Ritual KillersYoung lady murdered, heart, intestines removed (Very Graphic Photo)

ritual murderAnother young lady has fallen a victim of ritual killers as she was murdered and her heart and intestines removed.

Published: 29.02.2016 Isaac Dachen

The body of the murdered girl

The quest for money, wealth and power seems to have overtaken the reasoning of many people in this age as they can go to any length to get what they want, including killing their fellow human beings.

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This was the case with these very disturbing photographs that were shared on Twitter over the weekend by a usere with the name Aliyu Kwarbai, where an an unfortunate young lady fell a victim of the mindless killers who murdered her, ripped open her stomach and removed the intestines as well as her heart which was also removed.

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The gory incident was said to have happened in a community in the eastern part of Nigeria.

See the tweet here.

Rapporto choc della Dia: 9 città sono ostaggio della mafia nigeriana, la più feroce in Italia

l'integrazione di Black Axe in Canada

l’integrazione di Black Axe in Canada

razzisti, la mafia è bella. Per quello che a Palermo gli agguati che ridocono in fin di vita una persona non sono diretti ai vari boss che si aggirano ma ad avversari politici.


febbraio 16, 2018
«la mafia straniera più feroce e strutturata in Italia». Rapporto choc della Direzione Investigativa Antimafia, nove grandi città italiane sono ostaggio della violenta mafia nigeriana.
La precisazione, tra persone intelligenti, sarebbe inutile; ma, a scanso di equivoci, la facciamo comunque: quando parliamo di «mafia nigeriana» in Italia, ci riferiamo ai nigeriani dediti al crimine, non certo ai loro connazionali estranei alla delinquenza.
 
Detto ciò, per comprendere il contesto «socio-antropologico» in cui si muovevano i tre presunti killer nigeriani che hanno massacrato la povera Pamela Mastropietro, è opportuno fare un passo indietro. E analizzare la repentina mutazione genetica e il veloce consolidamento sul territorio nazionale di questi clan che la relazione 2016 della Dia (Direzione investigativa antimafia) definisce «la mafia straniera più feroce e strutturata in Italia».
 
L’ultimo rapporto dell’intelligence, già nell’introduzione, offre uno scenario inquietante: «Il radicamento nel nostro Paese di tale consorteria eemerso in diverse inchieste, che ne hanno evidenziato la natura mafiosa, peraltro confermata da sentenze di condanna passate in giudicato».
Il rapporto degli esperti spiega come l’organizzazione si sia gradualmente trasformata da «gregaria» a «dominante»: se infatti fino al 2010 (l’anno della tristemente nota rivolta di Rosarno) le bande nigeriane, per poter «lavorare», dovevano pagare il pizzo alle mafie autoctone (camorra, cosa nostra e ‘ndrangheta), da quel momento in poi assistiamo a un «progressivo affrancamento caratterizzato da un modus operandi connotato da inaudita violenza». Risultato: in regioni come Lazio, Campania, Calabria, Sicilia, Puglia, Piemonte, Veneto i tre nuclei storici della mafia nigeriana (Aye Confraternite, Eiye e Black Axe) assumono un ruolo egemone, monopolizzando in importanti città (Torino, Verona, Bologna, Roma, Macerata, Napoli, Palermo, Bari, Caserta) i mercati dediti a prostituzione, spaccio di droga, traffico di armi, usura, racket delle scommesse, tratta dei migranti e perfino truffe on line.
 
Anche per tale ragione quella nigeriana è la comunità straniera presenta in Italia che commette più reati e registra il maggior numero di espulsioni.
 
Un tempo l’antica leadership si limitava solo al caporalato di stampo schiavistico. Poi il salto qualitativo. Tra le città ostaggio della mafia nigeriana c’è anche Macerata; qui Pamela Mastropietro ha incrociato i suoi carnefici nigeriani, qui Pamela è stata tagliata a pezzi con modalità tipiche della tradizione tribale nigeriana. È solo in questo senso che la mafia nigeriana c’entra con il delitto della 18enne romana.
 
«I tre nigeriani ora in carcere – spiega una fonte investigativa al Giornale – erano tutti e tre pusher affiliati certamente alle gang nigeriane che a Macerata controllano il business della prostituzione e dello spaccio di droga.
Questo non significa che la mafia nigeriana, in sé, sia coinvolta nell’omicidio della ragazza, ma semplicemente che tre suoi esponenti si siano macchiati di un delitto orribile».
E quel sezionare il corpo in maniera «scientifica»? «I riti voodoo non hanno attinenza con questo caso – spiega un inquirente – ma il modo con cui il cadavere di Pamela è stato fatto a pezzi rimanda a una tradizione tipicamente tribale propria della comunità nigeriana dove padroneggiare l’uso di mannaie e coltelli è pratica insegnata anche ai bambini».
Un’aggressività che «la mafia nigeriana esercita nella gestione dei suoi affari con efferate forme di militarizzazione».
 
Gli uomini restano sotto ricatto a vita. La loro attività primaria resta lo spaccio di droga. E se poi incontrano una ragazza fragile come Pamela, la invitano a casa. Per un festino. Mortale.
 
Con fonte Il Giornale redazione riscatto nazionale.net

Bande paramilitari di migranti pronte all’assalto

bande paramilitaridei lavori che gli italiani non vogliono più fare.

“Gruppi di migranti nigeriani che in un primo momento collaboravano con le mafie per lo sfruttamento della prostituzione ed il traffico delle droghe, ora stanno organizzando bande paramilitari per controllare il territorio italiano”, a rivelarcelo un articolo del “Times” del 29 giugno 2017, a cui si sono aggiunte pubblicazioni del “The Guardian” dell’agosto scorsoParlano di gang criminali nigeriane e centrafricane che operano in Italia, già soprannominate dall’intelligence britannica “I Vichinghi”: “I membri sono soliti portare il machete come arma – riferiscono le fonti britanniche – hanno prima controllato il traffico di esseri umani, ed oggi usano il capoluogo siciliano come punto d’approdo e smistamento in Italia per centinaia di migliaia d’immigrati clandestini”.
Secondo la stampa inglese il territorio italiano sarebbe ora a forte rischio di “tribalizzazione territoriale”, ovvero le bande di migranti potrebbero appropriarsi di aree e difenderle come usano fare nelle zone del centro Africa già attraversate da guerre civili e atavici conflitti tribali.
Rodolfo Ruperti, capo della polizia di Palermo, aveva dichiarato al Times che “la gang dei Vichinghi è sorta mentre la polizia sgominava l’organizzazione dell’Ascia Nera (struttura mafiosa nigeriana in Italia): quando elimini una gang, subito altre vengono a colmarne il vuoto”. Secondo le fonti britanniche si sarebbe ormai a cospetto di “organizzazioni molto gerarchiche, con capi presenti in ogni città”.
 
Il rischio secondo gli inglesi è che, messi alle strette (o progettando una supremazia sugli italiani) potrebbero anche armare i centri d’accoglienza, e coloro che vivono nei palazzi occupati, per fronteggiare le forze dell’ordine in eventuali focolai di guerriglia urbana: l’esempio dello sgombero nei pressi di Roma-Termini avrebbe potuto avere di queste conseguenze.
 
L’ulteriore restrizione dei flussi migratori verso la Gran Bretagna sarebbe stata operata dal governo di Londra dopo le relazioni dell’intelligence. Di più, il caso italiano sarebbe oggetto di studio e preoccupazione, al punto che Scotland Yard avrebbe consigliato maggiore controllo sui voli in entrata dall’Italia, e perquisizioni accurate sui vettori su rotaia e gomma che attraversano il canale. Dal canto loro i francesi hanno già in due occasioni fronteggiato gruppi paramilitari nelle banlieue parigine, ricorrendo all’esercito in supporto alla Gendarmerie.
Ma la politica italiana sarebbe quella di non allarmare la popolazione circa il rischio d’assalti da parte di gruppi “paramilitari extracomunitari”. Anche se bande sudamericane avrebbero già il controllo d’una decina di edifici a Milano e d’una zona non ben definita a Genova. Va rammentato che lungo l’Adriatico sarebbero già state segnalate bande di africani. Qualche funzionario di polizia ventila che ordini superiori avrebbero minimizzato il fenomeno, etichettandolo come ininfluente sotto il profilo dell’ordine pubblico. Evidentemente necessita attendere che si manifestino con i fatti, e cioè non basta qualche stupro o rapina per gridare al fenomeno diffuso.
 
Occorre che bande paramilitari di migranti assalgano aziende agricole e piccoli centri rurali, che s’approprino arma alla mano di pezzi del Paese… allora forse lo Stato democraticamente sonnacchioso si desterà, forse proponendo di dialogare con gli eventuali nemici. Il Papa ci dirà di perdonare loro ogni peccato, ma soprattutto qualcuno ci rammenterà che prima di tutto sono rifugiati politici.
di Ruggiero Capone 14 settembre 2017

Padova, marocchino picchia due anziani e un cane: arrestato, il giudice lo libera

marocchino picchia anzianiIl 65enne, massacrato a pugni in faccia dal clandestino: “Quel violento già libero, una presa in giro. Sapeva che sarebbe uscito subito. Mi blindo in casa”

15 Febbraio 2018

Deluso e amareggiato, da uno Stato che protegge i delinquenti e si fa beffe della gente onesta. Non ci sono altre parole per descrivere lo stato d’animo di Giampiero, il 65enne padovano che, per difendere un’anziana e il suo cagnolino vittime dell’ira di un immigrato marocchino, è stato massacrato di botte e ora si ritrova, con un’occhio bendato e dolorante, a chiedersi come mai quel delinquente sia già stato liberato. A mezzogiorno e quaranta di sabato scorso, in Via Altinate, un fiume di persone stava dirigendosi verso il centro della città del Santo. Una signora settantenne con il suo cane al guinzaglio stava camminando sul marciapiede, quando un ragazzo di colore, in bici, le ha tagliato la strada all’improvviso, rischiando di investirla. Lei ha alzato il braccio, gridando: “Impara l’educazione”.

L’immigrato, invece di tirare dritto torna indietro infuriato e inizia a prendere a calci il cagnolino, che cercando di fuggire trascina a terra l’anziana. Allora il giovanotto prende a calci anche lei, prima di inforcare la bicicletta e tentare di scappare. Sulla sua strada, in mezzo a decine di persone, trova però Giampiero, un uomo di 65 anni che lo afferra per un braccio e prova a fermarlo, mentre altri intorno si attaccano al telefono per chiamare la Polizia. Il nordafricano è incontenibile e prende l’anziano a pugni in faccia, fino a ridurlo a una maschera di sangue. I passanti si fermano a guardare e urlano senza però immischiarsi per paura di essere a loro volta colpiti, finché non arrivano due pattuglie della Polizia, una della Squadra volante e l’altra del Reparto prevenzione crimine.

Gli agenti si gettano addosso al picchiatore, lo bloccano e lo portano in Questura dove scoprono chi è. Si tratta di Essalihi Tarik, marocchino 39enne con permesso di soggiorno scaduto nel 2014 e quindi clandestino, senzatetto e senza un lavoro. La polizia lo arresta con l’accusa di lesioni gravi e maltrattamento di animali. L’anziana proprietaria del cane si rinchiude in casa colpita da crisi di panico. Giampiero, l’uomo che ha provato a difenderla, trascorre una giornata intera in ospedale, con la bocca rotta e gli zigomi gonfi a causa degli ematomi. Il pm chiede la misura di custodia cautelare in carcere per Tarik, che si avvale della facoltà di non rispondere. I reati che gli vengono contestati (lesioni personali aggravate da futili motivi) non superano però i tre anni di pena.

Risultato? Il giudice del tribunale decide che due notti in carcere sono sufficienti, così lunedì libera il marocchino senza nemmeno emettere nei suoi confronti un provvedimento di espulsione. Giampiero, dolorante, decide di chiamare un fabbro per blindare porte e finestre e fa installare sensori d’allarme a casa, nel terrore che Tarik possa tornare da lui a completare l’opera, intanto rilascia alcune dichiarazioni ai quotidiani locali: “Mi hanno dato solo 20 giorni di prognosi, se me ne davano 25 magari restava dentro un po’ di più”. Amarezza che si alterna alla delusione per una giustizia ingiusta: “Una beffa, la solita beffa. Del resto, chi si aspettava qualcosa di diverso?Non certo io. Infatti, vede cosa sto facendo?”. Sta trasformando casa sua in una gabbia, chissà quando ne uscirà più.

Nel mirino anche l’amministrazione comunale a guida Pd: “E chi si sente più sicuro in questa città? Quell’individuo era un fantasma. Clandestino dal 2014. Ora lo mollano e torna libero. Una presa in giro”. La notizia si diffonde in giro, amplificata dai social network. Tarik Essalihi, il marocchino che sabato a mezzogiorno ha massacrato due anziani e picchiato un cane in Via Altinate, è tornato libero. “Non mi vergogno a dirlo, io ho paura” spiega Giampietro. “Era una giornata stupenda e così siamo stati in centro a fare due passi” racconta, con accanto la moglie. “A quell’ora stavamo tornando al silos di Via Gozzi, dove avevamo lasciato l’auto. Quando ho visto quel ragazzo prendere a calci il cane dell’anziana, con la povera donna a terra, non ce l’ho fatta a star fermo” spiega, emozionato.

“Non credo di meritare encomi o riconoscimenti. Chiunque abbia un po’ di senso civico si sarebbe comportato come me”. Giampiero è un ex magazziniere in pensione. Ha un fisico robusto ma si è trovato a fronteggiare una persona con trent’anni in meno di lui, fuori di sé, ed ha avuto la peggio. “Subito mi ha sferrato un pugno in faccia e poi, non contento, una testata. Guarda qua come mi ha ridotto. E quando l’hanno fermato i poliziotti? Un agnellino. Lui sapeva già che sarebbe uscito entro pochi giorni”. Lui e la signora anziana aggredita si sono scambiati il numero di telefono, per potersi parlare, per incoraggiarsi in questo momento difficile: la loro città sembra essere diventata ostilee ormai, da quando governa la sinistra, non passa giorno senza che avvenga un episodio violento.

FONTE

 

Tunisini sbarcano in Italia con il permesso di soggiorno già in tasca: l’inquietante scoperta

Agrigento-tunisino-appena-sbarcato-aveva-permesso-soggiorno-falso-arrestatosi può chiedere lumi ed indagare o è razzismo?


 
4 febbraio 2018
TUNISINO APPENA SBARCATO MOSTRA IL PERMESSO DI SOGGIORNO
 
Aveva già in tasca un permesso di soggiorno, falso, appena sbarcato nella zona di Siculiana Marina. Noto approdo di terroristi clandestini tunisini. Il venticinquenne tunisino è stato arrestato. L’ipotesi di reato contestata è possesso di documenti falsificati. L’autorità giudiziaria ha già convalidato e condannato il tunisino alla pena di un anno di reclusione. Che non sconterà, ovviamente, dopo la legge svuotacarceri del PD che non prevedere il carcere per pene inferiori ai tre anni.
 
Ad intercettare il clandestino, che era assieme ad altri 4 tunisini, lungo il litorale, a seguito di uno sbarco “fantasma” sono stati i carabinieri della stazione di Siculiana. Nessun dubbio che i 5 fossero appena approdati visto che avevano ancora i vestiti umidi.
 
E’ scattato un primo controllo di identificazione ma qualcosa sin da subito non quadrava. In particolare, uno dei migranti ha mostrato un permesso di soggiorno sul territorio nazionale apparentemente valido ma la sua evidente difficoltà nel parlare la lingua italiana ha insospettito i militari dell’Arma. A quel punto i 5 sono stati condotti al reparto Operativo del comando provinciale carabinieri per ulteriori accertamenti. E al termine delle verifiche, si è scoperto che il permesso di soggiorno esibito risultava falsificato.
 
I militari sono riusciti a risalire all’identità del tunisino che lo aveva con sé, B.A., 25 enne, per il quale sono subito scattate le manette per “Possesso di documenti falsificati”.

Roma, 15enne pestata da 2 stranieri, il papà minaccia: “Bastardi, vi troverò. Pagherete col sangue”

bus violenza donnacerto che gli altri presenti sull’autobus non sono intervenuti, se italiani, sarebbero finiti denunciati per razzismo e costretti a rimborsare eventuali danni ai due pestatori della ragazzina

Roma, 15enne pestata da 2 stranieri, il papà minaccia: “Bastardi, vi troverò. Pagherete col sangue”
5 febbraio 2018
Un altro episodio di violenza a Roma, che ricorda drammaticamente quello del pestaggio in metropolitana di un uomo lasciato a terra sotto gli occhi della mamma e di molti passeggeri rimasti indifferenti. Questa volta la vittima è una ragazza di quindici anni, Giulia, “colpevole”, mentre si trovava sull’autobus 451 nel quartiere Alessandrino, di aver avvisato una coetanea che un uomo e una donna la stavano per borseggiare. La ragazzina è stata presa a parolacce, a calci, a pugni di fronte agli occhi di tanti che si sono ben guardati a intervenire a difesa della ragazza.
Violenza a Roma, pestata sull’autobus
 
La notizia della violenza a Roma viene diffusa sui social dal papà, Nicola Franco, che sul suo profiloFacebook si rivolge agli italiani che hanno assistito all’aggressione. Il padre di Giulia lamenta la perdita del senso di solidarietà degli italiani, indifferenti dall’escalation di violenza protagonista delle periferie e non solo della Capitale. «Fine di una patria chiamata Italia», è il titolo del post di Nicola Franco, esponente della destra capitolina, consigliere municipale diFratelli d’Italia e unico candidato di centrodestra alla presidenza di municipio riuscito ad arrivare al ballottaggio alle scorse elezioni capitoline. «Mi rivolgo a te uomo adulto, padre o nonno; a te donna madre o nonna; oppure a te ragazzotto palestrato con sorella o ragazza e anche a te italiano/italiana che non sei né padre, madre, nonno/a , fratello o sorella ma che ieri alle 13,30 ti trovavi sull’autobus 451 all’ altezza del Quarticciolo su Via Palmiro Togliatti e hai assistito a quella scena , rimanendo fermo ed in silenzio quando una ragazzina di soli 15 anni è stata aggredita e malmenata da 2 zingari , un uomo ed una donna, sui 30 anni». Per paura? Per non subire ritorsioni?, si chiede con rabbia il papà di Giulia.
 
La rabbia del papà di Giulia
 
«Quella ragazzina, invece, tutte queste domande non se le è poste ma è subito intervenuta. Lei, 15 anni, nonostante avesse davanti un uomo e una donna del doppio della sua età, si è subito messa a difesa di un’altra ragazzina che neanche conosceva». Una volta scesa dall’ autobus in lacrime, Giulia ha chiamato la mamma che è subito corsa e ha fermato una pattuglia della Polizia o per denunciare l’episodio di violenza. Nicola Franco nella sua lettera aperta si rivolge anche alle forze dell’ordine. «Dico anche a te caro agente di p.s., come si fa a rispondere “e ora noi cosa possiamo fare ?” senza prendere neanche la descrizione dei due. Quella ragazzina ha dato a tutti voi una dimostrazione e lezione di senso civico , legalità e solidarietà che nessuno di voi merita!».
 
La solidarietà sui social
 
Inevitabile la reazione nei confronti dei due zingari responsabili dell’aggressione ai quali Nicola Franco riserva pensieri non proprio cortesi. «A voi due invece, uomo con la maglietta blu e scuro di carnagione e a te donna con i capelli lunghi neri e felpa grigia,una cosa sento di dirvi… Brutti bastarti. Da quando è successa questa cosa non riesco più a vivere, ho passato la giornata a scandagliare ogni accampamento di zingari compresi tra il Quarticciolo e Cinecittà; ho ripreso quell’autobus e rifatto il percorso alla stessa ora. E così farò domani, dopodomani e i giorni a seguire fino a quando non vi troverò. Poi vi giuro che per ogni calcio, schiaffo, tirata di capelli , per ogni secondo di paura che avete fatto vivere a lei, corrisponderà 1 litro del vostro sangue». Il post ha scatenato la solidarietà dei commentatori per il pestaggio ma anche la denuncia della mancanza di coraggio e di senso civico di chi era presente. «A questo siamo arrivati…pronti a girarci sempre dall’ altra parte perché tanto non ci tocca da vicino. Ed invece non è così –conclude Franco – perché oggi è toccato a mia figlia ma ogni giorno c’è la figlia di qualcuno e domani potrebbe essere il tuo turno. Ci stiamo arrendendo. Io però non ci sto».
 

Roma, rapina choc a Villa Ada: due rom picchiano una donna

donna anzianaavevano sbagliato strada anche loro, direbbe il magistrato di Torino. Solidarietà per la donna? Stop violenze sulle donne? Indignazione? Al massimo, solidarietà per i ragazzini rom.

 
Rapina choc in un palazzo a due passi da Villa Ada. Due nomadi di 14 anni hanno scalato uno stabile di via di Tor Fiorenza fino al quinto piano per introdursi in un appartamento picchiando la proprietaria, una donna sui sessant’anni. Il colpo si è verificato verso le 18.30. Nessuno si è accorto di nulla: nè i tanti passanti nè i residenti. I nomadi minorenni si sono trasformati in acrobati e si sono arrampicati sulle impalcature che avvolgono lo stabile in via di ristrutturazione. In questo modo hanno percorso in verticale una trentina di metri.
”Ero sola in casa – ha raccontato la proprietaria alle forze dell’ordine – quando ho sentito un rumore provenire dalla finestra del salotto. Ho tirato su la saracinesca: ho creduto di morire. Due giovani mi hanno aggredito. Mi hanno picchiata e scaraventata sul divano. Ero convinta che stando al quinto piano ero meno a rischio furti invece si sono arrampicati fino a casa mia”.
I rapinatori hanno minacciato di morte l’ostaggio e hanno messo a soqquadro la casa. Sono fuggiti con denaro in contante e gioielli di varia fattura. L’ostaggio ha chiamato i soccorsi ma quando è arrivata la polizia i minorenni erano già fuggiti molto probabilmente usando sempre le impalcature. E’ arrivato il personale di un’ambulanza che ha soccorso sul posto la signora apparsa affaticata e molto impaurita.
di Marco De Risi
 
Mercoledì 7 Febbraio 2018 – Ultimo aggiornamento: 08-02-2018 00:56

Monza: tenta di derubare donna in stazione, bottigliata in testa al marito che la difende

monza aggressioneIndignazione? Solidarietà? Responsabilità morale? Non pervenuta, le autorità per la censura del politically correct tacciono. Mafia capitale comanda.

Un marocchino senza permesso di soggiorno denunciato, in ospedale un uomo di 50 anni
 
Monza, 5 febbraio 2018 – Tenta una rapina, finisce con lo sferrare una bottigliata in testa al marito della sua vittima. Sangue, rabbia e paura domenica sera alla stazione ferroviaria di Monza, da tempo teatro di episodi di violenza e criminalità, risse, spaccio e rapine. Sono le 19 passate quando da un treno scende una donna. Le piomba addosso un nordafricano che sta evidentemente aspettando le sue potenziali vittime e allunga una mano per rubare il portafogli dalla borsetta della donna. La vittima però reagisce e riesce a difendere il portafogli mandando a vuoto il tentativo di furto. Assieme alla donna c’è anche il marito, un uomo di 50 anni, che prende le difese della moglie e redarguisce il nordafricano.
 
Ne scaturisce una discussione dai toni molto accesi che sfocia in un’aggressione: lo straniero infatti afferra una bottiglia e la spacca in testa al cinquantenne. Il taglio è profondo, il sangue esce copioso dalla ferita. Sul posto intervengono gli agenti del Commissariato di polizia di Monza, che immobilizzano e identificano l’aggressore: si tratta di un marocchino di 33 anni, in Italia senza fissa dimora o permesso di soggiorno. Il nordafricano verrà denunciato a piede libero per tentato furto e lesioni aggravate. Ed è stato portato in Questura per avviare le pratiche di espulsione dal territorio italiano. L’uomo ferito è stato trasportato in codice giallo all’ospedale San Gerardo.
 
di DARIO CRIPPA

Vimercate, clandestino tenta di uccidere a forbiciate due carabinieri

ghanese minacciaghanese armato di sassi e cacciavite
Vimercate, clandestino tenta di uccidere a forbiciate due carabinieri
 
Aveva dato in escandescenze in un centro accoglienza dal quale era stato allontanato dopo che la sua domanda di asilo era stata respinta
 
– 4 Febbraio 2018 alle 20:01
Un 22enne del Ghana è stato arrestato sabato dai carabinieri di Vimercate per tentato omicidio, lesioni e resistenza a pubblico ufficiale. Il ragazzo, il cui permesso di soggiorno era scaduto da tempo, aveva dato in escandescenze in un centro accoglienza dal quale era stato allontanato dopo che la sua domanda di asilo era stata respinta.
L’uomo, che già aveva tentato di entrare nel centro tre giorni fa, è tornato e con un sasso ha distrutto alcune vetrate del centro e i cristalli di alcune auto posteggiate nelle vicinanze. Armato di un grosso cacciavite ha poi continuato a minacciare i presenti, che hanno chiesto aiuto al 112.
Quando sul posto sono arrivati i carabinieri, il ghanese si è scagliato contro di loro colpendo con le forbici un militare al petto, ventre, basso ventre e braccia e un altro a una mano: solo la protezione garantita dai giubbotti antiproiettile ha impedito conseguenze più gravi e alla fine se la sono cavata con prognosi fra gli 8 e i 5 giorni; è stato immobilizzato grazie all’intervento di altri due militari di rinforzo.

Rissa fra immigrati, mattone scagliato contro l’ambulanza – Video

rissa migrantivideo al link in fondo
 
di Ilaria Purassanta
05 febbraio 2018
 
Al parco San Valentino di Pordenone, frequentato da bambini e famiglie. Una persona portata via in manette dai carabinieri
PORDENONE. Rissa fra immigrati e un mattone scagliato contro l’ambulanza del 118 intorno alle 13 di oggi, lunedì 5 febbraio, all’ingresso del parco San Valentino, a Pordenone, tradizionalmente frequentato da bambini, famiglie e runner.
Pordenone, rissa tra immigrati al parco: mattone tirato contro un’ambulanza
 
In corrispondenza dell’accesso al parco, in via Interna, alcuni stranieri si stavano accapigliando. Uno di loro è stato colpito alla testa da una bottiglia e sul posto è stata chiamata un’ambulanza.
Gli infermieri sono scesi dal mezzo per soccorrere il ferito e uno dei litiganti ha scagliato un mattone contro il parabrezza, infrangendolo. Danneggiati anche i finestrini laterali del veicolo.
Illesi, fortunatamente, gli infermieri.
Sul posto, oltre al personale del 118, sono intervenuti in forze i carabinieri di Pordenone.
Chi era presente, in quel momento, al parco ha visto i militari portar via una persona in manette
Ulteriori accertamenti investigativi sono in corso al comando provinciale dell’Arma.