“PETROLIO IN BASILICATA, 850MILA TONNELLATE DI SOSTANZE PERICOLOSE NEI POZZI. “Eni beneficiaria dell’ingiusto risparmio”

al convegno per il decennale del comitato di Susa Mompantero, sabato 16 gennaio abbiamo già potuto ascoltare la sconcertante storia di Giuseppe dei NO TRIV BASILICATA : 

VIDEO https://youtu.be/A2GjdfSLaXQ

Qui l’articolo del FQ che riporta la sua intervista, sotto nell’altro articolo del 2 aprile 2016 FQ un pò di marcio viene a galla:

4 aprile 2016 FQ :

“Io rovinato per aver fatto il mio dovere. E per aver raccontato i veleni del petrolio in Basilicata prima di tutti”

In un colloquio con Il Fatto Quotidiano lo sfogo di Giuseppe Di Bello, tenente di polizia provinciale ora spedito a fare il custode al museo di Potenza per le sue denunce sull’inquinamento all’invaso del Pertusillo

di Antonello Caporale 

 http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/04/04/io-rovinato-per-aver-fatto-il-mio-dovere-e-per-aver-raccontato-i-veleni-del-petrolio-in-basilicata-prima-di-tutti/2607697/

“Mi chiamo Giuseppe Di Bello, sono tenente della polizia provinciale ma attualmente faccio il custode del Museo di Potenza. Da sei anni sono stato messo alla guardia dei muri, trasferito per punizione perché ho disonorato la divisa che porto. L’ho disonorata nel gennaio del 2010 quando mi accorgo che la ghiaia dell’invaso del Pertusillo si tinge di un colore opaco. Da bianca che era la ritrovo marrone. Affiora qualche pesciolino morto. L’invaso disseta la Puglia e irriga i campi della Lucania. Decido, nel mio giorno di riposo dal lavoro, di procedere con le analisi chimiche. Evito di far fare i prelievi all’Arpab, l’azienda regionale che tutela la salute, perché non ho fiducia nel suo operato. Dichiara sempre che tutto è lindo, che i parametri sono rispettati e io so che non è così. L’Eni pompa petrolio nelle proprie tasche, e lascia a noi lucani i suoi veleni. Chiedo la consulenza di un centro che sia terzo e abbia tecnologia affidabile e validata. Pago con soldi miei. Infatti le analisi confermano i miei sospetti. C’è traccia robusta di bario, c’è una enorme concentrazione di metalli pesanti, tutti derivati da idrocarburi. E’ in gioco la salute di tutti e scelgo di non attendere, temo che quei documenti in mano alla burocrazia vadano sotterrati, perduti, nascosti. Perciò le analisi le affido a Maurizio Bolognetti, segretario dei radicali lucani, affinchè le divulghi subito. Tutti devono sapere, e prima possibile!

Decido di denunciare i fatti alla magistratura accludendo le analisi che ho fatto insieme a quelle precedenti e ufficiali dell’Arpab molto più ottimistiche e tranquillizzanti ma comunque anch’esse costrette a rilevare delle anomalieAlla magistratura si rivolge anche l’assessore regionale all’Ambiente che mi denuncia per procurato allarme. Il presidente della Regione, l’attuale sottosegretario alla Salute Vito De Filippo, dichiara pubblicamente che serve il pugno duro. Infatti così sarà. I giudici perquisiscono l’abitazione di Bolognetti alla ricerca delle analisi, che divengono corpo di reato. Io vengo denunciato per violazione del segreto d’ufficio, sospeso immediatamente dall’incarico e dallo stipendio (il prefetto mi revocherà per “disonore” anche la qualifica di agente di pubblica sicurezza) mentre l’invaso del Pertusillo si colora improvvisamente di rosso, con una morìa di pesci impensabile e incredibile. Al termine dei due mesi di sospensione vengo obbligato a consumare le ferie. Parte il procedimento disciplinare, mi contestano la lesione dell’immagine dell’ente pubblico e mi pongono davanti a un’alternativa: andare a fare l’addetto alla sicurezza del museo o attendere a casa la conclusione del processo. E’ un decreto di umiliazione pubblica. Ma non mi conoscono e non sanno cosa farò.

Infatti accetto l’imposizione, vado al museo a osservare il nulla, ma nel tempo libero continuo a fare quel che facevo prima. Costituisco un’associazione insieme a una geologa, una biologa e a un ingegnere ambientale e procedo nelle verifiche volontarie. Vado col canotto sotto al costone che ospita il pozzo naturale dove l’Eni inietta le acque di scarto delle estrazioni petrolifere. In linea d’aria sono cento metri di dislivello. Facciamo le analisi dei sedimenti, la radiografia di quel che giunge sul letto dell’invaso. Troviamo l’impossibile! Idrocarburi pari a 559 milligrammi per chilo, alluminio pari a 14500 milligrammi per chilo. E poi manganese, piombo, nichel, cadmio. E’ evidente che il pozzo dove l’Eni inietta i rifiuti non è impermeabile. Anzi, a volerla dire tutta è un colabrodo!

La striscia di contaminazione giunge fino a Pisticci, novanta chilometri a est, e tracce di radioattività molto superiori al normale e molto pericolose sono rintracciate nei pozzi rurali da dove i contadini traggono l’acqua per i campi, per dissetare gli animali quando non proprio loro stessi. La risposta delle istituzioni è la sentenza con la quale vengo condannato a due mesi e venti giorni di reclusione, che in appello sono aumentati a tre mesi tondi. Decido di candidarmi alle regionali, scelgo il Movimento Cinquestelle. Sono il più votato nella consultazione della base, ma Grillo mi depenna perché sono stato condannato, ho infangato la divisa, sporcato l’immagine della Basilicata. La Cassazione annulla la sentenza (anche se con rinvio, quindi mi attende un nuovo processo). Il procuratore generale mi stringe la mano davanti a tutti. La magistratura lucana ora si accorge del disastro ambientale, adesso sigilla il Costa Molina. Nessuno che chieda a chi doveva vedere e non ha visto, chi doveva sapere e ha taciuto: e in quest’anni dove eravate? Cosa facevate?”.

2 aprile 2016 FQ :

“PETROLIO IN BASILICATA, 850MILA TONNELLATE DI SOSTANZE PERICOLOSE NEI POZZI. “Eni beneficiaria dell’ingiusto risparmio”

Le dimissioni del ministro Guidi hanno messo in secondo piano le pesantissime accuse per reati ambientali della Procura di Potenza.

Secondo i pm, grazie all’alterazione dei codici rifiuto, l’azienda ha risparmiato fino a 100 milioni sui costi di smaltimento.

Anche le emissioni in atmosfera, sistematicamente in eccesso, venivano taroccate. La produzione, per ora, è sospesa.

Intanto prosegue l’indagine dei carabinieri del Noe e non si esclude l’ipotesi di disastro ambientale

di Thomas Mackinson 

Sei numeri su un foglio. Bastava cambiarne due per far splendere il sole nella valle del petrolio.

Il rifiuto da pericoloso diventava innocuo, pronto per esser smaltito nei pozzi e nelle terre agricole della Val D’Agri, a un costo di 33 euro a tonnellata anziché 90 o 160….”

http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/04/02/petrolio-in-basilicata-850mila-tonnellate-di-sostanze-pericolose-nei-pozzi-eni-beneficiaria-dellingiusto-risparmio/2601163/

ERITREA VERA, ERITREA LIBERA

http://fulviogrimaldi.blogspot.it/2016/04/eritrea-vera-eritrea-libera.html

MONDOCANE

MARTEDÌ 5 APRILE 2016 

 
Questo è il link del mio intervento al Congresso 2016 dell’YPFDJ eritreo.
 
Ho avuto il privilegio e l’onore di essere invitato al congresso 2016 dell’YPFDJ, i giovani eritrei del Fronte per la Democrazia e la Giustizia, svoltosi a Montesilvano (Pescara) alla fine di marzo. Tra le mie esperienze di inviato di guerra spiccano quelle – frequentate da pochissimi giornalisti per lo scontato motivo dell’isolamento strumentale dell’Eritrea libera, rotto soltanto da campagne di falsità e diffamazioni – accanto al movimento di liberazione dell’ex-colonia italiana, poi britannica, poi etiopica. Qui ascoltate il saluto che mi è stato chiesto di portare a 450 delegati dell’YPFDJ, venuti da tutta Europa e dalle Americhe, riuniti per sostenere la rivoluzione del loro paese e diffonderne la verità contro tutte le menzogne e le cospirazioni dei neocolonialisti che dell’Eritrea non tollerano l’esempio e il contagio di nazione multietnica, multiconfessionale, indipendente, antimperialista. Un esempio e una speranza per tutti i popoli del mondo amanti della libertà.
 
Dopo aver resistito al colonialismo italiano, poi a quello britannico, poi a quello genocida etiopico (con il sanguinario imperatore schiavista Haile Selassié e l’altrettanto sanguinario dittatore “comunista” Menghistu), una lotta armata durissima di ben trent’anni, dal 1961 al 1991, contro forze sistematicamente soverchianti e sostenute dalle grandi potenze, è riuscita a trionfare, a cacciare dal paese gli occupanti, a conquistare libertà e indipendenza. Un successo che, come nel caso di altri popoli liberatisi del colonialismo, Iraq, Siria, Libia, non è mai stato perdonato  dagli antichi padroni coloniali ai quali si sono poi aggiunti quelli nuovi dell’imperialismo. 
Alle scandalose sanzioni che l’ONU, braccio “umanitario” dell’imperialismo, ha inflitto all’Eritrea per non essersi piegata questa nazione alle logiche e alle imposizioni del neocolonialismo e aver scelto una propria strada per il progresso, la giustizia sociale, lo sviluppo, si sono presto affiancate le campagne di menzogne e diffamazioni che le potenze occidentali ordinano a una stampa complice e servile nei confronti di popoli e direzioni politiche disobbedienti. Mentre si dà voce e smisurato risalto a chi emigra dall’Eritrea per le inevitabili difficoltà economiche determinate dalle sanzioni e dall’assedio (anche bellico: due guerre d’aggressioni etiopiche, su mandato Nato) e, ricattato dall’asilo politico e dalla possibilità di sopravvivenza, dichiara quanto i nemici del suo paese vogliono sentirsi dire, censura totale chiude la bocca ai milioni di eritrei che sostengono la loro patria e la sua leadership.
 
Ci sarà modo, molto presto, di svergognare chi specula sulle difficoltà di persone che non sono che le vittime della persecuzione inflitta al loro paese dai soliti noti. L’Eritrea è un paese piccolo e senza grandi risorse. Ma è grandissimo di orgoglio e volontà. Ce l’ha fatta a vincere una guerra di liberazione durata trent’anni e a restare libero per il quarto di secolo successivo. Quest’anno celebra le nozze d’argento con la libertà. C’è motivo perchè tutto il mondo festeggi 
 
This is the link for the salute I had the pleasure to deliver to the YPFDJ Conference. And the following is the statement I circulated to the press and my contacts
I was given the privilege and the honour to be invited to the 2016 Conference of the YPFDJ, the young Eritreans of the Front for Democracy and Justice, that took place near Pescara at the end of last March. Among my experiences as a war correspondent, I assign particular relevance to those that saw me together and on the side of the Eritrean Liberation Movement in struggle against coolonialism. This struggle was followed by very few journalists and media, due to the historical  prejudice against the country and its liberation movement which led to its isolation and diffamation. Very few media and individual journalist have tried to oppose the campaign of falsities and deformations that sistematically are being launched against the country and its leadership. This can be explained by the resentment and frustration caused to colonialist revanchists by the fact the Eritrea mantains its traditional course of a multiethnical, multireligious, independent, selfreliant and antimperialist country. An example and a hope for all  freedom-loving peoples of the world.
Pubblicato da alle ore 16:34

Tangenti per il petrolio in Basilicata: arrestati l’ad Total e un deputato del Pd

http://www.ilgiornale.it/news/tangenti-petrolio-basilicata-arrestati-lad-total-e-deputato.html

Inchiesta del pm Woodcock sugli appalti truccati per l’estrazione del greggio nella Val d’Agri. In manette l’amministratore delegato della compagnia petrolifera. Domiciliari per Salvatore Margiotta, onorevole dei democratici e leader regionale del partito: un imprenditore (Ferrara) gli aveva promesso 200mila euro. Il deputato si autosospende dal partito

 – Mar, 16/12/2008 – 20:06

Potenza – L’amministratore delegato di Total Italia, Lionel Levha, è stato arrestato nell’ambito di un’inchiesta della procura di Potenza per tangenti sugli appalti per estrazione di petrolio in Basilicata.

Coinvolto anche il deputato del Pd Salvatore Margiotta, per il quale sono stati disposti gli arresti domiciliari. La misura di detenzione domiciliare per il parlamentare potrà, tuttavia, essere eseguita solo se la Camera dei deputati darà l’autorizzazione. La richiesta è stata presentata questa mattina.

Inchiesta di Woodcock Le misure cautelari – in carcere per alcune persone, agli arresti domiciliari per altre – sono state disposte dal gip di Potenza Rocco Pavese, su richiesta del pm Henry John Woodcock, ed eseguite da carabinieri del Noe guidati dal tenente colonnello Sergio De Caprio (il “Capitano Ultimo” che arrestò Totò Riina) e personale della squadra mobile di Potenza, diretta da Barbara Strappato. Gli arresti sono stati fatti in gran parte a Roma, con la collaborazione della squadra mobile della Capitale e della polizia municipale di Potenza. La custodia in carcere riguarda, oltre all’ad di Total Levha, anche Jean Paul Juguet, responsabile Total del progetto “Tempa Rossa” (così si chiama uno tra i più grandi giacimenti petroliferi della Basilicata), attualmente all’estero; Roberto Pasi, responsabile dell’ufficio di rappresentanza lucano della Total e un suo collaboratore, Roberto Francini. È stata anche disposta la detenzione in carcere dell’imprenditore Francesco Ferrara, di Policoro (Matera), e del sindaco di Gorgoglione (Matera) Ignazio Tornetta. Arresti domiciliari, invece, oltre che per l’onorevole Margiotta (la misura potrà essere eseguita solo se la Camera darà l’approvazione), anche per altre tre persone, e obbligo di dimora per altri cinque indagati.

I reati I reati contestati, diversi da persona a persona, sono associazione per delinquere finalizzata alla corruzione e alla turbativa d’asta (con riferimento specifico agli appalti dei lavori per le estrazioni petrolifere), corruzione e concussione. Il gip ha inoltre disposto varie perquisizioni e il sequestro di numerose società.

Tangente da 200mila euro Duecentomila euro: questa la somma che sarebbe stata promessa al deputato del Pd da Francesco Ferrara, uno degli imprenditori coinvolto nell’inchiesta sugli appalti per il petrolio in Basilicata, in cambio di un suo interessamento per favorirlo.

È l’accusa che il pm Woodcock muove al parlamentare, per il quale è stata chiesta oggi alla Camera l’autorizzazione per gli arresti domiciliari. In particolare Margiotta avrebbe fatto valere il suo potere e la sua influenza di parlamentare e di leader del Pd della Basilicata per favorire l’aggiudicazione degli appalti alla cordata capeggiata da Ferrara. In questo senso si sarebbe impegnato a fornire informazioni privilegiate al gruppo di imprenditori e a fare pressioni sui dirigenti della Total, società titolare di una delle concessioni per lo sfruttamento dei giacimenti petroliferi della Val d’Agri, in Basilicata.

La Total Un patto corruttivo da 15 milioni di euro tra i dirigenti della Total e gli imprenditori interessati agli appalti per le estrazioni. Secondo l’accusa i dirigenti della società avrebbero favorito l’aggiudicazione degli appalti dei lavori per la realizzazione del Centro Oli di “Tempa Rossa” e per altre attività alla cordata capeggiata dall’imprenditore Ferrara: per l’appalto del Centro Oli, in particolare, sarebbero state addirittura sostituite le buste delle offerte. In cambio sarebbe stato stipulato nel febbraio scorso un accordo commerciale da 15 milioni: tutte le imprese della cordata Ferrara si sarebbero rifornite per cinque anni solo di carburanti e di oli lubrificanti della Total. I dirigenti della società petrolifera, inoltre, sono accusati, in concorso con un funzionario del Comune di Corleto Perticara, in cui ricadono gran parte dei giacimenti petroliferi, di aver imposto condizioni “capestro” di esproprio ad alcuni titolari dei terreni. Questi avrebbero dovuto accettare una somma di poco superiore a 6 euro al metro quadro, totalmente “fuori mercato”, per evitare di doversi accontentare di una indennità di esproprio di soli 2 euro e 50 che, sostiene l’accusa, sarebbe stata concordata tra i manager Total e il funzionario comunale.

Il sindaco Periodiche “dazioni” di denaro in contanti, doni ed elargizioni varie, oltre a un non meglio definito “oggetto prezioso”: sarebbe stata questa la contropartita ottenuta dal sindaco di Gorgoglione, Tornetta, per la sua attività di intermediazione tra i manager della Total e la cordata di imprenditori interessata agli appalti del petrolio. Tornetta (tra i destinatari della misura cautelare in carcere) è il sindaco di uno dei Comuni in cui ricadono i giacimenti petroliferi lucani: secondo l’accusa, avrebbe ricevuto più volte somme di denaro dall’imprenditore Ferrara per la sua attività di mediazione illecita; lo stesso Ferrara, inoltre, avrebbe promesso di affidare a una società di fatto gestita dal sindaco il servizio mensa per gli operai della sua impresa. Destinatario di un provvedimento di arresti domiciliari è invece Domenico Pietrocola, dirigente dell’Ufficio tecnico della Provincia di Matera, che si sarebbe fatto dare da Ferrara 200mila euro nell’ambito di un appalto per lavori stradali in Basilicata.

Margiotta si autosospende “Lo stupore e l’amarezza sono enormi; più grande è la certezza di non avere commesso alcun reato” commenta in una nota Margiotta. “È questa consapevolezza – dice – che mi dà la forza di affrontare la sofferenza di questi momenti, e mi infonde fiducia: la verità non potrà che emergere, spero prestissimo. Nel frattempo, poiché non voglio che in alcun modo il Pd, partito in cui milito e che amo, sia coinvolto in questa vicenda, mi autosospendo sin da ora da tutti gli incarichi di partito a livello nazionale e regionale”.

Inchiesta di Potenza: spunta una lettera della Guidi alla Boldrini

http://www.liberoquotidiano.it/news/politica/11895104/guidi-boschi-lettera-boldrini-legge-navale-indagine-potenza.html

Inchiesta di Potenza: spunta una lettera della Guidi alla Boldrini

Spunta anche il nome della presidente della Camera Laura Boldrini nell’inchiesta sulla legge navale del 2014, quella in merito alla quale è indagato l’ammiraglio Giuseppe De Giorgi. Secondo l’accusa l’ipotesi è che De Giorgi abbia chiesto e ottenuto l’immediato blocco degli stanziamenti destinati all’ammodernamento della flotta: una partita che vale 5,4 miliardi di euro. Ebbene, sotto la lente della procura di Potenza è finita anche la lettera inviata dall’allora ministra per lo Sviluppo economico Federica Guidi alla presidente della Camera Laura Boldrini, in cui si chiede di velocizzare le operazioni amministrative sugli stanziamenti in favore dell’ammodernamento della flotta italiana.

Nel documento si legge che “sullo schema del decreto è stato acquisito il formale assenso del ministero della Difesa e del ministero dell’ Economia e finanze. Ritengo opportuno rappresentare che lo stesso ‘Programma navale’ è già stato sottoposto al parere delle Commissioni parlamentari (…) e che in tale sede sono stati effettuati anche approfondimenti e valutazioni per quanto riguarda i profili finanziari connessi alla sua attuazione. Mi preme segnalare, infine, l’ urgenza del parere, che dovrebbe essere, a questo punto, facilitato (…) e concludersi al più presto con la stipula dei contratti e gli impegni formali di spesa”.

Islandesi in piazza contro premier – Gunnlaugsson in Parlamento, ‘non intendo dimettermi’

http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/europa/2016/04/04/islandesi-in-piazza-contro-premier_211d1f5e-7855-4900-8b4d-ab5e56f07931.html?utm_medium=twitter&utm_source=twitterfeed
04 aprile 201622:04NEWS

(ANSA) – ROMA, 4 APR –

Migliaia di islandesi sono scesi in piazza per chiedere le dimissioni del premier Sigmundur Gunnlaugsson, travolto dalla bufera Panama Papers per perché accusato di possedere insieme con la moglie una società offshore sulle isole Vergini mai dichiarata. La società avrebbe avuto inoltre investimenti per milioni in obbligazioni presso tre banche islandesi, fallite durante la crisi finanziaria del 2008. Il premier è intervenuto oggi in Parlamento e ha detto a chiare lettere che “non intende rassegnare le dimissioni”. “Il governo ha ottenuto buoni risultati fino a oggi e deve finire il suo lavoro”, ha dichiarato ai parlamentari negando di avere asset in paradisi fiscali. L’intervento non è bastato a placare la rabbia degli islandesi che sono scesi per le strade di Reykjavik lanciando lacrimogeni e urlando slogan contro il premier. Intanto sono salite a 26.000, l’8% della popolazione, le firme di una petizione per chiederne le dimissioni e le opposizioni hanno presentato una mozione di sfiducia.

POTENZA, SCANDALO PETROLIO: ARRIVANO LE PRIME CONDANNE PER DIRIGENTI TOTAL, IMPRENDITORI E AMMINISTRATORI, ECCO TUTTI I DETTAGLI!

http://www.potenzanews.net/da-potenza-arrivano-le-prime-condanne-per-i-massimi-dirigenti-di-total-imprenditori-e-amministratori/
uomo-in-manette

4 APRILE 2016

Piovono le prime condanne per gli ex vertici della multinazionale Total e per alcuni imprenditori e amministratori indagati nella vicenda “Tempa Rossa” riferita all’inchiesta del 2008.

Turbativa d’asta, concussione, abuso d’ufficio, corruzione, tentata truffa aggravata e favoreggiamento, i reati a vario titolo contestati ai 31 imputati imputati, per cui il pm di Potenza Veronica Calcagno durante la requisitoria, aveva chiesto in totale 85 anni di carcere.

Ecco i nomi e le rispettive condanne:

All’ex numero uno di Total Italia Lionel Lehva sono stati inflitti tre anni e sei mesi, come all’ex manager Jean Paul Juguet, ai due ex dirigenti locali della compagnia, Roberto Francini e Roberto Pasi sette anni.

Stessa pena per l’imprenditore Francesco Rocco Ferrara e l’ex sindaco di Gorgoglione (Matera) Ignazio Tornetta.

Per l’ingegnere Roberto Giliberti e il dirigente dell’ufficio tecnico del Comune di Corleto Perticara (Potenza) Michele Schiavello sono stati stabiliti cinque anni ciascuno.

Inflitti all’imprenditore Nicola Rocco Donnoli due anni e sei mesi.

Per Lehva e Juguet è stata disposta l’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni, mentre per Pasi, Francini, Ferrara, Tornetta, Schiavello e Giliberti l’interdizione è perpetua.

Per 18 imputati è stata decisa l’assoluzione.

Il Comune di Corleto Perticara (Potenza) è stato condannato in solido “quale responsabile civile” al risarcimento dei danni alla parte civile (con Schiavello, Pasi, Francini e Giliberti).

Energie rinnovabili: in Svezia si produrrà energia dalle onde

Meteo Italia, Previsioni del tempo, Notizie e Terremoti
Pubblicato il 06-01-2016 alle 11:11 am
 Energie rinnovabili – Dalla Svezia la notizia che il più grande impianto di produzione di energia elettrica a partire dalle onde partirà a breve con la sua produzione, si stima che questo possa produrre la quantità di un megawatt.
 
L’annuncio è stato fatto dalla società svedese che si è occupata della costruzione del sistema Sotenas Wave Energy al largo della costa occidentale del paese. L’energia viene prodotta dalle onde sfruttando la differenza di energia potenziale gravitazionale tra cavo e cresta. Ovvero l’oscillazione che essa genera al suo passaggio. Infatti per poter funzionare l’impianto ha bisogno di un convertitore di energia del tipo Point Absorver: esso funziona sfruttando il sollevamento e l’abbassamento di un oggetto galleggiante che durante il passaggio dell’onda aziona una pompa idraulica.
L’avanzamento della tecnologia per lo sfruttamento di tale risorsa rinnovabile è particolarmente importante. Basta pensare che il potenziale da moto ondoso è stimato in circa 30.00 TWh/anno e la potenziale creazione di 20.000 posti di lavoro dallo sviluppo del settore delle energie marine entro il 2030.

Articolo a cura di Luca Mennella

Petrolio Basilicata, l’emendamento sblocca Tempa Rossa è opera di Renzi per fare un favore a Total e Shell

http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/04/03/petrolio-basilicata-lemendamento-sblocca-tempa-rossa-e-opera-di-renzi-per-fare-un-favore-total-e-shell/2604013/

Petrolio Basilicata, l’emendamento sblocca Tempa Rossa è opera di Renzi per fare un favore a Total e Shell

La questione fu presa in carico direttamente dal presidente del consiglio per mano del sottosegretario Luca Lotti. Ma anche il ministro delle Riforme, Maria Elena Boschi, ha ricevuto più volte nel suo ufficio gli emissari delle due compagnie straniere
di  | 3 aprile 2016
Per l’Italia il vantaggio è nei fatti inesistente. Il vero interesse dell’emendamento più caldo dell’era Renzi avrebbe aiutato soltanto Shell e Total – e nei fatti è ancora così – a raggiungere il seguente scopo: esportare il petrolio lucano. Il modello iniziale era la Tap che collega l’Azeirbaigian a Melendugno, l’autostrada del gas che approderà in Puglia, fortemente appoggiata dal premier Matteo Renzi e dal suo sottosegretario Luca Lotti. Era questa, all’inizio, la richiesta che le compagnie petrolifere Shell e Total rivolgevano al governo, inviando comunicazioni ufficiali che nel loro senso suonavano grosso modo così: “Se siete riusciti a farlo per le compagnie del gas, allora potete farlo per noi questa volta”.

Il cuore della vicenda, anche dal punto di vista investigativo, ruota intorno a un interrogativo: perché si voleva consentire al governo di sbloccare, superando nei fatti l’opposizione delle amministrazioni locali, il passaggio del petrolio dalla Basilicata a Taranto? Qual era il vero scopo? L’obiettivo delle compagnie era uno soltanto: esportare il petrolio estratto in Lucania. Ma per far questo non era soltanto necessario stoccare il greggio nel capoluogo jonico. Era necessario qualcosa in più: prolungare il porto di Taranto, la sua banchina, per consentire alle petroliere di potersi rifornire di greggio. Era questa la vera partita in gioco. Il Fatto Quotidiano ha incrociato le testimonianze di chi, attraversando le stanze dei bottoni di Palazzo Chigi, ha provveduto a realizzare il sogno di Shell e Total. Nei giorni scorsi Renzi ha assicurato: l’emendamento che, per gli interessi che coinvolgevano il suo compagno Gianluca Gemelli, ha portato alle dimissioni l’ex ministra Guidi, non fu una “marchetta”. Poi ha sostenuto che fu scritto dal senatore Pier Paolo Baretta. A scriverlo, invece, fu proprio il suo ufficio legislativo e, per la precisione, lo staff dell’ex vigilessa Antonella Manzione. E non nacque per una mera iniziativa del governo.

Al contrario, nei mesi precedenti, Renzi e Lotti, iniziarono a sentire la pressione della diplomazia internazionale: telefonate, email, che con l’eleganza del linguaggio diplomatico, mettevano sul tavolo del premier il problema dei problemi: dobbiamo esportare il petrolio lucano. Il messaggio è chiaro. Per esportarlo, bisogna rimuovere l’avversione delle comunità locali che, per la precisione, sono Taranto e la Regione Puglia ormai destinata al futuro presidente Michele Emiliano. Lo schema è quello classico: prima si muove la diplomazia, poi i rappresentanti delle compagnie, in una pressione lobbistica alla quale Renzi non può e, soprattutto, non vuole opporre alcuna resistenza. “La questione – racconta la nostra fonte che chiede l’anonimato – fu presa in carico direttamente da Renzi, per mano di Lotti, e dello staff legislativo della dottoressa Manzione”.

La stesura dell’emendamento, insomma, fu affidata a uomini di fiducia del premier e non, come ha lasciato intendere Renzi, al senatore Baretta. E il problema, come abbiamo detto, è allungare la banchina del porto di Taranto per consentire l’approdo delle petroliere destinate all’esportazione. L’emendamento può apparire in teoria una norma di carattere generale, in realtà è cucito su misura per le esigenze di Shell e Total, che, dopo gli interventi diplomatici, iniziano a frequentare gli uffici di Palazzo Chigi. Prendendo visione, di volta in volta, dei passaggi relativi alla stesura della norma. E non solo. Tra l’ufficio del Mise guidato dal ministro Guidi e lo staff allestito da Palazzo Chigi, tra gli esperti della Boschi e i rappresentanti delle compagnie petrolifere, intercorrono molte email, che lasciano trasparire una costante preoccupazione di Shell e Total. Una preoccupazione che in quei giorni Renzi non può sopportare: “Le compagnie temevano che le due parrocchie, ovvero gli staff dei due ministeri, non si mettessero d’accordo come avrebbero dovuto”, continua la nostra fonte.

Anche lo staff del ministro Maria Elena Boschi – che, ricordiamo, ha dichiarato di non saper nulla degli affari di Gemelli e del suo rapporto con la Guidi – partecipa, prendendone visione nella sua continua evoluzione, alla stesura dell’emendamento che esautorerà le autonomie locali pugliesi e tarantine dalla questione esportazione. La stessa Boschi, spiega la nostra fonte, riceverà più volte nei suoi uffici i rappresentanti di Shell e Total. Il vero raccordo, però, è quello tra Lotti e Manzione, che devono tradurre in norma i desiderata delle due compagnie. Questa volta, però, non sono e compagnie petrolifere – come spesso accade – a redarre la bozza di norma che serve ai loro scopi. No, è proprio il premier che ha a cuore la realizzazione del progetto che interessa a Shell e Total e che, in realtà, non comporta alcun vantaggio per l’Italia, visto che non coinvolge l’Eni, non serve al consumo interno di greggio, bensì soltanto all’esportazione.

Il vero problema, però, Renzi ce l’ha all’interno del suo stesso partito. L’idea del premier mette in moto una faida, all’interno del Pd, che si spacca in tre fazioni. Da un lato il governatore lucanoMarcello Pittella, dall’altro Emiliano, infine la corazzata Renzi-Lotti-Boschi. Dinanzi alle compagnie petrolifere e alla diplomazia internazionale va in scena un vero disastro politico. E Renzi deve dare una prova di forza. Deve piegare Pittella e soprattutto Emiliano. Lo staff della Boschi prende in carico la questione. Bisogna assolutamente inserire l’emendamento, che ha già saltato l’occasione del decreto Sblocca Italia, nella legge di stabilità. E così accade. Per la gioia del compagno della Guidi che, sfruttando il nome del ministro, nel frattempo, riesce a ingraziarsi la Total e a incassare un subappalto, nella Lucania della Tempa Rossa, da ben 2,5 milioni di euro.

Da il Fatto Quotidiano di domenica 3 aprile 2016

Trenitalia vuole il Frecciarossa

di Valsusa Report

 vuole il treno veloce, commercialmente si guadagna di più, popolarmente si bloccano gli abbonamenti e la prenotazione è d’obbligo. Un servizio con dei costi più alti. Avete mai preso un Frecciarossa?, alla stazione di partenza tipo Torino PN ci sono i controllori che con un cerchio insieme a polizia e ai vigilantes della società, fanno da filtro, scrutano e mandano indietro tutti, addio ai viaggi di lunga percorrenza dove la mamma ti dava l’ultimo bacino di buon viaggio lanciato al finestrino a cui eri affacciato. Il lusso è sterile, “vada a sedersi, qui stiamo lavorando” le parole degli indomiti di guardia.

saluti dal treno

E così sulla tratta , basta treni che vanno piano e che fanno troppe stazioni, il Frecciarossa parte e arriva, punto. La sollevazione dei pendolari illusi dalle freccie si è espressa con 500 firme raccolte in breve tempo, “niente Rosse, vogliamo le bianche”. Da aprile e maggio otto convogli nelle ore di punta saranno sostituiti dalle Freccerosse, il servizio messo in atto dalla Regione Lombardia, costituito dall’abbonamento regionale “Io Viaggio ovunque in Lombardia” tramite la “Carta Plus” anch’esso in cantina. “O ci danno il mantenimento di questa opportunità (carta regionale ndr.) o l’attivazione di un servizio veloce di treni regionali con cadenza 30 minuti nella fascia pendolari (60’ nel restante orario) come i tempi degli attuali Freccia Bianca”, categorico e necessario il ritorno ai belli e comodi Regionali Veloci, ex Treni Expressi.

V.R. 4.4.16

Inchiesta Telt, soggetto che gestisce soldi pubblici.

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Sono oramai diversi anni dal 2011 che il cantiere della Maddalena ha trovato posizione, ma come sta andando avanti? I soldi sono amministrati bene? Un’inchiesta ne delimita i confini in varie tappe, descrivendone le scelte e i servizi.

di Valsusa Report

 ora, ma prima , hanno e amministrano diversi milioni di soldi pubblici italiani, si perchè l’Europa ce ne ha messi veramente pochi, la maggior parte arriva dai capitoli di spesa messi a disposizione dai Governi, ergo soldi dei contribuenti, soldi delle tasse di ogni cittadino. Quella cifra con il meno davanti della busta paga o delle trattenute della partita iva, mensilmente lacrime e sangue, va alla gestione pubblica. Sono soldi che affidiamo nelle mani di chi nel Governo ci amministra e sceglie il meglio per noi, affidando a soggetti terzi i lavori di modernizzazione o semplicemente di gestione dell’Italia. Un affidamento in buona fede?

La Torino-Lione è uno di questi progetti messi in piedi dai governi che di volta in volta hanno destinato questo patrimonio di denaro pubblico per la sua costruzione, al di là della necessità di quest’opera, andiamo a vedere nel web i conti e come vengono amministrati. Si parlerà di incarichi, di cantieri e di ditte, ma poi si arriverà ad una conclusione, basta indagare un po’, mettere del tempo a disposizione come hanno fatto i relatori tecnici dei vari siti per inquadrare una mappa, diciamo così all’italiana. Di seguito le letture con alcuni nostre righe per inquadrare il problema nuovo oramai già descritto da molti come la nuova Salerno-Reggio Calabria, “l’affaire del secolo”.

LA PROPAGANDA

  • Un piccolo viaggio a puntate a bassa velocità dentro interessanti meandri societari per analizzare se i quotidiani/media che scrivono di TAV Torino-Lione in salsa SI TAV siano neutri oppure no rispetto alla eventuale realizzazione della Torino-Lione. http://www.notav.info/post/perche-la-repubblica-e-si-tav/
  • L’Ufficio Federale dei trasporti della Confederazione Svizzera ha da poco pubblicato i dati aggiornati al 2014 del traffico merci, stradale e ferroviario, attraverso le Alpi. Sono dati fondamentali per comprendere l’evoluzione del traffico merci, li abbiamo messi in relazione con le previsioni contenute nell’Analisi Costi Benefici [2011] della Nuova Linea Torino-Lione. Nel 2014 al valico ferroviario del Fréjus sono transitate 3,299 milioni di tonnellate di merci. Secondo l’Analisi Costi Benefici della Nuova Linea Torino-Lione, fra 7 anni, nel 2023, su questo corridoio passeranno 19,1 milioni di tonnellate di merci su ferro. Si tratterebbe di un aumento del 479% rispetto al 2014. Per rispettare le previsioni occorrerebbe un aumento annuo del 21,5%. Fantascienza.http://www.autistici.org/spintadalbass/?p=7395

I DENARI

  • I fondi europei sono quelli del bando “2014 CEF Transport Multi-annual Call”. Per progetti “core network” come questo, il bando dispone di soli 5,5 miliardi di euro, ai quali ambiscono numerosi progetti in differenti Stati membri. Tra Brennero (3,4 miliardi di euro) e Torino-Lione (altri 3,4), l’Italia da sola vorrebbe contributi superiori a tale cifra. Se si aggiungono gli altri “pretendenti” europei (ad esempio i progetti Fehmarn Belt e Seine-Scheldt), i desideri sono oltre il doppio della disponibilità. Pertanto è matematicamente impossibile che la Torino-Lione riceva dalla UE 3,4 miliardi di euro, ovvero il 40% propagandato dai fautori dell’opera.http://www.notav.info/creditoesaurito/
  • Nel marzo 2013 la Commissione Europea è costretta a revocare metà dei contributi agli studi preliminari per la Torino-Lione, in quanto “per via di ulteriori ritardi, l’azione non potrà essere portata a termine entro il 31 dicembre 2015. Si è dovuto pertanto aggiornare l’ambito dell’azione per includervi unicamente le attività che potranno effettivamente essere realizzate.http://www.notav.info/ormai-e-tardi/
  • L’oggetto della gara riporta “pagamento della difesa da parte dell’Avv.to Castaldi nel giudizio arbitrale promosso dalla società Sitaf (il lodo è stato emesso ad aprile scorso)”. Nell’arbitrato tra Sitaf e Ltf ha una parte di rilievo anche un’altro personaggio a noi noto, il prof. Agostino Cappelli, ordinario di ingegneria dei trasporti all’Università IUAV di Venezia. Cappelli ha una lunga frequentazione con la Torino-Lione e con Ltf. http://www.autistici.org/spintadalbass/?p=7600

L’AMIANTO E LE POLVERI

  • Nel progetto definitivo c’è scritto che “considerando i risultati ottenuti dai sondaggi S9 ed S11 è ipotizzabile che le metabasiti attese per circa 400 metri dall’imbocco E del Tunnel di Base siano caratterizzate da concentrazioni in amianto localmente anche elevate; la variabilità nei tenori in amianto rende difficile la previsione di un sistema di scavo che permetta una discriminazione certa del marino ‘pericoloso’ e non”. http://www.tgvallesusa.it/2016/04/telt-lamianto-ce-ma-ci-sara-solo-nel-tunnel-di-base-oggi-no/
  • La notizia è rimbalzata nel Tg regionale di questa sera: nel torrente Clarea si è constatata una moria di pesci. A dirlo, secondo l’agenzia giornalistica, l’LTF, la Società responsabile dei lavori di preparazione della nuova linea ferroviaria. Che ha interessato L’Arpa affinché ne verificasse le cause. http://www.tgvallesusa.it/2013/10/tav-moria-di-pesci-nel-torrente-clarea/

IL CANTIERE

  • I dati riguardano solo il PM10 perché nel trimestre considerato la società Telt, incaricata di svolgere i lavori e diretta da Mario Virano, non ha svolto campagne di monitoraggio della qualità dell’aria (NO, NO2 e benzene; B(a)P e metalli sul PM10). Nel periodo in esame vi sono stati 7 superamenti del limite giornaliero per la protezione della salute umana (50μg/m3) in ognuna delle stazioni di Chiomonte, Giaglione e Gravere. http://www.tgvallesusa.it/2015/06/tav-i-controlli-di-arpa-ai-cantieri-problemi-per-telt/
  • “In modo equilibrato, dando voce ai “pro” e ai “contro”, Ghislaine Buffard mette in evidenza con metodo le carenze e le irregolarità del cantiere. Passa al setaccio le affermazioni dei promotori e dei difensori. Un’esperienza concreta, condotta con il cronometro in mano su un treno, dimostra che l’argomento di un risparmio di tempo di tre ore tra Parigi e Milano non è realistico. “Si tratta di una presentazione positiva”, “si semplifica un po’”, ammette il patron francese della Lione-Torino, con un sorriso forzato. L’argomento ecologico è rapidamente spazzato via, mentre sono esposti gli interessi politici e l’azione di lobby che sostengono il progetto, i possibili conflitti di interesse e gli scandali che costellano il dossier italiano … “ http://www.tgvallesusa.it/2015/11/torino-lione-lo-scandalo-annunciato/
  • Da gennaio 2015 all’interno del cantiere Tav di Chiomonte vengono segnalati dei superamenti della soglia di attenzione per il rumore (sulle problematiche legate all’esposizione a rumore si vedano, ad esempio, le ricerche dell’Organizzazione Mondiale della Sanità). Non sono i no tav a dirlo, ma la stessa Telt, società incaricata dei lavori. La delibera Cipe 86/10, che autorizza il cunicolo esplorativo, è piuttosto chiara a proposito del rumore. La prescrizione 93 dice che “è opportuno che il proponente concordi con Arpa Piemonte le effettive misurazioni in funzione della fasi di lavorazione in cantiere (e di conseguenza attraverso adeguato crono programma predisposto dal proponente) in modo da valutare in maniera efficace l’inquinamento da rumore con particolare riferimento alle fasi di lavorazione più critiche”. http://www.autistici.org/spintadalbass/?p=5843

LE DITTE

  • Dossier sul funzionamento del cantiere Tav in Valle. Si è cercato di ricostruire a che punto è il cantiere/fortino di Chiomonte, quali ditte ci lavorano, cosa fanno, come funziona il dispositivo di sicurezza che lo protegge e via dicendo. Tutte informazioni che dovrebbero essere di pubblico dominio, se la Valsusa non fosse stata trasformata in una zona di guerra, una colonia interna dove chi non si rassegna diventa un disfattista da debellare e anche solo il semplice fatto di raccogliere informazioni diventa un crimine da reprimere. http://www.autistici.org/spintadalbass/?p=1383
  • Inchiesta San Michele: la “sabbia” di Toro per il cantiere Tav (durante i monitoraggi ambientali ante operam!) Ho venduto anche la sabbia riciclata a Italcostruzioni oggi, ma che cazzo ne sapete?!? Che domani lo faccio girare tutto il giorno, Dio fa, gli ho detto “stendi questa Dio fa, sulla Tav, che è bella”. Ma che cazzo ne sa sta gente, ma si dai. http://www.autistici.org/spintadalbass/?p=6545

I PROCESSI

  • La “coop rossa” per eccellenza che guida appalti e lavori per la Torino-Lione scaricava fanghi e rifiuti senza autorizzazioni. Un’inchiesta che conferma l’allarme dei No Tav sulla destinazione dello scavato di Chiomonte. http://www.autistici.org/spintadalbass/?p=7592
  • I legami tra corruzione, criminalità organizzata e progetti di infrastrutture sono un fenomeno in crescita associato ai processi pubblici di deregolamentazione, alla agencificazione delle amministrazioni dello Stato, alle privatizzazioni e alle partnership pubblico-privato. Concessioni incoerenti e illegali date ai soggetti privati determinano il fallimento delle autorità di regolamentazione per monitorare e controllare le gare pubbliche di appalto. http://www.presidioeuropa.net/blog/la-corruzione-nelle-grandi-opere/
  • Riteniamo che il comportamento del Presidente dell’Osservatorio abbia arrecato un notevole danno proprio allo Stato di cui egli è alto rappresentante in quanto è venuto palesemente meno ai suoi compiti che erano ben definiti all’art 2 del DPCM del 1 marzo 2006 che istituiva l’Osservatorio ovvero “l’Osservatorio è il luogo di confronto per tutti gli approfondimenti di carattere ambientale, sanitario ed economico e perseguire la precisa finalità di esaminare, valutare e rispondere alle preoccupazioni espresse dalle popolazioni della Valle di Susa http://www.tgvallesusa.it/2016/03/mario-virano-ex-presidente-dellosservatorio-tav-rinviato-a-giudizio/
  • Sarà perchè il sistema Tav a volte agisce con troppa leggerezza, visto che Virano è stato designato a capo di Telt lo scorso 23 febbraio, nello stesso giorno in cui ha abbandonato la carica di commissario del governo. A quanto pare secondo l’Antitrust  è stata violata la legge 215 del 2004 nominandolo prima che fossero passati 12 mesi dalle sue dimissioni da commissario straordinario di governo per la Tav e numero uno dell’Osservatorio sulla Torino-Lione. “Il titolare di cariche di governo – è ricordato nel provvedimento del Garante – non può ricoprire cariche o uffici o svolgere altre funzioni ovvero esercitare compiti di gestione in società aventi fine di lucro o in attività di rilievo imprenditoriale”. http://www.tgvallesusa.it/2015/12/virano-il-tuttofare-del-tav-e-i-suoi-incarichi-e-conflitto-dinteressi/
  • Il Tribunale Permanente dei Popoli dopo aver ascoltato e analizzato le argomentazioni dei No Tav sulla situazione delle grandi opere e in particolare della linea Torino-Lione che dovrebbe attraversare la Val Susa ha emesso la sentenza. In questa il tribunale ha rilevato che la lotta dei No Tav si inquadra in una grande sfida a livello mondiale condotta in difesa dei diritti umani e del territorio. Viene ribadito il diritto fondamentale delle comunità alla partecipazione nelle scelte che riguardano il loro territorio e il diritto a una informazione corretta ed esaustiva. Il TPP ha constatato che sono stati violati dai governi (Italiano e Francese) i diritti dei cittadini ad essere consultati dando valore effettivo a queste consultazioni per esaminare tutte le opzioni alternative possibili per le grandi opere senza scartare l’opzione “zero”. http://www.tgvallesusa.it/2015/11/tribunale-permanente-dei-popoli-sentenza-storica-in-favore-dei-no-tav/
  • Alla conferenza stampa vi era anche Mario Parente, comandante del Ros “Questo tipo di direzione dei lavori consentiva modifiche, con opere che lievitavano anche del 40 per cento”, ecco spiegato come il Tav lievita anche 12 volte rispetto agli altri stati, calcoli che nella valle dei No Tav erano già stati fatti dal lontano 1995 con i primi costi visti transitare. Al centro della vicenda Ercole Incalza aiutato e in combutta con il Perotti che riceveva fino a 25 milioni di appalti affidati a società a lui legate. Da stamane però, gli investigatori, hanno perquisito uffici della Rete Ferroviaria Italiana Spa, dell’Anas International Enterprises,  ambienti della Struttura di Missione presso il Ministero delle Infrastrutture, gli uffici delle Ferrovie del Sud Est Srl, del Consorzio Autostrada Civitavecchia-Orte-Mestre, dell’Autostrada regionale Cispadana Spa e dell’Autorità portuale Nord Sardegna. I territori toccati sono le province di Roma, Milano, Firenze, Bologna, Genova, Torino, Padova, Brescia, Perugia, Bari, Modena, Ravenna, Crotone e Olbia. http://www.tgvallesusa.it/2015/03/incalza-anche-il-figlio-del-ministro-lupi-finisce-nelle-indagini/
  • L’indagine dovrà accertare se vi siano irregolarità nella cofinanziata linea Tav. A dare questa notizia, il 5 febbraio, sono state le deputate verdi Karima Delli, membro della commissione trasporti, con Michèle Rivasi, membro della commissione ambiente. Le due eurodeputate accompagnate dal portavoce dei No Tav transalpini Daniel Ibanez, hanno commentato: “La serietà delle prove raccolte obbliga l’Olaf a indagare su questo progetto, obiettivo di un cofinanziamento europeo. L’apertura di un’inchiesta è la prova stessa che non si tratta di accuse, ma di fatti reali e frodi fatte a danno del bilancio dell’Ue”. http://www.tgvallesusa.it/2015/02/lolaf-lufficio-anti-frode-dellunione-europea-avvia-un-indagine-sulla-tratta-torino-lione/
  • “Noi dobbiamo stare lì perché è lì dentro che nei prossimi dieci anni arrivano 200 milioni di euro di lavoro … La torta non me la mangio da solo. Me la divido con te e ricordati queste parole, che ce la mangiamo io e te la torta dell’alta velocità”. Tramite le ditte di Lazzaro, asfalta le strade del cantiere, su richiesta delle forze dell’ordine, ed entrando nel cantiere con una telefonata in Prefettura tramite Lazzaro. http://www.tgvallesusa.it/2014/07/stavano-gia-lavorando-per-il-cantiere-tav-di-chiomonte/

LA GUARDIANIA

  • “Costi sicurezza ai sensi della norma L. 183/2011” (1), il Governo Italiano li chiama così. Sono i soldi che servono per trasformare i cantieri in un “aree di interesse strategico nazionale” ovvero una base militare. Un affare da 329,1 milioni di euro per cosiddetti “lavori di messa in sicurezza”: 168,7 milioni sui cantieri francesi (2), 130,4 sul cantiere da aprire nella Piana di Susa (3) e altri 30 su La Maddalena di Chiomonte (4). I dati arrivano dalla certificazione dei costi prodotta da Tractebel Engineering e TUC Rail. http://www.tgvallesusa.it/2016/03/400-milioni-denaro-pubblico-costo-dei-signori-della-guerra-del-tav/