Triplici sondaggi Tav a Buttigliera.

Due fatti, uno da ultimare. Continueranno ancora per la galleria della Collina Morenica

FOTO DEL COMITATO DI BUTTIGLIERA ALTA
 

di Valsusa Report

Sono tre i sondaggi eseguiti dalla ditta Euro Geo Engineering in strada del Cellino, Borgata Cornaglio, un enorme distesa boschiva venduta dall’Ordine Mauriziano a due proprietari che hanno iniziato il disboscamento uso legna da ardere. I primi a farne le spese sono due campi di pioppi, ed “è grazie a queste due nuove e larghe strade che i mezzi pesanti della trivella hanno potuto portarsi nella zona dei sondaggi” ci dice un contadino di passaggio a spasso con il cane. Ci fa vedere le foto dei due sentieri “di qui non sarebbero certo passati”, una curva ed ecco una delle trivelle più grosse ultimare il terzo dei sondaggi, “stiamo smontando, questo non siamo riusciti a finirlo” dicono i tre operai li presenti questa mattina, in effetti le casse delle cosiddette carote sono vuote.

Proseguiamo al primo sondaggio dove troviamo due tombini, sondaggio eseguito, al secondo sondaggio più vicino ad una torre, la Torre della Bicocca, una torre medioevale di avvistamento dei tempi in cui i castelli della valle segnalavano i passaggi o gli eventuali eserciti in transito. Li un cammion della stessa ditta porta via gli ultimi attrezzi e le casse acqua utili alla trivellazione, presenti le forze in divisa con una macchina in borghese, sondaggio finito ma da chiudere ancora con il tipico tombino. “Andate via?, stiamo smontando ma dobbiamo tornare, non so quando”, ci sono i No Tav, le strade intorno al sondaggio vengono riempite di tronchi di albero secchi, un modo per interferire con i lavori, le macchine scansano e ce ne andiamo.

sondaggio Bicocca2

I sondaggi propedeutici alla linea Tav nazionale prevedono dei carotaggi anche a grosse profondità circa 40 metri per vedere la consistenza e il tipo di materiale che secondo il progetto deve essere tolto per far posto alla galleria in direzione di Orbassano “dove c’è l’inutile scalo ferroviario che non ha mai usato nessuno – ci dicono i presenti – e che nessuno continuerà ad usare perchè le merci, anche se venissero spostate sui treni, le caricano altrove per viaggi più lunghi che non passano da Orbassano ma vanno al Brennero”. Insomma una linea ancora contestata e una popolazione attenta al loro territorio.

V.R. 19.4.16

Grenoble non vuole più finanziare la Torino-Lione

Un articolo di Le Figaro di ieri, comparso praticamente identico su diversi quotidiani francesi, basato su un comunicato dell’Agence France Presse:

http://www.lefigaro.fr/flash-eco/2016/04/18/97002-20160418FILWWW00216-grenoble-ne-souhaite-plus-financer-la-ligne-lyon-turin.php

Ecco una mia traduzione veloce:

Grenoble non vuole più finanziare la Torino-Lione
(lefigaro.fr con Agence France Presse, pubblicato il 18/04/2016 alle 17:09)

Il Comune di Grenoble ha fatto sapere che lunedì sera l’amministrazione EELV [partito ecologista] presenterà al voto del consiglio comunale una delibera per il ritiro del sostegno finanziario della città al progetto della nuova linea ferroviaria ad alta velocità Torino-Lione.

Secondo il protocollo d’intesa firmato nel 2007, durante l’ultimo mandato di Michel Destot, l’ex sindaco socialista sconfitto nel 2014, Grenoble si era impegnata a una partecipazione finanziaria di 130 milioni di euro, insieme ai suoi partner (il dipartimento e la città metropolitana).

Secondo Éric Piolle, sindaco EELV della città, il progetto è stato formulato “25 anni fa, basandosi su ipotesi deliranti di sviluppo del trasporto merci”, come ha spiegato all’Agenzia France Presse.

“Nel 1991 le proiezioni prevedevano inoltre la presenza di 19 milioni di passeggeri all’anno sulla linea, contro i 4 milioni effettivi del 2012, cioè circa un quinto di quanto previsto”, ha aggiunto.

Éric Piolle si dice “invece favorevole alla modernizzazione dei collegamenti ferroviari esistenti, utilizzati dai treni dei pendolari, per garantire tempi di percorso certi, diversamente da quanto avviene oggi”.

La delibera propone inoltre al Consiglio Comunale “di esprimere la propria contrarietà […] al progetto della nuova linea ferroviaria transalpina tra Lione e Torino, in particolare al tunnel internazionale lungo oltre 50 km”.

Suggerisce infine ai rappresentanti locali eletti di “affermare il [loro] sostegno alle politiche di sviluppo dei trasporti pubblici locali e regionali e alle politiche di trasferimento immediato dei trasporti dalla strada alla ferrovia, tramite l’utilizzo, l’ammodernamento e l’adattamento delle infrastrutture ferroviarie esistenti”.

Il protocollo d’accordo per il finanziamento era stato firmato da 13 amministrazioni locali dei dipartimenti dell’Isère, del Rodano, della Savoia et della Savoia del Nord, per un totale di un miliardo di euro.

Se il voto dovesse sancire il suo ritiro, Grenoble sarebbe la prima amministrazione a disimpegnarsi dal protocollo.

Da parte sua, l’Associazione per lo sviluppo del trasporto pubblico, delle piste ciclabili e degli itinerari pedonali della regione di Grenoble (ADTC) ha dichiarato in un comunicato che la città di Grenoble, ritirando la propria adesione al protocollo, “va contro le esigenze degli utenti”.

L’associazione aggiunge che “la nuova linea ferroviaria permetterebbe di decongestionare le linee esistenti tra Lione, Grenoble e Chambéry, […] ridurrebbe i tempi di percorso e permetterebbe di trovare una soluzione per lo sviluppo del traffico suburbano intorno a Lione”.

L’ADTC ricorda che il protocollo dal quale la città di Grenoble sta per ritirarsi “riguarda la linea di accesso al tunnel di base Lione-Torino e non il tunnel stesso, che è finanziato dall’Europa e dagli stati francese e italiano”.

FAUSSES INFOS : ATTENTION. LES SEMEURS DE CHAOS EN ACTION AU CONGO BRAZZAVILLE !

PANAFRICOM/ 2016 03 21/

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 PANAFRICON - LM qui déstabilise Brazzaville (2016 03 21) FR 1

La présidentielle, controversée, se tenait ce dimanche au Congo Brazzaville.

« Vote calme et sans suspense » commentait l’AFP. Info confirmée par les nombreux observateurs internationaux sur place, comme la Mission d’EODE AFRICA.

 PANAFRICON - LM qui déstabilise Brazzaville (2016 03 21) FR 2

« La campagne électorale s’achève officiellement ce vendredi soir minuit. Le sentiment qui prévaut est celui d’un calme relatif », a relevé jeudi Michel Kafando, envoyé spécial de l’Organisation internationale de la Francophonie. Un calme qui contraste avec les troubles qui avaient précédé le référendum sur la Constitution, en octobre 2015. Cette fois-ci, “globalement, la campagne a été acceptable”, selon Yrèle Iwango Mouketo, de l’équipe de campagne de Pascal Tsaty Mabiala, l’un des cinq candidats de l’opposition ayant signé un pacte pour soutenir en cas de second tour le candidat le mieux placé pour faire barrage à Denis Sassou Nguesso. Jean-Baptiste Bouboutou Bemba, porte-parole du candidat André Okombi-Salissa, parle lui d’ « une campagne très participative ayant rencontré beaucoup d’engouement ».

CEUX QUI ANNONCENT « UN BAIN DE SANG » :

DESTABILISER LE CONGO BRAZZAVILLE ET LE PLONGER DANS LE CHAOS …

Mais ce calme certains n’en voulaient pas !

Dès la semaine précédente, des tribunes libres venues des groupuscules de l’opposition fantoche en exil étaient publiées et annonçaient « un bain de sang » pour le pays au bord d’une explosion politico-sociale. De grands médias de l’OTAN, comme Libération à Paris se sont prêtés à ce sale jeu de déstabilisation : « Congo Brazaville: et si nous vivions un bain de sang? L’élection présidentielle au Congo Brazzaville dimanche suscite bien des inquiétudes. Benoît Koukébéné (LM : un opposant) alerte sur les risques d’explosion au cas où Sassou Nguesso persisterait à passer en force ». Annonçant aussi comme Libé une « Présidentielle sous tension dans un Congo privé de télécommunications » …

* Le sale jeu de LIBE et des médias de l’OTAN :

« Congo Brazaville: et si nous vivions un bain de sang? »

sur http://www.liberation.fr/planete/2016/03/19/congo-brazaville-et-si-nous-vivions-un-bain-de-sang_1440599

 Ce lundi, les mêmes sont passés à la vitesse supérieure et annoncent sur les réseaux « un attentat contre le président Sassou Nguesso », « blessé par balles ». Ceux qui reprennent ces fausses infos démontrent aujourd’hui qu’ils travaillent contre les intérêts de l’Afrique, veulent y semer le chaos …

« RAS LE BOL » :

LES MERCENAIRES DE SORÖS’ VERSION BRAZZAVILLE

Derrière une grande partie de ces fausses infos, un groupuscule « Ras le bol », appartenant aux Réseaux Sorös, un clone des « Y en à mare » et autres « Balais citoyens » financés par les « vitrines légales de la CIA (NED, NDI, USAID) et l’affairiste américain …

TV5 les encense, oubliant de préciser l’origine de cette « génération » guère spontanée : « De la mobilisation de l’opposition et de la société civile contre le président sortant Denis Sassou Nguesso a émergé un mouvement citoyen baptisé “ras-le-bol”. »

Africains ouvrez les yeux !

LM / PANAFRICOM

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OUI LE « SIFFLET CITOYEN », « TROP C’EST TROP », « CA SUFFIT » ET LEURS CLONES PARTOUT EN AFRIQUE SONT DES MERCENAIRES AU SERVICE DES OCCIDENTAUX ET DE LA RECOLONISATION DE L’AFRIQUE !

Luc MICHEL pour NOUVEAUX HORIZONS MAGAZINE/

Avec PANAFRICOM/ 2016 03 13/

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 NHM - LM balais, sifflet et cie (2016 03 13)

A quelques semaines de la Présidentielle du 11 avril au Tchad, des groupes de jeune s’activent contre la réélection du Président Idriss Déby Itno. Leur nom : « Trop c’est trop », « Cà suffit » (pour les arabophones » ou encore la récente opération du « Sifflet citoyen ». Tous sont des clones des « balais citoyen » burkinabé ou du « Yen a marre » sénégalais. Tous veulent un pseudo « Printemps africain » (dixit Libération à Paris). Eux même des copies conformes des groupes de jeunes du soi-disant « printemps arabe » formé par les activistes des « révolutions de couleur en Eurasie.

Tous, au Tchad comme dans toute l’Afrique, ont les mêmes financiers, les mêmes mentors occidentaux et surtout le même parrain (au sens mafieux du terme), Georges Sorös.

Selon les suporters du « Balais citoyen » (Burkina Faso) ou de « Trop c’est trop » (Tchad) sur les réseaux sociaux, je me « tromperais »(sic) ou je « mentirais » (resic) sur les groupuscules de jeunes activistes. Ouvrez les yeux !

* La preuve par le Site officiel de la NED, « la vitrine légale de la CIA » …

Voici le « Programme Africa » de la NED, la déstabilisation du Continent par la prise en main de la jeunesse :

http://www.ned.org/region/africa/

COMPRENDRE !

Au même moment que le sommet officiel « USA – AFRICAN LEADERS » (où se met en place une vague de changements de régimes en Afrique décidée par Obama, les 4-6 août 2014, dont celui du Tchad), se tenait aussi à Washington un « sommet alternatif » organisé par un organisme d’état US (créé par Ronald Reagan dans les Années 1980), financé sur le budget américain, la NED, que certains analystes qualifient de « vitrine légale de la CIA ». En collaboration avec une de ses filiales, la NDI (lui aussi un organisme d’état US, financé sur le budget américain), l’USAID, l’Open Society de Söros et un ensemble d’ONG et médias que l’on retrouve depuis 15 ans dans les « révolutions de couleur » en Eurasie et le « printemps arabe ». Des centaines d’activistes, de syndicalistes, de journalistes africains surtout y sont pris en main.

* Cfr. PCN-TV/DOCUMENT/ THE MAKING OF THE COLOUR REVOLUTIONS IN AFRICA (1): AFRICAN SUMMIT OF THE NED IN WASHINGTON (AUGUST 5-6,2014)

Un impressionnant document de huit heures, provenant de la NED elle-même, sur la fabrication des 5e colonnes africaines !

Sur https://vimeo.com/114110733

LA CRISE DU BURKINA FASO A REVELE L’EMPRISE DES AGENTS ET DES RESEAUX AMERICAINS SUR L’AFRIQUE

La crise au Burkina Faso, avec le putsch du RSP, a révélé l’emprise des réseaux et des agents d’influence américains sur l’Afrique. Comme je l’annonçais sur les plateaux d’AFRIQUE MEDIA (où certains m’ont alors accusé « d’infantiliser les africains »), la crise au Burkina Faso, comme dans tous les pays déstabilisés par Washington depuis un an, ne pouvait déboucher que sur l’instabilité. L’instauration du chaos est la voie scientifiquement choisie (c’est la Géostratégie du chaos, théorisée notamment par les géopolitologues américains de Stratfor) par les USA pour dominer l’Afrique au XXIe siècle.

Washington est un grand marionnettiste qui a instrumentalisé de nombreuses forces et les lance les unes contre les autres. Au Burkina Faso aussi bien les petites canailles du « Balais citoyen » (les Soros’ boys émergents aussi à la NED) que Zida (formé comme officier à l’ »Ecole des Amériques ») ou Diendéré (homme clé de la collaboration avec l’Africom US) sont sous contrôle US.

Toute force politique ou sociale, tout politicien qui ouvre aujourd’hui une crise en Afrique sur les thèmes de l’agenda américain (les soi-disant « bonne gouvernance », « intangibilité des constitutions », « alternance » etc) démontre qu’il travaille, consciemment ou pas (mais depuis un an personne ne peut plus dire « je ne savais pas »), pour le néocolonialisme américain.

Je ne parle jamais pour être populaire ou agréable, mais pour dire ce que les autres ne disent pas ou ne voient pas, mon but est le développement de la conscience africaine (et européenne en Eurasie, où l’aliénation des masses par le système et ses médias vaut celle de l’Afrique).

L’ « INTERNATIONALE SOROS » EN REUNION A DAKAR

Ecoutons une voix africaine, celle du DAKAROIS, expliquer lors d’une réunion de « l’internationale Soros » à Dakar au printemps dernier, ce que sont les mercenaires des USA et d’où vient leur financement :

« Depuis les élections au Sénégal ou l’ex-président Abdoulaye Wade a voulu se maintenir au pouvoir, un mouvement citoyen appelé « Ya en marre » est né. Le même modèle sera reproduit au Burkina Faso sous l’appellation « Le balai citoyen. » Puis deux mouvements similaires ont également vu le jour en RD Congo, le « Lusha » et le « Filimbi. » Vecteurs d’une nouvelle image de la jeunesse africaine luttant pour l’établissement d’une vraie démocratie dans leurs pays respectifs, ces mouvements ne réussissent pas à tromper les spécialistes des questions politiques en rapport avec l’Afrique. Il suffit de s’interroger sur le financement des activistes pour percevoir une télécommande occidentale pilotant à distance qui parait comme une « génération spontanée. » L’actualité récente en RD Congo nous montre que la rencontre – débat entre les mouvements « Ya en Marre », « Filimbi » et « Balai Citoyen » à Kinshasa où des jeunes activistes ont été arrêtés et jetés en prison, était le fruit de l’organisation et du financement, d’ailleurs revendiqué comme tel de l’USAID (United States Agency for International Development.) Or, il est de notoriété publique que tous ces organismes sont des bras armées des USA au service de leur diplomatie souvent hégémonique en direction des pays généralement pauvres.

Parvenir par d’autres moyens plus fin aux objectifs que la CIA a atteint par le sang, dans la désapprobation ou le déshonneur, c’est le leitmotiv de la création de tous ces réseaux d’organismes. L‘homme orchestre de tout ces systèmes d’organisation au service de la puissance américaine est le financier et philosophe Georges Sorös.

Les suspicions sur la mainmise de Sorös sur ces jeunes activistes africains ont été confirmées par la publication sur les réseaux sociaux de la photo explicite, démontrant les accointances du mouvement Sénégalais Ya en Marre et celui qu’on accuse d’être un paravent de la CIA. Une image qui parle d’elle même. Sorös, l’homme actif dans de nombreux changements de régime, porte le t-shirt estampillé du logo du mouvement « Ya en Marre » et en bon « guru », il enseigne la bonne parole à ses nouveaux disciples. »

… Plus personne ne peut dire “je ne savais pas” !

Luc MICHEL / Ndjanema

(*) QUEL EST LE PROGRAMME DE LA NED POUR CONTROLLER  L’AFRIQUE ?

Le voici (en anglais) exposé par la NED elle-même; lire en particulier (mis en majuscules) l’accent mis sur les financements des groupuscules activistes par l’organisme d’état US, notamment en ce qui concerne le Burkina Faso et la préparation des insurrections, les « révolutions de couleur » à l’africaine :

”AFRICA. The civil society conference NED organized on Capitol Hill during the US-Africa Leaders’ Summit in August 2014 underscored how the demand for democracy in Africa has grown. Human rights, free and fair elections, accountability and transparency, independent media, peace, and a vibrant civil society remain critical issues for which Africans struggle.

NED, its partners, and the Endowment’s core institutes also collaborated on many other efforts in Africa in 2014.

In Zimbabwe, for example, NED and its core institutes, along with leaders in government, the political parties, business, labor, and civil society, came together in an event organized by the SAPES Trust to re-engage and chart a democratic way forward. NED held two important meetings in Washington on the Democratic Republic of the Congo (DRC), and NED’s partners there made significant contributions to that country’s electoral process, as well as human rights and security issues. ON THE SAHEL, NED HELD A SERIES OF MEETINGS WITH POLITICAL AND CIVIL SOCIETY LEADERS ON BURKINA FASO, Niger, and security issues. NED’s program in the Sahel, especially Mali, expanded dramatically in response to the turmoil and tentative democratic restoration there. In Kenya, NED partners convened to strategize and find greater synergies in their work, even as the space for civil society came under threat.

Democracy, however, faced significant challenges in other areas. Violence reversed democratic progress in South Sudan, the Central African Republic, the Democratic Republic of the Congo and northern Nigeria. NED provided assistance in each of these situations. In the Central African Republic, NED supported Search for Common Ground to broadcast messages on community radio and NDI to assist civil society organizations in promoting peace. In South Sudan, NED supported grassroots peace efforts in Jonglei and Equatoria. SOS Femmes en Danger empowered women in eastern Democratic Republic of Congo to fight back against rape, putting attackers in jail. In other conflict environments, NED partners in Cote d’Ivoire sought to reinforce the reconciliation process after that nation’s civil war. In Sudan, NED supported marginalized groups from across the country to work more collaboratively, including efforts in the Nuba Mountains and Darfur.

In much of Africa, the fragility of democracy has become apparent, just as the security threat from terrorists, extremists, and criminal networks has increased. Authoritarian regimes in Africa pushed back against the democratic progress made over the last 25 years, passing anti-terrorist or anti-LGBTI laws that threatened political opposition and civil society. However, NED partners deepened grassroots commitment to democracy and human rights and developed innovative approaches to opening up authoritarian systems. In Zimbabwe, Kenya, Nigeria, and other countries, the Solidarity Center helped trade unions organize informal sector workers and increased awareness of gender issues. In Ethiopia, NED supported the struggle for freedom of the press and association, and CIPE fostered dialogue between the public and private sector. In Rwanda, Human Rights First promoted collaboration between the press and human rights groups. In Uganda and Nigeria NED supported groups struggling for LGBTI rights. NED supported the MakaAngola website and the work of human rights crusader Rafael Marques in Angola.

The Ebola crisis also threatened democratic progress. In Liberia, NED partners such as Liberia Media for Democratic Initiatives and NAYMOTE rose to the challenge, incorporating Ebola awareness efforts into their activities while holding public forums on the political issues at stake. Partners in Sierra Leone advocated for greater transparency in the country’s response to the emergency and broadcast civic education messages on community radio.

NED partners also assisted domestic election observation, trained politicians, conducted voter education, and promoted women’s and youth participation in politics. NED focused on the quality of leadership emerging from these processes as well, ensuring not only that elections are free and fair and that everybody participates and accepts the results, but also that the elected government respects and advances human rights, freedom of the press, assembly, and association; and governs with accountability and transparency. NDI supported the launch of a youth political party training school in Southern Africa; the Institute for Research and Democratic Development in Liberia refined its tracking of legislators’ performance; and the Nigerian Women Trust Fund produced a video and conducted a media campaign promoting women’s participation in the elections. In the DRC, IRI worked with women political leaders, several of whom advanced to prominent positions in the government and political parties.

AT THE END OF THE YEAR A POPULAR UPRISING OVERTHREW BURKINA FASO’S PRESIDENT, BLAISE CAMPAORE, SENDING SHOCK WAVES THROUGHOUT AFRICA. HIS FAILED ATTEMPT TO CHANGE THE CONSTITUTION TO ELIMINATE TERM LIMITS AND EXTEND HIS HOLD ON POWER HAS CHANGED THE CALCULUS OF MANY OTHER AFRICAN HEADS OF STATE WITH A SIMILAR AGENDA.

YOUTH PLAYED A VITAL ROLE IN DRIVING THE CHANGE IN BURKINA FASO, AND ARE DOING SO ACROSS AFRICA, THE YOUNGEST CONTINENT IN THE WORLD, AND NED STRENGTHENED ITS COMMITMENT TO YOUTH ORGANIZATIONS ACROSS AFRICA. In Uganda, Students for Global Democracy and CIPE promoted youth participation; in Nigeria, the Youth Initiative for Advocacy Growth and Advancement worked with the Electoral Commission to involve youth in upcoming elections. Youngstars and the YMCA trained youth leaders, and YOSPIS trained youth and placed them in democratic institutions in the north. In Zimbabwe, the Youth Forum, ZOYP, the Institute for Young Women Development, and Youth Dialogue promoted youth participation. Innovative use of social media was evident in many programs, especially with youth.

Indeed, despite the setbacks, as a new generation rises, opportunities for democratic progress in Africa have never been greater. To learn more about NED grants and grantees, explore the regional links on this site.”

Photo : Image rare. les cadres des groupuscules activites (dont le Balais citoyen) réunis à Dakar par ‘Y en à marre’ pour recevoir les instructions de leur mentor Georges SOROS (à l’extrême-droite) …

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REPENSER LE PANAFRICANISME POUR UNE GRANDE GÉNÉRATION AFRICAINE

COLOQUE D’ABIDJAN. 7-8 AVRIL 2016 :

PANAFRICOM/ 2016 04 04/

Avec EODE PRESS OFFICE/

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 4ème Colloque du Club International de Conférences

de l’Assemblée Nationale de Côte d’Ivoire

du 7 au 8 avril 2016 à Abidjan

AMTV - DEBAT du 28 février (2016 02 28) FR  VERSION  ECRITE (1)

 Le panafricaniste Luc MICHEL, président de PANAFRICOM, interviendra lors de ce Colloque sur le thème suivant :

« LE NOUVEAU PANAFRICANISME.

DES IDEOLOGIES DU XXe SIECLE A LA GEOPOLITIQUE DU XXIe SIECLE » …

CONCEPT DU COLLOQUE :

La plus célèbre idée politique panafricaine est aussi l’une des plus obscures qui soient pour bien des Africains. Au nom du panafricanisme, on a discriminé des Africains, livrant même certains à la mort abjecte. Au nom du panafricanisme aussi, on a résisté contre les discriminations. Au nom du panafricanisme, on a uni et parfois, on a divisé des Africains. Il convient donc, sérieusement, de confronter le panafricanisme au miroir des réalités africaines, et les réalités africaines au miroir de leur idéal le plus célèbre: le panafricanisme.

L’Afrique contemporaine compte aujourd’hui près d’un milliard deux cents millions d’habitants. Elle en avait Cent trente trois millions seulement en 1900. En cent quinze ans, la population africaine s’est donc multipliée par presque 12! Les défis sociaux, économiques, culturels et politiques de notre continent, au moment de la naissance de l’idéologie panafricaine dans les diasporas noires d’Amérique et d’Europe ont changé de dimension. Ce que l’Afrique était aux débuts du 20ème siècle, à la fois qualitativement et quantitativement, a radicalement changé en ce 21ème siècle entamé. Les royaumes et empires africains du moyen-âge et de la période moderne ont été configurés, voire pulvérisés par les épisodes de la Traite des Noirs, de la Colonisation occidentalo-chrétienne et arabo-musulmane, par les résistances anticoloniales, par les indépendances africaines contrastées et par les expériences tout aussi paradoxales des luttes africaines pour le développement, la démocratie, la représentativité géostratégique des Africains dans les institutions politico-financières, des années soixante aux présentes années 2000.

REVISITER L’IDEE PANAFRICAINE

Dès lors, on peut se demander si l’idée d’une fédération politique africaine d’échelle continentale voire mondiale, l’idée panafricaine ou panafricanisme donc, ne mériterait pas d’être re-visitée à l’aune de l’évolution historique des sociétés africaines, de l’économie-monde actuelle, et finalement des ruptures géopolitiques en cours. On peut se demander si, à l’échelle des problèmes sociaux, économiques, écologiques, culturels, géostratégiques et politiques que le continent connaît aujourd’hui, il ne s’imposerait pas de repenser le panafricanisme pour la génération africaine qui n’a connu ni la Traite des Noirs, ni la Colonisation, ni la résistance anticoloniale, ni la fondation des Indépendances, mais seulement les luttes citoyennes pour l’instauration d’une tradition démocratique africaine originale et féconde. D’où le sens du thème de notre colloque, « Repenser le panafricanisme pour une grande génération africaine ».

* Trois axes se dégagent de facto de l’analyse de ce thème:

1/ Quelle fut l’idée panafricaine originelle?

Dès l’origine de ce mouvement de pensée – qu’on peut situer à la fin du 19ème siècle ou avant- n’y eut-il pas plutôt plusieurs panafricanismes?

2/ Comment l’idéologie, ou les idéologies panafricanistes ont-elles affronté le réel de l’histoire sociale, économique, culturelle, politique et économique de l’Afrique?

Que penser dès lors des succès, des échecs ou des silences pratiques de l’idéologie ou des idéologies panafricaines?

3/ Au regard des données nouvelles de la réalité africaine continentale, quelles renonciations, quelles reprises, quelles réinventions s’imposent, pour réaliser une humanité africaine réellement en forme de cité humaine bienveillante et bienfaisante pour aujourd’hui et demain?

* Trois sous-thèmes en découlent dès lors, que chaque intervenant du Colloque devra prendre en charge dans le traitement de sa communication, bien que celle-ci doive clairement s’ancrer dans l’un des trois axes :

Sous-thème I: Le panafricanisme ou les panafricanismes

Sous-thème II: Les pratiques de l’idéologie ou des idéologies panafricanistes;

Sous-thème III: Reprendre le projet panafricain

Les intervenants au Colloque seront des universitaires, des hommes et femmes politiques, des écrivains et des acteurs sociaux de toutes origines, intéressés par le devenir de la question panafricaine.

Le panafricaniste Luc MICHEL, président de PANAFRICOM, interviendra lors de ce Colloque sur le thème suivant :

« LE NOUVEAU PANAFRICANISME.

DES IDEOLOGIES DU XXe SIECLE A LA GEOPOLITIQUE DU XXIe SIECLE » …

 PANAFRICOM

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No Tav sequestrarono e picchiarono un carabiniere: chiesti 6 anni per due attivisti

18 aprile 16 Stampa 

Nell’estate 201 a Chiomonte: il militare venne anche disarmato e fu liberato dopo una lunga trattativa

Andrea Rossi Torino

http://www.lastampa.it/2016/04/18/cronaca/no-tav-sequestrarono-e-picchiarono-un-carabinieri-chiesti-anni-per-due-anarchici-wA0O5EvmFValRlLgk9skvO/pagina.html

Sei anni di reclusione. Il pm Antonio Rinaudo ha chiesto la condanna per i due No Tav, un anarchico e un attivista legato all’autonomia genovese, che nell’estate 2011 sequestrarono e picchiarono un carabiniere nei boschi intorno al cantiere Tav di Chiomonte.

Al militare fu tolta la pistola di servizio, venne trattenuto per alcune ore e liberato solo dopo una lunga trattativa.  

Il processo si svolge con rito abbreviato e comporta uno sconto di pena pari a un terzo. La richiesta del pm sarebbe stata quindi di 9 anni. 

Comunicato No Triv Basilicata

Nuova immagine

COMUNICATO STAMPA

REFERENDUM: Il 17 Aprile circa 14 milioni di italiani si sono recati alle urne ed hanno votato SI’.

Il governo, per bocca di Renzi, lungi dal rispettare la volontà espressa, non riesce a trattenere i toni sbagliati della denigrazione e canta vittoria, cercando di mascherare l’effetto astensione in una squallida “vittoria” degli interessi e degli equilibri esistenti

GRAZIE ALL’ITER REFERENDARIO, DEI SEI QUESITI DEPOSITATI A SETTEMBRE DALLE REGIONI, TRE QUESITI NO TRIV SONO GIA’ LEGGE

LA LOTTA CONTINUA: A BREVE VERRA’ RICHIESTA LA MESSA IN MORA DEL MISE (dopo le dimissioni del ministro Guidi l’interim è in mano allo stesso presidente del Consiglio Renzi) PER LE CONCESSIONI GIA’ SCADUTE PRIMA DELLA LEGGE DI STABILITA’ 2016

Il mancato raggiungimento del Quorum è dovuto all’intreccio di diverse e preoccupanti cause sociali e politiche concomitanti, che minano alla base l’esercizio della democrazia nel nostro Paese. Lo smantellamento progressivo dello stato di diritto, il dilagare della precarietà e della disoccupazione di massa, hanno incancrenito livelli inediti di sfiducia nello Stato, relegando alla rancorosa diffidenza e chiusura individualista quasi il 50% della popolazione. Ancora più grave, in tale contesto, la scelta della lobby fossil/governativa di invitare, contra legem per un presidente del Consiglio e per un ex presidente della Repubblica, di affidarsi a beceri appelli all’astensione, producendo di fatto reiterati ed irridenti attacchi alla democrazia.

Privati del diritto di essere informati e di decidere del loro futuro grazie a chi prima ha voluto che votassimo il 17 Aprile per evitare l’election day, i cittadini italiani hanno avuto appena un mese di tempo per informarsi e per poter svolgere una campagna referendaria degna di questo nome, mentre Renzi e Mattarella decidevano di mandare al macero 340 milioni di Euro, pur di lasciare il campo libero al referendum confermativo di Ottobre per le leggi di revisione costituzionale.

In tal modo la libertà di scelta e di voto sono state schiacciate da una campagna di disinformazione e disorientamento istituzionale, condotta da un Governo burattino delle lobbies del petrolio che, come dimostrano le inchieste dei Noe e della Direzione Nazionale Antimafia in atto in Basilicata ed in tutta Italia, mostra di ora in ora la sua vera natura di comitato d’affari.

Grazie alle lotte sviluppatesi in questi anni sui territori ed alla determinante spinta referendaria, 27 procedimenti per il rilascio di nuove concessioni in mare sono stati chiusi ed alcune Compagnie petrolifere hanno rinunciato spontaneamente a permessi già ottenuti.

In appena un mese di tempo il tema delle trivelle e della necessità di una Strategia Energetica Nazionale fondata sulle rinnovabili pulite è entrato nelle case degli italiani ed ha conquistato uno spazio centrale del dibattito politico. E’ stato scoperchiato il vaso di Pandora delle concessioni scadute in Adriatico di cui il Governo (MISE) sapeva e rispetto alle quali ha lasciato che l’attività estrattiva andasse avanti in spregio alla legge. La maggior parte degli italiani ha capito, dati alla mano, che non c’è da fidarsi dei controlli ambientali effettuati da agenzie come Arpa, di nomina politica, che ignorano il principio di terzietà a tutela della salute pubblica e dell’ambiente.

 Il Referendum non è mai stato un punto di arrivo, semmai di partenza, una tappa di un percorso. Aver abbattuto la soglia del Quorum in Basilicata lo dimostra. Renzi non potrà più permettersi di sfottere i “4 comitatini”. Sul territorio sacrificato alle multinazionali del fossile ed alle casse del fisco come hub energetico, la sedimentazione di anni di opposizione all’assalto indiscriminato delle Companies ai 2/3 del territorio regionale; le iniziative capillari e di massa contro lo Sblocca Italia, hanno consolidato un sentire comune, la necessità di dotarsi di un programma condiviso di produzione e consumo di energia da rinnovabili pulite e non impattanti, passando in primis dalla necessaria decolonizzazione dal fossile.

Il risultato referendario del 17 Aprile è stato molto importante per i Lucani. Non solo perché ripaga degli sforzi di tante e di tanti che volontariamente e con generosità hanno battuto, con risorse e modalità del tutto autogestite il territorio, ma soprattutto perché, numeri alla mano, mette definitivamente in minoranza le pulsioni petrolifere del presidente renziano Pittella, che deve smetterla di blaterare di “limite invalicabile” dei 154mila barili giornalieri, ben sapendo che sta chiedendo il raddoppio estrattivo di fatto, in una regione che ha già dato troppo, in termini di salute, di esodo, di sacrificio della propria autonomia decisionale economica e democratica!

L’iniziativa contro le trivelle ripartirà con più forza di prima.  La battaglia referendaria ci ha consentito di accrescere a livelli inediti una nuova sensibilità sociale, economica, addirittura antropologica, a livelli di egemonia culturale fino a pochi mesi fa impensabili.

Chiederemo la messa in mora del MISE rispetto alle concessioni scadute prima del 31/12/2015, che dovranno cessare la loro attività immediatamente. Chiederemo la  moratoria delle attività estrattive, sull’esempio di Francia e Croazia, in ottemperanza alla deliberazione della COP21 a Parigi.

Chiederemo i dovuti e necessari accertamenti sulla situazione delle falde acquifere dopo un secolo di attività estrattive in Basilicata; sulla situazione dei pozzi chiusi, incidentati, abbandonati. Ringraziamo tutti gli italiani che hanno votato e che hanno dato prova di grande senso civico e dello Stato. Anzitutto ringraziamo i singoli, le associazioni, i comitati, i coordinamenti di lotta, la stampa libera e democratica, che ci hanno sostenuto dagli angoli geograficamente più lontani del Paese. Con tutti loro, con cui abbiamo saputo far battere all’unisono timori e speranze,  confidiamo in una prosecuzione ancor più organizzata e condivisa di un percorso vincente!

Potenza, 18 aprile 2016

Coordinamento No Triv Basilicata

INTERVENTION DE LUC MICHEL LORS DU COLLOQUE D’ABIDJAN : « LE NOUVEAU PANAFRICANISME. DES IDEOLOGIES DU XXe SIECLE A LA GEOPOLITIQUE DU XXIe SIECLE »

Version écrite mise en forme / PANAFRICOM/ 2016 04 04/

Avec EODE PRESS OFFICE/

http://www.panafricom-tv.com/

https://www.facebook.com/panafricom/

AMTV - DEBAT du 28 février (2016 02 28) FR  VERSION  ECRITE (1)

Colloque des 7-8 avril 2016 sur le Panafricanisme

à l’Assemblée Nationale de Côte d’Ivoire :

‘REPENSER LE PANAFRICANISME POUR UNE GRANDE GÉNÉRATION AFRICAINE’ 

(4ième Colloque du Club International de Conférences

de l’Assemblée  Nationale de Côte d’Ivoire)

 AMTV - DEBAT du 28 février (2016 02 28) FR  VERSION  ECRITE (2)

* La video complète sur : ttps://vimeo.com/162151604

 INTERVENTION DE LUC MICHEL LORS DU COLLOQUE D’ABIDJAN :

« LE NOUVEAU PANAFRICANISME.

DES IDEOLOGIES DU XXe SIECLE A LA GEOPOLITIQUE DU XXIe SIECLE »

 Merci, Monsieur le président,

Je vous salue.

Je remercie le président de l’Assemblée nationale, et l’Assemblée nationale d’accueillir ce colloque. C’est la preuve que le panafricanisme est en train de se répandre partout et que bien entendu, et comment cela pourrait-il en être autrement, cela est également le cas en Côte d’Ivoire.

 # Intro

 1) QUELQUES MOTS SUR MON PARCOURS:

POURQUOI LE « PANAFRICANISTE BLANC » ?

 * Pour ceux qui ne me connaissent pas sur Afrique Médias: Qui est le panafricaniste blanc ?

* 25 ans de combats aux coté de Kadhafi et de la Jamariyah

Je voudrais vous dire un mot sur mon parcours africain, pourquoi je me suis retrouvé « panafricaniste blanc ». Le grand Nkrumah disait que « l’on ne naît pas Africain mais que l’Afrique naît en vous ».

Moi, j’ai découvert l’amour de l’Afrique en Libye, il y a longtemps. Ceux qui me suivent sur Afrique Media doivent savoir que j’ai un parcours africain de plus de 25 ans avant nos jours.

J’ai été de ceux qui ont suivi le colonel Kadhafi. J’ai défendu la Jamahiriya. J’ai été en Europe l’organisateur du Mouvement paneuropéen des Comités Révolutionnaires libyens (le MCR). Et cela jusqu’au bout, puisque en avril 2011 j’ai organisé la seule Conférence internationale de soutien à la Jamahiriya sous les bombes de l’OTAN à Tripoli (1).

C’est aussi grâce à Kadhafi que je suis devenu panafricaniste. Le Panafricanisme, c’est une initiation. Je suis arrivé dans une Libye qui était encore panarabe. Puis, nous avons vu arriver ce panafricanisme et nous avons découvert aussi – car ne croyez pas que je suis un cas isolé, nous sommes nombreux en Europe des deux côté de l’ancien rideau de fer à penser la même chose – avec surprise que ce mouvement panafricaniste ressemblait très fort au mouvement paneuropéenniste du 19e siècle. Que les grands noms de Marcus Garvey jusqu’à Nkrumah ressemblaient à nos Victor Hugo et nos Mazzini.

J’ai donc suivi le colonel Kadhafi. Et lorsque la grande nuit s’est abattue après la destruction de la Jamahiriya, nous avons décidé de continuer le combat avec des camarades européens et avec des camarades africains.

J’ai une vie, bien évidemment, en dehors d’Afrique Média.

Je suis le dirigeants d’une organisation internationale qui est établie sur deux continents : en Eurasie et en Afrique. Nous avons deux Secrétaires-généraux. Un pour l’Eurasie qui est français mais qui vit en Russie, Fabrice BEAUR. Et un pour l’Afrique qui est Camerounais, Gilbert Kanto.

Je suis évidemment quelqu’un de controversé parce que je ne suis pas un vendeur d’eau tiède. Je suis quelqu’un qui sers de l’eau glacée ou de l’eau brûlante.

Il y a notamment une controverse sur ma venue à votre colloque. Elle échappe par sa brutalité et sa vulgarité foncière aux limites du débat, ce pourquoi on n’en parlera pas. Cela n’en vaut pas la peine.

J’ai découvert avec bonheur, car lorsque l’on mène un combat comme le mien c’est important d’être soutenu, de nombreux membres de mon public en Côte d’Ivoire et je les en remercie pour leurs marques d’amitié depuis ce matin.

# Partie I

 2) L’EMPREINTE DES IDÉOLOGIES SUR LE PANAFRICANISME DU XXe SIÈCLE

* Quel panafricanisme?

* Panafricanisme ou Panafricanismes ?

* Le Panafricanisme d’hier est inséparable des idéologies du XXe siècle

* Ces idéologies en ont limité la portée: pourquoi il a toujours manqué une ligne pragmatique

* Le Panafricanisme dans les conflits idéologiques du XXe siècle

* Pourquoi les visions idéologiques conduisent aux contradictions internes du Panafricanisme

Pour en revenir au sujet, le panafricanisme en fait ? et c’est un de ses grands problèmes, est né on va dire globalement entre le Congrès panafricain de 1900 et la naissance de l’Union africaine le 09 09 1999.

Il a malheureusement épousé toutes les idéologies européennes du 19e et du 20e siècle. Ce fut dans certains cas sa force mais également sa limite et son malheur.

Il y a eu le nationalisme évidemment. Il y a eu les idéologies de Libération nationale. Il y a eu le Marxisme. On se souvient du Grand George Padmore avec son livre « Communisme et Panafricanisme » dont la couverture a marqué tous ceux qui l’ont lu : une carte de l’Afrique au couleur du drapeau panafricain avec la faucille et le marteau.

Il y a eu aussi des choses moins bonnes, non libératrices. Il y a au sein du courant que l’on appelle « afrocentriste » une orientation qui malheureusement reprend ce qu’il y avait de pire dans les idéologies européennes. C’est l’idéologie du repli identitaire. Celle du Fascisme et du Nazisme. Il y a encore aujourd’hui des afrocentristes qui affirment l’idée d’une « supériorité raciale de l’Homme noir ». Cela n’est pas plus défendable que les théories qui avaient cours autour de Berlin à partir de 1933. Ce sont des impasses. Des impasses qui ont évidemment coûté très cher au Panafricanisme.

Car si l’alliance avec le courant communiste a été positif, et s’il ne faut pas contester le rôle des Cubains ou des Soviétiques dans la libération des pays soumis aux empires coloniaux, notamment du Portugal. Positif aussi le soutien à Lumumba, dont je salue ici mon ami, son fils Roland. Mais ce même côté positif a aussi conduit le Panafricanisme et les hommes politiques panafricanistes dans la guerre froide. Une des grandes raisons pour laquelle le Panafricanisme a été laminé au cours des 60 dernières années, c’est parce qu’il a été pris dans l’affrontement Est-Ouest. Dans la naissance de la Françafrique de de Gaulle et de Foccart, si vous ne prenez pas l’anticommunisme comme fondement de cela, vous ne pouvez pas comprendre. Il n’y a pas seulement la volonté de voler aux Africains leurs indépendances. Il y a évidemment la question de l’anticommunisme. On voit d’ailleurs Foccart intervenir contre Lumumba au Congo. On voit les réseaux Foccart intervenir dans la césession du Katanga. Et il le font pourquoi ? Ils le font par anticommunisme pur !

3) MORT DES IDÉOLOGIES ET ÉCHECS DU PANAFRICANISME

* Pourquoi la fin des idéologies a marqué l’échec du Panafricanisme

* L’impasse du Panafricanisme au début du XXIe siècle

* Pourquoi les questions posée par le panafricanisme restent de pleine actualité ?

On a vu donc malheureusement au cours de ce qu’appellent les historiens « le long 19e siècle et le long 20e siècle », qui ne forment qu’une seule période, la lente dérive du Panafricanisme. Et on arrive à l’implosion du Bloc soviétique. Et c’est la fin des idéologies. On voit même cette idéologie marxiste-léniniste qui avait prétendu faire des idéologues « les ingénieurs des âmes » s’effondrer. On voit l’Orthodoxie qu’on avait chassé sous Staline prendre la place de l’idéologie marxiste-léniniste en Russie.

Et l’Afrique est à ce moment-là devant un défi. Elle est dans une impasse !

L’O.U.A. ne fonctionne pas. La brillante oratrice qui m’a précédé l’a très bien expliqué. Elle a aussi expliqué ce « Panafricanisme qui détruit ». C’est pourquoi je ne reviendrai pas là dessus car je partage totalement son analyse. Lorsque Kadhafi intervient dans le processus panafricaniste, il est devant ce constat d’échec. Il tente de résoudre ce constat. Et il le fait à partir de ce moment-là avec quelque chose de nouveau qui est une vision géopolitique.

Kadhafi, c’est à la fois une étape mais c’est aussi un échec. Un échec que j’expliquerai plus loin. Pourquoi ? Parce que la Jamahiriya est détruite par l’agression occidentale. La plupart des choses que Kadhafi a proposé, on les propose aussi et à nouveau aux sommets de l’Union africaine depuis des années. Et la « mayonnaise ne prend pas ».

Pourtant toutes les questions que pose le Panafricanisme restent des questions actuelles. La question de la recolonisation de l’Afrique que ce soit par Washington ou par Paris en première ligne. Et on voit même revenir dans ce cadre-là Berlin, qui fait son grand retour en Afrique et qui fut l’organisatrice de la fameuse Conférence de Berlin de 1885. La grande-Allemagne de Madame Merkel revient en Afrique avec une nostalgie coloniale d’un autre temps.

On voit l’Afrique incapable de se dégager de l’aide financière de l’Union Européenne par exemple. C’est ce qui explique les problèmes de l’Afrique en matière électorale et ainsi de suite. Vous connaissez tout cela. Tous les gens qui ont au cœur l’intérêt de l’Afrique connaissent ces problèmes.

# Partie II

4) LA GÉOPOLITIQUE SCIENCE MAJEURE DU XXIe SIÈCLE.

QUELLE DEFINITION ? QUELS GRANDS AXES ?

* Pour une vision pragmatique de la géopolitique

* Les impératifs de la géopolitiques pour être une science: sortir de la confusion actuelle

* La géopolitique est inséparable d’un point de vue géographique

* Quand la géopolitique porte une vision du monde: l’Etat géo-idéologique

* La dimension c’est la puissance, la puissance c’est la liberté !

Kadhafi avait alors proposé, un peu de manière intuitive et sous l’influence de la « Géopolitique des grands espaces » européenne, comme base au Panafricanisme non plus l’idéologie mais la Géopolitique.

La Géopolitique, je le dis, et c’est une affirmation personnelle, est la science majeure du 21e siècle.

Au 19e siècle, la science majeure était l’économie politique. L’économie politique de Marx. L’économie politique de Friedrich List qui est le père du Nationalisme économique. La science également d’Adam Smith, le père du libéralisme. A l’époque, l’économie politique expliquait le monde. Aujourd’hui, et vous pouvez faire le tour des laboratoires idéologiques, il n’y a que la Géopolitique qui explique le monde. Mais il faut que cela soit une Géopolitique scientifique. Il faut que cela soit une Géopolitique pragmatique. Actuellement, la Géopolitique est passée du statut de science maudite en 1945, en un ornement du discours de la plupart des commentateurs politiques.

La Géopolitique comme science, naît aux États-Unis avec des gens comme Mahan. Elle domine et elle n’a jamais cessé de dominer la politique internationale américaine jusqu’à Brzezinski. Et Brzezinski est encore jusqu’à aujourd’hui le conseiller géopolitique d’Obama. Ce qui explique d’ailleurs que les Africains ont très mal appréhendé Obama, qui n’est pas un « président noir », qui est un président américain évidemment.

La géopolitique s’est aussi développée en Allemagne. Et elle a eu comme problème d’être une des choses qui n’ont pas permis mais ont servi à justifier l’expansion du Deuxième Reich de Bismarck et Guillaume II, et surtout celle du Troisième Reich nazi. En 1945, c’est une science discréditée à cause de cette cohabitation contre laquelle la géopolitique n’y peut rien. Staline l’avait même interdite alors que lui-même la pratiquait en maître.

La géopolitique ressurgit dans l’univers universitaire en France à la fin des années 70 avec des gens comme le géographe Lacoste et d’autres. Aujourd’hui, c’est quelque chose qui est accepté par tout le monde mais que la plupart ne comprennent pas.

Je m’en explique. On met de la « géopolitique » partout. On confond avec elle les relations internationales, l’histoire diplomatique, la diplomatie secrète, les statistiques économiques. Tout devient « géopolitique ». La géopolitique, ce n’est pas ça.

La géopolitique c’est quoi alors ?

Tout d’abord, c’est une science qui vise à la viabilité des états en définissant les conditions de leur puissance. La géopolitique fournit une grille de lecture actuelle. Elle permet la prospective politique. C’est ce que l’on appelle la « géopolitique d’analyse prospective ». Elle permet aussi de comprendre le passé. Il y a des conflits géopolitiques classiques comme les guerres puniques entre Rome et Carthage il y a 2400 ans. Il y a des schémas directeurs. Tout cela donne une vision claire à condition que l’on reste dans le cadre géopolitique stricto sensu. Evidemment, des journalistes qui veulent avoir l’air intelligent mettent la géopolitique à toutes les sauces. Et on en arrive à parler d’un concours comme de l’Eurovision… ça n’a pas de sens.

Ensuite, la géopolitique ne peut se comprendre qu’à partir d’un point de vue particulier (2). Elle est vue de Washington, elle est vu de Pékin ou elle est vue de Moscou. Mais le même problème vu de Washington, de Pékin ou de Moscou n’aura pas la même analyse et la même solution. Si vous perdez de vue cela, vous perdez toute compréhension de cette science.

J’y reviendrai plus tard. Car c’est un des problèmes de l’Afrique. Il n’y a pas une « Géopolitique vue de l’Afrique ». Donc, on adopte des points de vue, des analyses, des grilles de lecture qui sont celles de la Géopolitique anglo-saxonne, française ou parfois de la géopolitique russo-chinoise. On a donc par conséquence une vue qui est faussée.

Car la géopolitique détermine une vision du monde. La géopolitique américaine a une vision du monde qui est d’appliquer à la planète entière « l’American way of life ». Et parlons franchement. La mondialisation, c’est quoi ? C’est la normativité mondiale selon l’économie et la politique américaine.

Il y a une autre géopolitique à Moscou que l’on appelle le « néo-eurasisme » à laquelle j’ai contribué dans les années 80 (3). Là, c’est de faire une Grande-Europe indépendante avec les puissances anglo-saxonnes qui en soient chassées. On est dans un autre point de vue.

Enfin, la dernière chose qu’il faut dire de la géopolitique et on peut la résumer dans une maxime utile pour l’Afrique et les Africains de la manière suivante : « la dimension, c’est la puissance ! La puissance, c’est la liberté ! »

Qu’est-ce qui fait la puissance ? C’est la dimension des états, ce que l’on appelle en Géopolitique les « grands blocs continentaux », les « grands espaces ». Et cette dimension donne la vraie liberté.

La liberté, c’est alors quoi ? C’est de choisir son modèle politique, de choisir son modèle économique, de choisir son type de démocratie.

Tout ça – et évidemment vous faite le même constat que moi – n’existe pas en Afrique. En Afrique, on vient vous proposer des schémas qui ont fait faillite ailleurs. Le « parlementarisme de type bourgeois » par exemple, qui a échoué dans la plupart des pays européens. Un Français sur deux par exemple ne va plus voter. Il n’y a plus d’adhésion au Système. Mais on vient vous dire en Afrique, où les réalités sont toutes autres, que c’est la panacée universelle.

5) UNE VISION GÉOPOLITIQUE POUR LE PANAFRICANISME.

L’HÉRITAGE DE KADHAFI.

* La géopolitique des « grands espaces » et l’unification du continent africain

* Afrique – Europe – Méditerranée: confrontation ou nouvelle « Mare nostrum », bâtir des murs ou lancer des ponts ?

* Obiang et Deby dans la ligne de Kadhafi

* Pourquoi la vision de Kadhafi ne pouvait être acceptée par le Bloc occidental

* Les conditions de l’unification et de l’indépendance africaines : armée africaine – monnaie africaine – Bloc continental africain

* Pour une géopolitique africaine sans complexes

Il y a un homme, il y a 20 ans maintenant, qui a réfléchi à tout cela. C’est Kadhafi ! Kadhafi, on en a eu et on en a donné une perception fausse qui est celle des schémas occidentaux : un dictateur, un homme fou, un homme autiste. C’était au contraire quelqu’un qui lisait beaucoup, qui écoutait beaucoup. Il avait un groupe d’intellectuels qui lui résumait les tendances du monde, que l’on appelait « la main » parce qu’ils étaient cinq. Et lorsqu’il a lancé le mouvement d’unification qui a donné naissance à l’Union africaine, Kadhafi a regardé ce qui s’était fait avant. Et il a voulu adapter à la réalité africaine le mouvement d’unification européenne (4). Il s’est trompé, il faut le dire, dès le départ. Il n’avait pas compris qu’il y avait un cheval de Troie occidentaliste qui faussait tout en Europe et qui se nomme l’Alliance atlantique.

L’alliance Atlantique est un harnais entre les mains des Etats-Unis, qui tiennent sous contrôle tout le processus européen. Kadhafi pensait que les Européens pouvaient s’en affranchir. Il a notamment été l’un des grands soutiens de l’Euro. Et lorsqu’il y a eu la grande crise des banques mondiales, il a soutenu les banques européennes en 2008 en Italie, en Allemagne, en France, en Belgique, en Espagne. Je pense d’ailleurs que c’est une des raisons pour lequel il a été abattu car ces pays ne pouvaient plus le rembourser. Il y a d’autres raisons mais c’est une des raisons qui ont provoqué cette tragédie libyenne.

Comment Kadhafi voyait-il l’Afrique ?

Il voulait des Etats-Unis d’Afrique. Lui parlait plus précisément « d’Etat continental fédéral africain ». Il voulait une articulation entre le mouvement d’unification de l’Europe et celui d’Afrique. Une Méditerranée qui soit redevenue la Mare nostrum. La vieille idée de la « Mare nostrum » romaine, qui ne soit plus une frontière et où la Libye serait un pont (5).

C’est la raison pour laquelle le fossé entre lui et les dirigeants de l’Union européenne s’est agrandi.

Car pour les dirigeants de l’Union européenne, le « processus de Barcelone » concevait la Méditerranée comme la frontière extérieure de l’Union Européenne, de la « forteresse Europe » (qui s’inspire honteusement de la « Festung Europa » des nazis) et non comme une opportunité de symbiose. Pour eux, il fallait que cette frontière soit infranchissable. C’est la grande panique du non-contrôle des flux migratoires. Kadhafi leur avait pourtant annoncé en mars 2011. Il leur avait dit « après moi, vous aurez al-Qaïda, vous aurez l’immigration sauvage » ! On a tout ça maintenant et les drames qui vont avec. C’était la vision de Kadhafi.

Il y a donc une opposition idéologique qui s’est développée à partir de 2007-2009 entre lui et les dirigeants de l’UE.

Kadhafi posait ce qui restent encore aujourd’hui les trois conditions d’une Afrique indépendante :

– Première condition : un Etat autour d’un Bloc continental. Un « Bloc continental » qu’est-ce que c’est ? Cela suppose une économie intégrée. J’y reviendrai. Ca suppose une intégration politique. Ca suppose la libre circulation des biens et des personnes.

– Deuxième condition : Cet Etat doit avoir la charge des fonctions régaliennes : battre la monnaie pour contrôler son économie. Kadhafi a proposé la Banque africaine de développement. Il a proposé une monnaie africaine, qu’il voulait l’appeler le « Dinar or ». On parle aujourd’hui d’Afro. Et ainsi de suite. Vous retiendrez déjà que dans le Panafricanisme qui a surgi des ruines de la destruction de la Jamahiriya, la question de la monnaie est une des batailles centrales ; que ce soit la question du franc CFA ou que ce soit la question d’une monnaie africaine.

– Troisième condition : battre monnaie c’est bien, mais si vous ne savez pas protéger votre monnaie, votre modèle économique, cela ne sert à rien. Il faut une Armée panafricaine. Là, il faut suivre la démarche de kadhafi. Allez voir pourquoi l’Europe est devant un échec politique. L’Union Européenne est devant un échec, parce qu’elle a été incapable de passer de l’intégration économique, de la monnaie unique à justement un Etat supranational et à l’Armée européenne. Dans le Traité de Maastricht il est contenu directement une disposition qui explique l’échec annoncé de l’Union Européenne, que vous voyez tous les jours.

Cette disposition confie la défense de l’Europe à l’OTAN. A partir de ce moment-là, c’est une terrible leçon pour l’Afrique. Ne rêvez pas d’une monnaie africaine, si vous n’avez pas une armée africaine pour la protéger.

Voilà ce que voyait Kadhafi. Il avait surtout une démarche intellectuelle qui est la mienne. Il faut sortir les Africains de tous les complexes. Du complexe d’infériorité qui vient de l’esclavage, qui vient de la traite négrière, qui vient des années du colonialisme. Mais aussi du complexe inversé opposé qui fait que l’Africain par lui-même serait capable de tout. C’est un discours que l’on rencontre chez certains afrocentristes et qui ne conduira à rien. Il faut des Africains décomplexés qui aillent voir ailleurs comment cela se passe. Qu’on le veuille ou non, nous sommes dans un monde globalisé. La globalisation, ce n’est pas seulement l’économie. Elle a commencé avec le « Village Global » de la communication de Mc Luhan. On ne sortira plus de cela. Le jeune Africain, le jeune Russe, le jeune Européen, le jeune Américain, tous ces jeunes s’abreuvent tous aux mêmes médias, au mêmes réseaux Internet. Facebook est là pour le démontrer. Facebook n’a jamais pu déboucher, malgré ses tentatives, sur une division par continent. c’est un phénomène mondial.

# Partie III

6) QUE’EST CE QUE LE NEO-PANAFRICANISME ?

LA NOUVELLE GENERATION PANAFRICAINE.

* Les quatre générations du panafricanisme : comment chaque génération naît des échecs de la précédente

* La quatrième génération panafricaniste : la nôtre

* Des idéologies à la géopolitique et au pragmatisme

* Panafricanisme d’en haut et Panafricanisme d’en bas : comment chefs d’état panafricanistes et masses panafricaines font avancer la cause

J’en viens maintenant à ce qui est un futur possible du Panafricanisme, ce que j’ai appelé justement le NEO-PANAFRICANISME.

C’est un Panafricanisme qui est soutenu par des gens comme moi qui animent Afrique media. Je m’expliquerai aussi sur le combat d’Afrique média.

Il y a eu en fait quatre générations de panafricanistes :

– La toute première, celle des Congrès panafricains.

– La deuxième génération, çe fut celle du père de Roland Lumumba, de Nasser, de Nkrumah. Celle de ces chefs africains qui ont cru – mais les Européeistes y ont cru aussi sur le vieux continent – qu’il suffisait de vouloir une nation africaine, de combattre pour une idée transnationale pour qu’elle prenne corps, pour qu’elle se propage. Cela n’a pas fonctionné.

– La troisième génération, c’est celle de l’Union Africaine. Celle de Kadhafi.

– La quatrième, c’est évidemment celle que nous représentons tous, celle à laquelle, pour la première fois dans l’histoire du Panafricanisme, adhèrent des masses populaires considérables.

Le Panafricanisme, aujourd’hui, ce n’est plus une affaire d’intellectuels, c’est l’affaire de gens du peuple parfois peu éduqués. C’est une affaire de masses considérables dans la jeunesse de tous les pays africains. Une chaîne de télévision comme Afrique Media est née de cela principalement. C’est une interaction entre une chaîne qui a trouvé son public. Mais aussi un public qui a été conscientisé par sa chaîne.

Cette génération elle ne croit plus aux idéologies. Elle ne veut plus entendre parler de tout ce qui a raté. Elle croit au Panafricanisme en lui-même. Elle pense, et c’est mon avis aussi, que le Panafricanisme peut devenir une idéologie complète, globale avec sa vision du monde et sans devoir épouser quelque chose d’autre pour exister, un « Communautarisme africain » !

Vous noterez que l’Afrique suit la marche du monde parce qu’au centre du Vieux Continent, il y a ce que l’on appelle le « néo-Eurasisme. C’était une curiosité intellectuelle dans les années 80. C’est en fait une idéologie russe des années 20, dont j’ai été le premier à reparler dans les années 80. Mais, aujourd’hui, c’est l’idéologie officieuse de l’Etat russe.

Les Russes pensent que l’on peut tout bâtir autour de cela. Il faut que l’Afrique suive évidemment la même démarche.

C’est un panafricanisme qui touche à la fois l’Afrique d’en haut et l’Afrique d’en bas. Avec les gens que je rencontre, avec les gens avec qui je discute, particulièrement dans les sommets de l’Union Africaine et ailleurs, il y a des gens qui me disent suivre ce Panafricanisme. Ce sont des ambassadeurs, ce sont des chefs d’État, ce sont des ministres. Il y en a quasiment dans tous les pays africains, même si certains gouvernements n’ont pas pris l’option panafricaine, il y a des panafricanistes en leur sein.

C’est aussi une idéologie d’en bas parce que parce qu’elle touche vraiment les gens des masses populaires. Il y a par exemple au Cameroun un mouvement contre le Franc CFA. C’est la « Coalition pour l’abolition du Franc CFA ». Elle est animée par des artistes de rue, elle est animée par des étudiants très jeunes qui sont par exemple encore au collège. C’était un phénomène qui auparavant était tout à fait impensable.

7) LES GRANDS AXES DU NEO-PANAFRICANISME

* Praxis et action : une idée en marche

* Un humanisme. Contre tout repli identitaire

* Une vision géopolitique continentale : vers un Bloc continental africain auto-centré

* Pourquoi les africains doivent lire Friedrich List ?

* L’Etat africain : un impératif inévitable

* Un panafricanisme des masses

* Quand la conscience des masses précède celle des élites (une première historique)

* Pour une démocratie africaine souveraine: l’Afrique doit cessé de suivre l’agenda et les thématiques occidentales

* Le rôle d’Afrique Média. La bataille des médias au coeur de la grande politique du XXIe siècle

* La recherche des nouvelles alliances

Les grands axes de ce NEO-PANAFRICANISME reposent sur une IDEE CENTRALE : tout d’abord il faut de l’action ! Le Panafricanisme c’est « une idée en marche » L’idée en marche est-ce que Mazzini le grand européen de 1830 disait du mouvement de libération et d’unification de l’Europe, il disait « nous sommes une idée en marche ». Le Grand Victor Hugo disait LUI « je suis une force qui va » ! C’est la même idée, c’est ce que les marxistes appellent n’avait pas tort surtout évidemment au contraire c’est ce que donc les  marxiste appelaient la « Praxis ». Marx n’avait pas tort sur tout évidemment, au contraire !

LA DEUXIEME CHOSE – et j’étais extrêmement heureux d’entendre les autres intervenants, dont mon ami Roland Lumumba parler de son père – : c’est la centralité mise sur l’humanisme, le Panafricanisme aujourd’hui c’est un humanisme. C’est l’opposition même à ce qui est le repli identitaire, les idées racialistes, les idées de division,  les Petit-nationalismes … L’Africain aujourd’hui est un citoyen du monde, il a son mot à dire dans ce monde et il a beaucoup à apporter au monde. Il faut aller redécouvrir l’histoire africaine et beaucoup d’autres choses !

LA TROISIEME CHOSE c’est évidemment la centralité mise sur les thèses géopolitique. L’idée du Bloc continental parce que cela c’est fondamental. Derrière l’idée du bloc continental, il y a l’idée du développement. Le grand théoricien du développement des états, c’est un allemand qui vivait aux États-Unis et qui s’appelle Friedrich List, au milieu du 19e siècle. C’est lui qui pose les jalons de ce que l’on a appelé – et c’est péjoratif chez certains intellectuels, alors que cela ne devrait pas l’être, le « Nationalisme économique ». Il pose les conditions du développement des États qu’il appelle « en voie de développement ».

Les États en voie de développement pour lui ce sont les États-Unis de 1830, c’est l’Allemagne1830. Mais ce sera aussi la Communauté européenne de 194. Les idées de List était partagées par les concepteurs de la CECA et de la CEE, mais cela était caché parce que l’on ne voulais pas donner à l’Europe qui se construisait sur les cendres du nazisme une caution allemande. Il lance une série d’idées économique : il dit tout d’abord qu’il faut faire tomber à l’intérieur les barrières douanières, en Allemagne il lance un mouvement qui s’appelle le « Zollverein » (l’Union douanière). C’est ce qui permet l’unification allemande, le IIe eich de Bismarck de 1871. Aux Etats-Unis c’est la même chose : il n’y a plus de droits de douane entre États américains, mais il y en avait avant 1810 par exemple.

C’est la même chose sur laquelle l’Afrique doit réfléchir aujourd’hui !

Friedrich List défini un deuxième concept, qui n’est pas née du tout dans les laboratoires du Fonds monétaire international : c’est l’idée de « l’émergence ». Certains économistes ont l’impression que le concept d’émergence apparaît dans les années 80, mais en fait c’est un thème qui apparaît en 1820 ! Il faut en Afrique relire Friedrich List !!! Ce sont vraiment les clés du démarrage économique et unitaire du continent africain.

LA CARACTERISTIQUE SUIVANTE du NEO-PANAFRICANISME c’est que c’est « un panafricanisme des masses ». Les masses populaires sont prêtes pour le panafricanisme. Et je vais ajouter pour ceux qui connaissent bien les théories de Lénine sur la « spontanéité révolutionnaire » que nous sommes dans un schéma en Afrique aujourd’hui qui est inédit dans l’histoire ! De tous temps dans l’histoire, ce sont les élites qui ont précédé les masses ; aujourd’hui au niveau du Panafricanisme ce sont les masses africaines qui précèdent les élites, qui précèdent les chefs d’État, qui précèdent les partis politiques.

Allez écouter les jeunes, les ouvriers dans les rues de Douala, de Yaoundé ou de Ndjaména et vous aurez une immense surprise ! Ils vont infiniment plus loin dans leur désir d’Afrique que les gouvernements. C’est un phénomène tout à fait nouveau qui me rend optimiste, parce que ce désir d’Afrique des masses on ne pourra pas l’étouffer ! Et je vais ajouter que dans les 20 années qui vont venir les hommes politiques africains qui voudront aller à l’encontre de cela – que ce soit par petit-nationalisme, que ce soit par pesanteur politique, ou encore pire parce qu’il y a une bourgeoisie africaine qui est très heureuse dans son statu quo néocolonial -, il faut le dire, ces gens vont se heurter aux masses panafricaines !

LA DERNIERE CARACTERISTIQUE : le néo panafricanisme dit que l’Afrique doit choisir sa voie vers le développement économique et vers la démocratie.

Il faut aussi voir ce qui se fait en Chine, il faut aller voir ce qu’il se fait en Russie. Il ne faut pas aller uniquement prendre ce modèle occidental qui va d’une crise économique à l’autre et dont je ne pense pas que cela soit une réussite.

Il y a également la question des institutions politiques. Moi je prône ce que j’appelle « la démocratie africaine souveraine ».

C’est ce que l’on essaye de mettre en place par exemple en Guinée Equatoriale avec le président Obiang Nguema Mbassogo, un système démocratique qui fonctionne avec un dialogue avec l’opposition patriotique, avec des ministres de l’opposition dans le gouvernement. Il faut mettre un terme à ces guerres civiles qui déchirent les peuples africains. Une des raisons de l’hostilité à ma venue ici que j’ai rencontrée avec une petite minorité, ce sont les scories de la guerre civile en Côte d’Ivoire … Il faut sortir de ça. L’Afrique ne s’unira pas, ne se développera pas, si elle n’adopte pas l’esprit qui a été celui des Européens en 1945, malgré Auswitch, malgré le 3e Reich nazi. De Gaulle, qui est un des vainqueurs de l’Allemagne, va quand même tendre la main à Bonn et il y parle en allemand. C’est de cette démarche là donc je parle aujourd’hui …

8) LA PLACE DE L’AFRIQUE DANS LE MONDE MULTIPOLAIRE.

REPLI ISOLATIONNISTE AFRICAIN OU NOUVELLES ALLIANCES GEOPOLITIQUE ?

* La tentation du repli isolationniste africain

* Pourquoi l’Afrique ne peut plus se libérer seule

* La dimension est la clé du monde de demain : des Grands espaces aux Léviathans géopolitiques

* La nécessité de nouvelles alliances géopolitiques : vers un Axe Eurasie-Afrique

* Pourquoi la globalisation s’oppose à l’émergence africaine

* Pourquoi l’Afrique doit refuser les idéologies du monde globalisé : ni Mc World ni Djihad

* Ne plus subir les visions géopolitiques des autres

J’en arrive au bout de ma démarche qui est de vous résumer les grands axes du NEO-PANAFRICANISME. Ma conviction profonde c’est que l’Afrique seule ne s’en sortira pas.

Il y a actuellement au sein du Panafricanisme des gens qui disent que « nous devons nous replier sur nous-mêmes », que « les africains doivent se replier sur la culture africaine », que « l’Afrique doit s’isoler pendant une génération » … Ne rêvez pas, vous êtes dans un monde globalisé, avec une superpuissance agressive, avec d’autres qui aspirent à le devenir,  on ne va pas vous oublier pendant une génération.  Il n’y aurait alors pas de sursaut africain dans 20 ou 30 ans ! Il ne faut pas un isolationnisme africain, l’Afrique ne peut pas se libérer seule parce que ce sont les lois d’airain de la Géopolitique. Lorsque j’ai dit que « la géopolitique explique le monde »,  elle explique aussi comment on a une concentration de la puissance. La montée dans la dimension, on l’a déjà connue dans l’Antiquité classique. Donc dans l’Antiquité, on est passé des Cités-États aux royaumes, puis on est allé aux empires Chaque fois c’est la même chose ! Ce qui est possible avec des petits groupes d’états dans l’Europe à six ou à huit de 1958, ce que l’on a appelé le Panarabisme qui a échoué et qui était celui de Nasser, du Ba’ah, ou encore tcelui de Kadhafi Kadhafest, ont échoué Car Les pays arabes avaient perdu cette dimension dès les années 80. Et qui était possible pour l’Afrique dans les années 80 et 90, cela ne tient plus aujourd’hui

Quel est le futur du monde, non pas dans deux ou trois siècles, mais dans 25 ou 30 ans ?

Ce sont les « super blocs géopolitiques » ! Les Américains nous montrent ça : il y a actuellement le Traité Nafta, que beaucoup de monde n’ont pas compris, qui organise l’intégration de l’Amérique du Nord dans un bloc économique Rappelez-vous que les États-Unis suivent les préceptes de Friedrich List. Du bloc économique vous partez vers le bloc politique : c’est l’intégration du Mexique, des États-Unis et du Canada Et il y a aussi le Traité TAFTA, qui vise à l’intégration de l’Union Européenne, pour qu’elle échappe à la Russie.

Nous avons aussi l’exemple de l’Eurasie avec la Russie, qui est tout de même la deuxième puissance militaire mondiale forte de ses 9000 tête atomique, et celui conjoint de la Chine puissances régionales de premier plan :  ils se sont unis dans une union géopolitique que l’on appelle « l’Organisation de coopération de Shanghai ». C’est une union de 13 républiques ex-soviétiques, de la Russie, de la Chine. Viennent d’y adhérer en juillet dernier l’Inde, le Pakistan et l’Iran. Si tous ces gens ensemble,  dont le but est un monde multipolaire, pensent que seuls ils n’ont aucune chance, est-ce que vous pensez que l’Afrique, qui n’a pas d’industrie lourde, qui n’a pas de grande armée, qui n’a pas d’armes nucléaires, pourra peser sur la balance mondiale ??? Non évidemment !

Il faut donc pour l’Afrique de nouvelles alliances géopolitiques. Et elles sont logiques : il faut se tourner vers cette union de l’Eurasie et faire un « Axe géopolitique Eurasie-Afrique » (6) ! Egalitaire car il n’est pas question évidemment de revenir un quelconque colonialisme. J’ai entendu dans des discours précédents, et particulièrement ceux de mon ami Franklin, évoquer une « Chinafrique » qui est une réalité,  une « Usafrique » … Faut-il craindre une « Russafrique » ?  Le leader idéologique de ce Bloc de Shanghai eurasien c’est la Russie.  Mais avec elle il n’y aura pas de Russafrique. Parce que la Russie n’est pas en Afrique pour vous recoloniser ou pour les matières premières. Allez voir une planisphère : la Fédération de Russie y est plus grande que l’Afrique, un Etat-continent, ils ont tout ce que l’Afrique a, pétrole, gaz, uranium …

Il faut que l’Afrique échappe aux griffes du bloc américano-occidental !

Parce que si elle ne le fait pas, il n’y aura jamais de monde multipolaire Et la Russie recherche des partenaires géopolitiques. C’est ce qu’un chef d’État comme le président Obiang Nguema Mbassogo (dont je soutiens l’action depuis plusieurs années, parce que lui a une vision pour l’Afrique) a compris. Et il a signé des accords militaires ouvrant les ports de Guinée Equatoriale à la Flotte russe par exemple au mois de juillet dernier. Cela assure un équilibre des puissances et on en revient à cet équilibre qui existait en Afrique avant 1991 et qui a permis la libération de beaucoup de pays africains .

# Conclusion

9) LE CHEMIN DU MONDE NOUVEAU COMMENCE EN AFRIQUE !

* L’Humanisme panafricain porte la libération intégrale de l’homme

* Pourquoi l’unification africaine est la première clé du monde multipolaire

* Paraphraser Marx : les géopoliticiens doivent changer le monde !

Je terminerai sur deux idées centrales !

LA PREMIERE c’est que l’Afrique doit arrêter de subir et de voir le monde avec les idéologies et la géopolitique des autres. Un livre indique ce que l’Afrique doit refuser : c’est un livre qui s’appelle « Mac Word versus djihad ». C’est ce que nous vivons aujourd’hui ,les deux grandes idéologies globalisées, celle de la globalisation capitaliste made in USA et celle du djihadisme ou de l’islamisme radical. La vision américaine du livre est évidemment que l’on devrait choisir entre les deux … Moi je dis « ni Mac word ni djihad » ! Et surtout en Afrique.

LA SECONDE IDEE c’est qu’il faut comprendre une chose : c’est que le monde multipolaire où il va naître en Afrique où il ne naîtra jamais !!!  L’Afrique c’est le continent neuf, c’est le continent de l’avenir, c’est la réserve de beaucoup de choses pour les autres. Suivant que ce sera une Afrique devenue indépendante, qui va se faire respecter, qui va venir à la table des autres puissances qui veulent un monde égalitaire, ou suivant que cette Afrique va être recolonisée par ce bloc américano-occidentale, l’avenir du monde va changer !

Une Afrique qui n’est pas libre, cela veut dire un monde qui ne le sera pas. S’imaginer que tant qu’un homme africain connaîtra ce que moi j’appelle » la troisième génération de l’esclavage », celle de la Finance mondiale, celle des modèles étrangers imposés, un homme ne pourra être libre sur terre, c’est une illusion.

C’est une des raisons de mon combat panafricain, parce que j’aime l’Afrique, parce que j’ai été conquis par l’Afrique. Il y a aussi des raisons intellectuelles, c’est-à-dire que le combat pour l’Afrique est la première étape vers un monde nouveau. Il implique ensuite les autres étapes, comme par exemple la libération de l’Europe occidentale. Et il n’y aura jamais d’Europe occidentale qui sortira de ce bloc américano- atlantiste s’il n’y a pas une Afrique libre.

Je terminerai simplement par une réflexion qui paraphrasera celle de Marx au 19e siècle :

Le grand Marx disait que « les philosophes jusque-là avaient interprété le monde et qu’il était temps qu’ils changent désormais le monde » … J’affirme aujourd’hui que la géopolitique offre au monde la seule vision pour le changer. Les géopoliticiens doivent aujourd’hui jeter les fondations de ce nouveau monde !

je vous remercie

LUC MICHEL / PANAFRICOM

# NOTES ET RENVOIS

(1) Videos et photos sur :

Conférence internationale « Hands off Libya » :

http://www.facebook.com/ELAC.April.2011.Tripoli.Conference

(2) EODE THINK TANK / LA GEOPOLITIQUE VUE DES USA

sur http://www.lucmichel.net/2015/02/11/eode-think-tank-la-geopolitique-vue-des-usa-les-analyses-geopolitiques-et-geostrategiques-de-stratfor-intelligence-sur-eode/

(3) Cfr. PCN-TIMELINE / IDEOLOGIE / 1984 : LE PCN REINVENTE L’‘EURASISME’ MODERNE

sur http://www.lucmichel.net/2014/05/30/pcn-timeline-ideologie-1984-le-pcn-reinvente-leurasisme-moderne/

Et : PCN-SPO / L’EURASIE EST UNE IDEE EN MARCHE. MAIS QUI PARLAIT DE L’EURASIE ET DE L’EURASISME IL Y A 30 ANS ?

Sur http://www.lucmichel.net/2014/05/31/pcn-spo-leurasie-est-une-idee-en-marche-mais-qui-parlait-de-leurasie-et-de-leurasisme-il-y-a-30-ans/

(4) Cfr. Kornel Sawinsky (Université de Silésie, Pologne) : « La Libye dans les concepts géopolitiques du PCN », in ZNACZENIE LIBII W GEOPOLITYCZNYCH KONCEPCJACH NACJONAL-EUROPEJSKIEJ PARTII KOMUNITARNEJ (PCN), Intervention au 3e Congrès des Géopoliticiens polonais – III Zjazd Geopolityków Polskich –,Wroclaw (Pologne, 21 et 22 octobre 2010),

sur http://www.elac-committees.org/2013/02/18/pcn-spo-znaczenie-libii-w-geopolitycznych-koncepcjach-nacjonal-europejskiej-partii-komunitarnej-pcn

(5) Voir la géopolitique de Kadhafi sur :

http://www.lucmichel.net/2014/01/14/ceredd-analyse-luc-michel-geopolitique-de-la-destruction-de-la-jamahiriya-libyenne/

(6) Ecouter en podcast audio sur EODE-TV :

L’AXE GÉOPOLITIQUE “EURASIE-AFRIQUE” (PAR LUC MICHEL)

https://www.youtube.com/watch?v=R4h-rDNk-oM

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http://www.panafricom-tv.com/

https://www.facebook.com/panafricom/

Renzi “Stiamo facendo il tunnel del Gottardo”

 

VIDEO : https://www.youtube.com/watch?v=wp1wP6mOTOc

15 aprile 2016 FQ :

Renzi, gaffe internazionale: “Stiamo per inaugurare il tunnel del Gottardo”. 

Che è totalmente in Svizzera. L’ironia social e le reazioni istituzionali elvetiche

di Alessandro Madron

http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/04/15/renzi-gaffe-internazionale-stiamo-per-inaugurare-il-tunnel-del-gottardo-che-e-totalmente-in-svizzera-lironia-social/2641585/

Dopo i neutrini dell’ex ministro Mariastella Gelmini pensavamo di averle sentite tutte. Eppure, restando in tema di gallerie italo-elvetiche, il premier Matteo Renzi è riuscito a far di meglio.

Si è preso il merito della realizzazione  della galleria di base del San Gottardo. Una gaffe clamorosa che ha scatenato l’ironia e il sarcasmo di politici e dei giornalisti svizzeri.

Durante la conferenza stampa indetta da Palazzo Chigi per l’approvazione del nuovo codice appalti, Renzi ha nominato l’imminente inaugurazione del tunnel ferroviario del Gottardo tra i punti di vanto per l’intraprendenza del suo governo. Peccato che l’opera – strategica anche per l’Italia perché velocizzerà il traffico ferroviario attraverso le Alpi – sia stata realizzata in Svizzera, ben al di fuori dei confini italiani.

Siamo l’unico Paese al mondo che sta facendo tre tunnel – queste le parole esatte di Renzi -, tre opere strepitose per il collegamento con l’Europa: il Gottardo che si inaugura il primo giugno con la Svizzera, il Brennero che abbiamo sbloccato noi e ci collega all’Austria, la Torino-Lione con la Francia. Stiamo investendo 28 miliardi di euro, ovviamente cofinanziati, per collegarci con l’Europa”. 

Le reazioni, tra il divertito e il piccato, non si sono fatte attendere. Si va dallo sfottò generico, come l’annuncio dell’inaugurazione della sfinge “realizzata con gli amici egiziani” alle reazioni istituzionali.

Il consigliere nazionale Fabio Regazzi, su facebook, ha scritto: “Renzi spaccone o disinformato? Probabilmente entrambi. In ogni caso vogliamo ricordare al Premier italiano che non solo l’Italia non partecipa nemmeno con un franco all’investimento di 28 miliardi per Alptransit, ma che la Svizzera finanzierà con la bellezza di 280 milioni di franchi la realizzazione del corridoio ferroviario a 4 metri (innalzamento del profilo delle gallerie) sul territorio italiano”.

Anche il consigliere di Stato Norman Gobbi (Lega dei Ticinesi) ha affidato il commento al suo profilo facebook: “Matteo Renzi stava scherzando sui meriti italiani per Alptransit Gottardo, intendeva i grandi successi italiani sulla Stabio-Arcisate!”.

Insomma, lo irride e mette il dito nella piaga, corredando il tutto con l’immagine aerea della ferrovia Arcisate-Stabio in costruzione tra la provincia di Varese e il Canton Ticino.

Una foto da cui si vede in maniera lampante come la parte di competenza svizzera sia stata completa da tempo e quella italiana è ancora ben al di là dall’essere terminata. Critiche al premier arrivano anche dal Partito popolare democratico svizzero.

Paolo Beltraminelli ha twittato un pollice verso accompagnando il gesto di disappunto con una frase: “L’Italia aiutò la Svizzera nel 1800 per costruire la ferrovia del Gottardo, forse Renzi si riferiva a quello, anche quella era Apltransit”.

Il giornalista ticinese Enzo Rocchi Balbi su twitter ha postato l’immagine di una lettera (finta) con la firma del consigliere federale Ueli Maurer, l’omologo svizzero del ministro delle finanze, che presenta il conto a Renzi: “Scusi presidente – scrive il giornalista -, ma gli svizzeri lamenterebbero un’insolvenza…” .

Il collega della RSI (la tv di stato elvetica) Antonio Civile liquida tutto con una battuta: “Dai lo sanno tutti che il Gottardo unisce l’Italia alla Germania”.

La Svizzera è al centro di uno dei principali assi del trasporto merci in Europa. Ogni anno si trasportano su rotaia circa 26 milioni di tonnellate di merci attraverso le Alpi svizzere, per l’80 per cento si tratta di merci in transito.

La realizzazione della galleria di base del San Gottardo rappresenta dunque il perno di un sistema che vuole essere sempre più efficiente. Per realizzarlo ci sono voluti 17 anni di lavori e finanziamenti per 12,2 miliardi di franchi. Si tratta di un’opera ambiziosa, che accorcerà sensibilmente le distanze e permetterà di risparmiare 45 minuti di tempo per passare da una parte all’altra delle Alpi.

Misura 57 km e alla sua entrata in funzione sarà il tunnel ferroviario più lungo al mondo. L’inaugurazione della galleria, a cui parteciperà anche Matteo Renzi, è prevista per il primo giugno 2016, mentre la circolazione regolare dei treni prenderà avvio l’11 dicembre 2016.

 Vi transiteranno fino a 260 treni merci e 65 treni viaggiatori al giorno. Con buona pace del capo del Governo italiano, però, l’intera galleria è stata realizzata in territorio elvetico: il punto più vicino all’Italia è il piccolo comune di Bodio, nel cuore del canton Ticino, a 76,9 km dal valico di Ponte Chiasso. 

Renzi il 1° giugno sarà effettivamente presente all’inaugurazione del tunnel, ma, come gli fanno notare dai siti svizzeri “si dovrà portare il passaporto, perché la galleria dista 75 chilometri dal confine italiano, e dovrà venire in Svizzera per assistere all’evento”. 

Oggi, per la prima volta, il Consiglio di Stato francese ha annullato la Dichiarazione di Utilità Pubblica di una linea da Alta Velocità.

16 avril 2016

CADE: Aujourd’hui, pour la première fois, le conseil d’Etat a annulé la Déclaration d’Utilité Publique d’une LGV

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 15 avril 2016

 Communiqué – Comunicato

Aujourd’hui, pour la première fois, le conseil d’Etat a annulé la Déclaration d’Utilité Publique – DUP d’une LGV.

Oggi, per la prima volta, il Consiglio di Stato ha annullato la Dichiarazione di Utilità Pubblica di una linea da Alta Velocità. 

Alors que les commissaires enquêteurs avaient donné un avis favorable à la LGV Limoges-Poitiers, le Conseil d’Etat a pris la décision courageuse d’annuler la DUP.

Ieri i Commissari dell’inchiesta avevano dato un parere  favorevole alla linea ad AV Limoges-Poitiers, oggi il Consiglio di Stato ha preso la decisione coraggiosa di annullare la DUP.

Cette victoire des opposants à la LGV ouvre la voie à d’autres contestations de LGV, à plus forte raison sur Bordeaux-Dax et Bordeaux-Toulouse où les commissaires enquêteurs ont donné un avis défavorable.

Questa vittoria degli oppositori apre la strada ad altre contestazioni delle linee ad AV, a maggior ragione sull’itinerario Bordeaux-Dax e Bordeaux-Tolosa dove i Commissari dell’inchiesta hanno dato un parere favorevole.

Les temps changent et les forcenés des Grands Projets Inutiles et Imposés devraient revenir à la raison. Leur vanité l’emportera encore et ils tenteront sans doute d’imposer leur vision mégalomaniaque. Mais les citoyens et les populations indignées ont bien compris que désormais ils constituent une force capable d’inverser les processus.

I tempi cambiano e i forsennati delle Grandi Opere Inutili e Imposte dovrebbero tornare a ragionare. La loro vanità vincerà ancora e tenteranno senza dubbio di imporre la loro visione megalomane. Ma i cittadini e le popolazioni indignate hanno capito che oramai costituiscono una forza capace di invertire questi processi.

Cette victoire ouvre la voie à d’autres victoires !

Questa vittoria apre la strada ad altre vittorie !

http://www.conseil-etat.fr/Decisions-Avis-Publications/Decisions/Selection-des-decisions-faisant-l-objet-d-une-communication-particuliere/CE-15-avril-2016-Federation-nationale-des-associations-des-usagers-des-transports