EBOLA: L’ALLARME EPIDEMIA NEI TWEET ITALIANI

Un gruppo di esperti ha analizzato i post sulla piattaforma di microblogging. Dai primi messaggi di solidarietà alle popolazioni colpite alla paura del contagio. Ecco i trend e i personaggi più attivi

Mappa a cura di Francesco Zaffarano

 12/10/2014
ANTONINO CAFFO
 

Quanto è vicino il tema ebola alla nostra nazione? Come ne parlano sui social network gli italiani, esprimendo paure, dubbi e commentando le notizie provenienti da tutto il mondo? Nei giorni scorsi abbiamo visto come la tecnologia possa essere utile per evidenziare il trend del contagio e analizzare i paesi più colpiti attraverso una mappa interattiva ma è anche studiando i social network che si può capire come i singoli paesi stanno reagendo a ciò che gli USA considerano l’epidemia più grande dopo l’Aids.  

Per questo l’agenzia italiana WatkinsMedia, con sede a Bari, ha raccolto e analizzato tutti i tweet in lingua italiana contenenti la parola ebola e condivisi sul microblog dal 1 gennaio all’8 ottobre 2014. L’analisi è stata effettuatatramite gli strumenti di monitoraggio di Brandwatch, società londinese che ha già all’attivo importanti studi sui trend dei social media, come quelli inerenti le rivolte londinesi nel 2011 e il lancio di Spotify negli Stati Uniti. 

 L’analisi di Twitter rappresenta un importante indicatore di quanto il tema ebola sia diventato centrale nella vita dei cittadini italiani nel corso del tempo. Se nel mese di gennaio la media dei post contenenti la parola “ebola” era 1, a settembre si sono contati almeno 3.000 messaggi al giorno, una crescita progressiva che è andata di pari passo con la scoperta di nuovi casi di contagio (o presunti tali) in Europa. È dal mese di luglio che il volume dei tweet giornalieri è aumentato costantemente, superando la soglia dei 2.500 giornalieri e senza scendere mai al di sotto dei 1.000. 

 Ma questo cosa vuol dire? Twitter racconta davvero cosa sta a cuore agli italiani o è rappresentativo solo di una piccola fetta di popolazione?  

 “I social network rappresentano oggi un punto di vista privilegiato sulla società, sono il luogo virtuale in cui milioni di italiani esprimono pareri, giudizi, impressioni. Twitter, a differenza di Facebook, poggia le basi su una rete incentrata sulla notizia (da verificare poi se reale o meno ndr.) e per questo è diventato quasi un simulacro di ciò che interessa l’opinione pubblica. Sebbene la popolazione attiva su Twitter non sia demograficamente corrispondente a quella reale, la piattaforma resta oggi il miglior strumento di indagine per i processi sociocomunicativi in atto” – si legge nel report di WatkinsMedia. 

 È interessante notare come, a tal proposito, il tema ebola sia stato trattato all’inizio su Twitter solo dalle organizzazioni umanitarie, come Unicef, o dagli utenti particolarmente interessati all’andamento della salute nel Sud Africa.L’unico politico che ha tweetato sul caso ebola è stato Matteo Salvini, già agli inizi di maggio, con il post: “Con sbarchi di migliaia di clandestini senza controlli sanitari rischiamo il ritorno di ebola e tubercolosi”. Nel momento in cui i casi di ebola sono usciti fuori dal Sud Africa, con le prime notizie negli Stati Uniti, il trend ha subito un forte incremento, con la discesa in piazza di altri personaggi famosi, come la cantante Fiorella Mannoia (”… un retweet per aiutare i malati in Africa #usacanfightebola”) e gli account di testate nazionali, tra cui il Corriere, Sky e Ansa, che hanno cominciato ad intensificare i contenuti sul tema. 

 Secondo il report, uno dei picchi del tema ebola su Twitter è arrivato il 12 agosto, all’indomani del decesso del missionario spagnolo infettato dal virus e dell’autorizzazione dell’OMS all’uso di farmaci sperimentali. Proprio il mese di agosto può essere considerato lo spartiacque tra una prima fase, in cui i post sull’ebola erano discontinui, e una seconda fase post-estiva, che ha visto un vero e proprio boom di contenuti sull’argomento.  

 “I social oggi sono importantissimi nello studio del sentimento nazionale – ci spiegano Matthew Watkins e Marco Sebastio di WatkinsMedia – spesso leggiamo dell’influenza dei social network negli Stati Uniti ma anche in Europa, e in Italia, Twitter e Facebook sono uno specchio reale di quello che accade nel paese. Grazie al supporto di Brandwatch, lo stato dell’arte del monitoraggio su internet, abbiamo potuto analizzare il modo in cui i nostri connazionali hanno condiviso pensieri e paure con il caso ebola e un contagio che sembra avvicinarsi ogni giorno di più. Così abbiamo individuato uno dei più grandi poteri di Twitter, saper informare ed educare le persone prima che un avvenimento incalzante, come un pericolo del genere, raggiunga davvero i nostri confini”.  

 Il 9 settembre si è toccato il picco assoluto di menzioni del caso ebola, in concomitanza con la notizia di un possibile contagio a Civitanova Marche, poi rientrato. I 42.867 tweet postati dal 30 settembre all’8 ottobre sono il segnale di una psicosi che si sposta visibilmente dall’ambiente lavorativo e domestico a quello 2.0. Cambia la consapevolezza e la conoscenza del virus. I termini sconnessi che venivano individuati nei mesi precedenti lasciano spazio a quelli inerenti persone, nazioni ed eventuali cure. “Spagna”, “Madrid” “infermiera”, “dosi” sono le parole più tweetate al fianco di “ebola”. Un trend in grado di portare a 10.000 i post al giorno relativi alla malattia (più che triplicati rispetto a due settimane fa) in una serie di grafici altalenanti che seguono l’onda emotiva del pericolo contagio vissuto dagli italiani. 

EBOLA: L’ALLARME EPIDEMIA NEI TWEET ITALIANIultima modifica: 2014-10-13T14:26:59+02:00da davi-luciano
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