Perché il referendum sulle trivelle è utile

http://www.internazionale.it/opinione/michael-braun/2016/04/14/referendum-trivelle-voto

Il 17 aprile si tiene in Italia una consultazione popolare sull’estrazione di gas e petrolio in mare. I promotori chiedono di votare sì per non rinnovare le concessioni alle piattaforme che si trovano a meno di 12 miglia nautiche dalla costa.Un flash mob dei sostenitori del sì al referendum sulle trivelle a Roma, il 18 marzo 2016. - Vincenzo Livieri, Lapresse

Un flash mob dei sostenitori del sì al referendum sulle trivelle a Roma, il 18 marzo 2016. (Vincenzo Livieri, Lapresse)
  • 14APR 201611.09
Michael Braun
, giornalista 

“Mi si nota di più se vengo o se non vengo?”. Almeno nel caso del referendum sulle trivelle il dilemma di Nanni Moretti troverà una soluzione salomonica. Saranno notati tutti, quelli che voteranno così come quelli che si asterranno.

Infatti ormai da 25 anni a ogni referendum si presentano non due ma tre schieramenti: le truppe del sì, quelle del no, e quelle del “rimango a casa”, intente a far naufragare il voto causa mancanza del quorum. Cominciò nel lontano 1991 Bettino Craxi, esortando i concittadini ad “andare al mare”, quando era in ballo la legge elettorale, quando i referendari capitanati da Mario Segni volevano abolire le preferenze multiple.

Il richiamo intermittente al dovere civico

A Craxi andò male, ma ugualmente il suo approccio fece scuola. Ben sei tornate referendarie, dal 1997 al 2009, non hanno raggiunto il livello di partecipazione del 50 per cento più uno, e sempre di più chi era contro ha giocato la carta non della mobilitazione bensì della smobilitazione, per esempio il cardinal Camillo Ruini quando nel 2005 gli italiani erano chiamati a decidere sulla procreazione assistita.

Questa volta il fronte dei disertori del voto è guidato dal presidente del consiglio in persona. Mentre il presidente della repubblica, i presidenti di camera e senato, il presidente della corte costituzionale esortano i cittadini a fare uso del loro diritto di voto, Matteo Renzi li invita a stare lontano dai seggi.

Ha da ridire su questo approccio Renato Brunetta, ha da ridire pure Pier Luigi Bersani; tutti e due ne fanno una questione di principio sul “dovere civico”. Non sempre però sono stati così ferrei: non risulta che Brunetta abbia votato quando era in ballo la procreazione assistita, non risulta che Bersani abbia protestato quando i democratici di sinistra nel 2003 (in occasione del referendum sull’estensione dell’articolo 18 alle piccole imprese) decretarono che “il modo migliore è non partecipare al voto”. Anzi, Bersani allora promosse il non voto a “scelta consapevole” di fronte a un “referendum percepito come non utile”.

Esercitare il diritto di voto ha un costo: il costo della democrazia né più né meno

Oggi Renzi si fa paladino della stessa identica argomentazione, gridando all’“inutilità” della deliberazione popolare e accusando i promotori di rendersi responsabili dello spreco di ben 300 milioni di euro. Non convince né il primo né il secondo punto. Sul primo punto va detto che i referendum, non a caso previsti dalla costituzione per dare voce ai cittadini anche contro il governo e il parlamento, non sono mai “inutili”. Ed è pure scontato il fatto che l’esercizio di questo diritto comporti un costo. È il costo della democrazia, né più né meno.

C’era giusto una via per risparmiare, se quello era un intento serio: accorpare il referendum alle prossime elezioni comunali. Ma in quel caso il tentativo di far naufragare il referendum sarebbe diventato ben più arduo.

Percorrere la strada alternativa

Ma veniamo alle questioni di merito. Romano Prodi, sostenitore del no, dichiara che una vittoria del sì, uno stop alle trivelle entro le 12 miglia davanti alle coste, sarebbe addirittura “un suicidio nazionale”. Di fronte alle cifre – le concessioni attive coprono giusto l’1 per cento del fabbisogno di petrolio del paese, e il 3 per cento del fabbisogno di gas – questi toni apocalittici sembrano un po’ esagerati.

E lo sembrano soprattutto perché anche nel caso della vittoria del sì nessuna piattaforma sarà fermata il lunedì dopo il voto. Il referendum non intaccherà le concessioni in atto; ancora per cinque, dieci o addirittura 15 anni gli impianti offshore saranno attivi.

Infatti solo su questo voteranno gli italiani: sulla eventuale proroga sine die delle concessioni. Per il resto il movimento referendario ha già portato a casa la vittoria più importante. Grazie alla sua iniziativa il governo infatti ha già bloccato del tutto ulteriori nuove concessioni entro le 12 miglia.

Nell’immediato quindi poco cambierà, qualsiasi sia l’esito, con il voto di domenica prossima. Più che altro si tratta di una decisione simbolica (ma non per questo “inutile”): potrebbe essere l’occasione per rimettere all’ordine del giorno le politiche energetiche e ambientali – grandi assenti dall’agenda del governo e non solo.

Infatti ci sarebbe una via molto più promettente per rendere l’Italia meno dipendente dalle importazioni di gas e petrolio e allo stesso tempo meno inquinata: quella di un deciso investimento nelle energie rinnovabili, strada seguita dal 2007 con risultati impressionanti, ma poi sostanzialmente abbandonata nel 2013.

Tav Torino Lione: Grenoble dice NO!

Il Comune della cittadina francese cambia rotta sul protocollo per la linea alta velocità Lione-Torino e decide di ritirare la firma

 
di Bruno Garrone.

Il 18 aprile prossimo la maggioranza nel comune di  (Francia) voterà una delibera che prevede l’uscita della cittadina francese dai protocolli per gli accordi della linea Alta Velocità Lione-Torino. La firma degli accordi era stata posta dalla precedente amministrazione comunale guidata da Michel Destos.

Il documento della delibera, attualmente in fase di preparazione, prevede la dichiarazione di uscita dagli accordi in quanto le nuove valutazioni economiche sulla linea mostrano l’assenza di un piano finanziario, e la nuova giunta intende indirizzarsi verso alternative più convenienti.

Nel 2002 i costi per la collettività erano stimati in 53,4 milioni di euro, mentre nel 2007 i costi sono lievitati a 129 milioni di euro. Inoltre nel 1991 la stima del traffico passeggeri era di 19 milioni di unità, mentre nel 2012 si prevede una stima di 4 milioni, valore quasi cinque volte inferiore. Si evince quindi che le stime sono state calcolate su valori non realistici.

Le opposizioni di destra e di sinistra nel comune rimangono favorevoli al progetto ma la maggioranza si dichiara oramai contraria ed è determinata a deliberare di conseguenza il 18 Aprile prossimo.

(B.G. 14.04.16)

Condannata per aver fatto la giornalista raccontando NoTav oltre i divieti

post 13 aprile 2016 at 09:30

Cf3GH_vWIAEbKe6da Radio Popolare – La collaboratrice di Radio Popolare Flavia Mosca Goretta è stata condannata in via definitiva ad una pena pecuniaria di 100 euro per aver cercato notizie sulle manifestazioni di protesta degli attivisti “NoTav” in Val di Susa.

La reazione del nostro direttore:

Il messaggio che ci manda la Corte di Cassazione è molto pericoloso. Ci dice che un giornalista deveaccontentarsi, rimanere lontano dall’epicentro di un avvenimento, non documentarlo da vicino, stare un passo indietro,fermarsi di fronte ai limiti e ai divieti. Deve farlo perché è inutile andare in prima linea quando può avere le stesse notizie anche stando nelle retrovie.

Almeno questa è la tesi dei giudici di Torino che avevano condannato in primo grado la nostra collaboratriceFlavia Mosca Goretta, condanna confermata dalla Cassazione. Una tesi che riduce il giornalismo a un burocratico elenco di notizie ricevuto da terzi; che nega la verifica diretta, lo sguardo particolare sui fatti, il dovere di descriverli per come li si vede. Se questa condanna facesse giurisprudenza, come è probabile, il lavoro di decine di colleghipotrebbe essere sanzionabile. Solo perché invece di fare un passo indietro, per amor di cronaca, non si fermano di fronte a un divieto, ma lo superano. Come ha fatto la nostra Flavia. Come farebbe ogni cronista che ama il suo mestiere. Il messaggio che manda la Corte di Cassazione è molto pericoloso ma non credo che cambierà il nostro modo di lavorare.

di Michele Migone

La posizione del Comitato di redazione:

Il Comitato di redazione di Radio Popolare esprime grande preoccupazione per la sentenza di condanna emessa dalla Corte di Cassazione nei confronti della nostra collega Flavia Mosca Goretta. Flavia è stata condannata per aver fatto il suo mestiere di cronista durante una manifestazione No Tav in Val Susa. La colpa di Flavia: “Essersi introdotta nell’area interdetta per acquisire notizie utili, pur potendole acquisirle anche diversamente” così scrivono i giudici. Esiste però un diritto di cronaca che non può essere limitato e confinato e che richiede che il giornalista sia là dove le cose succedono anche superando barriere, steccati e zone rosse. Il Cdr di Radio Popolare esprime solidarietà a Flavia Mosca Goretta e ribadisce che la libertà di raccontare notizie non può essere limitata.

Il caso di Flavia Mosca Goretta è stato oggetto di attenzione anche da parte della Fnsi e dell’Unci. Unanime la preoccupazione in merito alle conseguenze della sentenza.

-> qui il servizio per la quale Flavia Mosca Goretta è stata condannata

Leggi anche:

una seria riflessione sul destino del m5s

Sull’intervento di Giulietto Chiesa a proposito della morte di Casaleggio.
 
Essendo io e i miei lavori apparsi ripetutamente su Pandora TV, ci tengo a pendere le distanze da un commento fatto da Giulietto Chiesa responsabile della Web TV, sul Movimento 5 Stelle, commento che poco elegantemente prende lo spunto dalla scomparsa di Gianroberto Casaleggio, un lutto che ha colpito dolorosamente migliaia di attivisti del Movimento e tantissimi suoi elettori e sostenitori. Si tratta di dichiarazioni fortemente critiche, quando non liquidatorie, nei confronti di un Movimento che è stato votato da 8 milioni di italiani, che costituisce l’unica opposizione valida ed efficace all’attuale regime antidemocratico e corrotto, che, tra immaturità, incertezze e confusioni, ha comunque portato aria fresca, pulita, dinamica, innovativa, nel mondo inquinato della politica italiana. Si arriva addirittura a definizioni offensive nei confronti di parlamentari definiti inadeguati e fatti passare implicitamente per mezzi cretini. Dall’alto di una inaccettabile supponenza e di un’esperienza di attivismo partitico non molto esaltante, ci si arroga il privilegio di impartire lezioni a chi rappresenta, con tutto il bene e tutto il male che si vuole, l’unica speranza di riscatto per la nostra società. Del resto, del bene realizzato in anni di attività parlamentare e sul territorio non si fa il minimo cenno e del “male” si ripetono i malevoli luoghi comuni diffusi da tutti coloro che il Movimento 5 Stelle ha messo nell’angolo. L’ottimo giornalista e valido combattente anti-Nato Giulietto Chiesa, al quale tutti portiamo grande stima, dovrebbe avere l’accortezza di non sbilanciarsi in direzioni che forse non gli sono famigliari e che, in questo modo, favoriscono quelli che tutti consideriamo nostri nemici. Vi invito a guardare youtube con l’intervento di Chiesa. Di seguito la mia reazione al video di G.C.

Non sono d’accordo con praticamente nulla di quanto esposto sul M5S, prendendo lo spunto dalla scomparsa di Gianroberto Casaleggio, da Giulietto Chiesa, mio compagno fondatore del Comitato No Guerra No Nato.
Le osservazioni critiche – e non ve ne sono di altro segno – che con una certa saccenteria – vengono rivolte al M5S, presunta proprietà di due personaggi, presuntamente teleguidato da Casaleggio, non fanno che ricalcare i triti stereotipi del pregiudizio e della semplificazione con cui gli avversari politici cercano da sempre di neutralizzare il lavoro politico e il relativo successo del Movimento e dei suoi parlamentari.
Giulietto Chiesa non entra neanche di striscio nel merito politico di quanto il Movimento ha fatto e va facendo in parlamento, nel paese, nelle amministrazioni. Delle grandi lotte contro le tante espressione di un malaffare di regime, alcune delle quali coronate da successo, non v’è cenno, ne tanto meno riconoscimento. E neppure di un’iniziativa particolarmente in sintonia con il nostro Comitato No Nato, come quella della messa in discussione pubblica, al Senato, della nostra appartenenza alla Nato, cosa mai vista nella storia repubblicana degli ultimi 45 anni.
Sia in politica estera, rivolgendo l’attenzione in chiave non conformista a paesi e conflitti e rigettando ogni giustificazione delle guerre e sanzioni in atto, sia in politica interna, il Movimento ha costituito una svolta radicale rispetto a una consolidata linea di subalternità a superpoteri condizionanti, interni, europei e atlantici, mai messi in discussione da alcuna forza politica
 
In pochi anni i parlamentari 5 Stelle, definiti con spocchia degna di miglior causa di “modesta levatura politica e intellettuale”, hanno aperto orizzonti del tutto nuovi al potenziale di bonifica del nostro inquinatissimo scenario politico, culturale, sociale. Se non hanno, come denuncia Chiesa, recuperato ancora quanto si è  rifugiato nell’astensione e nella rinuncia alla partecipazione, il giovanissimo movimento è riuscito in pochi anni a raccogliere intorno a sè quanto è indubbiamente la parte migliore della nostra società. Che questo non venga apprezzato da chi da anni tenta di mettere in piedi un partito politico alternativo all’esistente e non è mai andato oltre una cerchia famigliare e di pochi intimi, se non molto nobile, è comprensibile.
 
Le denunce di mancata democrazia lasciano il tempo che trovano, la proposta di un’alleanza con la sedicente “società civile” (termine ormai assai equivoco), che riunisca una serie di personalità  di “rango”, teste d’uovo, di scienza, cultura e arte, in un governo ombra, prefigurano un’idea elitaria del governo della società.
L’intervento di Chiesa no ha basi di fatto e sembra frutto di emotività e di prevenzioni. Questo intervento tv per me non è una “seria riflessione”, ma la ripetizione di logore fomulette di denigrazione. sia di Grillo e Casaleggio, sia dei parlamentari e iscritti del M5S. Ed è anche l’ennesima occasione persa per un’alleanza e collaborazione che starebbero nelle cose.
 
Fulvio Grimaldi
Sent: Wednesday, April 13, 2016 10:07 PM
Subject: una seria riflessione sul destino del m5s
 

 Caro Alessandro,

 se hanno un senso – e io credo proprio di sì – le parole dell’ultima lettera di Gianroberto Csaleggio “Abbiamo creato un sogno, un sogno meraviglioso; un sogno purtroppo incompleto”,  si impone di sicuro

una seria riflessione sul destino del m5s

https://www.youtube.com/watch?v=pevLdx2u4Bg

 Questo sì, davvero, …lo chiede il Paese!