GEORGE SOROS VS RUSSIA. UN AFFARE DA 20 MILIARDI DI DOLLARI

Postato il Mercoledì, 01 ottobre
DI FAUSTO GIUDICE
 
 
Tre giorni fa, sabato 25 ottobre, abbiamo pubblicato un articolo intitolato «Giornalisti comprati, giornali comprati. L’esempio della campagna diffamatoria condotta da George Soros contro la Russia», nel quale illustravamo come l’edizione del 23 ottobre di Le Monde avesse ripreso questa campagna diffamatoria senza batter ciglio. Cerchiamo ora di capire in che modo Soros orchestra la promozione delle sue «idee».
 
Nella stessa giornata del 23 ottobre, l’articolo di Soros pubblicato da Le Monde compariva anche in inglese nella New York Review Books (Wake Up, Europe) ) e in diversi altri siti web anglofoni. L’articolo è stato inoltre commentato (o per meglio dire, parafrasato) in un breve articolo di Julian Borger del Guardian (George Soros: La Russia è una minaccia per l’esistenza dell’Europa) ed è stato ripreso dal Kyiv Post, in Ucraina. In Francia, oltre a Le Monde, il quotidiano La Tribune ha pubblicato sempre il 23 ottobre un’intervista a Soros (Le plan de George Soros pour sauver l’Europe), presentandolo in questo modo: «Il leggendario creatore dell’omonimo fondo e dell’Open Society, ha fatto tappa a Bruxelles per presentare il suo ultimo libro, «Wake up, Europe!», pubblicato recentemente nella New York Review of Books» (Le plan de George Soros pour sauver l’Europe). Da notare come l’articolo di Soros fosse diventato, per l’occasione, un libro…
 
Lo stesso articolo è comparso in spagnolo per La Vanguardia (Despierta, Europa), questa volta però il 26 ottobre (cattiva sincronizzazione?). A quanto ne sappiamo, non è stato pubblicato in nessun’altra lingua, e alcuni organi di informazione europei si sono limitati a riportare sintetici lanci di agenzia.
 
La cosa è alquanto strana, considerato che Soros è proprietario di Project Syndicate, , responsabile della diffusione di centinaia di editoriali di grandi firme, in 181 quotidiani internazionali pubblicati in oltre dodici lingue: da Desmond Tutu a Bill Gates, passando da Michel Rocard e Javier Solana. Mentre il suo precedente articolo del maggio scorso (Sauver l’Ukraine pour sauver l’Europe),) era stato diffuso da questa agenzia, quello di cui ci occupiamo qui no. Si tratta di una decisione tattica oppure c’è stato qualche disaccordo nella scuderia di «San George»?
Extrait de l'article de Zerohedge sur Soros, le 23 octobre 2014
 
Non è che per caso c’è un legame con la notizia che  Zero Hedge definisce «hot, hot, hot», e cioè la favolosa richiesta di Soros al Fondo Monetario Internazionale di fare un’immediata iniezione di 20 miliardi di dollari contanti all’Ucraina, con l’impegno a fornirne ancora di più, se necessario? Se calcoliamo una modesta commissione del 5%, viene fuori un bel miliardino di dollari: quanto basta per seminare la zizzania fra i bankster e le loro assoldate agenzie di comunicazione. In alternativa, ci sarebbe un’altra spiegazione, ma saremmo nel mondo dei sogni: che questa volta le redazioni di tutti i grandi giornali del Nord, del Sud, dell’Ovest e dell’Est, in genere sempre pronti a pubblicare i testi «proposti» da Project Syndicate, abbiano semplicemente risposto tutti in coro: Niet, spassiba (No, grazie!). Questo sì che sarebbe uno scoop rivoluzionario. Ok, ok: abbiamo sognato abbastanza.
 
 
 
 
29.10.2014

Ridurre debito e disuguaglianze? Basta togliere alle banche il potere di creare moneta dal nulla.

 
L’idea circola ai più alti livelli. E in Svizzera si raccolgono le firme per un referendum.
 
MARIA GRAZIA BRUZZONE
 
Interdire le banche private,  impedire loro di creare moneta dal nulla. Sembra un’idea folle, oltre che poco comprensibile ai più. E però  circola sempre di più, non dalle parti del M5S, dell’Ukip, o di qualche altro partito populista  (che pure sarebbero d’accordo). Ma ai più alti livelli: Financial Times, Banca d’Inghilterra, Fondo Monetario, economisti vari. Sulla scia di proposte che risalgono agli anni ’30.
 
Presi dai problemi italiani, dalle elezioni europee, dagli scandali nostrani, ci si è fatto poco caso ( qui l’unica eccezione, a parte un blog). Forse si temeva di confondere le idee, di togliere enfasi alle riforme di cui l’Italia ha comunque bisogno, di tirare la volata ai partiti “sovversivi” che queste idee sostengono.
 
Perché di un’idea davvero sovversiva si tratta.
 
Idea non nuova, in realtà.   Da tempo in varie forme fa proseliti fra economisti americani ed europei, preoccupati di una prossima crisi sistemica, più devastante della precedente.
 
La vera sovversione sta nel fatto che a sponsorizzarla sia stato, qualche settimana fa, il più autorevole quotidiano economico del mondoil Financial Times, da sempre pilastro della cultura economica neoliberale.
In un commento firmato dall’illustre  Martin Wolf .
 
Titolo: “ Spogliare le banche private del potere di creare denaro”.
 
Questo l’esordio: “Stampare banconote false è illegale ma creare denaro privatamente non lo è.   L’interdipendenza fra lo stato e i business che fanno proprio questo è la fonte molta dell’instabilità delle nostre economie. Potrebbe – e dovrebbe – finire”.
 
Come funzionano le banche? L’opinione pubblica ha un’idea ingenua di come funzionano le cose. Immagina che le banche prendano in carico i soldi dei depositanti – risparmi stipendi pensioni, altre rendite – e li prestino a loro volta a chi li chiede – imprenditori o cittadini che accendono mutui. Ed è convinta che a battere moneta siano gli stati attraverso le loro banche centrali – che si crede siano tutte pubbliche (con la BCE le cose sono un po’ cambiate, si intuisce, ma non si sa bene come).
 
La verità è un’altra: le banche non prestano denaro a partire dai depositi dei clienti.
 
Quando una banca vi concede un mutuo o un altro prestito, non va a vedere se in cassa c’è abbastanza denaro. Ma digita quasi magicamente su vostro conto un deposito, un credito per la banca, con l’ammontare che vi serve per comprarvi la casa.
 
Questo deposito a credito è automaticamente denaro creato dal nulla dalla banca.
 
Sono proprio le banche private la maggior fonte della creazione di denaro, ribadisce un recente studio della Bank of England “La creazione di denaro nella moderna economia”) che spiega come le banche, “lungi dal fungere da intermediari siano nel business della creazione di moneta” , sintetizzaBusiness Insider, citando lo studio nel suo lungo e articolato post sull’onda di Wolf.
 
“In pratica – scrive B of E – la creazione di denaro differisce dai malintesi popolari: le banche non funzionano semplicemente da intermediari, dando in prestito i soldi depositati presso di loro, ma creano moneta. Tutte le volte che una banca fa un prestito simultaneamente crea un deposito equivalente sul conto di chi prende a prestito e in questo modo crea nuovo denaro” .
 
In questo modo, col consenso degli Stati, di fatto è il sistema bancario a battere moneta(anche se non lo fa non fisicamente).  Nel Regno Unito il 97% della massa monetaria è creato dal nulla in questo modo, informa l’autore.
 
Con effetti pesantemente negativi e destabilizzanti sull’intera economia – sottolinea Wolf.
 
(Disastri diretti: es bolle speculative destinate a scoppiare. O indiretti: impropri interventi pubblici: la gente si aspetta che nelle banche i propri soldi siano al sicuro, cosicché quando queste prendono troppi rischi il governo si sente costretto a intervenire per salvare il sistema, indebitando lo Stato a spese dei cittadini tutti).
 
(In gergo tecnico, le banche operano  in quel si chiama regime di riserva frazionale, dove per riserva si intende la quantità di denaro che una banca presta in rapporto al denaro che possiede.
 
Per es una riserva al 3%, significa che quando la banca riceve in deposito 3 euro ne può prestare 100 all’imprenditore che chiede un fido, ricavando gli interessi su quei 100 fittizi: un “beneficio” chiamatosignoraggio – che non è un’invenzione complottistica . Va da sé che se i depositanti di una banca andassero di colpo tutti insieme a ritirare il proprio malloppo, la banca dovrebbe chiudere gli sportelli per non andare fallita.
 
  Più la riserva frazionale è bassa più stabile sarà l’economia.  Una “leva” eccessiva da parte delle banche è stata riconosciuta come una delle maggiori cause della Grande Depressione degli anni ’30 nonché della crisi del 2008. Tanto che negli ultimi anni si sta cercando di imporre alle banche una riserva di almeno l’8%, il 6% di capitale di qualità).
 
“Cosa bisognerebbe fare? Riservare esclusivamente allo stato il potere di creare denaro“, propone Wolf. Ed è la risposta massima La minima – dice – sarebbe rendere molto più stretta la regolamentazione sulle banche (e chissà che non sia questo il vero obiettivo del commentatore: ammorbidire le banche riottose, minacciandole).
Alle banche private verrebbe lasciata la funzione di intermediazione tra risparmiatori e investitori/mutuatari, la custodia dei depositi, i pagamenti.
 
La moneta tornerebbe ad essere un bene pubblico.
 
L’autore si richiama al Chicago Plan, avanzato negli anni ’30 da un gruppo di economisti fra i quali il famoso Irving Fisher, che al tempo della Grande Depressione volevano creare un sistema più stabile..
 
Il cuore della proposta era la Riserva del 100% sui depositi: le banche potrebbero prestare solo quel che hanno in deposito.   Che è un altro modo per dire che non potrebbero più creare moneta. Prestino soltanto quel che hanno in deposito, e nulla più.
 
All’epoca Fisher sosteneva che ciò avrebbe grandemente ridotto i cicli economici (gli andamenti ciclici negativi/positivi), posto fine alle corse agli sportelli, nonché ridotto drasticamente il debito pubblico.
 
Potrebbe funzionare anche oggi, sostiene uno studio del FMI del 2012, sottolinea il FT ( qui e qui un commento di Evans Pritchard che lo condivise). E cita altri economisti che propongono idee uguali o simili. Altri ancora di unversità prestigiose li cita Business Insider, il Washington’s Blog che si è stupito per l’uscita del FT, ne propone un elenco dagli anni ’30 a oggi sottolinenando che si tratta spesso di economisti conservatori.
 
“La riserva frazionale – avvisava Fisher citato da BI – dà alle migliaia di banche commerciali il potere di aumentare o diminuire il volume di denaro in circolazione aumentando o diminuendo prestiti e investimenti.  In questo modo le banche esercitano quello che, giustamente, è considerata una prerogativa del potere sovrano.  Se ogni banca lo esercita indipendentemente e senza un controllo centralizzato, i cambiamenti nel volume del circolante diventano un azzardo.
 
(Ecco perché oggi  le banche centrali – Fed, Bce, Bank of England ecc anche tramite la BRI – si sforzano almeno di regolare, orientare, supervisionare, compensare il sistema, dopo aver provveduto a “salvarlo”  a spese dei contribuenti. Con quali esiti è un altro discorso).
 
La transizione a un sistema in cui la creazione di denaro è separata dall’intermediazione finanziaria sarebbe complessa ma fattibile, secondo Wolf.  Che elenca gli enormi vantaggi:
  si potrebbe aumentare la massa monetaria senza incoraggiare la gente a indebitarsi fino al collo coi prestiti;
 
si metterebbe fine alle banche-troppo-grandi-per-fallire;
 
  il signoraggio – “cioè i benefici che derivano dal creare denaro”, così lo definisce Wolf – verrebbe trasferito al settore pubblico. E il governo potrebbe giovarsene per finanziare la spesa pubblica senza bisogno di tasse e prestiti, per fare pagamenti ai cittadini, per riscattare debiti pubblici e privati.
 
  E sull’effetto- riduzione dei debiti, pubblici e privati  insiste anche lo studio (del 2012) dei due economisti del FMI. Mentre due economisti austriaci – intervistati  da ZeroHedge – dimostrano che la riserva frazionale sia causa delle disuguaglianze (in polemica con Thomas Piketty, l’economista francese star del  momento)
L’economia morirebbe per mancanza di credito sostengono gli oppositori. Lo pensavo anch’io, confessa l’autore.  In realtà – spiega – solo circa il 10% di quanto prestano le banche nel Regno Unito va a  finanziare investimenti  in settori diversi dall’immobiliare”.
 
(Come dire che il 90% del denaro delle banche è impiegato in speculazioni varie, compreso quel settore immobiliare che in Gran Bretagna e ormai visto come una bolla a rischio di esplodere. Impieghi ben più redditizi che prestare all’“economia reale” – cosiddetta forse per distinguerla dall’economia finanziaria virtuale).
 
Un’altra obiezione l’ha sollevata Paul Krugman : “Ci sarebbero semplicemente più attività nel sistema bancario ombra”, ha scritto sul NYT. Oltre a sottolineare la difficoltà dell’operazione. Ma Wolf  ignora il tema.  E conclude:
 
“Il nostro sistema finanziario è così instabile perché lo Stato prima gli ha concesso di creare quasi tutto il denaro che circola nell’economia, poi si è visto costretto a sostenerlo nello svolgimento di tale funzione. Questo è un buco gigantesco nel cuore delle nostre economie di mercato.
 
  Un buco che potrebbe essere colmato separando la fornitura di moneta, funzione strettamente dello stato, dalla fornitura di finanza, funzione del settore privato.
 
Non succederà ora. Ma ricordate la possibilità: quando la prossima crisi arriverà – e succederà sicuramente – dobbiamo essere pronti” .
 
Una previsione non proprio tranquillizzante.
 
Il piano di Chicago allora non venne applicato, causa l’opposizione strenua delle banche, già allora fortissime, e la morte – per incidente aereo – di un senatore democratico particolarmente ostinato e battagliero, scrive il W Blog  linkando uno studio su quel periodo.
 
E però Franklin Delano Roosevelt in quegli anni, vincendo le resistenze di Wall Sreet,   riuscì a far passare il famoso Glass Steagall Act   che condusse a separare nettamente le banche commerciali (gestione depositi, prestiti ecc) dalle banche di investimento.
 
Una normativa abolita nel 1999 sotto Bill Clinton, che varie proposte di legge americane ed europee negli ultimi anni post crisi si sono sforzate di riesumare in varie forme. Invano.
 
Troppo grande il potere delle banche Too-Big-Too-Fail, troppo grandi per fallire, e troppo grandi per essere controllate, troppo grandi per essere messe in carcere.
 
E tuttavia troppo grandi per essere ignorate,  è ancora Wolf a scrivere in un altro commento.
Troppo grandi, e anzi sempre più grandi e concentrate e interconnesse; e sempre più potenti con le loro schiere di centinaia di avvocati a libro paga per difenderle da tutti gli imbrogli commessi, e per suggerire alla politica (lautamente da loro foraggiata, negli Usa ma pure in Europa) come modificare le leggi a loro vantaggio.
 
E di imbrogli ne anno commessi davvero tanti : hanno truccato di tutto, tassi interbancari e tassi valutari,  prezzi di oro, metalli preziosi e materie prime, per non dire delle vere e proprie truffe, dai derivati imbottiti di mutui subprime avariati che hanno innescato la crisi , agli schemi ponzi come quello di Bernie Madoff, e forse dimentichiamo qualcosa. Il tutto senza che sia stato condannato, ma neppure cacciato, un solo banchiere.
 
E che dire delle decine di trilioni di dollari, sterline, euro creati dal nulla (centinaia di trilioni, considerando i derivati) che drogano le economie, fanno salire le Borse ma non la produzione industriale, né l’occupazione né i consumi, a tutto vantaggio dell1% dei più ricchi, e delle stesse banche in primo luogo?
 
Intanto il debito sale: dai primi segni della crisi il debito globale è salito del 40%, fino a toccare la fantastica cifra di 100 trilioni di dollari, $100.000 miliardi, più del PIL globale del mondo che nel 2012 arrivava a$71.83 trilioni ($84.97 trilioni a parità del potere d’acquisto.
 
€12 trilioni il solo debito Usa,  vedi Bloomberg su dati Banca dei Regolamenti Internazionali.
 
A indebitarsi sarebbero soprattutto i governi (centrali e locali) per tirar fuori le loro economie dalla recessione. Tutto grasso che cola per le megabanche, già salvate coi soldi pubblici, che ora lucrano sui debiti statali.
 
Il Referendum Svizzero. Come che sia, in Svizzera – dove di megabanche se ne intendono – è nata Initiative Monnaie Pleine o Vollgeld Initiative: cittadini comuni stanno raccogliendo centomila firme per una riforma che “restituisca la creazione di moneta in esclusiva alla Banca Nazionale”, per arrivare a proporre un referendum alla popolazione.  Al momento sono a quota   68.000vedi il sito.
Auguri.

L’euro e la nuova povertà #fuoridalleuro

Quella del governo è una Legge di Stabilità tragica per l’Italia. Lo era già nel testo approvato da Napolitano, lo sarà di più dopo che Renzi ha ceduto senza fiatare al compromesso con la Commissione europea. I pochi benefici fiscali della stabilità saranno ancora di meno. I tagli alle tasse sono infatti più che compensati da tagli indiretti ai servizi locali. Non vi è alcuna traccia di investimenti produttivi nei settori ad alta occupazione e sostenibilità ambientale, come le rinnovabili o la manutenzione del territorio. Così il Paese non può ripartire e un altro anno di recessione significa perdere ulteriore benessere.
Esiste un legame tra l’euro e questa Legge di Stabilità inutile e dannosa
L’euro è il centro del problema. Ormai non lo sostengono soltanto i cosiddetti economisti critici, o qualche premio Nobel, ma anche gli economisti più vicini alla politica e alle sue regalìe, che temono un’implosione dell’euro a favore delle forze antisistema.
L’euro è una “non-moneta”, perché non è stampato da governi democratici, ma da una Banca Centrale Europea che risponde a interessi privati
Questo ha due conseguenze:
1) Il governo non può stampare la sua moneta per finanziare investimenti produttivi, occupazione, ricerca e innovazione. In poche parole: la fine di ogni politica industriale, perché ogni euro speso deve essere restituito con gli interessi, controllati dai mercati internazionali.
2) In un sistema di cambi rigidi (come l’euro) un Paese non può svalutare la sua moneta per aumentare la competitività nei confronti di altri Paesi, rilanciare la domanda estera ed equilibrare la sua bilancia commerciale (importazioni – esportazioni). L’unico modo per abbassare i prezzi e vendere di più all’estero è attaccare i salari dei cittadini, e per questa vi abbassare i prezzi dei propri prodotti. Le armi per farlo sono il ricatto della disoccupazione e il lavoro precario (vedi Jobs Act). Come ha ripetuto Beppe Grillo a Palermo “se non puoi svalutare la moneta svaluti i salari!”.
Svalutando i salari, però, distruggi la domanda interna e i consumi. Cosa ne deriva? I cittadini, minacciati da redditi sempre più bassi e lavori sempre più precari risparmieranno i pochi soldi guadagnati invece di spenderli. Le aziende italiane non venderanno più i loro prodotti. Distruzione dell’occupazione e del tessuto industriale italiano. Esattamente ciò che sta avvenendo dentro l’euro. L’impresa muore o viene svenduta a compratori esteri, i quali poi si riportano in patria i profitti.

In questa gabbia di ferro il Governo abdica dalle sue funzioni di ordine e sviluppo e si consegna nelle mani di Paesi più forti e di istituzioni private di natura finanziaria. Tutto ciò che può fare, se non si ribella, è restituire ogni euro preso a prestito con l’aggiunta di mostruosi interessi. Un circolo vizioso iniziato e concluso dall’euro. L’euro è impoverimento Non è possibile mantenere l’euro e avviare lo sviluppo..
Lo dimostra proprio la Legge di Stabilità di Renzi. Tutto ciò che c’è di nuovo (tagli alle tasse per pochi miliardi) è recuperato dal taglio indiretto e lineare di servizi locali, aumentando il peso fiscale per le Regioni già piegate dalla crisi. Non vi è poi alcun margine per investimenti produttivi. Una finta manovra, di nuovo recessiva, che renderà ulteriormente insostenibile il debito pubblico italiano.
Il M5S propone di uscire dall’euro, riprendersi la sovranità monetaria, la possibilità di stampare moneta, gestire i tassi di interesse e progettare una politica industriale.. Fuori dall’euro per tornare a decidere del nostro futuro! O fuori dall’euro o default. Non c’è più tempo!
http://www.beppegrillo.it/2014/11/leuro_e_la_nuova_poverta_fuoridalleuro.html?utm_source=pulsenews&utm_medium=referral&utm_campaign=Feed%3A+beppegrillo%2Fatom+%28Blog+di+Beppe+Grillo%29

Rémi vive! Esplode la rabbia in tutta la Francia

abitarenellacrisi
 
Domenica 02 Novembre 2014 14:34

alt
E’ di 34 fermati e 5 arresti il bilancio delle grandi mobilitazioni di ieri in Francia, dove decine di migliaia di persone sono scese in strada chiedendo giustizia per la morte di Rémi Fraisse, il 21enne ucciso settimana scorsa da una granata stordente della polizia durante una manifestazione contro la diga di Sivens.

Grandi mobilitazioni erano previste per tutto il weekend e nella giornata di sabato si sono registrati durissimi scontri con la polizia nelle città di Nantes e Tolosa, con cortei anche a Bordeaux, Montpellier, Digione, Lille e Parigi.

A Nantes diverse centinaia di persone hanno manifestato contro la violenza poliziesca e sono state duramente caricate dalla polizia che ha impiegato massicciamente gas lacrimogeni e granate stordenti (come dimostrato da diversi video), le stesse che hanno provocato la morte di Rémi la settimana scorsa. A fine giornata sono stati 21 i fermati, 16 dei quali sono stati rilasciati domenica in giornata, mentre per altri 5 cinque si prospetta un processo per direttissima.

remi1

 

Otto arrestati anche a Tolosa dove la reazione delle forze di sicurezza è stata altrettanto scomposta e nervosa, mentre diversi obiettivi sono stati sanzionati dai manifestanti nelle manifestazioni di Bordeaux e Montpellier.

Ovviamente non è mancata la presa di posizione delle istituzioni, che ad una settimana dalla tragica morte di Rémi iniziano a prendere sul serio le vaste mobilitazioni degli ultimi giorni. Il primo ministro Manuel Valls ha definito le manifestazioni “un insulto alla memoria di Rémi Fraisse”, quasi come se non si potesse avere la legittimità di gridare il suo nome in piazza ricordandolo come un compagno di lotta e non come la vittima di un espisodio che lo Stato preferisce dipingere come tragica fatalità rifiutandosi di ammettere le sue colpe in merito.

Di altro tenore, invece, le esternazioni di Ségolène Royal, ministro dell’ecologia, che sostiene esserci stato un “un errore di giudizio” nella volontà di costruire la diga di Sivens, un progetto che la stessa ministra definisce oggi “non realizzabile”. Se si tratti di una vera rottura all’interno dell’esecutivo o del semplice opportunismo del politico di turno che tenta di salvarsi in extremis prima che la situazione degeneri (come il nostrano Stefano Esposito) resta da capire.

remi2

 Nel frattempo, numerose altre manifestazioni sono state indette per la giornata di oggi, domenica 2 novembre, tra cui una passeggiata in onore di Rémi presso la ZAD di Sivens, dove nelle prime ore del pomeriggio si sono riunite diverse migliaia di persone. Sulla strada per il sito della diga, i militanti hanno piantato ghiande in una pineta devastata un paio di settimane fa dagli archeologi del Consiglio Generale, mentre sul luogo in cui Rémi è stato colpito dalla granata è stato piantato un albero di frassino, la cui caratteristica è di avere foglie che diventano rosse in autunno.

Altri concentramenti sono previsti oggi a Parigi, Nimes, Orleàns, Marsiglia, Alés, Aix En Provence, Morlaix e Douarnenez, mentre i comitati di appoggio alla ZAD del Testet continuano a pianificare iniziative e manifestazioni che andranno avanti per tutto il mese di novembre.

IL GOVERNO È DIVISO, SI PREPARA LO SCONTRO SUL TAV TORINO-LIONE

di Giorgio Meletti

Un tecnicismo è il detonatore e la bomba sta per esplodere sulla scrivania di Matteo Renzi. Ancora una volta – come ai tempi di Prodi – un governo guidato dal centro-sinistra sta per spaccarsi sulle grandi infrastrutture, rilanciate con entusiasmo dal decreto Sblocca Italia. Il tecnicismo è una strana mossa di Rfi, la società Fs che gestisce la rete ferroviaria. Nel nuovo contratto di programma con il ministero delle Infrastrutture ha corretto da 8,4 a 12 miliardi di euro il costo previsto del Tav Torino- Lione, con un’impennata del 40 per cento. In realtà è stata solo applicata al preventivo originario, stilato a prezzi 2012, l’inflazione degli anni occorrenti alla realizzazione, calcolata al tasso pessimista del 3,5 per cento annuo. Tanto che Mario Virano, commissario governativo della Torino-Lione, ha subito minimizzato: il costo previsto per il governo italiano (2,9 miliardi se arriva un cospicuo finanziamento europeo) non aumenterà di un euro. MA TANT’È, quel numerino scritto da Rfi ha toccato nervi scopertissimi. Stefano Esposito, sostenitore acceso della Torino- Lione – tanto da essere nel mirino di frange violente dei No Tav – considera la correzione verso l’alto un siluro all’opera, tanto da aver ottenuto per l’11 novembre prossimo la convocazione dei vertici di Rfi alla commissione Trasporti del Senato. Il parlamentare piemontese punta a stroncare subito ogni resistenza facendo uscire allo scoperto i frenatori delle grandi opere. Solo che stavolta la lobby del cemento non se la dovrà vedere con localismi e ambientalismi, bensì con un’agguerrita pattuglia di economisti piazzati proprio a palazzo Chigi. Il Tav Torino-Lione è solo la prima stazione di una via crucis destinata a toccarne numerose, soprattutto ferroviarie, come il terzo valico Genova-Tortona, il nuovo tunnel del Brennero e l’alta velocità Napoli-Bari, investimenti più celebrati che finanziati nel decreto Sblocca Italia, approvato alla Camera e in attesa del voto del Senato. Il fatto è che la tesi principale degli oppositori della Torino-Lione –sono soldi buttati –ha sempre convinto anche Renzi. Ancora un anno e mezzo fa diceva: “Prima lo Stato uscirà dalla logica ciclopica delle grandi infrastrutture e si concentrerà sulla manutenzione delle scuole e delle strade, più facile sarà per noi riavvicinare i cittadini alle istituzioni. E anche, en passant, creare posti di lavoro più stabili”. Sulla Torino-Lione la bocciatura era quasi sprezzante: “Non credo a quei movimenti di protesta che considerano dannose iniziative come la Torino- Lione. Per me è quasi peggio: non sono dannose, sono inutili. Sono soldi impiegati male”. Poi la politica ha imposto i suoi prezzi e Renzi, conquistando palazzo Chigi, ha confermato Maurizio Lupi al ministero delle Infrastrutture per non perdere l’appoggio parlamentare del Ncd e quello lobbistico del potente e trasversale partito del cemento. Il decreto Sblocca Italia è stato il trionfo di Lupi e dei suoi sostenitori, con grandi opere a strafare e ampi varchi per cementificazioni di ogni tipo. Adesso però sono proprio i lobbisti del cemento e delle imprese di costruzione a notare con preoccupazione che tra gli esperti economici che Renzi ha portato a palazzo Chigi ci sono autorevoli avversari dello spreco di miliardi in nome delle imprescindibili infrastrutture. Il più insidioso è il bocconiano Roberto Perotti, uno che già sei anni fa pubblicò sul Il Sole 24 Ore rasoiate del seguente tenore: “Che cosa sarebbe più utile per l’immagine del Paese: ripulire i treni utilizzati da milioni di turisti stranieri o fare una galleria di dubbia utilità a costi esorbitanti? (…) Nonostante i loro eccessi, gli ambientalisti hanno ragione: deturpare una vallata per ridurre le emissioni dell’1% al costo di 16 miliardi è un buon investimento per le imprese appaltatrici, ma non per il Paese”. SOLDI BUTTATI, dunque, come diceva Renzi finché ha potuto. E come pensa un altro esperto di palazzo Chigi, il deputato Pd ex McKinsey Yoram Gutgeld, che già in tempi non sospetti definiva le nuove linee ad alta velocità “opere faraoniche, miliardarie e inutili”. Per adesso la legge di Stabilità andrà liscia, e vedrà la conferma di tutti i finanziamenti previsti per la Torino- Lione e le altre grandi opere. Ma lo scontro è solo rinviato. Gutgeld e Perotti pensano all’arma totale, a uno scherzetto che per il partito del cemento è come l’aglio per i vampiri: imporre al Cipe – l’opaco comitato interministeriale dove si fanno i giochi per i grandi investimenti, una cosa che in Italia nessuno ha mai fatto, la cosiddetta analisi costi-benefici. Un esercizio che serve agli economisti per sapere se si sta spendendo bene o male. Domande come: serve davvero questa nuova ferrovia? Quanti posti di lavoro crea? È possibile spendere gli stessi soldi in qualcosa che dia risultati più interessanti? Siccome in Italia l’analisi costi-benefici non è mai stata adottata, a domande del genere si è risposto finora con slogan come “è per la competitività” o “ce lo chiede l’Europa”. Ma oggi l’unico argomento politicamente solido per andare avanti con la Torino-Lione è anche il più antipatico: non darla vinta ai No Tav. IL NODO ADESSO sta per arrivare al pettine. Già la Corte dei Conti francese ha fatto notare che i miliardi di euro per la nuova ferrovia Torino-Lione sono sostanzialmente soldi buttati. Gli esperti di palazzo Chigi adesso si preparano a dare una spallata nella stessa direzione, scommettendo che nella difficile situazione dei conti pubblici si potrebbero risparmiare o spendere meglio decine di miliardi. Per adesso l’operazione è tenuta sotto traccia. Il momento propizio, superato lo scoglio della Legge di stabilità, potrebbe essere l’inizio del 2015, per evitare un duello con la lobby del cemento in un momento politicamente complicato. Nello scontro frontale tra il partito anti- spreco e quello del cemento guidato da Lupi è proprio Renzi che rischia di trovarsi schiacciato, se non si inventa una delle sue mosse.

LTF – TAV – forse, é svelato l’arcano…..

Da Alberto Perino :
Intanto che noi ci preoccupiamo di cosa dicono i vari espochi & c. LTF va avanti come un treno in perfetto accordo con il ministero dell’interno, il prefetto e il comitato di salute pubblica.

M.C. Ferro sempre attenta ha mandato un avis de marché pubblicato in Europa, ma che non si trova sul sito di LTF nella sezione  apposita http://www.marchesonline.com/mol/front/visualisation/run.do?idsim=6423308&versionsim=1&typeinfo=typeao di seguito lo trovate con alcune mie sottolineature e commenti.

Il bando di gara è del 25/10/14 e scade il 21/11/14, tanto sanno già chi vince, è solo un proforma.
La cosa interessante è che mentre un paragrafo recita:
II.1.1) Intitulé attribué au marché par l’entité adjudicatrice:
Support logistique aux forces de l’ordre pour la galerie de reconnaissance de La Maddalena.
Appena più sotto si scrive:

II.1.2) Type de marché et lieu d’exécution, de livraison ou de prestation
Travaux
Exécution, par quelque moyen que ce soit, de travaux répondant aux exigences spécifiées par le pouvoir adjudicateur
Lieu principal d’exécution des travaux, de livraison des fournitures ou de prestation des services: Val de Suse

Valle di Susa e non CHIOMONTE come si dovrebbe, parlando della Maddalena.
Ed infine nella descrizione dell’appalto salta fuori l’arcano, come tutti sanno il cantiere della Maddalena è già oggi un fortino come si fa a spendere tra un milione e mezzo e due milioni e mezzo di euro per le recinzioni?

II.1.5) Description succincte du marché ou de l’acquisition/des acquisitions:

Le présent marché a pour objet l’entretien ordinaire et extraordinaire des équipements ainsi que le support logistique aux forces de l’ordre présentes dans la zone de chantier ou dans les environs de la galerie de reconnaissance de La Maddalena, et celles présentes sur les zones de chantier pour la réalisation des sondages à réaliser dans le cadre du “Progetto Definitivo” de la nouvelle ligne ferroviaire Lyon-Turin.

LTF est le maître d’ouvrage des études et reconnaissances de la partie commune franco-italienne de la nouvelle liaison ferroviaire Lyon-Turin qui représente près de 80 km entre Saint-Jean-de-Maurienne en Savoie et la basse Vallée de Suse dans le Piémont.

tradotto alla buona:

II.1.5) Breve descrizione dell’appalto o degli acquisti / appalti: 

L’appalto ha per oggetto la manutenzione ordinaria e straordinaria delle atrezzature nonché il supporto logistico per le forze dell’ordine presenti nell’area di cantiere o nelle vicinanze della galleria di ricognizione di La Maddalena, e quelli sulle aree di cantiere per la realizzazione dei sondaggi da effettuare nel quadro del “Progetto Definitivo” della nuova linea ferroviaria Torino-Lione.
LTF è il responsabile degli studi e delle indagini della tratta comune franco-italiana della nuova linea ferroviaria Lyon-Torino che interessa circa 80 km tra Saint-Jean-de-Maurienne in Savoia e labassa Valle di Susa in Piemonte.
In altre parole, cercando di non dare nell’occhio, si vogliono fare i sondaggi previsti dal progetto definitivo della tratta italiana utilizzando la metodologia sperimentata all’autoporto di Susa a novembre 2012. IMPIEGANDO CON TUTTA TRANQUILLITA’ BEN 48 MESI CIOE’ QUATTRO ANNI PER FARE I SONDAGGI

Infatti nella descrizione più dettagliata di cosa richiede l’appalto si legge:

II.2.1) Quantité ou étendue globale:

Les missions objet du présent marché seront réalisées dans le cadre des travaux de la galerie de La Maddalena et des forages à réaliser dans le cadre du “Progetto Definitivo” de la nouvelle ligne ferroviaire Lyon-Turin.
Ces prestations comprendront notamment :
– Réparation ou mise en place de clôtures métalliques avec éléments préfabriqués,
– Entretien sanitaires de chantier,
– Entretien de baraquements de chantier destinés aux bureaux, vestiaires et autres structures nécessaires,
– Fourniture d’éclairage de chantier à générateur,
– Fourniture de motopompes hydrauliques,
– Petits travaux de génie civil : bordures, caniveaux, murets, etc.
– Déneigement des routes d’accès au chantier,
– Approvisionnement en eau par camions citernes.

II.2.1) Quantitativo o entità totale: 

I compiti di cui al presente contratto saranno svolti nel quadro dei lavori lavori della galleria di La Maddalena e dei sondaggi da realizzarsi nel quadro del “Progetto Definitivo” della nuova linea ferroviaria Torino-Lione.
Questi servizi comprendono in particolare:
– Riparazione o installazione di recinzioni metalliche con elementi prefabbricati
– Manutenzione dei sanitari del cantiere,
– Manutenzione delle baracche di cantiere per uffici, spogliatoi e altre strutture necessarie
– Fornitura di illuminazione del cantiere per mezzo di generatori
– Fornitura di motopompe idrauliche,
– Piccole opere civili: cordoli, cunette, muri, ecc
– Rimozione della neve sulle strade di accesso al sito,
– Fornitura acqua per mezzo di autobotti.
Leggete anche voi con attenzione l’allegato bando di gara.

Ah, dimenticavo:
Il est précisé que les bons de commande pourront être concomitants et que certains travaux pourront, de ce fait, être réalisés de manière simultanée.

che tradotto alla buona
Si precisa che gli ordini di servizio potranno essere concomitanti e che certi lavori, per questo motivo, potranno essere realizzati contemporaneamente

Questo significa che potranno aprire due o tre cantieri in simultanea per metterci in difficoltà, poi aspettare magari sei mesi prima di aprirne altri…

Buon 2015 !!!

ltf1

ltf2

ltf3

ltf4

EODE AVEC LA MISSION INTERNATIONALE DE MONITORING DES ELECTIONS DE DNR ET LNR

EODE Press Office/ 2014 11 01/

 “Ces élections vont donner une légitimité à notre pouvoir

et vont nous éloigner encore un peu plus de Kiev”

– Roman Liaguine, chef de la commission électorale de la DNR.

EODE PO - EODE monitoring en DNR et LNR (2014 11 01) FR

“Ce vote (…) risque de marquer la perte de contrôle par Kiev

des républiques autoproclamées de Donetsk et de Lougansk”

– AFP ce 1er nov. 2014

 EODE, l’Eurasion Observatory for Democracy & Elections, participe à la Mission internationale de Monitoring des élections présidentielles et législatives du 2 décembre 2014, organisées par les Républiques populaires de Donetsk (DNR) et de Lugansk (LNR).

 Le SG d’EODE et administrateur de sa Zone Russia-Caucasus, Fabrice BEAUR, est notamment sur place à Donetsk depuis ce matin, où il coordonne les observateurs d’EODE et de ses partenaires ECGA-Allemagne et ECGA-POLOGNE. Ce samedi matin il a rencontré le Premier ministre Zhagarchenko de la République populaire de Donetsk.

 51 observateurs étrangers seront présents lors de l’élection du président et des députés de la DNR prévue le 2 novembre, a annoncé ce vendredi le chef de la Commission électorale centrale (CEC) de la république, Roman Liaguine : “51 observateurs étrangers sont déjà enregistrés pour les élections. Il y a des observateurs en provenance de Russie, de Serbie, du Monténégro. A notre surprise, il y a beaucoup d’observateurs de l’Union européenne, il y a même un député européen. Parmi les observateurs, il y a aussi des Américains”, a indiqué le responsable.

 LA SITUATION SUR PLACE : LES ELECTIONS MALGRE LA SALE GUERRE DE KIEV

 D’intenses combats se sont poursuivis samedi en Ukraine à la veille des élections en DNR et LNR, Kiev ayant profité de la soi-disant trêve pour renforcer ses forces de répression. “Ces élections vont donner une légitimité à notre pouvoir et vont nous éloigner encore un peu plus de Kiev”, a assuré vendredi Roman Liaguine, chef de la commission électorale mise en place pour ce vote par la République de Donetsk (DNR).

 Donetsk et Lougansk, deux régions du bassin minier du Donbass ont unilatéralement proclamé leur indépendance en avril dernier, ce qui a provoqué le déclenchement d’une sale guerre par la Junte de Kiev. Ce samedi, les combats se sont encore poursuivis dans les deux régions. Ceux-ci ont duré à peu près toute la nuit autour de l’aéroport avant de se poursuivre dans la matinée, au rythme d’une dizaine de tirs d’artillerie par minute, selon les journalistes de l’AFP sur place.

 Et la Mission de monitoring internationale travaille dans des conditions dangereuses et difficiles.

 Dans cette situation tendue, les préparatifs pour les élections sont quand même organisés. Les électeurs se dises prêts à se rendre aux urnes pour “voter contre Kiev, contre les fascistes” (selon l’AFP). Le scrutin n’annonce pas de surprises, 34.000 personnes ayant déjà voté via internet, selon les autorités de la DNR.

 ans la DNR, la victoire de son Premier ministre Alexandre Zakhartchenko ne fait guère de doute. Dans la “République populaire de Lougansk” (LNR), le président Igor Plotnitski devrait être confirmé dans ses fonctions. Tous les candidats défendent la même ligne: indépendance vis-à-vis de l’Ukraine et rapprochement avec Moscou.

 LA RUSSIE SURPREND KIEV ET LES OCCIDENTAUX ET RECONNAIT LES ELECTIONS EN DNR ET LNR !

 Accusée par Kiev et les Occidentaux de soutenir militairement les séparatistes, la Russie a annoncé cette semaine qu’elle allait reconnaître les résultats de ce vote,  observé par une mission internationale indépendante. Moscou souligne la nécessité d’un “dialogue sérieux” entre Kiev et les rebelles qui “permettrait une stabilisation complète de la situation”.

 Cette déclaration a été vivement critiquée par Kiev, Bruxelles et Washington, qui ont appelé Moscou à revenir sur cette décision. La crise ukrainienne, avec le renversement par un putsch armé soutenu par les USA, l’OTAN et l’UE, du président prorusse Viktor Ianoukovitch en février 2914 et suivi de l’intégration par la Russie de la péninsule ukrainienne de Crimée et le conflit armé dans l’Est, a conduit à une détérioration sans précédent des relations entre Moscou et les pays occidentaux depuis la guerre froide.

 Kiev, qui mène depuis avril une sale guerre au Donbass, a par ailleurs appelé les habitants de Donbass à ne pas participer aux élections séparatistes évoquant le risque de “provocations” sanglantes (sic)

 EODE Press Office

 Photo : rencontre de Fabrice BEAUR (SG d’EODE) avec le Premier ministre Zakhartchenko de la République populaire de Donetsk.

_________________________

www.eode.org

https://vimeo.com/eodetv/

Nel Donbass rinvenuti i corpi di centinaia di donne stuprate dai paramilitari ucraini

Nel Donbass rinvenuti i corpi di centinaia di donne stuprate dai paramilitari ucraini

© Foto: REUTERS/Marko Djurica

A Krasnoarmeysk, nella regione di Donetsk, durante l’occupazione delle forze di sicurezza ucraine sono scomparse circa 400 donne di età compresa tra i 18 e i 25 anni.

Recentemente in città, dove era dislocato il battaglione “Dnepr-1”, e nei sobborghi sono stati trovati 286 corpi di donne: su tutti sono stati rilevati segni di violenza. Lo ha dichiarato il primo ministro del governo separatista di Donetsk Alexander Zakharchenko.
Per saperne di più: http://italian.ruvr.ru/news/2014_10_31/Nel-Donbass-rinvenuti-i-corpi-di-centinaia-di-donne-stuprate-dai-paramilitari-ucraini-5453/