Le case popolari? A Roma la Raggi le assegna agli immigrati

virginia-raggi-campi-romi 10 MILIONI di italiani sotto la soglia di povertà? Chi se ne frega

Anche ai disoccupati e senzatetto italiani la Raggi da 800 euro casa e lavoro? Ma il motto dei 5S non era non lasceremo indietro nessuno? Qui le priorità mi sembrano chiare.


Le case popolari? A Roma la Raggi le assegna agli immigrati
La protesta di Manolo: “Una volta Robin Hood rubava ai ricchi per dare ai poveri. Ora toglie agli italiani per dare agli stranieri” “Ho perso il conto degli anni passati ad aspettare una casa. Ho 10 punti, un figlio di 14 anni disabile,

15 Febbraio 2018 alle 21:01

Le case popolari? Virginia Raggi le ha date agli immigrati. Già perché è sufficiente scorrere la lista degli assegnatari dei 53 alloggi popolari di Roma, del dicembre dello scorso anno, per accorgersi che ben 21 sono andati a stranieri. E che il nome più frequente è Mohammed, che nella lista compare ben sei volte, poi c’è Fatiha, Banday Ali, Kabir, Abdel, Moustafa, Vadim, Fatou, Theresiamma, Gerald, Vivian, Maryam, Edna, Valentyna, Czeslawa, Jesus.

Ventuno stranieri, il 40% del totale. Sicuramente più bisognosi, perché con prole, rispetto agli italiani, che i figli non li fanno perché non hanno i soldi per mantenerli. Ma esultare, come ha fatto la sindaca, con quel suo “scroccopoli è finita”, quando a finire nell’angolo sono i cittadini italiani, che la costruzione di quelle case le hanno pagate con le tasse, è quanto meno di cattivo gusto. Ed è poi sufficiente scorrere sul sito del Comune l’elenco delle graduatorie aggiornato al 16 gennaio 2018 e leggere i nomi degli ammessi alle liste (sono criptati, è vero; ma per i cognomi che cominciano con Kru, Tho e Her ed i nomi con Hat, Kat e Mou è facile intuirne la provenienza straniera) per rendersi conto che il trend è in continua ascesa. Oltre al danno, la beffa. Per gli italiani.

Perché poi c’è chi, come Manolo di Tor Bella Monaca, intervistato dal Tempo, che racconta con amarezza della grande beffa: “Ho perso il conto degli anni passati ad aspettare una casa. Ho 10 punti, un figlio di 14 anni disabile, ma sono italiano e lavoro pagando le tasse. La sindaca dovrebbe considerare, quando fa questo genere di operazioni-legalità che la maggior parte degli stranieri un’occupazione nemmeno la cerca, c’è chi vive spacciando droga, e qui a Tor Bella Monaca è pieno; chi invece fa il venditore ambulante e logicamente figura come povero. Siamo alla follia: una volta Robin Hood rubava ai ricchi per dare ai poveri. Ora toglie agli italiani per dare agli stranieri”.

http://www.ilpopulista.it/news/15-Febbraio-2018/23474/le-case-popolari-a-roma-la-raggi-le-assegna-agli-immigrati.html

Roma, 15enne pestata da 2 stranieri, il papà minaccia: “Bastardi, vi troverò. Pagherete col sangue”

bus violenza donnacerto che gli altri presenti sull’autobus non sono intervenuti, se italiani, sarebbero finiti denunciati per razzismo e costretti a rimborsare eventuali danni ai due pestatori della ragazzina

Roma, 15enne pestata da 2 stranieri, il papà minaccia: “Bastardi, vi troverò. Pagherete col sangue”
5 febbraio 2018
Un altro episodio di violenza a Roma, che ricorda drammaticamente quello del pestaggio in metropolitana di un uomo lasciato a terra sotto gli occhi della mamma e di molti passeggeri rimasti indifferenti. Questa volta la vittima è una ragazza di quindici anni, Giulia, “colpevole”, mentre si trovava sull’autobus 451 nel quartiere Alessandrino, di aver avvisato una coetanea che un uomo e una donna la stavano per borseggiare. La ragazzina è stata presa a parolacce, a calci, a pugni di fronte agli occhi di tanti che si sono ben guardati a intervenire a difesa della ragazza.
Violenza a Roma, pestata sull’autobus
 
La notizia della violenza a Roma viene diffusa sui social dal papà, Nicola Franco, che sul suo profiloFacebook si rivolge agli italiani che hanno assistito all’aggressione. Il padre di Giulia lamenta la perdita del senso di solidarietà degli italiani, indifferenti dall’escalation di violenza protagonista delle periferie e non solo della Capitale. «Fine di una patria chiamata Italia», è il titolo del post di Nicola Franco, esponente della destra capitolina, consigliere municipale diFratelli d’Italia e unico candidato di centrodestra alla presidenza di municipio riuscito ad arrivare al ballottaggio alle scorse elezioni capitoline. «Mi rivolgo a te uomo adulto, padre o nonno; a te donna madre o nonna; oppure a te ragazzotto palestrato con sorella o ragazza e anche a te italiano/italiana che non sei né padre, madre, nonno/a , fratello o sorella ma che ieri alle 13,30 ti trovavi sull’autobus 451 all’ altezza del Quarticciolo su Via Palmiro Togliatti e hai assistito a quella scena , rimanendo fermo ed in silenzio quando una ragazzina di soli 15 anni è stata aggredita e malmenata da 2 zingari , un uomo ed una donna, sui 30 anni». Per paura? Per non subire ritorsioni?, si chiede con rabbia il papà di Giulia.
 
La rabbia del papà di Giulia
 
«Quella ragazzina, invece, tutte queste domande non se le è poste ma è subito intervenuta. Lei, 15 anni, nonostante avesse davanti un uomo e una donna del doppio della sua età, si è subito messa a difesa di un’altra ragazzina che neanche conosceva». Una volta scesa dall’ autobus in lacrime, Giulia ha chiamato la mamma che è subito corsa e ha fermato una pattuglia della Polizia o per denunciare l’episodio di violenza. Nicola Franco nella sua lettera aperta si rivolge anche alle forze dell’ordine. «Dico anche a te caro agente di p.s., come si fa a rispondere “e ora noi cosa possiamo fare ?” senza prendere neanche la descrizione dei due. Quella ragazzina ha dato a tutti voi una dimostrazione e lezione di senso civico , legalità e solidarietà che nessuno di voi merita!».
 
La solidarietà sui social
 
Inevitabile la reazione nei confronti dei due zingari responsabili dell’aggressione ai quali Nicola Franco riserva pensieri non proprio cortesi. «A voi due invece, uomo con la maglietta blu e scuro di carnagione e a te donna con i capelli lunghi neri e felpa grigia,una cosa sento di dirvi… Brutti bastarti. Da quando è successa questa cosa non riesco più a vivere, ho passato la giornata a scandagliare ogni accampamento di zingari compresi tra il Quarticciolo e Cinecittà; ho ripreso quell’autobus e rifatto il percorso alla stessa ora. E così farò domani, dopodomani e i giorni a seguire fino a quando non vi troverò. Poi vi giuro che per ogni calcio, schiaffo, tirata di capelli , per ogni secondo di paura che avete fatto vivere a lei, corrisponderà 1 litro del vostro sangue». Il post ha scatenato la solidarietà dei commentatori per il pestaggio ma anche la denuncia della mancanza di coraggio e di senso civico di chi era presente. «A questo siamo arrivati…pronti a girarci sempre dall’ altra parte perché tanto non ci tocca da vicino. Ed invece non è così –conclude Franco – perché oggi è toccato a mia figlia ma ogni giorno c’è la figlia di qualcuno e domani potrebbe essere il tuo turno. Ci stiamo arrendendo. Io però non ci sto».
 

Roma, rapina choc a Villa Ada: due rom picchiano una donna

donna anzianaavevano sbagliato strada anche loro, direbbe il magistrato di Torino. Solidarietà per la donna? Stop violenze sulle donne? Indignazione? Al massimo, solidarietà per i ragazzini rom.

 
Rapina choc in un palazzo a due passi da Villa Ada. Due nomadi di 14 anni hanno scalato uno stabile di via di Tor Fiorenza fino al quinto piano per introdursi in un appartamento picchiando la proprietaria, una donna sui sessant’anni. Il colpo si è verificato verso le 18.30. Nessuno si è accorto di nulla: nè i tanti passanti nè i residenti. I nomadi minorenni si sono trasformati in acrobati e si sono arrampicati sulle impalcature che avvolgono lo stabile in via di ristrutturazione. In questo modo hanno percorso in verticale una trentina di metri.
”Ero sola in casa – ha raccontato la proprietaria alle forze dell’ordine – quando ho sentito un rumore provenire dalla finestra del salotto. Ho tirato su la saracinesca: ho creduto di morire. Due giovani mi hanno aggredito. Mi hanno picchiata e scaraventata sul divano. Ero convinta che stando al quinto piano ero meno a rischio furti invece si sono arrampicati fino a casa mia”.
I rapinatori hanno minacciato di morte l’ostaggio e hanno messo a soqquadro la casa. Sono fuggiti con denaro in contante e gioielli di varia fattura. L’ostaggio ha chiamato i soccorsi ma quando è arrivata la polizia i minorenni erano già fuggiti molto probabilmente usando sempre le impalcature. E’ arrivato il personale di un’ambulanza che ha soccorso sul posto la signora apparsa affaticata e molto impaurita.
di Marco De Risi
 
Mercoledì 7 Febbraio 2018 – Ultimo aggiornamento: 08-02-2018 00:56

FOLLIA A TORINO, ROM SORPRESI A RUBARE: IL GIUDICE LI LIBERA E INDAGA I CARABINIERI

furtoChi cancella le prove di un omicidio con la candeggina e smembramento di una ragazza viene creduto quando dichiara di essersi spaventato, tanto da abbonare un omicidio brutale, un femminicidio.

Così, per  i magistrati antirazzisti decade la flagranza di reato, se a commetterlo sono stranieri. Si deve essere tolleranti ed accoglienti no?

Anzi, puniamo chi osa indagare ed acciuffare i malviventi.

FOLLIA A TORINO, ROM SORPRESI A RUBARE: IL GIUDICE LI LIBERA E INDAGA I CARABINIERI
4 febbraio 2018
 
A proposito del rapporto perverso che intercorre qui in Italia tra chi delinque e chi è vittima c’è un caso inquietante che merita di essere segnalato, visto che a farlo è stato soltanto il Giornale. Non è bastato a una banda di quattro rom torinesi essere colti sul fatto da una pattuglia di carabinieri mentre cercavano di mettere a segno un furto per essere arrestati. No, sono stati gentilmente rimessi in libertà da un solerte magistrato». Ecco come è andata la faccenda che in tutti suoi particolari è un “manifesto” di come sia rovesciato il rapporto legalità-illegalità.
ROM COLTI IN FLAGRANTE: RILASCIATI
«Nel marzo scorso una squadra dell’Arma si trovava nella zona residenziale di Grugliasco, periferia industriale ad ovest di Torino. Mese difficile: l’area da giorni veniva saccheggiata dai topi da appartamento e i residenti lamentavano insicurezza. In questo contesto – leggiamo nella dettagliata ricostruzione del Giornale – due militari vedono quattro nomadi sospetti su una vecchia Volvo. Si appostano e pizzicano uno dei rom scavalcare la recinzione di un complesso residenziale e “armeggiare con un cacciavite” vicino al portone. Scatta il blitz: la pattuglia accende l’auto e i fari, il “palo” se ne accorge e avverte il collega introdottosi nella residenza. Questi torna indietro, salgono entrambi in auto e si mettono in fuga insieme ai compari rimasti a bordo. Il bandito al volante fa inversione a U per sfuggire alla cattura. I carabinieri piazzano l’auto di traverso, scendono dalla gazzella con le armi in mano e intimano alla banda di fermarsi. L’autista mette “la prima” per tentare di investirli. Ma poi, viste le armi puntate contro, decide di desistere».
 
MARESCIALLO INDAGATO PER FALSA TESTIMONIANZA
Un finale logico avrebbe dovuto vedere i ladri colti sul fatto consegnati alla Questura. Invece non è andata così. «I rom si trovano tre ottimi avvocati e così parte un processo che finirà col rivelarsi una farsa. Ieri infatti – ci informa il quotidiano diretto da Sallusti – ha assolto i nomadi perché “il fatto non sussiste” e, secondo La Stampa, ha “disposto la trasmissione degli atti alla procura, perché proceda per falsa testimonianza nei confronti del maresciallo che aveva eseguito il fermo“. Tradotto: ladri liberi e carabinieri indagati». La versione fornita dagli avvocati è questa: «A loro dire si trovavano nella zona residenziale (dove non vivono) perché avevano “sbagliato strada”. Al resto hanno pensato i legali. I quali sono riusciti a convincere il giudice che dal punto in cui i militari avevano parcheggiato la gazzella sarebbe stato impossibile vedere cosa accadeva; che non erano stati rinvenuti segni di scasso sul portone (ma il reato contestato era solo “tentato furto”); che gli inquilini non avevano presentato denuncia (ma parte d’ufficio in questi casi) e che le versioni dei due carabinieri non collimano. Infine, si sono appigliati ad un errore commesso nel verbale, dove è scritto “messa la retromarcia cercano di investirci”, invece di “messa la prima (…)”». La cosa è andata avanti e il ilGiornale ha potuto appurare che «i militari sono certi di aver fornito la stessa versione. Ma il giudice non gli ha creduto, preferendo dar credito a persone che in Aula avrebbero dichiarato di non fare furti in appartamento, ma “solo nelle ditte”. Capito? Ladri, ma credibili». Senza parole. Follia? Italia a rovescio? Prosegue il quotidiano: «A guardare i trascorsi giudiziari della banda si rimane di stucco: decine di condanne a testa e fascicoli di precedenti lunghi un chilometro. Solo qualche tempo prima, peraltro, ai rom sono stati sequestrati beni per circa 1,6 milioni di euro trovati all’interno del campo dove vivono». Siamo senza parole. Il maresciallo dovrà rispondere per falsa tesimonianza. Perché la morale da trarre da questa vicenda è questa: di fronte alla parola dei rom e dei loro avvocati quella di due uomini in divisa non vale un fico secco…
 
Fonte: ilgiornale.it

Maxi operazione al campo rom: trovati 27 milioni di euro in contanti

Come disse Minniti in risposta alla capocciata di Spada al giornalista in quel di Ostia? “No zone franche”?

by informazionelibera · 28 gennaio 2018
Un blitz che ha portato alla luce le attività di riciclaggio, spaccio di droga e detenzione illegale di armi.
 
Ma non solo. Nel campo rom di Strada dell’Areoporto i militari hanno trovato anche ben 27 milioni di euro falsi. Cosa ci facessero, non è dato sapere. Considerando che sopra alle banconote campeggia la scritta “fac simile”. Oggi tre persone abitanti del campo rom sono state arrestate per resistenza a pubblico ufficiale, maltrattamento di animali, detenzione di droga e possesso di armi.*
Le banconote sequestrate erano divise tra euro, franchi svizzeri e dollari. Gli arresti arrivano dopo che a metà agosto le forze dell’ordine avevano identificato 60 persone, perquisito 15 alloggi e 20 automobili. In quell’occasione erano anche scattate le manette per Nikola Stojanovic, 45 anni, accusato di produzione e traffico illecito di sostanze stupefacenti. In quell’occasione venne trovato con hashish e due bilancini per misurare le dosi da spacciare.
 
Oggi poi i carabinieri hanno anche sequestato 9 veicoli senza assicurazione, scoperto unbar abusivo aperto all’interno del campo e trovato piante di marijuana. E c’è ancora qualcuno che nega che i campi rom siano una babele di illegalità.
 
 

Orrore ad Abbiategrasso: Rom 19enne rapisce e stupra per 3 giorni una bambina

rom ragazzina stupratala kultura che piace ai moralmente superiori


27 gennaio 2018
La storia è di quelle che fanno ritenere l’integrazione una pia intenzione che resterà sulla carta. Come riferisce Il Giorno la storia ha come teatro Abbiategrasso, dove una bambina di 13 anni di etnia rom romena ha subito un sequestro ad opera di un connazionale di 19 anni.
Quest’ultimo avrebbe adocchiato la ragazzina ad una festa. Quindi l’ha rapita con l’aiuto di tre amici segregandola nella propria casa di Sant’Angelo Lodigiano. Qui l’avrebbe tenuta, sempre stando alle indagini condotte dai carabinieri, per tre giorni violentandola, e con madre e zia che lo spalleggiavano.
Tra i rom – scrive sempre Il Giorno – questo rituale è chiamato «Fugii», e prevede la possibilità per un uomo di abusare di una ragazzina, mentre la diretta interessata e la famiglia di lei devono accettare la decisione.
I familiari della ragazzina violentata hanno sporto denuncia ai carabinieri non vedendola rincasare dopo la festa. Ma dopo tre giorni è stata la stessa famiglia del rapitore a telefonare in tutta tranquillità ai genitori della bambina per invitarli ad andare a riprenderla.
 
I carabinieri di Abbiategrasso, che già stavano indagando, hanno arrestato tutte le persone implicate. Il 19enne si trova ora nel carcere di Lodi. La mamma e la zia del ragazzo, invece, sono state rinchiuse nel carcere di Vigevano, mentre per i tre presunti complici del giovane è arrivato la misura cautelare dell’obbligo di dimora.
 
www.riscattonazionale.it

Le belle storie di integrazione da libro cuore.

Si certo, alcuni comuni  “impiegano” i “richiedenti asilo” (rimangono tali anche dopo che donna picchiata da romla richiesta viene respinta, allora diventano ex aspiranti richiedenti…)  per ridipingere inferriate o tagliare l’erba nei parchi (ma non è dumping sociale), ma poi ci sono questi brutti giornalacci razzisti che si inventano storie di violenza per disseminare odio…..

Roma, massacrata in metro dalla baby rom: rapina choc sulla linea A

Massacrata al volto a colpi di cellulare. Perdeva sangue dal naso e dalla bocca. A salvarla l’intervento del personale della stazione della metropolitana che è intervenuto chiamando l’ambulanza e poi la polizia. Quando la signora Maria Assunta Devoti, 63 anni, è arrivata al pronto soccorso dell’Umberto I era una maschera di sangue. Chi l’ha ridotta così? Una bambina rom. Di appena 9 anni. Una delle tante che fanno il bello e il cattivo tempo nella metropolitana della Capitale pronte a rubare portafogli e cellulari ai passeggeri, ad aggredire chi si ribella o chi interviene. Per lei nessun problema: i poliziotti l’hanno fermata, portata prima al commissariato Trevi e poi accompagnata in un centro di assistenza per minori.
 
INFERNO BARBERINI
 
È successo mercoledì pomeriggio. Nella stazione Barberini della linea A della metro. Una delle preferite dalle bande di baby rom che ogni giorno derubano pendolari e turisti. Sono lì, tutti i giorni, sulla linea A e B e, soprattutto, nelle stazioni più centrali e affollate della linea A. Le preferite sono Termini, Repubblica, Spagna, Colosseo, San Giovanni, San Pietro e appunto Barberini. Conoscono orari, inefficienze e criticità della metro meglio di qualsiasi amministratore delegato dell’Atac. Lavorano in squadra, si coprono, si aiutano, accerchiano le vittime, minacciano chi si intromette.
«Sono le padrone spalanca le braccia una delle guardie giurate in servizio a Barberini Non gli possiamo fare niente noi e nemmeno i militari che sono in stazione. Sono aggressive e sanno di avere l’impunità. E quando chiamiamo polizia e carabinieri dopo poche ore tornano». Proprio la settimana scorsa in un videoreportage del Messaggero.it, gli agenti in borghese della polizia della Capitale hanno fermato sempre alla stazione Barberini tre piccole borseggiatrici. Ma dopo i controlli hanno scoperto che erano state fermate dalla polizia tre ore prima ed erano già tornate in azione sui vagoni.
«Rubano in continuazione racconta un altro vigilante Tra quelli che abbandonano sulle scale mobili e quelli che ritrovano i passeggeri certi giorni arriviamo a raccogliere anche 15 portafogli. E chissà quanti altri ne portano via o buttano nei cestini dei rifiuti qui fuori».
Il coordinatore romano di Forza Italia, Davide Bordoni, ha chiesto al prefetto di convocare un comitato per l’ordine e la sicurezza per affrontare questo scandalo sotto gli occhi di tutti. Ma è rimasta lettera morta.
 
LA VIOLENZA
Erano da poche trascorse le 16,30 quando Maria Assunta è scesa alla stazione della metro Barberini. Quando arriva sulla banchina per prendere il treno verso casa viene subito accerchiata da un gruppo di baby rom. La donna non si lascia intimorire, si fa largo e si allontana sulla banchina urlando di lasciarla in pace. Ma la banda la prende di mira. Le piccole le si riavvicinano e quando la donna cerca di divincolarsi la più piccola le salta addosso e, secondo la ricostruzione degli agenti del commissariato Trevi, la colpisce al volto con un telefono cellulare. Una scarica veloce e violenta. La donna cade a terra in un lago di sangue.
I SOCCORSI
I primi ad intervenire sono i vigilantes. La banda di baby rom riesce a far perdere le sue tracce, tranne la ragazzina di 9 anni che viene fermata. Le guardie giurate chiamano il 118 e la polizia. L’ambulanza trasporta la vittima al pronto soccorso dell’Umberto I. Gli agenti, invece, prendono in consegna la baby rom: difficile stabilirne l’identità (anche perché le piccole si guardano bene dal rivelarla altrimenti viene denunciato il genitore per omesso controllo). Così alla polizia non resta altro che accompagnarla in un centro per l’accoglienza. Strutture dalle quali le piccole nomadi scappano quasi sempre dopo poche ore. Per tornare il giorno in azione arricchendo le loro tasche e distruggendo, furto dopo furto, l’immagine della Capitale.
di Davide Desario
Venerdì 14 Luglio 2017 – Ultimo aggiornamento: 19:26
Aggredito in treno un altro controllore
Sulla Pavia-Mortara è stato accerchiato e spintonato da dieci stranieri senza biglietto. I carabinieri ne hanno fermati sei
leggi anche:
Il capotreno accoltellato a Lodi è di Casatisma, dopo il ricovero è in convalescenza Il sindacato: «Volevano ucciderlo, l’azienda intervenga prima che accada di nuovo»
PAVIA. Ennesima aggressione al personale ferroviario. Dopo il ferimento del capotreno a Lodi, sabato sera un controllore di Trenord è stato accerchiato da una decina di immigrati che viaggiavano sul Pavia-Mortara ma senza biglietto. L’uomo è stato accerchiato e spintonato ma l’intervento di una guardia giurata (uno dei pochi viaggiatori sul treno in quel momento) ha evitato conseguenze peggiori. Sono stati avvisati i carabinieri della stazione di Garlasco che, una volta arrivati in stazione insieme ai colleghi del radiomobile di Vigevano, hanno cercato di bloccare gli immigrati senza biglietto.
 
Sei sono stati identificati e denunciati. Il dipendente di Trenord non ha riportato ferite ma ha sporto ugualmente denuncia dai carabinieri.
 
L’aggressione è avvenuta sabato sera su un convoglio della linea Mortara-Pavia partito da Mortara alle 20.38. A quell’ora sul treno c’erano pochissimi passeggeri. In una carrozza, sembra l’ultima, si sono seduti dieci immigrati e il controllore è passato quasi subito a chiedere i biglietti. Ovviamente si è rivolto anche al gruppetto di extracomunitari. «Non abbiamo niente», ha risposto uno dei ragazzi, “quasi infastidito” racconta la guardia. Il controllore ha spiegato che avrebbero dovuto pagare altrimenti sarebbero dovuti scendere alla fermata successiva.
Nessuna corsa dalle 9 alle 17, salvi i convogli nelle fasce dei pendolari. I sindacati: «L’azienda garantisca la sicurezza»
 
Ecco il racconto della guardia giurata intervenuta a difesa del personale ferroviario. «A Mortara sono saliti dieci stranieri – racconta Emanuele Musumeci, pendolare e dipendente della Due Emme security – che si sono seduti nell’ultima carrozza. Il capotreno ha chiesto i biglietti ma loro erano senza. Gli ha detto di pagare subito oppure di scendere e così loro hanno iniziato ad urlare, accerchiandolo. Aggressione verbale ma c’è stato anche qualche spintone. Vista la situazione siamo andati nella carrozza del macchinista e da lì abbiamo chiamato il 112 che ha mandato un equipaggio radiomobile a Garlasco, dove i carabinieri sono saliti e hanno identificato gli stranieri. Il problema è che il personale ferroviario è sempre più ridotto e anche la Polfer non può essere da tutte le parti. E la sicurezza non è più garantita».
di Adriano Agatti  – 24 luglio 2017
 
(ha collaborato Selvaggia Bovani)
Paura ad Aversa, tentano di rapinare una donna incinta ma vengono massacrati di botte

di Ivan Marino20071028 - ROMA - CRO - RISSA TRA ANTIFRANCHISTI E FEDELI USCITI DA CHIESA S. EUGENIO - Un momento della rissa scoppiata tra gli antifranchisti che manifestavano contro la beatificazione dei 498 martiri del XX secolo in Spagna, cerimonia in corso stamane al Vaticano, e i fedeli che uscivano al termine della messa dalla Chiesa di S. Eugenio in viale delle Belle Arti a Roma. MAURIZIO BRAMBATTI/ANSA/BT / KLD

 
 
CASERTANO. Tentato di rapinare due donne, di cui una incinta al settimo mese, ma vengono messi in fuga da un passante, maestro di arti marziali e lottatore professionista di MMA. E’ successo mercoledì notte, in via Diaz, a pochi passi dalla stazione di Aversa. I due si sono avvicinati, chiedendo una sigaretta, poi, dietro la minaccia di un taglierino, hanno cercato di portare via la borsa. Solo l’immediata reazione della donna ha impedito ai ladri di sottrarla, A quel punto sono subito intervenuti alcuni presenti, ed il maestro di arti marziali che li ha atterrati e immobilizzati, dopo una fuga ed una colluttazione. La polizia, giunta sul posto, ha stretto le manette attorno ai polsi di Adrraman Malq, 39 anni e Racnide Attebsi di 36, condotti in commissariato per l’identificazione e poi in ospedale per essere medicati.
stesso trattamento anche per gli italiani vero?

Obbligo di firma per i nigeriani della violenta rissa in Campo Marzo
Processo per direttissima stamane in Tribunale a Vicenza per i due nigeriani coinvolti nella violenta rissa di Campo Marzo, finita nel sangue in viale Roma, davanti a decine di passanti, sabato alle 18.30.
Si tratta lo ricordiamo di Joshua Igene, 23 anni, irregolare in Italia dopo che la richiesta di asilo politico gli è stata rifiutata nel 2014 a Cosenza (rigettato pure il ricorso), e del connazionale Agho Saturday Raheen, 36 anni (a sinistra nella foto), che nel 2015 ha ricevuto la protezione sussidaria dalla prefettura di Agrigento.
 
Il giudice ha stabilito l’obbligo di presentazione alla P.G. per entrambi.
 
Igene (a destra) tornerà in ospedale perché non ancora ripresosi dalle ferite riportate (25 giorni di prognosi). Per Raheen invece, vi è l’obbligo di presentarsi a firmare.
 
|24 luglio 2017 – 17.48 VICENZA
Stazione Centrale, aggredisce vigilessa: arrestato e scarcerato
Troppo fresco il precedente di Saidou Mamadou Diallo. Troppo simile la dinamica, per fortuna senza feriti gravi anche stavolta
Milano, 22 luglio 2017 – Troppo fresco il precedente di Saidou Mamadou Diallo. Troppo simile la dinamica, per fortuna senza feriti gravi anche stavolta. Aggiungeteci che il fatto è avvenuto ancora nei pressi della Stazione Centrale, ed ecco che la polemica è servita. Ore 21.20 di giovedì, siamo in piazza Luigi di Savoia, a due passi dal luogo in cui tre giorni prima il 28enne guineano rimpatriato a tempo di record ha tentato di accoltellare un poliziotto delle Volanti. Scoppia una rissa tra gli immigrati che di solito bivaccano da quelle parti, ricostruisce il segretario del Sulpm Daniele Vincini: «Da una parte gli afghani, dall’altra i maghrebini». A un tratto, un ragazzo esce dal gruppo e si dirige verso un ristorante che affaccia sulla piazza: è un afghano di 21 anni, irregolare e senza fissa dimora. Entra nel locale, forse per scappare da qualcuno, e si trova davanti il titolare: neanche il tempo di rendersi conto della situazione che l’uomo si becca un pugno in faccia.
L’afghano esce, inseguito dall’aggredito. La scena si sposta in piazza Duca d’Aosta. Il ragazzo prende due bottiglie e ne rompe il collo su un marciapiedi: ora è armato di due cocci e minaccia i passanti che a quell’ora stanno uscendo dalla Galleria delle Carrozze. Il baccano attira l’attenzione di tre agenti della polizia locale in forza al Nucleo tutela trasporto pubblico (Nttp) in servizio proprio davanti alla Centrale. I ghisa provano a rabbonire l’afghano, ma lui di tutta risposta si avventa su uno di loro, l’unica donna della pattuglia, mirando al volto. La vigilessa riesce a schivare il colpo con uno scatto, consentendo così ai due colleghi di bloccare e ammanettare il 21enne. L’accusa: tentato omicidio.
Accusa che cade la mattina dopo, nell’aula delle direttissime: il giudice la derubrica a minaccia aggravata, disponendo l’immediata scarcerazione. In attesa del processo, che si terrà a ottobre. Sull’afghano, riferisce Vincini, pende pure un ordine di espulsione risalente a un paio d’anni fa. «Prendiamo atto delle decisioni della magistratura – attacca il leader della sigla maggioritaria tra i vigili milanese – ma a questo punto torniamo a chiedere con maggior forza più tutele per gli operatori in strada: la nostra collega ha rischiato di essere ferita gravemente, non è più accettabile una situazione del genere».
di NICOLA PALMA Pubblicato il 22 luglio 2017
Giovane si masturba in spiaggia. Cinque persone contuse per bloccarlo
FERMO – Ne ha combinate di tutti i colori il giovane giamaicano bloccato a Marina Palmense dalla polizia perchè si stava masturbando sulla spiaggia. Il ragazzo si è scagliato contro due agenti e tre addetti alla sicurezza in spiaggia, tutti costretti a ricorrere alle cure mediche. Ma già la sera prima si era reso protagonista anche di una aggressione contro un altro addetto alla sicurezza nei pressi del tendone in prossimità del luogo dove si sta svolgendo il Bababoom Festival.
 
II 113 ha ricevuto una segnalazione di alcuni bagnanti circa la presenza di un giovane intento a masturbarsi sul litorale di Marina Palmense. I poliziotti, arrivati sul posto, hanno notato un giovane di colore che stava scappando inseguito da tre bagnini. Gli agenti sono intervenuti bloccando il ragazzo in fuga che però dava in escandescenza scagliandosi contro le divise. Poi ha cercato nuovamente di darsi alla fuga verso il mare ma è stato di nuovo bloccato dai poliziotti che, nell’occasione hanno riportato delle lesioni.
 
Terminato l’intervento in spiaggia è stato accompagnato in commissariato dove è stato chiamato anche il personale sanitario per via delle condizioni psichiche particolarmente critiche del giovane. Dopo le prime cure e prima di essere accompagnato in ospedale, dove, poi, è stato ricoverato nel reparto psichiatrico, il ragazzo è stato comunque fotosegnalato.  In quella circostanza ha fornito generalità diverse da quelle reali. Infatti, si tratta di un ragazzo nato a Reggio Emilia dove risiede, di cittadinanza giamaicana. Ma già la sera precedente il commissariato è stato interessato da alcune segnalazioni riguardanti un ragazzo che, particolarmente agitato, stava creando fastidio nei pressi del tendone dove si sta svolgendo il Bababoom Festival. Verso le 3.30 gli agenti sono intervenuti sul lungomare di Marina Palmense per sedare una lite. I poliziotti sono stati subito avvicinati dall’addetto alla sicurezza alla manifestazione che ha riferito di essere stato colpito al volto da un giovane di colore.
Sabato 22 Luglio 2017, 18:59 – Ultimo aggiornamento: 23-07-2017 10:05

A Napoli l’orrore totale dei rom contro un disabile. Come lo hanno ridotto dentro casa sua

mani-insanguinateuna volta la tutela dei disabili, tanto tempo fa ritenuti soggetti deboli (a ragione) era cara ai “buoni” de sinistra. Ora ci sono altre “categorie” che meritano “protezione” onde evitare il “dilagare dell’odio.” Per cui zitto, prendi le botte ed acqua in bocca. Nessuna violenza inaudita, nessun turbamento dei politically correct. Stavano lavorando e questo signore era in casa propria (quindi è colpa sua, se l’è cercata), un “incidente sul lavoro”, tanto poi se anche avesse potuto difendersi i Cecchi Paone si sarebbero infuriati perché difendersi in casa propria è un atto criminale. Video al link

A Napoli l’orrore totale dei rom contro un disabile. Come lo hanno ridotto dentro casa sua / Guarda

Hanno svaligiato il caveau di una villa a Massa Lubrense, sulla costiera amalfitana, ferendo gravemente il proprietario disabile. Fermati dai carabinieri di Sorrento i presunti autori. Si tratta di tre fratelli rom, un uomo di 30 anni e due minorenni di 17 e 12 anni, che vivono in un campo nomadi nell’area Nord della provincia di Napoli.

Il più piccolo dei tre, con già un notevole curriculum da rapinatore alle spalle, non ha esitato a schernire la vittima, invalido e ferito, sotto la minaccia di un grosso cacciavite mentre i fratelli svuotavano il caveau.
22 Luglio 2017
http://tv.liberoquotidiano.it/video/italia/13205478/napoli-tre-fratelli-rom-rapinano-e-feriscono-un-disabile–.html

Sepolta viva sotto la spazzatura. Così hanno ucciso la giovane cinese

le femministe zitte? Le boldriniane tanto indignate per l’odio sul web e femminicidio tacciono? Il club delle “se non ora quando” si è sciolto? O la vittima cinese non è degna di essere nominata per non diffondere “odio”? DI tutto per proteggere certe cosche mafiose, anche indagare un macchinista che non ne può niente.

DELITTO EFFERATO

I media hanno insinuato che la ragazzina era stata incauta, incosciente nel cercare di reagire alla rapina e infine hanno gettato la croce sull’incolpevole macchinista di un treno di passaggio

 
Come è morta la pover

Sepolta viva sotto la spazzatura. Così hanno ucciso la giovane cinesea Zhang Yao, studentessa cinese innamorata dell’Italia? Non uccisa da un macchinista distratto come da giorni raccontano vergognosamente i giornali, ma sepolta sotto cumuli di spazzatura e terriccio gettati sopra il suo corpo ferito da un rom che poco prima l’aveva scippata. Come pensavamo e in fondo tutti sapevamo. L’hanno uccisa loro, o almeno l’hanno condotta alla morte e poi il boss se ne è vantato e ne ha bruciato il cappotto e la borsa. Il capobanda, ancora libero, si è però tenuto il cappello che, secondo i complici, mostra orgoglioso. Una specie di trofeo di caccia, una medaglia al valore in un’Italia sinistrata senza valori.

Poteva essere salvata, la povera Yao, giunta in Italia attratta da Giulietta e Romeo e finita in un campo rom. Poteva essere salvata, dopo essere stata probabilmente ferita da un treno, ma l’hanno sepolta sotto cumuli di spazzatura cui si è aggiunta la spazzatura di giornali e TV che dapprima hanno tentato di inventarsi una qualche responsabilità della comunità cinese, poi hanno insinuato che la ragazzina era stata incauta, incosciente nel cercare di reagire alla rapina e infine hanno gettato la croce sull’incolpevole macchinista di un treno di passaggio e sugli “xenofobi” che si “inventano cose inesistenti”. Invece le cose che dicevamo sono vere e la xenofobia non c’entra nulla perchè Yao pur essendo cinese era una di noi.

Una persona onesta che voleva vivere in pace senza disturbare nessuno, ma non ha potuto farlo perchè è finita in un paese dove gli onesti, di qualunque etnia, sono vittime designate e dove il potere è vile con i violenti e arrogante con i deboli. Zhang Yao lascia una madre da anni immobilizzata a letto e oggi ancor più annientata dal dolore e un padre che ancora spera nella giustizia italiana che evidentemente non conosce. Speriamo di sbagliare e speriamo che il vigliacco che l’ha coperta di spazzatura questa volti paghi. In un modo o nell’altro.

http://www.ilpopulista.it/news/19-Dicembre-2016/8366/sepolta-viva-sotto-la-spazzatura-cosi-hanno-ucciso-la-giovane-cinese.html