Mafia nigeriana: il patto con Cosa nostra, agguati con l’ascia e sangue bevuto. A Palermo prima inchiesta sulla ‘Cosa nera’

ritual killingUN ARTICOLO DEL 2015 dal FQ che parla delle inchieste sulla mafia nigeriana ed i rituali sanguinari, dedicato a chi vuole sminuire il tutto buttandola nel ridicolo (per proteggere mafia capitale questo ed altro)

Mafia nigeriana: il patto con Cosa nostra, agguati con l’ascia e sangue bevuto. A Palermo prima inchiesta sulla ‘Cosa nera’
di Giuseppe Pipitone | 19 ottobre 2015
Nel regno che fu di Riina e Provenzano, contestato per la prima volta l’aggravante mafiosa a un’organizzazione straniera. Il gruppo Black Axe controlla spaccio e prostituzione a Ballarò con il beneplacito dei boss locali. L’indagine partita da un regolamento di conti a colpi di scuri e machete. I simboli e i riti di affiliazioni emersi anche in precedenti processi a Brescia e Torino
Non è la storia di una famiglia di Cosa nostra, fatta di “soldati” e capibastone, boss latitanti e pentiti, sicari e sentinelle dello spaccio. Non è la storia di una gang di camorristi in trasferta, che ha attraversato il Sud Italia per mettere apposto gli affari in terra di Sicilia e rinsaldare alleanze con la “cupola”. Non c’entra nulla nemmeno con gli “scappati”, le famiglie massacrate dalla seconda guerra di mafia negli anni ’80, fuggite negli Stati Uniti e da lì ricomparse in Sicilia negli anni duemila. Eppure l’ultima inchiesta della procura di Palermo ha comunque svelato l’esistenza di un’associazione criminale di stampo mafioso, con capi e gregari, riti d’iniziazione e affari, metodi di convincimento violenti, protetta dalla più arcaica forma d’immunità: l’omertà. Solo che con la mafia di Riina e Provenzano, delle stragi e del business dell’eroina, ha poco a che fare.
Dopo un secolo e mezzo di storia criminale legata a Cosa nostra, in Sicilia, c’è infatti una nuova mafia, che ha messo radici a Palermo, tessendo alleanze e dettando legge tra i vicoli del centro storico. Qui i nuovi boss vengono da lontano, non parlano il siciliano, e la loro organizzazione ha un nome e una storia consolidate in un altro continente: la chiamano Black Axe, l’ascia nera, ed è nata negli anni ’70 all’università di Benin City, in Nigeria, come una confraternita di studenti. All’inizio è una gang a metà tra un’associazione religiosa (li chiamano culti) e una banda criminale, che stabilisce riti d’iniziazione e impone ai suoi affiliati di portare un copricapo, un basco con un teschio e due ossa incrociate, come il simbolo dei corsari. Da qualche anno, però, i tentacoli di questa nuova piovra criminale sono arrivati anche in Italia, dove i boss nigeriani hanno iniziato a dettare legge nei sobborghi di città come Brescia e Torino: droga, spaccio, gestione delle prostitute e un regime di terrore molto simile a quello che è il marchio di fabbrica delle mafie di casa nostra. “Vorrei attirare la vostra attenzione sulla nuova attività criminale di un gruppo di nigeriani appartenente a sette segrete, proibite dal governo a causa di violenti atti di teppismo: purtroppo gli ex membri di queste sette che sono riusciti ad entrare in Italia hanno fondato nuovamente l’organizzazione qui, principalmente con scopi criminali”, si legge in un’informativa dell’ambasciata nigeriana a Roma del 2011. E adesso, per la prima volta, i pm di Palermo hanno contestato l’aggravante mafioso ai boss nigeriani.

Pamela, la pista che porta ai crimini rituali nigeriani

Pamela organi mangiatiC’è un quarto indagato, a piede libero, nell’ambito dell’inchiesta sulla morte di Pamela. E una pista – che per la procura non è quella privilegiata – che potrebbe collegare lo scempio sul corpo della ragazza a crimini tribali diffusi nei villaggi nigeriani.

Il quarto indagato è un rifugiato 40enne – anche lui nigeriano – che era in contatto telefonico con uno degli arrestati, Innocent Oseghale. E’ stato sentito tra venerdì e sabato dai carabinieri di Macerata. «Al momento non risulta coinvolto nel delitto – dice il procuratore Giovanni Giorgio – e ha reso dichiarazioni significative a conforto della tesi accusatoria». Per questo non è stato fermato, ma su di lui proseguono gli accertamenti.

LA PROCURA
La procura ha disposto rilievi sulle impronte palmari e plantari, mentre un tecnico farà una perizia sul suo cellulare, che la sera del 30 gennaio ha incrociato quello Oseghale, pusher 29enne ex rifugiato, che viveva nella casa dell’orrore di via Spalato, a Macerata. Oseghale è stato arrestato per omicidio, vilipendio ed occultamento di cadavere con Desmond Lucky, 22 anni, cui lo lega da ben 483 telefonate negli ultimi due mesi, e al terzo richiedente asilo Lucky Awelima, 27 anni, residente in un hotel di Montecassiano, preso alla stazione di Milano mentre stava scappando in Svizzera con la moglie. Per Lucky e Awelima oggi udirnza di convalida in carcere.

LE ACCUSE
Sono accusati di aver ucciso e smembrato il corpo minuto di Pamela Mastropietro, la diciottenne romana scappata dalla comunità terapeutica Pars di Corridonia, in provincia di Macerata, dove era in cura per problemi psicologici e dipendenza. I resti sezionati sono stati abbandonati sul ciglio della strada a Casette Verdini di Pollenza, davanti a una villa, in una zona in cui i residenti fanno jogging. «In questa vicenda molte cose non tornano – dice l’avvocato Gianfranco Borgani, che difende Desmond Lucky – la dissezione è stata fatta da persona esperta, la pulizia della casa e del corpo è molto accurata, perché allora lasciare a vista i trolley? Perché non gettarli sotto un ponte?». Forse qualcuno doveva prenderli e portarli via? «Potrebbe essere, forse siamo di fronte a una sorta di rito, dietro c’è qualcuno il cui nome non è ancora emerso, una persona pericolosa per gli indagati, magari hanno paura anche di ritorsioni verso in parenti in Nigeria e per questo non parlano».
In Nigeria, specie nel sud, rapimenti e delitti per smembrare e vendere parti di arti o organi sono ben descritti in saggi, ricerche e indagini giornalistiche.

Si descrivono azioni atroci che vedono coinvolti «bambini, disabili, donne» e, nella convinzione comune, tali azioni accrescerebbero «la forza», «il potere», sarebbero legate «al soprannaturale». I resti servirebbero anche per la preparazione di «pozioni di ricchezza rapida» e per essere ceduti a «committenti» ed «erboristi che preparano le pozioni». Molto è descritto in un rapporto dell’Ufficio immigrazione e rifugiati in Canada, pubblicato nel 2012 e presente sul sito del Unhcr, dal titolo: «Nigeria: diffusione di omicidi rituali e sacrifici umani». Altra pratica, sempre in alcune parti dell’Africa, è la veglia dei cadaveri per evitare smembramenti e furti di organi per farne talismani.

C’è una pista rituale nel caso di Pamela? «Ne hanno parlato autorevoli opinionisti, non mi sento di escluderla» dice Marco Valerio Verni, zio di Pamela e legale della famiglia. «Tesi suggestiva – dicono in Procura – ma al momento non abbiamo conferme». Di sicuro i tre vengono da zone dove la pratica esiste e, forse per disfarsi del cadavere, hanno praticato uno scempio che conoscevano nelle sue modalità.

Ieri i Ris sono tornati nell’attico di via Spalato per un sopralluogo in soggiorno, dove Pamela sarebbe stata uccisa, e in terrazzo dove è stata lavata con la candeggina (sul bancone c’è un tombino e un tubo per l’acqua). di Rosalba Emiliozzi
Martedì 13 Febbraio 2018 – Ultimo aggiornamento: 14-02-2018 08:38

http://www.ilmessaggero.it/primopiano/cronaca/macerata_pamela_mastropietro_omicidio_rituali_nigeriani-3544413.html

Profugo urina e mostra genitali ai passanti: “Cani italiani vi taglio la gola…”-arrestato

Nella foto richiedente asilo armato di buone intenzioniprofugo armato
17 febbraio 2018 FONTE: VICENZA TODAY
Un nigeriano di 28 anni si è messo a orinare di fronte ai passanti, con i genitali bene in vista, a Vicenza. In pieno centro.
 
L’episodio ha fatto intervenire i militari impegnati nel controllo della zona e alla loro vista lo straniero è andato su tutte le furie, iniziando ad insultarli: “Siete dei cani, vi taglio la gola!”. Sul posto è intervenuta una pattuglia delle volanti che hanno identificato l’uomo, conosciuto per essersi fatto spacciare da cittadino liberaiano durante la seduta con la commissione territoriale per il riconoscimento dello status di profugo.
Smascherato e indagato per vari reati relativi allo spaccio di droga, ora è stato denunciato per minacce aggravate e atti contrari alla pubblica decenza
Ma nonostante tutto: non lo espellono.

17enne tenta stupro in centro d’accoglienza

non-una-di-meno-675Non è violenza sulle donne, nessuna solidarietà e non denunciare che è razzismo.
 
 A seguire Savona, profugo 28enne indagato per violenza sessuale ai danni di una bambina di 8 anni
 
17enne tenta stupro in centro d’accoglienza
Pubblicato il: 17/02/2018 14:15
Un ragazzo di 17 anni, gambiano, è stato arrestato dalla polizia per violenza sessuale nei confronti di una operatrice di un centro di accoglienza per minori non accompagnati della periferia di Palermo. L’episodio sarebbe avvenuto qualche giorno fa quando il minore avrebbe attirato con un pretesto la donna nel seminterrato della struttura. Lì avrebbe tentato di violentarla ma l’operatrice è riuscita a liberarsi e chiedere aiuto. Immediata la segnalazione al 113 da parte della responsabile della comunità alloggio. I poliziotti hanno ascoltato la versione della vittima, confermata da chi l’aveva soccorsa dopo il tentativo di violenze, e il giovane è stato tratto in arresto.
Savona, profugo 28enne indagato per violenza sessuale ai danni di una bambina di 8 anni
L’episodio sarebbe avvenuto all’interno di un centro di accoglienza; la piccola anche lei richiedente asilo, si trovava nella struttura assieme alla madre
 
Ospite di un centro di accoglienza straordinaria per richiedenti asilo nella Provincia di Savona, avrebbe abusato sessualmente (si parla di carezze e palpeggiamenti) di una sua connazionale di 8 anni. E’ questa l’accusa della quale dovrà rispondere un 28enne nigeriano. A denunciare la presunta violenza è stata la madre della bambina, anche lei ospite assieme alla figlia all’interno della stessa struttura di accoglienza.
 
Questa mattina il giudice per le indagini Maurizio Picozzi ha fissato per giugno l’incidente probatorio durante la quale sarà ascoltata la bambina. L’uomo si trovava nella struttura assieme alla moglie e al figlio.

Perugia, difende la fidanzata molestata da 2 migranti: italiano massacrato con calci, pugni e bottigliate

boldrini-avanguardia-stile-di-vita-672x354razzisti anti solidali, se da loro si usa così, si deve dire “obbedisco e mi sottometto” non reagire, che diamine
La violenza politically correct non è violenza

Violenza shock a Perugia, un ragazzo italiano “osa” difendere la fidanzata dalle molestie di due immigrati, un romeno ed un colombiano senza permesso di soggiorno, entrambi pregiudicati: viene massacrato con calci, pugni e bottigliate fuori dalla discoteca. Risorse arrestate.
Difende la fidanzata da due 20enni molesti, 20enne perugino massacrato fuori da una discoteca di Perugia. Il pestaggio è avvenuto fuori da un locale in via Corcianese, nella notte tra il 13 e 14 febbraio. La polizia di Perugia ha arrestato un rumeno 20enne e un colombiano 21enne. A carico dei due stranieri sono emersi una marea di precedenti: il colombiano annoverava rapina, furto, reati in materia di stupefacenti, resistenza, lesioni oltre ad un avviso orale emesso dal Questore di Roma nell’aprile dello scorso anno ed un provvedimento di rifiuto del permesso di soggiorno del 2016 da parte della Questura di Perugia. Quanto al rumeno, invece, ci sono ricettazione, stupefacenti e porto di oggetti atti ad offendere.
 
I due, dopo aver massacrato a calci, pugni e bottigliate un perugino, hanno anche aggredito i poliziotti in Questura, tentando di prenderli a pugni. Un agente è finito al pronto soccorso per una distorsione.
 
Secondo la ricostruzione della polizia di Perugia i due, intorno alle due del mattino, si sono avvicinati a un gruppo di ragazzi nel parcheggio e hanno cominciato a infastidirli e a insistere. I giovani li hanno allontanati, ma i due sono passati alle mani: prima hanno colpito un ragazzo al volto, poi si sono accaniti sull’amico, un perugino di 20anni intervenuto per difendere la fidanzata. Il colombiano, secondo la polizia, gli ha sferrato una testata al volto e lo ha fatto cadere a terra e, senza dargli il tempo di rialzarsi, è stato afferrato e scagliato contro un’auto. Poi le bottigliate in faccia, fino a rompere la bottiglia. Il perugino è caduto di nuovo e i due stranieri lo hanno massacrato a calci.
 
Il giovane, condotto in pronto soccorso, riportava contusioni al capo oltre alla frattura delle ossa nasali, una ferita sul naso e abrasioni al volto con prognosi di 25 giorni.
 
E non è finita qui. I due, una volta in Questura, hanno aggredito i poliziotti. I due sono stati arrestati per concorso in lesioni aggravate; al colombiano è stata contestata anche la resistenza a pubblico ufficiale. Trattenuti nelle camere di sicurezza su disposizione dell’Autorità Giudiziaria, sono stati giudicati con rito direttissimo ad esito del quale il Giudice ha convalidato gli arresti.
 
con fonte perugiatoday.it

Roma, tenta di rapinare una coppia poi prende a calci i poliziotti: arrestato

la violenza politically correct non è violenza, è accoglienza


Roma, tenta di rapinare una coppia poi prende a calci i poliziotti: arrestato
 
Ha cercato di rapinare una coppietta e poi ha picchiato i poliziotti. Lui è un cittadino del Mali di 25 anni. E’ accaduto la scorsa notte su un tratto di viale Ippocrate, poco distante da piazza Bologna.
 
Un giovane di 22 anni ha tirato giù la saracinesca del bar, dove aveva finito di lavorare, prendendo come sempre l’incasso della serata. Poi si è messo in macchina insieme alla fidanzata. A quel punto si è materializzato l’uomo, di corporatura robusta, che ha cercato di aprire lo sportello per potere prendere i soldi. Il giovane ha inserito la chiusura centralizzata ma non è servito a far desistere il malvivente che ha preso a pugni il vetro con l’intento di spaccarlo.
 
In quel momento è passato un equipaggio del commissariato Porta Pia che si è messo a inseguire il rapinatore. Il giovane, invece di arrendersi, ha preso a pugni e calci gli agenti che per le ferite hanno riportato dieci giorni di prognosi ciascuno. Una volta bloccato, lo straniero si è messo sdraiato sul sedile posteriore e ha iniziato a prendere a calci i vetri della macchina della polizia. Portato davanti al giudice è stato convalidato l’arresto ed è stato stabilito che in attesa del processo l’arrestato rimanga ristretto in carcere.
 
di Marco De Risi  Sabato 10 Febbraio 2018 – Ultimo aggiornamento: 01:01

Striscione di minacce a Salvini: “Occhio, stavolta spariamo noi”

minacce salvinima per un fotomontaggio si manda la Digos a casa dell’autore. Per le minacce a Salvini? Per il proiettile alla Susanna Ceccardi, immagino nessuna, condanna.

Sputi, insulti e lancio di bottiglie di plastica: Meloni contestata a Livorno

Tolleranza ed eguaglianza strabica, come al solito, solo sulla base di posizioni politiche diverse, così come la condanna e solidarietà alle donne vittime di atti vili, non sono atti vili se le donne in questione non sono “dalla parte giusta” della storia.

Striscione di minacce a Salvini: “Occhio, stavolta spariamo noi”
 
Il leader della Lega, Matteo Salvini, atteso di fronte alla moschea di Umbertide. Appeso uno striscione di minacce ad un cavalcavia
Giuseppe De LorenzoGio, 08/02/2018 –
Matteo Salvini stamattina sarà ad Umbertide per protestare contro la costruzione della nuova moschea in Umbria, una delle più grandi in Italia.
 
Fa parte della nuova offensiva leghista in campagna elettorale, partita con l’annuncio del leader del Carroccio di voler “chiudere tutti i centri islamici illegali in Italia”. Ebbene, nella notte, in attesa dell’arrivo dell’indesiderato ospite, qualcuno ha appeso un cartello di minacce ad un cavalcavia: “Occhio Salvini, stavolta spariamo noi”.
 
Il riferimento, appare ovvio, è alle vicende di Macerata e alla folle caccia all’immigrato messa in campo da Luca Traini. “Mentre a Foligno stavamo esponendo le nostre idee, i nostri progetti per il futuro, e preparando le nostre battaglie – spiega Riccardo Marchetti, coordinatore nazionale Umbria per la Lega e candidato alla Camera – ad Umbertide qualche democratico appendeva sul cavalcavia dell’E45 questo striscione. E poi i brutti e violenti siamo noi. Saremo ancora più numerosi, non abbiamo paura, le idee sono a prova di proiettile!”.
Non è ancora chiaro chi abbia esposto il telo di minacce. Ma è evidente che la presenza di Salvini susciti sentimenti contrapposti in terra umbra. I lavori per la moschea di Umbertide si erano interrotti a causa della mancanza di fondi. Ma sono ripartiti ad inizio anno e il luogo di culto islamico dovrebbe vedere la luce entro la fine di maggio. I fondi, secondo quanto dichiarato dall’imam, Chafiq El Oqayly, proverrebbero tutti dall’Italia e sarebbero “tracciabili”. “Abbiamo ricevuto questi soldi perché i nostri fedeli continuano a donare – ha detto l’imam ad Altotevereoggi – e abbiamo contatti con diverse moschee, per esempio Bologna e Milano. La struttura di Madonna del Moro torna a crescere. La costruzione è oramai quasi al completo ed entro maggio verrà aperta”. Salvini permettendo.

 

“Il biglietto pagatelo voi italiani” la violenza assurda di un immigrato sul bus …

biglietto folliama non è follia razzista


9 FEBBRAIO 2018
Scene di “ordinaria” follia a Roma dove un immigrato è praticamente impazzito e ha seminato il panico tra i passeggeri di un autobus capitolino. In base alle testimonianze di chi era presente sembra che questo ragazzo di circa 20 anni di colore volesse a tutti i costi salire sul bus senza biglietto. A quanto pare prima che nessuno gli dicesse nulla né lo rimproverasse il giovane ha perso la testa e ha iniziato a tirare calci e pugni ai passeggeri.

 Poi nel fuggi fuggi generale ha rivolto la sua follia verso il conducente del mezzo, una donna che fortunatamente è riuscita a chiudersi e rifugiarsi nel gabbiotto riservato a chi guida. I testimoni dicono che “sembrava impazzito” e nessuno capisce cosa abbia fatto scattare la sua furia.

Alcuni passanti che hanno assistito alla scena sono riusciti ad immobilizzare lo straniero mentre qualcuno aveva già telefonato alla polizia. Gli agenti lo hanno arrestato con le accuse di violenza e resistenza a pubblico ufficiale.

http://cronaca.studionews24.com

Via Pariati, rapina al Conad: immigrato pesta un dipendente

se un indigente non straniero ruba generi alimentari viene denunciato e passa minimo una notte in galera. Altri sono più eguali

Il dipendente, che aveva visto lo straniero rubare due bottiglie di liquore, ha cercato di fermarlo ma è stato preso a calci e pugni
 
di Redazione – 07 febbraio 2018 – 13:43
REGGIO EMILIA – Un immigrato ha rapinato il Conad di via Pariati, picchiando un dipendente del supermercato e poi allontanandosi con due bottiglie di liquori. E’ successo ieri, verso le 14, quando lo straniero è entrato, ha raggiunto il reparto dei superalcolici e poi ha preso due bottiglie di liquori, del valore complessivo di 30 euro che ha nascosto.  E’ poi uscito senza pagare. Un dipendente del supermercato, accortosi del furto, è uscito e ha inseguito il ladro. La violenta reazione dello straniero, però, non gli ha permesso di fermarlo dato che il malvivente gli ha sferrato una serie di calci e pugni per poi divincolarsi e darsi alla fuga a piedi.
Sul posto sono arrivati i carabinieri che hanno raccolto la descrizione del rapinatore e stanno guardando le immagini di videosorveglianza per meglio risalire al ladro. La vittima è dovuta ricorrere alle cure mediche e ha riportato una prognosi di 5 giorni per le lesioni subite.

Roma, 15enne pestata da 2 stranieri, il papà minaccia: “Bastardi, vi troverò. Pagherete col sangue”

bus violenza donnacerto che gli altri presenti sull’autobus non sono intervenuti, se italiani, sarebbero finiti denunciati per razzismo e costretti a rimborsare eventuali danni ai due pestatori della ragazzina

Roma, 15enne pestata da 2 stranieri, il papà minaccia: “Bastardi, vi troverò. Pagherete col sangue”
5 febbraio 2018
Un altro episodio di violenza a Roma, che ricorda drammaticamente quello del pestaggio in metropolitana di un uomo lasciato a terra sotto gli occhi della mamma e di molti passeggeri rimasti indifferenti. Questa volta la vittima è una ragazza di quindici anni, Giulia, “colpevole”, mentre si trovava sull’autobus 451 nel quartiere Alessandrino, di aver avvisato una coetanea che un uomo e una donna la stavano per borseggiare. La ragazzina è stata presa a parolacce, a calci, a pugni di fronte agli occhi di tanti che si sono ben guardati a intervenire a difesa della ragazza.
Violenza a Roma, pestata sull’autobus
 
La notizia della violenza a Roma viene diffusa sui social dal papà, Nicola Franco, che sul suo profiloFacebook si rivolge agli italiani che hanno assistito all’aggressione. Il padre di Giulia lamenta la perdita del senso di solidarietà degli italiani, indifferenti dall’escalation di violenza protagonista delle periferie e non solo della Capitale. «Fine di una patria chiamata Italia», è il titolo del post di Nicola Franco, esponente della destra capitolina, consigliere municipale diFratelli d’Italia e unico candidato di centrodestra alla presidenza di municipio riuscito ad arrivare al ballottaggio alle scorse elezioni capitoline. «Mi rivolgo a te uomo adulto, padre o nonno; a te donna madre o nonna; oppure a te ragazzotto palestrato con sorella o ragazza e anche a te italiano/italiana che non sei né padre, madre, nonno/a , fratello o sorella ma che ieri alle 13,30 ti trovavi sull’autobus 451 all’ altezza del Quarticciolo su Via Palmiro Togliatti e hai assistito a quella scena , rimanendo fermo ed in silenzio quando una ragazzina di soli 15 anni è stata aggredita e malmenata da 2 zingari , un uomo ed una donna, sui 30 anni». Per paura? Per non subire ritorsioni?, si chiede con rabbia il papà di Giulia.
 
La rabbia del papà di Giulia
 
«Quella ragazzina, invece, tutte queste domande non se le è poste ma è subito intervenuta. Lei, 15 anni, nonostante avesse davanti un uomo e una donna del doppio della sua età, si è subito messa a difesa di un’altra ragazzina che neanche conosceva». Una volta scesa dall’ autobus in lacrime, Giulia ha chiamato la mamma che è subito corsa e ha fermato una pattuglia della Polizia o per denunciare l’episodio di violenza. Nicola Franco nella sua lettera aperta si rivolge anche alle forze dell’ordine. «Dico anche a te caro agente di p.s., come si fa a rispondere “e ora noi cosa possiamo fare ?” senza prendere neanche la descrizione dei due. Quella ragazzina ha dato a tutti voi una dimostrazione e lezione di senso civico , legalità e solidarietà che nessuno di voi merita!».
 
La solidarietà sui social
 
Inevitabile la reazione nei confronti dei due zingari responsabili dell’aggressione ai quali Nicola Franco riserva pensieri non proprio cortesi. «A voi due invece, uomo con la maglietta blu e scuro di carnagione e a te donna con i capelli lunghi neri e felpa grigia,una cosa sento di dirvi… Brutti bastarti. Da quando è successa questa cosa non riesco più a vivere, ho passato la giornata a scandagliare ogni accampamento di zingari compresi tra il Quarticciolo e Cinecittà; ho ripreso quell’autobus e rifatto il percorso alla stessa ora. E così farò domani, dopodomani e i giorni a seguire fino a quando non vi troverò. Poi vi giuro che per ogni calcio, schiaffo, tirata di capelli , per ogni secondo di paura che avete fatto vivere a lei, corrisponderà 1 litro del vostro sangue». Il post ha scatenato la solidarietà dei commentatori per il pestaggio ma anche la denuncia della mancanza di coraggio e di senso civico di chi era presente. «A questo siamo arrivati…pronti a girarci sempre dall’ altra parte perché tanto non ci tocca da vicino. Ed invece non è così –conclude Franco – perché oggi è toccato a mia figlia ma ogni giorno c’è la figlia di qualcuno e domani potrebbe essere il tuo turno. Ci stiamo arrendendo. Io però non ci sto».