Francia: vendita di 445 milioni di armi all’Arabia Saudita per bombardare lo Yemen

bambini, yemeniti, sempre musulmani ma non sono vittime di un nemico degli Usa. L’indignazione non è permessa. Il compagno Hollande contribuisce alla causa dello sterminio dei musulmani yemeniti. E’ cosa giusta in quanto politically correct.

 
Bambini fra le rovine in Yemen
 
PARIGI (Pars Today Italian) – Il presidente francese Francois Hollande ha approvato la vendita di armi all’Arabia Saudita, intenta all’aggressione dello Yemen.
Secondo il sito del settimanale Le Point, lunedi Hollande ha emesso l’ordine di vendita di 455 milioni di euro di armi alla monarchia saudita, che dal 26 marzo 2015 a questa parte ha ucciso oltre 14 mila yemeniti, quasi totalmente civili, proprio grazie alle armi ed alle bombe acquistate dalle potenze occidentali.
La Francia, nel 2016, ha ricevuto ordini militari per un ammontare di 20 miliardi di euro, un qualcosa che ha suscitato proteste anche all’interno della nazione.
NotaFrancois Hollande, il presidente socialista che si erge spesso e volentieri a garante dei “diritti umani” e che sale sul piedistallo per dare lezioni a quelli che lui (e l’Occidente) considera “dittatori” da Valdimir Putin a Bashar Al-Assad, ancora una volta si distingue per la sua colossale ipocrisia.
La Francia di Hollande si dimostra come sempre alleata e complice dell’Arabia Saudita, il paese governato dalla Monarchia dei Saud, che sta attualmente conducendo, assieme agli Stati Uniti e con la complicità di altri paesi europei, una campagna di bombardamenti indiscriminati contro la popolazione indifesa dello Yemen, il più povero paese del Medio Oriente.
La Francia fornisce le bombe e gli armamenti, garantendosi mega contratti con i sauditi, indifferente al fatto che quelle bombe e quegli armamenti vengono impiegati per bombardare le case, le scuole, i mercati e persino gli ospedali nello Yemen dove sauditi e statunitensi stanno attuando quella che si può ben definire una “macelleria messicana”. Uno sterminio della popolazione civile che, oltre ai bombardamenti, deve subire un blocco aereo navale che sta portando la popolazione letteralmente alla fame con circa 5 milioni di persone, in maggioranza donne e bambini, che sono sull’orlo della morte per inedia, privi di alimenti, di medicinali e di acqua potabile.
 
Un disastro umanitario, denunciato anche dall’ONU, di grandi proprorzioni e totalmente ignorato dai media, stampa e TV occidentali. Non ci sono le organizzazioni come “Amnesty International” o “Human Right Wath”, quelle che lanciavano grandi appelli per i bombardamenti russi/siriani su Aleppo est, non ci sono servizi sulle TV europee sul dramma che vive la popolazione yemenita, come avveniva invece quando si volevano “salvare” i civili di Aleppo, mentre in realtà si volevano salvare i mercenari armati dall’Occidente e dall’Arabia Saudita che erano rimasti intrappolati nei quertieri est della città.
Ospedale nello Yemen bombardato dall’Arabia Saudita
Per lo Yemen e le sue vittime civili non si leva una voce, sembra si tratti di vittime di serie C per l’Occidente, mentre si sta completando il massacro con la complicità di tutti i leaders occidentali, incluso il nuovo presidente USA che continua tutte le guerre iniziate dal suo predecessore.
 
Di una cosa possiamo però essere sicuri: come spesso accade nella Storia, il sangue dei vinti ricadrà un giorno su tutti quelli che sono stati complici e che hanno chiuso gli occhi davanti alla strage della popolazione yemenita.
 
Fonte: Pars Today Nota di Luciano Lago Mar 21, 2017

Per i bambini di Mossul, la Goracci non piange. Chiediamoci perchè

Non abbiamo né pane né acqua”, dice la donna: “Facciamo appello alle organizzazioni umanitarie,   che ci invino aiuti, soprattutto pane e acqua, e anche beni come gas, combustibile, generatori elettrici”.  E’ una delle forse  centomila persone fuggite da Mossul, sottoposta ai bombardamenti americani dall’ottobre scorso per “liberare Mossul da Daesh”.
L’operazione  è stata chiamata “Inherent Resolve”, che sarebbe “determinazione innata”. Gli  americani però, agli sfollati non offrono alcun aiuto umanitario.   Migliaia  di sfollati si  affollano nel villaggio  di Hammam al-Alil, 30 chilometri a Sud di Mossul, dove non è nemmeno in allestimento un campo-profughi provvisorio:  mancano tende, tutti i generi di prima necessità;   i fuggitivi non hanno denaro – la donna che parla, insegnante, non riceveva lo stipendio da due anni nella città occupata dall’IS né piccoli beni da scambiare per il cibo e l’acqua. Non c’è nemmeno un qualche serbatoio dove raccogliere  l’acqua.  “L’aiuto umanitario non arriva fino a noi.  I pacchi sono aperti, saccheggiati e poi richiusi”.   La situazione igienica è ovviamente   critica. La catastrofe umanitaria è imminente.
Questa assenza  internazionale ha un motivo: il silenzio dei media. Le ONG sono assenti, perché il caso non è mediatico.  Nulla di simile alle lacrime sparse su Aleppo Est bombardata dai russi  spietati, che colpivano  gli innumerevoli ospedali pediatrici di una città che, occupata da Daesh,  era piena di bambini.  Eppure ci sono bambini anche  con gli sfollati di Mossul, oltre 50 mila secondo l’Unicef.
E in pericolo imminente. Niente: qui niente convogli Onu guidati dal valoroso Staffan de Mistura, niente Caschi Bianchi premiati ad Hollywood che  tiravano fuori i bambini di Aleppo dalle macerie e li fotografavano.  E  nessuna lacrima della inviata della Rai, la animosa Goracci: le ha spese tutte per singhiozzare su “L’ultimo ospedale di Aleppo eliminato” dai cattivi russi (era sempre l’ultimo rimasto),  per i bambini affamati e senza medicinali, che richiedevano assolutamente una tregua, perché Daesh si potesse riorganizzare.
Intendiamoci,  la Goracci c’è stata a Mossul: ai primi di novembre, embedded nelle truppe irachene . Ha fatto i servizi d’ordinanza su un quartiere  liberato, le necessarie foto-opportunity. Poi basta.  I bombardamenti americani stanno ammazzando civili, donne e bambini di Mossul, ma ciò non interessa più.
Il perché è spiegato in un saggio dal titolo Shadow Wars, Guerre-Ombra, scritto dal professor Christopher Davidson: il quale non esita a chiamare esplicitamente l’ISIS  un “patrimonio strategico” per l’amministrazione Obama.  Uno “strumento da utilizzare contro   i nemici”.
“IS, patrimonio strategico per gli Usa”
Magari i lettori del nostro blog lo sapevano già. Ma il punto è che il professor Davidson non è un alternativo: cattedratico di studi medio-orientali alla Durham University britannica, è consulente della NATO, del Parlamento Britannico, della British Petroleum (BP) e dei ministeri degli esteri di  Olanda e Nuova Zelanda. Secondo l’Economist, è “uno degli universitari meglio informati  sull’area del Medio Oriente”.  Il suo libro quindi è discusso e recensito sui media anglo-americani.
 
Davidson racconta come l’operazione che sta “liberando Mossul” secondo i media, stia facendo anche un’altra cosa: “La concentrazione degli aerei dell’operazione Inherent Resolve nei cieli  della maggior parte dei territori occupati dallo Stato Islamico”, hanno costretto “le forze russe a restringere il perimetro dei loro attacchi nel Nord-Est della Siria”.  In altre parole,  coma ha confermato anche la rivista TheArabist.net, la Russia “è stata ostacolata nella sua capacità di bombardare Daesh, perché la coalizione diretta dagli Stati Uniti ha messo in essere una zona di esclusione  aerea effettiva”  a protezione del Califfato
Christopher Davidson
Davidson riconosce che, “a un anno dall’inizio di Inherent Resolve  nei cieli”,  di Irak e Siria durante l’estate del 2015, “lo Stato Islamico appare più libero che mai di percorrere la maggior parte del suo territorio. I suoi convogli, a volte formati da centinaia di veicoli ad ogni spostamento”  raggiunsero nel 2015  “gli avamposti del governo di Assad a Palmira”, e “in Irak […] riuscirono a impadronirsi di Ramadi […]  ancora una volta avendo attraversato un territorio largamente   allo scoperto”,  semidesertico.    
“Abbiamo  continuamente sentito le forze irachene e curde lamentare che  gli attacchi aerei del comando americano erano  largamente inefficaci, colpendo spesso costruzioni vuote e installazioni non occupate […]  In Irak, le autorità hanno parimenti denunciato che Daesh riceveva avvertimenti preventivi”.
Davidson ritiene  che anche l’ultima e più recente “riconquista” di Palmyra da parte di 4 mila guerriglieri di Daesh, nel dicembre 2016, “meriterebbe un’inchiesta approfondita”. Ciò  perché l’aviazione americana aveva avvertito i russi (come di routine per evitare  “incidenti” fra le due aviazioni) che “il Pentagono s’era ‘riservato’  quella data dell’8 dicembre per occupare lo spazio aereo  di Palmyra”  perché intendeva lanciare  “il più vasto bombardamento  dell’anno”  contro  le fonti petrolifere di finanziamento di Daesh. Di fatto, la US Air Force s’è accanita contro un convoglio di autobotti vuote e senza autisti (lo ha precisato Usa Today:    http://www.usatoday.com/story/news/world/2016/12/09/airstrike-syria-united-states-coalition-islamic-state/95210166/
“I russi erano stati informati che si dovevano tenere alla larga di Palmyra e della sua periferia, mentre i combattenti di Daesh avanzavano liberamente in direzione della città”. Il che ci dice  che gli Usa hanno aggiunto ai loro crimini di guerra e contro l’umanità, anche la voluta distruzione della zona archeologica  più preziosa della Siria,  al solo scopo – si direbbe – di azzerare una  fonte di onesti guadagni turistici futuri per la nazione.
Allungherei troppo a riferire tutte le altre volte in cui la zona di esclusione aerea di fatto imposta dagli Usa  sopra Daesh ha reso possibile, anzi agevolato,  le puntate offensive e  le conquiste dello Stato Islamico. Dato il continuo sorvolo di droni e aerei da ricognizione, “i pianificatori di Inherent Resolve hanno certo una conoscenza precisa dei movimenti dell’IS da trenta mezzi[…]. Secondo le mie fonti in Irak e Siria, che vivono per lo più  nelle  zone occupate da Daesh, è impossibile spostare imponenti colonne di combattenti da un luogo all’altro senza essere osservati”.
Per esempio nel giugno 2016, quando un  convoglio di centinaia di veicoli  in uscita dalla città di Falluja, lo stato iracheno chiese  agli americani di usare la forza aerea per distruggerlo. Il CENTCOM (il comando delle operazioni nell’intero Medio Oriente) addusse “il cattivo tempo” e ”la protezione dei civili” per non fare nulla:  i militanti di Daesh avevano  con loro donne, bambini, famiglie o scudi umani che fossero. Alla fine è stata la piccola aviazione irachena a  neutralizzare il convoglio.
La preoccupazione umanitaria del CENTCOM  si è manifestata vivamente anche nell’agosto 2014,quando non ha voluto incenerire le centinaia di camion-cisterna  che  portavano il greggio rubato da Daesh ai turchi (al figlio  di Erdogan), motivando con la sua paura di “colpire dei civili”  fra gli autisti delle cisterne.
Una delicatezza che dormiva nei vent’anni precedenti, quando la conquista dell’Irak ha  prodotto 4  milioni di morti, quasi tutti civili, e l’uso abbondante di uranio impoverito, che ha conseguenze catastrofiche  sulla discendenza degli iracheni e dei siriani, senza contare la disgregazione della società tutto sommato avanzata e   civile instaurata da Saddam Hussein,  con i servizi pubblici regolari e la sicurezza mantenuta fra sciiti e sunniti.
Adesso,  poi, la viva ansia umanitaria del Pentagono è  tornata nel sonno verso la popolazione civile dello Yemen:  perché la “coalizione” anti-IS, oltre  a garantire la esclusione aerea a  protezione di Daesh in Irak e Siria (Davidson ci spiega che l’aviazione francese ha tirato “una bomba al giorno in una regione grande come la Gran Bretagna”, perché Hollande combatte sì l’IS, ma, ha detto,  “Non voglio fare il gioco  di Assad”),  affianca l’Arabia Saudita nella sua guerra contro gli Houti. Dove il massacro  di civili dal cielo è quotidiano, e la loro uccisione per fame e distruzione delle poche infrastrutture è cosa fatta – ma senza strappare una lacrima al TG3.
Le scuole sono state colpite 800 volte. Perché fare questo, se non per uccidere più gente possibile?” si lamenta Kim Sharif, direttrice   del Centro per i diritti dell’Uomo nello Yemen.  Anche gli americani non sono stati di meno: “Quando i Navy Seals sono atterrati a Shabwah un mese fa, hanno sparato a tutto quello che si muoveva: le vittime sono state solo donne e bambini”.   L’impresa è stata motivata come la necessità di debellare, in Yemen, una base di Al Qaeda. Va a sapere: di fatto hanno ammazzato 25  persone, di cui 10 bambini e  9 donne.
Ma sono milioni i civili che rischiano di morire per fame. In Yemen  sta già avvenendo la catastrofe umanitaria   fra le più spaventose del secolo. Senza una lacrima della Goracci, della Merkel, della Mogherini, dell’ONU.
 
Il professor britannico evoca come nacque Inherent Resolve: agosto 2014, l’uccisione del giornalista americano James Foley.
Qualcuno dubita che sia vero.
 
Sgozzato, o almeno così pare, in un video da un tizio mascherato da jihadista a volto coperto, con un accento così  fortemente londoniano,  che verrà chiamato Jihadi John. In esso, Jihadi John  minaccia direttamente il presidente Obama.  Scoperto dal SITE di Rita Katz e amplissimamente diffuso dai media tv,  il video costringe Obama a lanciare l’operazione di “degradare e  infine  eliminare” l’IS. Primo effetto  della “risoluzione inerente”, precisa Davidson, è questo: Usa, Regno  Unito e Francia devo sospendere i tagli programmati alla difesa e anzi aumentare l’armamento  . e la vendita agli altri  alleati della coalizione anti-IS, specie i sauditi.
 
Grazie a ciò “le più grandi imprese americane hanno conosciuto  un boom importante, le loro azioni  hanno abbattuto record storici. Raytheon ha visto la sua quotazione passare da 75 […] a 125  dollari a fine 2015. Nello stesso periodo,  l’azione Northrop Grumman passò da 95  dollari a uno stupefacente 186,20 dollari. [..] a inizio del 2015, l’amministratore delegato di Lockheed Martin informò un esperto di Deutsche Bank che ogni riduzione di vendite di armi “non era certo prossima ad accadere”, a causa della “instabilità del Medio Oriente”  e delle opportunità di affari  corrispondenti. Questa regione restava “una zona di crescita” per la sua impresa”.
 
Nel settembre 2013,   Obama proclama che Assad ha superato la linea rossa “gasando il suo stesso popolo”: la reazione russa – che induce Assad a consegnare tutto il suo arsenale chimico all’Onu –  e il voto contrario del parlamento britannico, del tutto inaspettato, costringono Obama a rinunciare all’invasione diretta della Siria. E’ allora che viene lanciata, come ha raccontato lo stesso New York Times solo nel gennaio 2016,
la vasta operazione clandestina della Cia per formare, armare, stipendiare e istruire  decine di migliaia di mercenari anti Assad: Timber Sycamore”, costata “diversi miliardi di dollari”, in gran parte versati dall’Arabia Saudita, che è anche la più insaziabile compratrice delle  armi americane (sulla carta è  la seconda  potenza militare del mondo, prima di Russia e Cina). Secondo l’esperto Joshua Landis,  i vari stati impegnati hanno dedicato 15 miliardi di dollari allo scopo di rovesciare Assad.  Cifra da ritenere per difetto, perché  le avventure estere dell’Arabia Saudita (e del Katar)  non vengono certo iscritte nei bilanci  formali.
 
L’ingenuo lettore può  piangere al pensare che con quelle cifre si poteva  sviluppare la Siria, coprire d’oro i siriani invece di ammazzarli e farli ammazzare, per non dire del risollevare le sorti degli americani   che abitano sotto le tende avendo perso il lavoro e, quindi, la casa ipotecata da mutuo.
 
“Lo Stato Islamico esiste  come struttura politica la cui utilità supera i guadagni militari e politici  che conseguirebbero    alla sua sconfitta, e non solo per gli Stati Uniti ma per le monarchie del Golfo […]. Lo Stato Islamico combatte gli sciiti in Siria e Irak”. Si aggiunga  che le reti islamiste di arruolamento per la guerra santa in Siria e Irak hanno, per le petromonarchie, di “emasculare i sollevamenti popolari  che minacciavano  le monarchie del Golfo” dal 2011.
E in fondo, questo  razionale è validissimo anche per il capitalismo terminale trionfante: consumare  e vendere  enormi quantità di materiali, scongiurando quindi la riduzione della produzione industriale, senza allo stesso tempo aumentare il potere d’acquisto degli americani, e dei lavoratori occidentali in genere, che devono essere  tenuti a stecchetto, precari, minacciati  di disoccupazione.  La Goracci non ci piangerà sopra, perché lei “lavora per la Rai”,dove i giornalisti non conoscono austerità né stecchetto.
 
di Maurizio Blondet – 22/03/2017  Fonte: Maurizio Blondet

Ennesimo attacco di droni USA uccide bambini yemeniti

Yemeni children stand #UpForSchoolper loro non si indigna nessuno, mica è Razzi. I ricchi wahabiti sauditi non si contestano, possono uccidere chi vogliono che le anime belle hanno un prezzo e tacciono come tacciono i benpensanti contro l’islamofobia a corrente alternata.

Almeno due minori yemeniti sono stati uccisi lo scorso Lunedì  da un attacco aereo realizzato mediate un drone senza pilota diretto nella zona centrale dello Yemen.
I fratellini Ahmad e Mohamad Al-Jozba hanno perso la vita nel corso di un bombardamento attuato mediante un drone statunitense mentre camminavano per una via nella località dui Al-Yakla, nella provincia di Al -Bayda.
 
Questo percorso è da tempo oggetto di attacchi da parte degli USA per la presunta presenza di terroristi di Al-Qaeda, come hanno informato questo Martedì da media locali.
 
Inoltre, in un altro attacco simile attuato nella località di Qifa, situata nella stessa provincia, hanno perso la vita tre persone sospettate di appartenere alla rete terroristica di Al-Qaeda nella Penisola Arabica (AQPA), secondo le fonti locali.
In aggiunta a questi, la casa di un presunto componente di Al-Qaeda è stata bombardata da un drone teldiretto degli USA nella località di Nouyfan, nella stessa provincia, mentre nella stessa giornata un altro missile è esploso contro una zona montagnosa dove presumibilmente vi era un accampamento di addestramento dell’ AQPA, nell’ Al-Said, che fa parte  della provincia di Al.Shabwa (sud della penisola).
Anche altre persone, nella stessa giornata sono state eliminate per mezzo di un drone, nel sud del paese. L’apparato ha lanciato un missile contro un veicolo che si stava spostando, nel pomeriggio del Lunedì, nel distretto di Wadi Yashbum. Il veicolo è rimasto totalmente distrutto e bruciato e fra i resti sono  stati ritrovati i corpi calcinati di due uomini che presumibilmente erano membri di Al-Qaeda. Lo stato dei cadaveri ha impedito qualsiasi tipo di identificazione.
 
La strategia di Washington nello Yemen è quella di bombardare quelli che considera terroristi , la AQPA – una strategia che è stata oggetto di critica nella comunità internazionale per causa della morte procurata di centinaia di civili innocenti durante questi attacchi. Lo scorso mese di Gennaio l’operazione realizzata dalle forze militari degli Stati Uniti nella provincia di Al-Bayda ha causato la morte di 16 civili e 41 presunti integranti di Al Qaeda.
In conformità a quanto pubblicato da un rapporto del Think Tank ,”International Crisis” (IGC) , con sede a Bruxelles, gli attacchi statunitensi nello Yemen, oltre a produrre molte vittime civili, hanno contribuito a fortificare i gruppi di Al-Qaeda nel paese.
Nota: Gli attacchi mediante i droni sono attuati dalle forze statunitensi, partendo da basi militari USA in Sicilia (Sigonella), oltre che da Gibuti in Africa Orientale, e coinvolgono vari paesi fra cui lo Yemen, la Somalia, la Libia, la Siria e l’Iraq. Questi attacchi, che dovrebbero essere mirati, hanno prodotti alcune centinaia di morti fra i civili innocenti, colpendo in alcuni casi persone raggruppatesi per un funerale o per una festa di matrimonio e facendone strage. “Danni collaterali”, hanno dichiarato a Washington.
Si sono verificate molte proteste da parte delle popolazioni coinvolte ma questo non ha smosso alcun organismo sovranazionale, neppure quelle ONG come “Amnesty International” o “Human Right Watch” ed altre che erano molto solerti nel denunciare i bombardamenti ad Aleppo.
Le vittime dei droni per le ONG internazionali e per i media occidentali sono solo dei “fantasmi” che non hanno rilievo nelle periodiche sagre della commozione pilotata dai media, visto che non sono vittime di Assad o di Putin.
Fonte: Hispan Tv Traduzione e nota: Luciano Lago Mar 08, 2017

La coalizione diretta dagli USA bombarda una scuola nel nord della Siria: strage di alunni

Aerei USA-in-Siria

Marzo 22, 2017 Una nuova strage causata dai bombardamenti della coalizione diretta dagli USA nel nord della Siria: centrata una scuola. Le prime informazioni parlano di almeno 30 vittime fra i bambini presenti nell’edificio scolastico ed un numero imprecisato di feriti.

Questo episodio avviene dopo soltanto tre giorni dall’ultima strage provocata dai bombardamenti USA, che avevano centrato una moschea con 200 fedeli in preghiera, nelle vicinanze della città di Idlib causando 45 vittime ed oltre 120 feriti. Episodio attentamente occultato dai media occidentali come tutti quelli che coinvolgono le vittime di bombardamenti della coalizione USA e Arabia Saudita.

Notizia in corso di svolgimento. Ci saranno aggiornamenti successivi quando le squadre di soccorso siriane potranno accertare il numero esatto delle vittime. fonte

 

Ecco la VERA ragione dello stupido divieto di laptop e tablet sugli aerei

Febbraio 2017: i CEO di Delta, United ed American Airlines sperano che Trump blocchi la concorrenza degli arabi

Le tre grandi compagnie aeree degli Stati Uniti si lamentano che Emirates, Etihad Airways e Qatar Airways – sostenute dai governi di Qatar ed Emirati Arabi Uniti – siano ingiustamente sovvenzionate e che la loro espansione nel mercato statunitense rappresenti una concorrenza sleale e dovrebbe essere bloccato dalle autorità di regolamentazione.

Stan Deal, Director of Commercial Sales for Connexion by Boeing surfs broadband internet while flying at 5,000 ft over London on one of the company's 737 jets. ... Transport - Connexion - Broadband Internet on Boeing Flights ... 29-07-2002 ... Farnborough ... UK ... Photo credit should read: Chris Ison/PA Archive. Unique Reference No. 1603620 ... The US firm's technical advancements allows passengers to watch live television broadcasts while in flight and transmission of large amounts of data in real time.

 “Dal 2004, le compagnie del Golfo hanno ricevuto più di 50 miliardi di dollari in sussidi dai propri governi”, hanno scritto gli amministratori delegati delle tre grandi in una recente lettera al Segretario di Stato Rex Tillerson. “Sig. Segretario”, continua la lettera, “siamo certi che l’amministrazione Trump condivida la nostra visione sull’importanza di far rispettare i nostri accordi Open Skies: le compagnie aeree americane devono avere pari opportunità di competere nel mercato internazionale, bisogna proteggere posti di lavoro”.

Marzo 2017: gli U.S.A. vietano laptop e tablet sui voli dalla Turchia e dal mondo araboo

Alti funzionari degli Stati Uniti hanno detto ai giornalisti che a nove compagnie provenienti da otto paesi sono state date 96 ore, con inizio alle 03:00 (0700 GMT), per dire ai viaggiatori di mettere nel bagaglio da stiva qualsiasi dispositivo più grande di uno smartphone.

Laptop, tablet e console portatili sono colpiti dal divieto – che si applica solo ai voli diretti verso gli Stati Uniti dagli aeroporti della lista nera.

I trasportatori americani non sono colpiti dal divieto, ma i passeggeri di circa 50 voli al giorno da alcuni dei centri più attivi in Turchia e nel mondo arabo saranno obbligati a seguire la nuova sentenza.
…Il divieto colpirà i voli operati da Royal Jordanian, EgyptAir, Turkish Airlines, Saudi Airlines, Kuwait Airways, Royal Air Maroc, Qatar Airways, Emirates ed Etihad Airways.

La mossa non riguarda certo la sicurezza. Cosa impedisce ad uno di volare da Dubai a Parigi e da lì a New York con un laptop ed un tablet nel proprio bagaglio a mano? Perchè dovrebbe essere più sicuro di un volo diretto con Emirates? No. Semplicemente, le compagnie americane vogliono cancellare una concorrenza non gradita e vendere biglietti a  prezzi più alti con meno servizi.

Per andare dal Medio Oriente agli Stati Uniti uno ora può scegliere tra un volo diretto senza tablet oppure fare un volo con vari scali: la seconda variante è ovviamente più “sicura”.

Curioso dettaglio: gli inglesi hanno prontamente seguito con le proprie “misure di sicurezza”. Ma hanno vietato aeroporti e compagnie diverse da quelle degli U.S.A. Non ci sono nuove “misure di sicurezza” per i voli da Kuwait, Qatar e Marocco; la Tunisia è invece sulla lista. La cosa non ha senso dal punto di vista della sicurezza, ma forse riflette l’importanza di certi investitori per la City di Londra, così come la concorrenza a British Airways.   21.03.2017

Link: http://www.moonofalabama.org/2017/03/us-airlines-ask-for-protectionism-trump-obliges.html#comments

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di HMG

C’è poco da fare, a Londra come Parigi, il mercato adora gli attentati. Anzi, ne adora le conseguenze

comedonchisciotte-controinformazione-alternativa-london4-660x330Mentre scrivo, ho un’unica certezza rispetto a quanto accaduto a Londra: il mercato adora gli attentati terroristici. Anzi, con quasi certezza, posso dire che adora le conseguenze politico-sociali che spesso e volentieri portano con sè. Il computo dei morti, per ora, è di due persone: un poliziotto ucciso mentre tentava di fermare l’assalitore e una donna investita dal suv lanciatosi sulla folla lungo Westminster Bridge. Un medico dell’ospedale St. Thomas, raggiunto dalla BBC, ha parlato di “ferite catastrofiche” per molti dei feriti ricoverati.

Il Parlamento è ancora in lockdown, fino alla fine della bonifica interna, non entra e non esce nessuno: i servizi segreti hanno messo immediatamente in salvo la premier Theresa May, mentre i deputati sono stati invitati in un primo momento a sdraiarsi per terra, mentre ora attendono di potersene andare. Poco fa Scotland Yard ha emanato un comunicato in cui parla di diversi morti, anche tra i poliziotti e invita la popolazione a stare alla larga dall’area di Westminster. Qualcun altro è entrato in azione, oltre al 40enne con barba e aspetto asiatico ucciso dagli agenti, mentre coltello alla mano ha assalito un loro collega nel tentativo di entrare dentro la House of Commons?

Ripeto, è presto per trarre conclusioni. Troppa incertezza, troppa confusione, troppi particolari che mancano. Ad esempio, gli assalitori erano due o uno solo? C’era l’attentatore a piedi armato di coltello e quello alla guida dell’automobile usata stile Nizza oppure si tratta della stessa persona? Nel secondo caso, è morto e non potrà dirci nulla. Nel primo caso, ci troviamo di fronte a un terrorista mancante, in fuga od ormai “fuori servizio”. Anche perché i prii lancia di agenzia parlavano di un assalto a colpi di arma da fuoco a Westminster, mentre ora si tratterebbe di un suv lanciato sulla folla e di un assalitore all’arma bianca: i colpi uditi erano quelli della polizia che ha fatto fuoco o qualcun altro ha sparato, magari per aprire il varco al suv?

Il fatto che ci siano parecchi morti e che anche i feriti presentino ferite gravissime, ci dice che il suv ha attraversato Westminster Bridge ad altissima velocità: chiunque sia stato a Londra anche solo una volta in gita scolastica, sa di quale area della città si tratti. Passato il ponte si arriva a Parliament Square e, girando a destra, a Whitehall, la via dei ministeri dove si trova il 10 di Downing Street, la residenza del primo ministro. La dinamica non pare quella di un attacco posto in essere da professionisti, però l’area colpita ci dice il contrario: il cuore politico di Londra, nel corso di una seduta del Parlamento e in presenza del premier. Non c’erano pattuglie o posti di blocco nell’approssimarsi al Parlamento che potessero intercettare il suv, se davvero andava a velocità sospetta?

Lo scopriremo con lo svilupparsi dell’inchiesta, così come scopriremo con quanti terroristi abbiamo a che fare, se uno o due. Se poi Rita Katz rivendicherà a nome dell’Isis, tutto apparirà più chiaro.

Una cosa è certa: lunedì il governo britannico ha annunciato per il 29 marzo prossimo l’attivazione dell’articolo 50 del Trattato di Lisbona per cominciare il percorso del Brexit e ieri, con velocità siderale, ha seguito la scelta statunitense di vietare laptop e altri devices elettronici sugli aerei in partenza da alcuni Paesi arabi e mediorientali verso il Regno Unito: tutto in stiva, da Yemen e Nigeria arrivano voci di possibili attacchi con batterie caricate di esplosivo.

C’erano segnalazioni di rischio imminente? Oggi, anniversario della strage all’aeroporto di Bruxelles, l’attentato a Westminster. E poco fa, le seguenti parole del presidente turco Erdogan, riportate dalla Reuters: “Se l’Europa continuerà a comportarsi in questo modo, nessun europeo potrà camminare per la strada in maniera sicura in nessuna parte del mondo. Come Turchia, chiediamo all’Europa di rispettare i diritti umani e la democrazia”. Ridete pure, vi capisco. E’ una risata isterica, perché qui la situazione sta impazzendo come una maionese giorno dopo giorno e c’è davvero poco da stare tranquilli. Ma è troppo presto, per quanto mi riguarda, per trarre conclusioni definitive. Ho una sola certezza: il mercato gode. E non è un bel segnale.

Mauro Bottarelli  Fonte: www.rischiocalcolato.it 22.03.2017

Link: https://www.rischiocalcolato.it/2017/03/ce-poco-londra-parigi-mercato-adora-gli-attentati-anzi-ne-adora-le-conseguenze.html

Elezioni francesi: secondo un sondaggio segreto, Marine Le Pen è molto più avanti dei rivali

se vincesse piuttosto l’ammazzano. Per salvaguardare la democrazia ovviamente.


La Le Pen vicina al 34% nei sondaggi segreti –  Un editorialista del quotidiano francese Le Figaro ha detto che nei veri sondaggi il Front National è ben sopra il 30% nelle intenzioni di voto al primo turno.


Anche i sondaggi pubblici la danno davanti al primo turno, col 26-28%, ma perdente al secondo. Un 30% al primo turno, tuttavia, potrebbe aumentare di molto le chance di vittoria il 7 maggio.

Nel suo recente articolo sui falliti sforzi dei media di contrastare la Le Pen, l’editorialista Ivan Rioufol cita indagini nascoste che mostrano la candidata avere il doppio del 16,86% di suo padre nel 2002.

La “linea Maginot” del politicamente corretto delle élites francese non resiste più alla rabbia popolare, scrive Rioufol, aggiungendo che le minacce degli intellettuali di sinistra di abbandonare il paese altro non fanno che aiutare il FN. Lo stesso effetto ha l’allarmismo dei media su un “ritorno agli anni ’30”.

I media francesi ora contemplano apertamente una vittoria della Le Pen, riferendosi al suo partito come ‘alle porte del potere’, un’eventualità fino a poco tempo considerata impossibile.

Il presidente uscente, François Hollande, che descrive come suo ‘dovere finale’ il prevenire la vittoria dei nazionalisti, ha recentemente ammesso che lei può vincere. In privato, Hollande teme che l’appoggio alla Le Pen sia sottostimato nei sondaggi e che un punteggio alto nel primo turno potrebbe rendere difficile per qualsiasi rivale batterla nel secondo.

A cinque settimane di distanza dal primo turno di votazione del 23 aprile, i principali candidati si affronteranno stasera in un dibattito televisivo a Parigi, in onda sulle tv francesi TF1 e LCI. Si dibatterà di sicurezza ed immigrazione, economia e ruolo della Francia nella scacchiera mondiale. Con una campagna imprevedibile e in rapida evoluzione, e la sensazione che questo sia un momento cruciale per la Francia, il confronto probabilmente attrarrà una vasta audience e sarà sulle prime pagine martedì.

Damien Cowley 20.03.2017

Link: http://www.thegatewaypundit.com/2017/03/french-presidential-race-marine-lepen-far-ahead-rivals-secret-polling/

Traduzione a cura di comedonchisciotte.org

L’apolide mondialista: Macron e la nuova sinistra

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da compagni dei campi e delle officine a compagni delle banche e delle finanziarie….progresso..il resto è populismo….


TECNOCRATE AFFASCINANTE
Emmanuel Macron è il nuovo volto della sinistra francese e il più recente prodotto dell’élite globalista i cui sogni di dominio sono turbati dall’incubo Le Pen.

Perché dopo la Brexit e dopo Trump, l’oligarchia del denaro che governa l’Europa e l’Occidente, non può permettersi la vittoria del Front National in Francia che darebbe un colpo mortale alla sopravvivenza dell’Ue, della zona Euro e del sistema di potere tecno-finanziario.

Sia chiaro, Macron non è un tecnocrate alla Mario Monti: triste, grigio, anziano, con il culto della sobrietà polverosa. Macron è colto, bello, ricco, elegante, ammaliante nei modi e affascinante nella retorica; è il candidato ideale che piace alla gente che si piace (e sopratutto che conta).
Ha una storia personale viva, una moglie di 25 anni più grande incorniciata da classe e raffinatezza; l’ideale per i tabloid patinati e per i giornali di tendenza; un modellino di narrazione radical-chic.
Ha frequentato le scuole migliori: diploma al Lycée Henri-IV (uno degli Istituti più prestigiosi di Francia); laurea alla Nanterre di Parigi (l’Università che ha sfornato Presidenti, Primi Ministri, banchieri); specializzazione all’ENA.
Ha iniziato a lavorare nell’Ispettorato Generale delle Finanze uno dei sette “Grand Corps” dello Stato, i centri di potere della tecnocrazia.
Poi nel 2008 è entrato alla corte dei Rotschild come banchiere d’affari. Qui ha fatto il colpo grosso mettendo in piedi l’operazione di acquisizione da parte della Nestlé, del colosso farmaceutico americano Pfizer; Peter Babreck, il patron della Nestlé, di lui dirà: “è un giovane saggio che sa padroneggiare la tecnica e gli esseri umani”.

E così, tra un’operazione finanziaria e l’altra, Macron ha accumulato una fortuna e ha maturato la voglia di scendere in politica; ovviamente nel Partito Socialista, perché il cuore dei banchieri e dei tecnocrati batte sempre a sinistra.
Nel 2012 è diventato Vice Segretario Generale dell’Eliseo e nel 2014 Ministro dell’Economia nel primo Governo Valls. Nel 2015 fonda il suo movimento “En Marche!” con cui lancia la candidatura alle presidenziali e giorno dopo giorno, porta con sé pezzi dell’ormai agonizzante Partito Socialista.

Una carriera sfolgorante ed incredibilmente veloce; anche troppo per i tempi della politica francese. La sua ascesa fulminea ha destato sospetto anche oltre Manica, tanto che The Spectator ha cercato di indagare sui potenti amici che lo sostengono da dietro le quinte con l’obiettivo non solo di “dividere i socialisti ma di sostituirli”.

Oggi Macron sembra essere l’unico in grado di contendere l’Eliseo alla Le Pen. Il rivale che poteva insidiargli pezzi di elettorato era il gollista Fillon, fatto fuori da una puntuale quanto provvidenziale inchiesta giudiziaria.

UN REPLICANTE DI SOROS?
Ma sopratutto Macron è il perfetto prodotto di laboratorio dell’ideologia dominante: un tecnocrate, banchiere di sinistra, con idee più illuminate che illuministe, progressista, multiculturale, ecologista ma a favore della globalizzazione; pro-immigrazione, vuole più Europa, più “integrazione” cioè più potere a Bruxelles e in politica estera condivide le posizioni guerrafondaie sulla Siria ed è ostile alla Russia di Putin in perfetta sintonia con l’agenda atlantista.

Le sue idee politiche sembrano prese direttamente dai documenti dell’Open Society di George Soros; come il nome del suo Movimento (En March!) così incredibilmente uguale a Move.On, l’organizzazione di cui Soros è il principale finanziatore e che appoggia le politiche liberal dei candidati democratici negli Stati Uniti.

Attorno a Macron si è raccolto il gotha del potere finanziario, mediatico e industriale francese: in primis Pierre Bergé il grande industriale miliardario e filantropo definito non a caso il Soros di Francia; ma a torto perché Bergé è uno dei più straordinari interpreti del nostro tempo; l’uomo che ha amato Yves Saint Laurent trasformando il suo genio in industria.
Bergé, omosessuale e laicista estremo che vuole l’abolizione di tutte le festività cristiane in Francia, filantropo in prima linea per le battaglie progressiste, è anche l’azionista di maggioranza di Le Monde (di cui detiene il 64% delle quote insieme a Pigasse l’altro banchiere enfant prodige della sinistra francese) e Nouvelle Observateur.

Nel team di Macron, ha un ruolo guida Bernard Mourad, l’uomo di Morgan Stanley in Francia e poi a capo del comparto media del colosso olandese Altice/Sfr che gestisce oltre 60 testate (quotidiani e periodici) tra cui Liberation, Le Figaro, L’Express, radio e tv come RMC e BFM; ruolo da cui si è dimesso per gestire la campagna elettorale.

LA FRANCIA E’ SOLO UNO SPAZIO
“Non esiste una cultura francese; esiste una cultura in Francia… ed è molteplice”, così Macron si è espresso in un comizio a Lione.
Alain Finkielkraut, filosofo conservatore, uno dei più lucidi pensatori del nostro tempo, commentando la frase ha scritto: “tra «francese» e «in Francia» vi è la distanza che separa una nazione da una società multiculturale” perché per coloro “che sono sotto la bandiera progressista, la Francia non è una storia e non è neppure un Paese, è solo uno spazio”. E così la Francia-spazio di Macron è un luogo neutro dove le culture si ritrovano per caso; una chiesa cristiana o una moschea non fanno differenza perché appunto, “non esiste una cultura francese”.

Macron incarna perfettamente l’ideale dell’apolide mondialista per il quale cultura, tradizioni, lingua, nazioni, sono incidenti della storia rispetto all’unico valore universale: quello dell’homo oeconomicus. Per lui, il conflitto con l’Islam in Europa è colpa di un modello sociale sbagliato e il terrorismo islamista “è solo frutto di mancanza di opportunità economiche”.

Macron è chiaro in questo: non possiamo finire “agli arresti domiciliari dell’identità”. Secondo il perfetto Verbo mondialista, l’identità di una nazione è una costrizione, una forma di reclusione da cui evadere; una sovrastruttura complessa da eliminare per dare libero sfogo al sogno dell’uomo universale perfetto ingranaggio del sistema economico dominante; l’uomo senza radici che può essere tutto e niente. Per questo Macron è a favore dell’immigrazione e della Francia multiculturale.

Nelle elezioni francesi si rinnova il nuovo grande conflitto di idee e visioni che dilania l’Occidente: quello tra chi auspica una società abitata dall’uomo mutante (entità interscambiabile) contro chi difende una nazione abitata dall’uomo reale (soggetto consapevole di memoria storica e identità); in pratica la lotta tra “astrazione mondialista” di chi non è nulla e può diventare ciò che il potere gli consente, e “dirittto sovrano” ad essere ciò che si è per diventare solo ciò che si vuole.

di Giampaolo Rossi – 16/03/2017 Fonte: blog.ilgiornale

http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=58517

Il vostro Samsung e il vostro iPhone vi sorvegliano… e se non vi comportate bene, la vostra auto vi ucciderà

zenwheels-tiny-remote-control-car-iphoneQuella mattina di Halloween è decollato da New York JFK il volo Egypt Air 990, un Boeing 767 diretto in Egitto, al Cairo. L’aereo aveva a bordo 22 militari egiziani di alto rango che avevano appena ricevuto una formazione speciale negli Stati Uniti — attirati in questa trappola dall’esca dell’inconsueta condivisione di informazioni militari. Verso le 2:00 am, secondo il registratore vocale il pilota dice di andare in bagno. Il pilota e il copilota sono egiziani e parlano in arabo. Ma improvvisamente si sente una voce in inglese nella registrazione: “control it” (“controllalo”). Poi l’aeromobile cambia rotta mentre c’è ancora il pilota automatico. Il pilota risponde a questo evento esclamando una preghiera: “Taw ak kalt ala Allah”, più o meno equivalente a “Che Iddio ci aiuti!” “che Iddio ci protegga!” FONTE (2009)

L’attacco contro la Smart TV Samsung è stato lanciato in collaborazione con i britannici MI5 e BTSS.
Si mette la TV bersaglio in una modalità ‘falso-spento’, cosicché il proprietario crede che la tv sia spenta quando in realtà è accesa. Nella modalità ‘fake-off’, la tv opera come un bug, registrando conversazioni in camera ed inviandole, via internet, ad un server segreto della CIA.
Nell’ottobre 2014, la CIA voleva anche infiltrare i sistemi di controllo delle moderne auto e camion. Lo scopo di tale controllo non è chiaro, ma permetterebbe di commettere omicidi praticamente non rilevabili.
Il ramo dispositivi mobili (MDB) della CIA ha fatto numerosi test per controllare smartphone da remoto. Si possono infatti infettare e riprogrammare telefonini, in modo che la CIA riceva geolocalizzazione, audio e sms degli utenti, così come si possono attivare di nascosto fotocamera e microfono.
 
Nonostante la quota minoritaria di iPhone nel mercato globale degli smartphone nel 2016 (14,5%), un’unità speciale alla MDB produce malware per infestare, controllare e raccogliere dati da iPhone e altri prodotti Apple, come iPad, che hanno iOS.
L’arsenale della CIA comprende numerosi virus informatici, locali e remoti, sviluppati internamente, ottenuti da GCHQ (il britannico Quartier generale del governo per le comunicazioni), NSA ed FBI oppure acquistati da contractor di armi informatiche, come Baitshop. La grande attenzione posta su iOS può essere spiegata dalla popolarità di iPhone tra le élite.
Un’unità simile monitora Google Android, usato dalla maggior parte degli smartphone (~85%), tra i quali Samsung, HTC e Sony. 1,15 miliardi di telefoni Android sono stati venduti l’anno scorso. “Year Zero” mostra come dal 2016 la CIA aveva “manomesso” 24 Android.
Queste tecnologie permettono ai servizi segreti americani di aggirare la cifratura di WhatsApp, Signal, Telegram, Wiebo, Confide e Cloackman, hackerando gli smartphone sui quali sono installati e raccogliendo audio e messaggi prima che la crittografia intervenga.
Pepe Escobar Mar 08, 2017

EUROCRATI A ROMA, ISIS A LONDRA: TUTTO IN FAMIGLIA

http://fulviogrimaldi.blogspot.it/2017/03/eurocrati-roma-isis-londra-tutto-in.html

MONDOCANE

GIOVEDÌ 23 MARZO 2017

“La gente in Occidente deve capire che se l’informazione che riceve tocca gli interessi del complesso militar-securitario, quell’informazione è dettata dalla Cia. La Cia serve quegli interessi, non gli interessi del popolo o della pace”. (Paul Craig Roberts, già sottosegretario al Tesoro Usa)

E’ snervante scrivere per anni le stesse cose. Rimanendo solo nell’arco di mia vita mortale e non fossi stato troppo piccolo, avrei incominciato con Pearl Harbour, dove Roosevelt sollecitò i giapponesi a bombardare la sua flotta. Sufficientemente grandicello, ho potuto commentare la Pearl Harbour 2.0, diventata Golfo del Tonchino, dove inesistenti barchini nordvietnamiti hanno permesso agli Usa di bruciare viva mezza Indocina. Dalla piena maturità alla senilità, mi sono passati per le mani, a citarne solo i primi che vengono alle sinapsi affaticate, la tragicommedia dell’11/9, quando missili Cia e Mossad travestiti da aerei di linea hanno bucato torri a suo tempo dinamitate dall’interno; la farsa di Londra 2005 in cui a uno zainetto lasciato nella carrozza del Tube è stato attribuita la voragine causata da un ordigno posto sotto la carrozza; il triplice attentato di Amman, 2005, preceduto dall’evacuazione dei cittadini israeliani e coronato dall’uccisione di dirigenti palestinesi riuniti con militari cinesi; Bali, Mumbai, Madrid, Charlie Hebdo, dove certi terroristi camuffati ma identificati grazie all’esibizione ex-post dei documenti in macchina, hanno operato liberamente sotto lo sguardo di pattuglie di polizia; Bruxelles aeroporto, dove l’attentato è stato mostrato utilizzando un vecchio video di Mosca; Monaco, dove il più sofisticato armamentario antiterrorista germanico ha lasciato un tizio passeggiare e  sparacchiare in un centro commerciale per quattro ore, prima di rinvenirlo e seccarlo mentre se la filava lontano dal luogo; Nizza, dove il giro della morte del Tir non lascia un’ammaccatura sulla carrozzeria e un’immagine nelle venti telecamere lungo il percorso (o meglio le ha lasciate tutte, ma il governo ha deciso che non servivano e andavano distrutte). E successo anche con quelle del Bataclan……..

Incongruenze che diventano lacerazioni smisurate nel tessuto dello storytelling  delle stragi. Subito rammendate da tutti i cerimonieri mediatici turibolanti ai piedi degli Alti Sacerdoti, mentre sull’altare dei sacrifici umani celebrano il trionfo dell’arma finale contro classi e popoli subalterni e potenzialmente sovversivi. Come fa una persona normale a raccapezzarsi, a buttare l’occhio nei gorghi in cui viene fatta sparire la verità, quando tutti, dal mattinale della Cia al “manifesto”, si affannano a intonacare buco dopo buco della vulgata e cosiddetti “esperti” al massimo di fuochi d’artificio si avvicendano sugli schermi   a blaterare analisi incontrovertibili sulla “guerra all’Occidente”, ora transitata dalla trincee ai ponti di Londra e domani a Piazza San Pietro. Del resto loro, come i loro danti causa nei ministeri addetti, non l’avevano già detto, ripetuto, ribadito: “Ci saranno attentati del terrorismo islamico. La questione è solo il quando e il dove. Veggenti.

Quando perfino nel programma meno di regime “La Gabbia” di Paragone, su La7, tutto finisce nei latrati antislamici di energumeni di una Weltanschauung decerebrata dove, dopo i comunisti che mangiano i bambini, siamo ai musulmani che mangiano le donne. Parlo di tipi solitamente inoffensivi perché sepolti dalle proprie gesta , ma che vengono riciclati quando basta, appunto, abbaiare e far capire a tutti che, o accettiamo una non-vita alla “Essi vivono” del grandissimo Carpenter, o non c’è rimedio a un Occidente che, a forza di veicoli letali, bombe e coltelli, mette il burka anche a Daniela Santanchè e la poligamia ai frati cappuccini. Ieri, da Paragone, si trattava di fossili ricuperati come Giovanna Maglie,  Antonio Caprarica, Alessandro Meluzzi. I primi due si dicono giornalisti, il secondo, che scandaglia l’anima degli islamici e vi trova riserve inesauribili di nequizie, psichiatra. Con tanti saluti a Basaglia.

La NSA, ci è stato rivelato da Snowden e Assange e confermato da Trump, e le altre sorelle depravate dedite al voyeurismo, ascoltano tutto, vedono tutto, ti spiano dallo smartphone, dallo schermo di tv e computer, dal citofono, dall’asciugacapelli. Incamerano un miliardo di dati al minuto.

Ora Renzi, per interposto Gentiloni, gli vende pure (all’IBM) tutti i nostri dati sanitari. Non ne hanno scampo né la cancelliera tedesca, né la presidente brasiliana, né gli ultimi ruotini del carro, che siamo tutti noi. Tuttavia, vigliacco se gli capitasse una volta di intercettare il malvivente che si fa mandare da Al Baghdadi a massacrare gente, proprio là dove non c’è comunicazione, o apparizione, che non siano controllate dal più sofisticato apparato tecnologico mai visto, neppure da quelli di  StarTrek. Magari, però, come ci rivelano le ultime meraviglie vantate dagli apparati che ci assicurano sicurezza, sono in grado, a distanza, di prendere i comandi di un aereo, come quelli dell’11 settembre decollati e scomparsi per sempre, l’altro tedesco sui Pirenei, o di un camion, come quello di Nizza, o di un SUV, come quello di Westminster, e fargli fare quello che gli pare. E così anche con esseri umani, specie se disturbati, manipolati, fuori di testa che pensano di assaltare il parlamento britannico  con forchetta e coltello. Tanto poi tutti quanti muoiono. Capitasse mai che ne esca vivo uno che ci racconti, magari senzawaterboarding, chi lo manda.

Sarebbero mirabolanti sorprese se uno ci riuscisse. Per tutti coloro che pontificano, accreditano, avallano, si strappano i capelli a edicole e schermi unificati. Non per noi.  Noi ci accontentiamo della firma. Dunque, anche la scorribanda del presunto Imam radicale di nome Brooks, dopo un po’ di suspence per un migliore ascolto, ha avuto la sua rivendicazione tradizionale. Scotland Yard, la migliore polizia antiterrorismo del mondo,  s’era scordata che quell’imam era ancora in galera (che ridere: Caprarica, a “La Gabbia”, aveva giurato di riconoscerlo!) e quindi ha  dovuto degradare l’attentatore a milite ignoto del terrorismo, pur sempre islamico. Tale Massud, come sempre noto delinquente,  dunque ricattabile, dunque soggetto debole, come ultimamente anche quello, cocainomane etilizzato, dell’aeroporto parigino.Preparando così l’immancabile avvento dell’Isis e della sua firma.

Uno col coltello a Parigi, un altro che a Londra assalta con due coltelli il più poderoso schieramento di sicurezza del paese, quello attorno alle massime istituzioni. Due abbattuti senza pensarci su mezza volta. Senza pensare quanto sarebbe stato facile e utile bloccarlo, magari con uno spruzzo al peperoncino, e arrivare tramite lui alla centrale operativa alla tana del mostro. Oppure pensandoci proprio e concludendo “non sia mai”.

 Ma, signori miei, visto che tutti, ma proprio tutti sappiamo, anche se ci ostiniamo a far finta di niente, che l’Isis, come la carta di ricambio Al Qaida e tutti i terroristini aggregati, sono addestrati, armati, finanziati, riforniti, vestiti e nutriti, medicati (in Israele), da Usa, Nato, Israele e relativi azionisti, affittuari e sicari tra Turchia e Golfo; visto che ogni tanto Obama, o chi per lui, soleva mandare un McCain o un Graham a lisciargli il pelo, a rinnovargli l’affetto a dispetto di quanto è bene dire in pubblico, a chiedergli se il cappuccino è buono e il tritolo funziona nelle piazze di Damasco o Baghdad…. visto tutto questo, allora quando l’Isis dice “siamo stati noi”, è logica stringente, e ragion pura anche per Kant, che sono stati loro. Gli sponsor, i padrini, i committenti.

Troppo facile. I nostri “esperti” da cento euro al grammo di islamofobia, queste ovvietà banali non le prendono neanche in considerazione. Ci ho provato una volta io, dopo Parigi e Bruxelles, da Telese a Matrix. Lui, che non è un inconsapevole, sorrideva. Gli ospiti agitavano le braccia, roteavano gli occhi, sghignazzavano e sospiravano: “cose dell’altro mondo”.Un buon tacer non fu mai scritto.

Interessante l’evoluzione del terrorismo a uso domestico. Finite, nella fase, le grandi operazioni da laboriose panificazioni e con risultati epocali, coinvolgenti apparati di Stato e complesse e numerose componenti professionali, con relativi rischi di gole profonde, errori, sovrapposizioni e trascuratezze, come quelle grandiose dell’11 settembre, si è passati a progetti realizzabili con mezzi e numeri più modesti. I colpi grandi, tipo aerei tirati giù o palazzi fatti saltare, si sono lasciati ai paesi “arretrati”, dove non si fa tanto caso alle toppate. Si è passati alle coppie di terroristi e ai minigruppi, rigorosamente islamici,  visti a Parigi e Bruxelles e, con Wuerzburg, Nizza, Monaco, fino a Londra oggi, ai terribilissimi “lupi solitari”.

Poca spesa, impegno minimo, soggetti adulterati e manovrabili ed effetti anche migliori, più diffusi, capillari, terrificanti. Il panico del vicino, del passante, della vettura qualsiasi, dello sconosciuto, o conosciuto, della porta accanto. Meravigliosa invenzione: insicurezza totale, irrimediabile e, di contro, Stato di polizia, società securitaria, lotta di classe o di liberazione annientate. Tanto a liberarti tua sponte dagli impicci della privacy, cioè dalla tua sfera di sicurezza personale, ci hanno già pensato i sicari principi della Cupola, i terrroristi soft: i Tim Cook, Steve Jobs, Bill Gates, Mark Zuckerberg. Quando, autoimmmolando la tua libertà e intimità  tra Grande Fratello, ciarle private strepitate al telefonino, selfie in Facebook, ti hanno ridotto a un demolitore pubblico della tua identità, alla mercè di tutti. E soprattutto dello Stato spione e gendarme e del suo golpe strisciante.

Per l’enormità della mazzata Brexit alla cosca atlantica fin dagli anni ‘50 installata dalla Cia in Europa, per conto Rockefeller e Rothschild, utilizzando  fiduciari come Davignon e Monnet, per fare a pezzi nazioni sovrane e costituzionalmente antifasciste, a Londra, che aveva appena fissata la data per lo scioglimento degli ormeggi, andava mandato un segnalino. Poca roba, rispetto al potenziale e all’arsenale di Isis, con tutti quelli dietro. Un Suv e due coltelli. Un primo avviso. A Westminster è successo, mica a Canterbury. Al parlamento dove stanno quelli che brexitano. E sul ponte di Westminster, immancabile per ogni turista eurifero e dollaroso. Come quelli di Sharm el Sheik e di Luxor, che non ci vanno più da quando, nel fedifrago Egitto di Al Sisi che ha fregato i cari Fratelli Musulmani, l’Isis (si fa per dire) fa saltare in aria la gente.

Segnalino utile, invece, a quei necrofori che, sabato e domenica a Roma, contro Brexit e altri Exit che girovagano per l’aere europeo, cercheranno di insufflare nel corpaccio in putrefazione dell’UE quanto basta per fargli fare un po’ di scatti mesmerici. Di quelli che, pur solo fingendo la vita, bastano a far sì che, nel nome dell’Europa ricucita  da sarte di palazzo come Laura Boldrini, noi ci si lasci fregare ancora una volta. Prima, prendendo le mazzate perché osiamo ancora andare in piazza. E poi accettando che, anche solo a sollevare le sopracciglia sull’onnicomprensivo e onnipotente tasso di criminalità della classe dirigente, si finisca fuori. O piuttosto dentro. Come amici dei terroristi. Visto cosa si può combinare con una macchina e due coltellini svizzeri?

Pubblicato da Fulvio Grimaldi alle ore 19:53