
Terrore nel centro di accoglienza, minaccia con mannaia ospiti e sequestra operatore

ma per un fotomontaggio si manda la Digos a casa dell’autore. Per le minacce a Salvini? Per il proiettile alla Susanna Ceccardi, immagino nessuna, condanna.
Sputi, insulti e lancio di bottiglie di plastica: Meloni contestata a Livorno
Tolleranza ed eguaglianza strabica, come al solito, solo sulla base di posizioni politiche diverse, così come la condanna e solidarietà alle donne vittime di atti vili, non sono atti vili se le donne in questione non sono “dalla parte giusta” della storia.
Quando la sinistra latinoamericana si difende e magari osa addirittura vincere sia sul piano politico che su quello militare, diventa “antidemocratica”, “autoritaria”, e via pontificando. Da sempre la sinistra evolve e si qualifica in relazione agli avvenimenti di portata internazionale. Così fu, tanto per fare l’esempio fu famoso, per il Partito Comunista d’Italia fondato nel gennaio del 1921 al Congresso di Livorno come scissione del Partito socialista che ebbe come motivazione determinante il diverso atteggiamento nei confronti della Rivoluzione sovietica e dell’URSS allo stato nascente. Dalla lotta al fascismo alla Resistenza alla Costituzione repubblicana, per molti decenni forte e radicata in tutti i settori sociali, oggi, la sinistra in Italia è ridotta a ben poca cosa, per effetto della fine del PCI, che certamente ebbe basi obiettive ma che fu accelerata e condotta in modo inconsulto dalla scellerata direzione politica di Occhetto e dei suoi ancora peggiori successori. E per effetto della sua visione sostanzialmente subalterna alla classe dominante che ha impedito di elaborare una linea all’altezza delle trasformazioni epocali in atto oramai da lungo tempo.
Un’ulteriore dimostrazione di quanto sia oggi ridotta male la sinistra italiana è oggi costituita dal suo atteggiamento nei confronti di ciò che avviene in Venezuela. Abbiamo una vasta gamma di prese di posizione sostanzialmente liquidatorie. Pare quasi che la sinistra latinoamericana (il discorso non si ferma ovviamente al Venezuela, ma riguarda altre esperienze importantissime in corso, prima fra tutte la Bolivia di Evo Morales) piaccia a certi nostri sedicenti intellettuali, solo quando viene repressa sanguinosamente, sconfitta e costretta all’esilio. Parafrasando quello che secondo alcuni disse una volta il generale Sheridan, secondo questi sedicenti intellettuali, l’unico militante di sinistra latinoamericano è quello morto, incarcerato e torturato, che ci mette in condizione di sembrare tanto buoni, compassionevoli e democratici. Quando invece la sinistra latinoamericana si difende e magari osa addirittura vincere sia sul piano politico che su quello militare, diventa “antidemocratica”, “autoritaria”, e via pontificando. Per non parlare di certi “specialisti” oramai babbioni incartapecoriti che misurano la temperatura ai “regimi”, scuotendo mesti e delusi il capoccione e concludendo che “non si tratta certo di socialismo”. Loro sanno bene di che parlano dato che in lunghe vite hanno accumulato fallimenti su fallimenti, di cui pagano oggi il prezzo le giovani generazioni in balia di un capitalismo neoliberista che non fa certo prigionieri ma distrugge costantemente il loro futuro e insieme quello del nostro e di altri Paesi.
Altro grosso equivoco riguarda il ruolo delle Forze Armate. Secondo certi geni, parrebbe che militari e poliziotti siano sempre e comunque dalla parte sbagliata, specialmente se operano in Paesi distanti dal “faro” della civiltà occidentale che, sempre secondo costoro, rappresenterebbe la democrazia per antonomasia.
Fortunatamente non è così. In Portogallo furono i militari a rovesciare la dittatura pluridecennale di Caetano. In Russia Lev Trotzky costruì l’Armata Rossa con il contributo determinante di reparti interi dell’esercito zarista che erano passati dalla parte giusta della barricata. In Italia negli anni Settanta le Forze armate e quelle di polizia, carabinieri compresi, furono attraversate da un grande movimento democratico di massa che si ispirava all’allora fortissimo e luminoso esempio della classe operaia. I militari bolivariani che in Venezuela hanno difeso con successo le loro basi dagli attacchi di mercenari e paramilitari dicono di sé, giustamente, di essere “popolo in armi”. E occorre augurarsi che costituiscano a loro volta un esempio per i colleghi di altri Paesi dell’America Latina e del Terzo Mondo e di altri mondi.
Domenica 30 luglio il popolo venezuelano, nonostante i dubbi dei soloni del manifesto che hanno pensato bene di licenziare la loro redattrice militante Geraldina Colotti, ha fatto un passo importante verso la sconfitta definitiva delle destre e verso il socialismo. La spaccatura del Paese, che tanto preoccupa tali soloni, non è certo un fatto nuovo e deriva dalla dinamica stessa della lotta di classe sia sul piano nazionale che su quello internazionale. Dal 30 luglio però, e questo sono in molti a non capirlo, si è messa in moto una dinamica importante di riaggregazione popolare attorno all’Assemblea Nazionale Costituente.
Certamente l’hanno capito, molto meglio di quelli del manifesto, i caporioni del capitalismo internazionale, i funzionari messi dalla finanza a guida di Paesi importanti, come il nostro, che hanno scatenato una vera e propria guerra santa contro il Venezuela bolivariano, reo di voler continuare ad esistere, realizzando i diritti e le aspirazioni del suo popolo e mostrando nei fatti la possibilità di un’alternativa ai disastri del neoliberismo imperante. Chi anche in Italia non sta dalla parte di Maduro e del Venezuela bolivariano non è certamente degno di far parte della sinistra che dobbiamo rifondare. Si parli di questo, non di nomi, organigrammi e alchimie squallide, continuando l’atroce andazzo che ha distrutto la sinistra più importante e forte del mondo occidentale e continua ad ipotecarne pesantemente ogni possibile rinascita. Sicuramente la sinistra deve conoscere anche altre importanti discriminanti, ad esempio sulla questione delle migrazioni, ma questa dell’appoggio alle esperienze rivoluzionarie è di natura fondamentale.
Notizia del: 08/08/2017 di Fabio Marcelli
http://www.lantidiplomatico.it/dettnews-venezuela_cartina_di_tornasole_della_sinistra/82_21144/
Vite rovinate, anche se la violenza e lo stupro se non commesso da un familiare NON è considerato nemmeno un trauma di cui parlare con la stessa riprovazione riservata ai casi di violenza domestica. Chissà di quanti altri casi non si sa niente perché i media altrimenti sono accusati di “alimentare l’odio xenofobo”. Chi se ne frega delle vittime, anche se sono donne straniere.
Bologna – Stupro in un bar di via Irnerio: violenza nel bagno di un bar
vedi anche Siria, trovati ad Aleppo le lettere di richiamo alle armi dell’ISIS
Ucraina, Hollande e Merkel favorevoli ad estendere sanzioni contro la Russia Merkel e Hollande, presi da una nuova frenesia, probabilmente dovuta alla clamorosa disfatta della coalizione occidentale (cioè anche della loro) ad Aleppo, agitano l’idea del prolungamento ulteriore delle sanzioni contro la Russia. Al parlamento britannico emerge, dalle accuse di un deputato laburista, che la Russia, attraverso i suoi hacker (dopo il film di Oliver Stone su Edward Snowden, che ha illustrato fino a che punto possono agire, invece, i servizi segreti degli Stati Uniti) avrebbe influito potentemente per determinare l’esito del Brexit. Obama ha chiesto un pronunciamento collettivo delle agenzie di sicurezza degli Stati Uniti sulle attività di penetrazione degli hacker russi nei sistemi informativi interni dei partiti americani.
Cioè, in altri termini, mettendo in discussione il risultato della vittoria di Donald Trump. E, davanti al palazzo di Trump a New York, i dimostranti chiedono a gran voce che sia rinviata — in attesa di questi “accertamenti” — la riunione dei Grandi Elettori che dovrebbe mettere il punto finale sull’elezione del miliardario americano alla presidenza degli Stati Uniti d’America.
Russia contro l’espansione ad est della NATO: minaccia equilibrio strategico L’ultimo segnale di burrasca è venuto dal “barometro” del Consiglio per le relazioni internazionali degli Stati Uniti, che ha collocato, al primo posto tra le minacce possibili, l’eventualità di un conflitto tra la Russia e la Nato in Europa. L’America — e l’Europa agonizzante di Merkel-Hollande, che le sta avvinghiata come un naufrago nella tempesta — è ancora “in mezzo al guado” di una transizione dal neo-liberismo libertario delle élites al potere e un’altra versione della superpotenza, quella impersonata da Trump (e quella che emerge in Europa, con il Brexit e con la rivolta montante dei popoli europei euroscettici).
Nel frattempo cosa può esserci di meglio, per stornare l’attenzione del pubblico, che agitare le acque incolpando la Russia di bombardare la popolazione civile di Aleppo? In un’orgia di falsificazioni che supera molte delle precedenti, tutto il mainstream occidentale, dimenticando ogni regola di decenza, sta dipingendo la fine della tragedia di Aleppo come l’apogeo della ferocia delle forze regolari siriane, appoggiate dalla Russia.
Siria, la vera situazione ad Aleppo raccontata da un operatore umanitario I terroristi di Al Qaeda-Al Nusra, ormai impegnati in una fuga disordinata, mescolati ai consiglieri militari della Turchia, agli agenti dei servizi segreti di Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, cercano di salvare la pelle, ma non smettono di bombardare, quando possono, la popolazione civile (che russi e siriani stanno cercando di mettere in salvo). Certo il dramma umanitario persiste. Ma i media (ormai protagonisti assoluti della guerra ibrida in corso) fingono di non ricordare chi ha creato questa situazione e chi cerca di prolungarla. Le uniche fonti che tutti costoro usano e che inondano le menti di centinaia di milioni di telespettatori sono quelle delle “corazzate informative” anglosassoni. Nessun cenno ai comunicati, ai filmati, numerosi e dettagliati (molti dei quali prodotti da fonti russe) che raccontano informazioni del tutto diverse. Certo, anch’essi sono “di parte” e meritano di essere sottoposti al vaglio della verifica. Ma di questa verifica non vi è cenno. Le fonti nemiche semplicemente si cancellano. Si accetta come vera, assiomaticamente, l’informazione della parte opposta. Siamo alla pura propaganda di guerra.
Teatro ad Aleppo
Così accade che dei terroristi-tagliagole nessuno parla più. Ed essi vengono commiserati, dai commentatori occidentali, implicitamente, insieme alla popolazione civile che sta cercando di sfuggire alla loro morsa. La loro ritirata, certo sanguinosa, viene “coperta” dal fuoco informativo dei media occidentali. È, appunto, quella cui stiamo assistendo, la versione più moderna e raffinata della “guerra ibrida”: un misto di cannonate reali (sulla popolazione in fuga) e di proiettili virtuali (nelle menti dei pubblici occidentali). L’opinione dell’autore può non coincidere con la posizione della redazione.
Giulietto Chiesa
Leggi tutto: https://it.sputniknews.com/opinioni/201612153793015-falsificazioni-propaganda-aleppo/