Tortura, Italia condannata

Diritti umani. Lo Stato dovrà risarcire un uomo picchiato dai carabinieri. Alla vigilia della presidenza del semestre europeo, Roma incassa un’altra sanzione per violazione delle leggi internazionali che tutelano l’Uomo. La Corte europea di Strasburgo bacchetta anche la magistratura: non ha aperto alcuna «inchiesta effettiva»

L’Italia con­dan­nata nuo­va­mente per trat­ta­menti inu­mani o degra­danti dalla Corte euro­pea dei diritti dell’Uomo. Il caso pur­troppo non è raro, come le cro­na­che ci rac­con­tano: un uomo viene pic­chiato dai cara­bi­nieri dopo essere stato arre­stato. Ma que­sta volta ai giu­dici di Stra­sburgo, a cui l’uomo – Dimi­tri Alberti, cit­ta­dino ita­liano – si è rivolto, non è sfug­gito il fatto che nep­pure la magi­stra­tura è inter­ve­nuta ade­gua­ta­mente. Nes­suno, in pro­cura, evi­den­te­mente si è preso la briga di con­durre un’inchiesta appro­fon­dita sulla causa delle gravi lesioni che, a detta dei cara­bi­nieri, l’uomo si sarebbe pro­cu­rato da solo. Una giu­sti­fi­ca­zione che, incre­di­bil­mente, con­ti­nua a fun­zio­nare quasi sem­pre in un Paese dove la tor­tura sarà «pec­cato mor­tale» ma non è reato.

Alberti, classe 1971, viene arre­stato dai cara­bi­nieri l’11 marzo 2010 davanti al Cafè Tif­fany, un bar di Cerea, comune in pro­vin­cia di Verona, dove l’uomo risiede. Quat­tro ore dopo Alberti giunge al car­cere di Verona con tre costole frat­tu­rate e un ema­toma al testi­colo sini­stro, secondo quanto rico­struito dai giu­dici euro­pei. I giu­dici ita­liani invece si sono limi­tati, secondo la Cedu, ad accer­tare che durante la fase dell’arresto non ci sia stato un uso ille­git­timo della forza da parte dei cara­bi­nieri. Ma senza pro­ce­dere con «un’inchiesta effet­tiva» per veri­fi­care i fatti, par­tendo dalla denun­cia di mal­trat­ta­menti pre­sen­tata da Alberti e da quelle lesioni che ad occhi euro­pei – e chissà per­ché no a quelli ita­liani – appa­iono incom­pa­ti­bili sia con una con­dotta legale dei cara­bi­nieri che con la tesi, soste­nuta dai mili­tari, che Alberti se le fosse inflitte da solo.
E così ancora una volta l’Italia è stata con­dan­nata per la vio­la­zione dell’articolo 3 della Con­ven­zione euro­pea dei diritti umani che proi­bi­sce i trat­ta­menti inu­mani o degra­danti. Lo Stato dovrà risar­cire Alberti con 15 mila euro per danni morali.
Eppure, mal­grado per­fino l’appello di Papa Fran­ce­sco che dome­nica scorsa durante l’Angelus ha defi­nito la tor­tura «un pec­cato mor­tale» (domani si cele­bra la Gior­nata inter­na­zio­nale per le vit­time della tor­tura), l’Italia con­ti­nua a rima­nere tra quei pochi Paesi al mondo che, a 30 anni dalla rati­fica della rela­tiva Con­ven­zione Onu, non con­tem­pla que­sto reato nell’ordinamento penale. Mal­grado sia anno­ve­rata tra quei 79 Paesi in cui que­sta pra­tica inu­mana è stata messa in atto durante l’anno in corso (diven­tano 141 i Paesi, se si con­si­de­rano gli ultimi cin­que anni). «Recen­te­mente – ha ricor­dato ieri Ales­sio Scan­durra, dell’Associazione Anti­gone, inter­vi­stato da Radio Vati­cana – il giu­dice che ha seguito un epi­so­dio di mal­trat­ta­menti da parte di agenti della poli­zia peni­ten­zia­ria nei con­fronti di dete­nuti, nel car­cere di Asti, è giunto al pro­scio­gli­mento degli impu­tati affer­mando che quelle con­dotte si con­fi­gu­ra­vano come tor­tura, ma non esi­stendo in Ita­lia que­sto reato non era pos­si­bile pro­ce­dere».
Roma infatti è arri­vata solo a metà del 2012 a rati­fi­care il Pro­to­collo della Con­ven­zione Onu sulla tor­tura e il dise­gno di legge che è stato appro­vato il 5 marzo scorso al Senato non è ancora pas­sato all’esame della Camera. Un testo che però si allon­tana dagli stan­dard inter­na­zio­nali per­ché con­fi­gura la tor­tura come reato gene­rico — ossia impu­ta­bile a qua­lun­que cit­ta­dino nei con­fronti di chiun­que altro — e non spe­ci­fico di pub­blico uffi­ciale. È pre­vi­sta solo una spe­ci­fica aggra­vante (da bilan­ciare even­tual­mente con le atte­nuanti) se a com­met­tere il reato è un inca­ri­cato di pub­blico ser­vi­zio nell’esercizio delle sue funzioni.

Così l’hanno voluta certi sin­da­cati di poli­zia, agendo con­tro gli inte­ressi delle stesse forze dell’ordine sane, e così l’hanno appro­vata in Senato. Per tutti, comun­que, favo­re­voli o con­trari a que­sto testo di legge, se non altro è un grande passo avanti. Manca solo il sì defi­ni­tivo della Camera. Il mondo civile lo sta aspettando.

Comunicato Stampa M5S. Arrestato Lazzaro, la notizia non ci stupisce

TAV – FREDIANI – BONO (M5S): “ARRESTO LAZZARO, LA NOTIZIA NON CI STUPISCE. INTANTO LA REGIONE VORREBBE REGALARE SOLDI AD AZIENDE COME LA SUA”

 

 La notizia dell’arresto dell’imprenditore Ferdinando Lazzaro, ex titolare della Italcoge, non ci stupisce. Semplicemente perché “l’avevamo detto”. In tempi non sospetti avevamo denunciato possibili ombre sulla regolarità degli appalti relativi al Tav e sulle aziende che vi lavorano.

E sempre in tempi non sospetti abbiamo assistito a sperticate dimostrazioni di solidarietà da parte del Consigliere Ferrentino, vicepresidente della Commissione trasporti, nei confronti di Lazzaro che aveva denunciato chissà quali violenze subite dai No Tav. Ci chiediamo a questo punto se Ferrentino sia la persona adatta a ricoprire la carica di vicepresidente della Commissione trasporti. Il buon senso imporrebbe le dimissioni.
Proprio negli stessi giorni in cui il cosiddetto “pasticcio” dei costi Tav sta evidenziando la preoccupante leggerezza con cui è stato gestito in questi anni l’impatto economico della nuova linea Torino-Lione, ecco che gli sviluppi delle inchieste accendono finalmente i fari su uno degli altri aspetti che preoccupano i cittadini contrari all’opera: il controllo sulle ditte che lavorano nel cantiere. Lo stesso nome di Lazzaro compare, tra l’altro, nei verbali delle operazioni Minotauro e San Michele contro le infiltrazioni della ‘ndrangheta calabrese in provincia di Torino ed in Valle di Susa.
Anche alla luce del recente arresto, non ci stupiremmo se si scoprisse che i responsabili delle ritorsioni contro le aziende di Lazzaro non fossero i “terribili” No Tav.
In tutto questo la Regione Piemonte, con una scandalosa delibera dell’assessore De Santis, intende regalare 500 mila euro ad aziende come quelle di Lazzaro. Con questa delibera la Regione stabilisce arbitrariamente se le aziende siano state danneggiate dai No Tav senza attendere il giudizio della magistratura. Una delibera assurda che porteremo all’attenzione della Corte dei Conti.

Francesca Frediani, Consigliere regionale M5S Piemonte
Davide Bono, Consigliere regionale M5S Piemonte

13 novembre 2014

Compressori di Stato

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Compressori di Stato

Da liberodissenso

Poche, pochissime battute su un’udienza in cui anche i giornalisti più scafati faticano a trovare una notizia. Le requisitorie dei pm Padalino e Rinaudo al processo dei quattro No Tav si sono chiuse con una richiesta conclusiva di 9 anni e 6 mesi nel silenzio funereo di un pubblico imperturbabile e nell’insofferenza di una corte che sollecitava sintesi.

Palloni sgonfiati

Partiamo dal dato numerico: chiedere 9 anni e 6 mesi dopo aver imbastito per un anno un cine che manco a Hollywood sventolando il fantasma del terrorismo e degli Anni di Piombo, blindando un’intera città (con tanto di cecchini sui tetti) per una manifestazione che sembrava una passeggiata di educande, lanciando continui allarmi tanto da portare all’esaltazione delirante l’autista di un pm che si è auto inflitto delle ferite pur di accusare i No Tav, non pare un gran risultato.

Tirare il freno a mano quando si è lanciati, però, può avere effetti alquanto ridicoli. Soprattutto quando non si accorda il linguaggio, sostenuto da 12 mesi a questa parte, con le risultanze finali. Potreste dunque trovare, in giro per il web, esilaranti affermazioni tipo: “E’ stato un atto di guerra”, chiesti 9 anni e mezzo. Ma d’altra parte non si poteva pretendere che i due pm con l’elmetto abbandonassero il marchio di fabbrica fatto di organizzazioni paramilitari, commandos, ordigni micidiali e tutta la baracca. D’altra parte intendiamoci: se si sgombera il campo da questo fantasma del terrorismo, chiedere 9 anni e sei mesi per un compressore danneggiato, pene che si chiedono per un omicidio volontario, è folle.

Liberté, fraternité, compressoré

Già, perché nonostante la Cassazione, nonostante le testimonianze e l’intero processo, le accuse di terrorismo e di attentato con finalità terroristiche sono rimaste. Su questo c’erano pochi dubbi, dopo che fin dall’inizio l’indagine ha avuto come unico scopo proprio quello di riuscire ad appioppare a una qualunque azione del movimento questa etichetta tanto agognata. Orfano di una vera vittima (non ce ne vorrà il compressore), di una sigla eversiva (i Noa stanno bene nel fantabosco mediatico in cui sono nati) o di un grave danno al sistema Paese (la strada del danno d’immagine imboccata dal Riesame si è più rivelata una calamita delle ironie di mezza Italia che una reale soluzione alla fragilità dell’accusa), il reato doveva poter essere puntellato in altro modo. E qui un nuovo, inquietante esperimento di genetica del diritto ci ha regalato un’altra perla: il grave danno necessario per contestare l’articolo 270 sexies è stato individuato dai pm nella lesione dei diritti costituzionalmente garantiti: la proprietà, l’esproprio a fini sociali, la libertà di uno Stato di perseguire i propri interessi, l’incolumità pubblica.

Che l’ormai famigerato compressore andato a fuoco fosse depositario di questo coacervo di diritti fondamentali era a tutti ignoto. Ma evidentemente dev’esserci sfuggito un articolo della Carta nel quale si afferma: “Non tutti i compressori sono uguali di fronte alla legge”. Questo, in particolare, è stato danneggiato da No Tav. E già solo per questo è simbolo ed emblema della presenza dello Stato sul territorio. I prefetti se ne facciano una ragione.

Sparisce l’attentato alla vita

L’udienza ha però fatto registrare anche un’altra importante novità. Dopo mesi di ondeggiamenti, i pm si sono finalmente decisi: quella notte non ci fu alcun attentato alla vita, ma solo un attentato all’incolumità delle persone. Per questa ragione per uno dei reati contestati è stata chiesta l’assoluzione. Una precisazione che finalmente permetterà alle difese di avere a che fare con un’accusa ferma e non mutaforma a seconda delle situazioni com’è avvenuto in questi mesi. Certo, si è dovuti arrivare al giorno delle requisitorie, ma vuoi mettere la suspence…

Un cameo per le parti civili

L’Avvocatura dello Stato in rappresentanza della Presidenza del Consiglio deve aver preso la residenza su Marte. Quando parlando di grave nocumento all’immagine e alla reputazione internazionale dell’Italia, ci si domanda se non è per azioni come quella del 13 maggio che l’Italia attrae solo l’1% dei capitali esteri, evidentemente non si ha proprio una visione precisa del nostro Paese (mai sentito parlare di corruzione? Infiltrazioni mafiose negli appalti? Tempi biblici della giustizia civile? Competitività del sistema azzerata?).

L’avvocato di Ltf in Italia sembra invece viverci in pieno. L’azienda lamenta questo problema: nel 2013 il governo ha emesso un decreto che prevede che il ministero “possa” indennizzare le aziende che hanno subito dei danni da chi cerca di ostacolare l’opera. Tuttavia, nonostante i ripetuti solleciti, da Roma non è arrivato alcun chiarimento su quale iter si debba intraprendere. Risultato: la Cmc ha chiesto a Ltf 180.000 euro di danni come stazione appaltante. Sicuri si possano richiedere agli imputati? Dubbi. Per intanto si chiede una provvisionale di 50.000 euro da dare in beneficenza.

Immancabile la performance del Sap, che ha sollevato un possibile danno dovuto a un eventuale calo degli iscritti a seguito della brutta figura conseguita dalla polizia. Giudicate voi.

Prossima udienza il 26 novembre, parola alle difese. E poi il 17, per le sentenze.

LE G20 SE PASSE MAL : LE FOSSE SE CREUSE ENTRE LA RUSSIE ET LES OCCIDENTAUX SUR FOND DE RUSSOPHOBIE

# LUCMICHEL. NET/

LM & KH/ En Bref/ 2014 11 15/

Avec AFP – Libération – PCN-SPO/

B2cVxnnIYAAL4he

Le G20 se passe mal. Poutine va partir sans participer au dîner de gala final. Mais comment en aurait-il pu être autrement alors qu’à la veille de l’arrivée du président russe celui-ci a été violemment attaqué, à la limite de l’insulte, par Cameron, le caniche favori d’Obama, et le premier ministre australien Abbott, qui est lui le second caniche des USA dans le Pacifique ? Le Premier ministre australien Tony Abbott a accusé M. Poutine de vouloir restaurer « la gloire perdue du tsarisme ou de l’Union soviétique», alors que David Cameron a stigmatisé une Russie qui agresse des pays plus petits qu’elle, en l’occurrence l’Ukraine. Vendredi, en amont du sommet qui dure jusqu’à dimanche, la Grande-Bretagne et l’Australie ont préparé un accueil saignant à Vladimir Poutine. Le tabloid australien Courrier Mail, un torchon anglo-saxon clone de la presse trash britannique, résumait la situation en placardant en Une un ours arborant la médaille soviétique de l’ordre de la guerre patriotique affrontant un kangourou boxeur…

 Cerise sur le gâteau pourri du G20, l’Australie demande sans vergogne à nouveau des comptes à la Russie sur le crash d’Air Maisya MH17 au-dessus de Donetsk. Alors que tout le monde sait que Kiev est coupable. Des photos satellites russes montrant un jet ukrainien tirant au canon sur l’avion malais, d’origine anonyme (pour l’instant) sont apparues hier sur le net, corroborant les hypothèses russes (auxquelles nous avions fait écho dans une émission coproduite par EODE-TV et AFRIQUE MEDIA) (*) …

 Menacé de nouvelles sanctions par des dirigeants de l’EU – cessons de dire « européens » (**) pour les kollabos de Washington – suicidaires, le président russe Vladimir Poutine a déjà averti préventivement que d’éventuelles nouvelles sanctions occidentales contre Moscou auraient « de graves conséquences pour l’économie ukrainienne », encore très liée à celle de son grand voisin, lors d’une interview à la chaîne allemande ARD diffusée ce samedi. « Les banques russes ont actuellement accordé un prêt de 25 milliards de dollars à l’économie ukrainienne (tout çà pour se faire insulter par la Junte de Kiev …). Si nos partenaires européens et américains veulent aider l’Ukraine, comment peuvent-ils saper la base financière, en limitant l’accès de nos institutions financières aux marchés mondiaux des capitaux? », s’est interrogé Poutine dans cette interview réalisée jeudi, avant le début du sommet du G20.

 C’est dans cette « ambiance délétère » (dit Libération) que les principaux protagonistes sont réunis à Brisbane, ville de l’est de l’Australie « dont le coeur au bord de la Brisbane River est transformé en camp retranché survolé d’hélicoptères »: Vladimir Poutine, Barack Obama, François Hollande, les dirigeants de l’OTAN et de l’UE. La France joue aussi un rôle dans cette empoignade puisque Moscou lui a adressé un ultimatum, lui donnant 15 jours pour livrer le premier navire militaire Mistral commandé par la Russie à la France, et qui empoisonne les relations des deux pays. En raison de la soumission de Paris à Washington.

 Signe de la mauvaise humeur russe, déjà amorcée par l’arrogante mauvaise fois occidentale sur le dossier ukrainien et la malhonnêteté française sur la livraison des navires Mistral (déjà payés rappellons-le) et dont Hollande et Poutine n’ont pas parlé lors de ce G20, le président russe Vladimir Poutine entend quitter plus tôt que prévu ce dimanche le sommet du G20 à Brisbane, indique une source au sein de la délégation russe, « alors que l’homme fort du Kremlin doit faire face à une pression accrue des Occidentaux sur fond de crise en Ukraine » (dixit l’AFP). « Le programme pour la deuxième journée a changé. Il a été raccourci », indique ce membre de la délégation russe. Vladimir Poutine participera aux réunions du sommet mais ne sera pas présent lors d’un déjeuner officiel et parlera devant la presse plus tôt que prévu. « Ce déjeuner est plus une sorte de divertissement » (sic), a ajouté la source.

 Luc MICHEL & Karel HUYBRECHTS

 (*) Voir EODE-TV & AFRIQUE MEDIA/ LE CRASH D’AIR MALAYSIA 2: CE QUI ACCUSE KIEV !

sur https://vimeo.com/102961603

 

(**) La France et plus largement l’Europe font une erreur historique majeure en se coupant de la Russie, culturellement, historiquement, géographiquement l’Europe occidentale mille fois plus proche de la Russie que des USA. Se priver ainsi de ce pays-continent – qui tend la main à l’UE, voir le discours de Poutine à Valdai sur « un espace économique unifié de l’Atlantique au Pacifique » – est une erreur invraisemblable que ce soit du point de vue géopolitique, énergétique, et tant d’autres critères. Les USA n’ont qu’une peur, un rapprochement UE/Russie qui mettrait un terme définitif à leur leadership…

Perla di ferrentins…

Voglio condividere con voi questa perla del nostro ex-si-no-non so-f.a.r.e ferrentins e in coda la risposta di Francesca!

Gruppo PD del Piemonte

Antonio Ferrentino: “Capisco la Frediani che da poco è stata promossa da portaborse a consigliera, ma è possibile che il Consigliere Bono, dopo 4 anni in Consiglio Regionale non abbia ancora capito come funzionano le istituzioni?

Giusto ieri, il formidabile suo firmava un comunicato per denunciare ‘tratti oscuri sugli appalti tav e sulle aziende che vi lavorano’. Faccio presente ai due che qualora fossero a conoscenza di fatti, episodi e, qualora avessero anche solo dei minimi sospetti, il luogo corretto per palesarli è la Procura della Repubblica, non la rete, non la Stampa. Ebbene si, la Procura, lo stesso ente vittima di attacchi e manifestazioni da parte dei turisti della politica e della società. Voglio solo ricordare la vergognosa marcia del Maggio 2014 contro la Procura appunto in solidarietà ai 4 Notav in galera alla quale hanno partecipato sia Bono che Frediani.

Da sempre abbiamo difeso il diritto d’impresa, nei confronti di chiunque e siamo orgogliosi dell’aiuto dato alle imprese vittime degli attacchi, sia quelli anonimi perpetrati nel buio della notte, sia quelli subiti durante il giorno con tanto di rivendicazione. Ci piacerebbe altresì ricordare che l’unico accesso agli atti voluto per conoscere meglio la situazione SITAF e fare chiarezza su di una serie di affidamenti e subappalti l’ho fatto io assieme al Senatore Esposito; nello stesso arco temporale in cui il gruppo del Movimento 5 Stelle Piemontese, con Davide Bono capogruppo e Francesca Frediani portaborse, acquistava maschere antigas da regalare ai manifestanti NOTAV evidentemente poco pacifici, così come sono andato spontaneamente dagli inquirenti, ancora una volta assieme al Senatore Esposito a parlare quando avevo qualche perplessità.

Vedo parecchio confusi i due consiglieri, forse i due avrebbero bisogno di un momento formativo per capire meglio come funziona la Giustizia”

Antonio Ferrentino: "Capisco la Frediani che da poco è stata promossa da portaborse a consigliera, ma è possibile che il Consigliere Bono, dopo 4 anni in Consiglio Regionale non abbia ancora capito come funzionano le istituzioni? </p>
<p>Giusto ieri, il formidabile suo firmava un comunicato per denunciare 'tratti oscuri sugli appalti tav e sulle aziende che vi lavorano'. Faccio presente ai due che qualora fossero a conoscenza di fatti, episodi e, qualora avessero anche solo dei minimi sospetti, il luogo corretto per palesarli è la Procura della Repubblica, non la rete, non la Stampa. Ebbene si, la Procura, lo stesso ente vittima di attacchi e manifestazioni da parte dei turisti della politica e della società. Voglio solo ricordare la vergognosa marcia del Maggio 2014 contro la Procura appunto in solidarietà ai 4 Notav in galera alla quale hanno partecipato sia Bono che Frediani.</p>
<p>Da sempre abbiamo difeso il diritto d'impresa, nei confronti di chiunque e siamo orgogliosi dell'aiuto dato alle imprese vittime degli attacchi, sia quelli anonimi perpetrati nel buio della notte, sia quelli subiti durante il giorno con tanto di rivendicazione. Ci piacerebbe altresì ricordare che l'unico accesso agli atti voluto per conoscere meglio la situazione SITAF e fare chiarezza su di una serie di affidamenti e subappalti l'ho fatto io assieme al Senatore Esposito; nello stesso arco temporale in cui il gruppo del Movimento 5 Stelle Piemontese, con Davide Bono capogruppo e Francesca Frediani portaborse, acquistava maschere antigas da regalare ai manifestanti NOTAV evidentemente poco pacifici, così come sono andato spontaneamente dagli inquirenti, ancora una volta assieme al Senatore Esposito a parlare quando avevo qualche perplessità.</p>
<p>Vedo parecchio confusi i due consiglieri, forse i due avrebbero bisogno di un momento formativo per capire meglio come funziona la Giustizia"
Mi fa effetto condividere un post del PD, ma questo per me è una VERA medaglia! Noi avremo bisogno di “fondamentali” (???) di giustizia, ma qualcuno avrebbe bisogno di lezioni di democrazia, tanto da arrivare a capire la differenza tra una “promozione” (magari grazie al listino) e un’elezione. Poi ci sarebbe anche un gran bisogno di sintassi… ma non sparo sulla Croce Rossa.

Grazie comunque per aver ricordato che ho orgogliosamente partecipato alla marcia per Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò, che devono tornare LIBERI. Quanto alle denunce in Procura, colgo anche questa occasione per ricordare che ho depositato una mozione per chiedere alla Regione di sostenere la commissione di inchiesta proposta da Marco Scibona a Roma. Il “collega” Ferrentino può firmarla se vuole.

SOMMET DU G20 : INTERVIEW DU PRESIDENT POUTINE A L’AGENCE D’INFORMATION RUSSE TASS

Economie mondiale et russe, BRICS, intégration eurasiatique,

rapports avec l’UE, unilatéralisme US, face à la globalisation …

EODE Press Office avec TASS/ 2014 11 14/

EODE PO - Interview Poutine TASS G20 (2014 11 14) FR

Le sommet du G20 entame ses travaux samedi à Brisbane. A la veille de son départ pour l’Australie, Vladimir Poutine a accordé une interview à l’agence TASS, dont nous publions le texte intégral.

# TASS : Vous allez à un nouveau sommet du G20. Combien demandé et actuel est le format du G20 ? Est-il logique que les pays du G20, tout en cherchant à coopérer et à développer l’économie mondiale, imposent des sanctions à l’un de leurs membres ?

Vladimir Poutine : Le format, est-il demandé ou non ? Je pense qu’il est demandé. Pourquoi ? Parce que le G20 est un forum qui permet de se rencontrer, de discuter aussi bien des relations bilatérales que de problèmes globaux, un forum où l’on peut mettre au point une prise de position commune sur un problème et la façon de le résoudre, indiquer la voie du travail commun. C’est là l’essentiel, parce qu’il est absolument irréel de croire que tout dont on y parle sera exécuté, car les décisions mêmes ne sont pas contraignantes. En plus elles ne sont pas exécutées en partie. Elles ne sont pas exécutées là où cela est manifestement contraire aux intérêts de certains pays, notamment aux intérêts des acteurs mondiaux. Ainsi un sommet du G20 a adopté la décision sur le renforcement du rôle des économies en développement dans l’activité du FMI et sur la redistribution des quotas. Le Congrès des Etats-Unis a bloqué cette décision. Nos partenaires des négociations nous disent qu’ils voudraient bien que la décision adoptée soit appliquée, mais le Congrès l’interdit. En voilà la valeur des décisions du G20.

Néanmoins le fait que la décision ait été formulée et que tous les participants à la vie internationale dans le cadre du G20 l’aient trouvée correcte, juste et conforme aux réalités modèle d’une certaine façon l’opinion publique internationale et la mentalité des experts et oblige à en tenir compte. Le fait que le Congrès des Etats-Unis ait rejeté cette loi indique que ce sont les Etats-Unis qui ne s’inscrivent pas dans le contexte général de la solution des problèmes auxquels est confrontée la communauté mondiale. Hélas, personne ne s’en souvient. On fait taire cette information bénéficiant du monopole des médias mondiaux, comme s’il n’existait pas.

Tous parlent des problèmes d’actualité, les sanctions et la Russie comprises, mais sur le plan global les Etats-Unis n’exécutent pas les décisions. C’est un problème fondamental.

Mais cela ne veut pas dire que le format est inutile. J’ai déjà dit pourquoi. Il est d’une certaine utilité.

# TASS : Peut-être faut-il rendre ces décisions exécutoires ?

Vladimir Poutine : C’est impossible. Il n’y a pas de tels exemples dans la pratique internationale. Sauf les décisions du Conseil de sécurité dans le domaine de la sécurité internationale. Mais ce mécanisme a été élaboré dans les conditions difficiles d’une guerre meurtrière, de la Seconde guerre mondiale. Il est tout à fait irréel d’imaginer à l’heure actuelle la mise au point de nouveaux mécanismes garantissant l’exécution des décisions, d’autant plus dans le domaine économique. Mais je tiens à répéter que de toute façon cela revêt un caractère politico-économique moral, ce qui est déjà bon.

En ce qui concerne les sanctions imposées à la Russie par quelques-uns des pays du G20, c’est, certes, contraire au principe même de l’activité du G20. Plus encore, c’est contraire non seulement à l’activité du G20 et à ses principes, mais aussi au droit international, parce que les sanctions peuvent être introduites dans le cadre des Nations Unies et de leur Conseil de sécurité. C’est même contraire aux principes de l’OMC et de l’Accord général sur les tarifs douaniers et le commerce, le GATT. A l’époque les Etats-Unis ont créé cette organisation et à présent ils violent grossièrement ces principes. Il va de soi que cela nous cause un certain préjudice, mais c’est aussi préjudiciable pour eux parce qu’au fond cela sape l’ensemble du système des relations économiques internationales. Je pars du fait qu’en fin de compte cela sera compris et cela restera dans le passé. Je l’espère bien.

# TASS : Avez-vous l’intention de soulever cette question pendant le sommet ? S’il en est question, qu’en direz-vous ?

Vladimir Poutine : S’il en est question, j’en parlerai certes. Mais moi-même je n’ai pas l’intention d’évoquer ces questions : je pense que c’est inutile. Tous comprennent ce qu’ils font, ceux qui introduisent ces sanctions le comprennent aussi. A quoi bon y prêter attention et demander quelque chose ? C’est inutile. Chez eux, les décisions de ce genre sont adoptés au niveau de bloc, au niveau national, en fonction de l’interprétation par nos partenaires de leurs intérêts géopolitiques. Je pense que c’est une erreur, même du point de vue de leurs intérêts géopolitiques.

A notre regret, le monde moderne vit dans le contexte d’une planification à très court terme, surtout dans le domaine de la politique et de la sécurité. La planification se fait pour une période entre deux élections. C’est très court et cela ne permet pas de voir une perspective lointaine. Cela ne va pas. J’espère que nous en parleront. Tout récemment, pendant le sommet de l’APCE nous avons débattu pratiquement avec tous les participants de tous les problèmes internationaux et bilatéraux, tout comme des sanctions que vous venez d’évoquer.

# TASS : A l’heure actuelle il y a un certain équilibre des forces au sein du G20 : d’une part le G7 et, de l’autre, les BRICS et certains autres Etats qui s’y sont joints. Vous venez de dire que chacun fait valoir ses propres intérêts. Dans cette optique quelle est votre idée de cet équilibre des forces : est-ce une discussion qui fait naître la vérité ou un face-à-face entre deux blocs ?

Vladimir Poutine : D’abord, je trouve que ce serait mal de recommencer à créer des blocs. Ce n’est pas constructif, c’est nuisible pour l’économie mondiale. Nous parlons à présent de l’économie, n’est-ce pas ?

# TASS : De l’économie dans laquelle la politique s’ingère toujours davantage …

Vladimir Poutine : C’est vrai. Quand même le G20 est en tout premier lieu un forum économique. Je propose de déplacer le centre de gravité de notre entretien dans ce domaine. Je voudrais attirer l’attention sur le problème suivant. J’ai déjà évoqué l’OMC qui avait formulé des règles du jeu. Un mécanisme comme le FMI a été créé. Des débats sont menés sur le perfectionnement des mécanismes financiers internationaux et sur le perfectionnement des rapports commerciaux. Vous savez que le cycle de Doha de négociations sous l’égide de l’OMC se trouve pratiquement dans une impasse. Pourquoi ? En raison de la différence d’approche et de la différence d’intérêts entre les économies émergentes et les économies développées. Nous voyons apparaître un déséquilibre dans le domaine des capitaux, d’une part, et un déséquilibre dans la circulation des marchandises, d’autre part. Les économies développées disposent de quantités assez importantes de capitaux libres et le problème est de placer ces capitaux de manière efficace, fiable et sûre dans les économies et régions du monde qui garantiront la stabilité, protègeront la propriété et génèreront des bénéfices en apportant des recettes aux économies développées. Ainsi, ils exportent des capitaux, alors que les pays émergents forment les flux commerciaux. Les uns veulent être sûrs que leurs capitaux seront placés avec fiabilité. Les autres, les receveurs de ces capitaux, veulent être sûrs que les règles du jeu ne changeront pas selon la volonté de ceux qui exportent leurs capitaux, notamment pour des raisons politiques.

Tout le monde doit comprendre que l’économie mondiale et le secteur des finances sont en dépendance exclusive l’un vis-à-vis de l’autre. Prenons notre cas. Admettons que nos partenaires ont limité l’accès des marchés financiers internationaux à nos institutions financières. En bénéficiant des capitaux provenant des marchés financiers internationaux, nos institutions financières financent nos sociétés qui achètent des produits finis dans les économies développées ce qui y garantit l’emploi, les prestations sociales et la croissance économique. Si nous ne le faisons pas, il y aura des perturbations. Ce sont des choses sous-jacentes, on ne les voit peut-être pas à la surface.

Notre travail conjoint garantit à l’Allemagne 300 000 emplois. Ce sera fini s’il n’y a pas de commandes. Ils se réorienteront évidemment sur quelque chose, mais il faut d’abord comprendre sur quoi, ce qui n’est pas si facile.

C’est pourquoi il faut affronter tous les problèmes et toutes les difficultés, qui sont d’ailleurs nombreuses, en commun. Si nous empruntons une autre voie… Prenons les Etats-Unis. A l’heure actuelle ils parlent de la création de deux alliances : trans-atlantique et trans-pacifique. Si ce sont deux groupes fermés, cela conduira en fin de compte à l’aggravation des déséquilibres dans l’économie mondiale, au lieu de leur élimination. Nous voulons certes que ces déséquilibres n’existent pas, que nous travaillons ensemble. Et c’est seulement en commun que ces TASSs peuvent être réglées.

Il y a 20, 30 ou 50 ans la situation était différente. Pourquoi dis-je avec tant d’assurance que les problèmes ne peuvent être résolus efficacement qu’en commun ? En termes de capacité d’achat, le PIB cumulé des pays du BRICS est déjà supérieur à celui du G7 : il est, si je me souviens bien, de 37 400 milliards de dollars chez les BRICS contre 34500 milliards du G7. Si quelqu’un dit : « Nous allons tout faire séparément à notre guise et vous, vous faites comme cela vous plaise », cela ne fera qu’à accentuer les déséquilibres. Si nous voulons résoudre un problème, il faut le faire ensemble.

# TASS : A l’heure actuelle on parle de l’apparition d’un nouveau grand G7, à savoir les BRICS, l’Indonésie, la Turquie et le Mexique. Quel est, à votre avis, son avenir ?

Vladimir Poutine : J’ai déjà dit : i l faut décider ensemble. Parce que tout est interdépendant dans le monde moderne et si l’on décide de créer une structure régionale – comme nous créons la structure régionale, l’Union économique eurasienne, avec la Biélorussie et le Kazakhstan –, c’est uniquement en complément des instruments globaux existants qui doivent fonctionner selon ces règles globales.

# TASS : Vous avez parlé des déséquilibres dans l’économie mondiale. Le FMI en parle aussi : il prévoit l’apparition possible de nouvelles « bulles de savon ». L’économie russe est-elle prête à affronter une nouvelle vague de crise ?

Vladimir Poutine : Elle y est prête. Nous réfléchissons à tous les scénarios, une baisse catastrophique des prix des vecteurs d’énergie compris. Cela est tout à fait possible et nous l’admettons. Les ministères de l’Economie et des Finances, le gouvernement dans son ensemble, font des calculs concernant l’évolution de l’économie d’après chacun de ces scénarios.

Voyons les déséquilibres entre le capital et les marchandises, dont j’ai parlé. Quand ils apparaissent, notamment pour des raisons politiques, quand ils s’aggravent, les pays, émergeants surtout, se retrouvent dans une situation très difficile. C’est plus facile pour un pays comme le nôtre. Pourquoi ? Nous sommes un pays pétrogazier, nous ménageons nous réserves : aussi bien les réserves de change que les réserves du gouvernement. Elles sont suffisamment importantes ce qui nous permet d’être sûrs de pouvoir honorer tous nos engagements sociaux et de ne pas franchir certaines limites dans les processus budgétaires et dans l’économie dans son ensemble. Les pays qui n’en disposent pas auront du mal à y faire face. Mais je tiens à répéter que j’espère que nous aurons un débat général et que nous adopterons une décision commune sur le changement de la situation et l’élimination des déséquilibres en question.

# TASS : Vous venez de mentionner les réserves budgétaires, qui ont permis de surmonter la crise de 2008-2009. Aujourd’hui, ne pensez-vous pas qu’il soit à nouveau temps de débloquer ces fonds pour relancer l’économie?

Poutine : Non. En fait, nous étions déjà prêts à les débloquer avant tous les phénomènes négatifs actuels comme les fluctuations du rouble ou la chute du cours du pétrole – nous évoquions l’éventualité d’utiliser l’argent du Fonds du bien-être national. On en parle depuis longtemps. Le sujet a été soulevé il y a deux ans déjà. Dans des situations comme celle de l’économie mondiale aujourd’hui, et de la nôtre aussi, cela se passe toujours de la manière suivante: si les fonds sont dépensés, c’est fait sur plusieurs axes. L’un d’eux est le développement de l’infrastructure. C’est à cet effet qu’on comptait dépenser l’argent du Fonds du bien-être national: il est question d’un périphérique supplémentaire autour de Moscou, du rejointoiement des passages à niveau, de la construction et de l’extension de la circulation des marchandises vers l’Est – je veux parler du Transsibérien et de la BAM (Magistrale Baïkal-Amour) -, du TGV, du développement de l’infrastructure des ports et des aéroports. Tout cela figurait déjà dans nos plans antérieurs et dans la conjoncture actuelle, qui se détériore, c’est précisément ce que nous allons faire. Mais cela ne signifie certainement pas que nous devons gaspiller inconsidérément ces réserves pour régler les affaires courantes, sans attendre un retour économique approprié. Nous ne le ferons pas.

# TASS : On parle bien de réformes structurelles pour lesquelles on manque toujours d’argent et de temps.

Poutine : Les réformes structurelles ne demandent pas tant d’argent que ça. Elles nécessitent simplement une volonté politique et certaines décisions administratives, cela concerne aussi bien l’économie que les prestations sociales.

# TASS : Avant de revenir à l’infrastructure, je voudrais terminer avec le Fonds du bien-être national: que pensez-vous de la demande formulée par Rosneft de lui allouer de l’argent du fonds?

Poutine : Je dirais aux responsables de Rosneft que moi aussi, je demanderais de l’argent. Qui ne le fait pas? Tout le monde tente sa chance et espère en obtenir. L’exécutif – je le sais, nous avons parlé à ce sujet avec le gouvernement et la direction de Rosneft – prendra des décisions uniquement en fonction des besoins de la compagnie qui nous est, bien évidemment, précieuse. Nous l’aiderons, bien sûr, mais en fonction de sa gestion, de ses intentions d’investir cet argent et du retour pour toute l’économie nationale en cas d’investissement. Ce sera une estimation réelle. Et je n’exclus pas que Rosneft puisse bénéficier de certaines ressources, mais il faut bien analyser combien, dans quels délais et à quelles conditions. Nous n’allons pas nous presser.

# TASS : Comme aucune décision n’a été prise pour le moment, peut-on en déduire que le gouvernement n’est pas encore convaincu?

Poutine : Vous savez en ce moment, par exemple au cours de ma visite en Chine, Rosneft s’entend avec nos amis chinois pour qu’une grande compagnie chinoise obtienne 10% des actifs du champ de Vankor. Sachant que les Chinois y obtiendront des sièges au conseil d’administration. Mais on s’entend également pour que le commerce du pétrole exploité à cet endroit – et les réserves sont importantes – soit effectué en yuans. Dans ces conditions, nos partenaires chinois seront prêts à créditer et financer certaines transactions. Deuxièmement, nous échappons au diktat du marché qui libelle tous les flux commerciaux pétroliers en dollars, et nous étendons nos capacités d’utilisation des monnaies nationales, le rouble et le yuan. Troisièmement, cela stabilise davantage la situation financière de la compagnie.

Nous avons récemment vérifié l’état financier de Rosneft: il n’y a tout simplement aucun problème. Je le répète: s’ils ont besoin de fonds supplémentaires, ils doivent prouver qu’en obtenant cet argent ils viseront des objectifs concrets et devront montrer quel sera le retour non seulement pour la compagnie, mais également pour toute l’économie russe.

# TASS : L’une des propositions de la présidence australienne du G20 concerne la création d’un centre d’investissements dans l’infrastructure. Est-ce un point positif pour la Russie, qui a déjà fait des projets d’infrastructure une priorité? Ou aucune concertation avec notre travail ne sera engagée à cause des sanctions qui frappent la Russie?

Poutine : Il n’y a rien à discuter ni à convenir avec qui que ce soit. Cela montre tout simplement, et il est difficile de contredire la présidence australienne là-dessus, que nous sommes sur la bonne voie, que nous agissons absolument dans ce qu’on appelle le mainstream; que la communauté internationale, économique en l’occurrence, a la même position vis-à-vis des actes des gouvernements dans la situation actuelle de l’économie mondiale et confirme que nous avons raison. C’est toujours agréable et utile.

# TASS : Pour la Russie, le G20 sera-t-il davantage une aide ou une simple tribune pour partager sa propre expérience?

Poutine : Je pense qu’il s’agit plutôt d’une tribune pour échanger son expérience. Et pour préparer les cadres, ce qui est une bonne chose. Tout le reste est la continuation, dans une certaine mesure, de nos propositions formulées au G20 de Saint-Pétersbourg.

# TASS : Certains projets d’infrastructure que vous avez énumérés pour la Russie se réalisent, d’autres sont reportés comme le pont sur la Lena à Iakoutsk ou le port de Taman. Ces projets ont-ils un avenir, est-il prévisible ou encore flou?

Poutine : C’est moins une question de visibilité que d’utilité, vous savez. Faut-il construire un pont à Iakoutsk? Oui. Iakoutsk compte 300 000 habitants. Bien sûr, on voudrait que ces gens aient un pont pour se déplacer tranquillement. Et la voie ferrée arrivera directement dans la ville.

Le voudrait-on? Bien sûr. Personnellement, j’aime beaucoup la région de Iakoutie. Les gens sont merveilleux. Et la république est très riche en ressources. Il faut la développer. Mais quand on en parle avec les collègues, ils disent: il ne s’agit pas seulement d’une ville de 300 000 habitants, le pont est nécessaire pour construire une route jusqu’à certains gisements, pour rendre ce projet non seulement social, ce qui est important, mais aussi économiquement justifié et utile. Et ensuite l’avancer pour approvisionner les régions du nord et atteindre certains gisements. Tout cela doit être calculé. C’est uniquement une TASS d’étude professionnelle approfondie. Et dans l’ensemble, c’est la bonne direction.

Quant à Taman, c’est la même chose: il faut voir l’ensemble des problèmes liés à l’infrastructure portuaire, y compris les investissements privés. Un port moderne y est en cours de construction depuis quelques années par une compagnie privée avec une participation étrangère. Et le partenaire étranger y investit des milliards. Nous devons suivre attentivement ce projet. Allons-nous créer une concurrence? Quels sont les quantités de fret? Est-ce que ces quantités suffisent aujourd’hui pour remplir les deux ports? L’infrastructure ferroviaire sera-t-elle suffisante pour les desservir? Et où est aujourd’hui, à ce moment précis, l’argent pour développer cette infrastructure de manière à desservir les deux sites (sachant que nous devons encore construire un pont en Crimée)? Ce n’est pas faute de volonté. Simplement, tout doit être évalué intelligemment, de manière cohérente et très professionnelle.

# TASS : Pour revenir au G20. Les sommets, que ce soit le G20, l’APEC ou auparavant le G8, étaient également pour vous l’opportunité de communiquer avec vos collègues en tête-à-tête. Et le sommet qui vient de se dérouler à Pékin était votre premier voyage à l’étranger depuis l’allocution au club Valdaï, un grand discours sur la sécurité globale et l’ordre mondial. Les partenaires occidentaux ont-ils réagi à votre intervention?

Poutine : Non, le club Valdaï est une discussion avec des experts, c’est une sorte de libre débat. Comme cela doit toujours être le cas dans les tribunes de ce genre, la discussion doit être assez active pour donner le ton du débat, voire provoquer les interlocuteurs pour qu’ils s’ouvrent, montrent leur point de vue, cherchent ensemble une solution aux problèmes au niveau d’experts. Quand nous nous réunissons avec les collègues, on évoque davantage les questions pragmatiques.

# TASS : Autrement dit, vous n’avez pas noté de changement dans leur position?

Poutine : Non, rien n’arrive si vite. Si quelqu’un a voulu entendre ce que je disais, il faut de toute façon un certain temps pour que tout cela soit analysé par les organismes administratifs, gouvernementaux et présidentiels. En parler d’abord au niveau des conseillers et des experts, puis organiser des discussions sans les bruits et sifflements artistiques qui accompagnent généralement les espaces comme Valdaï, mais discuter dans le calme des bureaux avec franchise.

Ces espaces de discussions sont bénéfiques parce qu’on peut parler franchement. Et ensuite, à un autre niveau, comme je l’ai déjà dit, il faut revenir à ces sujets pour en parler tranquillement à huis clos. Cela demande du temps.

# TASS : Comptez-vous vous entretenir, au sommet du G20, avec quelqu’un en particulier?

Poutine : Oui, nous avons des entretiens prévus avec la chancelière allemande et bien d’autres réunions.

# TASS : Les observateurs constatent que vos relations avec Angela Merkel sont devenues plus tendues et moins conviviales ces derniers temps. L’avez-vous remarqué?

Poutine : Non, je ne l’ai pas remarqué. Vous savez, nous sommes guidés par les intérêts, et non par des sympathies ou des antipathies personnelles.

# TASS : Avant, étiez-vous toujours guidé par ces mêmes intérêts?

Poutine : Pas avant, toujours. Et elle est également guidée par les intérêts de son propre pays. Comme tout autre chef d’État ou de gouvernement. Par conséquent, je ne vois aucun changement significatif dans la nature de nos relations.

TASS/ EODE Press Office

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MOSCOW: PUTIN AND THE PATRIOTIC BLOC KNOCK OUT THE NEOFASCIST FAR RIGHT OF THE SO-CALLED RUSSIAN MARCH

Luc MICHEL for PCN-INFO /

With Fabrice Beaur – AFP – ITAR TASS – AFP – Le Figaro / 2014 11 04 /

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PIH - LM Poutine met KO la marche russe (2014 11 04) ENG

“In Moscow, the pro-Putin overshadow the parade of ultra-nationalists” said the AFP that when it comes to speak of Russian neo-fascists and neo-Nazis uses decency words. “This demonstration had the collateral benefit to silence dissident nationalist demonstrations, organized on the same day,” says Le Figaro ...

 The traditional parade of anti-Putin ultranationalists in Moscow was in fact completely overshadowed this year by the success of a patriotic demonstration organized by the majority parties as well as the “patriotic opposition” (KPRF at the front) in support of the Russian President and his policy in Ukraine.

 Brandishing slogans “We are united!” or “We have trust in Putin”, nearly 100,000 people have crossed, according to police, the main artery of the Russian capital, flying Russian flags and ribbons of St. George, “a rally symbol of pro-Russian separatists in the eastern Ukraine” says AFP, which fails to mention that it is mainly the anti-fascist symbol of the victory of the Great Patriotic War of 1941-1945. A Fascism occupying the streets of Kiev and Lviv, but sometimes those of Moscow.

 Organized on the occasion of the celebration of National Unity holiday in Russia commemorating the expulsion of Polish occupation forces from the Kremlin in 1612, November 4 leads each year to marches and demonstrations in major cities of the country. “Today is the day of my hero, the savior of my people, it is the celebration of Putin, who united the Russian peoples,” enthuses Maroussia Nikolaevna, a “Novorussian”, 59 years old, who came from the bastion of Donestk with friends of Crimea, peninsula having returned to Russia in March. “I’m here because I support Putin’s policies. And I’m not alone, I’ve never seen so many people!”, adds Vladimir, 70 years.

 At the platform, representatives of the main political forces in Russia, including the ruling party United Russia, the Communists of the KPRF or the ultra-nationalist LDPR, show their support for the strong man of the Kremlin and the pro-Russian rebels fighting against the Kiev junta troops in the former “eastern Ukraine,” becoming again the Novorossiya for more than six months. Support is clear, clean, sharp, challenge to Westerners: “We are united with our brothers in Novorossiya”, launched on stage Sergei Mironov, leader of the pro-Kremlin Fair Russia party.

 In the street, an impressive crowd, where one recognized the red flags with the white cross of St. George of our NASHI comrades, the movement of the anti-fascist Russian Youth …

 NEO-FASCISTS KO IN THE STREET: “ONE RUSSIAN PEOPLE” …

 The magnitude of this demonstration of patriots eclipsed the traditional annual parade of ultra-nationalists, largely neo-fascists or neo-Nazis, mostly opposed to Vladimir Putin, which worked hard to gather this year. The “Russian March”, “which gathers every November 4 no less than fifty ultra-nationalist and far-right factions,” said coyly AFP, and has attracted only 2,000 people according to police, far from 10,000 to 20,000 people expected by the organizers.

 Xenophobic and racist (the icon of NATO media, the swindler Navalny is one of the xenophobic leaders), usually united by their rejection of the presence in Russia of immigrants from the former Soviet republics, these factions were divided this year on the Ukrainian question, supporters of Ukrainian Nationalists marching alongside the pro-Russian separatist supporters.

 “THE OPPOSITION COLUMN” (DIXIT RT)

 Betrayal and confusion mingled in the gutters of Russian politics!

“Why get upset with Ukraine for the Crimea? It costs us money and serves no purpose, “insists to the AFP Alexandre Diomin, a Cossack of Rostov. The leader of the ultra-nationalist movement ‘Russkiye’ (Russians), Dmitri Demiuchkin, has said of it “being against the civil war in Ukraine” (sic), considering that “there is only one Russian people despite what the “state tries to make us believe.”

 Listen again to Le Figaro: “Although reduced to the bare minimum, the parade was separated into several nebulae: pro-Ukrainian Russians defending the Maidan nationalists,

” Banner carriers”, an ultra-Orthodox movement, anti-Semites criticizing the “Zionist hegemony “… As Vladimir Putin, most consider Ukraine as a “brother people” but denounce the “war of the Kremlin” engaged in the Crimea or in the Donbass. In the winter of 2011, almost all had participated in major anti-Putin protests … “

 “The Opposition Column” says rightly RT television (former Russia Today) with reference to the fascist fifth column of the Spanish Civil War. Note that the same small groups organized in Kiev on November 4 … a “slavic march”. With the help and approval of the Kiev junta and attended by tens of traitors ...

 FAILURE ALSO OF THE FACTIONS WHICH INTENDED TO EXCEED PUTIN ON THE ISSUE OF PATRIOTISM AND NOVOROSSIYA

 But the failure to gather was also that of the monarchist (of which the black-yellow-white flags dominated the demonstration) and nationalist factions which support Novorossiya outside the pro-Putin organizations. Another demonstration of nationalists, this time in support of the Russian-speaking population of Ukraine, drew much less crowd than the “Russian March”. The charismatic former separatist leader Igor Strelkov, who called this gathering of his wishes,  ultimately did not participate in it. Strelkov is an officer of high value, a Russian hero, without whom Novorossiya would not have stood fast in the first battle, who claims to support Putin but with the wrong crowd, including anti-Putin bloggers around the western spook Limonov. Whose meager troops had joined the monarchist parade.

 Limonov, nor national (sic) nor Bolshevik (resic) was a leading figure of the anti-Putin front “The Other Russia” with the liberals Kasparov and Kasyanov and the Trotskyites of Udaltov. A gathering sponsored by the US and intended to organize a color revolution in Russia. Suddenly in March with the issue of Crimea, Limonovist traitors have discovered a patriotic fibre and support the rebellion of Donbass. Appearing under the name of “Russian Spring” (Western slogan) or “Other Russia” they intend unsuccessfully to destabilize Putin on the issue of Patriotism. The Russian Prosecutor General’s Office has also opened two weeks ago an inquiry , followed by searchs on embezzlement by Limonovists of “fundraising for the Donbass” organized by them (including in France where they have relays ).

 Note that the presidential and parliamentary elections of November 2, in the People’s Republics of Donetsk (DNR) and Lugansk (LNR) showed in a similar movement the candidates near the Kremlin patriotic line, as the new presidents Aleksandr Zakharchenko or Igor Plotnitski, win an overwhelming majority as indisputable leaders of the republics of Novorossiya. And the factions collapse. The elections have particularly clarified the political situation in DNR and eliminated from the political game various factions and militia leaders, media-noisy but having not even been able to present themselves in the legal requirements set by the DNR CEC.

 ALL-RUSSIAN PATRIOTISM VERSUS ULTRA-NATIONALISM

 At all times, two opposed visions in Russia:

– The All-Russian patriotism, linked to a state vision of the Russian World, imperial, open to all compositions of the Russian Empire and now the Russian Federation, including Caucasians and integrated Muslims. This view was also that of “Soviet patriotism” imposed by Stalin, with in the background the “Russian National Bolshevism” (which was in the early twentieth century, nearly two decades before the German National Bolshevism of Niekisch, the ultra-left trend of the Bolshevik Party of Lenin).

– Russian ultra-nationalism based on a reductive ethnic vision of a Russian Nation purged of its non-Slavic and non orthodox elements, including Caucasians (called “black asses”), reductive view that would deprive Russia of its very power.

– On this ultra-nationalism are aggregated anti-Semitic and neo-fascist small groups, including neo-Nazis linked to this Euro-American movement. They forget, in their ideological idiocy, that Hitler made of the Slavs, especially Polish and Russian, peoples to exterminate or to enslave …

 Analysts and critics of the Kremlin accuse Vladimir Putin to promote, since the beginning of the crisis in Ukraine, nationalist sentiments to justify the worst confrontation facing Russia to Westerners since the end of the Cold War. “The government is doing very well now alone to mobilize the nationalist electorate,” said Fyodor Krasheninnikov, chairman of the Institute of Development Studies and modernization (pro western).

 To distort the vision of Putin, who in fact is a strong supporter of the All-Russian patriotism in the imperial style, the media of NATO and Western scholars do not hesitate to fake quotes. An example, the journalist Pierre Avril of LE FIGARO, claims to describe the “OPA (Purchase Public Offer) of Putin on nationalists” ( November 2014): “‘The greatest nationalist in Russia, it’s me,’ said Putin, at the end of October at theValdai International Discussion Club. After the liberals were reduced to silence, it was the turn of dissident nationalism to dive into marginality. “

The concern is that the quote was truncated. The full here: “I am the greatest nationalist … but if it does not mean extremism and racism” said Putin …

 Luc MICHEL

 Photo: pro-Putin massive demonstration in Moscow this November 4, 2014.

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FROM YALTA TO YALTA / UKRAINE VERSUS NOVOROSSIYA (2)

Design and management Luc MICHEL /

Images EODE TV – Novy Rus /

Presentation Bashir Mohamed Ladan /

Editing Ibrahim Kamgue / Production Romain Mbomnda /

Co-production Luc MICHEL – EODE TV – Afrique Media

 Program 2 full on: https://vimeo.com/110815752

EODE-TV - UKR. VS NOVOROSSIYA 2 yalta (2014 11 15)  ENGL 1

PROGRAM ‘UKRAINE VERSUS NOVOROSSIYA’ 2/

FROM YALTA  (1945) TO YALTA (2014)

(first broadcast on October 31, 2014)

 For nearly a year, the Ukrainian crisis has been the top story in the media. A diplomatic crisis between the duo Washington-Brussels against Moscow. Where the politicians of Kiev are only pawns. A crisis turned into a dirty war in the east by the pro-Western Kiev junta, which came to power by the coup of 21 February 2014. On the orders of their masters, the US and the IMF. Despite a shaky truce, the people of Donbass continue to die under the bombs and gunfire forces of Kiev. This for over 6 months now.

A complex issue, full of hidden backgrounds where geopolitics, ideology, History, economic appetites, and expansion of NATO to the East mingle and overlap.

 In a first program, we explained how it all began, in Kiev and Sevastopol. And how the Crimea has become Russian.

 We open for you the second part of this issue UKRAINE VERSUS NOVOROSSIYA with Luc MICHEL, international correspondent of AFRICA MEDIA and the EODE-TV boss.

EODE-TV - UKR. VS NOVOROSSIYA 2 yalta (2014 11 15)  ENGL 2

It is dedicated to these self-proclaimed republics of Donetsk, the DNR, and LNR, which seceded from Kiev and intend to revive Novorossiya, the Russian provinces built by Catherine the Great in the late 18th century and linked to Ukraine after 1918.

 With Luc MICHEL, geopolitical expert and expert on Russian and Ukrainian worlds, we will find the inside information. Observer sometimes, actor often, Luc MICHEL participated, with a EODE-TV team in an international conference in Yalta in Russian Crimea, on 29, 30 and 31 August, entitled RUSSIA – NOVOROSSIYA – UKRAINE. The opportunity to see the fight, theses and men who defy the New World Order and want to build a new state on the shores of the Black Sea.

He shows us unpublished analyzes given in the heart of this Conference of August 29 to 30, 2014. And also shares exclusive footage filmed by the EODE-TV team, which followed him there.

 PART I / FEATURES AND LIGHTING:

 * Before turning to our analysis, a summary of the opening of the Conference, on August 29, 2014, from the press service of the NGO Coordination Centre Novy Rus which organized the conference. Starring that first day Sergey GLAZYEV (beige jacket), an influential Russian politician, nationalist, founder of the Rodina Party (The Motherland), a former minister and parliamentarian, now a member of the Russian Academy of Sciences and Alexei MOZGOROY (in uniform), one of the great military leaders of the Army of Donbass. …

 * Then we find Luc MICHEL inYalta for a first analysis, where he answers the following questions:

Begin by explaining to us what this conference is, which will serve as a prism to examine and understand the issue of Novorossiya.

Is the background of the situation a dialogue of diplomatic deafs, including the famous Minsk Conference?

Practically, what is the Novorossiya geographically and historically?

Behind a conflict that might be called regional, are there much larger geopolitical implications?

Are there consequences within the EU with the emergence of the Referendum as challenge to the established order?

 * After images of the second day of the conference – starring Denis Pushilin – we find Luc MICHEL in a second analysis:

What meaning has taken this conference for the future of the Novorossiya? What ideas are being debated?

 * One of those present at the Yalta Conference is Denis PUSHILIN, the president founder of the Republic of Donetsk.

Listen to his interview with Luc MICHEL …

 * Our analyst Luc MICHEL is also the leader of what the Belgian press calls “a Russian international lobby.” He was not a witness of the Yalta Conference but one of its speakers. We invite you to listen to his speech at the final session…

 PART 2 / GEOPOLITICAL ANALYSIS

 We find Luc MICHEL for the second part of this program, filmed before the Summer Palace of Tsar Nicolas II in Yalta, where the conference took place in 1945 between Stalin, Roosevelt and Churchill.

After the reports and interviews, here is a geopolitical analysis on global issues of what is happening in Ukraine, Donbass, Crimea and Black Sea.

 EODE Press Office

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 # AFRICA MEDIA co-produced a series of specials with geopolitical expert Luc MICHEL and EODE-TV on the theme: UKRAINE VERSUS NOVOROSSIYA, the Ukrainian crisis. The most comprehensive information on the crisis in Ukraine and the Black Sea.

All themes analyzed. This program is the second in the series. With Luc MICHEL, geopolitical expert and expert on Russian and Ukrainian worlds, we’ll find out inside information…

Our expert knows intimately indeed the region. Since the 80s, Luc MICHEL has traveled throughout Eastern Europe: Baltics, Central Europe, Russia, Siberia, Ukraine, Belarus, Yugoslavia, Caucasus, Balkans … Sometimes observer, often actor of events. Many missions for his NGO EODE that organizes electoral monitoring and makes “parallel diplomacy” according to the Belgian press. Many political actions and conferences for his transnational political organization in Eurasia, the PCN-NCP. He especially knows Ukraine, Moldova and Transdniestria (PMR), and other countries of the Black Sea and the Balkans. Finally he also directed his private life to the east, Ukrainian girlfriend, then married to a Russian from Riga. His current wife is a native of Transylvania.

 

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Quando la legge vale solo per qualcuno

http://www.marcoscibona.it/home/?p=677

Consci che ognuno deve giocare le sue carte e con la squadra che gli è più congeniale, rimaniamo comunque atterriti dalle richieste oggi formulate in aula bunker: 9 anni e 6 mesi per compressoricidio.

Cos’altro deve ancora accadere? Falsi in bilancio derubricati, associazioni mafiose che fanno curriculum, turbative d’asta che fanno vincere palchi d’onore, associazioni a delinquere che vantano crediti istituzionali.

Nello stesso cantiere, super controllato, super presenziato dalle Forze dell’Ordine si hanno situazioni che hanno del paradossale. Da un lato vi possono circolare tranquillamente affiliati di cosche con il permesso degli organi giudiziari, come da ordinanza San Michele pag 940 e 941, vi stazionano mezzi e operatori di ditte senza i requisiti necessari, vi operano ditte fallite più volte che non solo non pagano i propri dipendenti ma neanche versano le quote fidejussorie di contratti passati in eredità dalle precedenti ragioni sociali ecc ecc il tutto provocando, se va bene, una custodia domiciliare.
Per contro invece cittadini che si oppongono ad una idea di progresso medioevale che è di fatto la causa del degrado economico e ambientale odierno, che si autoaccusano prendendosi la responsabilità delle loro azioni di sabotaggio pacifista che provocano danni per cifre con molti zero in meno rispetto ai primi vengono incarcerati per oltre un anno in regime di isolamento in attesa di giudizio e con richieste a dir poco esilaranti, se non fossero recitate in un’aula giudiziaria.

Capiamo anche che ormai il giocattolo si stia sgretolando e che bisogna ricorrere a tutti i mezzi a disposizione per mantenere potere poltrone ma soprattutto guadagni derivanti da una gestione della RES che di Publica ha più ben poco.

Marco Scibona Sen. Segr. VIII Commissione Lavori Pubblici
Ivan Della Valle Deputato M5S
Laura Castelli Deputata M5S
Davide Bono Consigliere Regionale M5S

Tav Torino-Lione: 7,7 miliardi di Euro, non lo dicono i NO TAV ma il contratto tra Ministero e RFI!

7,7  miliardi di euro sarebbe il costo della Torino-Lione, stando al contratto di programma 2012-2016,  tra Ministero dei Trasporti e RFI.

Domani l’audizione in Commissione Trasporti e il Movimento NO TAV annuncia la conferenza stampa per mercoledì.

lastampalupicostitav

Il Ministro delle infrastrutture e trasporti, Lupi,  ha già esternato che il TAV Torino Lione costerà 2,9 miliardi di € non 7,789 come si evince alla pag. 58 del Contratto di Programma (di seguito CdP) 2012-2016 sottoscritto dal suo stesso ministero ad agosto di quest’anno. Anche Virano, commissario straordinario della Torino-Lione, sostiene che 7,7 sia il valore complessivo del contratto, tuttavia sembra essere l’ultras SìTAV, il sen. Stefano Esposito, a lanciare l’allarme, è stato proprio lui, infatti, a chiedere un’audizione in Commissione Trasporti, al Senato, per fare chiarezza sui costi della Torino-Lione, dopo le indiscrezioni di stampa.
Vediamoci chiaro, anche grazie all’aiuto dell’avv. Massimo Bongiovanni, analizziamo i vari passaggi.

pag58

Nella pagina sopra riportata è individuato il “costo” degli “interventi prioritari – quota Italia” della Nuova Linea Torino Lione, opere di connessione escluse.

Ma cosa coprirà tale costo ? Tutta la quota italiana del finanziamento per la costruzione della Nuova Linea Torino Lione – connessioni incluse – o parte di essa ?

Leggendo l’art. 2 lettere i) e ii) dell’accordo del 2001 tra Italia e Francia possiamo concludere che i costi indicati nel contratto di Programma 2012-2016 (pag. 58) sono riferibili alla sola parte trasfrontaliera della c.d. parte comune (Bussoleno/Bruzolo in Italia e di Saint Jean de Maurienne in Francia)(1) in quanto il citato prospetto di costi di RFI è riferibile alla propria “partecipata” LTF, promotore avente competenza solo per la sezione trasfrontaliera (art. 2 lettera c, art. 5 e 6 dell’accordo Italia Francia 2001).

pag18

I predetti costi sono lievitati a 7,789 miliardi di € anche a seguito dell’intervenuto incremento (risorse aggiuntive) di 3,275 miliardi di € (pag. 83 del medesimo CdP 2012-2016 – allegato) quale variazione in aumento rispetto al passato CdP 2010-2011 (vedi pag. 18 – allegato) che prevedeva risorse pari ad € 916 milioni di € .

pag83

In definitiva la pag. 58 evidenzia sia risorse già allocate, pari ad 3,275 miliardi di € (corrispondenti alla intercorse variazione in aumento rispetto al passato CdP), e sia risorse ulteriori da allocare (quota da finanziare) pari ad 4,514 per un totale complessivo di 7,789 miliardi di € (3,275 + 4,514 = 7,789).

pag58

Tale cifra non è frutto di errore alcuno: è sottoscritta dal Ministero delle Infrastrutture e Trasporti e l’aumento dal 2011 al 2016 (per essere generosi) non è assolutamente imputabile all’interesse al 3,5 % indicato da Virano. Proviamo a fare un calcolo di un eventuale tasso d’interesse al 3,5%  sulle risorse gia allocate pari a 3,275 miliardi di €: poco più di mezzo miliardo di €. Insomma, i conti non tornano. E visto che il senatore Esposito ha dichiarato: «Se fosse confermato un aumento del 165% sarò il primo a chiedere di bloccare l’opera», l’attesa audizione di domani potrebbe riservare clamorose sorprese.

Torniamo alle dichiarazioni del  Ministro Lupi e proviamo a concedergli un margine d’errore: probabilmente si confonde con le risorse assegnate alla Torino Lione di cui all’art. 1 comma 208 dellaLegge di stabilità 2013, dove vengono allocati 2.940 milioni di euro (2) poi successivamente ridotti ad 2,177 miliardi di € (come si legge in nota 2 dell’allegato 1 al CdP 2012-2016).

1) la sezione trasfrontaliera individuata nell’accordo Italia Francia del 2012 è quella “compresa tra Saint-Jean-de-Maurienne in Francia e Susa – Bussoleno in Italia (art. 2 lettera b)
2) art. 1 comma 208 LEGGE 24 dicembre 2012, n. 228: Per il finanziamento di studi, progetti, attivita’ e lavori preliminari nonche’ lavori definitivi della nuova linea ferroviaria Torino-Lione e’ autorizzata la spesa di 60 milioni di euro per l’anno 2013, di 100 milioni di euro per l’anno 2014, di 680 milioni di euro per l’anno 2015 e 150 milioni per ciascuno degli anni dal 2016 al 2029.

L’avv. Massimo Bongiovanni, del legal team NO TAV,  afferma di essere in attesa dell’audizione del Ministro Lupi sul costo dell’opera TAV Torino Lione, il ministro che boccia la proposta della commissione d’inchiesta ma promette “costante e trasparente informazione” riuscirà ad informarsi? Intanto proprio Lupi è atteso il 17 novembre a Bardonecchia per l’apertura del diaframma della seconda canna del Frejus, quella sì, decisamente a buon punto. Sarà per questo che Gavio tenta la scalata finale [notate, nell’articolo su Lo Spiffero, un commento dell’ex-no-tav Antonio Ferrentino: “Assolutamente d’accordo con Stefano Esposito”. ] ?

Simonetta Zandiri – TGMaddalena