- condanna fortemente questi crimini israeliani nei Territori palestinesi occupati, che riflettono il disprezzo di Israele per le vite dei civili palestinesi;
Archivi giornalieri: 28 gennaio 2014
I familiari dei suicidi chiederanno risarcimenti allo Stato
scandalo! Loro evadono e dobbiamo pure risarcirli? Allertate la società civile
Si prepara un’azione legale di fronte alla giustizia europea. L’annuncio è stato dato da Roberto Cavasin, rappresentante del Movimento 9 Dicembre, nel corso di uno storico incontro con il presidente della Provincia di Treviso, il primo esponente istituzionale a confrontarsi con la protesta popolare. Muraro aderisce all’iniziativa contro lo Stato.
VIDEO
http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=Y4o7OQQPDoY
IN RISPOSTA A MASSIMO CHE CHIEDE: ” E ALLORA ? ” A LUCA CHE PARLA DI BANKITALIA
Si intende dire che l’ingente quantità di oro che fa parte delle riserve nazionali è del popolo italiano, come da implicita confessione della Banca d’Italia stessa.
Che quando ne fu depositata buona parte presso un conglomerato semi pubblico di banche americane molto probabilmente il contratto prevedeva che le stesse potessero prestarlo, venderlo, offrirlo in garanzia a terzi. Guadagnandoci sopra, ma senza corrispondere a noi interesse alcuno.
Proviamo a fare un conto degli interessi composti sul valore dell’oro depositato, calcolati sui decenni di durata del deposito. Fa tanto, vero?
Ciò sia detto salvo prova contraria, che purtroppo non è dato di avere perché il contratto originario non è mai stato divulgato.
Che c’è motivo di pensare che la Federal Reserve non sia in grado o non voglia restituire agli italiani l’oro depositato. Comunque: non in tempi ragionevolmente brevi, come per esempio quelli imposti da un’emergenza di liquidità.
Che nell’ottobre 2012 un tribunale tedesco, ( non un tribunale, la corte dei conti ndcdc) su ricorso di cittadini tedeschi, ha sentenziato che la banca centrale (Bundesbank) dovrà controllare annualmente con ispezioni in loco la consistenza delle riserve auree tedesche depositate fuori dalla Germania.
Che secondo il giornale Der Spiegel poco meno della metà delle riserve auree nazionali tedesche sono (o dovrebbero essere) depositate presso la Federal Reserve Bank of New York.
Più precisamente: presso un deposito sotterraneo scavato a 15 metri sotto il livello del mare in Liberty Street, a Manhattan.
Che la Bundesbank ha conseguentemente chiesto di ispezionare il deposito e di reimpatriare almeno parte dell’oro.
Che in Germania i cittadini si organizzano per tutelare i loro diritti (v. es: http://www.gold-action.de/campaign.html) e i tribunali e la banca centrale agiscono nel rispetto del diritto e per la difesa degli interessi dello stato tedesco.
Che da noi finora né il governo, né il parlamento, né un tribunale, né la Banca d’Italia, né i cittadini italiani hanno battuto ciglio davanti a rischi plurimi, provenienti da soggetti diversi, vecchi e nuovi, di sottrazione di una rilevante parte della nostra riserva aurea.
Tanto che si registra un certo affollarsi di ladri davanti a un bene che appare tanto male custodito.
E allora? E allora: forza!
http://corrieredellacollera.com/2014/01/27/in-risposta-a-massimo-che-chiede-e-allora-a-luca/#more-21246
In futuro l’esercito Usa sarà composto anche da Robot Terminator
ooopss…anche molti tipi delle FFOO saranno inutili, mica tutti possono essere presi da Eurogenfor a fare gli esattori fiscali per conto della BCE
Pazienza, è il progresso che tanto viene difeso….
E vuoi che l’Italia non sarà la prima tra gli “alleati” a comprare questi ammenicoli? Non si può essere mica contro il padrone
By Edoardo Capuano – Posted on 25 gennaio 2014
FBI è pronta al Programma di Riconoscimento Facciale
Sorridi, l’Fbi ti osserva. Il progetto Next Generation Identification dell’agenzia federale, partito nel 2010 con un budget di un miliardi di dollari, è ormai entrato nel vivo e nel suo ambito più controverso: il programma di riconoscimento facciale. Secondo il Bureau, poter confrontare i volti di persone presenti sulla scena di un delitto, o fermati per un controllo, con un database di 12 milioni di immagini di noti criminali, consentirà di identificare e arrestare i colpevoli più rapidamente, e con maggiore efficacia.
Electrolux dimezza i salari degli operai: da 1400 a 700 euro al mese!
27/01/2014 22:49 | LAVORO – ITALIA | Fonte: controlacrisi.org | Autore: A. F.
SCENARIO GRECO PER LA TURCHIA, COME FINIRA’ ?
UKRAINA, I MANIFESTANTI CIRCONDANO L’AMBASCIATA USA CON SLOGAN: YANKEES GO HOME
Davos, capitali e ciarle
se non avessero avuto uno stuolo di collaborazionisti in ogni ambito della società, compreso quello delle lotte per le masse non avrebbero potuto agire così velocemente ed impunemente
LUNEDÌ 27 GENNAIO 2014
di Carlo Musilli
Un immenso teatrino per chiudere affari, stringere rapporti e – davanti alle telecamere – friggere aria. Il palcoscenico è a Davos, in Svizzera, dove ogni anno si svolge il World economic forum. L’ultima edizione, la 44esima, si è tenuta la settimana scorsa: gli invitati erano 2.500 tra grandi della finanza e dell’economia, rappresentanti di Stati e di governi.
Per l’Italia, fra gli altri, erano presenti Davide Serra, finanziere amico di Matteo Renzi, Mario Greco, ad di Generali, Paolo Scaroni, numero uno di Eni, Federico Ghizzoni, Ceo di Unicredit, i ministri degli Esteri e del Tesoro Emma Bonino e Fabrizio Saccomanni e il governatore di Bankitalia Ignazio Visco. Hanno timbrato il cartellino anche gli alfieri di Intesa Sanpaolo, Geox, Sace, Illy e Ariston.
Stavolta la friggitoria d’aria voleva manifestare una qualche preoccupazione per il sociale, ma come sempre si è rimasti sul terreno delle dichiarazioni d’intenti, dei progetti aleatori. Nel frattempo, quello che davvero stava accadendo a Davos era la solita celebrazione autoreferenziale dello status quo. Lo stesso che ha prodotto gli squilibri contro cui oggi si finge di combattere.
Mettiamo da parte le tesi complottiste di chi vede nel Wef una misteriosa riunione di malefici burattinai, una sorta di edizione ripulita del tanto romanzato Bilderberg. Quello che conta davvero, a Davos, sono le relazioni fra capitale privato e istituzioni pubbliche: i Ceo e gli alti dirigenti delle multinazionali più ricche volano ogni inverno in Svizzera per capire dove conviene dirottare investimenti e speculazioni, mentre i politici fanno a gara per convincerli a puntare sui loro Paesi. Questo è l’obiettivo fondamentale, il resto è contorno mediatico, fra dibattiti e workshop.
In verità, il Forum di quest’anno ha provato a rifarsi l’immagine parlando di “capitalismo sostenibile” e “responsabile” per “rimodellare il mondo” in ambiti universali come la salute, l’ambiente e il lavoro. Buone intenzioni che stridono con la realtà storica, fotografata da Oxfam in un rapporto pubblicato giusto alla vigilia del Wef. Secondo l’ Oxford Commitee for Famine Relief (una confederazione di 17 organizzazioni non governative), sul nostro pianeta appena 85 persone gestiscono una quantità di ricchezza pari a quella detenuta da altri 3,5 miliardi d’individui, oltre la metà della popolazione mondiale.
Una distribuzione delle risorse che difficilmente potrebbe essere più sbilanciata, e che – secondo Oxfam – è stata prodotta dalle élite economiche mondiali facendo pressione sulle classi dirigenti politiche per truccare le regole del gioco, erodendo il funzionamento delle istituzioni democratiche. “Il rapporto dimostra con esempi e dati provenienti da molti Paesi che viviamo in un mondo nel quale le élite che detengono il potere economico hanno ampie opportunità di influenzare i processi politici – spiega Winnie Byanyima, direttrice di Oxfam International -, rinforzando così un sistema nel quale la ricchezza e il potere sono sempre più concentrati nelle mani di pochi, mentre il resto dei cittadini del mondo si spartisce le briciole. Un sistema che si perpetua, perché gli individui più ricchi hanno accesso a migliori opportunità educative, sanitarie e lavorative, regole fiscali più vantaggiose, e possono influenzare le decisioni politiche in modo che questi vantaggi siano trasmessi ai loro figli”.
Stando alle affermazioni di principio, l’ultimo Forum di Davos avrebbe dovuto segnare una svolta per correggere questo sistema. Peccato che in Svizzera non ci fosse nessuno a rappresentare gli interessi di quei 3,5 miliardi di poveri. Erano presenti, invece, i vertici di aziende indagate e/o condannate in varie parti del mondo per reati finanziari e/o fiscali. C’era perfino il presidente del Kazakistan, Nursultan Nazarbaev, il cui governo è accusato di corruzione. In effetti è comprensibile, visto che, tra quota di partecipazione e biglietto, il soggiorna a Davos costa più di 50mila euro a persona, creando un indotto per l’economia locale che in pochi giorni vale tra i 25 e i 45 milioni di franchi svizzeri.
Se davvero volessero fare qualcosa per l’altra metà del pianeta, in linea puramente teorica, i leader politici potrebbero costringere le multinazionali globali a versare tasse adeguate ai loro profitti, a pagare in modo dignitoso i dipendenti, a farsi carico di alcuni oneri sociali. Invece conversano amabilmente fra le montagne svizzere, blandiscono i facoltosi manager, stringono mani e sorridono. Il commento migliore a questa prassi ultraquarantennale è forse quello di Boris Johnson: “Davos – sostiene il sindaco di Londra – è una costellazione di ego coinvolti in massicce orge di adulazione reciproca”.
http://www.altrenotizie.org/economia/5852-davos-capitali-e-ciarle.html