizzati” ogni volta che la sovraeccitazione starà per prendere il sopravvento (magari perché le gote gli si accenderanno di rosso mentre giocano con un cucciolo in un prato). Oppure avremo sentenze di giudici che prescriveranno nanobot che rilasceranno farmaci tranquillanti ogni volta che l’attività cerebrale di un condannato (o perfino di un imputato, che potrebbe scegliere questa strada come forma di patteggiamento) sembrerà manifestare pensieri delittuosi (con il risultato che si addormenteranno al cinema, durante un qualunque thriller). O magari avremo nanobot per uomini infedeli, che si attivano impedendo l’erezione ogni volta che i mariti si eccitano ma si trovano lontano dalle loro mogli (e anche questo potrebbe essere imposto, ad esempio, da sentenze nell’ambito dei procedimenti coniugali). E che dire di nanobot che i servizi segreti potrebbero inserire nel corpo di intellettuali dissidenti, che inducono in loro uno stato di serenità e di pace ogni volta che si accingono, anziché a fare calcoli aritmetici, a scrivere articoli critici sulla politica e sul sistema?
 
La fantasia diventerà il solo limite all’utilizzo di una tecnologia tanto utile quanto pericolosa. I cosiddetti “complottisti”, che tanto temevano di essere controllati dai famigerati microchip sottopelle, avranno ora di che preoccuparsi.
 
 
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