Usa: si dimette Chuck Hagel, il capo del Pentagono

lunedì, 24, novembre, 2014
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Il capo del Pentagono, Chuck Hagel, si dimette.
Lo scrive il New York Times, spiegando che in giornata sarà dato l’annuncio da parte del presidente americano, Barack Obama.
Un funzionario della difesa ha detto che Hagel ha presentato la sua lettera di dimissioni a Obama  Lunedi mattina e il presidente ha accettato. Hagel ha accettato di rimanere in carica fino a quando il suo successore non sarà confermato dal Senato, ha detto il funzionario.
Il funzionario dice che sia Habel e Obama “hanno stabilito che era il momento per una nuova leadership del Pentagono  e aggiunge che avevano discusso sulla questione già da diverse settimane. In particolare Obama ha deciso che Hagel non ha le capacità necessarie per affrontare la minaccia di Isis. “I militanti aveva detto Hagel, sono “ben organizzati, ben addestrati, ben finanziati, sanno preparare strategie, sono brutali e completamente spietati”.
 
Hagel aveva anche chiesto un consistente aumento delle spese militari, stimando di aumentare del 10% gli investimenti nel nucleare nei prossimi cinque anni. Nell’immagine sotto il quadro globale delle spese militari nel mondo.
L’ormai ex ministro della Difesa venne nominato da Barack Obama, che lo defini’ “il leader che le nostre truppe meritano”, il 7 gennaio del 2013, al posto del democratico Leon Panetta. Eroe pluridecorato del Vietnam, 68 anni, e’ stato senatore per il Gran Old Party (Gop) per il Nebraska dal 1997 all 2009. Al Congresso conobbe il giovane senatore dell’Illinois Obama.
Hagel voto’ nel 2003 per la guerra in Iraq per poi diventarne uno strenuo critico, e venne scelto da Obama per gestire il ritiro dall’Afghanistan. Hagel venne considerato all’inizio del suo mandato un nemico di Israele perche’ si opponeva alle sanzioni contro l’Iran.(AGI) .
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Roma: case ai Rom. Marino si giustifica: “Ce lo chiede l’Europa”

basta che non siano date alle famiglie italiane che sfrattate vivono in strada. Altrimenti sarebbe “discriminazione”, non dare le case ai bisognosi italiani è eguaglianza…

lunedì, 24, novembre, 2014
 
 Chiudere i campi, e individuare alloggi alternativi. Sul tema rom, il sindaco Marino ha preso posizione. Lo ha fatto in diretta tv su La7 giovedì sera, e lo sta facendo in queste ore a chi, fuori e dentro Palazzo Senatorio, chiede spiegazioni. Sì perché le dichiarazioni sulle ipotesi di sgombero dei ‘villaggi attrezzati’, sarà l’effetto Tor Sapienza e i fari accesi sulle periferie, sembrano piovere dal cielo, tra una maggioranza, spiazzata, che tace, e un’opposizione, che, manco a dirlo, attacca.
In testa l’ex sindaco Alemanno: “Promettere le case ai nomadi della nostra città è una vera follia”. Il rischio? “Dare uno schiaffo in faccia alle migliaia di romani che da anni attendono una casa popolare o anche semplicemente una qualche forma di assistenza alloggiativa”, buttando benzina sul fuoco di quelle proteste che nelle ultime settimane stanno accendendo le aree ai margini della città. La questione è bollente, lo è sempre stata, e la proposta lanciata da Marino rischia l’effetto boomerang anche sul piano comunicativo.
Motivo per cui lo stesso sindaco è chiamato a chiarire. Punto primo, quello che per qualcuno rischia di fomentare le rivolte: non si parla, e non si è mai parlato, di “case”. Sul tavolo delle proposte non c’è l’edilizia residenziale pubblica, nè le migliaia di famiglie che già aspettano un alloggio. Nessun diritto usurpato insomma. E il sindaco lo ha precisato, tratteggiando un’altra tipologia di intervento.
“Una delle soluzioni proposte dall’Unione europea – spiega il sindaco questa mattina a Radio Città Futura – è quella di affidare a rom, sinti e camminanti dell’edilizia non più utilizzata affinchè si possa fare dell’autocostruzione, rendendo quei luoghi abitabili, ed eliminando le situazioni di grave disagio”. E non solo per i rom, “ma anche per le altre popolazioni che vivono nei quartieri dove ci sono gli insediamenti”. Vedi via Salviati e i roghi tossici.
“Il progetto è molto complesso e articolato -prosegue il sindaco – è stato discusso dall’Unione europea e contiene indicazioni precise che non riguardano solo l’Italia ma tutti i paesi che ospitano rom, sinti e caminanti“. I dettagli ancora non ci sono, si tratterebbe comunque di utilizzare il patrimonio immobiliare pubblico abbandonato e metterlo a nuovo. Un’operazione di autorecupero urbano, già avviata in altre città d’Italia, che consentirebbe quasi con certezza di ridurre le spese sostenute per tenere aperte i campi (24 milioni di euro usciti dalle casse capitoline nel solo anno 2013).
Poi, ed è l’altro punto da chiarire, “ce lo chiede l’Europa”. E lo fa (da anni) minacciando una procedura d’infrazione all’Italia, con Roma ‘capitale dei campi’ come prima responsabile. Dunque – e Malagrotta insegna – il tempo di nascondere la testa sotto la sabbia è agli sgoccioli.
Bisogna allinearsi, spiega Marino, “all’obiettivo fissato dalla Commissione europea e recepito nel 2012 dal Governo con la strategia nazionale di inclusione delle comunità rom, sinti e caminanti”. Al di là delle posizioni singole o di partito. Come a dire a chi alza l’asticella che non c’è spazio per le polemiche ad personam, che non è un capriccio personale. L’Europa chiama, e Roma non può più permettersi di tacere.
romatoday.it
http://www.imolaoggi.it/2014/11/24/roma-case-ai-rom-marino-si-giustifica-ce-lo-chiede-leuropa/

10 ESEMPI DEL DEGRADO SOCIALE CHE STA DIVORANDO L’AMERICA COME UN CANCRO

ma siamo annessi agli Usa e ci hanno liberato il minimo che possiamo fare è emularli e trasformare la ns società nella loro (ormai passo già quasi compiuto ed ultimato)
E’ la democrazia bellezza, è stato versato del sangue per raggiungere questo paradiso…………..

Di Michael Snyder
Non è solo la nostra economia che sta andando in pezzi. All’America sta succedendo qualcosa che nessuna somma di denaro potrà mettere a posto. Tutt’intorno a noi vediamo la decadenza sociale che sta sistematicamente divorando le fondamenta della nostra società.
La possiamo trovare per le strade dei nostri centri città, in cantine oscure di comunità estremamente rurali, nei più prestigiosi uffici di Wall Street e sicuramente nelle sale del potere a Washington. Sostituire i politici in blocco o stampare gigantesche montagne di denaro non può risolvere il problema, perché esso risiede nei cuori di milioni di uomini e donne comuni.

La verità è che dobbiamo guardarci con molta attenzione allo specchio, perché come nazione dobbiamo invertire rotta a 180 gradi. Ciò che stiamo facendo chiaramente non funziona, e più aspetteremo ad indirizzare il problema più questo si aggraverà.
I seguenti sono 10 esempi del degrado sociale che sta divorando l’America come un cancro. Uno per uno si potrebbero liquidare come incidenti isolati. Ma avrei potuto fare 100 o 1000 esempi simili. Ogni giorno siamo inondati di notizie come queste. I sintomi della decadenza della nostra società sono ovunque intorno a noi. Dobbiamo solo essere disposti a guardarli…
1) Pare che molti dei crimini più orribili oggigiorno succedano nel cuore dell’America. Per esempio, una donna è stata recentemente colpita alla testa, violentata e data alle fiamme in un parco di Wichita, in Kansas. ( Police: Woman sexually assaulted, Set on Fire in Park   ).
2) Ho scritto ripetutamente che gli Stati Uniti sono il più obeso di tutti i paesi industrializzati. Ebbene, ora stiamo usando la nostra estrema obesità per cercare di nascondere le cose che abbiamo rubato ( 350 Pounds  Thief in Motorized Scooter Caughted Sitting on    ).
“Un 43enne di 160 kg che stava facendo shopping da Wal-mart in South Carolina è stato arrestato ieri dopo essere stato trovato a sedere sopra 5 costate di manzo nascoste nel suo scooter. […] A causa della sua mole, l’uomo è stato ammanettato usando due paia di manette.”
3) Cosa fareste se un poliziotto vi fermasse per un controllo e, arrivato alla vostra auto, vi mostrasse le sue parti intime? Bene, questo succedeva in New Jersey (new-jersey-cop-exposed-himself-to-young-male-drivers-during-traffic-stops  ).
“Un poliziotto di Newton è stato arrestato lunedì con l’accusa di essersi slacciato i pantaloni ed essersi esposto a giovani autisti maschi durante ‘numerosi’ controlli stradali.”
4) Se uno sta pianificando di uccidere “accidentalmente” la sua ricca moglie, pensereste che sia abbastanza furbo da non mettere una “X” nella mappa precisamente dove intende farlo. Eppure pare che un uomo in Colorado abbia fatto proprio così (Husband-pushed-wealthy-wife-death-cliff-park-map-X-drawn-spot-fell-wife-died-freak-accident-too.html)
“Un uomo dei sobborghi di Denver, accusato di aver spinto la moglie da un precipizio nel Parco Nazionale delle Montagne Rocciose, non ha saputo spiegare agli inquirenti come mai avesse una mappa del parco con una “X” disegnata nel punto in cui la moglie cadde. […]”
E viene fuori che anche la prima moglie era morta in uno “strano incidente”. Coincidenza, eh?
5) Un conto è uccidere qualcuno, un conto è fare a pezzi il cadavere con una sega e cucinarlo (florida-woman-dismembered-neighbor-cooked-remains  ). Non so cosa sia successo allo stato della Florida, ma ultimamente laggiù sono capitate cose davvero strane…
“Angela Stoldt ha detto agli ufficiali che l’anno scorso aveva cercato di far sparire il cadavere di James Sheaffer cucinandolo. Una gamba nel forno, altre parti nelle pentole. […] La 42enne di Deltona è accusata di aver ucciso il 36enne Sheaffer, un autista di limousine, nell’aprile del 2013.”
6) Negli ultimi anni sembra ci sia un flusso costante di storie di uomini perversi che rinchiudono donne in cantina costringendole alla schiavitù sessuale. L’ultimo esempio arriva da Cincinnati (/crime/fbi-man-locked-women-in-cincinnati-home-used-them-as-sex-slaves).
“Il 45enne Christopher Hisle ha confessato venerdì di aver rinchiuso diverse donne nella sua casa di Cincinnati e di averle costrette a prostituirsi. […] Le autorità hanno affermato che almeno 12 donne sono state vittime delle sue operazioni di traffico umano.”
7) Perché mai una donna adulta dovrebbe desiderare di avere sesso con un bambino di 10 anni? Bisogna essere incredibilmente ammalati per tentare una cosa simile, eppure di questo è accusata una babysitter 25enne in Connecticut. Anzi, è accusata di averlo fatto diverse volte. (/Woman-25-accused-repeatedly-having-sex-friend-s-10-year-old-son-babysitting-siblings.html  ).
“Marybeth Rataic rischia 10 incriminazioni per aver avuto sesso per 3 volte con un bambino di 10 anni nella sua casa di Meriden, in Connecticut. La polizia afferma che in un’occasione la 25enne di Willimantic ha avuto sesso dopo essersi insinuata nella camera del bimbo, nella quale dormivano anche i suoi fratelli. E’ anche accusata di aver avuto sesso con il bambino mentre la madre di questo stava partorendo in ospedale.”
8) Un banale litigio tra due ragazze in un liceo californiano si è trasformato in una baraonda quando un poliziotto di 180 kg ha schiaffeggiato una delle ragazze. Gli altri studenti si sono gettati sul poliziotto e la situazione è andata fuori controllo. (California-school-fights-end-6-custody.html   ).
“Un litigio all’ora di pranzo in una scuola superiore della California centrale è finito mercoledì con l’arrivo di pattuglie di polizia nel campus, la chiusura della scuola e la messa in arresto di 6 studenti. […]”
9) Quando ero piccolo, quasi tutti giovedì sera guardavano il Cosby Show. Bill Cosby era “il papà dell’America” ed era universalmente rispettato. Bene, è venuto fuori che ora è accusato di stupro da parte di 15 donne. Com’è possibile che tali terribili crimini siano stati coperti così a lungo, e cosa ci dice questo della nostra società? (  bill-cosby-rape-accusations-silence/  ).
“Nella vicenda Cosby troviamo accuse di donne costrette al silenzio per decenni da minacce, avvocati, paura e un pubblico tendente alla difesa, fino ad ora non interessato a risvegliarsi dai dolci sogni del suo “papà” della TV. […]”
10) Come ho scritto altre volte, la violenza che abbiamo visto a Ferguson quest’anno è un esempio perfetto di come le strade americane possono scendere nel caos. E ora la decisione della giuria minaccia di riaccendere quella violenza. Invece di una decisione misurata e di sforzi sinceri verso una riconciliazione pacifica, entrambe le parti si stanno preparando per tumulti di massa. Se la giuria prenderà “la decisione sbagliata” potremmo vedere ancora più sommosse, saccheggi, violenza e brutalità poliziesca della prima volta. E questa volta potrebbe non limitarsi a Ferguson. Gli organizzatori della protesta affermano di stare preparando “risposte programmate” in 82 città statunitensi. […] La polizia di Ferguson sta consigliando ai cittadini di comprare pistole, perché “non sarà in grado di proteggere voi e la vostra famiglia”. (  ferguson-cop-advises-residents-to-get-a-gun-we-will-not-be-able-to-protect-you-or-your-family  ).
Non c’è alcun dubbio che la sottile patina di civiltà che diamo per scontata stia scomparendo. Le fondamenta della nostra società stanno costantemente marcendo e andando in pezzi, e i nostri problemi di fondo si stanno aggravando ad ogni giorno che passa. Per quanto ancora la nostra nazione potrà rimanere stabile se tutto questo continua?
Fonte: The economic collapse
Traduzione: Anacronista
http://www.controinformazione.info/10-esempi-del-degrado-sociale-che-sta-divorando-lamerica-come-un-cancro/

Licenziato per un Like

22 Novembre 14 
 
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Dopo il provvedimento disciplinare dato dalla Nestlè a Perugia ad un dipendente che aveva postato su Facebook nell’orario di lavoro, arriva il licenziamento in un’azienda sarda per un ‘Mi piace’ di troppo.
 
E’ la Cs&D a licenziare il suo dipendente per violazione degli “obblighi contrattuali di diligenza, correttezza, buona fede e lealtà”. Il 40enne sardo Marco Pinna, responsabile del reparto distribuzione ortofrutta dell’azienda, ha postato un “mi piace ad un commento di un suo ex collega oggi pensionato: l’azienda non ha gradito il gesto ritenendo inopportuno il commento e inviando al dipendente una contestazione disciplinare nella quale si chiedeva “giustificazioni scritte entro cinque giorni” che sono pervenute puntuali dall’avvocato dell’accusato.
 
Giustificazioni che non sono servite perchè ritenute insufficienti. E’ così che dal 30 ottobre il 40enne è stato licenziato.
 
Nel caso della Nestlè di Perugia invece grazie anche ad un confronto con i sindacati presenti, l’azienda ha intrapreso un provvedimento disciplinare ma non il licenziamento.
 

E ora si potrà staccare l’acqua ai morosi

negare un servizio VITALE non è omicidio?
Ora che dovranno privatizzare le municipalizzate anche dell’acqua devono offrire “garanzie” ad eventuali acquirenti dei servizi?
La vita dei cittadini come merce di scambio. Bello stato di diritto

nov 23, 2014 Inserito da Fonte: il fatto quotidiano

L’acqua, finora, è stata almeno una specie di tabù. La giurisprudenza, d’altronde, l’aveva sempre considerata un bene primario, un servizio connesso anche all’articolo 32 della Costituzione, quello che “tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività”. Eppure qualcuno osava staccarla comunque: qualche inquilino che non aveva pagato le bollette e qualche occupante s’erano svegliati la mattina e dal rubinetto non usciva più niente. PER EVITARE equivoci, quindi, il governo Letta aveva inserito norme apposite nel cosiddetto “collegato ambientale”, un testo che è da un annetto in Parlamento e scade il prossimo 31 dicembre: l’Autorità per l’energia e i ministeri interessati dovevano individuare il modo di ridurre la morosità, anche attraverso un fondo di garanzia statale che ripagasse i gestori del servizio, e garantire comunque “il quantitativo di acqua necessario al soddisfacimento dei bisogni fondamentali di fornitura di acqua per gli utenti morosi”. L’allora ministro dell’Ambiente, Andrea Orlando, lo aveva spiegato così: “Non si può lasciare all’azienda la facoltà di decidere del distacco dell’acqua. Bisogna garantire procedure adeguate, vista la specificità del bene acqua, che è un bene fondamentale per la vita umana”. Tutto giusto, poi il governo è cambiato e all’Ambiente è arrivato Gian Luca Galletti e alle Infrastrutture Maurizio Lupi, ministro che ha profondamente in spregio occupanti e morosi: come che sia, il 13 novembre la Camera ha finalmente approvato il “collegato ambiente”, solo che l’ar – ticolo sui distacchi dell’acqua, il numero 26, è misteriosamente sparito. Dello strano caso – che getta una luce non proprio benevola sul meccanismo con cui si fanno le leggi nel nostro Parlamento – s’è accorta Federica Daga , deputata del Movimento 5 Stelle espertissima del tema acqua. A quanto sembra dai resoconti è andata così. Il 4 settembre la commissione Ambiente approva finalmente il ddl presentato da Orlando (compreso l’articolo 26) e lo invia alle altre commissioni perché esprimano un parere sulle parti che le riguardano. Passa un mese e tutti rispondono: il 9 ottobre il relatore Alessandro Bratti (Pd) presenta alcuni nuovi emendamenti in cui recepisce “i rilievi recati nei pareri di talune commissioni” e fa “interventi di coordinamento sostanziale del testo”. È in questo pacchetto che compare l’emendamento 26.100 che sopprime l’articolo interessato, quello che impedisce di staccare l’acqua ai morosi, approvato in blocco con tutto il resto e in tutta fretta (la Ambiente in queste settimane s’è occupata pure del decreto Sblocca-Italia e ora dovrà esaminare la manovra).

C’È UN PROBLEMA: nessuna commissione aveva chiesto di sopprimere l’articolo 26 e difficilmente la cancellazione di una norma di questo genere può essere qualificata come “coordinamento del testo”. In Aula, purtroppo, nessuno ha pensato di sottolineare la cosa e sopprimere la soppressione. Ora il “collegato ambiente” è in Senato e va approvato entro la fine dell’anno, pena la decadenza: sarà difficile, insomma, correggerlo e farlo tornare alla Camera in tempo. Si conferma, in definitiva, il vecchio adagio di Otto von Bismark: “Meno le persone sanno di come vengono fatte le salsicce e le leggi e meglio dormono la notte”.e subito a guadagnare, contattaci subito oppure visita LinkWeLove.it
   
Updated: nov 23, 2014 at 06:40
http://mentiinformatiche.com/2014/11/e-ora-si-potra-staccare-lacqua-ai-morosi.html

Libertà

 
freedom for supporters of the government only, for members of a party only – no matter how big its membership may be – is no freedom at all. Freedom is always only freedom for the man who thinks differently about it.

 
la libertà solo per i seguaci del governo, solo per i membri di un partito – per numerosi che possano essere – non è libertà. La libertà è sempre unicamente la libertà di chi la pensa diversamente.

ELEZIONI REGIONALI

oh che disdetta e che tragedia, in futuro potrebbero essere premiate le estreme….mammamia allora stringiamoci forte ai nostri tirapiedi dei banchieri che ci “salveranno” dai pericoli e dai cattivi….

Scritto da Dario Caselli • 24 novembre 2014

Passata la tempesta, odo la Lega e il Pd far festa, ma sarà vera festa? Certo la bufera è diventata tornado, quel dato del 37% dei votanti è clamoroso, vuol dire che sono restati a casa tutti. Destra, grillini, centro, sinistra. Bonaccini festeggerà avendo avuto il 18% dei voti degli aventi diritto, può fregarsene, questa è la democrazia, o può prendere atto che le Regioni, come sono ora, non interessano più a nessuno, troppo burocratiche, costose, inefficienti e clientelari. Dopo la tempesta, nulla è come prima; nascono due destre: una lepenista, incarnata da una Lega trionfante e da Fratelli d’Italia e una liberal popolare, ora molto sofferente, ma che non potrà non presentarsi alle prossime politiche. Due destre destinate a non comunicare, come accade in Francia, basta ricordare che una è contro l’Euro e l’altra a favore.

Anche a sinistra la tempesta ha cambiato il paesaggio: in rapido declino i grillini, in quella grande astensione si annida l’elettorato potenziale di una nuova forza di sinistra, diciamo interpretata da Landini, una sinistra sindacale e radicale, sul modello della Linke tedesca, mentre il Pd diventerà sempre più socialdemocratico. Insomma quattro contenitori, che possono convivere a livello locale per convenienza e ipocrisia, ma non a livello nazionale. Allora va ancora bene l’idea di Renzi del premio al partito, visto che non funzioneranno le coalizioni? Sì, se si accetta che uno controlli tutto il potere con un quarto dei voti reali e che al ballottaggio possano vincere le “estreme”. Purtroppo oggi è difficile coniugare governabilità e rappresentanza. Consigli non richiesti a chi ha perduto le elezioni: Forza Italia, l’accanimento di Berlusconi la porterà alla scomparsa, impedendo la nascita del contenitore liberal popolare. Ncd-Udc, sono già scomparsi, soprattutto è scomparsa una classe politica troppo vecchia e gattopardesca, basta Casini in tutti i sensi. 5 Stelle, la rissosità abbinata all’irrilevanza politica li porterà a morire, chiusi tra l’incudine di Salvini e il martello di Landini. E Renzi? In questo quadro non ha avversari politici, ma la lunga crisi economica è il suo vero avversario, come lo fu per Zapatero in Spagna, oggi il malcontento si è rifugiato nel non voto, domani potrebbe premiare le estreme. Io non uso Twitter, ma se fossi in lui, non starei sereno.
http://www.finanzaelambrusco.it/articoli/politica/elezioni-regionali/  

Il canone Rai in bolletta è un mostro giuridico

in molte parti d’Italia manco si vede. E devono pagare un servizio che non si ha. Questo è taglieggiamento. Non possono metterla come paytv? O per chi ha dispositivi come pc e tablet semplicemente una password che coincide con il nr di abbonamento?
Perché chi non riceve la Rai deve pagare? E magari viene piombata la tv impedendo la visione dei canali gratuiti?
Manco fosse un servizio vitale.

L’Istituto Bruno Leoni contro la riforma: “Imposta ingiusta e odiosa”. Ecco perché è giuridicamente sbagliata

Sergio Rame – Mer, 19/11/2014 – 10:11
Dal primo gennaio il canone Rai confluirà nella bolletta elettrica. Ormai è certezza.

Quello che, fino a qualche settimana fa, era uno spauracchio, ora è un dato di fatto. Di ritorno dall’Australia il premier Matteo Renzi è fermamente intenzionato a premere l’acceleratore sulla riforma per rimpinguare le casse malandate di viale Mazzini. “Il canone Rai è un’imposta anacronistica e ingiustificabile rispetto all’evoluzione delle telecomunicazioni, prima ancora che rispetto al servizio effettivamente reso – tuona l’Istituto Bruno Leoni – più ancora che la televisione pubblica, il fisco italiano è di tutto, di più”.

Su ItaliaOggi, l’Istituto Bruno Leoni spiega con estrema chiarezza perché il canone rai è un’imposta inaccettabile sia dal punto di vista morale sia dal punto di vista giuridico. Ora che il governo vorrebbe agganciarla alla fornitura elettrica, lo è doppiamente. “Da tariffa per la fruizione di un servizio pubblico in regime di monopoli – spiega l’Istituto Bruno Leoni – il canone Rai è diventato una vera e propria imposta pagata sulla base della presuzione di un televisore”. Insomma, si paga indipendentemente dal fatto che il televisore venga usato per guardare i programmi di viale Mazzini. Con la riforma questo principio viene portato all’esasperazione creando, a detta dell’Istituto Bruno Leoni, un vero e proprio “mostro giuridico”. “Agganciare il canone Rai al servizio elettrico – spiegano lo renderebbe un’imposta nascosta all’interno di una tariffa che è il corrispettivo di un servizio che con la programmazione della Rai non c’entra nulla”. In questo modo, il governo trasformerebbe la più odiata di tutte le tasse in “una forma di prestazione patrimoniale nascosta”. Non solo. A livello giuridico, dunque, nascondere l’imposta in una bolletta renderebbe più difficile per il contribuente “capire quale sia la somma pagata a titolo di canone Rai e quale pagata per il consumo di elettricità”.

Chi sarà a pagare? Non più chi ha una tv, ma chiunque ha la luce in casa. Se dovesse opporsi a questa imposta ingiusta, il contribuente dovrà dimostrare al Fisco di non avere alcun device che possa permettergli di guardare la tv di Stato. Negli anni passati, per baipassare le obiezioni di quanti pretendevano di non dover pagare il canbone non vedendo la Rai, la giurisprudenza ha sentenziato che “il corrispettivo fosse collegato al possesso della televisione e non alla fruizione del servizio”. Adesso, per “aumentare arbitrariamente il gettito”, il governo ha pensato bene di allargare a dismisura la platea da tassare. Dovrà infatti pagare chiunque abbia un dispositivo in grado di ricevere il segnale e, quindi, trasmettere la Rai (tablet, pc e smartphone). “In questo modo – chiosa l’Istiututo Bruno Leoni – il governo fa pagare furtivamente tutti”. Furtivamente perché, fanno notare, uno smartphone o un tablet “servono a molti altri servizi prima che a vedere la Rai”.
http://www.ilgiornale.it/news/politica/canone-rai-bolletta-mostro-giuridico-1069007.html

Rai, è bufera sul canone in bolletta si paga anche sulle seconde case

ROMA – Un canone più basso (compreso tra 58 e 80 euro rispetto agli attuali 113,5 ) ma esteso anche alle seconde case sfitte oggi escluse dal versamento.    
E’ questa l’ipotesi sulla quale sta ragionando il governo alle prese con la delicata operazione, che sta scatenando una vera e propria bufera politica, che punta a collegare il bollettino Rai alle utenze elettriche degli italiani. Un meccanismo, contro il quale si è già schierata l’Autorità per l’energia, attraverso il quale si pensa di ridurre l’enorme mole di evasione fiscale che si aggira intorno a 450 milioni di euro. L’obiettivo è ricavare almeno 300 milioni in più rispetto a quanto entra oggi nelle casse di Viale Mazzini. La riforma cambierà dal profondo la logica che sta alla base dell’imposta. Attualmente è il possesso di un apparecchio radiotelevisivo, domani sarà sufficiente la titolarità di una qualsiasi apparecchiatura elettronica (il cosiddetto device) in grado di ricevere segnali radio e tv, compresi dunque computer, tablet e smartphone. Per le fasce di reddito più basse, tenendo conto dell’indicatore Isee, si pensa a un’esenzione totale o parziale che potrebbe riguardare circa un milione di nuclei familiari sotto i 7.500 euro all’anno. Ma la grande novità, accreditata dai tecnici ministeriali che stanno lavorando sul dossier, è che il canone, che sarà inviato agli utenti insieme alla bolletta della luce, si pagherà probabilmente non solo sulla prima abitazione a prescindere dal numero di apparecchi in uso, ma anche su eventuali seconde o terze case non affittate. In pratica le residenze di villeggiatura, attualmente al riparo, saranno tenute al versamento. Ma a prezzo ridotto. La riforma, raccontano fonti del governo, parte da un postulato: chi è titolare di una utenza elettrica «ha per certo anche la disponibilità di un televisore e dunque deve pagare il canone». E quindi, rispetto a quanto avviene oggi, con un meccanismo di inversione della prova, sarà il cittadino a dover dimostrare che non è vero inviando una raccomandata alla Rai per contestare la tassa. A quel punto, secondo quanto spiegano ambienti ministeriali, la Guardia di finanza (autorizzata dall’autorità giudiziaria su richiesta dell’Agenzia delle Entrate) avrà il potere di indagine, oggi escluso, per verificare presso l’abitazione se davvero non sono presenti apparecchi televisivi.

I PROBLEMI DA RISOLVERE
E’ evidente che l’intera struttura della riforma è ispirata da una logica di deterrenza per spingere chi non paga a mettersi in regola. Ma la strategia suscita molti interrogativi. Ad esempio: se chi è intestatario di una utenza elettrica pagherà regolarmente la bolletta ignorando il contestuale canone Rai come dovrà comportarsi il gestore? Avrà il potere di staccare la luce in attesa degli accertamenti? All’idea, le aziende rabbrividiscono. E ancora: dal momento che sul mercato libero dell’elettricità si può migrare alla svelta da un gestore all’altro, come si farà a gestire la situazione? Dubbi che, oltre alle pesanti critiche del fronte politico (Ncd, Lega, Sc e Forza Italia su tutti ) hanno alimentato l’opposizione dell’Autorità per l’Energia: «È una modalità impropria di riscossione ed è di difficile applicazione, si rischia di creare ulteriore difficoltà nella comprensione della bolletta» ha avvertito il presidente Guido Bortoni. Mentre il presidente di Assoelettrica Chicco Testa ha parlato di «abominio», spiegando che «gli oneri di gestione sarebbero enormi».
sabato 22 novembre 2014    
http://www.ilmattino.it/PRIMOPIANO/CRONACA/rai-canone-bolletta-80-euro-due-fasce-esenzione/notizie/1025884.shtml

SUSA, LA MARCIA DEI 1500 PER SALVARE L’OSPEDALE: “LA REGIONE CI DEVE ASCOLTARE”.

IN CORTEO FAMIGLIE E SINDACI: ECCO TUTTE LE FOTO

BY  – PUBLISHED: 11/24/2014

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In 1500 per salvare l’ospedale di Susa. Questa mattina cittadini, famiglie e amministratori locali con le fasce tricolori si sono date appuntamento di fronte all’ospedale valsusino per lanciare un messaggio chiaro alla Regione e all’assessore regionale Saitta: “L’ospedale di Susa va salvato, il punto nascite non si tocca”.

La giunta Chiamparino intende sopprimere il punto nascite e nei prossimi anni ridurre i servizi all’interno dell’ormai unico ospedale attivo in Val Susa: negli anni passati ci aveva pensato Cota a trasformare gli ospedali di Avigliana e Giaveno in poliambulatori, e adesso il colpo di grazia sarà attuato dal centrosinistra.

GUARDA LE FOTO DELLA MANIFESTAZIONE

 
 
 
 

Vari sindaci di alta e bassa Valle, da Oulx fino ad Avigliana, hanno marciato lungo le vie di Susa insieme a mamme, bambini con gli striscioni, famiglie con le carrozzine, cartelli e palloncini rossi: tutti uniti per salvare l’ospedale.

Come consiglieri regionali, gli unici della Valle di Susa presenti alla marcia erano Stefania Batzella e Francesca Frediani, del Movimento 5 Stelle.

“La chiusura del punto nascite di Susa è un danno nei confronti delle mamme e delle donne, che si vedono private di un servizio essenziale per la salute – spiegano dal comitato “Noi abbiamo partorito a Susa”, organizzatore dell’evento – i sindaci presenti alla marcia hanno promesso che si impegneranno per ribadire alla Regione che l’ospedale valsusino va salvato”.