
Una politica che rinnova il contratto degli statali alle 4 del mattino del 23 dicembre è marcia dentro

Quando la sinistra latinoamericana si difende e magari osa addirittura vincere sia sul piano politico che su quello militare, diventa “antidemocratica”, “autoritaria”, e via pontificando. Da sempre la sinistra evolve e si qualifica in relazione agli avvenimenti di portata internazionale. Così fu, tanto per fare l’esempio fu famoso, per il Partito Comunista d’Italia fondato nel gennaio del 1921 al Congresso di Livorno come scissione del Partito socialista che ebbe come motivazione determinante il diverso atteggiamento nei confronti della Rivoluzione sovietica e dell’URSS allo stato nascente. Dalla lotta al fascismo alla Resistenza alla Costituzione repubblicana, per molti decenni forte e radicata in tutti i settori sociali, oggi, la sinistra in Italia è ridotta a ben poca cosa, per effetto della fine del PCI, che certamente ebbe basi obiettive ma che fu accelerata e condotta in modo inconsulto dalla scellerata direzione politica di Occhetto e dei suoi ancora peggiori successori. E per effetto della sua visione sostanzialmente subalterna alla classe dominante che ha impedito di elaborare una linea all’altezza delle trasformazioni epocali in atto oramai da lungo tempo.
Un’ulteriore dimostrazione di quanto sia oggi ridotta male la sinistra italiana è oggi costituita dal suo atteggiamento nei confronti di ciò che avviene in Venezuela. Abbiamo una vasta gamma di prese di posizione sostanzialmente liquidatorie. Pare quasi che la sinistra latinoamericana (il discorso non si ferma ovviamente al Venezuela, ma riguarda altre esperienze importantissime in corso, prima fra tutte la Bolivia di Evo Morales) piaccia a certi nostri sedicenti intellettuali, solo quando viene repressa sanguinosamente, sconfitta e costretta all’esilio. Parafrasando quello che secondo alcuni disse una volta il generale Sheridan, secondo questi sedicenti intellettuali, l’unico militante di sinistra latinoamericano è quello morto, incarcerato e torturato, che ci mette in condizione di sembrare tanto buoni, compassionevoli e democratici. Quando invece la sinistra latinoamericana si difende e magari osa addirittura vincere sia sul piano politico che su quello militare, diventa “antidemocratica”, “autoritaria”, e via pontificando. Per non parlare di certi “specialisti” oramai babbioni incartapecoriti che misurano la temperatura ai “regimi”, scuotendo mesti e delusi il capoccione e concludendo che “non si tratta certo di socialismo”. Loro sanno bene di che parlano dato che in lunghe vite hanno accumulato fallimenti su fallimenti, di cui pagano oggi il prezzo le giovani generazioni in balia di un capitalismo neoliberista che non fa certo prigionieri ma distrugge costantemente il loro futuro e insieme quello del nostro e di altri Paesi.
Altro grosso equivoco riguarda il ruolo delle Forze Armate. Secondo certi geni, parrebbe che militari e poliziotti siano sempre e comunque dalla parte sbagliata, specialmente se operano in Paesi distanti dal “faro” della civiltà occidentale che, sempre secondo costoro, rappresenterebbe la democrazia per antonomasia.
Fortunatamente non è così. In Portogallo furono i militari a rovesciare la dittatura pluridecennale di Caetano. In Russia Lev Trotzky costruì l’Armata Rossa con il contributo determinante di reparti interi dell’esercito zarista che erano passati dalla parte giusta della barricata. In Italia negli anni Settanta le Forze armate e quelle di polizia, carabinieri compresi, furono attraversate da un grande movimento democratico di massa che si ispirava all’allora fortissimo e luminoso esempio della classe operaia. I militari bolivariani che in Venezuela hanno difeso con successo le loro basi dagli attacchi di mercenari e paramilitari dicono di sé, giustamente, di essere “popolo in armi”. E occorre augurarsi che costituiscano a loro volta un esempio per i colleghi di altri Paesi dell’America Latina e del Terzo Mondo e di altri mondi.
Domenica 30 luglio il popolo venezuelano, nonostante i dubbi dei soloni del manifesto che hanno pensato bene di licenziare la loro redattrice militante Geraldina Colotti, ha fatto un passo importante verso la sconfitta definitiva delle destre e verso il socialismo. La spaccatura del Paese, che tanto preoccupa tali soloni, non è certo un fatto nuovo e deriva dalla dinamica stessa della lotta di classe sia sul piano nazionale che su quello internazionale. Dal 30 luglio però, e questo sono in molti a non capirlo, si è messa in moto una dinamica importante di riaggregazione popolare attorno all’Assemblea Nazionale Costituente.
Certamente l’hanno capito, molto meglio di quelli del manifesto, i caporioni del capitalismo internazionale, i funzionari messi dalla finanza a guida di Paesi importanti, come il nostro, che hanno scatenato una vera e propria guerra santa contro il Venezuela bolivariano, reo di voler continuare ad esistere, realizzando i diritti e le aspirazioni del suo popolo e mostrando nei fatti la possibilità di un’alternativa ai disastri del neoliberismo imperante. Chi anche in Italia non sta dalla parte di Maduro e del Venezuela bolivariano non è certamente degno di far parte della sinistra che dobbiamo rifondare. Si parli di questo, non di nomi, organigrammi e alchimie squallide, continuando l’atroce andazzo che ha distrutto la sinistra più importante e forte del mondo occidentale e continua ad ipotecarne pesantemente ogni possibile rinascita. Sicuramente la sinistra deve conoscere anche altre importanti discriminanti, ad esempio sulla questione delle migrazioni, ma questa dell’appoggio alle esperienze rivoluzionarie è di natura fondamentale.
Notizia del: 08/08/2017 di Fabio Marcelli
http://www.lantidiplomatico.it/dettnews-venezuela_cartina_di_tornasole_della_sinistra/82_21144/
Pistoia, indagati sindaco Pd e giunta:“Interferenze nelle graduatorie per assunzione dirigenti”Secondo quanto scrive La Nazione sono complessivamente 16 le persone coinvolte nell’inchiesta: oltre al primo cittadino e ai suoi cinque assessori ci sono anche funzionari e dirigenti pubblici. La replica su Facebook: “Non abbiamo ancora ricevuto nessuna comunicazione, ma se il fascicolo è stato aperto dopo un esposto dell’Ente la Procura aveva l’obbligo di procedere”“Interferenze nelle graduatorie per l’assunzione dei dirigenti comunali”. Con questa accusa il sindaco di Pistoia Samuele Bertinelli (Pd) e gli assessori della sua giunta sono indagati dalla procura. A riportarlo è il quotidiano La Nazione precisando che i reati contestati ai membri della giunta di centrosinistra che governa la città toscana, in cui le elezioni comunali si svolgeranno il prossimo anno, vanno, a vario titolo, dall’associazione a delinquere finalizzata alla corruzione all’abuso d’ufficio e dalla concussione al falso. di F. Q. | 4 agosto 2016
Tutto come previsto il risultato al primo turno delle elezioni presidenziali in Francia: vincono i due candidati largamente favoriti, Emmanuel Macron e la Marine Le Pen.
Questo giovane “rampollo dell’alta borghesia”, vanta poca esperienza ma dispone di molti titoli: banchiere presso la potente banca Rothshild, specializzato nella Ena, l’alta scuola per quadri amministrativi da cui è uscita una buona parte della elite politica transalpina, con un professato impegno a sinistra, milionario grazie ai buoni affari realizzati con le multinazionali (Nestlè e Pfizer), membro dei circoli liberali che contano, come l’Istituto Montaigne, vicino alla Confindustria, sostenitore dell’immigrazione, della società multiculturale e cosmopolita, fervente sostentore dell’atlantismo e dell’interventismo francese a seguito degli USA (il vecchio “sub imperialismo” praticato dalla Francia in Africa e Medio Oriente).Su di lui punta il fronte neoliberista, quello della grandi banche, della Confindustria e della oligrarchia europea di Bruxelles per mantenere sistema e privilegi della classe dominante. Non a caso a Macron sono già arrivate le congratulazioni della Merkel e dei responsabili della UE che vedono il lui lo “scampato pericolo” (se proseguirà ad avere i consensi al secondo turno).
Sembrava impossibile, dopo l’esperienza tristissima di Hollande, ormai al 4% dei sondaggi tanto che non s’è ripresentato, e la gauche spaccata fra quattro candidati. Era uscito il libro “Gli ultimi 100 giorni del Partito Socialista”; dove l’umorista Bruno Gaccio riferiva che la morte imminente era dovuta alle malattie che lo rodevano da 35 anni: Liberoencefalite degenerativa, Bordelloplastia, Debussolite Retrattile, Sindrome di Valls-sette, Sordità profonda, Cecità totale”. La sepoltura era prossima.