Il futuro della vicenda valsusina del no all’alta velocità è già scritto nel passato?

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SCRITTO DA: GABRIELLA TITTONEL – GEN• 16•14

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Scoprire pagine di storia passata splendide e trarne spunti anche per l’avvenire: questo quanto avviene ai viaggiatori che attraversano la Valle di Susa e si fermano meravigliati dinanzi a muri ricoperti da antichi affreschi, entrano in cappelle aggrappate ai monti o perse tra i boschi. E si ammutoliscono dinanzi a tanta bellezza, immediatamente percepibile nel suo contenuto, creato per umani non avvezzi ad usar lingua scritta ma a tramandare storie attraverso la memoria orale.

Uno degli itinerari da non perdere è quello ubicato nei luoghi in cui, a causa della costruzione del tunnel geognostico dell’alta velocità, vi sono maggiori difficoltà di percorso, assolutamente da superare per non perdere tanta bellezza. E trarne spunti interessanti anche per gli umani d’oggi.

Il territorio è quello che contiene tracce degli abitanti di seimila anni fa, molte di queste andate perdute o disperse a causa dei devastanti disboscamenti e la cementificazione, prima per la costruzione dell’autostrada ed ora per la determinazione ad aprire, nonostante i palesi pareri tecnici contrari, il tunnel dell’alta velocità . Questo nella valletta della Clarea. Qui sono presenti grandiosi ricoveri degli abitanti di allora ed è ben visibile la fragilità di un versante che periodicamente scarica a valle grandi massi e piene improvvise.

A monte di questa zona, aggrappata alle pendici poco sotto il borgo di Ramat, si trova la piccola chiesa dedicata a Sant’Andrea, della quale si fa menzione per la prima volta nel 1370 e che fu splendidamente affrescata nel 1480 – 90 per interessamento della piccola comunità.

E sono proprio gli affreschi, quattordici quadri, a suscitare l’interesse, per la storia che narrano, quella di Sant’Andrea, fratello di S. Pietro, condannato a morte dal Governatore romano Egea, a Patrasso. Condannato per la fede che professava, fede considerata pericolosa dai potenti del tempo perché ribaltava l’ordine costituito e partiva dal presupposto che tutti gli uomini facessero parte, con pari dignità, ad una unica famiglia umana. Ripercorrendo gli affreschi si vede come Andrea fu condannato, fustigato e messo a morte in croce e questo divenne fermento per la nascita di molti altri cristiani. Poi anche per il potente Egea venne la morte, dopo che fu abbandonato da tutti, per mano dell’affilata spada di un soldato.

Una storia esemplare e terribilmente attuale!

Accanto a questa una seconda indicazione da non  perdere è quella presente sulla parete della cappella di Santo Stefano, nell’omonima frazione di Giaglione. Qui è presente la cavalcata dei vizi e delle virtù. Si tratta di tre strisce di affresco,  databili tra il 1430 – 1490 ed assegnate ai pinerolesi Bartolomeo e Sebastiano Serra, che vedono in alto rappresentate le virtù e la loro vita beata, al centro i vizi ed in basso le pene dell’inferno.

Le virtù, accompagnate da angeli, guardano verso la Gerusalemme celeste, posta sulla sinistra, mentre i vizi capitali vedono uomini e donne collegati fra loro da una catena al collo, posti a cavallo di diversi animali e condotti dai diavoli verso la grande bocca di Lucifero. In basso sono poi rappresentate le pene infernali collegate ad ogni vizio.

E’ presente anche una scritta, in francese antico, che riporta il racconto che si dice fece Lazzaro, richiamato alla vita da Gesù, su quanto ebbe a vedere dell’inferno.

Di particolare interesse in questo viaggio attraverso la memoria per trarne indicazioni per il futuro, è l’ultimo quadro a destra presente nella fascia dell’inferno: qui tre persone, di cui una accovacciata, paiono ripararsi da qualcosa che scende o esce dalle tre montagne. In cui sono aperti due grandi cunicoli, due caverne… Al viaggiatore, soprattutto se introdotto nella questione dell’opera dell’alta velocità valsusina, queste caverne, che per i dannati generano supplizio eterno, oggi narrano di antri dai quali può uscire la morte.

Le domande a fine viaggio sono molteplici: chi può essere oggi Sant’Andrea e chi Egea? Chi sono coloro che eternamente dovranno fare i conti con queste caverne, aperte da loro stessi?

Un tempo, in questi affreschi, i personaggi rappresentati, soprattutto i malvagi, spesso assumevano le sembianze di potenti particolarmente prepotenti e malvagi di quell’epoca.

Se oggi li si dovesse dipingere che volti utilizzerebbe l’artista?

Gabriella Tittonel

16 gennaio 2014

Il futuro della vicenda valsusina del no all’alta velocità è già scritto nel passato?ultima modifica: 2014-01-17T09:25:58+01:00da davi-luciano
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