Il dossier degli scienziati greci: «Distruzione letale per l’ecosistema»

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E’ una rela­zione shock, che sbu­giarda i nostri gover­nanti. Un’informativa che getta un’ombra ancor più fosca sull’arsenale siriano che farà rotta verso il porto di Gioia Tauro tra qual­che giorno. È Pino Romeo, urba­ni­sta, coor­di­na­tore del tavolo tec­nico di tutela ambien­tale della Piana, tra i fon­da­tori del comi­tato con­tro il rigas­si­fi­ca­tore di San Fer­di­nando, a con­se­gnarla al mani­fe­sto dopo averla espo­sta suc­cin­ta­mente nell’infuocata assem­blea di lunedì sera, alla pre­senza dei sin­daci in par­tenza per Roma. Dove ieri “l’operazione Gioia Tauro” ha avuto il via libera del governo. Un atto d’imperio, un sopruso. Con­tro la popo­la­zione. In spre­gio alla legge ita­liana e alla Con­ven­zione di Aarhus, rati­fi­cata dall’Italia con la legge 108 del 2001, che mette al cen­tro di ogni pro­cesso deci­sio­nale la par­te­ci­pa­zione. E lo sce­na­rio è alquanto tetro, secondo quanto emerge dalle carte in nostro pos­sesso. «Siamo entrati in con­tatto con gli alti espo­nenti della comu­nità scien­ti­fica di Demo­cri­tos (gli omo­lo­ghi del Cnr, ndr) di Atene e del Poli­tec­nico di Creta, che par­lano di com­pleta distru­zione dell’ecosistema che gra­vita intorno al Medi­ter­ra­neo cau­sato dalla distru­zione delle ogive» spiega Romeo. La neu­tra­liz­za­zione delle armi siriane, insomma, avrà effetti letali, a due passi da noi. Per­chè, una volta scelto Gioia Tauro, come porto su cui effet­tuare il tra­sbordo, la que­stione ancora irri­solta, su cui Bonino, Lupi, Mauro, Orlando e Letta prima o poi dovranno dar conto, riguarda il luogo dove verrà distrutto l’arsenale mediante idro­lisi. E gli studi degli scien­ziati greci ras­si­cu­rano ben poco. «L’armamento sarà distrutto nella zona di mare ad ovest di Creta, con la con­ni­venza delle auto­rità gre­che, ita­liane e mal­tesi» ha detto a chiare let­tere il col­la­bo­ra­tore scien­ti­fico di Demo­cri­tos, ed ex pre­si­dente dell’Unione dei chi­mici greci, Nikos Katsa­ros. «Se tale neu­tra­liz­za­zione sarà effet­tuata tra­mite il pro­cesso di idro­lisi, non c’è da stare tran­quilli. Si tratta di un metodo estre­ma­mente peri­co­loso, con con­se­guenze impre­ve­di­bili per l’ambiente medi­ter­ra­neo e i popoli vicini». Gli effetti saranno la necrosi com­pleta dell’ambiente inte­res­sato e l’inquinamento marino tra il mar Libico ed il mar di Creta. Il pesce sarà avve­le­nato dalla con­ta­mi­na­zione, al pari della popo­la­zione che lo con­su­merà. Di seri rischi parla il pro­fes­sor Evan­ge­los Gida­ra­kos, del Poli­tec­nico di Creta, che ha lan­ciato l’allarme alle auto­rità gre­che, che per ora pre­fe­ri­scono tacere. «Que­ste sostanze chi­mi­che sono miscele di agenti peri­co­losi e tos­sici» sot­to­li­nea.
Secondo gli annunci uffi­ciali, le armi chi­mi­che, dopo essere tra­spor­tate dalla Siria, saranno cari­cate nel porto di Gioia nel reci­piente di tita­nio della nave ame­ri­cana Cape Ray. «E poi saranno distrutte col pro­cesso di idro­lisi in acque inter­na­zio­nali tra l’Italia e la Gre­cia, nel tratto di mare tra Malta, Libia e Creta». Sulla con­si­stenza dell’arsenale, i greci danno poi ben altri numeri rispetto a quelli for­niti da Lupi. Gida­ra­kos ha rife­rito che, da fonti atten­di­bili, esi­ste­reb­bero 1.250 ton­nel­late di arma­menti prin­ci­pali ad effetto mor­tale, come i gas sarin e i gas mostarda, ed altre 1.230 ton­nel­late di sostanze pre­cur­sori, uti­liz­zate per la fab­bri­ca­zione delle armi vere e pro­prie, prin­ci­pal­mente com­po­sti chi­mici di cloro e fluoro, di per sé alta­mente tos­si­che. E poi esi­ste una gamma di altre sostanze acqui­state da Dama­sco dopo l’embargo, di pro­ve­nienza e natura ignota. A met­tere inquie­tu­dine è, non­di­meno, l’ultimo punto dello stu­dio del Poli­tec­nico cre­tese. Sostiene Gida­ra­kos che l’idrolisi pro­durrà una terza com­po­nente tos­sica che sarà for­mata diret­ta­mente nelle acque marine. Per­ché l’idrolisi non è più un pro­cesso rela­ti­va­mente sicuro (durante la distru­zione delle armi chi­mi­che al largo del Giap­pone nel secondo dopo­guerra, ad esem­pio) in quanto oggi pro­duce anche scarti in forma liquida, cosa che non suc­ce­deva in pas­sato. Gli atti­vi­sti della Piana, peral­tro, scon­fes­sano Lupi anche in merito al tran­shi­p­ment delle armi nel porto di Gioia. «A Roma si vuol annac­quare il vino con l’acqua usando tec­ni­ci­smi per creare volu­ta­mente con­fu­sione. I por­tuali del Sul, al pari di altri lavo­ra­tori, ci hanno con­fer­mato che è vero che mate­riale tos­sico di que­sta cate­go­ria ne è pas­sato negli anni lungo le ban­chine gio­iesi, ma sostanze letali mai. Sarebbe la prima volta» con­clude Romeo. Il porto cala­brese si tro­ve­rebbe, dun­que, in una situa­zione di ecce­zio­nale e pro­lun­gata peri­co­lo­sità visto che l’imminente carico di gas siriani equi­vale all’intero movi­mento di un anno. In una zona, che secondo la Pro­te­zione civile, è «in piena allerta sismica». Nei due giorni fati­dici Gioia dovrà così smal­tire un carico di sostanze peri­co­lose che di solito assorbe (da nave a nave) in un anno intero. Pos­si­bile? Man­te­nendo suf­fi­cienti e «ordi­nari» stan­dard di sicu­rezza? Agli atti­vi­sti e ai por­tuali il dub­bio rimane.

Lettere dalla Val di Susa#5: Colpirne tre per zittirne migliaia, la Valle chiede aiuto

http://www.bmagazine.it/attualita/item/5924-lettere-dalla-val-di-susa-5-colpirne-tre-per-zittirne-migliaia,-la-valle-chiede-aiuto

Barbara Debernardi Scritto da  Barbara Debernardi
Lettere dalla Val di Susa#5: Colpirne tre per zittirne migliaia, la Valle chiede aiuto

Amiche, amici, fratelli, sorelle, compagni, compagne, che avete con noi condiviso un piatto di pasta o un pensiero, che avete sottoscritto con noi lettere di protesta e grida di indignazione, che avete costruito insieme a noi percorsi e progetti, che avete scritto per chiedere informazioni o per sperimentare la nostra ospitalità, che avete con noi e grazie a noi sperato concretamente in un futuro diverso, che avete eletto la Valle di Susa a patria ideale e la nostra Resistenza a modello, carissime/i tutte/i, oggi, con dignitosa umiltà, è la Valle a chiedere a voi aiuto.

Alberto, il nostro generoso, vulcanico, onesto, geniale Alberto, che solo i media possono definire leader, perché lui è ben altro e ben di più,

Loredana, la mia ex collega e la mia sempre amica Loredana, che fa la nonna e il Sindaco con altrettanta forte e sorridente passione,

Giorgio, l’ex Sindaco, l’ex Assessore, il mai ex attivista e per me compagno di mille estenuanti riunioni di Comunità montana,

si trovano oggi condannati a pagare il folle indennizzo di 214.180,40 euro alla società LTF, per aver impedito tra l’11 e il 12 gennaio 2010 un sondaggio farsa finalizzato a dare una parvenza di scientificità alla truffa chiamata TAV. Hanno scelto tre persone, da colpire individualmente, per cercare di zittirne migliaia. Perché chiunque di noi poteva essere al loro posto. E perché fino ad oggi nulla ci ha fermato. Non il carcere preventivo, non la campagna diffamatoria, non le accuse di terrorismo. Non i manganelli e i lacrimogeni. Non gli incendi ai nostri presidi.

E non ci fermerà neppure il tentativo di rovinare economicamente tre di noi. Perché Alberto, Loredana e Giorgio non sono soli. Loro sono la Valle.

Ecco perché vi chiedo aiuto. Perché quelle spese le dobbiamo pagare tutti insieme. Come insieme abbiamo combattuto questi anni. Sono certa che farete ogni sforzo per darci una mano. Sono certa che vi inveterete feste e cene, autofinanziamenti e sottoscrizioni. E che alla peggio rinuncerete a due pacchetti di sigarette per spedirci 10 euro. Vi ringrazio fin d’ora, certa che in breve tempo riusciremo a raggiungere la cifra necessaria per ribadire una volta di più, che la Valle di Susa Resiste. E non si compra.

Le offerte vanno versate esclusivamente a:

Conto BancoPosta
Numero: 1004906838
Intestato a: DAVY PIETRO CEBRARI MARIA CHIARA
IBAN – IT22L0760101000001004906838

Con affetto e riconoscenza.

Barbara

Barbara Debernardi è stata sindaco di Condove dal 2004 al 2009. Nella nostra inchiesta sul tav, Val di Susa, 2 giorni prima dell’inferno (riportata sotto), ci ha parlato della sua esperienza politica, emblematica per comprendere la trasversalità degli interessi sull’altra velocità. Suo è anche il drammatico racconto che apre il videoreportage.

Cattura

Strage Viareggio, peggiora la posizione di Moretti. Pm: “Ad di fatto di ogni società Fs”

http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/01/22/strage-di-viareggio-si-aggrava-la-posizione-di-moretti-pm-amministratore-di-fatto-di-ogni-societa-fs/853859/

La Procura di Lucca durante l’ultima udienza del processo ha modificato i capi di imputazione per l’amministratore delegato di Ferrovie dello Stato. “Aveva poteri apicali di indirizzo che, di fatto, esercitava con atti di concreta ingerenza nella gestione”. I familiari delle vittime: “E’ una bella notizia”

Strage Viareggio, peggiora la posizione di Moretti. Pm: “Ad di fatto di ogni società Fs”
Si aggrava la posizione processuale di Mauro Moretti, ad di Ferrovie dello Stato imputato per la strage ferroviaria di Viareggio. Secondo i pm della Procura di Lucca, Moretti, in qualità di amministratore delegato di Fs, aveva “poteri apicali di indirizzo” che, di fatto, esercitava con “atti di concreta ingerenza nella gestione” delle altre società del gruppo, come Rfi e Trenitalia. Insomma, Moretti avrebbe avuto più potere decisionale nelle scelte della holding di quello che finora gli è stato attribuito. E’ questa la modifica della procura, apportata nell’udienza per la strage del 29 giugno 2009 nella quale persero la vita 32 persone. E proprio alcune di quelle scelte potrebbero – accerterà il processo – aver contribuito a far scoppiare il finimondo tra le strade di Viareggio.

“E’ una contestazione importante – spiega un avvocato di parte civile, Gabriele Dalle Luche -. Noi avevamo sempre sostenuto che, al di là dei ruoli ufficiali, lui fosse l’ad di fatto anche delle altre società del gruppo coinvolte nel processo. I reati contestai rimangono gli stessi, ma questa nuova imputazione sottolinea come il ruolo di Moretti sia considerato centrale”. “E’ una bella notizia – commenta Daniela Rombi, dell’associazione dei familiari delle vittime il “Mondo che vorrei” -. Abbiamo sempre sostenuto che il potere di Moretti si estende anche alle altre società del gruppo”.

Per uno dei difensori di Moretti, l’avvocato Armando D’Apote, invece, la mossa di oggi “è un segno di debolezza della procura, che si arrabatta a cercare un’imputazione che possa reggere”.

Gli imputati sono 33. Oltre a Moretti, ci sono i vertici e i funzionari delle società del gruppo Fs e della Gatx, che era la proprietaria del convoglio deragliato. A processo anche responsabili e dipendenti dell’officina tedesca Jungenthal e della ditta italiana Cima: la prima revisionò e la seconda montò l’asse che, spezzandosi, al passaggio dalla stazione di Viareggio fece deragliare il convoglio carico di gpl: il gas uscì ed esplose, radendo al suolo via Ponchielli. La prossima udienza si terrà il 26 febbraio, e potrebbe rappresentare una svolta nell’iter processuale: inizieranno, infatti, ad essere presentate le prove a carico degli imputati.

Torturati dai sauditi, la Corte europea dei diritti umani nega giustizia

come? I sauditi, del regno monarchico che tanto la nazione paladina della democrazia, gli Usa, tanto ritengono degna di esportare la libertà ed i diritti in Siria?

18:07 | Pubblicato da admin |
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Tre cittadini britannici – Alexander Mitchell, Leslie Walker e Ron Jones – non otterranno giustizia per le brutali torture subite nelle carceri dell’Arabia Saudita oltre un decennio fa.
L’ultima speranza gliel’ha negata martedì 14 gennaio la Corte europea dei diritti umani, respingendo il loro ricorso contro la decisione della Camera dei Lord di Londra di non procedere contro le autorità saudite. Il motivo? Il principio di diritto internazionale per cui funzionari statali godono dell’immunità rispetto alla giurisdizione di un altro stato.
Una quarta vittima,  il canadese Bill Sampson, è morto due anni fa.
 
Mitchell (capo anestesista all’ospedale delle forze di sicurezza saudite), Walker e Sampson  (uomini d’affari) erano stati arrestati tra il 2000 e il 2001 nella capitale Riad con l’accusa di aver preso parte a un’ondata di attentati nel paese. Jones, consulente fiscale, era stato arrestato nel 2002 mentre si trovava ricoverato in ospedale dopo che era rimasto ferito in un ulteriore attentato.
 
Durante la detenzione, che per Jones durò 67 giorni e per gli altri tre occidentali due anni e mezzo, i quattro uomini vennero tenuti a lungo in isolamento, privati del sonno, stuprati e sottoposti a pestaggi e alla somministrazione di droghe allucinogene.
 
Mitchell, Walker e Sampson furono costretti a confessare le loro “colpe” in televisione e vennero condannati dopo processi farsa: Walker a 18 anni, Mitchell e Sampson alla decapitazione. Leggete qui il racconto di Mitchell.
 
I quattro vennero rilasciati nel 2003, quando le autorità saudite si resero conto che era impossibile sostenere ulteriormente la tesi, mai provata e smentita sia dall’inizio, di una faida tra bande di occidentali per il controllo del commercio illegale di alcoolici. Inoltre, mentre loro erano in carcere, gli attentati rivendicati da al-Qaeda si susseguivano.
 
Dopo più di 10 anni di sentenze sfavorevoli e di ricorsi vani, Mitchell, Walker e Jones devono essersi fatta un’idea dell’effettivo impegno del loro paese nella lotta alla tortura.
 
I tribunali britannici hanno ragionato come se il diritto internazionale fosse stato inventato per proteggere i torturatori. Hanno scambiato, come la Corte europea, l’immunità per l’impunità.
 
”Temo che il punto di vista della maggior parte dei giudici non solo estenda in modo ingiustificato l’immunità dello stato ai succitati funzionari, ma dia anche l’impressione di estendere l’impunità per gli atti di tortura a livello globale”.
 
Con queste parole la giudice della Corte europea Zdravka Kaladjieva ha espresso parere contrario nei confronti della sentenza.
 

CANI E GATTI – I BAMBINI SONO PIÙ SANI SE NE AVETE IN CASA

Posted on gennaio 22, 2014 by pjmanc
 
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CONDIVIDERE LA CASA CON UN ANIMALE DOMESTICO STIMOLA IL SISTEMA IMMUNITARIO NEI BAMBINI. A dichiararlo un recente studio su bimbi finlandesi compiuto da ricercatori coadiuvati dai genitori dei piccoli. Sporco e microbi sembrerebbero difenderci da molte allergie, allontanando le infezioni alle alte vie respiratorie. “Genitori rilassatevi e concedete ai vostri figli l’esperienza unica di crescere accanto ad un amico a quattro zampe!”Condividere la casa con un animale domestico stimola il sistema immunitario nei bambini.Una nuova ricerca pubblicata a giugno su Pediatrics dimostra che i bambini che hanno vissuto, durante il primo anno di vita, a contatto con un animale domestico si ammalano meno frequentemente. Lo studio confema anche, che un ambiente troppo pulito non è un luogo ideale per i piccoli. Condividere la casa con un cane o un gatto può stimolare le difese immunitarie.
 
LO STUDIO INFATTI PROVA CHE LO SPORCO E I MICROBI portati in casa dagli animali domestici potrebbero rafforzare le comunità di batteri, lieviti utili e altre creature microscopiche che vivono nel corpo di un bambino nella prima fase di sviluppo. I ricercatori europei hanno monitorato la salute di 397 bambini finlandesi nati tra il mese di settembre 2002 e il mese di maggio 2005. I genitori, dalla nona settimana in poi, avevano il compito di compilare un diario settimanale per documentare la salute dei propri figli; dovevano annotare se i bambini presentavano muco nel naso, se soffrivano di otiti, se avevano la gola arrossata, il sintomo della tosse o altre patologie legate all’apparato respiratorio e ovviamente dovevano anche scrivere l’eventuale somministrazione di antiobiotici.Quando i bambini hanno compiuto il primo anno , i genitori sono stati invitati a compilare un questionario. Dalla ricerca è emerso che i bimbi che vivono con i cani e i gatti sono più in salute rispetto ai bambini che non ne posseggono; ad esempio, i bambini cresciuti con i cani hanno il 44% di probabilità in meno di sviluppare infezioni all’orecchio e il 29% di probabilità in meno di dover usare antibiotici durante il primo anno di vita.Lo sporco ed i microbi portati in casa dagli animali domestici potrebbero rafforzare le comunità di batteri, lieviti utili e altre creature microscopiche che vivono nel corpo di un bambino nella prima fase di sviluppo.Dalla ricerca è anche emerso che la percentuale aumenta se gli animali vivono in casa meno ore; le famiglie, ad esempio, in cui i gatti erano presenti dentro casa per almeno 16 ore al giorno, hanno avuto bambini sani per il 70,8% del tempo, mentre nelle case in cui i gatti erano dentro per meno di sei ore al giorno è stato rilevato che i figli erano sani per il 78,2% del tempo, mentre i piccoli, invece, nati e vissuti in famiglie senza gatti solo il 66,1%.
 
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UN QUADRO SIMILE SI E’ DELINEATO anche nelle famiglie in cui i cani erano presenti per meno di 6 ore al giorno; la ricerca ha dimostrato che questi bambini non hanno contratto malattie per il 75,7% del tempo contro il 72,2% dei piccoli vissuti con cani sempre presenti in casa mentre, i bambini cresciuti senza cani non si sono ammalati per il 64,8% del tempo.La spiegazione fornita dai ricercatori è che gli animali che hanno passato più tempo all’aria aperta hanno portato più sporco nelle case concedendo ai bambini l’opportunità di stare più a stretto contatto con esso. La continua esposizione ha permesso al loro sistema immunitario di svilupparsi più velocemente di quanto normalmente si svilupperebbe.”Il continuo contatto con gli animali domestici nei primi mesi di vita riesce a stimolare il sistema immunitario nella lotta contro le infezioni“Fino ad ora gli studi per verificare quanto gli animali domestici influenzano la salute umana sono stati concentrati sulle allergie e non sulle malattie”, ha dichiarato l’attuale presidente del Dipartimento di Pediatria presso il Saint John’s Hospital a Santa Monica, la Dr. Danelle Fisher, che non era coinvolta nella ricerca. “È chiaro – ha continuato la Fisher – che il continuo contatto con gli animali domestici nei primi mesi di vita riesce a stimolare il sistema immunitario nella lotta contro le infezioni”.
 
 
UNA PRECEDENTE RICERCA della University of California, San Francisco, presentata il 19 giugno al meeting annuale dell’American Society for Microbiology, ha mostrato che nelle case in cui sono presenti cani vi sono delle polveri che sembrano proteggere i neonati dal Virus Respiratorio Sinciziale (VRS), il virus stagionale responsabile di numerose affezioni delle vie aeree del bambino; secondo la ricerca esiste una stretta correlazione tra l’infezione da VRS e l’asma infantile.Le nuove scoperte potrebbero placare l’ansia di genitori troppo ansiosi e contro la convivenza del proprio figlio con un animale domestico. Il consiglio elargito sempre dalla Fisher a questa tipologia di genitori è di tenere un cane o un gatto dentro casa perché preserva da molte allergie; grazie a questi ultimi studi, la dottoressa sente di poter affermare con molta tranquillità che, i bambini hanno meno probabilità di infezioni alle alte vie respiratorie nel primo anno di vita se vivono con un animale domestico.
 
*Tamara Mastroiaco
 
Redatto da Pjmanc http:/ ilfattaccio

Valleverde, in crisi un altro famoso marchio italiano

A cavallo fra gli anni Novanta e l’inizio del nuovo millennio,Valleverde non era solamente uno dei marchi della manifattura italiana con bilanci a prova di bomba, ma si proponeva come la scarpa del futuro, lanciandosi sul mercato internazionale con testimonial come il premio Oscar Kevin Costner e il ferraristaEddie Irvine“È bello camminare in una Valleverde” era lo slogan sornione che rimbalzava sui media.
Quindici anni dopo, l’azienda di Coriano di Rimini ha dichiarato fallimento e nelle ultime ore sono scattate perquisizioni a catena in sei città del Nord. Il nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Rimini ha ispezionato le abitazioni e gli uffici dei vertici vecchi e nuovi del calzaturificio, un atto conseguente al fallimento della Spes Spa e della Valleverde Srl.
 
Proprio alla Valleverde Srl spettava il compito di gestire gli asset societari, ma i vertici aziendali hanno chiesto il fallimento lo scorso 19 gennaio. E mentre i 130 dipendenti del calzaturificio hanno inscenato una protesta che continua sotto l’abitazione del curatore fallimentare, i finanzieri cercano di dipanare la matassa: secondo gli inquirenti attraverso un intreccio societario e un utilizzo strumentale del concordato preventivo l’azienda si è vista sottrarre 10 milioni di euro.
 
E ora sette, fra imprenditori e manager, sono stati iscritti nel registro degli indagati dal pm Luca Bertuzzi. Il più noto di tutti èArmando Arcangeli, fondatore dell’originaria Valleverde Spa, mentre gli altri indagati sono l’ex direttore generale e poi liquidatore della Spes, Antonio Gentile, l’amministratore Enrico Visconti, Ernesto Bertola, il responsabile finanziario David Beruffi, Raffele Piacente e una dipendente della Srl.
 
Durante le perquisizioni sono stati sequestrati documenti materiale informatico. La Guardia di Finanza ha scoperto una truffa che vede coinvolte la nuova e la vecchia gestione dell’azienda: l’affitto dell’azienda per la gestione del calzaturificio e del magazzino non è mai stato pagato dalla Valleverde Srl che sostiene di aver cessato il pagamento del canone alla sparizione del magazzino. In realtà i fondi sarebbero stati dirottati verso altre società.
 
E a rimetterci sarebbero stati i lavoratori che sono senza stipendio da tre mesi e che sostengono le ragioni dei nuovi vertici aziendali, unitamente ai manager che protestano contro il provvedimento di sequestro previsto sia per lo stabilimento riminese di Coriano che per la rete di punti vendita sparsa in tutta Italia.

Crisi: nel 2013 in Italia chiuse 14.269 imprese, +14% in un anno

più che fuori dal tunnel, fuori dal ciclo produttivo

mercoledì, 22, gennaio, 2014
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22 genn – Nel 2013 in Italia hanno chiuso in media 54 imprese ogni giorno, due ogni ora. Lo scorso anno su tutto il territorio nazionale si sono registrati 14.269 fallimenti, in crescita del 14% rispetto al 2012 e del 54% rispetto al 2009. In cinque anni si contano complessivamente 59.570 imprese chiuse, in un trend di costante aumento nel corso delle rilevazioni trimestrali. E’ la fotografia dell’Analisi dei fallimenti in Italia relativa al quarto trimestre 2013 realizzata da Cribis D&B, la società del Gruppo Crif specializzata nella business information.
 
Il quarto trimestre 2013 si è chiuso con un nuovo record di 4.257 fallimenti (+14% rispetto al quarto trimestre 2012, +39% rispetto allo stesso periodo del 2009): nelle rilevazioni trimestrali degli ultimi quattro anni non si era mai registrato un numero così alto di imprese chiuse.
 
“Nonostante alcuni timidi segnali di miglioramento negli indicatori dell’economia italiana, il conto dei fallimenti mostra una situazione ancora molto preoccupante per la situazione delle imprese – ha commentato Marco Preti, amministratore delegato di Cribis D&B – Il quarto trimestre 2013, dopo cinque anni caratterizzati da un trend di peggioramento, registra un nuovo picco, lanciando un allarme sulla capacità di resistenza del tessuto produttivo di fronte al perdurare della crisi”. tmnews

Tribunale Ue respinge 5217 ricorsi contro la Bce

questa europa è talmente dalla parte del popolo che non ammette che questi si difenda dalla BCE, IL TEMPLIO DEI BANCHIERI

giovedì, 19, dicembre, 2013

19 DIC – Il Tribunale Ue di Lussemburgo ha respinto, giudicandoli irricevibili, 5217 ricorsi presentati contro la decisione presa nell’agosto del 2012 dalla Bce di mettere in campo le Outright Monetary Transactions (OMT) per fare muro contro gli attacchi rivolti ai Paesi più deboli dell’Eurozona.
Secondo i ricorrenti, la decisione era da ritenere incompatibile con gli articoli 123 e 125 del Trattato Ue. A loro avviso, gli acquisti di titoli di Stato da parte delle banche centrali e della Bce avrebbero portato a turbolenze sui mercati finanziari danneggiando la stabilità dei prezzi e ridotto il valore del loro patrimonio.
Il Tribunale Ue ha ora stabilito che i ricorrenti non avevano legittimazione ad agire perchè non direttamente interessati dalle misure controverse prese dalla Bce. Ed anche perchè le decisioni della Banca centrale europea necessitavano in ogni caso misure di esecuzione per poter influenzare la posizione dei ricorrenti. (ANSA).
http://www.imolaoggi.it/2013/12/19/tribunale-ue-respinge-5217-ricorsi-contro-la-bce/

Micron, fumata nera al Ministero: 500 licenziamenti in tutta Italia

giovedì, 23, gennaio, 2014
23 genn – “La Micron che aveva già ridimensionato la propria forza lavoro da circa 3200 a 1100 unità nell’anno appena trascorso, ha annunciato di voler procedere con il licenziamento di ulteriori 500 persone in Italia che rappresentano un altro taglio del 50% circa di personale, distribuito nel seguente modo: 128 su 324 dipendenti a Catania, 223 su 507 ad Agrate, 53 su a 131 a Napoli , 17 su 92 ad Avezzano”. E’ quanto emerge, secondo le dichiarazioni del Segretario nazionale dell’UGL Metalmeccanici Luca Vecchio, dall’incontro di questo pomeriggio al Ministero dello Sviluppo Economico tra i vertici della STM e le parti sociali.
“Da oltre quattro anni lanciamo grida di allarme sulla temuta delocalizzazione di Micron dal nostro paese – e nonostante gli ultimi avvenimenti, ricordiamo la cessione dello stabilimento di Avezzano, lo stop produttivo ad Agrate e lo spostamento di alcune attività del design center di Catania negli Stati Uniti. A nulla sono servite le richieste d’intervento alle istituzioni, in particolare – critica l’UGL Metalmeccanici – quelle rivolte alla Regione siciliana. La multinazionale americana, tutt’altro che in crisi, ha acquisito nel 2010 le risorse e i brevetti dei lavoratori italiani provenienti da Numonyx e adesso intende scaricarli senza un valido motivo”.
Micron, infatti, occuperebbe secondo IHS Inc, il quarto posto nella classifica mondiale delle aziende di semiconduttori dopo Intel, Samsung e Qualcomm. “Pertanto, conclude Vecchio -non possiamo rassegnarci all’idea – conclude Vecchio- che la società statunitense possa lasciare il nostro paese senza scrupoli, abbandonando nella disperazione centinaia di famiglie”.
cataniatoday.it
http://www.imolaoggi.it/2014/01/23/micron-fumata-nera-al-ministero-500-licenziamenti-in-tutta-italia/

Il fratello del pm antimafia al ricevimento del boss

ma le star dell’antimafia in virtù dell’autoassegnatosi scettro non devono nemmeno essere controllati, si da per scontato che siano dalla parte giusta, della “società civile”….quella che si auto- autorizza ad essere l’unica ad impartire lezioni di moralitàgiovedì, 23, gennaio, 2014

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23 genn – Nozze, clan e parenti stretti dei pm antimafia. Ad essere immortalato mentre partecipa al ricevimento della nipote paterna del boss Antonio Pelle, alias Gambazza, e del nipote del boss Antonio Nirta, detto «il terribile», è Vincenzo Mollace, fratello «scomodo» del magistrato antimafia Francesco Mollace, di recente trasferito dalla procura di Reggio Calabria a Roma. Lo scenario è un ristorante di Gerace, nella locride. Il dvd che ritrae il fratello del pm mentre s’intrattiene, fra un pasto e l’altro, coi più potenti boss calabresi, è contenuto in un’informativa dei carabinieri di Locri, nelle cui mani è finito praticamente per caso.
 
Siamo nel gennaio 2010 e il reparto speciale «Cacciatori» dell’Arma è sulle tracce di un pericoloso latitante: Stefano Mammoliti. Irrompono nella casa di un secondo latitante di San Luca convinti di scovare la loro preda, ma non trovano nessuno. Si imbattono, però, nel dvd e nel visionarlo restano basiti: a tavola coi mammasantissima c’è infatti Vincenzo Mollace, docente universitario, fratello del pm antimafia e all’epoca dei fatti direttore generale dell’Arpacal, l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente in Calabria.
 
Nell’informativa gli uomini dell’Arma scrivono: «Si nota di spalle con cappotto e cappello di colore scuro Mollace Vincenzo nella zona antistante il buffet, vicino a un soggetto anziano con la coppola, successivamente di fianco vicino a due soggetti di spalle e a Nirta Antonio, alias “terribile”, padre dello sposo, mentre parlano». Intorno a loro, che bevono vino, chiacchierano e mangiano, anche Rocco Morabito, «successore» del boss Giuseppe Morabito «u tiradrittu», e Bruno Gioffrè, che nella «cupola calabrese» occupa il secondo posto più importante.
 
Fra i commensali, come riportato nell’informativa, anche due politici locali: Tommaso Mittiga, sindaco di Bovalino di area Pd, e Domenico Savica, suo «oppositore» in consiglio comunale. Il filmato rinvenuto dai carabinieri fa da riscontro a molti elementi contenuti nelle carte dell’operazione «Inganno» che un mese fa ha portato agli arresti dell’ex sindaco di San Luca, Sebastiano Giorgi, e della «paladina antimafia» Rosy Canale, coordinatrice del «Movimento delle donne di San Luca». Ed è nel corso di questa operazione che gli investigatori hanno intercettato l’ex sindaco Giorgi mentre affermava che gli incontri tra Vincenzo Mollace e i boss si sarebbero intensificati a ridosso delle ultime elezioni regionali. Gli inquirenti si soffermano anche sui rapporti tra Savica e Vincenzo Mollace e dello stesso Savica con Antonio Stefano Caridi, oggi senatore del Nuovo Centrodestra.
 
Luca Rocca il tempo