Discorso natalizio di Bergoglio scritto da Soros

soros-e-papadicembre 25, 2017
Papa Ratzinger aveva il coraggio di criticare la mondializzazione e lo sradicamento capitalistico. Papa Francesco – ci spiace ricordarlo – sta sempre più mettendosi al loro servizio. Così nel discorso di oggi, vera e propria omelia per lo ius soli: “Maria e Giuseppe, per i quali non c’era posto, sono i primi ad abbracciare colui che viene a dare a tutti noi il documento di cittadinanza”. Legge del cuore (Hegel) e batticuore per l’umanità (ancora Hegel) non servono a nulla, senza considerare gli obiettivi rapporti di forza: i quali ci dicono che dare la cittadinanza a tutti è il primo passo per annichilire il concetto di cittadinanza e renderci tutti schiavi apolidi e migranti. La mondializzazione non vuole rendere cittadino chi ancora non lo è. Vuole rendere non-cittadino chi ancora lo è. Questo il punto. Insomma, l’omelia di Francesco, stavolta, sembra ispirarsi a Soros più che a Cristo.
 
“L’essenza dell’uomo consiste unicamente nella libertà assoluta, ché l’uomo non è né cosa, né fatto, e nel suo essere autentico non può essere in alcun modo un oggetto” (F.W.J. Schelling, Dell’Io come principio della filosofia)

IL SUGGERITORE DI BERGOGLIO SUI MIGRANTI E’ UN BILDERBERG DI GOLDMAN SACHS

peter-sutherland21MAFIA CAPITALE UEBERALLES. Un banchiere alla Commissione migrazioni, oh quanto deve stargli a cuore la sorte degli ultimi e dei poveri…
L’Unione Europea deve fare del suo meglio per minare l’omogeneità dei suoi stati membri”, dettò nel giugno 2012
ah ma allora le migrazioni non sono volte a “salvare vite umane” ma ad attaccare “le omogeneità delle nazioni”. Pensavo che alla base della tolleranza ci fosse proprio il rispetto delle differenze….così raccontavano un tempo.
Dichiara ancora: E’ una dinamica cruciale per la crescita economica” ah quindi di nuovo, il fine a sostegno delle migrazioni selvagge non è quindi il “salvataggio” di vite umane?

Nei suoi discorsi ossessivi a favore dell’immigrazione senza limiti e il suo torvo, iracondo discorso di Natale  a difesa postuma dello Jus Soli, Bergoglio “sembra ispirarsi più a Soros che a Cristo”, ha commentato il filosofo Fusaro,  accusando El  Papa di mettersi sempre più al servizio della “mondializzazione e dello sradicamento capitalistico”.  Come mi ha ricordato un amico lettore, “Francesco” ha un ispiratore – o suggeritore o “gestore” –   più diretto di Soros. Un personaggio cui El Papa  ha dato in febbraio la presidenza della International Catholic Migration Commission,  e  che ha reso consigliere della Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica (APSA). Un filantropo umanitario dell’abolizione dei confini che è anche, come dubitarne?, un banchiere  d’affari. Ed è anche molto, molto di più.
S’introduca qui Peter Sutherland,  da almeno 20 anni presidente non (più) esecutivo di Goldman Sachs ma ultra-esecutivo del Bilderberg (sta nello “steering committee, ossia nella direzione che  del Gruppo elabora  l’agenda politica  e i fini da raggiungere); ebreo di madre, sionista, ex presidente  della BP (British Petroleum) e contemporaneamente Rappresentante Speciale dell’ONU per le Migrazioni, tutte cariche che non ha lasciato quando”Francesco” lo ha incoronato presidente della Catholic Migration Commission.
Ma è molto di più, Sutherland. E’ stato Commissario europeo alla Concorrenza quando presidente della Commissione era Delors;  è stato direttore del WTO, Organizzazione Mondiale del Commercio, ossia del tribunale mondiale del commercio globale senza confini né dazi, che praticamente ha creato da sé.
E’ capo del Global Forum on Migration and Development, da cui 160 paesi prendono le direttive sulla migrazione.
Insomma è il globalista totale e assoluto,  con le mani in pasta in tutte le entità sovrannazionali ad un tempo (ONU, WTO, UE,   forse la massima eminenza grigia della “mondializzazione   e  dello sradicamento capitalistico”  nell’interesse della finanza transnazionale.
Quasi dimenticavo: Sutherland è anche  presidente onorario  della Trilateral Commission e capo della London School of Economics, nonché  Cavaliere di Malta e membro dell’Opus Dei. Non si fa mancare nulla in posizioni di potere.
“La UE deve minare le omogeneità nazionali”, per Sutherland.
 
Le sue idee:
L’Unione Europea deve fare del suo meglio per minare l’omogeneità dei suoi stati membri”, dettò nel giugno 2012.  Parlava in qualità di presidente del Global Forum on Migration davanti alla sottocommissione inglese dei Lords, che stava indagando sull’aggravarsi improvviso delle ondate migratorie.
 
La risposta essenziale all’invecchiamento delle popolazioni in Germania o nei paesi del Sud Europa è, “ed esito a dirlo perché il concetto è stato attaccato, lo sviluppo di stati multiculturali”.  Il problema,   ha spiegato, sono le popolazioni, che “ancora  coltivano un senso della loro omogeneità   e differenza dagli altri. Ed è precisamente questo che l’Unione Europea, a mio parere, deve fare di tutto per  erodere”. In  nome di cosa?
 
“Della futura prosperità”, rispose. “ Stati Uniti, Australia e Nuova Zelanda sono  società  di migranti e quindi si adattano più prontamente a chi viene da un diverso mondo culturale.  E’ una dinamica cruciale per la crescita economica”.
 
Disse anche, Sutherland, che “si è passati dagli stati che scelgono i migranti, ai migranti che scelgono gli stati”,  per cui la capacità della UE  di “competere a livello globale” è a rischio…ma  d’altra parte, ha ingiunto: la UE deve smettere di selezionare solo migranti “altamente qualificati”   perche  “alla base di tutto, gli individui devono avere libertà di scelta” di dove muoversi.
(Qui per l’articolo della BBC , EU should ‘undermine national homogeneity’ says UN migration chief  http://www.bbc.com/news/uk-politics-18519395
Come si vede,   è proprio l’ideologia di “Francesco”, confusione e contraddittorietà compresa;  l’ideologia delle Bonino e Boldrini e  dei Manconi, del circo mediatico progressista.
Da qui si vede bene come ad ispirarle sia il capitalismo mondializzato finanziario; per il  quale le “omogeneità” , ossia le identità storiche e culturali che fanno i popoli vari e diversi, sono un ostacolo  e un intoppo, una pretesa odiosa, perché il consumatore globale tipo dev’essere letteralmente “senza identità”,  senza comunità,  “aperto” alle “esperienze”, cosmopolita, nomade e senza “tabù”, senza “pregiudizi” (e senza scrupoli),  di sesso variabile.  Nella esortazione di Sutherland che la UE  eroda,  mini,  indebolisca le “omogeneità” c’è   il disprezzo per la cultura  – ciò che fa à degli uomini esseri umani – come di sovrastruttura inutile e dannosa alla libertà di consumo.
 
Allo stesso modo papa Francesco, giorni  fa, ha sproloquiato: “Gli europei non sono una razza nata qui, hanno radici migranti”, evocando una  condizione anteriore alla civiltà e alla cultura – anche per lui, come per il presidente di Goldman Sachs,  la “omogeneità” culturale (quel che fa di ungheresi degli ungheresi,  la coesione di una comunità  e identità comune    saldata dalla storia, dalla lingua, persino dalle sue specifiche arti)  un fastidioso orpello che “resiste” alla “integrazione” senza limiti, una “mancanza di carità” contro la “accoglienza” – che oltretutto, completa il guru  Bilderberg  di El Papa, ci rende “meno competitivi sui mercati mondiali”.
Ora El Papa ha affidato la Commissione Cattolica sulla Migrazioni al banchiere d’affari  e al Bilderberg  –   ostile alle “omogeneità” culturali, e che si adopererà quanto può per “indebolirle”  (il verbo che ha usato è “undermine”), scalzarle, come se già non fossero abbastanza minate.  Per i papisti cattolici ingenui, quindi,  la questione da ideologica può venire fraintesa come morale: una questione di bene e di male.
 
Nella confusione etica che lo stesso Bergoglio ha sparso a piene mani, la “omogeneità” nazionale di un popolo  è equiparata al male morale, e male sarà volerla salvaguardare.   Spero che almeno si possa chiedere questo: se l’omogeneità è un male, perché Sutherland   auspica che venga scalzata in Europa, ma non la impone ad Israele, stato che difende con l’apartheid la  propria  identità, che  si  rifiuta di estendere la cittadinanza ai palestinesi perché questo snaturerebbe il “carattere ebraico  di Israele”, ossia la  propria omogeneità?   E’ strano che tutto ciò di cui i noachici debbono liberarsi perché  vizio deplorevole, sia invece pregiato, bello e giusto per i talmudici. Maurizio Blondet 27 dicembre 2017

Asimmetrie

 

articolo sul futuro dell’Italia attraverso i fratelli greci, corredato da molte immagini che per motivi di spazio toglierò qui, lasciando la descrizione per comprendere cosa ritraeva e se interessati si possono visionare al link in fondo. L’immagine a fianco Asta di immobili. Atene, novembre 2017 (stampa greca)

Bravo kompagno TOriginal File Name: 2017120657.jpgsipras, dalla parte del popolo contro le banche sfratta LA SUA GENTE. Però accoglie tanti “profughi” tanto delle sorti dei greci dopo che hanno fatto la cosa giusta votando il solito GIUDA non importa nulla a nessuno. Ma non è stata strumentalizzazione no eh.. Già, la troika, quella BRAVA E BUONA CHE FA GLI INTERESSI DELLE GENTI E POPOLI EUROPEI, NARRANO le sinistre che sono politically correct e tanto tanto solidali ed antipopuliste.
 
Asimmetrie
Panagiotis Grigioriou ha partecipato il 2 e 3 dicembre al convegno organizzato a Montesilvano (PE) da Asimmetrie e, viaggiando, per mare dalla Grecia, ha potuto notare quanto l’Italia sia ancora – fortunatamente – ad uno stadio precedente di distruzione rispetto al suo paese. In altri articoli pubblicati nel mese di novembre, era stata descritta, tra le altre cose, la condizione disperata anche di chi lavora, in Grecia, ridotto spesso in povertà da stipendi da fame, o addirittura bloccato da datori di lavoro che non pagano del tutto (inchiesta di Der Spiegel tradotta da Vocidallestero).
Oggi i greci vedono sempre più spesso le proprie case messe all’asta ed acquistate per frazioni del loro valore da fondi esteri, in quella che, secondo Panagiotis, è la Fase II dell’azione distruttrice della Troika, finalizzata a spogliare i cittadini ellenici di tutte le loro proprietà (sia private che pubbliche) in modo da favorire il disfacimento dell’idea stessa di Grecia indipendente. Processo, questo, che viene posto in essere dalla geopolitica mondiale anche attraverso la forzata conclusione di accordi sull’altra grande vittima dell’euro-austerità bancaria, ovvero Cipro, da trasformare in un protettorato dalle istituzioni inutili e quindi sotto tutela. E allora diventa chiaro che l’austerità, l’euro, la Troika etc non erano “meri” meccanismi di dominazione economica, ma dissimulavano finalità ancora più ampie, di mutamento del quadro geopolitico del mediterraneo, e quindi europeo.
Alberto Bagnai (a sinistra) e Panagiotis Grigoriou, simposio A-Simmetrie. Italia, Pescara 3 Dicembre 2017
Piogge e venti. Un tempo credevamo di prepararci per il Natale. La scorsa settimana, gli amministratori coloniali della troika erano al loro consueto quartier generale ad Atene, l’hotel Hilton, per ricevere i ministri locali. Erano qui principalmente per monitorare l’esatta continuazione del programma di distruzione delle loro prede. Il 2018 sarà l’anno in cui il processo di de-ellenizzazione dell’economia, (e) che passa attraverso il sequestro della proprietà privata e pubblica dei Greci, accellererà. I para-ministri di Tsipras sorridono sempre davanti alle telecamere, e i greci li odiano. Sì, l’odio, come dire, la scomparsa assoluta del gesto politico.
Asta di beni dopo il sequestro. Tribunale di Atene, Novembre 2017 (stampa greca)
 
Le aste, ora elettroniche, dei beni immobiliari sequestrate dalle banche e dalle “autorità fiscali greche” hanno soddisfatto una richiesta … storica e insistente della Troika. I media hanno riferito che più di 18.000 immobili saranno liquidati, solo per la prima tranche. Va notato che coloro che perdono le loro proprietà (di solito, appartamenti e case, loro residenze primarie), non hanno il diritto di “riscattarle” al 5% del loro valore (attraverso un accordo con “loro” banche), come nemmeno possono farlo gli altri cittadini greci.
E questo perché gli acquirenti (quelli ammessi a “comprare” le attività al 5% del loro valore), provengono esclusivamente da quei famosi fondi di diritto estero, o in alcuni casi dai loro associati greci, selezionati uno per uno.
In effetti, tutto fa pensare che 2018 sarà l’anno in cui il processo de-ellenizzazione dell’economia (sequestro di beni privati e pubblici greci compreso), accelererà. I beni pubblici e privati gradualmente passeranno nelle mani dei nuovi proprietari del paese. Si colpisce così la spina dorsale economica, simbolica trave portante della società greca, poiché perdere la proprietà della casa in un paese dove lo stato non è (giustamente) storicamente considerato l’ultimo protettore, perdere il tetto è come perdere la propria stessa famiglia. Allo stesso tempo, è proprio questo processo che renderà i lavoratori greci, schiavi dei padroni rimasti del paese, che siano i futuri padroni tedeschi o altri, a meno che il progresso dei robot non decida diversamente (e questo ) prima del previsto.
 
Le seconde case dei greci vicino alla costa e sulle isole, diventeranno col tempo le prime case dei cittadini europei in pensione, mentre le abitazioni principali dei Greci già sequestrate saranno perse per sempre. Così, e questo è già molto evidente, anche alcune attività legate al mare, al turismo, all’agricoltura ed altre sono già in procinto di passare sotto controllo straniero. Si può dire che “questo è il risultato di un fallimento globale, un debito pubblico e privato così enorme che in più è … sotto il sole bruciante della globalizzazione” ragionamento volutamente semplificato e riduttivo, perché è un elemento essenziale nella guerra psicologica e asimmetrica che la Grecia o altri paesi, popoli e società subiscono e subiranno.
Asta vendita di immobili. Atene, novembre 2017 (stampa greca)
 
Tsipras “Creatura di Frankenstein”. Quotidiano “Kathimerini”, 2 dicembre 2017
 
Quindi sappiamo che attraverso questo processo alcuni faranno bottino, così, spudoratamente fregandosene delle nostre osservazioni. Queste stesse persone stanno già godendo in qualità di consulenti, liquidatori (come la società Qualco, proprietà di Orestis cugino del Ministro delle Finanze Tsakalotos, per esempio) e dipendenti degli studi legali più specializzati, localmente impegnati in loco dagli acquirenti, in modo da … concludere il lavoro, con la partecipazione delle istituzioni greche che dovrebbero proteggere i cittadini (polizia, giustizia, notai). Va notato che la legge chiamata “Legge Katseli”, dal nome del Ministro in carica nei primi anni del memorandum, che proteggeva i sequestri delle abitazioni principali, è stata in gran parte modificata, così da diventare praticamente inefficace.
Abbiamo l’impressione che se questo “governo” non venisse rovesciato, se i cittadini non dovessero reagire … o se una guerra civile non dovesse scoppiare (immaginando uno scenario scenario terribile ed estremo) in definitiva un una certa crescita economica, come quella evocata dai nostri ministri, potrebbe alla fine concretizzarsi. Certo … la classe media greca sarà stata prima completamente distrutta, ed i Greci non beneficeranno di questo ritorno alla crescita, eccezion fatta per questa nuova “elite” in divenire, anche in parte legata alla vecchia casta di nepotismo politico-finanziario e francamente mafiosa … come novelli Efialte costantemente tornati a nuova vita..
I greci non beneficeranno di questo ritorno della crescita e degli investimenti, che alla fine accadrà, così come la proprietà pubblica e privata non sarà greca. Così, certi capitali già arrivano, per esempio, per comprare appartamenti ed edifici proposti in lotti. E questa nuova “elite”, vivrà in zone più protette, lontano da plebei … e migranti, come negli altri paesi nelle Americhe e in Asia, e in modo che possiamo persino scommettere che l’economia della colonia finirà per generare ripetuti “surplus”. Come Racine probabilmente avrebbe detto a suo tempo: “E, per renderci felici, perderà per strada i miserabili” è un metodo anche questo….
 
Tsipras virtuoso della capriola, premiato a Parigi. Quotidiano “Kathimerini”,novembre 2017
 
Residenti di Mandra, arrabbiati contro Rena Dourou. Consiglio regionale, Atene, novembre 2017 (stampa greca)
 
La desolazione a Mandra dopo le inondazioni. Novembre 2017 (stampa greca)
E ancora, [la necessità di una] una rinegoziazione del debito greco diventerà senza dubbio finalmente chiara ai nuovi padroni del paese, come un modo per favorire il riavvio dell’economia greca, a spese dei cittadini degli altri paesi della disastrosa Unione europea, visto che dal 2012, le banche private francesi e tedesche sono state salvate … dal debito greco (tale è stato, sin dalle origini, lo scopo del “gioco”, non certo il “salvataggio della Grecia” , come confermato anche dalle recenti dichiarazioni di un certo Jeroen Dijsselbloem).
Questa nuova situazione è già abbastanza consolidata, i salari sono un quarto rispetto a quelli di prima del 2010, i contratti collettivi sono stati aboliti, e dalla scorsa settimana, gli amministratori coloniali della Troika allargata hanno ottenuto (tra le altre misure, incluso il raddoppio dell’importo delle ammende relative alle infrazioni al codice della strada) … dai burattini di Tsipras una notevole limitazione del diritto dei lavoratori allo sciopero, cambiando infine il processo decisionale all’interno delle aziende e, rendendo illegale ogni sciopero iniziato solo dai sindacati di settore, e non dai sindacati aziendali, caso per caso.
I greci hanno già capito che “loro” confederazioni sindacali hanno svolto lo stesso sociale ruolo della  valvola in una pentola a pressione, soprattutto nei primi anni dell’Occupazione (della troïka). Questo, dopo aver organizzato tra il 2010 e il 2013, molti scioperi ed eventi i più disparati, di solito divisi, come previsto, nascosti dietro un linguaggio vetero-rivoluzionario. Questi “sindacati”, tra l’altro finanziati anche dai fondi UE, ora possono scomparire, avendo compiuto la missione assegnata, poiché in realtà più di trenta anni di riformismo, e le recenti manifestazioni di un giorno ad Atene e Salonicco non cambieranno più la situazione.
 
“Il Parlamento – WC”. Quotidiano “Kathimerini”, dicembre 2017
 
Dibattito sul futuro di Cipro e la Grecia. Atene, 29 novembre 2017
 
Dibattito Dimitris Belandís (a sinistra) e Dimitris KONSTANTAKOPOULOS. Atene, 29 novembre 2017
E proprio quando … le manifestazioni stavano finendo, dopo coloro che manifestavano la loro rabbia in aula dopo il sequestro e la vendita all’asta delle loro proprietà, sono arrivati anche gli abitanti di Mandra che (dopo le inondazioni subite lo scorso novembre), hanno fatto irruzione nella sessione plenaria del Consiglio regionale sotto la presidenza della molto Syrizista Rena Dourou; le discussioni si sono vivacizzate di nuovo.
E per renderci felici, ci rimetterà il miserabile … e con esso il suo paese. In Grecia, regna un’atmosfera di rabbia sorda e di odio, così come di disperazione. A questo contesto, si aggiunge il triste teatro delle ombre degli eventi regionali e internazionali, che noi ora vediamo chiaramente.
 In un dibattito pubblico in cui sono stato di recente ad Atene, si è parlato della messa in  liquidazione della Repubblica di Cipro, come richiesto dalla potenze marittime (Stati Uniti e Gran Bretagna, con la gentile collaborazione delle Nazioni Unite e l’UE). Un processo (quasi) senza precedenti, già trattato qui su questo blog nel mese di dicembre 2016 (tre articoli dedicati alla pseudo-pacificazione di Cipro attraverso “negoziati” a Ginevra nel dicembre 2016-gennaio 2017).
 
L’attualità di questo dibattito è nasce dalla recente pubblicazione dell’analisi dell’esperto di  geopolitica e giornalista Dimitris KONSTANTAKOPOULOS, su questo argomento. Tra i partecipanti a questo dibattito, Dimitris Belandís, giurista, avvocato, che si dimise dal Comitato centrale SYRIZA nel luglio del 2015, ha sottolineato la totale incostituzionalità degli accordi che si realizzano sotto i nostri occhi, così come le palesi violazioni della Carta delle Nazioni Unite, e questo è solo l’inizio.
 
Filo spinato al porto di Patrasso. Dicembre 2017
 
Autorità Portuale e la bandiera greca. Porto di Patrasso, dicembre 2017
 
Trasporti … pacifici. Porto di Patrasso, dicembre 2017
Ricordiamo rapidamente che il putsch (di cui nessuno parla) è in pieno svolgimento (dal 2016), e mira a porre fine alla esistenza della Repubblica di Cipro, con il pretesto di trovare una “soluzione” per problema cipriota.
Si tratta senza dubbio del ‘piano Annan’ (ONU 2004) appena rimaneggiato, ricordando anche che la sovrarappresentazione politica della popolazione turco-cipriota rispetto al suo peso demografico (18% prima dell’invasione dell’esercito turco nel 1974 e della conseguente occupazione della parte nord dell’isola), nell’ambito del piano Annan, è stata uno dei motivi del rifiuto da parte dei greco-ciprioti nel referendum del 2004.
 
Se realizzato, questo piano creerà un’entità piuttosto strana, una teratogenesi in più, come nessun altro stato al mondo (ad eccezione probabilmente della Bosnia o di Timor Est). Il piano prevede la creazione (in un’isola relativamente piccola) di vari parlamenti e senati, con un sistema di veti incrociati e [prevedibilmente] continui, che garantirà posti di lavoro a migliaia di avvocati e, allo stesso tempo  impedirà al nuovo Stato di funzionare’.
Il nuovo stato non avrà un proprio esercito, ma una sorta di polizia internazionale per mantenere l’ordine tra gli abitanti. Il progetto costituisce una grave violazione di tutte le disposizioni in materia contenute nella Carta delle Nazioni Unite, nel diritto europeo, internazionale e costituzionale. Questo mostro giuridico trae la sua legittimità … dalla sua stessa logica, la quale pretende di risolvere il conflitto tra la maggioranza e la minoranza a Cipro trasformando uno stato indipendente, sovrano e democratico, in una sorta di protettorato postmoderno.
Gli esecutori, Alexis Tsipras e soprattutto Nicos Anastasiades (Presidente di Cipro) dal gennaio 2017 sono “fortemente incoraggiati” a firmare l’accordo. Quanto a Cipro, ci sono già molte reazioni che rifiutano questa “confederazione”, per cui il colpo di stato consiste nel dotare questo primo accordo (che non è stato ancora raggiunto) di un valore legale (che il Presidente Anastasiadis non può fornire, perché l’accordo sancisce la dissoluzione dello Stato del quale è Presidente), il tutto evitando e bypassando il necessario svolgimento di un referendum a Cipro.
 
 Rifornimento. Porto di Patrasso, dicembre 2017
 
 Camion ispezionato alla ricerca dei migranti. Porto di Patrasso, dicembre 2017
 
Guidatore in guardia al proprio camion. Porto di Patrasso, dicembre 2017
 
Salvo che Cipro e Grecia sono i due paesi maggiormente colpiti dalla Troika, la gente è stanca, la psiche sufficientemente “modellata” dall’ingegneria sociale, accelerata da quando c’è l’austerità … come regime politico. Il libro di KONSTANTAKOPOULOS porta il dibattito verso l’evidenza, quella che, ovviamente, i greci riconoscono verso la quale, tuttavia, sono impotenti: Nei programmi la Troika, è presente [anche] un implacabile ordine del giorno geopolitico.
 
Ed è proprio su questo aspetto della realtà che Dimitris Belandís ha anche illustrato, di sfuggita, le sue idee politiche: “SYRIZA, non è sinistra” è vero, ma ora è anche poco rilevante, se non insignificante, smitizzare il contenuto politico di SYRIZA, di Tsipras e di Nuova democrazia di Mitsotakis, siamo oltre … se non… siamo già spariti.
Ciò che la sinistra (prima che la società greca) non ha compreso (o non ha voluto capire) è che non si trattava solo di un finanziarismo e di un’austerità neoliberista (o ordoliberale), che era ed è sempre stato chiaro fin dall’inizio. Si deve notare che la cosiddetta austerità imposta alla Grecia l’ha privata del 27% del PIL in sette anni (più della quota del PIL francese persa durante la prima guerra mondiale, per esempio), e che lo stesso massacro non è stato imposto ad altri paesi sottoposti al regime della troïka, come il Portogallo.
 
Questo indebolimento completo della Grecia (popolazione, ricchezza, istituzioni, cultura, demografia, reattività come possibilità di rinnovamento della classe politica in modo democratico), non è un mero “effetto neoliberista,” perché dopo otto anni di totalitarismo ora si privano i greci del nocciolo duro della loro sovranità, nell’istante in cui li si priva della loro proprietà pubblica e privata e, in ultima analisi, della loro democrazia. Il progetto attacca ora, l’indipendenza stessa della Grecia (dal 1830) e di Cipro (dal 1960), che non è mai stata pienamente accettata dalle potenze occidentali “gerenti” del Mar Mediterraneo (Regno Unito e Stati Uniti), è che, secondo loro, dovrebbe ora scomparire del tutto.
Patrasso e la prima neve sulle montagne. Dicembre 2017
 
Nei pressi di Atene, passato abbellito. Fine novembre 2017
 
Mare Adriatico. Dicembre 2017
 
Questa è la vera agenda geopolitica dell’austerità, e non è solo una questione di lotta di classe, ahimè. Questo è particolarmente vero in quanto le attuali élite geopolitiche della globalizzazione finanziarista è essenzialmente un’elite del caos, e non della stabilità, anche in Europa. Gli ultimi accordi conclusi tra il burattino Tsipras e gli Stati Uniti sul rafforzamento accelerato del ruolo delle basi militari degli Stati Uniti a Creta (e presto nel nord della Grecia), comprese le potenziali armi nucleari che vi saranno installate (per non parlare degli accordi tenuti segreti anche ai membri cosmetici del “Parlamento” greco, così come a noi), non lasciano presagire niente di pacifico in un futuro che, stando ai fatti, sembra imminente.
Ed eccoci alla fine di un processo e, pure, all’inizio di un altro, in un contesto di guerra asimmetrica, non dichiarata, larvata e prossima a venire, che coinvolge le potenze marittime occidentali, l’Iran, la Russia e la Cina. Meglio si comprende, allora, la tattica Tsipras (e di Tsipras) è proprio di mettere la Grecia nella Fase II del programma di annientamento, dopo la fase-I realizzata tra il 2010 (inizialmente dal fantoccio Papandreou) ed il 2015. Giova ricordare che l’arrivo al potere di SYRIZA fu grazie al proposito di porre fine ai memoranda, attraverso l’idea generale “di restituire la dignità, far tornare la speranza far vincere la democrazia.” Poveri cittadini.
Lo choc fu enorme come previsto, e il lutto non finisce mai. Poiché il crimine del secolo è stato commesso dai truffatori Syrizisti (tale è sicuramente il pensiero della maggioranza dei greci), i cittadini così pesantemente ingannati sono sospettosi di tutto il “loro” personale politico e dei media. Il clima diventa più inquinato che mai, i servizi segreti (e quelli meno segreti) delle potenze straniere controllano i media, e anche alcuni baroni della politica di nepotismo locale come dell’economia, tra cui SYRIZA e il suo alleato dei “Greci Indipendenti” oggi nuovi campioni in questo campo. Nel frattempo, il burattino Mitsotakis sa che il suo tempo scatterà un minuto dopo il momento in cui Washington, Berlino e Bruxelles giudicheranno che il pupazzo Tsipras non sarà più utilizzabile.
Recentemente (due settimane fa), uno scandalo politico-finanziario e diplomatico è scoppiato quando si è appreso che alcune attrezzature militari (munizioni), era in procinto di essere vendute dalla Grecia all’Arabia Saudita. In seguito, un certo Papadopoulos (sconosciuto al grande pubblico), e vicino al ministro della difesa (leader del partito alleato di Syriza di “Greci Indipendenti”) Kammenos, si è presentato come il presunto intermediario (ben pagato per i suoi servizi). In base a come il caso è stato presentato dai media, Papadopoulos avrebbe imbrogliato sul suo incarico, e la vendita è stata infine congelata e poi annullata, considerando anche (per le apparenze), la guerra che l’Arabia Saudita conduce in Yemen.
 
Protesta e sgomento per il sequestro della casa. Atene, novembre 2017 (stampa greca)
 
Una certa stampa di oggi. Atene, dicembre 2017
 
Guardando le vetrine. Atene, novembre 2017
 
Intanto, l’”opposizione” (Nuova Democrazia) e sostanzialmente il clan Mitsotakis, ha presentato al “Parlamento” dei documenti compromettenti, classificati ancora come riservati, [secondo cui] i servizi segreti greci (?) e di altri paesi sarebbero coinvolti … nel caso, che può quindi rivelarsi un imbroglio [ndt: in italiano nel testo] totale. A meno che non ci siano altri casi pendenti, più gravi e dei quali è meglio che i greci non sappiano nulla… probabilmente per metterli davanti a un nuovo fatto compiuto.
 
Le nostre acque sono agitate e salmastre. Questo è anche il motivo per cui l’associazione (Think Tank) “a/Simmetrie” mi ha fatto l’onore di invitarmi in qualità di relatore al simposio che ha appena organizzato con il patrocinio dell’Università degli Studi di Abruzzo, con sede a Pescara, svoltasi il 2 e 3 dicembre, sotto il titolo “Euro, Mercati e Democrazia. Più Italia: la globalizzazione e l’austerità – quale ruolo per l’Italia?”. Voglio ringraziare anche pubblicamente “A / Simmetrie”, il suo iniziatore, professore di economia presso l’Università di Pescara Alberto Bagnai e l’Università di Abruzzo per l’invito, ed anche per la gestione materiale del mio viaggio, senza la quale sarebbe stato impossibile partecipare.
E parlo di viaggio e non di spostamento perché la particolarità è stata di effettuarlo su strada (800 km Andata e Ritorno tra Atene e Pescara) e in barca da Patrasso ad Ancona, abbandonando volontariamente . .. il sacrosanto aereo, solitamente usato in tali viaggi. Questo viaggio così strutturato, mi ha dato l’opportunità di vedere certe cose e di sentire che si dice della Grecia; viaggiare in Italia (e non solo) rimane un viaggio nel tempo nella geopolitica della crisi. L’Italia e la Grecia non si trovano nello stesso punto del ciclo con le loro rispettive situazioni, questo è evidente.
 
Prof. Alberto Bagnai. Pescara, il dicembre 2017
Dibattito sull’austerità. Pescara, 3 dic 2017
 
… Copie del passato e del presente. libreria di Atene, novembre 2017
Ouzo novembrino. Cortili impreziositi del passato in Attica
 
Questi viaggi lasciano anche la porta socchiusa per vedere qualche delitto della nostra modernità (che gli aerei e gli aeroporti, asettici, non consentono), come, ad esempio, nel porto di Patrasso quando si osservano “dal vivo”, i disperati tentativi dei migranti per nascondersi tra gli assi dei camion carichi. Gli autisti vigilano ansiosi sui loro mezzi, agenti di polizia e guardie di sicurezza fanno il loro lavoro…, anche i contrabbandieri dovrebbero essere lì da qualche parte. Viaggiare su strada è anche un modo di vedere, infine, come le autostrade italiane sono sempre così trafficate, mentre quelle in Grecia sono vuote dal 2010. Poi, in Italia la preparazione al Natale, le pubblicità e l’atmosfera ricordano la Grecia degli anni prima della crisi, alcune pubblicità italiane sarebbero da tempo impresentabili … per i greci.
 
Nel corso della conferenza, sono stato intervistato dal professor Alberto Bagnai per il suo pubblico, informato e curioso degli affari greci, sulla situazione del paese, e ho insistito su alcuni fatti ormai evidenti, poiché inerenti la fase I, ed altri relativi alla fase II del “caso greco”.
Ho insistito soprattutto sul calendario specifico dell’austerità, purtroppo ben nascosto nell’agenda geopolitica, e sulla neutralizzazione (e canalizzazione) delle reazioni popolari contro l’uccisione della democrazia, avvenuta ad esempio, facendo adottare al “Parlamento” il testo del memorandum Tsipras (agosto 2015), lungo 7.500 pagine, ed imposto dalla Troika. Un testo, va specificato, redatto in inglese e tradotto solo in parte in greco da un traduttore automatico, ma che colpisce quasi tutti i settori di attività, la democrazia, i diritti umani, come la vita dei Greci che i parlamentari, certamente, non hanno letto. “In ogni caso, non c’era umanamente il tempo per leggerlo,” hanno dichiarato alla stampa nel 2015 alcuni ministri Syrizisti.
 
Tornato in paese, il nord dell’isola di Corfù, dicembre 2017
Ritorno al paese. Igoumenitsa, nord-ovest della Grecia. Dicembre 2017
 
Le asimmetrie economiche che, prima o poi si dimostrano paraventi per le asimmetrie geopolitiche, e portando il ragionamento fino in fondo, ho mostrato che in ultima analisi, il popolo greco sta subendo una forma di aggressione simile ad una guerra asimmetrica. Così e francamente [è emerso] il timore degli amici italiani (per lo meno quelli i cui occhi e orecchie sono già aperti), che il loro paese possa “accettare” un futuro sotto la troïka, aumentando così il dosaggio di austerità che il paese di Garibaldi ha già subito. Certamente la geopolitica riguardante l’Italia non è paragonabile a quella della Grecia o di Cipro, salvo che il ragionamento (irrazionale) di base (austerità metademocrazia, sottomissione) sembra immutabile, a prescindere dei paesi interessati.
Al termine del processo, di cui l’euro è un caposaldo, c’è la morte della democrazia, la morte di ogni governo dell’economia di un determinato territorio da parte dei suoi cittadini, ed è la fine di qualsiasi controllo del proprio tempo (cioè del futuro) e, quindi, la sconfitta di ogni speranza, almeno di rompere l’intero guscio … (europeista). Ecco perché io non credo in “un’altra Europa possibile,” e ancora meno in “Plan-B”, triste a dirsi, forse, difficile da ammettere, ma è così.
Animali senza padrone Italia. Pescara, dicembre 2017
 
Se non altro, il viaggio è stato per me l’occasione di uscire dal quadro psico-letale della Grecia moderna e non è poco, allora, poter vedere, come si suol dire, un po’ di mondo, prima che sparisca del tutto.
 
Gli ultimi giorni di bel tempo nel mese di novembre e del suo ouzo [da bere] sulle spiagge di Atene sono lontani, e tornando a casa, ho trovato il nostro appartamento disperatamente freddo, perché senza riscaldamento dal 2012, ed i nostri animali, che vicini avevano curato durante la nostra … osservazione partecipativa [ndt: tecnica di analisi sociale, che prevede che l’osservatore stia dentro il sistema oggetto di osservazione e partecipi alla sua vita] in Italia.
 
Poi pioggia e vento. Nei tempi andati ci si preparava anche al Natale, solo che ogni illusione conosce prima o poi la sua fine. Tornando in Grecia, ci si sente come impantanati in una melassa che ostacola ogni riflessione, che avvelena la più piccola felicità quotidiana, e rende allo stesso tempo, ogni visione degli esseri umani e dei paesaggi, come oscurata da un velo di lutto.
 
Tuttavia, ho potuto raccontare al nostro Mimi e soprattutto al nostro piccolo Hermes, detto il Trismegisto (ha già … quattro mesi), che anche in Italia, a volte, ci sono animali senza padrone. Geopolitica o no … Missione compiuta. Ritorno a casa e ritornano anche le difficoltà per l’inverno! Povero blog … nell’esatto splendore della sua sopravvivenza …
 
Hermes ritrovato. Dicembre 2017
Articolo originale QUI
Sul sito www.asimmetrie.org saranno a breve disponibili i video integrali degli interventi dei vari oratori, tra cui quello di Panagiotis Grigoriou.
 
Traduzione a cura di FRANZ-CVM – sul mio blog è disponibile un “frasario essenzialedel convegno citato.
Resoconti più istituzionali dei lavori sono disponibili su questo stesso sito da parte di Fabio Conditi e su Intellettuale Dissidente da parte di Guido Rossi.
 
13 dicembre 2017 DI PANAGIOTIS GRIGORIOU greekcrisis.fr

In una struggente lettera a Babbo Natale, un bambino greco chiede tanto da mangiare

lettera alexisIl 36,7% dei bambini, in Grecia, vive in povertà e/o a rischio di esclusione sociale.
L’unicef e tutto il mondo tanto solidale non ha niente da dire? I bimbi e le famiglie greche non meritano una vita dignitosa? Non meritano vitto ed alloggio gratis se in difficoltà? NO. L’accogliente antifascista TSIPRAS pensa a far mangiare le banche e siccome è una scelta giusta per la democrazia  SILENZIO. E’ stato eletto il personaggio giusto per l’elites, che cali quindi la censura sul popolo greco.
La letterina di Alexis, un bambino di una scuola elementare greca
“Caro Babbo Natale, sono Alexis e sto facendo la quarta elementare. Sono stato un bambino bravo. Quest’anno vorrei che mi portassi molto cibo, così la mia mamma non dovrà più piangere. Non ha il lavoro. Se non puoi, vorrei che portassi un giocattolo a mio fratello che sta male. Ti voglio tanto bene“
Il 36,7% dei bambini, in Grecia, vive in povertà e/o a rischio di esclusione sociale.
In Italia le cose non sono migliori. Su 5 milioni di persone in assoluta povertà, il 12,5% sono minori. Contando poi quelli che sono ad esclusione sociale, il numero purtroppo è destinato a salire. Ci sono persone che chiedono solo di poter mangiare, un bene che uno Stato dovrebbe garantire a tutti, ma continuiamo a preoccuparci di tematiche vecchie di 70 anni pur di non ammettere il fallimento di questo Paese. Prima di richiedere quei “diritti civili” di cui tanti si riempiono la bocca.
commento di Maura Alpaca Bathory su fb 19 dicembre 2017

KTG – In una struggente lettera a Babbo Natale, un bambino greco chiede tanto da mangiare
di Henry Tougha – dicembre 18, 2017
Keep Talking Greece pubblica la lettera di un bambino greco di una scuola elementare di Patrasso, nella quale chiede a Babbo Natale molto cibo. La lettera è stata rilanciata via Facebook da un’organizzazione umanitaria, scatenando una gara di solidarietà. Ma la triste situazione, come ricordano i volontari, è che quella lettera rappresenta la situazione di oltre un terzo dei bambini in Grecia, un paese in cui la fame è tornata a essere un pericolo concreto.
 
di Keep Talking Greece, 15 dicembre 2017
 
Tutti i bambini a cui è stato chiesto di scrivere una letterina per Babbo Natale hanno chiesto probabilmente la cosa più ovvia: i giocattoli. Ad eccezione di un bambino, Alexis, di 8 anni.
Caro Babbo Natale, sono Alexis e sto facendo la quarta elementare. Sono stato un bambino bravo. Quest’anno vorrei che mi portassi molto cibo, così la mia mamma non dovrà più piangere. Non ha il lavoro. Se non puoi, vorrei che portassi un giocattolo a mio fratello che sta male. Ti voglio tanto bene“, ha scritto il ragazzino.
 
La struggente lettera per Babbo Natale è stata scritta da un bambino in una scuola elementare di Patrasso, nella parte occidentale della Grecia.
Secondo tempo24.gr la lettera di Alexis è stata pubblicata dalla ONG [Organizzazione Non-Governativa, NdT] Shining Star (Foteino Asteri) che si occupa del benessere dei bambini, sul suo account Facebook.  Molti greci si sono offerti di aiutare la famiglia di Alexis.
Ma la lettera è solo indicativa della triste situazione in cui si trovano molti bimbi in Grecia, dove il 36,7% dei bambini è a rischio di povertà ed esclusione sociale.
 
C’è sempre un Alexis nel vostro quartiere, nell’appartamento di fianco al vostro, nella classe o nella scuola di vostro figlio. Aiutate Alexis o fate una donazione a un’organizzazione di volontariato.

L’Italia è il Paese con più poveri in Europa, seguono Francia e Romania

senza lavoro 1chissà chi dobbiamo ringraziare per questi grandi traguardi. La Ue non era il templio del benessere? Chissà come siamo arrivati a questo punto, con tutti questi guardiani della democrazia, dei signori lotta dura senza paura, per il popolo. Secondo il pennivendolo de La stampa, chi ci ha messo in questa situazione ora parrebbe voler magicamente “rimediare”. L’importante è importarli da fuori i poveri per “salvarli”, noi possiamo anche morire di stenti, chi se ne frega.


L’Italia è il Paese che ha più poveri in Europa. Sono loro quelli ad avere maggiori difficoltà a far fronte a spese impreviste, a garantire che la propria casa sia sempre adeguatamente riscaldata, a far sì di avere almeno due paia di scarpe (estive e invernali), o ancora evitare di finire in arretrato con l’affitto o sostituire abiti lisi con capi più nuovi. Tutti indici di quelle che vengono definite «privazioni sociali e materiali», ma che al netto di espressioni politicamente corrette rilevano il grado di povertà delle famiglie. A livello europeo e nazionale il fenomeno si sta riducendo, ma nell’Ue ci sono ancora 78,5 milioni di persone che vivono stentatamente, e più di dieci milioni di loro sono italiani.
I dati Eurostat diffusi oggi e relativi al 2016 indicano il tasso di privazioni sociali e sociali. Cifre percentuali che lette così come presentate vedrebbero l’Italia undicesima in questa graduatoria. Romania (49,7%) e Bulgaria (47,9%) sono gli Stati membri in condizioni più problematiche, dove praticamente una persona su due ha difficoltà economiche. Ma in termini assoluti, il 17,2% italiano indica più di 10,4 milioni di persone (10.457.600) alle prese coi sintomi di povertà. Letti in quest’altro modo i numeri mostrano un’altra Europa, con l’Italia, sempre pronta a rivendicare la sua grandezze economica, a fare più fatica di tutti. Gli italiani soffrono anche più dei romeni (9,8 milioni) che pure in termini percentuali si trovano davanti a tutti quanto a privazioni. Salta all’occhio, in questa classifica, anche il dato francese. I cittadini d’oltralpe sono i terzi più in difficoltà a livello Ue (8,4 milioni, dietro Italia e Romania).
 
Dati alla mano non c’è da stare allegri, ma ci sono comunque motivi per guardare la situazione con spirito ottimistico. La buona notizia è che tutto questo, seppure a fatica, si sta invertendo. A livello europeo il tasso di persone con privazioni sociali e materiali si sta riducendo, e questo vale anche per l’Italia. Tra il 2015 e il 2016 si sono contati nel territorio dell’Unione europea circa 8,9 milioni di persone con difficoltà economiche in meno. Nello Stivale l’indice si è contratto del 4,4%, un dato che si traduce in 2,6 milioni in meno di cittadini alle prese con ristrettezze economiche. Un segnale che mostra come la ripresina per qualcuno c’è stata, ma che per qualcun altro deve ancora arrivare.
Pubblicato il 12/12/2017 Ultima modifica il 12/12/2017 alle ore 17:55 emanuele bonini

Biden: “Il Cremlino interferì in Italia sul referendum costituzionale”

renzi bidenDi Maio vola a Washington: “Fedeli agli Usa, non a Mosca”

Italy’s Prime Minister Matteo Renzi (L) meets U.S. Vice President Joe Biden at Villa Taverna in Rome, Italy November 27, 2015. REUTERS/Alessandro Bianchi

a seguire da “La stampa” Biden: “Il Cremlino interferì in Italia sul referendum costituzionale”

se non è fake news questa…certo che le cosiddette democrazie avanzate, quelle che esportiamo a suon di bombe sono così “comprabili” ?

Chi cazzo ha preso i soldi di Putin senza darci un euro?!?!

Secondo Joe Biden (l’ex vice presidente degli Stati Uniti), Vladimir Putin aiutò i sostenitori del No a vincere il referendum costituzionale. Eppure ricordo benissimo che Obama sosteneva il Sì, come puparo di Renzi. Ricordo che il No non aveva praticamente nessun sostenitore “importante” nei mass media e nei poteri forti, tutti schierati per il Sì.

Ricordo che Renzi aveva dalla sua tutti i pezzi grossi, oltre a nani, ballerine e orsi danzanti (persino Vasco Rossi chiese di non usare la sua canzone “C’è chi dice no” per la campagna del No), e che Matteo e Maria Elena erano talmente sicuri di vincere da promettere le loro dimissioni in caso di sconfitta. Ricordo che la campagna per il No l’abbiamo fatta noi cittadini, singolarmente, senza soldi, parlando con le persone per le strade, discutendo giorno per giorno sui social network per spiegare perché bisognava votare No.

Quindi la mia domanda è: chi cazzo ha preso i soldi di Putin senza darci un euro?!?!
9.11.2017 Carmine Monaco
https://www.facebook.com/carmine.monaco/posts/10159897318600093?pnref=story

Biden: “Il Cremlino interferì in Italia sul referendum costituzionale”

La denuncia dell’ex vice presidente Usa: l’offensiva non è finita. Ora la Russia sta aiutando Lega e Cinque Stelle in vista delle elezioni
I «no» al referendum costituzionale del 12 aprile 2016 hanno sfiorato il 60%

La Russia ha interferito con il referendum costituzionale italiano dell’anno scorso, e sta aiutando la Lega e il Movimento 5 Stelle in vista delle prossime elezioni parlamentari. La denuncia viene dall’ex vice presidente degli Stati Uniti Joe Biden, in un articolo pubblicato sulla rivista «Foreign Affairs» insieme all’ex vice assistente segretario alla Difesa Michael Carpenter.

Il saggio si intitola «How to Stand Up to the Kremlin», ossia come fronteggiare il Cremlino, e il catenaccio chiarisce l’obiettivo: «Difendere la democrazia contro i suoi nemici». Durante l’amministrazione Obama, il vice presidente era molto coinvolto negli affari internazionali, e aveva ricevuto in particolare l’incarico di gestire la crisi ucraina. Visto quanto sta avvenendo negli Usa con l’inchiesta sulla collusione tra la campagna elettorale di Trump e Mosca, molti osservatori hanno interpretato questo articolo come la conferma che Biden sta ancora considerando la possibilità di candidarsi alla Casa Bianca nel 2020.

Di Maio: “Soldi dai russi? Fake news, Biden e il Pd imparassero a perdere”

Il testo sostiene che Putin ha lanciato una campagna interna e internazionale per conservare il potere, basata su corruzione, ingerenza militare e politica. Secondo Biden la forza del capo del Cremlino è più apparenza che sostanza. L’economia russa dipende ormai esclusivamente dal petrolio e dal gas, e il calo dei prezzi l’ha profondamente danneggiata, al punto che la capitalizzazione sul mercato di Gazprom è scesa dai 368 miliardi del 2008 ai 52 di oggi. Il consenso politico è molto fragile, e per conservarlo Putin ha puntato su due cose: repressione dell’opposizione, e favoreggiamento della classe corrotta di oligarchi che lo aiutano a restare al potere. Ha creato una «democrazia Potemkin, in cui la forma democratica maschera il contenuto autoritario».

Questa strategia di sopravvivenza ha un importante aspetto internazionale, per almeno tre ragioni: difendersi dall’America, impedire ai Paesi vicini di passare nell’altro campo, e destabilizzare le democrazie occidentali. Biden scrive che gli Stati Uniti non hanno mai cercato di rovesciare Putin, ma lui si è convinto che hanno fomentato le rivolte in Serbia, Georgia, Ucraina, Kirgyzistan, mondo arabo, e le proteste scoppiate tra il 2011 e 2012 in varie città russe. Quindi considera Washington il suo nemico principale, e per difendersi ha orchestrato la campagna di disinformazione finalizzata a influenzare le presidenziali del 2016. Nello stesso tempo non può permettersi che i Paesi vicini, quelli nella sfera considerata di «interesse privilegiato russo», passino dalla parte occidentale, perché darebbero un esempio negativo agli stessi cittadini russi desiderosi di democrazia, libertà e sviluppo. Così si spiegano i vari interventi diretti, tipo Montenegro, Georgia, Ucraina, Moldova, dove ha usato i tentativi di colpo di stato o la forza militare.

Oltre alla difesa della Russia e dei territori vicini, la strategia di Putin comprende anche l’attacco dell’Occidente, per destabilizzarlo dall’interno e renderlo meno capace di contrastare Mosca. In questo quadro si inseriscono le iniziative lanciate per interferire con le elezioni. In Francia l’offensiva è fallita, ma «la Russia non si è arresa, e ha compiuto passi simili per influenzare le campagne politiche in vari Paesi europei, inclusi i referendum in Olanda (sull’integrazione dell’Ucraina in Europa), Italia (sulle riforme istituzionali), e in Spagna (sulla secessione della Catalogna)». Quindi Biden denuncia gli aiuti del Cremlino alla destra estrema in Germania, e aggiunge: «Un simile sforzo russo è in corso per sostenere il movimento nazionalista della Lega Nord e quello populista dei Cinque Stelle in Italia, in vista delle prossime elezioni parlamentari». A questo proposito bisogna ricordare che l’ex vice presidente era alla Casa Bianca, quando nell’autunno del 2016 il dipartimento di Stato inviò una missione a Roma per informare l’ambasciata di Via Veneto sui sospetti di ingerenze del Cremlino, ed era con Obama quando poco dopo ricevette l’allora premier Renzi a Washington.

Biden cita l’Internet Research Agency di San Pietroburgo come uno degli strumenti usati per diffondere ovunque le fake news, e denuncia anche l’uso della corruzione. Ad esempio nel gennaio scorso le autorità di New York hanno accusato la Deutsche Bank di aver riciclato 10 miliardi di dollari dalla Russia, e pochi giorni fa il procuratore Mueller ha chiesto alla banca tedesca di fornire informazioni sui conti che hanno presso di lei Trump e i suoi familiari. L’ex manager della campagna presidenziale, Manafort, è stato incriminato proprio per riciclaggio.

Biden non discute i motivi che potrebbero aver spinto l’attuale capo della Casa Bianca a essere disponibile verso il Cremlino, ma avverte che se lui non difenderà gli Usa e l’interno Occidente da questa offensiva, il Congresso, i privati e gli alleati dovranno farlo al suo posto, per salvare la democrazia liberale.
Pubblicato il 08/12/2017 paolo mastrolilli
http://www.lastampa.it/2017/12/08/italia/politica/biden-il-cremlino-interfer-in-italia-sul-referendum-costituzionale-kga1zMpSJhKCS2yv3aMdMN/pagina.html

 

Banca Etruria, indagato il padre della Boschi. Bufera sul procuratore di Arezzo. Ira della sottosegretaria

maria elena

ma è il governo dei giusti, tanto solidali ed antifascisti. Hanno solo rubato i soldi ai correntisti, mica è grave come il Rubygate.


Banca Etruria, indagato il padre della Boschi. Bufera sul procuratore di Arezzo. Ira della sottosegretaria

Rossi scrive a Casini: “Io corretto”

Un nuovo filone d’indagine sul crack di Banca Etruria riaccende i riflettori sulla famiglia Boschi. Sul padre della sottosegretaria Maria Elena, finito in un nuovo filone di indagine sulla banca aretina assieme a tutti i componenti del cda in carica dal 2011 al 2014. E sulla figlia, ex ministro ed ora sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, si abbatte di nuovo la bufera politica con M5s e Lega che fanno asse tornando a chiedere le sue dimissioni.

Qualcuno usa questa vicenda da due anni per attaccare me e il PD” si difende la sottosegretaria che si lamenta: “chi ha sbagliato ad Arezzo ha pagato e pagherà. Noi siamo interessati agli atti, non alle strumentalizzazioni”. Ma non è solo la famiglia Boschi a finire nel mirino delle polemiche: anche il procuratore di Arezzo, Roberto Rossi, ascoltato dalla Commissione di inchiesta sulle banche lo scorso giovedì è oggi accusato di aver omesso la notizia che riguardava questo nuovo filone di indagine che prende spunto dalla trasmissione alla procura da parte di Consob degli atti relativi all’annullamento del prospetto di due emissioni e delle relative sanzioni a carico dell’intero cda. Il nuovo fascicolo aperto dalla procura di Arezzo riguarderebbe infatti la vendita di obbligazioni considerate rischiose ai clienti retail che non avrebbero avuto il profilo per acquisirle.

IL POST DELLA BOSCHI

“Tutto quello che avevo da dire l’ho detto in commissione giovedì scorso” si difende il procuratore Rossi. E a riprova della sua tesi invia una lettera al presidente della bicamerale, Pierferdinando Casini, in cui riporta la trascrizione della sua audizione. Nella lettera Rossi ricorda di aver risposto sulla posizione di Pier Luigi Boschi precisando che non è tra gli ex del cda Etruria rinviati a giudizio, ma di aver annuito quando gli è stato chiesto se lui e altri potrebbero essere indagati.

“Come si evince da questa breve ricostruzione, non ho nascosto nulla circa la posizione del consigliere Pierluigi Boschi. Ho anzi chiarito e ribadito che la Sua esclusione riguardava il processo per bancarotta attualmente in corso, mentre per gli altri procedimenti, a domanda, ho precisato che non essere imputati non significava non essere indagati. Null’altro mi è stato chiesto in merito” precisa Rossi che a proposito delle domande sul reato di falso in prospetto, ipotizzato nel nuovo fascicolo, chiarisce:ho chiesto la secretazione dell’audizione in quanto vi sono in corso indagini preliminari sul punto. Le domande in merito hanno riguardato i fatti oggetto di indagine e non, in alcun modo, le persone iscritte nel registro degli indagati. Ho chiarito i punti che mi venivano sollecitati riferendomi ovviamente allo stato delle indagini in corso”.

4 Dic
Ferruccio de Bortoli
✔@DeBortoliF
Mi aspettavo l’annunciata querela per diffamazione, che non è mai arrivata. Dopo quasi sette mesi apprendo che l’onorevole Boschi mi farà causa civile per danni. Grazie.

maria elena boschi
✔@meb

Grazie a Lei, Direttore. Ci vediamo in tribunale, buona serata

20:51 – 4 dic 2017

“Mente” contrattata uno dei componenti della Commissione, il 5 Stelle Carlo Sibilia che chiede quindi la “desecretazione dell’audizione. Lui – spiega – ha precisa domanda ha parlato di un solo componente del Cda coinvolto nell’indagine, non di tutto l’organismo”. Rossi si dice comunque a disposizione della Commissione per altri chiarimenti e il senatore renziano Andrea Marcucci, componente della Commissione, conferma che chiederà a Casini di rinconvocarlo. E lo stesso Casini si dichiara disponibile a farlo anche se, precisa, “la lettera di Rossi chiarisce quello che avevo bisogno di chiarire”. Boschi intanto annuncia anche il ricorso alle vie giudiziarie. “Ho firmato oggi il mandato per l’azione civile di risarcimento danni nei confronti del dottor Ferruccio de Bortoli. A breve procederò anche nei confronti di altri giornalisti” dice annunciando che per lei la misura è colma: “non l’ho mai fatto” ma a questo punto è “necessario che sulla verità dei fatti si pronunci un tribunale in nome della legge. Perché la legge è uguale per tutti, davvero”.

Francesca Chiri 05 dicembre 2017

http://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2017/12/04/banca-etruria-indagato-il-padre-della-boschi.-m5s-attacca-il-pd_f25167df-2954-4165-b749-d4352fd4d679.html

Naziskin Como: Boldrini, mobilitazione

picchiatori nazi e democratici difende il business più redditizio della droga. Si certo, costituzione e democrazia, VOI AVETE CHIESTO AGLI ITALIANI IL PERMESSO DI FAR ENTRARE ALTRA GENTE? Non siete nemmeno stati eletti, ma cianciano di rispetto di democrazia
Quando le Sentinelle in Piedi manifestavano compostamente, sono state accerchiate, insultate, sputate e fatte oggetto di lanci di oggetti. La stampa ha per lo piu colpevolizzato “gli oscurantisti bigotti”. Un comitato che qui in città si offriva di scortare a casa le persone sole che non si sentono sentinelle aggreditepiù sicure nelle nostre strade infestate da feccia allogena e indigena, è stato assalito e picchiato dagli antifascisti perché “fomentava il razzismo”. Nulla o quasi sulla stampa.
 
Naziskin Como: Boldrini, mobilitazione
Misure adeguate ma anche difesa della Costituzione e democrazia
bliz como senza frontiere(ANSA) – FIRENZE, 30 NOV – “Ritengo che sia necessario ricorrere a delle misure adeguate ma anche che sia necessario che ci sia una mobilitazione civile su questo, perchè non possiamo permettere a questi gruppi di sporcare la nostra bella Costituzione e la nostra democrazia, che non è compatibile con questi estremisti”. Così la presidente della Camera Laura Boldrini ha risposto oggi a Firenze ai cronisti che le chiedevano un commento sul blitz dei naziskin in un circolo attivo sul fronte del sostegno dei migranti a Como.
Skinheads a Como, cresce la polemica
(ANSA) – MILANO, 30 NOV – E’ polemica sempre più esplicita tra le forze politiche per l’episodio avvenuto a Como, dove un gruppo di skinheads ha fatto irruzione nella sede di “Como senza frontiere”, associazione che si occupa di assistenza ai migranti. Per la presidente della Camera, Laura Boldrini, serve “una mobilitazione civile, non possiamo permettere a questi gruppi di sporcare la Costituzione”. Per Matteo Renzi, “su questi temi non devono esserci divisioni, ma la condanna è stata troppo timida”. Per Giorgia Meloni, invece, quanto avvenuto a Como è stato “un atto di intimidazione, dunque inaccettabile, ma è ridicolo l’appello di Renzi. Si è trattato di un atto di intimidazione, non di un atto di violenza”. Analoghe le dichiarazioni di Matteo Salvini: “Il problema dell’Italia è Renzi, non il fascismo che non può tornare. Ovvio che non si entra in casa d’altri non invitati e non è quello il modo di risolvere i problemi. Bene invece fanno i nostri sindaci che con azioni concrete combattono l’invasione di immigrati”.
Skinheads Como: 4 denunciati
(ANSA) – MILANO, 30 NOV – Sono quattro, per ora, gli appartenenti al Veneto Fronte Skinheads denunciati per violenza privata per l’irruzione dell’altra sera nella sede di un’associazione mentre stava tenendo una riunione la rete “Como Senza Frontiere”, attiva nell’accoglienza dei migranti. Si tratta dei quattro già identificati nel video girato dai partecipanti alla riunione, mentre è in corso l’identificazione di altre nove “teste rasate”. Gli agenti della Digos di Como, coordinati dal pm Simona De Salvo e dal procuratore Nicola Piacente, stanno ricostruendo il contesto in cui è maturata l’iniziativa degli esponenti neofascisti che, interrompendo la riunione dell’associazione, hanno fatto irruzione per leggere un “proclama” contro l'”invasione di immigrati e l’immigrazionismo”. Gli inquirenti stanno quindi cercando di capire come il gruppo di skinheads sia venuto a conoscenza della riunione e come sia nata l’idea del blitz.
vi han fatto la bua? Siete stati accerchiati? Da chi? Da gente armata? Le vostre risorse lo fanno continuamente con gli italiani, con le donne stuprate, ma non suscitano tutta questa attenzione e clamore. Chi vi finanzia a voi? Perché davvero suona strano che vi sia una “rete” il cui unico scopo è “cambiare la percezione” sul tema accoglienza, l’ansa scrive ” associazione che si occupa di assistenza ai migranti.”, con i vostri soldi lo fate?
Blitz Skinhead, il racconto di Como senza frontiere: “Ci hanno accerchiato, è stata intimidazione”
“Sono entrati e ci hanno accerchiato, è stata una vera e propria intimidazione”.
Inizia così il racconto di Annamaria Francescato, portavoce della rete Como senza frontiere, ancora scossa dopo l’incursione di quindici militanti di Veneto Fronte Skinheads alla riunione di martedì 28 novembre. Annamaria si trovava assieme ai rappresentanti di altre associazioni, sindacati e sigle politiche nella sede dell’associazione Artficio di via Terragni 4 quando gli skin “con atteggiamento squadrista” si sono presentati alla riunione e “dopo averci accerchiati hanno distribuito i volantini con la loro rivendicazione. Ci hanno insultati un po’. Noi non abbiamo reagito. Ci hanno sicuramente preso di sorpresa, ma non avremmo potuto fare altro che starcene seduti e buoni. Eravamo principalmente donne, con un’età media di 60 anni e persone che vanno dai 18 agli 80. Se le cose fossero degenerate ci avrebbero sopraffatti. Non è successo nulla di fisico, ma non è stato un momento piacevole”. La sede dell’associazione si trova al primo piano di un edificio nel centro di Como: “Il portoncino di ingresso era accostato, aspettavamo altri partecipanti alla riunione. Quando ho sentito i rumori provenire dalla scala ho aperto la porta e mi sono trovato davanti queste persone con le teste rasate che sono entrate con fare militaresco. Chiaramente ci siamo affidati ad un legale per denunciare l’aggressione e l’intimidazione che abbiamo subito. C’è tutta una componente non verbale in questa azione, tutta una parte che rimane non detta ma che si è sentita chiaramente. Questi individui entrando ci hanno fatto capire che loro ci seguono, sanno chi siamo e possono fare quello che vogliono. Sono spaventata e arrabbiata”.
Le reazioni politiche sono arrivate a livello nazionale. Ma le persone che hanno subito questa incursione sono rimaste stupite dal clima di indifferenza con cui l’episodio è stato accolto in città: “Dall’amministrazione comunale non ci ha contattato nessuno – spiega Annamaria – e in rete si leggono commenti di critica a noi, gente che plaude all’iniziativa di Veneto Fronte Skinheads e invoca la democrazia. Ci siamo sentiti dire che dobbiamo essere democratici e accettare le posizioni di tutti. Ma non c’è niente di democratico in quello che abbiamo subito. Non c’è niente di più lontano dalla democrazia”.
Un commento arriva anche da Giampaolo Rosso, vicepresidente dell’Arci di Como. Sedeva al tavolo di Como senza frontiere ed è l’autore del video che è circolato in rete fin dalle prime ore successive al blitz degli skinhead. “Abbiamo sottovalutato per troppo tempo questi gruppi, minimizzando le loro azioni e archiviandole come goliardate. E’ stata una sottovalutazione colpevole anche da parte delle istituzioni. Qui non c’è un normale conflitto delle idee, qui ci troviamo di fronte alla volontà di annullare altri, una cosa incompatibile con la democrazia. Idee che nemmeno tanti anni fa hanno prodotto orrori e tragedie inenarrabili. La sottovalutazione ha prodotto una sorta di sensazione di libertà di azione che si aggiunge all’effettivo scontento per la mancanza di welfare e l’enorme disparità tra ricchi e poveri”.
 
Como senza frontiere è un network di sigle che si riunisce da circa un anno con l’obiettivo dichiarato di cambiare la percezione del problema della migrazione tra la gente e, in seconda battuta, di supportare l’attività di accoglienza. Como è stata per molto tempo una piccola Ventimiglia, negli anni scorsi c’è stata una forte pressione migratoria al confine con la Svizzera. Decine di persone accampate in stazione, continui tentativi di passare il confine e molti respingimenti. Si è creato così un clima di ostilità da parte delle forze politiche di destra che ha alimentato la diffidenza da parte dell’opinione pubblica. Con il tempo la rotta svizzera ha attirato meno migranti e il problema è diventato meno evidente: “Le persone che vogliono andare in Svizzera oggi sono poche – spiega Annamaria Francescato -. Molti hanno rinunciato a passare il confine e hanno deciso di fermarsi in Italia. Si tratta di persone che hanno perso il diritto all’accoglienza e, pur avendo titolo per restare in Italia, vivono per strada”. Stiamo parlando di una sessantina di persone che, dopo essere state allontanate dai locali della parrocchia di San Martino di Rebbio che li ha ospitati per un periodo, da qualche tempo vivono in un autosilo abbandonato. “La presenza di queste persone in città non si nota, sono assolutamente marginali – spiega ancora la portavoce della rete – ma l’attività culturale che facciamo evidentemente dà fastidio. L’azione di Veneto fronte skinhead è indubbiamente una conseguenza della presenza dei migranti, ma spero anche una conseguenza del nostro lavoro che forse dà fastidio perché inizia ad aprire qualche breccia”.
di Alessandro Madron | 29 novembre 2017

I fanatici dello Ius Soli

Non esiste soltanto il fanatismo islamico. Esiste anche un fanatismo “liberal”, laicista e politicamente corretto.  E’ il fanatismo del pensiero unico.  Da noi ha contaminato tutti, ma il Partito Democratico (che già nel nome scelto e nel simbolo dell’asinello è emblema dell’americanismo più bovino, anzi asinino)  ne è la massima espressione italica.
 La legge sullo  Ius Soli, come le unioni (in)civili, dimostra che il Pd non è un partito moderato, ma un partito estremista a fortissima componente ideologica. Un partito di fanatici dell’ideologia. E’ il Partito radicale di massa profetizzato da Augusto Del Noce. Il Pd passa per un partito moderato, di centrosinistra,  soltanto perché non è più comunista, e nemmeno socialdemocratico, ma “liberal”. Accetta il capitalismo e addirittura si è legato ai mostri della finanza mondiale. Sostiene l’atlantismo e le “guerre umanitarie” decise da Washington. Fa dell’Unione europea un riferimento irrinunciabile.
E’ quindi parte integrante del Sistema, anzi in Italia  è il Sistema. Ma ciò non toglie che di fanatici stiamo parlando.  I fanatici del pensiero unico politicamente corretto. I “liberal” (di cui sono piene le redazioni giornalistiche, i salotti buoni e i bordelli dello spettacolo) sono degli estremisti di tipo nuovo. Seguendo le linee formulate nelle università americane, vogliono rivoluzionare la società, sovvertirla, ma non in senso socio-economico, visto che le forze della globalizzazione (mercato e tecnica) sono già in sé sovversione permanente.
 
Atei espliciti o mascherati, odiatori del sacro pure quando vanno a Messa (vedi Renzi), vogliono sovvertire la famiglia – di fatto dissolverla – e l’appartenenza etnica, anche qui dissolvendola in un modello globalista di meticciato indistinto.
E’ questo il loro modello di “civiltà: il crogiolo degli uomini senza identità. Sostenitori di fatto del capitalismo culturalmente più truce e materialista, quello delle multinazionali e della finanza, riservano semmai la vessazione fiscale alla piccola e media impresa, che  ha il torto di essere ancora a misura d’uomo.
 
Inoltre, i liberal  ereditano di fatto tutti i temi sovversivi del Sessantotto pensiero,  rielaborato nelle università americane.  Mirano a  distruggere le differenze religiose, etniche, culturali, in nome di un universalismo astratto ed inumano, e al contempo vogliono liberare l’individuo da tutti i legami (religiosi, etnici, familiari, sessuali) e da tutte le identità. Sono postmoderni che vogliono portare all’estremo la logica nichilista della modernità.
Sono paramassoni che trovano  ampia sponda nell’ala più modernista e ideologizzata del clero cattolico.  Lo stesso Renzi viene dalle fila del modernismo cattolico o, come si diceva una volta, del “cattolicesimo democratico”. Fanatici del politicamente corretto, postcomunisti o modernisti cattolici , hanno trovato nell’ideologia dominante,  anticristiana ed antiumana,  la loro nuova bandiera. La stessa bandiera della plutocrazia americana dei Soros, dei Gates, dei Bezos, dei Bloomberg, dei Buffet, degli Zuckerberg  e compagnia. E naturalmente di Barak Obama il guerrafondaio, il santino dei progressisti mondiali, la cui più limpida (si fa per dire) conquista progressista fu la legge sui bagni separati per transessuali.
Tanti voti, ma non solo.
 Lo Ius Soli offrirà al Partito democratico  nei prossimi anni un bacino potenziale di circa ottocentomila voti di “nuovi italiani”. Non sono pochi. Ma l’ostinazione sullo Ius Soli non dipende solo da un calcolo elettoralistico. Dipende anche e soprattutto da questo nuovo e impressionante fanatismo ideologico. Ce li ricordiamo, i nostri liberal,  soltanto cinque anni fa, nel 2011, centocinquantesimo anniversario dell’ unità italiana, quando sventolavano il tricolore in funzione antileghista.
 
A che cosa corrisponda per loro il tricolore è presto detto: nient’altro che l’adesione a un modello astratto di patria per tutti e per nessuno. Per tutti, perché la cittadinanza italiana del modello Ius Soli va  data a chiunque o quasi; per nessuno, perché viene svincolata da qualsiasi appartenenza concreta. Intendiamoci: in fondo tutti i nazionalisti hanno sempre sacrificato le patrie locali, carnali, alla “patria ideologica”, come ha insegnato anche il grande filosofo belga Marcel De Corte. Questo è il peccato originale del nazionalismo. Ma oggi la patria ideologica è diventata nient’altro che una grande stazione di transito di esseri sradicati.  Anche quando i liberal insistono  a parlare  di Europa, di “patria europea”, non temiamo.
Per loro l’Unione Europea è solo un’unione economica senza identità, retta da astratti principi cosmopoliti e che si offre come laboratorio futuro dell’umanità meticcia (hitlerismo rovesciato modello conte di Kalergi) e magari di un futuro Stato mondiale, quello che piaceva tanto agli estensori del Manifesto di Ventotene, Rossi e Spinelli. Lo Ius Soli è “un atto di civiltà” solo per dei fanatici dell’ideologia, traviati dall’ideologia.
Questo immigrazionismo estremo non è nient’altro che un hitlerismo capovolto e che corrisponde alla nota sentenza di Nichi Vendola: “Il progresso passa dalla mescolanza delle razze”. Al posto della follia della supremazia della razza ariana, ci becchiamo oggi la follia mondialista della razza unica. Dietro alla retorica del multiculturalismo ci sta lo spettro dell’azzeramento delle culture, a cominciare naturalmente dalla nostra.
Ingegneria sociale.
La legge sullo Ius Soli, come quella sulle “unioni (in)civili”, il divorzio breve, la “stepchild adoction”, la liberalizzazione della cannabis  e simili, è una legge di ingegneria sociale. Sotto il pretesto di difendere indefiniti “diritti”, modella la società secondo un ben preciso progetto ideologico, che come ho  già scritto  non è più marxista ma “liberal”.
Non è infatti un progetto pensato da teorici marxisti, ma forgiato nelle università americane. Non è diffuso con il terrore, ma con la propaganda e la suggestione mediatica. Rimane però un progetto di ingegneria sociale.
I suoi sostenitori si dicono “multiculturalisti”, ma in quanto fedeli adepti del globalismo in realtà vogliono il pensiero unico, il mondo unico, il popolo unico, la razza unica, la lingua unica, persino il sesso unico (con infiniti “generi”).
L’uomo viene pensato come individuo atomizzato, mobile e sradicato; molti individui come massa o come “moltitudine” (Toni Negri). Mai come popolo. Perché tutti questi individui siano davvero liberi, devono emanciparsi da Dio, dalla Chiesa, dalla tradizione, dalla comunità di appartenenza, dall’etnia, dall’origine, dalla famiglia (libertinismo e femminismo) e persino dal proprio sesso (omosessualismo, transessualismo, genderismo). Tutto nel nome del magnifico mondo “liberal”, capitalista e postsessantottino, che in realtà è un mondo da incubo. Che è poi il mondo della globalizzazione, cioè dell’uniformazione tecnico-mercantile del mondo. Ed è il mondo del pensiero unico politicamente corretto, caratterizzato dal controllo mediatico delle immagini e delle notizie, e dal controllo orwelliano delle parole secondo le regole della “neolingua”.
 
L’idea che gli uomini siano intercambiabili, che basti nascere in Italia per essere italiano, è tipica del pensiero economico che trionfa con la globalizzazione. Esiste solo ciò che è misurabile, quantificabile, esistono solo gli atomi senza appartenenza costitutiva. Per il pensiero economico, Milano resta Milano anche se abitata soltanto da cinesi. E Roma resta Roma anche se abitata soltanto da marocchini. In realtà non sarebbe più Milano e non sarebbe più Roma. Ma il pensiero economico è astratto, strumentale e  calcolante, non può capirlo.  Addio radici, tradizioni, culture radicate, addio legami stabili. Deve esistere solo l’uomo massificato, desacralizzato, desocializzato, senza radici, persino senza una definita identità sessuale. Non è vero che non vi sono più le ideologie. Piuttosto, ne è rimasta soltanto una.  Forse non è la più violenta. Senz’altro per  la nostra civiltà è la più suicida. di Martino Mora – 20/06/2017  Fonte: Martino Mora