Milioni di cittadini a rischio da radiazioni  dopo i test sulle perdite del gasdotto eseguite nella UE

particolato iodio 131Particolato Iodio-131 (valore +/- incertezza) nell’atmosfera (μBq / m3)
 
 
Un interessante rapporto pubblicato dal Ministero della Sanità ( MINZDRAV ) avverte che milioni di cittadini della Unione Europea ( UE ) sono stati messi a ” grave rischio ” a causa di una  ” pasticciata / sciatta ” prova di tenuta gasdotti eseguiti dopo quattro devastanti terremoti che hanno colpito l’Italia centrale, il 18 gennaio , e che da quella data, ha lasciato, almeno, più della metà del continente inondato di una mortale particella radioattiva di iodio-131 .
Secondo questo rapporto, lo iodio-131 [ ” iodes ” significa viola in greco] è uno dei prodotti di fissione nucleare più temuti quando accidentalmente rilasciati nell’ambiente, ma il cui pericolo è attenuato a causa del suo molto breve tempo di emivita di 8.02 -4 giorni, ma come un alogeno (simile nella struttura al cloro e fluoro), e grazie alla sua elevata volatilità, si trasforma in un vapore viola unico al contatto con l’aria, e dalla fine del 1940 , è stato utilizzato come tracciante radioattivo per scoprire perdite di rete.
Lo iodio-131 esposto all’aria provoca vapore viola
 
Sotto i protocolli degli incidente nucleari firmati tra la Norvegia e della Federazione Rosatom State Nuclear Energy Corporation nel 2015, il gigante energetico norvegese Statoil , lo scorso novembre, ha notificato al Ministero della Difesa ( MoD ) che erano preparati per condurre varie prove di tenuta con Iodio -131  sui loro gasdotti a causa delle loro preoccupazioni su alcuni dei loro tubi possono avere ” split / incrinati ” dopo un terremoto di magnitudo 4,7 che ha colpito la regione Fjordane a Sogn og il 9 ottobre (2016).
Luogo del terremoto di  4,7  magnitudo che ha colpito Sogn og Fjordane 9 ottobre 2016
 
Il 23 dicembre (2016),  Statoil ha notificato al Ministero della Difesa dicendo a loro che le prove tenute con lo  Iodio-131 avrebbero avuto untempo  ” atteso / stimato ” di 3-4 settimane, che corrispondono ai rapporti della US Air Force che mostrano che durante la settimana del 2 gennaio 2017, nel gasdotto è stato usato un tracciante radioattivo che è stata rilevato nel nord della Norvegia .
Il 18 gennaio (2017), tuttavia, il rapporto fa notare, che una serie di 4 terremoti importanti hanno colpito l’Italia -e che hanno aderito che le nazioni europee precedenti terremoti oltre l’anno scorso che hanno ucciso centinaia di persone e il cui costo di recupero è di oltre 23miliard di € (£ 19,5 miliardi, $ 24.3miliardi).
 
Subito dopo le 18 scosse di terremoto di gennaio in Italia, continua il  rapporto, il gigante dell’energia Gazprom ha riferito che tutti i gasdotti ” normali / uso solito ” di gas naturale nell’Unione europea ha smesso per motivi ” sconosciuti / non specificati” che  Gazprom a segnalare che il suo flusso di gas naturale verso l’UE durante il mese ha raggiunto record storici di flusso.
In mancanza di qualsiasi informazione da parte dell’UE su quel che stava accadendo con la loro vasta rete di gasdotti, il rapporto, di esperti del MoD sulle radiazioni nell’aria ha cominciato a dare ” l’allarme / allertare ” delle massicce quantità di iodio-131  rilevate nel sulla superficie di tutto il continente .
Dalle più alte concentrazioni delle letture di iodio-131 riportati dal Ministero della Difesa della Federazione, la  relazione continua, circonda la Linea Insubrica Periadriatica -che è una anomalia geologica, distintiva del Sud Europa, conseguente a forma di S lunga circa 620 miglia (1.000 chilometri) dal Mar Tirreno , attraversa interamente le Alpi del Sud , e si estende fino all’Ungheria in Europa orientale.
La US Air Force conferma che lo iodio-131 è stato rilevato in Finlandia, Polonia, Repubblica Ceca, Germania, Francia e Spagna , fino alla fine di gennaio, conclude la relazione, ciò che rimane misterioso per funzionari del Ministero della Salute è per questo che l’UE non ha informato i cittadini di questi test sulla conduttura di gas naturale condotta a meno che, naturalmente, e come sempre, stanno usando questo tipo di normale manutenzione dei gasdotti per improvvisare della isteria anti-russa, e come testimoniano i titoli della propaganda occidentale che affermano “ DALLA RUSSIA CON AMORE? Particelle radioattive pericolose sono state individuate in tutta Europa ma non si sa da dove sono arrivate “- la cosa è risaputa che che è impossibile siano stati generati in Russia per il fatto che le correnti dei venti e delle condizioni putin iodiometeorologiche vanno in modo naturale da ovest verso est, cioè dall’UE verso la Russia, e non il contrario -con la sola eccezione delle radiazioni (di Chernobyl) che sono circolate nell’intero globo, ma per lo iodio-131 è impossibile che ciò accada in quanto il corso della sua emivita è di 8 giorni.

Questione taxi: ecco perché Uber non conviene a nessuno

taxi ToLa recenti proteste, con codazzo di polemiche annesso sulla libera concorrenza, la ‘lobby’ dei taxi e le magnifiche sorti e progressive del mercato hanno riacceso i fari su Uber, la multinazionale americana nata dall’omonima app che promette, almeno nelle intenzioni, di liberare la popolazione dal gioco delle vecchie e stantie corporazioni, tassisti in prima fila, che tengono i cittadini al guinzaglio. E’ realmente così? A bocce ferme, con la trattativa taxi-governo rinviata a data da destinarsi e a sciopero scongiurato, cerchiamo di fare una seria analisi costi-benefici che, a meno di non voler adottare posizione ideologiche, dovrebbe sempre essere condotta prima di prendere una decisione.
Uber, com’è noto, è un servizio in pieno stile sharing economy: sono automunito? Divento automaticamente candidabile come autista. I livelli offerti sono diversi e differenziati fra loro, qui prendiamo a riferimento quelli al di sotto di Uber Black, dato che oltre subentrano barriere all’ingresso (il possesso di auto di lusso, auto oltre i 6 posti o Suv) tali da configurare un oligopolio più che un sistema veramente concorrenziale. Prima del blocco dell’app, arrivato nel 2015, alcune inchieste avevano fatto luce sul funzionamento di UberPop, la versione allora più diffusa. Dal lato di chi usufruisce del servizio la convenienza era palese: le tariffe sono sensibilmente inferiori – anche oltre la metà – rispetto a quelle, stabilite dai Comuni, per i Taxi. Se c’è chi usufruisce del servizio, c’è però anche chi lo offre. Per questi ultimi i numeri non sembravano malaccio: in 8 ore di lavoro per 5/6 giorni a settimana si riuscivano a raggranellare in media qualcosa come 1000 e dispari euro netti ogni mese, con differenze che dipendono ovviamente dal numero di chiamate, dai km percorsi, dai consumi della propria auto.
UberPop come Re Mida, allora? Non proprio, perché innanzitutto in quei proventi non erano considerati i costi della manutenzione, che dipendono dai km percorsi e – chi possiede un’automobile ne è al corrente – non sono mai indifferenti: con un chilometraggio ‘standard’ si parla, per rimanere solo nell’ambito della manutenzione ordinaria, di almeno due tagliandi e due treni di pneumatici ogni anno. In secondo luogo, i ricavi non rientravano in dichiarazione dei redditi (come molte app, anch’essa si colloca in una zona molto grigia di rapporti col fisco) per cui, a differenza dei tassisti con licenza, l’autista UberPop gode(va) di una esenzione implicita e non irrilevante. Questa però si chiama concorrenza sleale. Come risolverla? La strada della regolarizzazione è sicuramente la più breve e intuitiva, ma porta con sé anche una serie di problemi. Facciamo dunque pagare Irpef e contributi Inps, ma allora quei 1000 euro – o 2000, ad essere generosi – cominciano a scendere. Includiamo poi le manutenzioni all’automezzo, assicurazioni e altro: sono ulteriori costi da togliere ogni mese e, pure nell’ipotesi generosissima in cui lavorando tutti i giorni si riesca ad essere nella parte alta della forchetta, dimezzare il ricavo è un attimo.
 
Si potrà dire che qualche centinaia di euro al mese sono comunque una somma più che discreta visti i chiari di luna, indubbiamente preferibili ad uno stato di disoccupazione. Ma davvero vogliamo, solo per inseguire l’idea di un mercato libero e autentico – che per inciso esiste solo sui manuali accademici – creare una classe di sottoproletari automuniti? Anche qui, la soluzione sembrerebbe a portata di mano: alziamo le tariffe. Le soluzioni più semplici sono però anche le più indesiderabili perché nel nostro caso di fatto si tratterebbe di un aumento, per garantire a chi sceglie questa strada come lavoro di avere uno stipendio quanto meno dignitoso, che dovrebbe oscillare fra il raddoppio e il triplicamento. E allora la convenienza anche per l’utente dove va a finire?
Filippo Burla

“Ho perso 97mila dollari per colpa tua”: le accuse del driver al fondatore di Uber


Non è decisamente un buon periodo per protesta-tassisti-taxi-uber co-fondatore e attuale amministratore delegato di Uber: al di là dei problemi che il suo servizio di “noleggio” di auto con conducente sta avendo in Europa, negli Stati Uniti ci sono state molte polemiche sulla sua decisione di fare parte dei consulenti del presidente Trump , oltre a molte cause da parte di autisti e aziende concorrenti.
La notte dello scorso febbraio, Kalanick si trovava a Houston, aveva appena assistito al Super Bowl di football americano ed era in compagnia di due amiche quando ha utilizzato la sua app per chiamare un’auto del servizio Uber Black e farsi riportare a casa. A prenderlo è arrivato il 37enne Fawzi Kamel, che lavora per Uber dal 2011 e come molti (taxisti o autisti di auto a noleggio) ha installato all’interno dell’abitacolo una piccola telecamera per tenere sotto controllo quello che succede nell’auto. Con cui ha ripreso la discussione col suo datore di lavoro.
 
Arrivati a destinazione, dopo che le sue amiche sono scese dall’auto, Kalanick saluta quello che è a tutti gli effetti un suo dipendente, che non si lascia sfuggire l’occasione di un confronto col “capo”: «Non so se si ricorda di me», gli dice, incominciando a parlargli di com’è davvero la vita di un conducente di Uber, di come sia difficile fare quadrare i conti, accusandolo di averli messi in difficoltà. Kalanick si difende, ammette che il 2016 è stato un anno difficile, promettendo un taglio del numero di “black car” in circolazione nelle città, così da ridurre la concorrenza fra autisti e (possibilmente) aumentare i loro guadagni.
A Kamel non basta, e gli animi si scaldano: «Ci hai chiesto di fornire un servizio migliore – dice – ma contemporaneamente di abbassare le tariffe. Stai regalando le corse». Kalanick prova a giustificarsi: «Dovevamo farlo, c’è un sacco di concorrenza, ci avrebbero tagliato fuori dal mercato». La replica è chiara e durissima: «Quale mercato? Il mercato era tuo, l’avevi creato tu, avresti potuto applicare le tariffe che volevi, invece hai scelto di regalare le corse ai clienti».
Il riferimento dell’autista è al modello di business di Uber, che secondo molti non starebbe in piedi , perché il prezzo pagato dai clienti basterebbe a pagare appena il 40-50% di una corsa, con il resto “coperto” da investitori privati, che stanno versando soldi nelle casse dell’azienda a fondo perduto. Ma che presto potrebbero smettere di farlo, rischiando di mandarla a gambe all’aria.
 
La conversazione prosegue, e davanti a un esterrefatto Kalanick, Kamel alza il tiro: «Non ci fidiamo più di te – gli dice – La gente non si fida più di te, io ho perso 97mila dollari per colpa tua (probabilmente fra i costi delle corse e l’acquisto dell’auto usata per lavorare, ndr), ho fatto bancarotta per colpa tua». È a quel punto che Kalanick perde la pazienza: «Str…», dice, prima di avvicinarsi alla portiera della macchina per scendere, aggiungendo che «il problema è che la gente non si prende le responsabilità per quello che fa, provando a dare agli altri la colpa dei suoi errori. Buona fortuna, amico!». Ieri, dopo che Bloomberg ha diffuso il video della conversazione fra lui e l’autista, Kalanick ha provato a fare una piccola retromarcia: «Quelle critiche mi hanno fatto capire che devo crescere come leader, ho bisogno di farmi aiutare nella guida dell’azienda, devo maturare».
 
Chissà come l’ha presa Kamel, che comunque, come succede per ogni corsa di Uber, ha avuto la possibilità di dare un voto al suo passeggero (così come il passeggero può fare con lui): a Kalanick ha assegnato una stella, il minimo. Ovviamente.
 
Ieri, dopo che Bloomberg ha diffuso il video della conversazione fra lui e l’autista, Kalanick ha ammesso di aver esagerato, in una dichiarazione inviata a tutti i dipendenti: «Ho trattato Fawzi in maniera irrispettosa, me ne vergogno e mi scuso con lui. Quelle critiche mi hanno fatto capire che devo cambiare e crescere come leader, che ho bisogno di farmi aiutare nella guida dell’azienda e devo maturare. Ed è quello che ho intenzione di fare».
Pubblicato il 01/03/2017
Ultima modifica il 01/03/2017 alle ore 12:45
 
emanuele capone

I numeri che hanno innescato la protesta dei pescatori

protesta pescatoriUna decina di bombe carta, lacrimogeni e tafferugli hanno movimentato il clima davanti Montecitorio, dove il 28 febbraio si sono riuniti i pescatori di tutta Italia per protestare contro il governo.  Al centro delle proteste il timore delle sanzioni eccessive introdotte dalla nuova legge.
I motivi della protesta
  • L’applicazione dell’art. 39 della recente legge sulla pesca 154/2016 che introduce rilevanti modifiche al sistema delle sanzioni.
  • Il pagamento del fermo biologico 2015 e 2016.
  • Il mancato snellimento e la semplificazione degli adempimenti per le licenze di pesca
  • Una diversa gestione delle politiche relative al mercato nel contesto della nuova Politica Comunitaria per la pesca.
  • Le Regioni sono in grave ritardo per l’ attuazione del Feamp (Fondo Europeo per Affari Marittimi e la Pesca). Entro il 2018 dovrebbero essere spese oltre il 60% delle disponibilità finanziarie dell’intero periodo.
 
La nuova disciplina, con multe fino a 75mila euro
Tra le novità più importanti, c’è la depenalizzazione della pesca, della detenzione e della vendita di pescato sottomisura. Una condotta che viene punita con una multa compresa tra 1.000 e 75.000 euro e con la sospensione dell’esercizio commerciale da 5 a 10 giorni. Misure inasprite se riguardano il tonno rosso e il pesce spada: oltre al raddoppio della multa, viene sospesa la licenza di pesca per un periodo da tre a sei mesi.
Stangati anche gli amanti della pesca sportiva: chi cattura in un giorno più di 5 kg viene multato con un minimo di 500 euro fino a un massimo di 50.000 euro. Anche in questo caso è previsto un raddoppio della sanzione qualora la violazione riguardi tonno rosso o pesce spada.
Novità anche in materia di violazioni alle norme sulla tracciabilità ed etichettatura del pescato messo in commercio, con sanzioni che vanno da 750 a 4.500 Euro. Il compito di vigilare è affidato alla Capitaneria di Porto ed è stato introdotto l’obbligo di confisca per tutte le partite di prodotti ittici sprovviste di documenti (fatture, trasporto, etichette, ecc).
Le multe saranno in proporzione alla gravità dell’infrazione. Per semplificare, in base al peso del pescato. Le nuove norme colpiscono anche i commercianti che acquistano prodotti della pesca sportiva: sospensione dell’esercizio commerciale da 5 a 10 giorni lavorativi.
 
La pesca in numeri
  • 180mila tonnellate di pesce all’anno vengono pescate nei mari italiani.
  • 13mila imbarcazioni
  • Negli ultimi 30 anni la marineria italiana ha perso il 35 per cento dei pescherecci e 18mila posti di lavoro.
  • In Europa si consumano 23 chili di pesce per persona all’anno. (56 chili in Portogallo, 25 in Italia e solo 5 in Ungheria).
  • Le importazioni di pesci e crostacei, molluschi e altri invertebrati acquatici sono aumentate in quantita’ del 3% nei primi undici mesi del 2016 rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
  • Nel 2015 le importazioni sono state di 769 milioni di chili, dei quali ben il 40% viene da paesi extracomunitari.
(Fonte Coldiretti)
Il rischio di truffe
Sulle nostre tavole arriva il pangasio del Mekong venduto come se fosse una cernia e il filetto di brosme come un baccalà. Ma anche l’halibut o la lenguata senegalese sono commercializzati al posto della sogliola. La frode è dietro la’ngolo anche perché in Italia più di due pesci su tre provengono dall’estero e i ristoranti non sono obbligati a indicare la provenienza.
Per approfondire:
01 marzo 2017 ©

CHASSEUR ABATTU : LA SUPERIORITE AERIENNE D’ISRAËL REMISE EN CAUSE

# SUR PRESS TV (IRAN)/ FABRICE BEAUR (EXPERT EODE) DANS ‘REPORTAGE’ (1er MARS 2017) : 

PCN-TV/ 2017 03 17/

PRESS TV, la télévision iranienne internationale francophone, interroge Fabrice BEAUR (Expert EODE, Administrateur de EODE-RUSSIA) :

2017-03-18_022906

« L’armée régulière syrienne a répliqué à une offensive israélienne en tirant plusieurs missiles antiaériens en direction des chasseurs de l’ennemi, ce qui constitue selon un expert israélien « un événement dramatique » qui a remis en cause la supériorité aérienne de Tel-Aviv et changé les équations sécuritaires. C’est la première fois que l’armée syrienne a réussi à riposter aux attaques de l’aviation israélienne contre son territoire et cela a apparemment été possible grâce aux systèmes de défense antiaérienne S-300 et S-400 que la Russie avait déployés dans le nord et le sud de la Syrie. Fabrice Beaur, expert pour l’ONG EODE, nous donne plus de précisions. »

Dans ‘REPORTAGE. L’INTERVIEW’,

PRESS TV (Iran) interroge Fabrice Beaur, expert pour l’ONG EODE,

* Voir sur le Site de PRESS-TV/

Emission complète « Reportage »

Chasseur abattu : Israël remis en cause

sur http://www.presstv.com/DetailFr/2017/03/17/514717/Chasseur-battu-Israel-remise-en-cause

____________________

# PCN-TV

https://vimeo.com/pcntv

# PCN-TV sur les Réseaux sociaux :

* FaceBook : Allez ‘liker’ la Page officielle de pcn-tv !

https://www.facebook.com/PCN.NCP.TV

* YouTube : https://www.youtube.com/user/PCNTVnetwork

Del Rio: Basta con i mega appalti delirio

16 marzo 17 Espresso 

Così la corruzione uccide: parla il primo pentito delle grandi opere

Gallerie che possono crollare. Cemento che non tiene. Buchi nell’amianto. Un ingegnere che per più di vent’anni ha occupato una posizione strategica nella mappa delle infrastrutture nazionali rivela le tangenti che diventano un pericolo per il territorio e le persone

di Paolo Biondani e Giovanni Tizian      

Perché le grandi opere costano sempre molti miliardi in più del dovuto? 

Come mai in Italia sono così frequenti crolli di viadotti, cedimenti di gallerie e altri disastri? Perché la Tav e gli altri mega-appalti ferroviari e autostradali sono al centro di continue retate per corruzione? A rispondere a queste domande, per la prima volta, è un super-tecnico interno al sistema: un ingegnere che per più di vent’anni ha occupato una posizione strategica nella mappa delle infrastrutture nazionali. Il primo pentito delle grandi opere…..

http://espresso.repubblica.it/inchieste/2017/03/14/news/lui-ruba-e-tu-rischi-la-vita-parla-il-primo-pentito-delle-grandi-opere-1.297123?ref=RHRR-BE

16 marzo 17 Espresso 

«Grandi opere? Solo quelle utili. Meglio i piccoli progetti». Colloquio con il ministro delle Infrastrutture

di Paolo Biondani e Giovanni Tizian   

Grandi opere? «Meglio tanti piccoli progetti e poche grandi opere, solo quelle veramente utili». La legge obiettivo? «Un sistema pericoloso che abbiamo abolito». Le proteste contro i mega-cantieri? «Vanno realizzate le opere di cui la popolazione è convinta, il dibattito pubblico dev’essere la pre-condizione per farle»….

Ci fa un esempio concreto?
«La Torino-Lione. È un corridoio europeo, un’opera sicuramente utile, ma abbiamo fatto una revisione progettuale. Erano previsti circa 57 chilometri di gallerie per le tratte di adduzione, che abbiamo ridotto a 14 riutilizzando la linea storica. E i costi sono scesi da oltre quattro miliardi a un miliardo in tutto»….

Quando lei è arrivato al ministero, era appena stato arrestato un dirigente potentissimo. Come ha affrontato il problema? Si è limitato a sostituire l’arrestato?
«Abbiamo cambiato tutto il sistema di gestione delle infrastrutture. Abbiamo creato, appunto, una struttura tecnica, diversa dalla precedente, che non gestisce più l’esecuzione dei lavori. Fa la revisione critica dei progetti, la valutazione costi-benefici, ci dice cosa è utile finanziare e quanto. E lo fa applicando criteri oggettivi. È questa nuova struttura che ha gestito anche la revisione della Tav Torino-Lione».
Quella tratta dell’alta velocità è il simbolo delle proteste popolari contro i mega-cantieri, che ora si ripetono per la Brescia-Verona e per molti progetti di nuove autostrade.

Al ministero ne tenete conto?
«Io e i miei tecnici sicuramente. La gente ha il diritto di capire con che criteri viene giudicata utile o no una certa opera. Dal passante di Bologna alla gronda di Genova, abbiamo introdotto il tema del dibattito pubblico. La popolazione deve essere convinta dell’utilità di un’opera, quindi ha diritto di partecipare attivamente a una discussione aperta e trasparente, come succede in Svizzera o in Germania. Il dibattito pubblico dev’essere la pre-condizione per realizzare un’opera pubblica»….
http://espresso.repubblica.it/attualita/2017/03/14/news/del-rio-basta-con-i-mega-appalti-1.297160

I Comuni della Valle Susa contro la Commissione Europea

PresidioEuropa No TAV

Comunicato Stampa

17 marzo 2017

http://www.presidioeuropa.net/blog/?p=11867

Denunciato il comportamento della Commissione europea per aver deciso di finanziare i lavori di scavo del tunnel geognostico della Maddalena di Chiomonte sulla base delle false affermazioni dell’Osservatorio della Valle Susa circa la volontà dei Comuni di volere l’opera

Intanto il Ministro Graziano Delrio gioca a fare il No TAV

Il Presidente dell’Unione dei Comuni della Valle Susa Sandro Plano, con una lettera inviata oggi al Presidente Jean-Claude Juncker e alla Commissaria dei Trasporti Violeta Bulc, ha denunciato il comportamento della Commissione europea che non ha rispettato lo spirito della legislazione europea” per aver deciso di “finanziare i lavori di scavo del tunnel geognostico della Maddalena di Chiomonte, assunta attraverso l’accoglimento acritico delle decisioni del Governo italiano senza l’accordo con le Amministrazioni locali”, in assenza di una gara d’appalto europea. Questo documento  riassume bene tutta la storia.

Questa denuncia dei Comuni della Valle Susa fa seguito alla Risposta che la Commissaria europea Violeta Bulc ha dato il 13 febbraio scorso ad un’Interrogazione scritta alla Commissione Europea inviata l’11 novembre 2016 da alcuni Deputati europei “per conoscere in base a quale criteri siano stati assegnati fondi europei per l’esecuzione dei lavori di scavo del tunnel geognostico della Maddalena di Chiomonte in assenza  di una gara d’appalto”.

Violeta Bulc nella sua Risposta ha candidamente dichiarato che “A seguito dell’Accordo politico del 2008 (accordo di Pracatinat) con le autorità locali, il Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica (CIPE) ha riconosciuto la galleria della Maddalena come variante del tunnel di Venaus, ha riveduto il valore totale delle attività”.

Nella sua lettera Sandro Plano ricorda a Jean-Claude Juncker e a Violeta Bulc che “non è mai stato sottoscritto nel 2008 dalle Amministrazioni locali il cosiddetto “Accordo di Pracatinat”, come anche dettagliatamente ricordato nella Sentenza del Tribunale Permanente dei Popoli” (a pag. 10 della Sentenza del TPP) “Secondo quanto emerso nella compiuta istruttoria la ricostruzione (riportata nel Quaderno n. 7 dell’Osservatorio), non corrisponde in alcun modo alla realtà: il documento definito “Accordo” non venne sottoscritto da alcun Sindaco ma solo dal Presidente dell’Osservatorio (Mario Virano, N.d.R.)”.

In conclusione di questa lettera-denuncia Sandro Plano afferma che “I Comuni della Valle Susa, la Città di Torino e molti Comuni della cintura hanno Deliberato (tra il 1998 e il 2016, N.d.R.) la propria contrarietà al progetto di attraversamento della Valle Susa da parte di una nuova linea ferroviaria Torino-Lione e sono usciti dall’Osservatorio costituito per l’esame del progetto. Gli stessi Comuni hanno ribadito la necessità di entrare nel merito di una politica dei trasporti che risponda ai veri problemi dei cittadini, a partire dal trasporto locale e dalla messa in sicurezza delle reti ferroviarie esistenti.”

Intanto il Ministro Graziano Delrio gioca a fare il No TAV dichiarando a L’Espresso (16/3/2017) Basta con i mega appalti ! «Vanno realizzate le opere di cui la popolazione è convinta, il dibattito pubblico dev’essere la pre-condizione per farle», ci aspettiamo ora che il Governo Gentiloni tiri le conseguenze e cambi rotta. Ma Graziano Delrio nella stessa intervista ha anche volutamente confuso le carte dichiarando che il costo della Torino-Lione per l’Italia sarà di un solo miliardo di €, mentre il costo per l’Italia (tratta transfrontaliera e tratta italiana) potrebbe essere non inferiore a 5 miliardi, dato che il nostro Paese finanzierà una buona parte dei costi della Francia. Qui una tabella di sintesi.

SIRIAQ, GRANDE E’ IL DISORDINE SOTTO IL CIELO. QUALCHE DOMANDA A PUTIN.

http://fulviogrimaldi.blogspot.it/2017/03/siriaq-grande-e-il-disordine-sotto-il.html

MONDOCANE

VENERDÌ 17 MARZO 2017

 

Siriani, russi, statunitensi

I più gravi mali che l’uomo ha inflitto all’uomo sono dovuti al fatto che la gente si è sentita certa di qualcosa che, invece, era falsa”. (Bertrand Russell)

Siamo sprofondati a una tale bassezza che riaffermare l’ovvio  è diventato il primo dovere di uomini intelligenti”. (George Orwell)

Ultim’ora: Venerdì 17, Missili siriani terra-aria S-200 hanno abbattuto un caccia israeliano, parte di uno stormo che, per l’ennesima volta, attaccava obiettivi militari siriani. I jet israeliani avevano cercato di colpire concentrazioni di truppe siriane all’inseguimento di forze jihadiste dell’Isis a est di Palmira. Ulteriore prova del sostegno fornito ai terroristi da Israele, oltreché da Usa, Turchia, Arabia Saudita e Qatar. Stavolta i siriani hanno reagito. Complimenti.

Pisapia, Bersani, Fratoianni, Tsiprasiani, vendoliani… E la guerra?

Mi accingo a scrivere due cose sugli ultimi contradditori e confondenti sviluppi in Siria e Iraq.Trattasi di guerra e di una guerra che sul Medioriente imperversa da 26 anni, da quando Bush Primo ha lanciato il suo paese e relativi clienti, vassalli e sguatteri all’assalto del resto dell’umanità, a partire dagli arabi (non dai musulmani!). La premessa è: quale delle molteplici monadi sinistre che ballonzolano nel vuoto italico, Pisapia, Bersani, Fratoianni, Tsipras e chi più ne ha più ne metta, quelle che come orizzonte politico supremo hanno l’applicazione di cerotti  alle necrosi del sistema vigente, si occupa, sfiora soltanto, gli passa per la mente, la guerra? La Nato? Le basi Nato e Usa che butterano il belpaese? Le 70-90 atomiche in corso di ammodernamento qui installate? Insomma quanto gliene frega a questi scissi dell’atomo che i nostri governi ci rendono da decenni partecipi e complici di eccidi di massa,  con conseguenti spopolamenti e alluvioni migratorie? La risposta la sapete. Kermesse, convegni, conferenze di fondazione, nuovo soggetto di sinistra… e avete mai sentito un solo borborigmo di riferimento a tutto questo? E noi dovremmo votare per questi brutti e infingardi nanerottoli da giardino che non ambiscono ad altro che ad accucciarsi ai piedi dell’inciucio golpista, ossequioso alla Nato, “ForzaPD”?

Russia e Siria: d’amore e d’accordo?

Alcuni tra i più validi, preparati e informati interlocutori sul mio blog insistono a rappresentarmi le potenzialità e positività della presenza russa in Medioriente. Capisco, concordo sulle grandi linee dipanatesi finora, ma non riesco a sottrarmi al fastidioso sospetto che la realpolitik del Cremlino, che indubbiamente è stato il fattore decisivo nel frenare l’aggressività atlantica e salvaguardare una Siria azzannata da tutte le parti, possa farsi i suoi calcoli anche se non  a completa soddisfazione della Siria e del diritto internazionale.

Negli ultimi giorni si sono verificati importanti sviluppi a notevole alterazione del quadro siriano. All’avanzata dell’Esercito Arabo Siriano in direzione di Idlib, a nord-ovest e, a est, da Palmira liberata verso Der Ezzor e Raqqa, roccaforte Isis, su cui convergono anche i curdi sostenuti da centinaia di militari Usa dotati di artiglieria pesante, si è accompagnato l’accordo tra curdi e truppe siriane per la difesa di Manbij, in quel momento sotto attacco dei turchi che si erano impadroniti di Al Bab. Immediata è stata la risposta Usa: provenendo dall’alleata Turchia, una colonna di truppe e blindati Usa si è avventata su Manbij (vedi video https://youtu.be/C2jUic1vMAU).  La mossa serve a bloccare un accordo curdi-Damasco che, almeno in quell’area, impediva l’ulteriore estensione della penetrazione turca in territorio siriano e sottraeva una componente curda al controllo che gli Usa esercitano sull’intero YPG.

YPG apripista del neocolonialismo Usa

Curdi, democratici, partecipatori, femministi, socialisti, o strumento imperialista?

Dall’area detta Royava, con al centro Ain Al Arab (chiamata Kobane dai curdi), i miliziani dell’YPG, sostenuti dagli Usa, ai quali hanno permesso di installare due grandi basi, si sono allargati occupando vaste zone arabo-siriane e compiendo vere e proprie pulizie etniche, fatte di espulsioni, vessazioni, arresti arbitrari, esclusione dai rifornimenti alimentari e idrici, dalle scuole e dai presidi sanitari, distruzione delle amministrazioni locali. Comportamenti in atto da mesi e che smentiscono drasticamente il quadro elegiaco che l’inciucio destre-sinistre occidentale dipinge di una comunità curda progressista, partecipativa, femminista, multietnica. Come testimoniano numerosi arabi, anche cristiani, fuggiti da Hasakah e da altri centri invasi dai curdi, quella che occupa i loro territori è una forza brutale, razzista, sanguinaria, non dissimile dai tagliagole Isis che l’avevano preceduta. Non stupisce: i padrini morali e istruttori militari dell’YPG , come dei terroristi Isis-Al Qaida, sono pur sempre gli stessi americani, turchi e sauditi.

Come rimediare alla liberazione di Mosul? Bombardando i civili e dando la colpa a Baghdad

Rientra nello stesso quadro strategico l’offensiva vittoriosa dell’esercito e delle milizie popolari irachene su Mosul, ormai quasi interamente in mano ai governativi. Fallita la manovra mediatica “alla Aleppo”, in cui i liberatori venivano dipinti come massacratori dell’inerme popolazione chiusa nel centro storico, fandonia smentita sotto l’occhio di mille telecamere dal flusso dei fuggitivi che abbracciano e festeggiano i liberatori, rimane l’accanimento bombarolo degli Usa e della coalizione dagli Usa comandata. E’ già stato abbondantemente documentato da mille episodi che i bersagli sono raramente concentramenti Isis (a quelli pensano i russi), anzi, semmai li si agevola nelle avanzate. Picchiano su civili, infrastrutture, acquedotti, installazioni petrolifere, depositi di viveri, strade e ponti.

Conferma delle vere intenzioni di Washington, ribadite oggi dall’attacco Usa contro l’avanzata siriana verso Idlib. 70 civili uccisi nel bombardamento della moschea di Al-Jinah, a est di Aleppo. E in Iraq, da anni, si accumulano le prove video, fotografiche, testimoniali, esibite del governo di Baghdad, dei rifornimenti aerei degli Usa all’Isis.Oggi si susseguono le denunce dei bombardamenti indiscriminati della coalizione, quasi esclusivamente sui civili e quasi mai sulle cruciali linee di rifornimento del califfato.

Intanto, al tragico destino del Museo Nazionale e della Biblioteca Nazionale di Baghdad, di Niniveh, di Hatra, di Palmira, si è ora aggiunto quello del preziosissimo museo e della biblioteca di Mosul, devastati, demoliti e svuotati dai mercenari Nato di Al Baghdadi. Un patrimonio dell’umanità perso irrimediabilmente, i grandiosi tori alati, le tavolette cuneiformi, i tesori artistici e letterari di assiri, babilonesi, Abbasidi, polverizzati. L’aggressore sa che, per cancellare nazioni, bisogna estirparne memoria e identità e umiliarne voci, visioni e testimonianze nella mercificazione dei mercati d’arte.

I successi militari di siriani e iracheni e dei loro alleati (pare che i russi svolgano a Bagdad un importante ruolo nel coordinamento militare e delle comunicazioni) hanno suscitato enormi preoccupazioni nei mallevadori della frantumazione di questi paesi. I successi diplomatici  russi sono meno ingombranti, visto che poi tutto si decide a Ginevra, dove i convenuti alle tre conferenze di pace di Astana, Kazakistan – russi, iraniani, turchi e “opposizioni” – si dovranno confrontare con lo schieramento occidentale e del Golfo. Trump, non si sa se per spontaneo rovesciamento di posizioni assunte durante la campagna elettorale, o perché le pressioni del partito della guerra, ora alleato alle “sinistre e ai liberal-progressisti”, gli hanno reso difficile, o forse a rischio, la vita, sta percuotendo i tamburi di guerra come un ossesso. Altre migliaia di soldati americani in Kuwait, Iraq, Siria, dotati di armamenti adatti allo scontro con eserciti moderni e forti.

Vittorie, contraddizioni e caos

In Iraq si tratta di evitare che i successi sul califfato, che la stampa sinistro-destra deve sempre più riconoscere al preminente ruolo del già tanto disprezzato esercito iracheno e delle sue Unità di Mobilitazione Popolare, volute far passare per bande di tagliateste sciti, ricompongano un Iraq unito. Mentre sono scomparsi dalla scena i peshmerga, accozzaglia di pretoriani dei narco- e petro-trafficanti curdi, Barzani e Talibani, che da noi si volevano eroici combattenti, meritevoli di essere armati e addestrati da americani, israeliani, britannici, francesi, italiani. Non sono serviti neanche da mercenari  e quinta colonna infiltrata tra i liberatori dell’Iraq.

In Siria la fibrillazione di turchi, statunitensi e wahabiti del Golfo, tutti sponsor dei terrorismi islamisti ieri, oggi e domani, davanti alla graduale riconquista siriana, quanto meno dei territori più densamente abitati, socialmente, economicamente e militarmente significativi, ha creato condizioni inedite e ambigue. Il Trump della guerra totale all’Isis, da condurre di stretta intesa con Mosca, s’è mutato nel Trump dirazzato che si precipita con grande spiegamento di mezzi a invadere uno Stato sovrano. Il nemico comune Isis non risulta più affrontato d’intesa con i russi. E pare che gli Usa, alleati dei turchi e non dei siriani, abbiano dato il loro benestare all’iniziativa dei turchi di chiudere la diga sull’Eufrate tagliando l’acqua alla Siria. Cosa sulla quale non risulta alcuna presa di posizione dei russi, a loro volta alleati di turchi e siriani. Crimine di guerra e contro l’umanitàdi cui non pare che nessun pacifista e nessuna Onu dei diritti umani si siano adombrati.

Looking through a glass darkly

La citazione da una lettera di Paolo ai corinti, ripresa in un film di Bergman, indica che, guardando attraverso un vetro scuro, si vede tutto confuso. Bene, il vetro scuro è quello  che ci presentano oggi i vari attori sulla scena siriana.Tocca concentrarsi. Quei siriani, cui gli invasori di Trump, alleati ai turchi nemici dei curdi, vogliono impedire di difendere Manbij e i curdi da turchi e Isis; quei siriani cui deve essere impedito che possano liberare Raqqa prima che se la prendano gli invasori di Trump e i loro ascari curdi; quei siriani cui deve essere impedito di riconquistare l’area di Idlib, occupata da Al Qaida, ma anche dai turchi, i quali sono alleati degli invasori di Trump, però anche dei russi, a loro volta difensori della Siria aggredita da turchi, curdi e Usa-Israele-Nato-Golfo… Ebbene tutti quei siriani sono alleati storici e attuali dei russi, che sono però anche alleati recenti dei turchi e, un po’ sì e un po’ no, pure ci provano con Trump e con i curdi. La sintassi diventa oscura, ma oscuro assai è il quadro.

Io ai russi e a Putin ci tengo, qui come in Donbass e nel mondo intero. Guai se non ci fossero, ve lo immaginate?  Con gli americani guidati da una psicopatica sanguinaria, da un masskiller di sette guerre, innumerevoli attentati False Flag e non ricordo quanti regime change e colpi di Stato e da un bislacco col ciuffo di granturco che cento ne dice e cento ne contraddice? Quel Trump che ora si capovolge e cerca addirittura di superare la frenesia bellica del predecessore che lo vorrebbe morto e quindi andrebbe rabbonito. Ha aumentato del 432% i raid dei droni, sport assassino preferito da Obama, con 36 incursioni letali in soli 45 giorni e ha bisbocciato a Washington col secondo in successione del Re saudita Salman, dopo che il suo capo Cia, Pompeo, lo aveva già fatto col principe ereditario a Riad. Tanto per chiarire che il divieto d’ingresso ai 6 paesi musulmani riguarda i disperati che scappano da casa perché vittime dei genocidi Usa, non certo i soci grassatori miliardari dell’Arabia Saudita, compagni d’armi nello sterminio dello Yemen.

Domande rispettose a Vladimir Putin

Un interrogativo serio si pone sul ruolo dei russi nello shanghai incasinato di cui sopra. Quale è la parte in commedia di Putin? Non era il caso di piantare un casino della madonna contro l’invasione in Siria dei lanzichenecchi Usa, e prima ancora di quelli turchi, tuttora legati anima e corpo ai jihadisti e operativi di conserva con loro, che violano in maniera tanto proterva la sovranità di un paese riconosciuto  dall’ONU, oltreché da tutto il mondo, e già martirizzato da sei anni di orrori del mercenariato terrorista? Forse si pensa, che, a fare i pazienti, tornerà il giorno in cui Trump e i suoi si rivelano per quello che sembravano (e forse non erano) prima di entrare nella Casa Bianca? O che con la politica del silenzioso beneplacito si riesce a sottrarre The Donald alla canea dei licantropi Cia-Pentagono-Stato Profondo-sinistra liberal-progressista e a farlo tornare il ragionevole partner che diceva che con Assad si può convivere e con Mosca si possono fare affari?

Lassair faire, sui fronti come sui mercati?

Si crede, forse, che subendo e risubendo  tsunami di attacchi russofobici, per cui ormai non c’è malasorte occidentale che non sia determinata dai complottardi russi, isteria che da sorosiana e obamiana sta diventando collettiva, se ne possa attenuare la virulenza e riportare questi diffamatori a una ragionevolezza di cui non c’è più traccia da almeno trent’anni? Cosa si aspetta a rispondere con una controinformazione di  katiuscia, howitzer, missili intercontinentali, che illustri al colto e all’inclita le ingerenze di cui si sono resi colpevoli gli Usa dalle elezioni italiane del 1948 ad oggi, i loro crimini terroristici, i loro complotti  di destabilizzazione di Stati, le loro crisi da bulimia scaricate sugli altri, le loro 35 guerre dal 1945, eccetera, eccetera, eccetera?

E se il fratello, in soccorso del quale tanto si è fatto per evitare che gli facessero a pezzi il paese, giustamente esige che tutto il territorio nazionale venga restituito ai legittimi governo e titolati cittadini, cosa significa tirar fuori un progetto di costituzione federale, antipasto di una spartizione cara a Israele, wahabiti , imperialismo e arlecchini curdi?

E’ di queste ore la notizia che le nazitruppen di Kiev sono riuscite a ottenere dal regime il blocco totale (ferrovie, strade, rifornimenti, comunicazioni) alle repubbliche popolari del Donbass, preludio a qualcosa di molto grosso, già preannunciato dagli attentati terroristici che hanno decapitato buona parte del potenziale militare dei novorussi. Domanda maligna: per salvare capra e cavoli, si cerca di proporre un do ut des tra Novorussija e Siria? O, tornando allo scacchiere sud, è possibile che la certamente strategica importanza per Mosca del gasdotto Turkish Stream, dopo la chiusura di quello balcanico, possa far permettere ai turchi di giocarsi insieme l’alleanza con Nato e Usa, l’amicizia con i russi, il sostegno al terrorismo jihadista e la distruzione della Siria?

Capisco che si possa ricorrere alla temperanza, al far finta di niente, in virtù di un grande senso di responsabilità verso il proprio e tutti i popoli. Atteggiamento che Mosca, a fronte di infinite provocazioni, ha saputo dimostrare al mondo. Capisco che non si voglia dar corda a questi soggetti imprevedibili, scampati al manicomio criminale, che se solo ti azzardi ad alzare la paletta di transito vietato davanti alle loro colonne blindate a Raqqa e Manbij, ti scatenano l’olocausto nucleare?

Sono domande legittime, da amico ad amici. E da chi con siriani e iracheni ha condiviso casa, pasto, strette di mano, sguardi , sorrisi. E pianti.

Pubblicato da Fulvio Grimaldi alle ore 19:04

RDC : UNE UDPS AFFAIBLIE QUI FRAGILISE UNE OPPOSITION CONGOLAISE COMPRADORE PAR LES APPETITS DU CLAN TSISEKEDI …

PANAFRICOM/ 2017 03 17/
« L’UDPS, maillon affaibli de l’opposition congolaise » !
teaserbreitgross
Et c’est la LIBRE BELGIQUE (qui est aussi l’organe principal à la fois du néocolon belge et de l’opposition compradore de RDC – tropisme anti-Kabila et propagande incessante contre lui) qui le dit :
« Si le parti d’Etienne Tshisekedi reste le plus connu dans le pays, il est en pleine déliquescence. Alors que ceux qui s’intéressent au Congo ont l’attention fixée sur les remous au sein du Rassemblement d’opposition, suscités par sa restructuration (voir LLB 4 et 7 mars), la situation de l’UDPS (Union pour la démocratie et le progrès social), le parti de feu Etienne Tshisekedi, pourrait se révéler bien plus grave. En effet, les tensions au sein du Rassemblement sont créées par sa restructuration autour de Félix Tshisekedi (UDPS, principal parti d’opposition), devenu président de cette coalition, et Pierre Lumbi, patron du principal parti du G7 (groupe de sept partis dissidents de la Majorité présidentielle en raison de leur refus de la prolongation de Joseph Kabila au pouvoir), le MSR. Mais si M. Lumbi est bien le président de ce parti, Felix Tshisekedi n’est que le chargé des Relations extérieures de l’UDPS. Cette dernière n’a plus de président depuis la mort d’Etienne Tshisekedi à Bruxelles, le 1er février, et n’a, pour l’heure, plus les moyens légaux de s’en donner un. »
Copier l’image médiatique scénarisée du père défunt (le look du vieux sage en casquette populaire) ne fait pas de vous un véritable leader. C’est le drame de l’UDPS …
LM / PANAFRICOM
* Lire sur LLB :
L’UDPS, maillon affaibli de l’opposition congolaise
# PANAFRICOM/
PANAFRIcan action and support COMmittees :
Le Parti d’action du Néopanafricanisme !
 
* Suivre Panafricom-Tv/
* Découvrir notre WebTv/ 
* Voir notre Page Officielle Panafricom/ 
* Aborder notre Idéologie panafricaniste/ 
Panafricom II – Néopanafricanisme
* Panafricom sur Twitter/

REFERENDUM DE CRIMEE. 3 ANS DEJA ! / КРЫМ ВМЕСТЕ С РОССИЕЙ!

LUC MICHEL/ ЛЮК МИШЕЛЬ/

2017 03 16/

Référendum d’autodétermination de Crimée et de Sébastopol :

3 ans déjà !

Avec notre Ong EODE (Eurasian Observatory for Democracy & Elections), j’ai été une des chevilles ouvrières de ce Référendum, en organisant sa Mission internationale de Monitoring, et en damant par là le pion à l’OTAN, à l’OSCE et à l’UE. Ce fut un des points forts de mon long parcours et un honneur.

* Voir Emission complète sur EODE-TV & AFRIQUE MEDIA/

COMMENT LA CRIMEE EST REDEVENUE RUSSE/ UKRAINE VERSUS NOVOROSSIYA

sur https://vimeo.com/103799370

* Lire sur LUCMICHEL.NET/

REVOLUTION GEOPOLITIQUE. LES ONZE JOURS QUI ONT CHANGE L’ORDRE POST-SOVIETIQUE : LA CRIMEE EST RUSSE !

sur http://www.lucmichel.net/2014/03/18/lucmichel-net-revolution-geopolitique-les-onze-jours-qui-ont-change-lordre-post-sovietique-la-crimee-est-russe/

#LucMichel #LucMichelPCN #EODE

#Réferendum #Crimée

LM

КРЫМ ВМЕСТЕ С РОССИЕЙ!

16 марта 2014 года в ходе всеобщего голосования на референдуме крымчане сделали свой исторический выбор — #Крым вместе с Россией!

#крым #Референдум

* Dessin de Vitaly Podvitski

(“Le choix a été fait. Ni échange, ni remboursement”)

et captures Twitter du MAE russe.

LUC MICHEL / ЛЮК МИШЕЛЬ

https://www.facebook.com/Pcn.luc.Michel/

http://www.lucmichel.net/

https://twitter.com/LucMichelPCN