Pamela, la pista che porta ai crimini rituali nigeriani

Pamela organi mangiatiC’è un quarto indagato, a piede libero, nell’ambito dell’inchiesta sulla morte di Pamela. E una pista – che per la procura non è quella privilegiata – che potrebbe collegare lo scempio sul corpo della ragazza a crimini tribali diffusi nei villaggi nigeriani.

Il quarto indagato è un rifugiato 40enne – anche lui nigeriano – che era in contatto telefonico con uno degli arrestati, Innocent Oseghale. E’ stato sentito tra venerdì e sabato dai carabinieri di Macerata. «Al momento non risulta coinvolto nel delitto – dice il procuratore Giovanni Giorgio – e ha reso dichiarazioni significative a conforto della tesi accusatoria». Per questo non è stato fermato, ma su di lui proseguono gli accertamenti.

LA PROCURA
La procura ha disposto rilievi sulle impronte palmari e plantari, mentre un tecnico farà una perizia sul suo cellulare, che la sera del 30 gennaio ha incrociato quello Oseghale, pusher 29enne ex rifugiato, che viveva nella casa dell’orrore di via Spalato, a Macerata. Oseghale è stato arrestato per omicidio, vilipendio ed occultamento di cadavere con Desmond Lucky, 22 anni, cui lo lega da ben 483 telefonate negli ultimi due mesi, e al terzo richiedente asilo Lucky Awelima, 27 anni, residente in un hotel di Montecassiano, preso alla stazione di Milano mentre stava scappando in Svizzera con la moglie. Per Lucky e Awelima oggi udirnza di convalida in carcere.

LE ACCUSE
Sono accusati di aver ucciso e smembrato il corpo minuto di Pamela Mastropietro, la diciottenne romana scappata dalla comunità terapeutica Pars di Corridonia, in provincia di Macerata, dove era in cura per problemi psicologici e dipendenza. I resti sezionati sono stati abbandonati sul ciglio della strada a Casette Verdini di Pollenza, davanti a una villa, in una zona in cui i residenti fanno jogging. «In questa vicenda molte cose non tornano – dice l’avvocato Gianfranco Borgani, che difende Desmond Lucky – la dissezione è stata fatta da persona esperta, la pulizia della casa e del corpo è molto accurata, perché allora lasciare a vista i trolley? Perché non gettarli sotto un ponte?». Forse qualcuno doveva prenderli e portarli via? «Potrebbe essere, forse siamo di fronte a una sorta di rito, dietro c’è qualcuno il cui nome non è ancora emerso, una persona pericolosa per gli indagati, magari hanno paura anche di ritorsioni verso in parenti in Nigeria e per questo non parlano».
In Nigeria, specie nel sud, rapimenti e delitti per smembrare e vendere parti di arti o organi sono ben descritti in saggi, ricerche e indagini giornalistiche.

Si descrivono azioni atroci che vedono coinvolti «bambini, disabili, donne» e, nella convinzione comune, tali azioni accrescerebbero «la forza», «il potere», sarebbero legate «al soprannaturale». I resti servirebbero anche per la preparazione di «pozioni di ricchezza rapida» e per essere ceduti a «committenti» ed «erboristi che preparano le pozioni». Molto è descritto in un rapporto dell’Ufficio immigrazione e rifugiati in Canada, pubblicato nel 2012 e presente sul sito del Unhcr, dal titolo: «Nigeria: diffusione di omicidi rituali e sacrifici umani». Altra pratica, sempre in alcune parti dell’Africa, è la veglia dei cadaveri per evitare smembramenti e furti di organi per farne talismani.

C’è una pista rituale nel caso di Pamela? «Ne hanno parlato autorevoli opinionisti, non mi sento di escluderla» dice Marco Valerio Verni, zio di Pamela e legale della famiglia. «Tesi suggestiva – dicono in Procura – ma al momento non abbiamo conferme». Di sicuro i tre vengono da zone dove la pratica esiste e, forse per disfarsi del cadavere, hanno praticato uno scempio che conoscevano nelle sue modalità.

Ieri i Ris sono tornati nell’attico di via Spalato per un sopralluogo in soggiorno, dove Pamela sarebbe stata uccisa, e in terrazzo dove è stata lavata con la candeggina (sul bancone c’è un tombino e un tubo per l’acqua). di Rosalba Emiliozzi
Martedì 13 Febbraio 2018 – Ultimo aggiornamento: 14-02-2018 08:38

http://www.ilmessaggero.it/primopiano/cronaca/macerata_pamela_mastropietro_omicidio_rituali_nigeriani-3544413.html

Macerata, nigeriano spaccia a studente minorenne. Guarda chi è…

Innocent spacciaPamela poteva essere viva se il suo assassino non fosse stato graziato.

Trovato con la droga in casa, “il giudice, convalidato l’arresto, ha deciso di non applicare alcuna misura e il 29enne è tornato libero”
 
 
 
innocent spaccia2Macerata, spaccia ad uno studente minorenne, nigeriano finisce in manette. Ma evidentemente poco dopo è già fuori, visto che la notizia, vecchia (è datata 4 febbraio 2017 ed è apparsa su giornale on line Cronachemaceratesi.it), riguarda un “richiedente asilo” a nome Innocent Oseghale, il nigeriano arrestato per aver fatto a pezzi Pamela Mastropietro!
L’uomo, anzicché essere espulso, era dunque già stato arrestato per spaccio ma, riferisce il giornale telematico, il giorno dopo “era tornato libero al termine dell’udienza di convalida svolta al tribunale di Macerata”. Come se non bastasse, a casa dell’uomo gli agenti avevano trovato “quattro involucri in cellophane, nascosti nelle tasche di un paio di pantaloni che erano in un armadio. Gli involucri, termosaldati, contenevano 22 grammi di marijuana. Il 29enne è stato arrestato e messo ai domiciliari. Il giudice, convalidato l’arresto, ha deciso di non applicare alcuna misura e il 29enne è tornato libero”.
 
E nonostante tutto questo, in barba alla vendita di veleno ai ragazzini delle scuole, ai Giardini Diaz, Oseghale era ed è ancora in Italia. Se anziché essere una tragedia, questo fosse uno sketch di Crozza verrebbe da dire: “Cosa aspettano a rimpatriarlo, che ammazzi qualcuno? Ah, no…”.

Autopsia su Pamela, colpita alla tempia e una coltellata al fegato | “Sezionata in modo scientifico”

Pamela assassino
I primi risultati degli esami condotti sui resti della 18enne non stabiliscono la causa della morte. Il cadavere senza sangue e urine. Il pm: “Troppa pressione mediatica”
Un colpo alla tempia con un oggetto contundente oppure uno spigolo, una coltellata al fegato e una dose (probabilmente letale) di droga. Sono i primi dettagli dell’autopsia fatta sui resti di Pamela Mastropietro. Ma le domande senza risposta sono tante. “Ci arriveremo”, dice il professore Mariano Cingolani che ha condotto l’esame autoptico, anche se “il sezionamento del cadavere è stato fatto in modo scientifico per cancellare le prove”.
“Io, con gli strumenti giusti e un tavolo operatorio ci avrei messo almeno 10 ore per sezionare un corpo in quel modo, non posso credere che sia stato fatto in una vasca da bagno”, dice il professor Cingolani che di casi spinosi se ne intende. Lui ha seguito le vicende di Eluana Englaro, Marco Pantani e Meredith Kercher. Ma l’esperienza sul caso Pamela non lo ha lasciato indifferente. “Abbiamo molto lavoro davanti ma con la tecnologia riusciremo a dare le risposte a tutti i dubbi”, dice ancora.
 
Le brutalità quando ancora era viva? – Come sia morta Pamela è la domanda principale, probabilmente la droga assunta è stata la causa, ma l’assenza di sangue non ha permesso un controllo rapido. Ci vorranno esami più specifici. Sono state però trovati altri indizi che mettono nei guai Innocent Oseghale, nigeriano che abitava nella mansarda di via Spalato, arrestato per occultamento e vilipendio di cadavere, e indagato anche per l’omicidio. Una ferita al fegato è compatibile con un coltello trovato nella mansarda dove sarebbe avvenuto il sezionamento del cadavere. Ma è stata data quando ancora Pamela era in vita? Anche questo sarà stabilito dai prossimi esami.
 
Tutto fatto per cancellare le prove – Il sezionamento del corpo è avvenuto in modo scientifico, dicono gli esperti, con l’obiettivo di cancellare le prove. Anche lo stupro e lo strangolamento saranno difficili da provare perché, oltre al sangue e all’urina, mancano alcune parti del cadavere. C’è sicuramente una ferita alla tempia che la ragazza ha subito quando era ancora in vita. Un forte colpo con un oggetto contundente oppure uno spigolo. Una ferita non mortale che però potrebbe averla tramortita.
Non è opera di un solo uomo – Innocent Oseghale non è l’unico indagato e allo stesso tempo non potrebbe aver fatto da solo lo scempio del corpo di Pamela. Ne sono certi gli inquirenti che indagano sul caso e che lamentano l’eccessiva pressione mediatica. Lo chiede il procuratore Giovanni Giorgio che oltre a Oseghale ha iscritto nel registro degli indagati un secondo pusher, Desmond Lucky, anche lui nigeriano, accusato di concorso nei reati ma anche di spaccio di droga: avrebbe anche ceduto una “modestissima” dose di eroina a Pamela. Una quantità troppo piccola per far scattare l’arresto dello spacciatore ma che potrebbe essere stata fatale alla giovane che non usava droghe da quattro mesi.
Gli indagati negano e si contraddicono – I due pusher continuano a negare responsabilità per le pesanti accuse. Innocent, per il quale secondo il gip non ci sono sufficienti indizi di colpevolezza per l’omicidio, ha cambiato più volte versione: aveva detto che la ragazza era salita in casa solo con Desmond, il quale le aveva ceduto eroina; poi ha raccontato invece di averla vista iniettarsi droga e poi sentirsi male prima di scappare. Desmond ha sostenuto di non essere mai stato in quell’appartamento e di non aver visto quel giorno né Innocent né Pamela: l’eroina? “Mai spacciato droga”.

Il ministero della Verità ha deciso: Pamela conta meno degli spari di Traini

Traini PamelaHanno talmente paura che MAFIA CAPITALE che alimenta un flusso di denaro impressionante sul quale è reato indagare o porre domande, sono soldi del contribuente, che volevano chiudere il caso come morte di overdose.
Vi ricordate le parole pronunciate a Macerata dal ministro Minniti solo poche giorni fa, in occasione dell’uccisione e dello smembramento di Pamela Mastropietro ad opera di un immigrato nigeriano? In effetti è impossibile: il ministro dell’Interno, infatti, ha ritenuto di non doversi recare sul luogo di un delitto tanto efferato, derubricandolo evidentemente a mero fatto di cronaca, crudo, sì, ma privo di “contesto”, senza agganci con qualcosa che stia accadendo nella realtà italiana. Non così dopo la folle scorribanda di Luca Traini, nella medesima città.
Un episodio che ha acceso i riflettori su Macerata, ha portato in città Minniti, e soprattutto ha attivato la ricerca affannosa dei “mandanti morali”, del contesto ideologico, del retroterra politico. La megamacchina mediatico-politica si è mossa, in grande stile. Non esiste una graduatoria dell’orrore e della follia, sarebbe di cattivo gusto anche stilarla, ma i custodi del pensiero unico hanno dimostrato di avere invece in testa gerarchie molto chiare: i pezzi di Pamela caricati in due valigie “pesano” meno degli spari di Macerata.
Pamela non conta, non stimola riflessioni, sono “c.ose che capitano”, tragiche fatalità, ha incontrato la persona sbagliata nel momento sbagliato. Il raid di Traini no, quello è solo la punta di un iceberg di intolleranza e odio. Da Traini deve partire un processo morale, se non addirittura penale, contro tutta un’area politica, contro chiunque, in qualsiasi modo, si opponga all’immigrazione incontrollata. Contro ogni residuo di identità, contro ogni volontà di rimanere se stessi. A dettare la linea è stato subito Roberto Saviano, che prima ha definito Matteo Salvini il “mandante morale” degli spari (e il mandante morale dell’omicidio di Pamela chi è? Saviano?), poi ha mandato un foglio d’ordini alla stampa: “Invito gli organi di informazione a definire i fatti di Macerata per quello che sono: un atto terroristico di matrice fascista. Ogni tentativo di edulcorare o rendere neutra la notizia è connivenza”. Dire la verità, e cioè che Traini era uno psicopatico, con ossessioni tratte dall’immaginario di estrema destra, certo, ma comunque un matto, diventa quindi complicità. Eppure è questo che emerge, dai frammenti di vita di Traini che si riescono a mettere insieme a posteriori
 
Sappiamo che, secondo un amico, l’uomo “era andato in cura da uno psichiatra, che a quanto diceva lo aveva giudicato ‘border line’. Lui quasi era orgoglioso, a dimostrazione di quanto fosse ignorante e scemo. Aveva una situazione familiare disastrosa: il padre se n’era andato quando era piccolo e la madre, anche lei con grossi problemi, lo aveva cacciato di recente. Luca viveva con la nonna. Ho provato tante volte ad aiutarlo, a riportarlo sulla retta via. Ha fatto dei lavoretti, ma duravano sempre poco. Di solito come manovale, ma anche come buttafuori. Ultimamente aveva perso un altro lavoro”. Sul Resto del Carlino spunta un altro particolare inquietante: A qualcuno aveva anche confidato di professarsi ‘rettiliano’, ovvero coloro che credono nell’esistenza di uomini rettili”.
Ecco, di questo personaggio non si può dire che fosse pazzo. Il nigeriano che ha fatto a pezzi Pamela, quello sì, poverino, aveva dei grossi problemi. Non fatevi domande, per carità, sulla mafia nigeriana, sui riti e le credenze di tipo magico che la innervano, né sull’opportunità di continuare a importare alienati in casa nostra, che poi qui si alienano ancora di più.
 
Non fatevi domande, su Pamela e la sua tragica fine, non c’è niente da sapere e niente da chiedersi. È capitato, punto. Come quando cammini per strada e ti cade un vaso di fiori in testa. Era destino. Non ci sono domande da porsi, non ci sono mandanti, non ci sono ideologie. Il ministero della Verità ha già deciso, l’udienza è tolta.
 
Adriano Scianca 4 febbraio 2018

I medici rivelano l’ultimo orrore sul corpo straziato: “In tutta la loro vita…”. Pamela, lo scempio infinito

L’autopsia 8 Febbraio 2018
 
Sono invisibili, lavorano chiusi nella penombra delle gelide sale settorie illuminate dai neon, immersi in un silenzio mortale, e trascorrono le loro giornate ispezionando, esplorando e sezionando cadaveri, corpi morti, immobili e freddi come il marmo, che gli arrivano distesi su barelle dalle corsie ospedaliere, da luoghi di incidenti o da scene del crimine, nudi e coperti da un telo bianco, con l’etichetta di identificazione appesa ad un alluce.
 
Pamela Mastropietro invece è arrivata al loro cospetto chiusa un due valigie, due comuni trolley a rotelle, e l’ hanno dovuta ricomporre pezzo per pezzo, come un grottesco puzzle al quale mancavano dei tasselli. Gli anatomopatologi non hanno visto il sorriso di Pamela, né ascoltato la sua voce, perché sono medici che non hanno mai visitato un paziente vivo, essendo specializzati nelle autopsie e nella diagnosi delle cause di morte, e sono anche quelli che esaminano al microscopio tutti gli esami istologici per certificare, per esempio, se un tumore è benigno o maligno, e firmare la nostra salvezza o la nostra condanna.
 
Leggi anche: Pamela, parla l’uomo che ha fatto sesso con lei: quel presagio…
 
CONTRIBUTO Il loro contributo professionale è fondamentale per dirimere i dubbi della scienza medica e forense, ed è indispensabile alla clinica per avere conferme della natura di molte malattie e naturalmente di molti decessi, senza di loro la medicina non potrebbe procedere ed evolvere, e grazie a loro e ai loro referti, le terapie vengono continuamente messe a punto per meglio salvaguardare la vita.
 
Sebbene essi siano abituati ad osservare corpi straziati da eventi violenti, da incidenti mortali, deteriorati e bruciati, gonfiati da lunga permanenza in mare, o collassati e arrabattati come marionette nel caso di cadute dall’ alto, uno scempio del genere sicuramente non l’ avevano mai visto.
 
AUTOPSIA Il referto autoptico di Pamela, depositato in Procura dal medico legale Antonio Tombolini, parla di “depezzamento, scarnificazione, sezionamento di parti di derma, muscolatura e seni” e denuncia la irreperibilità di alcuni organi come il cuore e parte del pube, oltre alla scomparsa della porzione di collegamento tra testa e torace, cioè del collo della ragazza. La causa di morte è stata identificata in una «intossicazione acuta da xenobiotici per via endovenosa probabilmente indotta, oltre ad una ferita da punta e taglio alla parte bassa della porzione postero-laterale destra del torace», e non è stato possibile quantificare l’entità dell’ emorragia a causa del depezzamento, ed inoltre «lo smembramento in vari pezzi del corpo è stato eseguito con grossi strumenti da taglio, ed è stato mutilato in più punti, testa, torace, mammelle, bacino, monte di venere, mentre le braccia e le gambe sono state ridotte ciascuna in due parti». I vari pezzi del cadavere poi sono stati dissanguati e lavati uno ad uno con una «sostanza a base di cloro», per poi essere deposti in due valigie, le stesse che sono state recapitate ai medici legali con il loro macabro contenuto.
L’ORRORE Ecco, il mio pensiero oggi è rivolto a quegli specialisti anatomopatologi che si sono visti arrivare l’ orrore, che hanno ricevuto l’ ordine giudiziario di ricomporre il corpo della ragazza macellata come fosse un manichino da montare, e che hanno dovuto esaminarla pezzo per pezzo, ricucirla alla meglio con ago e filo da sutura, e constatare che le parti mancanti avrebbero impedito loro di dare la dignità che meritava a quel corpo martoriato. Il mio pensiero da tre giorni è fisso su quella équipe di medici, di uomini e donne che terminato quel lavoro orrendo sono in serata rientrati nelle loro case, nelle loro famiglie, per cenare insieme allo sgomento che si portavano dietro, che gli chiudeva lo stomaco e che non riuscivano a scrollarsi di dosso. Certo, direte voi, ci sono mestieri peggiori, più faticosi e più pericolosi, ma trovarsi ogni maledetto giorno di fronte ad una vita spezzata, ad una persona che fino a 24 ore prima era viva e vegeta, e che ora è una salma che ti aspetta distesa in silenzio, non può lasciare indifferenti, e non può non suscitare ammirazione per dei professionisti che dedicano la loro vita a studiare, capire e certificare la morte in ogni sua forma crudele, per evitare che si ripeta.
IN SALA Da studente e poi da medico ho frequentato le sale autoptiche, ed ho assistito a moltissime autopsie, l’ unico esame che ti fa realmente vedere la causa di morte di un paziente, ed ogni volta uscivo da quei locali con la nausea, con in bocca il sapore dolciastro del sangue raffermo, e con addosso l’ odore della decomposizione, e non mi capacitavo di come molti colleghi potessero trascorrere i loro giorni negli obitori, su come riuscissero a sostenere psicologicamente quell’ impatto traumatico quotidiano, e rimuoverlo dalla mente finito l’ orario di lavoro, quando tornavano a sorridere ed a vivere la vita. Con gli anni ho compreso che fare l’ anatomopatologo non è mai un lavoro come un altro, perché per quanto si riesca a schermare i sentimenti, a distaccarsi emotivamente, a reprimere le emozioni, e a rimuovere dalla mente le immagini di morte quotidiana, non si riuscirà mai a cancellare ricordi terribili come quelli del corpo di Pamela, nemmeno chiudendo razionalmente il caso, sapendo che l’ autore criminale di tale scempio sia oggi recluso e domani punito come merita.
Nelle 11 pagine dell’ ordinanza del gip si ipotizza che Pamela sia morta di overdose, e che successivamente il suo cadavere sia stato smembrato, umiliato e vilipeso, ma la sua vicenda resterà a lungo impressa nella memoria di molti, soprattutto in quella di quegli anonimi medici che hanno tentato in silenzio di ricomporla, per renderla riconoscibile a sua madre, per darle una parvenza della ragazza che era, e che molto difficilmente riusciranno a dimenticare l’ autopsia più terribile della loro vita.
 
di Melania Rizzoli

Pamela, sepolta dal cinismo di media e politica

pamela mastropietroC’è qualcuno a cui interessa davvero di Pamela Mastropietro? Della sua vita, del suo destino, del dolore dei suoi genitori? Una ragazza di appena 18 anni, dapprima caduta nel tunnel della droga, ora barbaramente, selvaggiamente uccisa a Macerata, probabilmente dopo essere stata violentata, e il suo corpo smembrato. Per il suo omicidio è stato arrestato un giovane nigeriano, Innocent Osenghale; le prove a suo carico, da quel che si legge, sembrano schiaccianti.
Ma è proprio a questo punto che si cominciano a perdere le tracce di Pamela sui media e anche nella politica. Perché le circostanze e l’autore dell’omicidio danno il via al solito squallido teatrino ideologico. Per i nostri media laicisti sembra proprio che l’omicidio di Pamela (curiosamente in questa circostanza nessuno usa la parola “femminicidio”) sia un po’ meno grave visto che a commetterlo è un immigrato africano.
Certo, c’è anche chi ne approfitta un po’ per alimentare la propria campagna elettorale in chiave anti-immigrazionista; certo, di omicidi efferati ne commettono anche gli italiani, ma accusare di razzismo e xenofobia chiunque fa notare l’anomalia e l’inaccettabilità della presenza di un immigrato senza permesso di soggiorno che vive indisturbato in un piccolo centro e ancora più indisturbato nello stesso piccolo centro spaccia droga, è semplicemente folle.
Non è un caso isolato, purtroppo: di casi di cronaca nera provocati da immigrati nelle stesse condizioni ne abbiamo registrati già diversi, ed è solo la punta di un iceberg: chiunque può vedere gruppi più o meno grandi di immigrati irregolari che vagano per città piccole e grandi facendo nulla o anche spacciando droga. E se la gente non si sente sicura, ha paura, non è per xenofobia o per razzismo.
Ma poi, su una situazione già avvelenata e in cui Pamela, il suo corpo smembrato, è già sullo sfondo, ecco arrivare un altro giovane, Luca Traini, decisamente border-line e forse anche oltre, che decide di tentare una strage di immigrati sparando dalla sua auto. Alla fine il bilancio è di sei feriti. Non c’è nulla al momento che faccia pensare all’azione di un qualche gruppo estremista, sembra proprio l’atto di uno psico-labile esaltato dall’omicidio commesso pochi giorni prima. Ma ecco che a questo punto Pamela sparisce completamente dalla vista; dalle più alte cariche dello Stato all’ultimo degli opinionisti diventa tutto un allarme-razzismo, proclami che sfiorano il ridicolo, la chiamata alla mobilitazione anti-fascista. E non parliamo neanche dei deliri dello scrittore Roberto Saviano. Dai media i sei immigrati feriti vengono subito coccolati ed esaltati, della ragazza fatta a pezzi e messa in due valigie non c’è più traccia.
 
In realtà non interessa a nessuno neanche della storia e della realtà che vivono i sei immigrati feriti, tutto e tutti diventano pretesto per le diverse battaglie politiche e ideologiche. E quindi, esaurita la forza propulsiva della cronaca, si dimenticherà anche questo caso senza che nulla sia stato fatto almeno per minimizzare le condizioni che possono portare a queste tragedie: lo spaccio e il consumo di droga, l’immigrazione senza controllo e le attività illecite degli immigrati. Almeno fino al prossimo caso, quando le reciproche indignazioni si riaffronteranno ancora sopra qualche altro cadavere.
Per quel che ci riguarda, il nostro pensiero torna a Pamela, a una vita di 18 anni stroncata dal vuoto esistenziale riempito con le droghe e dalla violenza di un uomo che non sarebbe neanche dovuto essere lì. Per lei ora possiamo solo pregare per la sua anima – in ogni caso l’aiuto più grande che chiunque può darle -, ma molto altro c’è da fare per evitare che accadano altre tragedie di questo genere.
 
Riccardo Cascioli 05-02-2018

Omicidio di Pamela, il Tempo svela l’orrendo macello

Macerata profughi affariPamela ha fatto tutto da sola. NON SI PUO’ CONTESTARE O FERMARE I MILIONI PER MAFIA CAPITALE. PAMELA E’ UN “EFFETTO COLLATERALE”.


LE CARTE SEGRETE DEI PM SU INNOCENT

Omicidio di Pamela, il Tempo svela l’orrendo macello
I due nigeriani hanno mutilato la 18enne in più punti, l’hanno dissanguata e hanno lavato i vari pezzi con una sostanza a base di cloro. Quindi li hanno infilati nelle valigie

6 Febbraio 2018 alle 20:41

Per i fatti di Macerata la Ue ci accusa di razzismo. Da che pulpito, da quell’Unione che si cala le braghe davanti al dittatore Erdogan che perseguita i curdi e gli oppositori politici, incarcera blogger e giornalisti, gonfia di botte politici e militari che non marciano al passo dell’oca. L’Ue guarda e tace ed anzi preme per avere Ankara fra i suoi, con evidente spregio della geografia, oltreché della democrazia, solo perché la Turchia è un mercato che fa gola a molti.

Ma su questo l’omertà è completa, nei palazzi di marmo della Ue. Ed ecco allora spuntare bel bello, come una nota stonata, il vicepresidente della Commissione Ue, Frans Tillermans, che per il gesto di un malato di mente insulta 60 milioni di italiani, tacciandoci di “xenofobia” e inventandosi un “tentativo di distruggere il tessuto che ci lega come europei”. Ma a Bruxelles spostati e criminali non ce ne è? E soprattutto, a Bruxelles i cazzi loro non se li fanno mai?

E nel frattempo dell’orribile omicidio di Pamela Mastropietro Il Tempo di Roma rivela tutti i retroscena. Innocent Oseghale ha deturpato “completamente” il corpo della giovane smembrandolo “in vari pezzi con grossi strumenti da taglio”. “Non lo ha fatto da solo. Con lui c’era un altro nigeriano. Insieme hanno mutilato la 18enne in più punti, l’hanno dissanguata e hanno lavato i vari pezzi con una sostanza a base di cloro. Quindi li hanno infilati nelle valigie”, spiega il quotidiano.

Che fornisce anche la stomachevole sequenza dei fatti. “Prima le hanno tagliato la testa. Poi si sono accaniti sul torace: le hanno asportato le mammelle, il bacino e il monte di Venere.Quindi, le hanno tagliato le mani e diviso in due parti le braccia e le gambe. Alcuni pezzi, come il collo e una parte dell’organo sessuale, non si trovano nemmeno più. Tutto questo orrore è ora racchiuso nella carte degli inquirenti”. Carte che Il Tempo ha pubblicato in esclusiva e che ci permettono di ricostruire la mattanza di Macerata.

Poco importa che secondo il medico legale Antonio Tombolini, la 18enne romana potrebbe essere morta in seguito a una “intossicazione acuta da xenobiotici per via endovenosa probabilmente indotta” (un’overdose, quindi) oppure perché “ferita da punta e taglio alla parte bassa della porzione postero-laterale destra del torace”. Per la Procura il nigeriano avrebbe ammazzato Pamela a colpi di mannaia, ma per il gip “non ci sono gravi indizi di colpevolezza” sul reato di omicidio. Vuoi vedere che la farà franca?

http://www.ilpopulista.it/news/6-Febbraio-2018/23135/omicidio-di-pamela-il-tempo-svela-l-orrendo-macello.html

 

 

Innocent nega e resta in carcere. Ma accenna alla presenza di un secondo uomo, il pusher. Ed emergono contraddizioni nel racconto…

repubblica niente provetranquilli, adesso è colpa del camionista bianco (la precisa il fattoquotidiano la razza, quella che non si deve nominare). Femminicidio qui è abolito come termine. Stasi è stato condannato a 16 anni per ASSENZA di prove.


Pamela smembrata e gli organi rubati. E la stampa buonista difende il nigeriano

Innocent nega e resta in carcere. Ma accenna alla presenza di un secondo uomo, il pusher. Ed emergono contraddizioni nel racconto…

6 Febbraio 2018 alle 12:01

Sarebbero due le persone coinvolte nell’omicidio della giovane Pamela Mastropietro. Per la Procura di Macerata c’è un altro nigeriano che potrebbe avere avuto un ruolo nell’atroce delitto tribale. È stato lo stesso ventinovenne già in carcere a tirare in ballo un complice, durante il suo primo interrogatorio dopo il fermo di mercoledì, quando ha riferito ai carabinieri che la mattina precedente, martedì 30 gennaio, la diciottenne romana lo aveva avvicinato chiedendogli se conoscesse qualcuno che aveva eroina.

Innocent Oseghale racconta di aver chiamato col proprio cellulare un connazionale con il quale la ragazza si sarebbe poi incontrata allo stadio dei Pini per ricevere una dose. Sempre secondo la versione del nigeriano arrestato si sarebbero avviati tutti e tre verso la sua abitazione e durante il tragitto la ragazza avrebbe acquistato una siringa. Da qui in poi i conti non tornano.

“Alle 14 l’ho chiamato ma aveva il cellulare spento”, racconta una prima volta Innocent a proposito del suo complice di “dosi”. “Ho aspettato in giardino fino a quando si è fatto buio. Quando mi ha risposto al telefono mi ha detto che aveva lasciato le chiavi nella cassetta della posta. Ma io sono rimasto in giro fino all’indomani mattina senza rientrare a casa”. Una versione cambiata nel corso degli interrogatori, visto che al secondo confronto col magistrato l’imputato ha invece raccontato di essere salito anche lui a casa insieme al connazionale e a Pamela e di aver visto quest’ultima iniettarsi la droga, sentirsi male, tremare e cadere a terra.

“A quel punto mi sono spaventato e sono fuggito di casa”, ha aggiunto, negando di averla fatta a pezzi e gettato il cadavere. Da quel momento s’è chiuso nel più assoluto silenzio. Ed intanto emergono particolari scioccanti su questo efferato delitto. Gli inquirenti sottolineano che il corpo di Pamela è stato “deturpato completamente, smembrato in vari pezzi con grossi strumenti da taglio, mutilato in più punti: testa, torace, mammelle, bacino, monte di venere, mani, riducendo in due parti braccia e gambe”. Le varie parti del corpo, “dopo essere state completamente dissanguate e lavate con sostanza a base di cloro”, sono state infilate in due valige.

Un’operazione da chirurgo dell’orrore che si è spinta fino al punto di asportare organi e porzioni di tessuti, e che lascia ancora aperti tanti interrogativi. Il collo della vittima non è stato infatti ritrovato nei due trolley, così come pare manchino all’appello anche parte degli organi genitali e gli organi interni. In ciò che sembra connotarsi sempre più come un rito sacrificale pagano.

Ed intanto i buonisti salgono sulle barricate. “Non ci sono prove che abbia ucciso Pamela. Escluso l’omicidio nell’arresto di Oseghale”, scrive Repubblica. “Il gip ha convalidato il fermo del pusher solo per occultamento e vilipendio di cadavere. Non ha ritenuto non ci fossero elementi per l’accusa di omicidio (per cui Oseghale resta indagato). Il nigeriano avrebbe detto ai magistrati: Lei ha avuto una crisi da overdose e io sono scappato”. Per la stampa dem, garantista solo quando fa comodo, tanto basta.

http://www.ilpopulista.it/news/6-Febbraio-2018/23122/pamela-smembrata-e-gli-organi-rubati-e-la-stampa-buonista-difende-il-nigeriano.html

 

Pamela, sepolta dal cinismo di media e politica

pamela mastropietroC’è qualcuno a cui interessa davvero di Pamela Mastropietro? Della sua vita, del suo destino, del dolore dei suoi genitori? Una ragazza di appena 18 anni, dapprima caduta nel tunnel della droga, ora barbaramente, selvaggiamente uccisa a Macerata, probabilmente dopo essere stata violentata, e il suo corpo smembrato. Per il suo omicidio è stato arrestato un giovane nigeriano, Innocent Osenghale; le prove a suo carico, da quel che si legge, sembrano schiaccianti.
Ma è proprio a questo punto che si cominciano a perdere le tracce di Pamela sui media e anche nella politica. Perché le circostanze e l’autore dell’omicidio danno il via al solito squallido teatrino ideologico. Per i nostri media laicisti sembra proprio che l’omicidio di Pamela (curiosamente in questa circostanza nessuno usa la parola “femminicidio”) sia un po’ meno grave visto che a commetterlo è un immigrato africano.
Certo, c’è anche chi ne approfitta un po’ per alimentare la propria campagna elettorale in chiave anti-immigrazionista; certo, di omicidi efferati ne commettono anche gli italiani, ma accusare di razzismo e xenofobia chiunque fa notare l’anomalia e l’inaccettabilità della presenza di un immigrato senza permesso di soggiorno che vive indisturbato in un piccolo centro e ancora più indisturbato nello stesso piccolo centro spaccia droga, è semplicemente folle. Non è un caso isolato, purtroppo: di casi di cronaca nera provocati da immigrati nelle stesse condizioni ne abbiamo registrati già diversi, ed è solo la punta di un iceberg: chiunque può vedere gruppi più o meno grandi di immigrati irregolari che vagano per città piccole e grandi facendo nulla o anche spacciando droga. E se la gente non si sente sicura, ha paura, non è per xenofobia o per razzismo.
Ma poi, su una situazione già avvelenata e in cui Pamela, il suo corpo smembrato, è già sullo sfondo, ecco arrivare un altro giovane, Luca Traini, decisamente border-line e forse anche oltre, che decide di tentare una strage di immigrati sparando dalla sua auto. Alla fine il bilancio è di sei feriti. Non c’è nulla al momento che faccia pensare all’azione di un qualche gruppo estremista, sembra proprio l’atto di uno psico-labile esaltato dall’omicidio commesso pochi giorni prima. Ma ecco che a questo punto Pamela sparisce completamente dalla vista; dalle più alte cariche dello Stato all’ultimo degli opinionisti diventa tutto un allarme-razzismo, proclami che sfiorano il ridicolo, la chiamata alla mobilitazione anti-fascista. E non parliamo neanche dei deliri dello scrittore Roberto Saviano. Dai media i sei immigrati feriti vengono subito coccolati ed esaltati, della ragazza fatta a pezzi e messa in due valigie non c’è più traccia.
In realtà non interessa a nessuno neanche della storia e della realtà che vivono i sei immigrati feriti, tutto e tutti diventano pretesto per le diverse battaglie politiche e ideologiche. E quindi, esaurita la forza propulsiva della cronaca, si dimenticherà anche questo caso senza che nulla sia stato fatto almeno per minimizzare le condizioni che possono portare a queste tragedie: lo spaccio e il consumo di droga, l’immigrazione senza controllo e le attività illecite degli immigrati. Almeno fino al prossimo caso, quando le reciproche indignazioni si riaffronteranno ancora sopra qualche altro cadavere.
Per quel che ci riguarda, il nostro pensiero torna a Pamela, a una vita di 18 anni stroncata dal vuoto esistenziale riempito con le droghe e dalla violenza di un uomo che non sarebbe neanche dovuto essere lì. Per lei ora possiamo solo pregare per la sua anima – in ogni caso l’aiuto più grande che chiunque può darle -, ma molto altro c’è da fare per evitare che accadano altre tragedie di questo genere.
 
Riccardo Cascioli 05-02-2018

Stavolta che è il peggior femminicidio, non lo dicono

PREMESSA. Ogni comunità, gruppo etnico, nazione, villaggio, ha i suoi criminali. Noi italiani abbiamo dato tanto in molti settori, compreso quello criminale, dalla mafia che scioglie i bambini nell’acido al mostro di Firenze che dilaniava le coppiette in Toscana. Non ci siamo fatti mancare niente anche in questo campo, ma siccome da più parti mi è stato chiesto cosa pensassi dell’omicidio di Macerata e della componente “razziale” sottaciuta oggi dai media per motivi politici, allora dico la mia, con il beneficio d’inventario che ancora non sappiamo tutto dell’omicidio. In particolare mi viene chiesto sui social perchè un omicidio per futili motivi e perchè ad una donna, e perchè così efferato. L’accusato, tale Innocent (ironia…) Oseghale, avrebbe smembrato in pezzi la malcapitata e l’avrebbe riposta in più valige per occultare il cadavere. Ovviamente – che lo preciso a fare?  – il soggetto responsabile, il Signor Innocent, ha una componente di malvagità e di stupidità sua personale che NULLA ha a che fare col fatto di essere nigeriano. Tuttavia, occorre anche essere onesti, e riconoscere che in tutto il mondo vi sono gruppi etnici che riescono a distinguersi per la gratuità e la stupidità dei propri gesti malvagi. Questi gruppi etnici, o comunità, variano il loro atteggiamento nel tempo, cioè a seconda delle condizioni storiche che stanno vivendo hic et nunc.
 
Cosa significa?
 
Significa che le condizioni culturali e materiali d’esistenza di un gruppo sociale determinano gran parte dei comportamenti dei suoi componenti, ma anche che, fortunatamente, al modificarsi di queste condizioni culturali e materiali anche questi comportamenti mutano. Insomma, i comportamenti dei gruppi presi in esame non dipendono dal dna, ma da condizioni di base che variano nel tempo. Nel caso di molti nigeriani DI OGGI, alcune cose mi sentirei di dirle come osservatore, cioè come persona che nella sua attività sindacale ed avendo anche vissuto alcune esperienze personali come lavoratore occasionale da ragazzo, ha avuto modo di conoscere diversi africani, e soprattutto nigeriani.
 
La gran maggioranza delle famiglie tradizionali Igbo e Africane è patrilineare e patriarcale e molte famiglie sono poligame. Un fattore più culturale che religioso. La donna sposata prende il cognome del marito e si trasferisce a casa di lui, non avvviene mai l’opposto e deve convertirsi alla religione del marito se è diversa dalla sua.
 
Il compito di educare un bambino vale per la donna, ma anche per l’intera comunità in cui vive, ogni anziano ha il “diritto e dovere” di richiamare l’attenzione ma anche di punire un bambino che sbaglia. La famiglia non è considerata completa senza figli. Una donna che non ha figli è considerata una disgraziata. Una fallita.
 
La famiglia allargata africana porta a considerare ogni anziano “padre” o “zio”, madre o zia, a secondo del rapporto di parentela o amicizia di quella persona con la famiglia. Ci sono interi villaggi e comunità che non si sposano tra di loro perché considerati figli della stessa famiglia, e quindi per evitare di commettere l’incesto.
 
Quale ruolo della donna emerge da questo scenario? Che la donna è nettamente inferiore all’uomo. Non ci sono cazzi. La cosa curiosa è che, di tutte le nigeriane che ho conosciuto, si notava una certa tendenza alla ribellione e i maschi della famiglia, o i fidanzati, si dovevano mostrare particolarmente energici e decisi, per imporsi sulle “loro” donne. In altri termini, ho notato una cosa molto strana e inquietante, una contraddizione – che mi piacerebbe fosse confermata o smentita da qualche lettore. La donna nigeriana per la mia esperienza vuole fare sempre di testa sua. Si dimostra abbastanza legata a stereotipi femminili, soprattutto di tipo estetico. I maschi di riferimento reagiscono però in modo perentorio a certe intemperanze. Le donne alla fine cedono sempre, ma solo di fronte a uomini energici in tal senso e tendono a sottovalutare quei maschi che non lo sono. Insomma, per quel che ho avuto modo di vedere, le donne nigeriane non cambiano facilmente idea a seguito di un ragionamento condiviso o di una scoperta che hanno fatto, ma solo se qualche autorità superiore (spesso il maschio, ma può essere anche un anziano/a) si incazza di brutto. Allora, e solo allora, cambiano comportamento… una cosa che ho sempre trovato incredibile, per come sono abituato io in questo paese e per com’è nella mia cultura. Io, a esempio, posso cambiare idea o comportamento per paura o perchè qualcuno mi ha spiegato meglio la faccenda, oppure per empatia. Nella cultura nigeriana pare che cambino idea e comportamenti solo per paura di una autorità.
 
Nelle zone rurali, soprattutto del nord, le donne lavorano in genere più dell’uomo. Esse costituiscono infatti il 60% della forza lavoro e producono fino all’80% delle derrate alimentari. Quando la donna svolge un lavoro retribuito (sono poche ad avere questa fortuna) riceve una paga notevolmente più bassa di un uomo a parità di mansione.
 
Ma nella maggior parte dei casi il lavoro svolto dalle donne nelle zone rurali non è neppure retribuito. Il 40% delle donne è analfabeta, schiave dei padri prima e dei mariti poi.
 
La scarsa considerazione riservata alla donna è inoltre riscontrabile nella gestione dell’eredità paterna, infatti, questa non viene suddivida tra le figlie ma viene distribuita tra i parenti prossimi (ovviamente maschi) e alla donna verrà assicurato un posto solo nella famiglia del marito.
 
Ancora molto diffusa è la mutilazione degli organi genitali femminili e anche la pratica di concedere in matrimonio una donna indipendentemente dalla sua volontà anche quando è ancora una bambina.
 
Sul fattaccio di cronaca occorrerà ancora attendere, come già detto, ma al momento – per quella che è stata la mia esperienza – non so proprio di cosa dovremo sorprenderci. La poveretta ha detto di no a una qualche richiesta, e lui l’ha uccisa, ma non si tratta, come nei casi che tanto piacciono a “chi l’ha visto” e “quarto grado”, di un diniego legato alla passione, all’amore, o al pagamento degli alimenti. Per i vari Innocent, le donne dicono di no con una certa consuetudine, e cambiano idea solo se bastonate…
Beninteso, anche nella nostra cultura (e per fortuna) esistono dei “ruoli”, dei “punti di riferimento”, delle bussole, ma, in primo luogo, essi sono elastici. In secondo luogo, nel tempo hanno assunto la funzione di connotare di senso la nostra esistenza, e non come strumenti di sopraffazione.
Se davvero qualcuno pensa come ineluttabile la migrazione (e per me non è per niente un fenomeno ineluttabile), è bene che faccia i conti con la disomogenietà tra le culture e che faccia una scelta, chiara e forte.
A mio modo di vedere, alcune culture non sono integrabili nel senso classico del termine. Albanesi e rumeni, ad esempio, sono integrabili e la seconda generazione è già integrata alla grande. Anche i senegalesi. Altri gruppi no, non sono integrabili, ma le loro culture devono essere modificate con l’asprezza delle nostre leggi, che dovrebbero considerare come aggravanti il fatto di non avere cittadiananza italiana, in particolare per i reati contro la persona, ma anche gli illeciti contro la proprietà e il disturbo della quiete pubblica.
A mio modo di vedere per alcune culture deve essere preparato con cura  un percorso, e molto rigido, solo al termine del quale potrà essere considerata la piena integrazione nel paese ospitante. Non so se qualche partito politico dica qualcosa del genere, non è una questione elettorale, anche se a molti piace in questi giorni buttare tutto in vacca parlando di programmi politici.
Se qualcuno però vuole afrettarsi a derubricare quel che dico a razzismo è invitato a curarsi da uno bravo! Qualcosa del genere l’ho visto applicato in Svizzera, ove si parlano 3 lingue ufficiali e dove sono stati ospitati molti migranti con profitto reciproco nel corso dell’ultimo secolo. Se i nigeriani che scelgono di vivere in Italia non abbandoneranno una quota significativa della loro cultura (così come fatto dagli italiani e dai turchi in Svizzera) e non saranno COSTRETTI con la forza ad abbracciare la nostra, aspettatevi negli anni una moltiplicazione di fatti di cronaca come quello di Macerata e una deriva italiana da ghetto americano.01/02/2018 Massimo Bordin