Petrolio Genova, Toti: “No allarmismi. E poi la corrente porta verso la Francia”

23 aprile 2016 | di F. Q.
  
“Tutto si sta muovendo secondo i piani, la macchina organizzativa sta funzionando come doveva. L’emergenza in mare è stata aggredita, quella sul fiume è sotto controllo. Il sistema di difesa ha tenuto nonostante le piogge che sono arrivate come ampiamente previste dal nostro sistema meteo”. Lo ha detto il Presidente della Regione Liguria,Giovanni Toti, nel corso del sopralluogo sul Polcevera per fare il punto sull’emergenza petrolio a Genova. Il gruppo di lavoro regionale ha partecipato in mattinata alla nuova riunione del tavolo tecnico in Prefettura, nato nei giorni scorsi su iniziativa della Regione, per fare un aggiornamento sui lavori. “Le operazioni di recupero a terra del materiale sversato stanno per essere ultimate – ha detto l’assessore alla Protezione CivileGiacomo Giampedrone – con uno spiegamento di forze che si è rilevato fondamentale per affrontare l’emergenza meteo delle ultime ore”. Secondo i monitoraggi tecnici in corso le chiazze attualmente rilevate sono molto a largo della costa savonese e imperiese e non destano preoccupazione inoltre le correnti le stanno indirizzando verso la Francia. Nei prossimi giorni la Regione Liguria sarà impegnata a monitorare costantemente il materiale in mare al fine di eseguire tutti gli interventi possibili per garantire la massima sicurezza, anche in vista della stagione estiva, del nostro litorale con delle analisi specifiche da parte dei tecnici di Arpal

Tav, denunciamo l’omertà delle Istituzioni

http://www.beppegrillo.it/movimento/parlamentoeuropeo/2016/04/tav-denunciamo-lomer.html

Ancora un altro muro. Nonostante le pressioni e le domande del Movimento 5 Stelle, le omertà sulla TAV continuano. Il presidente del consiglio di amministrazione della società Torino-Lione, Hubert du Mesnil, ospite della Commissione Controllo di Bilancio del Parlamento europeo, si è trincerato dietro un no comment davanti alla richiesta di rendere pubblici tutti i documenti relativi al progetto di collegamento ferroviario ad alta velocità fra Torino e Lione. Eppure il Parlamento europeo lo scorso 8 marzo, all’interno della Relazione 2014 della Lotta contro la frode, aveva approvato alcuni emendamenti presentati dal Movimento 5 Stelle in cui si invitava la Commissione Europea a rendere pubblici tutti i documenti attinenti al progetto di collegamento ferroviario ad alta velocità TAV Torino-Lione e ai relativi finanziamenti. Grazie al Movimento 5 Stelle il Parlamento europeo chiede chiarezza e trasparenza sulla gestione, quella che è stata negata dall’amministratore Hubert du Mesnil. Hanno paura di svelare quanto inutile e costosa sia questa grande opera che non serve né ai cittadini, né al territorio. L’impegno dei portavoce contro la TAV è massimo. Marco Valli ha presentato una richiesta di accesso ai documenti relativi ai costi e alle spese sostenute per finanziare la TAV. Ma la Commissione europea ha sempre risposto alla Ponzio Pilato, rinviando ai governi francesi e italiani la responsabilità. Questa omertà è illegittima perché uno dei compiti dei deputati della Commissione Controllo di Bilancio è proprio quello di verificare come vengano spesi i fondi europei. Ricordiamo che metà degli stanziamenti previsti per costruire la TAV provengono proprio da risorse europee. Eleonora Evi si è battuta per ottenere la calendarizzazione delle petizioni sul Tav al Parlamento europeo, mentre Daniela Aiuto – relatrice del parere sulla Regione Alpina all’interno della Commissione Trasporti – ha presentato degli emendamenti per rivedere la lista dei grandi progetti infrastrutturali, tra cui la Torino – Lione, redatta dalla Commissione europea. In particolare, si è chiesto di valutare tutti i progetti in materia di trasporti, dando priorità alla valutazione dell’impatto su ambiente e salute dei cittadini e alla rivalutazione e utilizzo delle infrastrutture già esistenti. In aggiunta si è proposto di effettuare consultazioni referendarie per coinvolgere i cittadini nelle scelte che impattano a livello regionale e locale. La relazione verrà votata in Commissione il 24 maggio. Titolare del rapporto è Mercedes Bresso del Pd, per la quale la TAV va fatta perché l’offerta genera la domanda. Non molleremo mai!
VIDEO. L’affondo di Marco Valli in Commissione Controllo di Bilancio sulla Tav, una opera inutile e costosa.
https://youtu.be/5tLwyZNig1M

VIDEO. Daniela Aiuto si batte in tutte le Commissioni per portare trasparenza sulle grandi opere. Ecco il suo ultimo intervento.

https://youtu.be/Hg1kyKxBtC0

Les îles Tiran et Sanafir cédées à l’Arabie qui s’engage à respecter les accords de camp David

Par Agence | 12/04/2016 | 9:19

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Avant que l’Egypte ne concède à l’Arabie saoudite les deux îles Tiran et Sanafir, à la position stratégique qui sépare la mer Rouge du golfe d’Aqaba ,  elle en a informé les responsables israéliens.

 Au motif que leur statut figure dans l’accord israélo-égyptien de Camp David signé en 1979, les Israéliens devraient eux aussi donner leur feu vert pour leur transmission aux Saoudiens. Il semble que ces derniers ont d’ores et déjà donné leur engagement à respecter les clauses de cet accord concernant les deux îles.

Selon le journal égyptien al-Ahram, des contacts se sont déroulés entre les deux cotés israéliens et égyptiens concernant la signature de l’accord entre le Caire et Riyad pour déterminer le tracé de frontière maritime dans le golfe d’al-Akaba et des conséquences qui en découlent.

Les responsables égyptiens ont fait part à leur homologue israéliens que l’Arabie saoudite allait respecter les engagements qui les concernent.

Selon le journal, les Égyptiens ont montré aux Israéliens le message que le deuxième prince héritier Mohammad Ben Salmane a donné au Premier ministre égyptien Charif Ismail, dans lequel il affirme que l’Arabie respectera les termes de l’accord que l’Egypte avait conclu, lorsqu’il entrera en vigueur après le vote favorable du Parlement égyptien.

« Si Israël accepte le contenu de ce discours, l’accord du tracé des frontières maritimes entre l’Égypte et l’Arabie saoudite nécessitera une modification du traité de paix israélo-égyptien, pour laquelle le gouvernement israélien se doit de convoquer le Parlement israélien», explique le journal, selon lequel le gouvernement israélien n’a opposé aucune fin de non-recevoir.

Selon l’éditin arabe de l’encyclopédie en ligne Wikipedia, ces deux îles sont saoudiennes, mais avaient été louées à l’Egypte avant qu’elles ne soient occupées par Israël durant la guerre de 1967.

Depuis la signature du protocole militaire du traité de camp David, ce sont des forces internationales qui s’y trouvent et il est interdit à l’Egypte d’y installer une présence militaire. Les bateaux militaires égyptiens et saoudiens ne peuvent  s’en approcher sans permission préalable des forces internationales.

Une concession illégale

Sur le plan intérieur, le renoncement du gouvernement égyptien à ces deux îles a soulevé un tollé considérable au pays des pyramides.     Le choc est surtout du aux propos des responsables officiels égyptiens qui ont déclaré que ces îles appartiennent initialement à l’Arabie et doivent lui être restituées.

Sur les réseaux sociaux, des pages de livres scolaires d’histoire présentant les deux îles comme égyptiennes ont été postées.

« Si ces deux îles étaient réellement saoudiennes, comme le dit le gouvernement égyptien, pourquoi l’Égypte est-elle restée attachée à elles toutes ces années », a répliqué l’ex-candidat à la présidentielle l’avocat Khaled Ali pour le journal assafir.

Selon lui, ces deux îles appartiennent à l’Égypte depuis le traité de 1906. « Les forces internationales y sont présentes en fonction d’un accord conclu avec l’Égypte et non avec l’Arabie saoudite », a-t-il protesté.

Il a poursuivi : «  il y a deux éventualités : la première est que ces deux îles sont égyptiennes et par conséquent il n’est nullement permis d’y renoncer… la deuxième éventualité est qu’elles sont réellement saoudiennes, mais que l’Égypte y exerce sa souveraineté ».

Et Khaled Ali de conclure : «  En fonction de la clause 150 de la constitution, seul un référendum peut permettre le renoncement  à une souveraineté. Raison pour laquelle cet accord n’est pas constitutionnel et nous allons saisir le tribunal contre lui».  (Agences)

Acqua gratis per tutti: non si pagherà il “minimo vitale”

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aprile 21 2016
 
Garantiti fino a 50 litri al giorno gratis a persona anche ai morosi che non hanno pagato la bolletta.
 
Anche chi non ha pagato la bolletta dell’acqua non rischierà mai più di restare “a secco”: ha infatti ottenuto il primo sì alla Camera il testo di legge che prevede un minimo vitale di acqua gratis per ogni italiano; insomma, saranno garantiti a tutti i cittadini 50 litri di acqua al giorno per i quali non bisognerà più pagare la società fornitrice. Il servizio, dunque, si considererà completamente gratuito e “fuori-bolletta”, in quanto bene fondamentale della vita e necessario per la sopravvivenza. Questo significa anche che chi riuscirà a restare entro questo tetto non sborserà mai neanche un euro.
 
Ciò vale anche (e soprattutto) per chi è moroso con gli arretrati: intanto non perderà il diritto ai 50 litri di acqua gratis e, in più, non dovrà più temere il pericolo di un’interruzione della fornitura solo perché è in ritardo coi pagamenti se presenta un Isee basso dal quale risulti una situazione di morosità incolpevole.
 
Ma chi pagherà questo regalo agli italiani? Il costo non sarà sostenuto dallo Stato, ma dai privati stessi ossia da coloro che hanno i redditi più alti: il costo, infatti, dei 50 litri di acqua gratis a cittadino verranno scaricati sulla tariffa applicata agli scaglioni più alti di consumo, in modo da garantire al contempo progressività e incentivazione al risparmio delle risorse idriche.
 
C’è poi da chiedersi quale impatto avrà questa norma sulla nuova disposizione del codice civile, introdotta con la riforma del condominio [1], che consente all’amministratore, nel caso in cui qualche condomino non paghi le spese mensili da oltre 6 mesi, di sospenderlo dall’utilizzo dei servizi condominiali “suscettibili di godimento separato” come appunto – secondo molti – l’acqua.
 
La bolletta dell’acqua, poi, sarà più trasparente. Oltre al dettaglio dei consumi, gli utenti potranno conoscere i dati sugli investimenti effettuati dai gestori, sui costi di depurazione sostenuti e anche sulle percentuali medie di perdite idriche nelle reti.
 
I comuni, infine, potranno decidere se gestire il servizio idrico in proprio o attraverso società in house o se invece andare a gara.
 
Sono questi gli aspetti più caratterizzanti della proposta di legge sulla “tutela, il governo e la gestione pubblica delle acque” che ha ricevuto ieri il primo via libera dalla Camera dei Deputati (243 sì, 129 voti contrari e due astenuti). L’opposizione è scesa subito sul sentiero di guerra accusando la maggioranza di aver tradito il risultato del referendum del 2011 che escludeva la possibilità di una privatizzazione del sistema idrico.
[1] Art. 63 disp. att. cod. civ. introdotto dalla legge n. 220/2012.

Siria, i russi avrebbero aperto il fuoco contro i caccia israeliani

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aprile 22 2016
 
Netanyahu: “Dobbiamo evitare contrattempi, malintesi e scontri inutili”. Putin: “Date le circostanze, può capitare”.
 
Le forze russe in Siria avrebbero aperto il fuoco contro i caccia israeliani in almeno due occasioni, spingendo il primo ministro Benjamin Netanyahu a cercare un migliore coordinamento operativo con Mosca.
 
Nelle ultime 72 ore i media ebraici hanno rilevato a più riprese dei contatti che sarebbero avvenuti tra le forze armate dei due paesi attive in Siria.
 
Sono venuto qui con un obiettivo principale – ha detto Netanyahu durante l’incontro con il presidente russo Vladimir Putin – per rafforzare il coordinamento tra di noi così da evitare contrattempi, malintesi e scontri inutili“.
 
Data la complicata situazione nella regione – ha risposto Putin – questi contatti potrebbero essere comprensibili, anche se non sono a conoscenza di incidenti“. Putin ha quindi ribadito lo stesso concetto espresso durante l’ultimo incontro con il presidente israeliano Reuven Rivlin, che ha visitato Mosca il 15 marzo scorso.
 
Lo scorso ottobre, poche ore dopo il dispiegamento russo in Siria, i due paesi crearono uncanale di coordinamento per “evitare spiacevoli malintesi”. Più volte, così come confermato dal Ministro della Difesa Moshe Ya’alon, i velivoli russi hanno violato lo spazio aereo di Israele.
 
Noi non li ostacoliamo – disse Moshe Ya’alon il 29 novembre scorso – quando si avvicinano nel nostro territorio, ma anche loro non intervengono quando i nostri caccia agiscono a protezione degli interessi della nazione“. Mosca, dallo scorso ottobre, ha istituto una no-fly zone che comprende la maggior parte della Siria e parte di Israele, Golan compreso. Lo schermo difensivo copre anche la zona meridionale della Turchia e le basi utilizzate dagli USA per i raid in Siria. Il consenso russo per ogni tipo di volo nelle zone controllate è implicito.
 
Nonostante il coordinamento, in almeno due occasioni le forze terrestri russe avrebbero aperto il fuoco contro i caccia israeliani, secondo quanto riportato dal quotidiano ebraico Yedioth Ahronoth.
 
Ha aggiunto Netanyahu: “Credo che tale coordinamento sia fondamentale perché dobbiamo mantenere la libertà di movimento per l’aviazione a garanzia della nostra sicurezza. In alcun caso lasceremo le alture del Golan e faremo di tutto per colpire le linee di rifornimento di Hezbollah“.
 
Lo scorso dicembre Netanyahu affermò che Israele non avrebbe mai permesso il transito di forniture militari dalla Siria al Libano. Israele sarebbe ufficialmente neutrale nella guerra civile siriana, ma dal 2013 ha effettuato una dozzina di attacchi aerei in tutto il paese colpendo anche strutture governative. I caccia israeliani hanno distrutto decine di convogli destinati alle truppe Hezbollah, presenti in Siria a sostegno delle forze lealiste del presidente Bashar al-Assad. Quest’ultimo, inserisce Israele tra i “terroristi di altra natura” attivi in Siria. Netanyahu ritornerà in Russia il prossimo sette giugno.
 

Il pg non si arrende: «Quello dei No Tav fu blitz terroristico»

http://www.cronacaqui.it/cronaca/39980_il-pg-non-si-arrende-quello-dei-no-tav-fu-blitz-terroristico.html

CronacaQui
26 Aprile 2016, ore 08:27 | di Giovanni Falconieri

Il pg non si arrende: «Quello dei No Tav fu blitz terroristico»

Sul terrorismo nessun passo indietro, anzi. Perché nonostante le sentenze pronunciate dai giudici di Torino e i pareri espressi dai loro colleghi romani della Cassazione, la procura generale del capoluogo piemontese ha deciso di non arrendersi e ha scelto di proseguire sulla strada già tracciata dai due sostituti procuratori Andrea Padalino e Antonio Rinaudo e dall’ex pg Marcello Maddalena. Il nuovo numero uno della procura generale, Francesco Saluzzo, darà infatti ancora battaglia sulla “condotta con finalità di terrorismo” nell’udienza che verrà celebrata davanti alla Suprema Corte nel procedimento a carico di Claudio Alberto, Niccolò Blasi, Mattia Zanotti e Chiara Zenobi.

Dopo l’assoluzione ottenuta anche in secondo grado dai quattro attivisti No Tav accusati di aver assaltato il cantiere dell’alta velocità ferroviaria di Chiomonte, il nuovo pg ha infatti deciso di presentare ricorso in Cassazione contro la decisione dei giudici della Corte d’Assise d’Appello di Torino di non riconoscere il reato di terrorismo ai quattro imputati. Imputati che sono stati tuttavia condannati a 3 anni e sei mesi di reclusione per violenza a pubblico ufficiale, danneggiamento seguito da incendio e porto d’armi da guerra in relazione all’utilizzo di bombe molotov.