Un altro sondaggio a San Giorio, ma si scopre siano inutili

Sono trivellazioni del progetto vecchio, ma vanno avanti ugualmente.

di Valsusa Report

Dalla mattina di oggi  12 aprile un altro sondaggio con il mezzo della trivellazione. Già dalla mattina, lo schieramento delle forze in divisa era presente sul posto, macchine civetta con a bordo personale Digos della Questura di Torino pattugliavano la zona. Intorno all’una la trivella lavorava nello stretto piazzaletto sotto l’autostrada A32 che collega Torino al confine, vicino al fiume Dora dopo l’uscita della galleria Prapontin direzione Torino. Alcuni cittadini tra cui alcuni No Tav della zona sono andati a vedere di cosa si trattasse “sono i carotaggi per la linea del megaelettrodotto di , non sappiamo perchè li facciano, ci hanno detto che da progetto in quel punto i cavi passeranno appesi all’autostrada, perchè ce li fanno pagare?”, gli risponde un altra persona presente e già conosciuta in valle, Nicoletta Dosio “ieri durante un volantinaggio per il referendum ho incontrato un amministratore che mi ha detto che sono obbligati a farli per contratto”.

Trivella San.Giorio2

Il primo progetto di Terna prevedeva il passaggio dei cavi all’interno dei “conci”, come vengono chiamati in assemblaggio i ponti della A32, e fuori da lì, a fianco dell’autostrada o dentro le gallerie. Una soluzione giusta per un progetto di tale portata, poco costosa, che è stata poi scartata dal progetto più corposo delle escavazioni lungo le statali della valle su su fino al nuovo Tunnel del Frejus. Una soluzione che avrebbe così risparmiato le cosiddette servitù, cioè 10 metri per parte dello scavo, non si potrà mai più costruire niente, o comunque per farlo bisognerà chiedere permesso a Terna gestore dell’impianto sottoterra. “Addio al barbecue e al relativo gazebo nel proprio cortile se per necessità dovranno scavare, potranno buttare giù la cinta senza chiedere permesso” ci dicono i presenti. Insomma un altro bel pasticcio, sicuramente soldi pubblici risparmiati, se solo ci fosse il diritto di recesso, come quando si va a cambiare le scarpe strette, non mi servono non le compro, te le riporto!

V.R. 12.4.16

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Terna trivella in Val Susa

Terna ha installato una trivella per le perforazioni propedeutiche ai lavori del cavidotto in Val Susa oggetto di contestazioni e perplessità sull’utilità

 

di Redazione.

Questa mattina la società  ha installato una trivella sotto l’autostrada tra la zona di  e Bruzolo. Presenti dei manifestanti cui è stato impedito di avvicinarsi dallo schieramento di forze dell’ordine con blindati e jeep. L’accesso era concesso a una sola persona alla volta per vedere quanto accadeva. Presente Nicoletta Dosio alla testa dei No  intervenuti che ha subito degli spintoni sino a farla cadere a terra.

Terna trivella 3

Terna prosegue i lavori preliminari per la posa del  dopo le improvvide concessioni dei comuni della Val . La scorsa settimana è giunto l’ok dal comune di Susa che ha approvato una variante al progetto.

Terna trivella 2

Le opere di Terna sono oggetto di molte contestazioni in tutta Italia. Giusto nella serata di ieri un servizio su “Le iene” di Nadia Toffa ha illustrato la grave situazione in Abruzzo dove alcuni tralicci di Terna sono stati costruiti in zone altamente a rischio idrogeologico, come hanno illustrato alcuni esperti consultati che parlano di terreni fatti di argilla e sabbia e rischi esondazione. Gli enti pubblici pare non abbiano controllato le valutazioni di impatto ambientale (e quando mai!) e ora i tecnici della regione parlano di “intervento non compatibile” con il territorio. Il rischio è che improvvisi smottamenti potrebbero trascinare i tralicci con un effetto domino.

Terna trivella 5

Sul nostro sito avevamo già parlato di Silvia Ferrante  una madre attiva nella contestazione a Terna che si è vista recapitare una richiesta “danni” di 16 milioni di euro. Ma sembrerebbe la strategia in uso per le grandi opere, e in Val Susa ne sappiamo qualcosa. Sempre sul nostro sito potete trovare altri articoli che parlano di Terna.

Terna trivella 4

Visti i precedenti c’è ovviamente preoccupazione per questi lavori in Val di Susa. Ma maggiormente rattrista la visione di una classe politica che continua a progettare grandi opere come se vivessimo ancora negli anni ’50. Lo sviluppo delle tecnologie alternative per la produzione di energia “pulita” e “rinnovabile” con conseguente rispetto e salvaguardia del territorio rimane un concetto incomprensibile per questi politici.

(Foto di Andrea Pia)

No Tav. Anche in Svizzera cominciano a fioccare denunce. Pesanti

Nove denunce per sommossa, violenza e minaccia contro le autorità per aver contestato Caselli e Spataro all’Università di Lugano.

di Massimo Bonato  

Il 31 gennaio 2012 i procuratori Gianfranco Caselli e Armando Spataro furono ospiti dell’Università della  Italiana (USI) a Lugano dove si tenne un convegno dal titoloPolitica e giustizia, quale rapporto?

In solidarietà alla lotta  valsusina, alcuni attivisti locali si presentarono a manifestare nell’aula dove si teneva il convegno srotolando uno striscione e intonando cori, volantinando per protestare contro le perquisizioni dei  e gli arresti avvenuti. Subito vennero fatti allontanare dalla polizia che intervenne energicamente, procurando tra gli attivisti un ferito e qualche frattura. Ma soprattutto facendo scattare sin dal principio 9 denunce per sommossa, violenza e minaccia contro le autorità e i suoi funzionari.

La denuncia si è tramutata ieri in rinvio a giudizio dinanzi alla Corte di Assise correzionale di Lugano. A darne notizia sono la RSI (Radiotelevisione svizzera) TicinoNews, ma anche Umanità Nova.

John Noseda (fotogonnella)

Sin dal novembre il Csoa Il Molino denunciava pubblicamente il clima di “caccia alle streghe” istituito nel Canton Ticino dal procuratore generale John Noseda, in carica dal gennaio 2011. E Noseda approfitta dell’occasione per rincarare la dose e aggiungere a uno dei 9 accusati la denuncia per il reato di ingiuria, per aver offeso, secondo l’accusa, l’”onore” dell’onorevole Norman Gobbi, consigliere di Stato noto per le sue posizioni di estrema destra. L’accusato, come riporta Umanità Nova, era già stato interessato da provvedimenti disciplinari ampiamente riportati dalle testate nazionali, ovvero in quanto docente era stato allontanato dalla scuola media in cui insegnava in virtù del “Berufsverbot” degli anni ‘70 (divieto con cui la confederazione svizzera impediva di esercitare il lavoro di insegnanti a personaggi ritenuti scomodi), che condanna ancora prima del processo.

Di pari passo al sorgere di un movimento di opinione sempre più agguerrito contro le lobby favorevoli al raddoppio della galleria del , emerge una risposta repressiva che segue le logiche di mercato, le decisioni di Palazzo e la loro salvaguardia attraverso l’azione giudiziaria.

Massimo Bonato 04.01.14

Grenoble va dire non au Lyon-Turin

Bonjour

En pièce jointe la ville de Grenoble va se retirer du protocole d’intention pour  le Lyon-Turin qu’avait signé l’ancien maire Michel Destot

C’est dans le Dauphiné qui pour une fois a fait un article équilibré, il est vrai que c’est dans son l’édition iséroise,

Frédéric Thiers relayera-t-il l’info dans l’édition Mauriennaise du Daubé ?
Mais ne gâchons pas le plaisir !
NO TAV Maurienne 
Dord Grenoble lyon turin

Logistica, patto governo-Nord Ovest

http://www.ilsole24ore.com/art/impresa-e-territori/2016-04-10/logistica-patto-governo-nord-ovest-080812.shtml?uuid=ACQWhq4C

Marco Morino

Maxi-patto tra il governo e le regioni Piemonte, Liguria e Lombardia per trasformare il Nord-Ovest nell’area centrale in Europa per la logistica, in competizione diretta con la macroregioni del Nord, in particolare le aree di Anversa, Rotterdam e Amburgo, che da sole gestiscono un quinto di tutte le merci che arrivano in Europa via mare.

Il patto riserva un ruolo fondamentale per Genova e per la Liguria, sbocco al mare anche per Lombardia e Piemonte, perché si possano intercettare le merci in transito e le si possano trasportare per ferrovia oltre le Alpi, in modo da conciliare sviluppo e ambiente.

Il documento, che prevede l’aggancio dei porti liguri di Genova, Savona e La Spezia ai grandi corridoi ferroviari che solcano l’Europa da nord a sud e da est a ovest (Genova-Rotterdam, Torino-Lione, corridoio Scandinavo-Mediterraneo), è stato siglato, ieri, a Novara a chiusura degli stati generali della logistica del Nord-Ovest dal ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, e dai tre governatori di Piemonte, Liguria e Lombardia: rispettivamente Sergio Chiamparino, Giovanni Toti e Roberto Maroni.

«È indispensabile investire nella logistica, cioè nei servizi e nelle infrastrutture per la distribuzione delle merci, per contare di più in Europa» dicono i tre presidenti di Regione.

Un metodo di lavoro che è stato pubblicamente elogiato dal ministro Delrio e citato come esempio da replicare al più presto in altre aree del Paese, a partire dal Nord-Est. «Il governo — dice Delrio — apprezza il coraggio di questi tre governatori di lavorare su un’idea di sviluppo che produrrà benefici non solo al Nord-Ovest ma all’intero Paese. È un percorso virtuoso che proporrò subito all’area del Nord-Est. E lo abbiamo indicato come modello da seguire anche per le regioni del Mezzogiorno».

Lo sviluppo del trasporto ferroviario e il trasferimento crescente di quote del traffico merci dalla strada alla ferrovia è una delle priorità di questo governo, assicura Delrio, assieme all’investimento nei grandi corridoi multimodali. «Non dobbiamo avere incertezze — afferma il ministro — nel realizzare i corridoi europei: sono una risorsa, non un problema. Dobbiamo investire nelle infrastrutture per il trasporto ma con grande attenzione ai territori, coinvolgendo le comunità locali interessate. Attenzione, dialogo, trasparenza — continua — devono diventare il modo con cui l’Italia fa un grande salto di qualità termini di logistica, le cui inefficienze costano tra i 40 e i 50 miliardi l’anno alle nostre imprese. L’importante è portare con noi tutti i soggetti interessati perché solo lavorando insieme riusciremo a correre, superando le logiche di campanile».

Per agevolare il trasporto merci su ferro Rete ferroviaria italiana (Rfi, gruppo Fs) sta già lavorando per consentire ai treni merci di circolare sui binari dell’Alta velocità: una novità assoluta per l’Italia, che porterebbe il Paese all’avanguardia in Europa. «Dovremmo essere pronti per il 2018», fa sapere Maurizio Gentile, amministratore delegato di Rfi.