Archivio tag: censura
Il ministero della Verità ha deciso: Pamela conta meno degli spari di Traini
Pamela, sepolta dal cinismo di media e politica
Cesena, ama l’immigrato e lo ospita a casa sua: la pesta, si droga e la stupra
No all’odio, amateli. Siate loro devoti. Quando la violenza sulle donne è politically correct. Si attendono ancora le scuse per questa brutalità su una donna, ma nessuno le chiede. Si attende indignazione, ma segue solo silenzio e censura. Nessuno chiede chi siano i responsabili morali che debbano vergognarsi.Boldrini qualcosa da dichiarare? Nessuna critica è ammessa, nessuna indignazione ma solo supina accettazione, chiamata solidarietà, per l’aggressore. SIA MAI CHE VENGANO MESSI IN DUBBIO I FIUMI DI DENARO CHE INGRASSANO LE COOP DI MAFIA CAPITALE
Cesena, ama l’immigrato e lo ospita a casa sua: la pesta, si droga e la stupra
Noemi, Pamela, discriminazione mediatica ed ipocrisia. Generalizzare, quando è politically correct va bene, e quando è da condannare
Rapine ai passanti: “Mi ha colpito al viso poi ho visto la mia amica a terra” Dieci aggressioni in due ore. I racconti choc delle vittime. Quattro gli arresti
Dieci aggressioni in due ore. I racconti choc delle vittime. Quattro gli arresti
Gentiloni, ricostruzione sisma 2016 e “corretta informazione”
Sicuramente gli sporadici video sulle condizioni dei terremotati sono fruttto di “propaganda fascista” contro il governo dei giusti. Gentiloni chiede la censura e nessuno si indigna. Decisamente percepibile la differenza di attenzione rivolta alle vittime del terremoto dell’Aquila rispetto alle vittime del sisma del 24 agosto 2016 E SEGUENTI, nessun comitato delle cariole etc. Effetto governo amico?
TG5 VIDEO Casette? Invivibili! Lo scandalo delle casette inutilizzabili consegnate ai terremotati. del 29 DIC 2017
TGCOM24 Terremoto: consegnate casette difettose e sporche nelle Marche di Luca Pesante 26 DIC 2017
STUDIO APERTO
Nelle casette, a meno dieci Amatrice, Capodanno difficile per le famiglie nelle casette.
30 DIC 2017 Caldaie montate all’esterno congelate
VEDI ANCHE PRECEDENTE SULLE CONDIZIONI DEI TERREMOTATI E SUGLI APPALTI
“300 CASETTE POST SISMA NON SALDATE DALLE COOP AL COSTRUTTORE, MA I POLITICI LE INAUGURANO CON ENFASI. IMPERVERSA IL MONOPOLIO COOP NEGLI APPALTI PUBBLICI, SALTANO ALTRI 50 POSTI DI LAVORO“
Terremoto, Gentiloni: «Segnali di ripresa»
Umbria, il presidente del Consiglio ne ha parlato in occasione della conferenza di fine legislatura: «Sono meno tranquillo sui ritardi e sul ‘corpo a corpo’ con gli intoppi burocratici»
L’occasione per parlarne – poco meno di due minuti – è stata la conferenza di esposizione del bilancio di fine legislatura. E il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ha dedicato parte del suo ampio discorso anche alla scia sismica del 2016 e alle diverse zone del centro Italia ancora in difficoltà a oltre un anno dalla scossa più forte, quella del 30 ottobre: «I segnali di ripresa sono tanti».
Tranquillo, ma non su tutto Il ‘premier’ ha sottolineato in primis la «sequenza senza precedenti di eventi sismici, così come le risorse e le norme che abbiamo messo in campo». Bene, poi il giudizio sintetico sugli aspetti positivi e negativi: «Di questo – in riferimento all’impegno del governo – sono tranquillo. Meno invece sui ritardi, sui tempi di realizzazione e sul ‘corpo a corpo’ continuo che facciamo noi e i sindaci con le strozzature e gli intoppi burocratici».
I segnali di ripresa Infine – Gentiloni si rivolge ai giornalisti – il presidente del Consiglio ha chiesto aiuto ai media per far passare un messaggio: «Ma non perché – ha specificato – ci sia qualcosa da silenziare, si deve informare. Bensì per mettere in luce i tantissimi segnali di ripresa di vita nelle zone colpite dal sisma. Credo che non sia solo un dovere del governo: penso che il dare una speranza ed evidenziare i segnali di ripresa di vita e delle attività economica sia un dovere dell’intera comunità nazionale».
28 Dic 2017 12:06 FONTE
L’algoritmo verità dei padroni della menzogna
Non si sa se ridere o piangere. Purtroppo, è una cosa seria, se il termine si può applicare alle questioni riguardanti il governo italiano. “Stiamo lavorando con uno scienziato di fama internazionale alla creazione di un algoritmo verità che, tramite l’intelligenza artificiale, riesca a capire se una notizia è falsa”. Non si tratta di una battuta o della fanfaronata di qualche dottor Stranamore, bensì delle parole di Marco Carrai, potente esponente del cosiddetto giglio magico, l’accolita degli intimi di Matteo Renzi, considerato tra i massimi esperti italiani di cybersicurezza. Imprenditore del ramo, fu a un passo dalla nomina ai vertici dei servizi di sicurezza informatica del governo del Rottamatore fiorentino.
Il giornale Il Fatto Quotidiano adombra una sua vicinanza ai servizi segreti israeliani. Un brano di un’intervista del marzo scorso è illuminante, con la descrizione di una cena presso l’ambasciatore dello Stato ebraico in Italia, che presentò così Carrai ai suoi commensali romani: “Non sapete neanche il suo nome, ma vi assicuro che è tra gli uomini più importanti del vostro Paese.
Apparve lei. Quali interessi ha in Israele, perché viene accostato al Mossad?” Risposta: “Sono molto legato a Israele e mi riconosco nella sua storia e identità. È un luogo sempre sull’orlo di una guerra, dove però si riesce a creare innovazione come solo in California. Le mie società trovano lì larga parte del loro sapere. Non sono purtroppo il primo né sarò l’ultimo che, essendo vicino a Israele, viene dipinto come vicino al Mossad. Preferisco essere accostato impropriamente al Mossad piuttosto che al Ku Klux Klan. E quindi me ne faccio una ragione.”
ansa – renzi – Matteo Renzi partecipa al tradizionale scoppio del carro Con Marco Carrai (sx) 20 aprile 2014 ANSA/MAURIZIO DEGL INNOCENTI
Valuti il lettore se prestar fede ai dubbi del giornale di Travaglio e Padellaro o all’imprenditore renziano originario del Chianti. Fatto sta da qualche giorno, rilanciata addirittura dal New York Times, è esplosa una polemica che accusa di diffusione di bugie, false notizie (adesso è obbligatorio chiamarle fake news) piattaforme informatiche e siti di informazione legati – guarda caso – all’opposizione italiana, Lega e Movimento 5 Stelle. Nel frattempo, qualcuno, con ammirevole tempismo – honni soi qui mal y pense (sia punito chi fa cattivi pensieri, è il motto dell’Ordine della Giarrettiera) – ha presentato in Senato un disegno di legge volto a colpire con pesanti multe e gravi peni detentive i propalatori “di notizie false che suscitano allarme sociale, spesso immesse nel circuito dei social network per condizionare l’opinione pubblica di un Paese”. Obiettivo dei proponenti, i benemeriti senatori democratici Luigi Zanda, antico collaboratore di Cossiga, ergo stretto conoscitore del mondo dei “servizi” e delle barbe finte, e Rosanna Filippin, avvocato di Bassano del Grappa prestata al servizio della Patria, è sanzionare chi commette questo tipo di delitti contro la Repubblica.
Il bue dà del cornuto all’asino: il potere, nella sua versione politica, così come i suoi rappresentanti nel sistema informativo, tecnologico, finanziario e multinazionale, è infatti il maggior fornitore di notizie false al mondo. Poiché la grande rete Internet ha dimostrato la capacità di aprire spazi di libertà, dibattito, diffusione di notizie non filtrate dagli interessi del potere, attitudine a offrire visioni dei fatti diverse, spesso divergenti dalla verità ufficiale, basta libertà, occorre chiudere la porta ad ogni sorta di opposizione al sistema. La verità non deve essere più ricercata né indagata: si torna alla Pravda di sovietica memoria – che significa appunto verità- e si passa alle maniere forti, poiché verità è menzogna, libertà è schiavitù e ignoranza è forza. Principi invertiti, scolpite nel marmo della sede del Partito al potere nella distopia di Orwell, che fanno il paio con un’altra intuizione dello scrittore inglese, nella Fattoria degli animali: in tempi di menzogna universale, dire la verità è un atto rivoluzionario. E sempre più pericoloso, aggiungiamo noi.
La cosiddetta e sedicente democrazia è diventata feroce quanto e più delle dittature classiche, allorché si tratta di reprimere chi si discosta dalla Verità/Pravda. Il filosofo Diego Fusaro ha scritto che l’ordine dominante non reprime il dissenso, ma opera affinché esso non si costituisca. Fa in modo che il pluralismo del villaggio globale si risolva in un monologo di massa. (Pensare altrimenti). Evidentemente, siamo entrati in una fase ulteriore, di vera e propria proibizione, mascherata, ovviamente, da buone intenzioni, virtuose profferte di protezione dei cittadini dai nuovi cattivi, ovvero i diffusori di falsità, “fake news”.
Strano davvero che i proprietari, divulgatori, controllori dell’intero sistema tecnologico, informativo e di intrattenimento generale sentano il bisogno di sprangare le poche porte aperte al dissenso. Da un lato, è un fatto positivo, il segno che nel mondo non tutto è sotto il controllo dell’Impero, e che la controinformazione ha centrato i suoi obiettivi, ha colto alcuni bersagli. La reazione è pesante, e non resta che sperare, come Holderlin, che “dove cresce il pericolo, cresce anche ciò che salva”.
Facciamo qualche esempio pratico. Uno dei cavalli di battaglia dell’aggressiva campagna contro le “fake news” è il ruolo della Russia. L’ossessione americana contro il Cremlino, la Russia e Vladimir Putin ha raggiunto estremi che, se non fossero frutto di un preciso, criminoso, cinico disegno geopolitico, dovrebbero essere affidati alla psichiatria. La Russia avrebbe determinato, attraverso false notizie, l’elezione di Donald Trump, la Russia è dietro la Brexit, valanghe di “trolls”, ossia messaggi informatici pirata provenienti dalla steppa volti a disturbare o fomentare gli animi invadono la rete in Inghilterra, Putin è il suggeritore del separatista catalano Puigdemont e via delirando.
Premesso che i russi sono effettivamente ottimi conoscitori dei segreti delle reti tecnologiche, come sanno milioni di utenti dei loro antivirus, l’attacco mosso dall’Occidente agli interessi politici, strategici, economici e nazionali della Russia da quando, dopo oltre un decennio di sottomissione seguita alla dissoluzione dell’Unione Sovietica , l’Orso moscovita si è svegliato dal letargo, non conosce soste, non si ferma davanti a nulla – tanto meno dinanzi alla verità- ed è oggettivamente il più grave elemento di rischio per la pace mondiale. Nulla da stupirsi, dunque, se da Mosca usano le armi che hanno per fare controinformazione, e sono diventati così bravi che la galassia multilingue Russia Today ha superato, per utenti e credibilità, i grandi canali informativi sedicenti indipendenti d’ oltre atlantico, come la CNN. Per il resto, devono essere davvero dei geni, in riva al Volga e al placido Don, per decidere l’esito delle elezioni presidenziali della capitale dell’Impero, gettare fuori dall’Unione Europea l’ex potenza egemone del passato, l’Inghilterra, ed essere i registi occulti e direttori d’orchestra di tutto ciò che non piace dalle parti di New York (e Tel Aviv).
E’ sin troppo ovvio ricordare le pesanti intromissioni statunitensi, dirette sfacciate e di lunga durata nella politica, nell’ economia e nelle contese elettorali di mezzo mondo, sino all’organizzazione di colpi di Stato, utilizzo delle reti sociali per fomentare le primavere arabe, le rivoluzioni arancione nell’area ex sovietica, il finanziamento provato ad organizzazioni islamiste. Agli immemori, dovremmo rammentare la fake news più grande, cioè la bugia sfacciata con tanto di polverina mostrata al mondo intero, relativa alle armi di distruzione di massa di Saddam che hanno giustificato una guerra le cui devastazioni sono ancora vive sulla pelle di quanto resta dell’Irak.
Da anni, dominano la scena delle informazioni ed operazioni riservate le Organizzazioni Non Governative, quasi tutte americane, finanziate senza risparmio da ambienti economici e finanziari globalisti o direttamente da fondi riservati delle agenzie spionistiche occidentali. La loro capacità di influenzare le opinioni pubbliche del mondo, orientare il taglio delle notizie, costruire verità di comodo sono risapute. Lavorano per loro ben retribuiti gruppi di pressione con al vertice i migliori cervelli del pianeta, i famosi pensatoi o “think tank”.
In uno di essi ci siamo imbattuti cercando notizie di prima mano su eventi internazionali. Si chiama European Values, Valori Europei, ha come simbolo un cavallo rampante ed ha sede nella Repubblica Ceca. Il Pegaso praghese riconosce di ricevere sovvenzioni da donatori privati (oh!) e di essere proclive alla politica degli Stati Uniti. Il suo compito (“un duro lavoro, ma qualcuno deve pur farlo”, dicevano i Blue Brothers) consiste nello svelare le mene del Cremlino contro l’Europa. Periodicamente, gli imparziali studiosi cechi, sempre a caccia di “fake news”, anzi trattandosi di questioni russe, di disinformacija, conferiscono un polemico premio Putin al politico o intellettuale preso di mira, definito, alla sovietica d’antan, utile idiota.
Stavolta è toccato al catalano Puigdemont, che, nella scala elaborata dai “debunkers” cechi (debunker è colui che smaschera le bugie dei cattivi) ha ottenuto ben 4,25 punti su un massimo di 5. Insomma, anch’egli è un agente al soldo dei torvi moscoviti nemici dei “valori europei”. Al contrario, in un passato recente, sono giunti pubblici segnali assai condiscendenti verso il separatismo catalano da parte israeliana; gli interessi di alcune monarchie arabe del Golfo sono fortissimi nella regione di Barcellona; recentissima è stata la pubblica celebrazione, nella Generalitat catalana, dei trecento anni dalla fondazione della massoneria. La presidente Forcadell, nel corso della cerimonia solenne, ha esaltato il debito dell’indipendentismo locale nei confronti della libera muratoria regionale, la più influente della Spagna, tra i cui esponenti figurano i massimi dirigenti politici e finanziari della Catalogna.
Valori Europei monitora attentamente la catena informativa Russia Today e segnala ben 2.000 politici americani ed europei che vi sono stati ospitati. Indica l’attore Steven Seagal, letteralmente, come “fantoccio del Cremlino”. Dopo avere svelato le trame di Putin in Inghilterra, Austria, Ungheria e Repubblica Ceca, il sito pubblica una corposa guida dell’influenza russa con capitoli per ciascuno stato dell’Unione Europea. L’Italia non ne esce bene, in quanto “Kremlin friendly”, ma si cita con sollievo la presenza di alcuni istituti geopolitici attivi sul versante occidentalista, si deplora l’esito negativo del referendum costituzionale del 2016, perduto da Renzi. La presidente della Camera Laura Boldrini è vista di buon occhio in quanto punta di lancia nella lotta contro le false notizie.
La parte più interessante della guida – forse adottata come livre de chevet dagli incliti senatori Zanda e Filippin, difensori della Verità Ufficiale ed Imperiale e corrieri dello Zar democratico, riguarda la risposta dei paesi europei all’” aggressione russa in Ucraina”, la necessità, da parte degli Stati e della società civile di mobilitarsi per contrastare l’influenza ostile del Cremlino e “proteggere il processo elettorale democratico”. Ovviamente, si insiste sulla necessità di “contrarrestare il discorso di odio e le notizie false nelle piattaforme online”. E’ interessante osservare che una semplice ricerca in rete presenta European Values accanto ad organizzazioni come la potentissima Open Society, la struttura promossa da un noto cavaliere senza macchia della Democrazia, della Libertà e della Verità come George Soros, che recentemente vi ha fatto confluire gran parte del suo immenso patrimonio.
Insomma, è in pieno svolgimento una sistematica operazione di discredito, criminalizzazione del dissenso con annessa repressione penale e finanziaria di chiunque osi mettere in dubbio, criticare, sottoporre a verifica indipendente qualunque aspetto della “narrazione” ufficiale del sistema globalista di mercato fattosi impero. Nel mondo invertito, le vittime diventano carnefici, i padroni di tutto vengono presentati come i difensori del Bene, del Giusto e del Vero, impegnati in una lotta all’ultimo sangue contro un’improbabile Spectre planetaria che fabbrica e diffonde h. 24 menzogne per manipolare i gonzi contro il benevolo regime mondialista. Siamo dinanzi ad un totalitarismo inedito, soffice, avvolgente, apparentemente leggero come una piuma, ma diversamente spietato contro chi resiste.
Alla politica non è più assegnato neppure l’antico ruolo di cameriere di chi comanda davvero, ma solo quello di sgherro, poliziotto cattivo, giusto repressore non di un semplice dissenso, ma di un attentato alla verità, il cui unico depositario, alla faccia della libertà, della democrazia e del libero pensiero, è il Potere. Non pensarla come è prescritto si converte in delitto di odio, poiché il potere ha sempre la necessità di indicare un nemico assoluto, qualcuno cui revocare d’imperio e tra gli applausi del pubblico la qualifica di essere umano. Parole illuminanti, al riguardo, restano quelle di Carl Schmitt sul nemico assoluto nella Teoria del Partigiano. Un potere che, per restare nella metafora russa, dovremmo chiamare con affetto e deferenza batjuska, piccolo padre, premuroso, provvidente, pensa per noi e conosce ciò che è bene per tutti.
In Italia la marcia inarrestabile delle leggi penali contro il libero pensiero prosegue, coadiuvata dalla psico polizia del mondo accademico, giornalistico e dello spettacolo. Dopo la legge Mancino, dopo le norme che colpiscono le convinzioni legate alle inversioni sessuali ribattezzate omofobia, e naturalmente la legge Fiano che castigherà calendari e immagini di un regime finito tre quarti di secolo fa, arriva l’algoritmo verità!
La scienza schierata sulla trincea del bene: un sollievo. Un modello matematico preconfezionato da qualcuno su indicazione di qualcun altro identificherà la verità, la separerà dalla menzogna come il grano dal loglio. Utilizzeranno l’intelligenza artificiale, ovvero la disciplina che studia fondamenti, metodologie e tecniche atte a riprodurre i processi mentali umani. Viene voglia di cavarcela con una battuta, e concludere che c’è bisogno di un’intelligenza artificiale per inventare bugie sempre nuove e magari per fornire, in perfetta neolingua orwelliana, la definizione scientificamente inconfutabile e postmoderna della verità: ciò che conviene al potere!
In Germania, come sempre, sono arrivati prima di noi: infatti un giornalista è stato condannato a sei mesi di carcere per aver pubblicato una verità del passato. Ha postato in rete la fotografia – reale- del Gran Muftì di Gerusalemme durante il suo incontro con i gerarchi nazisti nel 1941. E’ un fatto storico, ma, dicono i giuristi tedeschi, indegni successori di Savigny e della scuola storica del diritto, è delitto di odio, giacché mette in cattiva luce i mussulmani. E’, dunque, una fake news sui generis, da reprimere penalmente. Questo non è il futuro che ci aspetta: è già il presente.
Del resto, anche in Italia le multe pesantissime previste dal duo Zanda-Filippin funzioneranno egregiamente da autocensura. Nessuno rischierà la rovina economica propria, della famiglia e della sua azienda per sfidare il Bene ed il Vero costituiti in pubblica accusa, tribunale, ufficiale giudiziario. Due minuti di odio obbligatorio a reti unificate verso i nemici di Lorsignori, i nuovi Emmanuel Goldstein avversi al Partito Liberale Universale dell’Impero della Verità, rassicureranno quotidianamente il Popolo Consumatore.
Tempi ancora più bui dei presenti si avvicinano a grandi passi, nell’indifferenza del gran ballo Excelsior di ciò che rimane di popoli che hanno fatto la scienza, la storia, la cultura, in una parola la civiltà. Ridotti a prestar fede all’algoritmo-verità dei padroni della menzogna, prigionieri dell’intelligenza artificiale, dopo aver gaiamente rinunciato a quella ricevuta dal Creatore, con la politica serva e complice ridotta a negare la verità di ieri per proclamare la menzogna di domani. Homo sapiens…
di Roberto Pecchioli – 01/12/2017 Fonte: Ereticamente
https://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=59821
Le vere fake news, quelle che producono guerre
Alla trasmissione “L’aria che tira”, de La7, il deputato Andrea Romano del Partito democratico ha compiuto un triplo salto mortale in tema di fake news.
Citiamo testualmente. Dal secondo -1:20 a al secondo -0:55, Romano spiega: “La Nato, l’organizzazione internazionale che ci tutela in qualche modo dal punto di vista militare, è da qualche anno che investe soldi contro le fake news, ma non tanto per fare censure ma perché esse rappresentano uno strumento di conflitto geopolitico normalmente organizzato dalla Russia. O addirittura qualche giorno fa è venuto fuori che anche il Venezuela, che c’ha i suoi guai, era coinvolto nei motori di fake news“.
Tralasciamo la fake news sul coinvolgimento del Venezuela nelle fake news: giorni fa il sito venezuelano Mision verdad aveva al contrario smascherato i finanziamenti statunitensi (Usaid, Ned, Dipartimento di Stato e Dip. della difesa) a chi poi produce bufale sul Venezuela per l’appunto. Quindi è semmai il contrario, deputato.
Tralasciamo anche l’eufemismo con il quale Romano definisce la Nato: una specie di Madre Teresa, però più efficace nel proteggerci sotto il suo manto.
Ma che della Nato si dica che combatte presunte fake news, è davvero un po’ troppo forte. Visto che quell’organizzazione e i suoi Stati membri di menzogne ne producono in quantità. Anche di recente. E sono fake news mortali, perché legittimano l’avvio di guerre e la loro prosecuzione. Il caso della Libia e della Siria è paradigmatico.
Peccato che in materia, il vignettista Vauro, anch’egli presente in trasmissione, si sia ricordato solo della fake news di Bush e Powell nel 2003 riguardo all’Iraq; dove non fu direttamente la Nato a bombardare. E questa sua sincera dimenticanza è un’ennesima prova che negli ultimi anni ben pochi fra gli ex pacifisti si sono impegnati a contrastare le vere fake news, quelle che con le quali l’Asse delle Guerre Nato/Golfo agisce. Le hanno contrastate così poco che nemmeno le ricordano.
di Marinella Correggia – 08/12/2017 Fonte: sibialiria
https://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=59865
Sondaggio: “Gli italiani hanno paura del fascismo”. Nicola Porro sputtana Repubblica: “Ma sapete che…?
Siamo alla paranoia ideologica virale. Una bandiera del Secondo Reich, che era una monarchia costituzionale ottocentesca, tenuta in caserma da un ragazzo carabiniere di vent’anni, diventa il pretesto del giorno per gridare al Nazismo risorgente, che non c’entra un tubo con la bandiera e con la storia del secondo Reich.
L’uso fake della storia sconfina nel delirio persecutorio.
Ma non basta. In pieno autunno del 2017, un benemerito compagno ha scoperto una cosa tremenda: il 20 maggio del 1924, la città di Crema conferì su proposta della giunta locale la cittadinanza onoraria a Benito Mussolini.
L’orrenda scoperta ha subito compattato il valoroso popolo de sinistra – enti, associazioni, partiti e sindaca, oltre l’ineffabile Anpi – che ha intimato di provvedere subito a ritirare l’atto osceno in luogo pubblico.
Togliendo la cittadinanza onoraria di Crema a Mussolini avremo finalmente un Duce scremato. Tempestivo, non c’è che dire, se ne sentiva l’urgenza, 93 anni dopo.
Ma come dice un proverbio politicamente corretto, Chi va piano va Fiano e va lontano. E’ tutta una gara in Italia per scoprire e revocare la cittadinanza onoraria al Duce in un sacco di comuni.
Pensavo a questo eroico atto di ribellione al fascismo da parte della città cremosa mentre leggevo per il terzo giorno consecutivo commenti, anatemi e mobilitazioni contro il pericolo fascista dopo la sconcertante “azione squadrista” compiuta a pochi chilometri da Crema, a Como.
La Repubblica, per esempio, ha schierato il suo episcopato per condannare il fascismo risorgente e chiamare a raccolta l’antifascismo eterno. Sui tg c’è stato un tripudio di demenza militante a reti unificate. Non avevo intenzione di scriverne, mi pareva immeritevole d’attenzione, ma la paranoia mediatico-politica non accenna a scemare.
1) Ora, per cominciare, quell’irruzione in un’assemblea pro-migranti non è di stampo squadrista semmai di stampo sessantottino. Gli squadristi, come i loro dirimpettai rossi, non irrompevano per leggere comunicati e andarsene senza sfiorare nessuno.
L’abitudine di interrompere lezioni, assemblee, lavori è invece tipicamente sessantottina e poi entrò negli usi degli anarco-situazionisti, della sinistra rivoluzionaria, dei centri sociali, ecc. Gli “skin” in questione ne sono la copia tardiva, l’imitazione grottesca.
2) Secondo, i comunicati. Trovate pure demente e mal recitato, quel comunicato che gli impavidi neofascisti hanno letto interrompendo la riunione filo-migranti. A me fa sorridere, se penso ai comunicati degli anni di piombo.
Vi ricordate? Davano notizie o annunci di assassini, accompagnavano attentati ed erano a firma Br, Primalinea e gruppi affini. Quando penso a quei comunicati, deliranti ma corrispondenti ad azioni deliranti e sanguinose, trovo farsesco il remake a viso aperto di quattro fasci e l’allarme mediatico che ne è seguito.
3) Terzo, la violenza di irrompere e interrompere. Succede ancora, nelle università, in luoghi pubblici, verso chi non piace ai movimenti di sinistra radicale, lgbt, centri sociali o affini. È capitato anche a me, girando l’Italia, di trovare aule universitarie e luoghi pubblici in cui non riesci a parlare o parli sotto scorta, tra interruzioni, proclami e incursioni.
Di questo teppismo i giornali e i tg non ne parlano mai. E nessuna di queste anime belle che gridano indignate al pericolo fascista, ha mai espresso una parola di solidarietà e di condanna.
Lo dico anche al pinocchietto fiorentino che esorta la comunità nazionale a indignarsi tutta e non solo la sua parte politica, per l’episodio di Como, anzi per la strage virtuale: lui non ha mai speso una parola per stigmatizzare episodi di segno opposto, assai più numerosi e più violenti e pretende che l’Italia insorga compatta per una robetta del genere?
Diamine, ci sono ogni giorno storie di violenza e di morti, aggressioni in casa, e la comunità nazionale intera deve mobilitarsi unita di fronte a un episodio verbale così irrilevante?
In realtà, voi informazione pubblica, voi governativi, voi giornaloni e associati, siete i primi spacciatori di bufale o fake news. Perché prendete una minchiata qualsiasi e la fate diventare La Notizia della Settimana, ci imbastite teoremi, prediche, rieducazioni ideologiche, campagne e mobilitazioni antifasciste.
Se il pericolo che corrono le nostre istituzioni ha tratti così farseschi, allora il primo pericolo è la ridicolizzazione della storia e della democrazia da voi operata quando sostenete che sono messe a repentaglio da episodi così fatui e marginali.
Non sapete distinguere tra una bomba e una pernacchia. E finirete spernacchiati.