
IL SUGGERITORE DI BERGOGLIO SUI MIGRANTI E’ UN BILDERBERG DI GOLDMAN SACHS

Quando la sinistra latinoamericana si difende e magari osa addirittura vincere sia sul piano politico che su quello militare, diventa “antidemocratica”, “autoritaria”, e via pontificando. Da sempre la sinistra evolve e si qualifica in relazione agli avvenimenti di portata internazionale. Così fu, tanto per fare l’esempio fu famoso, per il Partito Comunista d’Italia fondato nel gennaio del 1921 al Congresso di Livorno come scissione del Partito socialista che ebbe come motivazione determinante il diverso atteggiamento nei confronti della Rivoluzione sovietica e dell’URSS allo stato nascente. Dalla lotta al fascismo alla Resistenza alla Costituzione repubblicana, per molti decenni forte e radicata in tutti i settori sociali, oggi, la sinistra in Italia è ridotta a ben poca cosa, per effetto della fine del PCI, che certamente ebbe basi obiettive ma che fu accelerata e condotta in modo inconsulto dalla scellerata direzione politica di Occhetto e dei suoi ancora peggiori successori. E per effetto della sua visione sostanzialmente subalterna alla classe dominante che ha impedito di elaborare una linea all’altezza delle trasformazioni epocali in atto oramai da lungo tempo.
Un’ulteriore dimostrazione di quanto sia oggi ridotta male la sinistra italiana è oggi costituita dal suo atteggiamento nei confronti di ciò che avviene in Venezuela. Abbiamo una vasta gamma di prese di posizione sostanzialmente liquidatorie. Pare quasi che la sinistra latinoamericana (il discorso non si ferma ovviamente al Venezuela, ma riguarda altre esperienze importantissime in corso, prima fra tutte la Bolivia di Evo Morales) piaccia a certi nostri sedicenti intellettuali, solo quando viene repressa sanguinosamente, sconfitta e costretta all’esilio. Parafrasando quello che secondo alcuni disse una volta il generale Sheridan, secondo questi sedicenti intellettuali, l’unico militante di sinistra latinoamericano è quello morto, incarcerato e torturato, che ci mette in condizione di sembrare tanto buoni, compassionevoli e democratici. Quando invece la sinistra latinoamericana si difende e magari osa addirittura vincere sia sul piano politico che su quello militare, diventa “antidemocratica”, “autoritaria”, e via pontificando. Per non parlare di certi “specialisti” oramai babbioni incartapecoriti che misurano la temperatura ai “regimi”, scuotendo mesti e delusi il capoccione e concludendo che “non si tratta certo di socialismo”. Loro sanno bene di che parlano dato che in lunghe vite hanno accumulato fallimenti su fallimenti, di cui pagano oggi il prezzo le giovani generazioni in balia di un capitalismo neoliberista che non fa certo prigionieri ma distrugge costantemente il loro futuro e insieme quello del nostro e di altri Paesi.
Altro grosso equivoco riguarda il ruolo delle Forze Armate. Secondo certi geni, parrebbe che militari e poliziotti siano sempre e comunque dalla parte sbagliata, specialmente se operano in Paesi distanti dal “faro” della civiltà occidentale che, sempre secondo costoro, rappresenterebbe la democrazia per antonomasia.
Fortunatamente non è così. In Portogallo furono i militari a rovesciare la dittatura pluridecennale di Caetano. In Russia Lev Trotzky costruì l’Armata Rossa con il contributo determinante di reparti interi dell’esercito zarista che erano passati dalla parte giusta della barricata. In Italia negli anni Settanta le Forze armate e quelle di polizia, carabinieri compresi, furono attraversate da un grande movimento democratico di massa che si ispirava all’allora fortissimo e luminoso esempio della classe operaia. I militari bolivariani che in Venezuela hanno difeso con successo le loro basi dagli attacchi di mercenari e paramilitari dicono di sé, giustamente, di essere “popolo in armi”. E occorre augurarsi che costituiscano a loro volta un esempio per i colleghi di altri Paesi dell’America Latina e del Terzo Mondo e di altri mondi.
Domenica 30 luglio il popolo venezuelano, nonostante i dubbi dei soloni del manifesto che hanno pensato bene di licenziare la loro redattrice militante Geraldina Colotti, ha fatto un passo importante verso la sconfitta definitiva delle destre e verso il socialismo. La spaccatura del Paese, che tanto preoccupa tali soloni, non è certo un fatto nuovo e deriva dalla dinamica stessa della lotta di classe sia sul piano nazionale che su quello internazionale. Dal 30 luglio però, e questo sono in molti a non capirlo, si è messa in moto una dinamica importante di riaggregazione popolare attorno all’Assemblea Nazionale Costituente.
Certamente l’hanno capito, molto meglio di quelli del manifesto, i caporioni del capitalismo internazionale, i funzionari messi dalla finanza a guida di Paesi importanti, come il nostro, che hanno scatenato una vera e propria guerra santa contro il Venezuela bolivariano, reo di voler continuare ad esistere, realizzando i diritti e le aspirazioni del suo popolo e mostrando nei fatti la possibilità di un’alternativa ai disastri del neoliberismo imperante. Chi anche in Italia non sta dalla parte di Maduro e del Venezuela bolivariano non è certamente degno di far parte della sinistra che dobbiamo rifondare. Si parli di questo, non di nomi, organigrammi e alchimie squallide, continuando l’atroce andazzo che ha distrutto la sinistra più importante e forte del mondo occidentale e continua ad ipotecarne pesantemente ogni possibile rinascita. Sicuramente la sinistra deve conoscere anche altre importanti discriminanti, ad esempio sulla questione delle migrazioni, ma questa dell’appoggio alle esperienze rivoluzionarie è di natura fondamentale.
Notizia del: 08/08/2017 di Fabio Marcelli
http://www.lantidiplomatico.it/dettnews-venezuela_cartina_di_tornasole_della_sinistra/82_21144/
Ricordiamo la dottrina Wolfowitz: “Il nostro obbiettivo primario è prevenire l’emergere di un nuovo rivale, sia esso sul territorio della fu Unione Sovietica o in altro luogo, ogni rivale che possa costituire una minaccia come quella precedentemente costituita dall’Unione Sovietica. Questa è una considerazione fondamentale che definisce la nuova strategia di difesa regionale, ed essa richiede che noi non perdiamo mai di vista la necessità di prevenire che ogni potere ostile possa dominare una regione le cui risorse possano, sotto controllo consolidato, rivelarsi sufficienti a generare dominio globale”.
ovviamente è colpa di TRUMP. Obama è un giusto, con 7 guerre nel suo CV di pacifista
Sempre sul fronte interno, evidenzia il rapporto, il tasso di povertà infantile, il crescente divario salariale di genere e le molestie sessuali fanno concludere che “non c’è stato alcun miglioramento per la tutela dei diritti di donne, dei bambini e degli anziani, oltre che dei diritti delle persone maggiormente vulnerabili “
Isis, la creatura dell’Occidente per servirlo.
Ormai pare accertato: a colpire Londra è stato il Terrore. Ancora non si sa se l’assassino di turno abbia agito da solo o in collegamento diretto con la rete dell’Isis, ma il suo scopo è stato raggiunto egualmente. L’attentato segue il quasi-attentato in Francia di una settimana fa, quando a Orly un tizio ha rubato l’arma a una soldatessa ed è stato prontamente freddato. Queste ultime iniziative del terrorismo sono ben diverse dalle precedenti, molto più elaborate e ben più tragiche (vedi Nizza e Charlie Hebdo in Francia e Orlando negli Stati Uniti).
Il che segnala una certo indebolimento della rete del Terrore, che risulta meno efficace di un tempo (anche se può riprendere vigore). D’altronde di colpi ne ha subiti, e molti: in Siria e Iraq gli sciiti (iracheni, siriani e iraniani) e i russi stanno flagellando le bande armate affiliate alla jihad globale.
Un’azione martellante nella quale stanno trascinando anche, sebbene a strappi, gli Stati Uniti, il cui intervento è stato finora alquanto ambiguo e contrastato, forse perché l’azione di tale jihad nei due Paesi, per una eterogenesi dei fini alquanto palese, collimava con i piani dei neconservatori (alquanto influenti nell’esercito Usa) che prevedono, tra le altre cose, la partizione di Iraq e Siria in più Stati.
Nonostante questo, la rete del Terrore ha dimostrato di essere purtroppo ancora vitale, capace cioè di iniziative come quella londinese.
A essere preso di mira è stato il Parlamento, che è il cuore della democrazia in quanto simbolo della sovranità popolare. Quella sovranità popolare che si era espressa nel referendum dello scorso giugno, decretando la Brexit. Un esito imprevisto della consultazione popolare, che ha trovato non poche forze ostative alla sua attuazione, a vari livelli.
Proprio in questi giorni, vinte a fatica tali forze ostative, la premier Theresa May ha annunciato l’avvio della procedura per tagliare il cordone ombelicale che lega Londra alla Ue, che inizierà il 29 marzo. Si può immaginare che la coincidenza temporale dell’avvio vero e proprio della Brexit con l’attentato a Londra sia una mera coincidenza. Ma il Terrore globale non conosce coincidenze, solo obiettivi e simbolismi (esoterici, come detta la sua natura). Nel caso specifico si è voluta colpire la sovranità popolare, che si è affermata contro le ragioni della Finanza globale, che aveva puntato tutto sul Remain. Non che tutti i broker e i dipendenti di banca inglesi abbiano votato Remain, anzi. Ma la Finanza in quanto tale non poteva accettare l’opzione Brexit perché mina alla radice la globalizzazione, quell’ordine costituito ormai dato per permanente che l’ha resa forza egemone del mondo, relegando la politica (e la sovranità popolare) alla marginalità.
Non solo la Finanza, anche il Terrore ha nella Brexit un nemico esistenziale. Il Terrore globale, infatti, è nato proprio a seguito e grazie alla globalizzazione. Ne è un prodotto necessitato.La globalizzazione, almeno quella conosciuta finora, vampirizza il ceto medio, crea masse di emarginati, abbatte barriere, confini, destabilizza società e Stati, creando l’humus perfetto nel quale può allignare e alimentarsi la Paura e il terrorismo. Non solo, se la Finanza non è più libera di vagare a suo piacimento, anche la Finanza oscura, quella creata dal Terrore globale e ad esso destinata, vede erodere i propri margini di manovra.
Ancora: la fine della globalizzazione, che si compirebbe se l’onda di marea iniziata con la Brexit e montata con la vittoria di Trump si abbattesse sull’Europa, creerebbe nuovi scenari geopolitici.
Uno di questi scenari vede la possibile convergenza dell’Occidente e dell’Oriente, Russia e Cina in particolare, contro il Terrore globale. Scenario peraltro probabile, se si sta ad esempio a quanto annunciato da Trump nella campagna elettorale che l’ha visto vittorioso. Per una bizzarra eterogenesi dei fini, infatti, la globalizzazione crea una rete di Terrore globale ma, allo stesso tempo, alimenta divergenze tra Est e Ovest.
Alla radice di tale divergenza la volontà di Mosca e Pechino di non subordinate le ragioni di Stato a quelle della Finanza globalizzata, della quale pure usano.
Il Terrore globale ha una capacità di elaborare molto sofisticata. Sa bene chi sono i propri nemici irriducibili. E sa bene le conseguenze della Brexit. Così ha colpito al cuore dell’Inghilterra. A monito e futura memoria (a breve si decide il destino della Francia: le elezioni possono determinare la Frexit e quindi la fine della Ue). Gli agenti della Paura sanno perfettamente che la Brexit, ponendo non poche criticità alla globalizzazione, mina anche la loro sopravvivenza. Da qui il suo nervoso attivismo.
Un attivismo che ha ricordato un po’ l’infausto 11 settembre, con la povera premier Theresa May portata via dalla sicurezza come allora avvenne per l’imbelle George W. Bush. Ma l’Inghilterra ha alle spalle una storia diversa da quella degli Stati Uniti. Durante la seconda guerra mondiale il Parlamento continuò a riunirsi anche sotto i bombardamenti nazisti. Un pregresso che conforta.
Notizia del: 24/03/2017 PICCOLE NOTE
http://www.lantidiplomatico.it/dettnews-londra_attentato_contro_la_brexit/16658_19443/
meglio tenersi pronti sia mai che in Europa tornino i fascismi/populismi al potere…meno male che i liberatori non ci abbandonano e proteggano la troika.