Scontro treni Puglia, “azienda conosceva criticità sicurezza”. Ma poco prima della strage i soci si divisero 2,5 milioni di utili

strage puglia ferrotramviaUNA STRAGE ANNUNCIATA, una strage evitabile.  Perciò silenzio, l’11 dicembre è stata chiusa l’inchiesta, ci sono 19 indagati ma a quanto pare la stampa, la politica ha ben altri pensieri che evitare che queste stragi si ripetano. Anzi. Si continua con il solito clientelismo. Si sa, pensare al bene dei cittadini è populismo, una bestemmia contro il capitalismo.
ma come son stati fatti i controlli, SE son stati fatti, Presidente Emiliano? Ad un anno e mezzo di distanza, cosa è stato fatt? Anche se si sa che la sicurezza dei cittadini autoctoni non è prioritaria, non fa guadagnare.
Ma c’è di più: l’accusa è di aver nascosto al ministero i 20 incidenti che sarebbero stati sfiorati sulla linea tra il 2012 e il 2016. Sono ritenuti responsabili anche dell'”insufficiente copertura della rete di telefonia mobile lungo la tratta Andria-Corato e quindi delle conseguenziali difficoltà di comunicazione tra personale di terra e personale di bordo”. L’ipotesi dei magistrati è che un sistema di comunicazione, una telefonata fra i due capitreno avrebbe potuto fermare i convogli. fonte
Scontro treni Puglia, “azienda conosceva criticità sicurezza”. Ma poco prima della strage i soci si divisero 2,5 milioni di utili
Secondo la procura di Trani, la “strategia aziendale” era “finalizzata ad accrescere la produttività” e quindi gli “utili ricavabili”. Venti situazioni critiche registrate tra il 2003 e il 2015 – è la tesi dei magistrati – avrebbero dovuto spingere gli amministratori a investire sull’adeguamento tecnologico. Invece, due mesi prima della strage, i soci si spartirono 2,5 milioni di euro di utili del bilancio 2015
L’ultima volta era accaduto il 21 ottobre 2014, quando un treno era partito proprio dalla stazione di Andria “senza via libera”. Di episodi identici sulla linea Bari-Barletta se n’erano registrati altri 6 tra il 2003 e il 2015, erano state aperte le inchieste disciplinari – senza però segnalare le ‘situazioni critiche’, venti in tutto, alle autorità competenti – ma Ferrotramviaria non avrebbe fatto nulla per migliorare la situazione eliminando il blocco telefonico, definito “obsoleto”. Anzi, secondo la procura di Trani, i soci pensavano alle loro tasche: due mesi prima dello scontro tra i treni sulla tratta Andria-Corato nel quale morirono 23 persone, “venivano distribuiti ai soci” 2,5 milioni di euro “a titolo di dividendo” grazie a 4,74 milioni di utile del bilancio 2015.
L’amministratore delegato e il consiglio d’amministrazione, sostengono i magistrati nell’avviso di conclusione indagine inviato alle 18 persone sotto inchiesta e alla stessa Ferrotramviaria, lo fecero “pur essendo a conoscenza del grave quadro di criticità organizzativa e gestionale in cui versava” l’azienda, con particolare riferimento “alla sicurezza dell’esercizio ferroviario in regime di blocco telefonico“. Sapevano, secondo il procuratore Antonino Di Maio e il pool di pm che ha fatto luce sulle cause del disastro ferroviario, che c’erano dei rischi proprio grazie a quelle 20 inchieste disciplinari aperte nei tredici anni precedenti all’incidente.
 
Campanelli d’allarme rimasti inascoltati e citati più volte dai magistrati, convinti che la “strategia aziendale” di amministratori e dirigenti fosse “finalizzata ad accrescere la produttività della infrastruttura ferroviaria gestita da Ferrotramviaria” e quindi “agli utili ricavabili”. Enrico Maria Pasquini, sua figlia Gloria, il direttore di esercizio Michele Ronchi, direttore generale Massimo Nitti e il dirigente della Divisione Infrastruttura Giulio Roselli avrebbero perseguito quel fine indirizzando “progressivamente” i finanziamenti – stanziati dalla Regione Puglia e destinati “alla implementazione tecnologica” della tratta – verso “interventi volti ad incrementare la capacità dell’infrastruttura e la qualità del servizio” ma “non la sicurezza della circolazione”.
Per questo, sostiene la procura di Trani, “omettevano di realizzare l’adeguamento tecnologico”, installando un Blocco conta assi o il Sistema di controllo della marcia dei treni. Quei due sistemi di sicurezza, dei quali ilfattoquotidiano.it parlò già nei giorni successivi alla tragedia, sarebbero stati “idonei a garantire il miglioramento dei livelli di sicurezza della circolazione ferroviaria”. Da queste condotte, concludono i magistrati, “derivava il disastro ferroviario causato dalla collisione frontale dei due treni. di Andrea Tundo | 11 dicembre 2017

storie da libro cuore 2

no violenzasono solo bravate da ragazzi, niente di serio. Qualche stupro ed accoltellamento, magari le vittime sono state pagate per testimoniare il falso e seminare ODIO. Poi la gente non si fida più e non ci fa amicizia.
Aiuta un’anziana a portare a casa le buste della spesa e poi la violenta: 26enne in carcere
La 75enne è al momento ricoverata in ospedale per le ferite riportate: l’uomo l’avrebbe picchiata prima del presunto stupro
30 luglio 2017 10:09
Si sarebbe offerta di accompagnarla a casa per portarle la spesa e, una volta lì, l’avrebbe prima picchiata e poi violentata. Questa la ricostruzione dei carabinieri di Gioia del Colle relativa all’episodio denunciato da una 75enne venerdì scorso, finita in ospedale al Miulli per le ferite riportate durante il presunto stupro.
 
La ricostruzione della vicenda
Tutto sarebbe iniziato davanti ad un supermercato di Gioia dove l’aggressore, un nigeriano 26enne, era solito chiedere l’elemosima. All’arrivo della donna, secondo quanto raccontato da quest’ultima, l’uomo le ha dato una mano con le buste della spesa e insieme hanno raggiunto l’abitazione della 75enne. A quel punto sarebbe partita la violenza: prima calci e pugni, poi lo strupro. Il nigeriano poi sarebbe tornato davanti al supermercato come era solito fare ogni mattina. La donna è poi riuscita a chiamare il figlio per chiedere aiuto ed è stata trasportata da quest’ultimo all’ospedale Miulli di Acquaviva. Secondo le prime informazioni sarebbe in condizioni gravi viste le ferite riportate.
 
I carabinieri sono riusciti a risalire all’identità del presunto aggressore e ad arrestarlo. Il nigeriano, che sarebbe un ospite del Cara di Palese, è in carcere a Bari, accusato di violenza sessuale aggravata e lesioni personali. È in attesa che il fermo venga convalidato dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale barese.
Vibo, anziano aggredito a bastonate e rapinato da un extracomunitario
E’ stato direttamente l’ottantenne a denunciare l’accaduto alla polizia. Ha riportato diverse ferite e sarebbe stato derubato di 70 euro in pieno giorno
 
Sarebbe stato aggredito a bastonate e rapinato di 70 euro da un extracomunitario. E’ quanto denunciato da un anziano di 80 anni residente nella zona della biblioteca comunale di Vibo Valentia. E’ qui che l’uomo, questa mattina, si era recato a buttare la spazzatura quando una persona di colore lo ha sorpreso alle spalle picchiandolo con un bastone e strappandogli da dosso il portafoglio con all’interno non più di 70 euro. Seppur ferito, l’anziano è tornato a casa e ha chiamato il 113. Sul posto si sono quindi recati i poliziotti della Squadra volente, diretta da Gianfranco Scarfone, ai quali l’uomo ha raccontato quanto accaduto. In corso le indagini per identificare il presunto aggressore e rapinatore. (mi.fa.)
Siena, migrante accoltella autista, spari per bloccarlo: doveva essere espulso
L’aggressore è stato fermato dai carabinieri che per bloccarlo gli hanno sparato un colpo di pistola a una gamba. Grave l’autista del pullman: è in prognosi riservata
Un ivoriano di 19 anni ha colpito con tre coltellate al torace l’autista di un pullman di linea dopo una lite a bordo del mezzo pubblico a Monteriggioni (Siena). L’aggressore è stato fermato dai carabinieri che per bloccarlo gli hanno sparato un colpo di pistola a una gamba. Chiamati da alcuni passanti, i militari sono stati a loro volta aggrediti dal migrante, che prima avrebbe scagliato contro una damigiana di vetro e poi li avrebbe attaccati con la lama. Grave l’autista del pullman: è in prognosi riservata.
L’aggressione e l’intervento dei Carabinieri
Secondo la prima ricostruzione, dopo aver esploso alcuni colpi in aria, i carabinieri hanno potuto neutralizzare l’ivoriano sparandogli un colpo di arma da fuoco a una gamba.L’autista è ricoverato all’ospedale Le Scotte di Siena: per le ferite gravi subite dai fendenti tirati dall’ivoriano, avrebbe perso molto sangue. Il giovane africano è piantonato in reparto. Nessun carabiniere è rimasto ferito. Il fatto è successo verso l’ora di pranzo in località Santa Colomba, vicino a Monteriggioni, zona di forte richiamo turistico.
L’aggressore era ubriaco
I carabinieri hanno interrogato anche i passeggeri del bus e alcuni passanti. E’ emerso che l’immigrato, dopo aver inferto le prime coltellate, ha continuato a colpire l’autista e solo l’intervento di alcuni testimoni ha salvato la vita al conducente: alcuni passanti, che aspettavano il pullman al capolinea per ritornare in città, sono intervenuti e, facendosi «scudo», hanno interrotto la violenta aggressione. L’ivoriano è poi risultato essere in stato di ubriachezza. Il bus stava concludendo la corsa al capolinea di Santa Colomba di Monteriggioni (Siena). Sceso a terra, forse per una discussione avuta con l’autista perché non aveva pagato il biglietto (i carabinieri gli hanno trovato in tasca un’altra multa per non aver pagato il biglietto dell’autobus), l’ivoriano sarebbe andato di corsa a prendere il coltello in una casa vicina, che conosce, dove era stato ospitato come richiedente asilo. Quindi, ritornato alla fermata, si sarebbe scagliato contro l’autista, accoltellandolo. Dopo i primi tre colpi – sempre secondo la ricostruzione dei militari – l’autista, cinquantenne, sarebbe stato sbalzato fuori dal posto di guida, finendo a terra. Così, sarebbero intervenuti alcuni passanti, che l’hanno sottratto all’aggressione mentre, intanto, qualcuno ha dato l’allarme ai carabinieri. All’arrivo di una pattuglia, l’africano non si è fermato. Sono stati sparati dei colpi di pistola in aria e poi, uno, per bloccarlo, a una gamba. Ma l’ivoriano ha tentato la fuga in un bosco, dove è stato raggiunto poco dopo dai militari. Il coltello è stato poi recuperato dai militari vicino all’aggressore.
Era in attesa di espulsione
L’africano non risulta essere un islamico radicalizzato, ma un migrante problematico, con difficoltà legate all’alcol e già noto ai gestori dei programmi di accoglienza e alle forze dell’ordine per le sue intemperanze. Proprio a causa di queste situazioni pregresse, le autorità gli hanno revocato lo status di richiedente asilo ed è in attesa di espulsione dall’Italia. Nel mesi scorsi la Caritas lo ha allontanato dalla casa dove era ospitato anche per le segnalazioni di altri migranti, allarmati dai suoi atteggiamenti aggressivi. Sarebbe la stessa struttura, vicina al capolinea, dove si è procurato il coltello per aggredire l’autista. Ora è senza fissa dimora. Appena il 18 luglio scorso, alla stazione di Poggibonsi (Siena), il 19enne è stato arrestato dalla polizia ferroviaria per aver tirato un pugno a un controllore che gli aveva chiesto il biglietto causandogli un trauma commotivo.
29 luglio 2017 (modifica il 29 luglio 2017 | 22:32
Trieste, tre profughi arrestati per violenza sessuale su minorenne
I fatti si sarebbero verificati tra la fine di maggio e l’inizio di giugno. Dopo approfondite indagini, la Polizia ha individuato come responsabili un afghano di 22 anni, e due pakistani di 24 anni e di 19
Tre giovani migranti, un afghano e due pakistani, ospiti in un centro di accoglienza a Trieste, sono stati portati in carcere, perché ritenuti responsabili di due episodi di violenza sessuale su una dodicenne; il primo avvenuto sulla Scala dei Giganti e il secondo presso il giardino pubblico di Via Giulia. Per quanto riguarda quest’ultima vicenda, l’accusa è pesantissima: stupro di gruppo. I fatti si sarebbero verificati tra la fine di maggio e l’inizio di giugno. Dopo approfondite indagini, la Polizia ha individuato come responsabili un afghano di 22 anni, e due pakistani di 24 anni e di 19.
Minorenne stuprata a Trieste
Secondo la ricostruzione resa nota dalla Questura, la dodicenne si sarebbe incontrata con l’afghano in un locale di Piazza Goldoni e sarebbe stata quindi condotta sulla Scalinata dei Giganti, verso il parco di San Giusto. L’afghano avrebbe iniziato a baciarla e a molestarla. La ragazzina l’avrebbe respinto ripetutamente ma il giovane sarebbe riuscito ad immobilizzarla ed a violentarla. La dodicenne è ospite di una struttura di accoglienza ed è qui che l’educatrice, a cui ha raccontato il fatto, ha deciso di accompagnarla in ospedale per una visita. Il referto ha accertato la violenza. Alcuni giorni dopo, lo stupro di gruppo, sempre contro la minore. La Questura ha reso noto che gli accertamenti investigativi hanno consentito di appurare che gli arrestati erano consapevoli dell’età della ragazzina e che avevano abusato di lei. La Questura spiega ancora che la custodia cautelare, oltre che per la gravità degli atti compiuti, è stata disposta anche perché vi è il concreto ed attuale pericolo della reiterazione del reato.
 
Lega: “Castrazione chimica”
La Lega chiede la castrazione chimica. – “Nessuno sconto, nessun finto buonismo per i 3 criminali che hanno violentato la ragazza di 14 anni a Trieste. Delinquenti che non meritano nulla, solamente la castrazione chimica e l’immediata espulsione dal nostro Paese”. Lo ha dichiarato il capogruppo della Lega alla Camera Massimiliano Fedriga sull’arresto a Trieste di tre profughi con l’accusa di stupro di gruppo a danno di una quattordicenne.
 
“Siamo giunti al colmo – ha affermato il capogruppo della Lega- e la principale responsabilità di tali fatti incresciosi risiede nella vergognosa politica del Pd che ha permesso a questa gente di entrare e fare i porci comodi, senza il minimo rispetto dell’altro e di ogni base sociale. Un disastro che ha delle responsabilità politiche ben precise. Chi ha permesso e favorito l’ingresso incontrollato di questa gente, chi ha voluto la cosiddetta “accoglienza diffusa”, permettendo a queste persone di girare liberamente sul territorio senza alcun tipo di controllo, oggi deve solamente chieder scusa, dimettersi e andare a casa. Non ci sono più parole. E’ giusto che i responsabili paghino mettendoci la faccia e non con le solite frasi di circostanza. Serve un cambio di rotta radicale”.
 
Pd: “Condannare i colpevoli”
“La violenza –  commenta Ettore Rosato, capogruppo alla Camera del Pd – in particolare quella contro le donne è inaccettabile. Quella di gruppo, commessa a Trieste contro una ragazzina quattordicenne, spinge a chiedersi dove può arrivare la malvagità umana. Da padre, ne rimango ancor più colpito e mi aspetto che tutti agiscano con rigore e rapidità per accertare responsabilità e condannare i colpevoli”. “Suggerirei però sommessamente di non usare una vicenda così drammatica per fare polemica contro istituzioni che lavorano ogni giorno per garantire tra mille difficoltà la sicurezza della città”, conclude Rosato.
28 luglio 2017 07:44
L’ivoriano aveva picchiato un controllore appena dieci giorni fa
L’arrestato era stato rimesso in libertà ed era in attesa di espulsione
Proseguono le indagini dei carabinieri sul grave episodio accaduto a Santa Colomba (LEGGI Grave autista Train accoltellato da immigrato ivoriano). I testimoni sono stati sentiti dai militari ed è emerso che l’immigrato, dopo aver inferto le prime coltellate, ha continuato a colpire l’autista e solo l’intervento di alcuni testimoni ha salvato la vita all’uomo.
 
L’ivoriano, risultato ubriaco, pare non abbia gradito qualcosa detto dall’autista al capolinea di Santa Colomba, sia corso all’interno dell’abitazione dove fino a qualche tempo fa viveva come profugo, e sia tornato all’autobus armato di coltello, con il quale ha colpito l’autista, quarantaquattrenne di Rapolano Terme, più volte.
 
Il giovane della Costa d’Avorio era finito alla ribalta della cronaca lo scorso 18 luglio (LEGGI In treno senza biglietto picchia controllore) quando era stato arrestato dalla Polfer per aver picchiato un controllore sul treno a Poggibonsi. Ed in tasca gli è stata trovata una multa con la data di ieri. Nel mesi scorsi la Caritas lo ha allontanato dalla casa dove era ospitato anche per le segnalazioni di altri migranti, allarmati dai suoi atteggiamenti aggressivi.
 
A causa di queste situazioni pregresse, le autorità gli hanno revocato lo status di ‘richiedente asilo’ ed è in attesa di espulsione dall’Italia.
29 luglio 2017 20:29 Susanna Guarino
Romeno accoltellato da un giordano che viene colpito a martellate da un marocchino
Brutale rissa tra stranieri in mattinata in via Marocchesa a Mogliano Veneto, all’interno di un’abitazione abitata da senza tetto. Indagano i carabinieri
 
14 novembre 2016 17:49
MOGLIANO VENETO Un cittadino giordano di 27 anni ed un romeno di 26 anni sono ricoverati presso l’ospedale di Mestre per le ferite riportate nel corso di una violentissima rissa che ha coinvolto anche un terzo straniero, un giovane marocchino. L’episodio, sanguinoso, è avvenuto in mattinata a Mogliano Veneto in via Marocchesa, all’interno di un’abitazione diroccata divenuta negli ultimi anni un alloggio di fortuna per senza tetto. Secondo la ricostruzione dei carabinieri, impegnati nelle indagini sull’episodio, il cittadino giordano, al culmine di una violenta lite, ha afferrato un coltello ferendo con un fendente al petto il romeno. Per difenderlo dalla furia del suo aggressore il giovane marocchino ha a sua volta preso un martello e colpito il giordano. Il nordafricano si è poi dileguato. Entrambi i feriti, non in pericolo di vita, sono stati trasportati all’ospedale di Mestre per essere sottoposti alle cure del caso.
 
Questo è solo il primo round della vicenda, perché poi il paziente alle prese con i traumi al capo, il giordano, nel primo pomeriggio si riprende e pensa bene di mettere a soqquadro mezzo pronto soccorso. Pare volesse raggiungere l’accoltellato per “fargliela pagare”. I motivi li sanno loro. Dice che vuole ucciderlo. Sul posto intervengono i carabinieri, mentre l’esagitato dà filo da torcere a medici e guardie giurate. Sanitari e personale in divisa hanno il loro da fare per arginare la furia del giordano, il quale durante la colluttazione con la guardia giurata pare abbia addirittura cercato di impossessarsi dell’arma d’ordinanza. Senza riuscirci per fortuna.
 
Provvidenziale l’arrivo dei militari dell’Arma che, secondo testimoni, avrebbero ammanettato il giovane portandolo via. La sua posizione è al vaglio, visto il comportamento tenuto anche di fronte ai militarii. Per lui potrebbe scattare una misura di limitazione della libertà personale.
Venezia choc, gondoliere circondato e picchiato dalle borseggiatrici
VENEZIA – Piazzale Roma e stazione sono il termometro dell’esasperazione. Perché a volte l’assenza di decoro sfocia nell’allarme sicurezza, con ladri e malfattori di ogni genere in azione, al punto da mettere a dura prova la sopportazione di chi lavora in quelle zone. Clima teso, nervi a fior di pelle. La scena si ripete ogni giorno, tra la stazione e gli Scalzi: le borseggiatrici che adocchiano un malcapitato turista e gli esercenti dei banchetti di fronte alla chiesa degli Scalzi che le allontanano. Tra il ponte della Costituzione, la stazione ferroviaria ed i pontili delle fermate Actv, i flussi sono notevoli e le occasioni ghiotte per queste malfattrici, ormai ben conosciute dai commercianti.
 
Martedì, verso le 15.30, a tentare di mandar via le borseggiatrici ci ha pensato un gondoliere dello stazio Stazione, il quale è stato oggetto della reazione delle donne. Queste, secondo le testimonianze, erano tre, una cinquantenne e due ragazze più giovani. Hanno preso ad inveire contro il gondoliere e lo hanno circondato, colpendolo a una gamba e ferendolo con una bottiglia di vetro che avevano acquistato in un bar. Sono seguiti spintoni e nel frattempo sono intervenuti i colleghi del gondoliere aggredito, che è finito in ospedale per farsi refertare la ferita. La rissa, fra ingiurie e botte, è continuata per un po’, fino all’intervento di una pattuglia della polizia, che ha placato gli animi. Le borseggiatrici se ne sono andate e non si sono più fatte vedere.
Mercoledì mattina ce n’erano altre due, tanto per presidiare il posto di lavoro. Anche in questa occasione sono state allontanate dai venditori, che non le vogliono davanti ai loro banchetti e tentano quotidianamente di tenere pulita la zona nella quale lavorano. Impresa non facile: «Ci sono i neri con le borse all’angolo di Lista di Spagna – raccontano i commercianti – poi chi chiede la carità con i cani in braccio; dal tintinnare delle monete nella ciotola, questi questuanti, attività proibita con animali per ordinanza comunale, guadagnano un bel po’.
Più il là decine di porter con i carretti, che spesso li piazzano davanti ai nostri banchi e non sono rare risse per accappararsi i clienti. Sul ponte degli Scalzi operano gli scatolettisti. Per finire, le borseggiatrici. Coppie o terzetti di donne che si alternano. La polizia le conosce benissimo e talvolta le hanno anche fermate, ma evidentemente la legislazione è carente, tanto che poco dopo il fermo tornano imperterrite nella zona. Questa è la situazione nella quale lavoriamo e questa è l’istantanea della maggiore porta d’ingresso alla città».
di Tullio Cadorna
Venerdì 28 Luglio 2017, 19:15 – Ultimo aggiornamento: 28-07-2017 21:35

La ‘Coalizione anti -ISIS’ guidata dagli USA batte un nuovo record: 1216 civili uccisi a marzo, tra Siria e Iraq

usa vittime collateraliLa sedicente coalizione anti ISIS, guidata dagli USA, a marzo, ha battuto il record di 1216 civili uccisi in Iraq e la Siria, al cifra più alta da quando ha iniziato le operazioni quasi 3 anni fa.
La stima appare in un rapporto pubblicato, ieri, preparato dall’organizzazione Airwars, che monitora la performance della coalizione nella sua lotta contro il gruppo terroristico Daesh-ISIS. Il rapporto considera una forchetta di civili uccisi dalla coalizione nella cifra compresa tra 477 e 1216 persone, che rappresentano una perdita scioccante con un aumento di vittime innocenti rispetto al mese di febbraio, dove sono stati calcolati in 110 infortuni i morti tra la popolazione.
Si può ricordare inoltre, che il 17 marzo scorso, la coalizione guidata dagli Stati Uniti ha ucciso almeno 200 civili negli attacchi su al-Jadida, nella parte occidentale della città di Mosul, nel nord dell’Iraq.

“nessun attacco chimico a Khan Sheikhun” Strage di bambini in Siria, arriva la smentita

tuta gasL’Osservatorio-bufala siriano riesce nel suo intento di screditare Assad. La Mogherini chiede la deposizione del presidente e non sa che l’accusa è tutta un’invenzione
5 Aprile 2017 alle 11:14
Che l’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani fosse un organismo-bufala che semina menzogne propagandistiche per danneggiare Assad era già stato denunciato martedì da Matteo Salvini, che aveva ripreso quanto già scoperto a suo tempo da alcuni importanti quotidiani internazionali (ma evidentemente non da quelli nostrani). Ma adesso arriva anche la smentita dei diretti interessati, l’esercito siriano.
Il comando generale delle forze armate siriane “smentisce categoricamente” di avere compiuto un attacco chimico a Khan Sheikhun. Lo si legge in un comunicato diffuso nella serata di martedì dall’agenzia governativa Sana. Le forze armate “non hanno e non useranno mai questi materiali in nessun luogo o momento”, si legge ancora nella nota, in cui si afferma che lo stesso comando generale “ritiene responsabili per l’uso di sostanze chimiche e tossiche i gruppi terroristi e quelli che sono dietro a loro”.
In altre parole, è l’Isis che, nel conflitto sta usando armi proibite, addossandone poi la colpa ai propri avversari. Ed il mondo occidentale abbocca come un pesce alla propaganda del Califfato. Dalla Mogherini a Gentiloni, tutti sono saltati sulla sedia chiedendo giustizia per le atrocità successe in Siria, la prima chiedendo che “la Siria risponda per i suoi crimini di guerra” (e chiedendo la deposizione di Assad, che è proprio quanto l’Osservatorio Siriano cerca di ottenere), il secondo parlando di “orrore senza fine”. Peccato che entrambi se la siano presa con la persona sbagliata.

Ennesimo attacco di droni USA uccide bambini yemeniti

Yemeni children stand #UpForSchoolper loro non si indigna nessuno, mica è Razzi. I ricchi wahabiti sauditi non si contestano, possono uccidere chi vogliono che le anime belle hanno un prezzo e tacciono come tacciono i benpensanti contro l’islamofobia a corrente alternata.

Almeno due minori yemeniti sono stati uccisi lo scorso Lunedì  da un attacco aereo realizzato mediate un drone senza pilota diretto nella zona centrale dello Yemen.
I fratellini Ahmad e Mohamad Al-Jozba hanno perso la vita nel corso di un bombardamento attuato mediante un drone statunitense mentre camminavano per una via nella località dui Al-Yakla, nella provincia di Al -Bayda.
 
Questo percorso è da tempo oggetto di attacchi da parte degli USA per la presunta presenza di terroristi di Al-Qaeda, come hanno informato questo Martedì da media locali.
 
Inoltre, in un altro attacco simile attuato nella località di Qifa, situata nella stessa provincia, hanno perso la vita tre persone sospettate di appartenere alla rete terroristica di Al-Qaeda nella Penisola Arabica (AQPA), secondo le fonti locali.
In aggiunta a questi, la casa di un presunto componente di Al-Qaeda è stata bombardata da un drone teldiretto degli USA nella località di Nouyfan, nella stessa provincia, mentre nella stessa giornata un altro missile è esploso contro una zona montagnosa dove presumibilmente vi era un accampamento di addestramento dell’ AQPA, nell’ Al-Said, che fa parte  della provincia di Al.Shabwa (sud della penisola).
Anche altre persone, nella stessa giornata sono state eliminate per mezzo di un drone, nel sud del paese. L’apparato ha lanciato un missile contro un veicolo che si stava spostando, nel pomeriggio del Lunedì, nel distretto di Wadi Yashbum. Il veicolo è rimasto totalmente distrutto e bruciato e fra i resti sono  stati ritrovati i corpi calcinati di due uomini che presumibilmente erano membri di Al-Qaeda. Lo stato dei cadaveri ha impedito qualsiasi tipo di identificazione.
 
La strategia di Washington nello Yemen è quella di bombardare quelli che considera terroristi , la AQPA – una strategia che è stata oggetto di critica nella comunità internazionale per causa della morte procurata di centinaia di civili innocenti durante questi attacchi. Lo scorso mese di Gennaio l’operazione realizzata dalle forze militari degli Stati Uniti nella provincia di Al-Bayda ha causato la morte di 16 civili e 41 presunti integranti di Al Qaeda.
In conformità a quanto pubblicato da un rapporto del Think Tank ,”International Crisis” (IGC) , con sede a Bruxelles, gli attacchi statunitensi nello Yemen, oltre a produrre molte vittime civili, hanno contribuito a fortificare i gruppi di Al-Qaeda nel paese.
Nota: Gli attacchi mediante i droni sono attuati dalle forze statunitensi, partendo da basi militari USA in Sicilia (Sigonella), oltre che da Gibuti in Africa Orientale, e coinvolgono vari paesi fra cui lo Yemen, la Somalia, la Libia, la Siria e l’Iraq. Questi attacchi, che dovrebbero essere mirati, hanno prodotti alcune centinaia di morti fra i civili innocenti, colpendo in alcuni casi persone raggruppatesi per un funerale o per una festa di matrimonio e facendone strage. “Danni collaterali”, hanno dichiarato a Washington.
Si sono verificate molte proteste da parte delle popolazioni coinvolte ma questo non ha smosso alcun organismo sovranazionale, neppure quelle ONG come “Amnesty International” o “Human Right Watch” ed altre che erano molto solerti nel denunciare i bombardamenti ad Aleppo.
Le vittime dei droni per le ONG internazionali e per i media occidentali sono solo dei “fantasmi” che non hanno rilievo nelle periodiche sagre della commozione pilotata dai media, visto che non sono vittime di Assad o di Putin.
Fonte: Hispan Tv Traduzione e nota: Luciano Lago Mar 08, 2017

Viareggio, una sentenza di condanna che lascia però i parenti delle vittime con l’amaro in bocca. Prc: “I criminali a partire da Moretti andavano processati a partire dai reati di natura dolosa”

17-vittime-viareggioIn quel 29 giugno 2009, alle ore 23 e 48, persero le vita 32 persone, tra questi alcuni bambini. Il gas fuoriuscito da una delle 14 cisterne invase il quartiere di Via Ponchielli causando forti esplosioni e un imponente incendio che distrusse molte case.
 
Oggi Mauro Moretti, come ex amministratore delegato di Rfi, è stato giudicato colpevole nella sentenza di primo grado a Lucca. Per lui le pena è di sette anni. Nel 2009 era ad di Ferrovie dello Stato, mentre ora è alla guida di Leonardo-Finmeccanica. L’accusa per lui aveva chiesto 16 anni. Condannato anche Michele Mario Elia, al tempo ad di Rfi.
Mauro Moretti, secondo quanto spiegano i suoi avvocati, è stato assolto come amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato, ma i giudici hanno disposto la sua condanna come ex amministratore delegato di Rfi. Lo spiegano i suoi legali. Tra le società ‘imputate’ assolti anche Ferrovie dello Stato e Fs Logistica, mentre vengono condannate Rfi e Trenitalia.
I giudici del tribunale di Lucca hanno assolto 8 dei 33 imputati per non aver commesso il fatto che sono Andreas Barth dell’Officina Jungenthal di Hannover, Andreas Carlsson, sempre della Jungenthal di Hannover, Joachim Lehmann, supervisore esterno della Jungenthal, Massimo Vighini, Calogero Di Venuta, responsabile della Direzione compartimentale di Firenze Movimento Infrastrutture, Giuseppe Farneti, sindaco revisore di Fs prima e poi di Italferr, Gilberto Galloni, ad di Fs Logistica, Angelo Pezzati, predecessore di Di Venuta, Stefano Rossi e Mario Testa. Assolto anche Moretti dai reati a lui ascritti come ad di Ferrovie e Vincenzo Soprano, limitatamente ai reati ascritti come ex dirigente di Fs. Esclusa la responsabilità per illecito amministrativo anche di Ferrovie dello Stato Spa, di Fs Logistica, di Cima Riparazione.
 
Al Polo fieristico, dove si è svolto il processo uno striscione recita ‘Viareggio 29-6-2009 niente sarà più come prima’. E’ lo striscione con le foto di tutte le vittime che ha aperto il corteo silenzioso che ha poi dato vita al sit in fino alla sentenza. Con loro anche una rappresentanza dei macchinisti delle Ferrovie, una bandiera del gruppo delle ‘Tartarughe lente’, alcuni rappresentanti dei No Tav. Chiudevano il corteo alcuni gonfaloni tra cui quello della Regione Toscana.
 
«Ccondanne a 7 anni, che sono meno della metà delle richieste della Procura, lasciano spazio alla delusione e all’amarezza. Ma bisogna anche capire come mai i giudici hanno emesso la sentenza con queste condanne», ha detto Marco Piangentini, presidente dell’associazione “Il Mondo che Vorrei”, che riunisce i familiari delle vittime della strage. Per il rappresentante dei familiari delle 32 vittime della strage, la sentenza nel suo complesso «fa emergere l’esistenza di un sistema di sicurezza ferroviaria che non funziona». «Se loro si dichiarano innocenti – ha aggiunto Piagentini – possono benissimo rinunciare alla prescrizione e dimostrare la loro innocenza nel processo».
 
Paolo Ferrero, segretario nazionale di Rifondazione Comunista, vice presidente della Sinistra Europea, dichiara: “Dopo oltre 7 anni dalla strage ferroviaria di Viareggio del 29 giugno 2009, abbiamo la sentenza di condanna in primo grado dei principali responsabili. Salutiamo positivamente la condanna e ci stringiamo ancora una volta attorno ai parenti delle vittime, ma non possiamo che sottolineare come i capi di imputazione siano tutti relativi a reati di natura colposa, quando è del tutto evidente che la strage di Viareggio è stata causata da omissioni e rimozione dolose di cautele che avrebbero evitato le 32 vittime. I criminali, a partire da Moretti, andavano quindi processati per reati di natura dolosa, dando luogo a ben altri esiti per quanto riguarda le condanne”.

Viareggio. I familiari delle vittime: sentenza insufficiente, ricorreremo in appello

per una strage NON E’ MALE COME CONDONO. Le stragi dei moralmente superiori sono politically correct. Moretti saldamente al suo posto.
Viareggio. I familiari delle vittime: sentenza insufficiente, ricorreremo in appello
L’associazione dei familiari delle 32 vittime chiede le dimissioni da incarichi pubblici di Moretti e degli altri manager condannati e la rinuncia alla prescrizione.
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Magliette bianche con i volti delle 32 vittime della strage di Viareggio: così i familiari hanno voluto ricordare i propri cari nel giorno della sentenza (Ansa)
I familiari delle vittime della strage di Viareggio chiedono le dimissioni di tutti coloro che sono stati condannati nel processo di primo grado di ieri e che hanno tuttora incarichi, come Mauro Moretti. E chiedono che la politica intervenga perché, dicono, un manager condannato in primo grado non può stare su una poltrona importante. Inoltre, lanciano l’invito a rinunciare alla prescrizione e a farsi giudicare in appello: useremo tutte le nostre forze per ricorrervi, fanno sapere. “Ricorreremo in appello perché non ci basta quanto è stato detto ieri. Le richieste di condanna della procura devono diventare complete per l’importanza dei documenti prodotti dai pm e anche dai familiari con i loro consulenti”.
“Il sistema ferroviario è stato riconosciuto responsabile di inadempienze e omissioni. E ha sancito che i vertici avevano potere di intervenire. Si chiude una prima fase ma la nostra battaglia continua per la revisione della prescrizione”. Così l’associazione parenti vittime della strage ferroviaria di Viareggio nella conferenza stampa dopo la sentenza di ieri in cui 23 persone sono state condannate e dieci assolte.
“Moretti si deve dimettere” è la tesi dell’associazione vittime della strage. L’ex ad Mauro Moretti è stato giudicato colpevole nella sentenza di primo grado a Lucca. Per lui le pena è di sette anni.Moretti ora è alla guida di Leonardo-Finmeccanica. Alla conferenza stampa ha parlato anche il presidente della associazione Marco Piagentini .”Chiediamo le dimissioni dalle cariche statali dei condannati e di annullare le onorificenze di Stato”, è stata la richiesta della associazione. Tra le richieste quella di togliere il cavalierato a Moretti.
“Sentenza populista? L’avvocato di Moretti non so se si rende conto che ci ha offeso, l’ennesima offesa, ma abbiamo le spalle grosse, ma questa è un’offesa a un tribunale del popolo italiano. Una baggianata enorme, un arrampicarsi sugli specchi, di fronte alla condanna dei massimi vertici di Fs” ha detto Daniela Rombi dell’associazione dei parenti delle vittime
mercoledì 1 febbraio 2017

Un Ospedale da campo russo in Siria bombardato dai terroristi: muoiono 2 medici russi

medici senza frontiere NON DICE NULLA A RIGUARDO?
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Ospedale da campo russo bombardato
I terroristi hanno ucciso due medici russi ed una infermiera che lavoravano presso l’ospedale da campo installato ad Aleppo dai russi nell’ambito degli interventi per fornire assistenza alla popolazione civile.
Il Ministero della Difesa russo ha precisato che un ospedale di campagna russo è stato attaccato questo Lunedì mediante il fuoco di artiglieria dei terroristi appoggiati dagli USA e dall’Arabia Saudita che si trovano nella zona del campo di Furqan (ovest di Aleppo) ed aggiunge che la prima vittima – una dottoressa- è morta nell’azione, mentre il suo compagno ha perso la vita per causa delle ferite riportate. Un terzo medico si trova in stato critico e i medici stanno cercando di salvarlo.
“La responsabilità dell’attacco contro l’Ospedale russo di Aleppo si trova nelle mani dei terorristi e dei loro patrocinatori dagli USA, al Regno Unito ed alla Francia”, ha indicato il portavoce del Ministero della Difesa della Russia, il generale Igor Konashenkov, citato dall’agenzia russa Tass.
“Hanno le mani sporche del sangue dei nostri uomini quelli che hanno commissionato questa carneficina. Coloro che hanno creato, fomentato ed armato queste bestie in forma umana, definite “opposizione” per giustificarsi davanti la propria coscienza e gli elettori. Sì signori, siete voi i responsabili, sponsor dei terroristi provenienti da Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti e da altri Paesi simpatizzanti,” — ha sottolineato il generale Igor Konashenkov.
Le autorità militari russe si sono dichiarate convinte che siano stati proprio i servizi di intelligence occidentali quelli che hanno fornito ai miliziani jihadisti i dati concreti per la localizzazione precisa dell’ospedale, che è divenuto obiettivo da colpire, come altre volte è accaduto.
Dalla metà dell’anno 2012 la parte orientale della città di Aleppo si trova sotto il controllo dei terroristi appoggiati ed armati da USA, Arabia Saudita e dai loro alleati. Di conseguenza le forze siriane hanno lanciato grandi offensive per liberare questi quartieri che in buona parte (oltre il 50%) sono ritornati sotto il controllo delle forze siriane e questo ha consentito la fuga di oltre 80.000 civili che erano trattenuti come ostaggi dai terroristi.
A causa della grave situazione umanitaria ad Aleppo, il presidente russo Vladimir Putin, aveva ordinato il 29 Novembre l’invio urgente di ospedali mobili presso la città e le sue immediate vicinanze per assistere la popolazione civile. Un gruppo di medici e di specialisti sanitari russi era stato inviato assieme alle infrastrutture in Siria per dare aiuto alle strutture civili siriane, oberate dalla necessità di assistere migliaia di sfollati dai quartieri liberati di Aleppo.
Il campo ospedale colpito si trova installato nelle vicinanze di un campo per rifugiati e stava svolgendo la sua attività di assistenza alla popolazione civile.
La notizia dell’attacco contro l’ospedale russo e la morte dei medici russi non viene neppure menzionata dai media occidentali che pure trasmettevano incessantemente notizie di presunti bombardamenti delle forze russe -siriane contro fantomatici ospedali ad Aleppo.
Fonti: Hispan Tv
Sputnik Mundo
Traduzione: Luciano Lago
Da Redazione  Dic 05, 2016