Israele vuole uno scontro Usa-Iran. E lo avrà

gli antirazzisti del Pd e suoi skagnozzi sedicenti antisistema AMANO le guerre umanitarie CHE TANTI MILIARDI GARANTISCONO alla loro MAFIA CAPITALE. Ben venga anche questa, quindi.

Israele vuole uno scontro Usa-Iran. E lo avrà
E’  il   titolo dell’ultimo articolo di MK Bhadrakumar, e va al cuore della questione, apparentemente caotica e incontrollata.  Bhadrakumar è un ex diplomatico indiano, a lungo ambasciatore  a Mosca e in Medio Oriente, ed uno dei più lucidi analisti della situazione dell’area.  Egli richiama l’attenzione sul dispiegamento  Usa dei lanciarazzi multipli  HIMARS (High Mobility Artillery Rocket System) “in territorio siriano, nella base militare [americana] di Al Tanf presso la frontiera tra Siria e Irak,  nel sud-est, che è attualmente zona contestata fra gruppi ribelli sostenuti dagli americani e le forze siriane governative”.
Questo spiegamento crea un fatto nuovo sul terreno. Come ha dichiarato il ministero russo della Difesa il 15 giugno, “La portata del sistema HIMARS non è sufficiente per appoggiare le unità sostenute dagli USA a Raqqa. Nello stesso tempo,  la  coalizione “antiterrorista”  guidata  dagli americani ha a più riprese attaccato le forze governative siriane presso la frontiera giordana. Dunque si può supporre che tali attacchi  continueranno, stavolta però usando gli HIMAR”.
 
Affermazioni così recise, commenta Bhadrakumar, non possono venire che da dati certi di  intelligence.  “Il punto è che gli HIMARS possono colpire l’avversario se le operazioni aeree non sono praticabili per qualunque motivo”: Ed abbiamo  visto che Mosca ha dichiarato che  ogni oggetto volante della “coalizione” sarà un bersaglio per la sua aviazione e difesa anti-aerea. Lo ha fatto dopo il proditorio abbattimento di un vecchio caccia siriano che stava attaccando l’ISIS a Raqqa. “Una cinica violazione della sovranità della Siria, una violazione flagrante del diritto internazionale e una aggressione militare contro la repubblica siriana”,  dice il  comunicato russo, durissimo.
La proditoria slealtà dell’attacco è ben sottolineata da Bhadrakumar.   “finora, gli altri protagonisti – le forze governative, Hezbollah, l’Iran, la Turchia, la Russia hanno fatto prova di una ritenutezza  assoluta per non affrontare le forze americane”, e gli Usa ne hanno approfittato.
Adesso il Pentagono piazza gli HIMARS ad Al Tanf (sua base illegale in territorio sirano),  abbatte un caccia di Damasco, e – terzo – ha  fornito 90  automezzi di armamenti alle “forze democratiche” siriane  (FDS)  – curdi anti-Assad – che stanno combattendo l’ISIS a Raqqa  “mezzi blindati, mortai, razzi termoguidati, mitragliatrici pesanti, fucili d’assalto, visori notturni,  apparati di sminamento”…ha enumerato  una fonte del FDS a Sputnik.
 
armi Usa alla “opposizione”in Siria.armi-usa-a-opposizione
Si aggiunga che l’Arabia Saudita ha annunciato di aver catturato un  barchino iraniano che secondo Ryiad stava cercando di sabotare un giacimento petrolifero  loro.  E che il Wall Street Journal ha “rivelato” (immagino  la vostra meraviglia)  che Israele è coinvolta fin dal principio, dal 2012, nel progetto di smembramento della Siria, addestrando e pagando (anche 5 mila dollari il mese)  gli elementi del gruppo terrorista Fursan al Julan 400 guerriglieri che agiscono ad Al Quneitra (70 km da Damasco), come ha ammesso il capo di costoro, tale Abu Suhaib; insieme a questa milizia, altre quattro sono armate e stipendiate da Sion  per occupare per suo conto  la parte siriana sopra al Golan occupato, che un giorno gli ebrei vogliono incamerarsi.
Insomma l’escalation  è evidente, fino al punto che ci si deve chiedere: gli Stati Uniti cosa vogliono veramente. In conferenza-stampa il 7 giugno a Baghdad, lo special envoy (il plenipotenziario)  di Trump per la “coalizione mondiale contro l’ISIS” , tale Brett McGurk, ha spergiurato  che la presenza militare Usa ad Al Tanf e dintorni è solo “temporanea”. Sì, stiamo attaccando le forze  di Assad lì, ma solo per autodifesa.  “Quando la lotta contro l’ISIS sarà finita, noi non saremo lì”.
Ma le successive aggressioni americane dicono il contrario. Dicono che  le loro forze armate e i loro “ribelli” stipendiati stanno cercando di impedire alle truppe di Assad quello che Israele considera un incubo: l’apertura della frontiera Siria-Irak, che aprirebbe una via  di terra attraverso cui Teheran può rinforzare Hezbollah – un ponte terreste di mille chilometri tra Damasco e Teheran via Al Tanf e Baghdad.
 
Il punto  è che la nota lobby, dopo aver indotto gli Usa a distruggere l’Irak di Saddam Hussein, al tempo il loro “nemico esistenziale” che non li lasciava dormire, si sono accorti che il sunnita e laico dittatore iracheno era quello che impediva l’Irak, a maggioranza sciita,   diventasse sciita, amico dell’Iran e  ed aperto al transito di  aiuti iraniani  a Hezbollah: da qui la frenesia di eliminare l’Iran, e subito subito, altrimenti l’ebreo non dorme  tranquillo. La nota lobby l’ha anche scritto, il programma per il Pentagono, in uno studio dal titolo inequivocabile, “Which Way to Persia?”, pubblicato nel 2009 dalla Brooking Institution, più precisamente da un braccio   della Israeli Lobby (uno dei firmatari è Martin Indyk, J, già direttore dell’AIPAC  American Israel Public Affairs Committee).
Nel caos di Washington, dove non si capisce più chi – sul fronte siriano e del Golfo – comanda che cosa a chi –  “Israele punta su una  conflagrazione irano-americana” scrive Bhadrakumar,”e resta da vedere in che misura l’amministrazione Trump può resistere alla pressione della lobby ebraica”.
 
Anche la Bonino è preoccupata…
Lo  teme , e molto, anche l’European Council on Foreign Relations, il quale, il 16  giugno, davanti all’escalation frenetica americana in Siria, ha  stilato una messa in guardia alla Casa Bianca: “Gli USA devono evitare una guerra con l’Iran nella Siria dell’Est”.   Il verbo  usato è “Must”, deve proprio.
“Gli stati europei”, vi si legge, “devono premere sull’amministrazione Trump, che sembra ancora in  fase di formare la sua strategia in questa  arena, di concentrare le sue energie altrove. Uno scontro con gli amici dell’Iran nella Siria orientale è destinato a probabile fallimento …ogni avanzata delle forze affiliate all’Occidente si troverà circondata dai due lati dalle varie forze pro Iran,  decise a rovinare ogni piano di destabilizzazione e  che certamente supererà, in tempo e sangue versato,  ogni volontà di presenza occidentale. E’ molto difficile che gli Usa impegnino le necessarie risorse per assicurare una possibilità di successo a lungo termine, fra cui nel formare una forza locale  sostenibile, come hanno dimostrato i ripetuti fallimenti in questo. E’ una ricetta per una guerra senza fine ad Oriente, che può anche innescare un conflitto geopolitico più vasto,  con il rischio di espandersi all’Irak e trascinarvi dentro la Russia”.
La cosa curiosa è che lo Europan Council on Foreign Relations, “pensatoio” ricopiato dallo storico Council onForeign Relations americano, è il più globalista, il più atlantico e il più americanista dei circoli d’influenza nella UE; quello che ha sempre approvato, e spinto i governi europei ad approvare, le più sinistre avventure militari israelo-americane in Medio Oriente, con la scusa del terrorismo islamico. Basti dire che nel suo direttivo figurano Emma Bonino, Joschka Fischer, Timothy Garton Ash, , Javier Solana , “ex commissari europei, ex segretari generali della NATO, il direttore generale dell’Organizzazione mondiale del commercio, nove governatori di banche nazionali, giornalisti”  (fra cui la Cuffaro del TG3).  Questo ente è finanziato dalla Open Society Foundation di Soros e dai donatori  che Soros riesce a mobilitare.
 
Cosa temono questi “europei”?  Palesemente, che la superpotenza estenda  troppo la sua attività bellica fino al punto da non poter più prevalere e dissanguarsi in decenni di costosissime operazioni e impaludamenti militari senza costrutto; con ciò, facendo mancare poi le risorse belliche a lorsignori europei, che Washington ha impegnato in una guerra fredda provocatoria contro la Russia – ed ora  rischia di essere mandata a pallino  – mandata a  rotoli,  provocando la spaccatura dell’Europa nella politica anti-russa, fino ad oggi con tanta fatica mantenuta fino ad oggi, sostenendo il governo golpista di Kiev e accentuando le posture provocatorie NATO.
Su questo,   il think tank di Emma Bonino e Soros ha anzi preparato  rapidamente uno studio   che ha sottoposto ai governi:
Fatto sta che lo European Council di Bonino e Soros “consiglia”:
“Se gli Usa vogliono investire  (sic) più sensatamente in Siria, devono essere incoraggiati a farlo nelle aree e Sud e  a Nord del Paese, non controllate dal regime, invece di lasciarsi risucchiare ad Est da ambizioni geopolitiche più vaste”. Insomma: si contenti di smembrare la Siria, di controllarne il Sud come vuole Israele, e le zone Nord  dove creerà uno stato curdo. Sono operazioni ben lungi dall’essere completate, la stabilizzazione di queste zone sotto il  controllo dei terroristi ri-legittimati opposizione armata anti-Assad e ben lontana dall’essere compiuta…
Chissà se basterà. Trump sembra meno incline a rispettare i voleri dei maggiordomi europei, e molto più quelli del regno saudita, lanciato a provocare l’Iran  allo scontro finale perché si sa coperto  da Washington e  da Sion.
Personalmente, poniamo le  nostre esigue speranze in questo:
 
Il supervulcano Yellowstone. 269 terremoti in 7 giorni  (in realtà, non così insolita frequenza)
yellowstone1
di Maurizio Blondet – 20/06/2017  Fonte: Maurizio Blondet

 

80% delle Ong lucra su immigrati

discarica ongdato che le Ong “salvano vite umane” e non lucrano, mi chiedo allora perché abbisognano stanziamenti continui e non lo facciano gratis. Dissiperebbero ogni dubbio sulla loro “moralità” o collusione. E la solidarietà per i greci stremati dall’austerity fino a prima dell’avvento del salvatore Tsipras erano la preoccupazione delle sinistre, ora stan tutti bene?

80% delle Ong lucra su immigrati
«Fino a due anni fa, qui a Chios, dormivamo con la porta aperta. Non succedeva nulla, perché ci conosciamo tra di noi. Oggi invece quasi tutti hanno un sistema di allarme o un’assicurazione sulla casa: abbiamo paura di ciò che non vediamo e di quello che non possiamo controllare. Nei mesi scorsi abbiamo subìto delle violazioni e dei furti compiuti da rifugiati che non scappano da nessuna guerra. L’isola di Chios era un bellissimo posto dove vivere o trascorre le vacanze. Ora non più. Questo gioco sinistro fra la Turchia e l’Europa ha trasformato le nostre isole in un sistema di filtraggio per migranti e rifugiati». Non è la voce di un sindaco, di un assessore o di un politico: a parlare sono persone comuni, i coniugi Nanà e Giorgios Agios che vivono nel centro storico di Chios città.
campo profughi souda isola di chios
Tutte le mattine aprono le persiane per far entrare la luce in camera da letto e destarsi dal sonno. Ma non sorridono al nuovo giorno: dicono “kaliméra” al vigilantes del campo profughi “Souda” installato sotto casa, nel cuore dell’area archeologica e monumentale della città, dove vivono circa 1200 rifugiati.
Shelter e lunghissime file di container dell’Unhcr si stendono all’interno un’area di circa 6 chilometri quadrati per poi sfociare sul porto retrostante, dove altre tende e accampamenti di fortuna incontrano i ciottoli e l’acqua dell’Egeo.
Campo profughi “Souda”, Chios, Isola di Chios. Il campo profughi è stato installato all’interno dell’area archeologica del Castello dei Giustiniani, costruito in età bizantina nel IX secolo d.C. L’installazione del campo ha contribuito in maniera determinante al crash del turismo sull’isola.
 
Per i cittadini di Chios la misura è colma: sono stanchi delle istituzioni locali che non riescono – o non sono in grado – a risolvere il problema e sono stanchi degli stessi rifugiati che continuano a generare problemi e disordini che danneggiano la microeconomia sociale dell’isola. Souda e Vial, infatti, sono stati teatri di diverse situazioni di tensione (incendi, risse e accoltellamenti) esplose a causa dei contrasti tra le diverse – forse troppo – etnie e comunità religiose che vi risiedono. La più recente è accaduta il 5 maggio 2007, quando a Vial due clan rivali si sono scontrati con lanci di pietre sollevando il malcontento e la protesta dell’intera isola.
Sino a pochi mesi fa era difficile scorgere del malcontento nelle parole dei greci. La massiccia e arretrante crisi dei rifugiati del 2015 aveva spiazzato l’intera comunità ellenica, ma i sentimenti di aiuto e di sostegno verso il prossimo avevano prevalso sul resto. Oggi invece la situazione è nettamente diversa: in Grecia e nelle isole dell’Egeo nordorientale sembra delinearsi una narrazione confusa e schizofrenica, fatta di stimoli incoerenti, un racconto scandito dall’insofferenza, dall’isolamento culturale e dalla xenofobia, e dall’altro da comunità locali e singoli individui che si fanno carico di aiutare e sostenere i rifugiati alla stregua delle Ong.
 
«Non ho mai avuto problemi nel riempire il mio locale. Siamo una conduzione familiare, ci bastava poco. Oggi invece accendo il camino per preparare la brace con cui cucino il pesce solo quando vedo entrare i clienti nel ristorante». Dall’isola di Lesbo Eirene Filautis racconta di quando il marito soccorreva «con le proprie mani» i rifugiati sbarcati lungo le battigie di Agrilia Kratigou, pochi kilometri a sud di Mitilene. Mentre si lamenta della sua situazione fa vedere sullo smartphone le immagini di palazzi occupati da rifugiati e di qualche cassonetto incendiato nel parco pubblico della città.
Mitilene, Lesbo. Eirene Filautis nel suo ristorante. «Oggi invece accendo il camino per preparare la brace con cui cucino il pesce solo quando vedo entrare i clienti nel ristorante».
È molto cortese e ospitale, come tutti i greci d’altronde. Ed è avvilente constatare che i sentimenti che aleggiano nell’aria siano molti vicini allo sconforto, alla rassegnazione e alla perdita del senso dell’altro, proprio qui dove sono nati i valori più importanti della cultura e della politica occidentale. La luce rossa che abbraccia la costa di Molivos illumina le pile, o meglio, le montagne di centinaia di migliaia di salvagenti e giubbetti di salvataggio usati dai migranti per le traversate dalla Turchia sembra avvalere questa constatazione, e purtroppo racconta anche che il problema della migrazione in Grecia è così radicato che fa parte del paesaggio.
Eftalou, Molyvos, Lesbo. Una discarica sorta al di fuori dello spazio urbano raccoglie le migliaia di salvagenti e i relitti delle barche usate dai migranti per le traversate.
 
Il flusso migratorio e l’installazione dei relativi campi hanno contribuito in maniera decisiva al crash del turismo. Nello studio del gennaio 2017 pubblicato dal Laboratory for Tourism Research and Studies dell’Università dell’Egeo curato dai professori Theodore Stavrinoudis della medesima università e da Stanislav Ivanof dell’Università di Varna in Bulgaria sugli effetti della migrazione a danno dell’economia turistica, le percentuali raccontano di un calo del 43% sull’incoming, del 36% sui ricavi e del 24% sui prezzi di mercato. Ora le battigie delle spiaggie dell’Egeo non accolgono più ombrelloni e lettini per i turisti e lasciano spazio a carcasse di animali morti.
Spiaggia di Eftalou, Molyvos, Lesbo. Nel 2016 lungo questa spiaggia sono stati trovati alcuni cadaveri di profughi morti durante il viaggio in mare. Adesso è una spiaggia deserta. Durante una passeggiata alla ricerca dei segni della migrazione lasciati sul paesaggio costiero, mi sono imbattuto in questa carcassa di un cane, morto diversi mesi prima e lasciato marcire.
 
«Tutte le mattine mi affaccio dalla finestra e spero di non vedere migranti sulla spiaggia davanti al mio locale. Siamo qui da trent’anni e abbiamo solo la stagione per lavorare, nient’alto. Per noi è difficile andare avanti perché ai turisti non interessa questa situazione. Vogliono sedersi qui fuori, rilassarsi e bere un drink. Non possono vedere certe immagini».
 
La Taverna Eftalou è deserta quando Manuel, il proprietario, spiega come sia difficile continuare a vivere di turismo in una località «invasa dai migranti. Siamo aperti solo perché qui a Eftalou ci conoscono tutti e qualcuno ci viene a trovare».
Eftalou, Molyvos, Lesbo. Manuel è il proprietario della Eftalou Tavern: «Tutte le mattine mi affaccio dalla finestra e spero di non vedere migranti sulla spiaggia davanti al mio locale».
 
Questi fugaci ritratti del popolo greco raccontano una situazione di stallo che minaccia la sopravvivenza economica e sociale della comunità ellenica ma sono in contrasto con altre realtà presenti sulle isole dell’Egeo e che lavorano in favore delle migliaia di rifugiati presenti sulle isole.
La parola spetta a Eric Kempson, scultore di origine inglese ma trasferitosi a Lesbo, che da anni offre il proprio aiuto e quello della moglie Philippa in favore dei migranti in fuga dalla Turchia. «A febbraio del 2015 abbiamo iniziato ad aiutare queste persone perché arrivavano in uno stato disastroso, da zone di guerra e con ferite di arma da fuoco. Approdavano proprio sulla spiaggia di fronte a noi. Quindi abbiamo deciso come famiglia che avremmo prestato il nostro aiuto».
La famiglia di Eric e Philippa risponde al nome di Ellenis Workshop, un laboratorio artigianale che produce manufatti artistici destinati alla vendita, il cui ricavato viene devoluto per l’aiuto ai migranti.
Ogni giorno Eric, Philippa e i volontari in visita al workshop ricevono donazioni di ogni tipo e da diversi continenti (vestiti, medicine, kit di primo soccorso, equipaggiamento termico, ecc) che vengono catalogate e distribuite alle popolazioni in difficoltà.
 
L’impegno e le voci di questo vivace gruppo che utilizza l’arte e l’artigianato come veicoli di scambio in favore della dignità umana fanno breccia in quello che è l’attuale e instabile scenario delle Ong impegnate in Grecia e nel Mediterraneo. «Io dico sempre che c’è bisogno di un organo internazionale per governare le agenzie umanitarie e le Ong, perché molte di queste fanno solo affari».
Le accuse di Erik sono taglienti, ma l’enunciazione di queste tesi deriva da anni di lavoro sul territorio di Lesbo e dalla profonda conoscenza di come si sono attuate le logiche del salvataggio organizzate dalle Ong: «Nell’ottobre del 2015 hanno detto che sull’isola erano presenti circa 120 organizzazioni non governative. Io sostengo che l’80% di queste Ong erano corrotte, unicamente impegnate nel fare soldi da questa catastrofe».
di Luigi Avvantaggiato Benedetto Sanfilippo – 19/06/2017 Fonte: Gli occhi della guerra

 

La polizia tedesca ordina: non dite la verità sul terrorismo islamico

Il Corriere del Ticino, principale testata del gruppo che dirigo, ha pubblicato questa mattina un documento riservato del Bundeskriminalamt (BKA) la Polizia criminale tedesca. Si intitola «Come agire in presenza di attacchi terroristici” e contiene le linee guida sulle informazioni da trasmettere alla stampa in queste circostanze. L’intenzione è lodevole: evitare il diffondere di allarmismi, ma le conseguenze pratiche sono sorprendenti. E inquietanti.
 
La premessa dà già il tono:
“Nell’anno elettorale 2017 non ci sarà alcun attentato, almeno se si sarà in grado di evitarlo. Ciò significa che, non importa quanto siano sicuri dei fatti i funzionari in campo, davanti alla stampa e all’opinione pubblica, per cominciare, si deve negare sempre tutto. Lo staff di consulenza del Governo ha bisogno di tempo per illustrare l’accaduto e per mettere insieme un racconto credibile agli occhi dell’opinione pubblica».
Capito? E ancora:
«Le lettere di rivendicazione devono essere citate solo se necessario, ma senza fornire particolari. In caso di dubbio, escludere l’attacco terroristico. Divulgare la teoria dell’autore singolo, come pure quella della persona psichicamente disturbata. In aggiunta: evitare sempre, per cominciare, di parlare di IS (Stato islamico, n.d.r.) o di Islam».
L’autore dello scoop, Stefan Müller, cita un esempio concreto: l’attentato di Dortmund dell’11 aprile contro il bus dell’omonima squadra di calcio. La polizia, dopo una decina di giorni, annunciò che era stato compiuto da Sergej W. (28.enne russo-tedesco nel frattempo arrestato a Tubinga), che aveva ordito l’attentato per speculare in Borsa. Versione, che all’epoca aveva suscitato non poche perplessità. Dal documento scoperto dal Corriere del Ticino si scopre che era giunta una rivendicazione dell’Isis, mai però comunicata ai media. Inevitabile chiedersi adesso: Chi è stato davvero? Sergei o un fanatico del Califfo?
 
 
Due pagine del documento della BKABKA docu
Molto interessante anche la parte del documento in cui, rilevando un netto aumento dei fenomeni terroristici in Europa, si osserva che il quadro è andato peggiorando con «l’apertura delle frontiere da parte di Merkel». Ovvero la Polizia criminale tedesca avvalora l’equazione che le sinistre tendono a liquidare come un pregiudizio o un teorema populista: più immigrati fuori controllo, più terrorismo. La BKA parla di un traffico di passaporti rubati usati dagli attivisti dell’Isis in Europa.
«Dieci milioni di visitatori stranieri all’anno entrano in Germania con passaporti falsi o rubati. In tal senso è possibile correlare la quantità di passaporti rubati con Al Qaeda (IS) e le attività terroristiche islamiste».
 
Sono menzognere anche le cifre sull’immigrazione clandestina, almeno quelle comunicate in Germania. Leggete questo passaggio del rapporto:
«La percentuale degli ingressi illegali è cresciuta del 70%. I colleghi italiani prevedono l’arrivo di circa 350 mila, fino a 400 mila migranti dall’Africa nell’anno 2017. Verso l’esterno, alla stampa e ad altri media, indichiamo una cifra di 250 mila unità».
E lo stesso vale per i crimini ordinari commessi dagli immigrati. Nel 2015 erano 309 mila, nel 2016 sono saliti a 465 mila. Queste cifre, peraltro, non contengono reati contro l’asilo e la socialità.
Ma “ai media – si legge nel rapporto – si parla rispettivamente di 209 mila reati e di 295 mila». Ben 170 mila in meno.
Decisamente esplosivo questo passaggio del rapporto:
«Mai parlare di migranti economici. La sollecitazione giunge direttamente dal ministro della Cancelleria e dal portavoce del Governo. Queste indicazioni sono tassative, per chi non le rispetta sono previste sanzioni severe, procedure disciplinari e il licenziamento dalla polizia».
Sia chiaro: le autorità, da sempre, si riservano una certa discrezionalità nel diffondere le notizie più sensibili o per proteggere agenti infiltrati. Non dicono mai tutta la verità, com’è ovvio. Ma il quadro che emerge da questo rapporto va oltre i normali confini dell’intelligence.
 
Quando si modificano sistematicamente le statistiche, quando si tenta di dissimulare gli attentati fino a dare istruzioni per fabbricare versioni credibili agli occhi dell’opinione pubblica, quando un governo vieta di parlare di “migranti economici” si è in presenza di un metodo per la creazione di Post Verità governative o, se preferite, di una manipolazione sistematica delle informazioni.
E tutto questo al fine di non turbare il processo elettorale, dunque di non intralciare la campagna elettorale della cancelliera Merkel.
Cose che capitano nella democratica Germania.
di Marcello Foa – 20/06/2017 Fonte: Marcello Foa

Caracas: Bombe sul potere giudiziario.Silenzio ermetico dell’UE-USA-Canadà. Omertà?

Maduro dittatore
Il lancio di bombe, il mitragliamento del Tribunale Supremo e del ministero degli Interni “..in qualsiasi parte del mondo è un atto di terrorismo,però.. Tuttavia il Venezuela sta aspettando qual’è la reazione di molti paesi che ancora non si sono pronunciati” ha detto il minitro degli Esteri venezuelano Samuel Moncada. Ha commentato che soprattutto l’Unione Europea fa orecchi da mercante per proteggere i responsabili di questi fatti. “Dall’Europa nessuna
reazione. Dalla Spagna non abbiamo ricevuto nemmeno una telefonata per dirci che sono “preoccupati”….l’Unione europea che tutti i giorni rilascia dichiarazioni contro il Venezuela, sembra che non ha ancora saputo dell’attacco e non lo condannano” ha detto il ministro Moncada. “naturalmente sanno però rimangono muti.
“Canadá, paese solitamente tra i più preoccupati per i diritti umani, non ha emanato nessun commento per deplorare la condotta di un individuo che sganciò bombe su vittime innocenti…” ha scandito con forza il responsabile della diplomazia venezuelana. “Aspettiamo qualche reazione da parte del Messico e Argentina che…un giorno difendono i diritti umani e un altro fingono demenza”.
 
Per ultimo ha criticato le agenzie di informazione che tentano di presentare come “combattente della libertà” il responsabile di un atto terrorista.
ARTICOLO DI MARZO PER COMPRENDERE IL CONTESTO
C’è stato un colpo di stato in Venezuela!  Maduro ha preso tutto il potere!”    Solo pochi giorni prima del 15° anniversario del colpo di stato – di breve durata – contro il presidente democraticamente eletto Chavez (11-13 aprile 2002), quelli  che fecero quel colpo di stato (l’oligarchia venezuelana, i  capi di  Washington, i loro leccapiedi di Buenos Aires, Brasilia, Santiago del Cile e Lima e tutto quel pacco di lupi mediatici plaudenti da Madrid agli USA) hanno cominciato a gridare come iene contro un presunto “auto golpe” fatto dal presidente Maduro.
 
Quali sono i fatti?  La causa immediata che ha scatenato questa ipocrita protesta  è la sentenza della Corte Suprema di Giustizia (TSJ) che il 29 marzo ha detto che constatato il comportamento oltraggioso  dell’Assemblea Nazionale  verso la Corte Suprema di Giustizia , la  TSJ  d’ora in poi, assumerà in proprio i suoi poteri e li eserciterà direttamente o li farà esercitare da un altro potere da determinare . Immediatamente, il presidente dell’Assemblea Nazionale, Julio Borges, ha definito questa decisione un “colpo di Stato” e il segretario generale  dell’Organizzazione degli Stati Americani, Luis Almagro, l’ ha descritta come un “auto-colpo-di-stato” e ha chiesto la convocazione urgente del Consiglio Permanente dell’OSA per mettere in moto la procedura della Carta democratica contro il Venezuela. Il governo peruviano ha deciso di ritirare il suo ambasciatore dal Venezuela.
 
Quali sono le radici di questa sentenza?
 
Da quando l’opposizione di destra ha vinto le elezioni dell’Assemblea Nazionale nel mese di dicembre 2015, si è innescato un aspro conflitto tra i diversi poteri dello Stato. Già alla fine di dicembre 2015, la  TSJ  aveva stabilito che c’erano state irregolarità nelle elezioni dei deputati nello stato di Amazonas e aveva dichiarato nulle le elezioni e ordinato di ripeterle. Sono state presentate le prove che politici dell’ opposizione erano stati coinvolti nella compravendita di voti con effetti determinanti per l’elezione di quattro deputati, due dell’opposizione, uno del PSUV e un altro eletto nella lista indigena (anche lui sostenitore dell’opposizione).  Il fatto è che questi tre deputati dell’opposizione sono fondamentali perché con la loro presenza l’opposizione ha una maggioranza dei due terzi e quindi gode di poteri molto ampi. L’Assemblea Nazionale si è rifiutata di obbedire all’ordine della TSJ e, nel mese di gennaio 2016, ha fatto giurare i tre deputati della Amazonas. Anche in questo caso la TSJ ha dichiarato l’atto nullo e in violazione della sua precedente sentenza. L’Assemblea Nazionale è tornata indietro ma poi a luglio, ha fatto giurare di nuovo i tre deputati. Nel mese di agosto 2016, la  TSJ ha dichiarato che la Presidenza del Consiglio dell’Assemblea Nazionale  ed i deputati dell’opposizione erano in oltraggio alla corte per aver violato due delle sue sentenze.
Continuando nella escalation del conflitto istituzionale, nel mese di ottobre 2016, l’Assemblea Nazionale ha votato una procedura per un aprire un “processo politico” al presidente Maduro ed anche un procedimento per dichiarare che Maduro aveva “abbandonato il suo incarico”. Tra le motivazioni addotte per queste procedure c’era l’affermazione che Maduro non è cittadino venezuelano e quindi non è in condizioni di essere presidente (!!). Infine nel mese di gennaio 2017, l’Assemblea Nazionale ha dichiarato che il presidente Maduro aveva davvero “abbandonato il suo incarico”.
Come si può essere accusati di “abbandonare il proprio incarico” e – allo stesso tempo – “avere il potere di mettere in atto un colpo di stato”,  nessuno lo sa. L’Assemblea Nazionale, inoltre, ha invitato l’Organizzazione degli Stati Americani  ad invocare la sua Carta democratica contro il Venezuela, invitando così le potenze straniere a  violare la sovranità venezuelana, cosa questa che rivela chiaramente il carattere dell’oligarchia venezuelana. Ma il tentativo di utilizzare la Carta Democratica è stato bocciato dalla OEA, malgrado le minacce dirette di Washington verso un certo numero di paesi membri.
 
Alla fine, il governo ha chiesto alla TSJ se fosse necessario chiedere alla Assemblea Nazionale di ratificare la sua decisione sulla creazione di joint venture nel settore petrolifero e la  TSJ  ha risposto con una sentenza del 29 marzo, in cui afferma che, dal momento che l’Assemblea Nazionale è in stato di oltraggio alla corte e non ha preso alcuna azione per porvi rimedio, il governo non ha il dovere di inviare le proprie decisioni alla Assemblea Nazionale e che la TSJ  ha assunto i poteri decisionali della Assemblea Nazionale e che li eserciterà direttamente o attraverso qualsiasi altro organo di potere che potrà decidere. Questa sentenza era stata preceduta di un giorno da un’altra sentenza in base alla quale  la corte – la TSJ –  aveva stabilito che dal momento che l’Assemblea Nazionale era in oltraggio alla corte, i suoi membri non hanno nessun diritto a godere della immunità parlamentare.
Se l’opposizione dell’Assemblea Nazionale avesse voluto utilizzare veramente i propri poteri, sarebbe bastato che rispettasse la sentenza della  TSJ sui tre deputati della Amazonas e che cominciasse a  legiferare, ma  l’opposizione non è interessata solo a legiferare, ma piuttosto vuole creare un incidente quanto più grande sia possibile, per giustificare la cacciata di Maduro dalla presidenza.
Dobbiamo opporci a quella campagna ipocrita di chi fece un vero un colpo di stato in Venezuela nel 2002, che ora vuole cacciare Maduro dal potere e chiedere l’intervento straniero contro il Venezuela. Se questi dovessero raggiungere i loro obiettivi, sono chiare le conseguenze cui si andrebbe incontro: tutte le conquiste della rivoluzione bolivariana sarebbero distrutte, le missioni sociali abolite, le aziende e i terreni nazionalizzati, sarebbero tutti restituiti ai loro ex proprietari, il diritto al lavoro sarebbe abolito consentendo licenziamenti di massa nello stato e nelle imprese private, le pensioni di vecchiaia massicciamente tagliate, l’assistenza sanitaria e l’istruzione tagliate e comincerebbe un vero e proprio assalto ai diritti democratici fondamentali. Se qualcuno dubita di questo, basta che dia uno sguardo alle prime misure adottate dai governi di destra che sono ritornati al potere in Argentina e in Brasile. In Venezuela, sarebbe dieci volte peggio.
 
Comunque, questa non è solo una questione di chi abbia ragione o chi abbia torto sotto il profilo giuridico o dal punto di vista procedurale. Come tutte le questioni fondamentali della società, questa storia si risolverà  sulla base di chi ha in mano il vero potere reale, in termini di forze armate e/o mobilitazione di massa della gente per le strade, in modo da poter far saltare il potere statale. Al momento non sembra che l’opposizione reazionaria abbia questa forza. Ha fatto continui appelli perché  l’esercito si muova  “a difesa della Costituzione” (leggi: per rimuovere Maduro), ma  finora sono caduti tutti nel vuoto. I recenti tentativi di portare la gente nelle strade  a settembre e ottobre 2016 hanno annaspato per mancanza di una strategia chiara e decisa. Alcuni dei leader dell’opposizione hanno provato a indire una marcia sul palazzo presidenziale di Miraflores, ma quando è arrivato il giorno, hanno fatto marcia indietro, provocando rabbia e demoralizzazione sui loro seguaci.
Le Concessioni ai capitalisti minano la rivoluzione
 
Gli annunci di Maduro sulle concessioni al raggio di azione dei capitalisti, andando oltre alle questioni giuridiche e istituzionali, ci fa chiedere che cosa stia facendo il governo di Maduro con il suo potere?  Quale sia la sua strategia.
Pochi giorni fa, Nicolás Maduro ha fatto una serie di dichiarazioni alla fiera  Expo Venezuela Potencia 2017 , che non lasciano dubbi sul fatto che la sua strategia vada nella direzione di fare concessioni sempre crescenti ai capitalisti, nazionali ed internazionali.  Ha respinto quella che ha definito era una “sporca campagna che dice che guardiamo al modello comunista e che respingiamo le imprese private”. Al contrario, ha detto, “il 90% dell’economia è in mano delle aziende private” (In realtà quello che intendeva dire è che il 90% di tutte le società sono in mano a privati, ma queste rappresentano tutte insieme una piccola percentuale dell’economia.)  Poi ha annunciato altre concessioni ai capitalisti, nazionali ed esteri, concedendo prestiti dalle banche statali, sia in Bolivar che in dollari, e liberalizzando maggiormente  i controlli sul cambio per consentire alle aziende private un più facile accesso ai dollari (che provengono dai profitti dell’industria petrolifera).
 
Queste dichiarazioni e queste azioni hanno provocato rabbia e disagio soffusi tra le fila del movimento bolivariano e costituiscono una continuazione e un rafforzamento della politica che il governo Maduro ha seguito da quando è stato eletto: rispondendo agli attacchi dell’opposizione in campo politico e istituzionale, e concedendo sempre più spazi ai capitalisti in campo economico.
Questa è una politica che porta direttamente al disastro. L’economia venezuelana è in una crisi profonda, con iperinflazione, gravi carenze di prodotti alimentari essenziali e di farmaci ed una paralisi della produzione. Questa crisi è il risultato, in ultima istanza, della ribellione delle forze produttive – che continuano a muoversi con le regole del mercato capitalistico – contro tutti i tentativi del governo di regolamentarle con il controllo dei prezzi e controllando il cambio. Il tutto aggravato e moltiplicato dal crollo del prezzo del petrolio sul mercato mondiale. Di fronte alle forti limitazioni delle riserve di valuta forte e dei proventi del petrolio, il governo ha dato priorità al pagamento del debito estero rispetto alle importazioni, che sono state gravemente tagliate, aggravando maggiormente la scarsità di beni nel paese. Allo stesso tempo, per pagare per il bilancio dello Stato, che opera con un deficit pari al 15-20% del PIL si è fatto ricorso a una politica che stampa nuova moneta, cosa che a sua volta ha portato alla iperinflazione.
 
Quello che è fallito in Venezuela non è il socialismo, che non è mai esistito, ma piuttosto, il tentativo di regolare l’economia capitalista con un intervento dello Stato che vorrebbe farla funzionare con benefici per la maggioranza della popolazione.
Ci sono solo due modi per uscire da questa crisi economica: uno è quello di cancellare tutte le norme e consentire al mercato capitalista di funzionare “normalmente”, il che significherebbe che i lavoratori saranno costretti a pagare tutto il prezzo della crisi e questa è la direzione verso cui si sta progressivamente avviando  il governo di Maduro.  L’altro modo sarebbe espropriare i capitalisti e gestire l’intera economia sulla base di un piano democratico di produzione che possa soddisfare i bisogni della popolazione, e allo stesso tempo fare un appello internazionalista a  operai e contadini della regione per venire in aiuto alla rivoluzione e per sconfiggere i tentativi delle classi dirigenti che vorrebbero distruggerla. Questo significherebbe far pagare la crisi ai capitalisti.
 
La continuazione di questa politica del governo non farà altro che aggravare la crisi per la gente che lavora, erodendo ancor di più il supporto delle masse bolivariane. Il governo stima che quest’anno i prezzi del petrolio saliranno fino a 70 a 80 dollari al barile, cosa che produrrebbe quel margine necessario per gli investimenti nei programmi sociali, permettendo anche un recupero di appoggio popolare. Dopo di che potrebbe indire le elezioni in condizioni migliori. Ma questo è un sogno irrealizzabile. I prezzi del petrolio sono saliti leggermente dopo che l’OPEC e la Russia hanno tagliato la produzione, ma quando i prezzi del petrolio sono aumentati, il fracking è diventato di nuovo redditizio negli Stati Uniti, facendo così aumentare la produzione globale del greggio e abbassare nuovamente i prezzi.
Come combattere l’offensiva dell’imperialismo e dell’oligarchia
Se vogliamo essere sinceri, questa politica del governo rappresenta un tradimento dell’eredità del presidente Chavez. Nei suoi ultimi discorsi prima della sua morte, il Golpe de Timón  e il Plan de la Patria Socialista, Chavez sottolineò  due idee chiave: a) siamo ancora in un’economia capitalistica e dobbiamo andare verso il socialismo  b) dobbiamo distruggere lo stato borghese e sostituirlo con uno “stato comune” ( basato sulle Comuni socialiste). Pur con tutti i limiti possibili, queste erano le idee giuste.
 
L’attuale leadership del movimento bolivariano e il governo Maduro si sono spostati nella direzione opposta: in campo economico stanno facendo sempre più concessioni ai capitalisti, mentre nel campo politico hanno soffocato tutte le vie di partecipazione popolare al controllo dei lavoratori, sulle gerarchie e sul  potere.
 
Indipendentemente dalle loro reali intenzioni, dobbiamo dirlo chiaramente: questi politici porteranno direttamente alla sconfitta della rivoluzione bolivariana e alla presa del potere da parte dell’opposizione borghese. Questo sarebbe un disastro e per evitarlo dobbiamo riprendere la lotta per il socialismo, contro lo Stato borghese.
 
Di fronte all’assalto dell’imperialismo e dei capitalisti venezuelani, quale può essere il modo più efficace per combatterli?
 
Prima di tutto, il Venezuela dovrebbe rompere le relazioni diplomatiche con Washington che è il paese guida e che coordinare questa campagna. In secondo luogo si dovrebbe espropriare tutte le proprietà delle aziende multinazionali di qualsiasi paese sia coinvolto in questa grave forma di interferenza nella sovranità nazionale venezuelana. In terzo luogo, si dovrebbe espropriare le proprietà dell’oligarchia venezuelana, che ha costantemente complottato contro la volontà del popolo negli ultimi 15 anni. In quarto luogo, si dovranno formare  dei comitati anti-imperialisti e anti-capitalisti di  operai, soldati e contadini in ogni azienda, fabbrica, caserma e nelle campagne. Questi comitati dovranno essere armati e fare in modo che i lavoratori  vigilino contro il sabotaggio dell’oligarchia. Infine, la rivoluzione bolivariana dovrebbe fare appello ai lavoratori e ai contadini dell’America Latina e alla classe operaia del mondo perché venga in suo aiuto e blocchi  i tentativi dei governi reazionari che vogliono intervenire contro la rivoluzione.
 
Questa è l’unica politica che può garantire la difesa della rivoluzione.
 
 
Il testo di questo articolo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali, citando la fonte comedonchisciotte.org e l’autore della traduzione Bosque Primario
 
Questo articolo è stato pubblicato originalmente su  In Defence of Marxism

VENEZUELA: L’AUTORE DELL’ATTACCO GOLPISTA ALLE SEDI GOVERNATIVE È LEGATO ALLA CIA

ddd-5-8c’eran dei dubbi? AH sì certo, lottano contro un dittatore per la libertà del popolo, si si 

Attraverso un comunicato letto in diretta congiunta radiotelevisiva dal ministro per la Comunicazione e l’Informazione, Ernesto Villegas, viene segnalato che Pérez, è anche vincolato all’ex ministro venezuelano Rodriguez Torres il quale ha ammesso di aver avuto contatti con la CIA
Óscar Alberto Pérez, autore materiale dell’attacco golpista di matrice terroristica contro le sedi del Ministero del Potere Popolare per gli Interni, Giustizia e Pace, ed il Tribunale Supremo di Giustizia della Repubblica Bolivariana del Venezuela, sarebbe legato alla Central Intelligence Agency degli Stati Uniti (CIA), secondo quanto riporta l’agenzia AVN.
 
Attraverso un comunicato letto in diretta congiunta radiotelevisiva dal ministro per la Comunicazione e l’Informazione, Ernesto Villegas, viene segnalato che Pérez, è anche vincolato all’ex ministro venezuelano Rodriguez Torres il quale ha ammesso di aver avuto contatti con la CIA.
«Entrambi gli attacchi sono stati portati da un elicottero Airbus Volcom, modello 105, sigla CICP02, rubato dalla base aerea Generalísimo Francisco de Miranda, a Caracas, da un soggetto che risponde al nome di Óscar Alberto Pérez, che per commettere gli attentati si è avvalso della sua posizione di ispettore della divisione trasporto aereo del Cicpc (Corpo di Investigazioni Scientifiche Penali e Criminali)», si legge nel comunicato.
Di fronte a siffatta situazione il Governo venezuelano ha esortato i partiti politici e i settori dell’opposizione venezuelana – che negli ultimi mesi ha generato e promosso violenze che hanno provocato 74 morti – a condannare queste azioni golpiste, promosse dall’asse imperiale.
Notizia del: 28/06/2017

LA SVEZIA VIETA LE VACCINAZIONI OBBLIGATORIE…

svezia-dice-no-alle-vaccinazioni-obbligatoriesiccome in Svezia sono incivili ed amano mettere in pericolo i bambini….si vede chi è schiavo di Big Pharma e chi no. Il Parlamento svedese ha scelto la salute dei propri cittadini alle mazzette di Big Pharma. In Italia non vedremo mai questa opzione.


Il 10 maggio il Parlamento svedese ha respinto 7 proposte che avrebbero promosso le vaccinazioni obbligatorie. Il governo svedese ha deciso infatti che le politiche di vaccinazione forzata sono contrarie ai diritti costituzionali dei loro cittadini.

La Svezia, invece di aderire alla pressione delle aziende farmaceutiche o delle tattiche spaventose dei media mainstream, ha adottato la decisione di rifiutare l’applicazione della vaccinazione obbligatoria ai suoi cittadini. Infatti, un tale mandato, hanno affermato, violerebbe la Costituzione del paese.
Anche altri fattori hanno influenzato questa decisione. Da un lato c’è stata la pressione dei cittadini che hanno manifestato chiaramente il loro dissenso oltraggio al concetto di vaccinazioni forzate. Il testo di uno dei moti relativi alla decisione ha rilevato che i parlamentari avevano osservato “una grande resistenza a tutte le forme di coercizione per quanto riguarda la vaccinazione“.
I politici hanno anche citato alcuni dati dal sistema sanitario svedese (NHF) che hanno rivelato frequenti e “gravi reazioni avverse” al vaccino MMR (morbillo, orecchioni e rosolia) ed hanno osservato che tali reazioni sono specificate anche nel foglietto informativo del vaccino.
I politici hanno affermato che siccome i bambini dovrebbero ricevere due dosi di questa vaccinazione, questi considerevoli rischi sarebbero raddoppiati. Inoltre hanno sottolineato che tali rischi non erano limitati al vaccino MMR, ma che altri vaccini causavano “reazioni avverse simili”.
Ecco il testo originale in svedese di ciò che è avvenuto (1): Riksdagen röstade Nej till alla vaccinmotioner
“La NHF svedese ha inviato una lettera al Comitato e ha spiegato che violerebbe la nostra Costituzione se introducesse la vaccinazione obbligatoria o la vaccinazione obbligatoria come è stata presentata nel moto di Arkelstens. Molti altri hanno anche presentato una corrispondenza e molti hanno richiamato il Parlamento e il mondopolitico. I politici parlamentari hanno sicuramente notato che c’è una massiccia resistenza a tutte le forme di coercizione per quanto riguarda la vaccinazione”
 
Vaccinazione obbligatoria
 
“La NHF svedese mostra anche le frequenti reazioni avverse in base al tasso a cui FASS specifica nel foglietto illustrativo del vaccino MMR, quando si vaccina un gruppo intero di 1 anno. Inoltre, bisogna tener conto che ogni gruppo di età riceverà due volte il vaccino MMR, per cui gli effetti collaterali sono raddoppiati. Non dobbiamo dimenticare che, inoltre, si applicano simili liste di reazioni avverse per altri vaccini.
Nella lettera abbiamo anche incluso una vasta lista degli additivi trovati nei vaccini – sostanze che non sono sostanze per la salute e non appartengono a bambini o bambini. Abbiamo finito l’opinione dei politici con una scoraggiante lista di studi che dimostrano che la vaccinazione è una cattiva idea”
Mag 26, 2017 di Maurizio Blondet

Grecia sulla lama del coltello: verso la totale catastrofe economica

proteste-greciada quando c’è il paladino del popolo, l’antifascista anti sistema Tsipras della vita dei greci non importa più a nessuno della stampa buonista e tanto solidale. GRAZIE UE ED A TUTTI I SUOI SERVI

Proteste in Grecia
Sono passati esattamente cinque anni da quando la Grecia ha aderito al meccanismo europeo di sostegno in stretta collaborazione con il Fondo Monetario Internazionale (FMI). In quel periodo di tempo gli altri fondamentali e critici dati economici del Paese erano i seguenti: il PIL ammontava a 222,151 mld alla fine del 2010. Il debito pubblico era al 148,3% in rapporto al PIL. La disoccupazione si trovava al 12,5%. La percentuale di Greci che vivevano sotto la soglia della povertà (reddito inferiore al 60% del reddito nazionale intermedio disponibile) raggiungeva il 27,6%.
La politica di pura austerità applicata al Paese su ordine dei creditori internazionali durante tutti questi anni ha aggravato ulteriormente la realtà economica e sociale. Così, il PIL oggi è ridotto a 186,54 mld. Il debito pubblico è schizzato al 176% in rapporto al PIL.
La disoccupazione ha raggiunto straordinariamente il 26%, colpendo principalmente i giovani, molti dei quali costituiscono brillanti risorse scientifiche, con la conseguenza di spingerli ad emigrare all’estero. Questa grave mancanza di talenti potrebbe aiutare il Paese in questo contesto critico. La percentuale di Greci che vivono sotto la soglia di povertà è 34,6% o 3.795.100 persone.
In base all’esposizione dei suddetti elementi si rende conto chiunque che il programma di consolidamento fiscale in un paese che si trovava già in recessione prima del 2010 ha fallito completamente e non sarebbe assolutamente razionale, economicamente e socialmente, continuarne l’applicazione. Tale politica fiscale di contrazione e le misure di austerità danno forma alla spirale particolarmente letale di debito-recessione-austerità, escludendo ogni prospettiva di sviluppo.
 
In tal modo, l’insistenza che si osserva nella ferma continuazione dell’applicazione del programma di estrema austerità da parte dei prestatori avrà veramente risultati tragici per il Paese.
Condurrà alla totale catastrofe economica, la quale non potrà essere sanata per decenni, e certamente ad una crisi umanitaria di incredibili dimensioni per gli standard dell’Europa post-bellica. I cittadini senzatetto e immiseriti che già si vedono per le strade di Atene si moltiplicheranno rapidamente. I suicidi dovuti della disperazione e dello sconforto che causa l’impossibilità di sopravvivenza continueranno il loro percorso di aumento frenetico. Gli svenimenti dei bambini nelle scuole dovuti alla mancanza di nutrimento sufficiente diventeranno parte inseparabile della quotidianità.
 
La domanda, dunque, che si pone con decisione in questo periodo di tempo è che cosa deve succedere affinché la Grecia possa uscire dal tunnel scurissimo della profonda crisi economica e tornare sul viale luminoso dello sviluppo e del progresso.
 
In primis, il debito che porta sulle sue spalle l’economia ellenica è enorme e difficile da sopportare e non traspare alcuna possibilità di una sua estinzione. Quindi deve essere cancellata la parte più grande del valore nominale del debito affinché il peso del debito del Paese venga limitato sotto al 100% e diventi sostenibile con una simultanea tecnica che non rechi danno agli altri popoli d’Europa. L’estinzione del restante debito dovrà essere collegata a «clausole di sviluppo», cosicché si serva dello sviluppo e non dell’eventuale surplus di bilancio.
Secondo, è richiesta la riorganizzazione produttiva del Paese con le seguenti leve principali:
a) il bilanciamento delle transazioni correnti tramite il cambio della mescolanza dei prodotti realizzati nel Paese, rafforzando di conseguenza i margini dell’orientamento all’esportazione di molti settori dell’economia ellenica.
 
b) l’industrializzazione con la messa in atto di una compiuta politica industriale di ampio respiro e lo sviluppo della ricerca locale e della produzione di un’ampia gamma di prodotti di alto valore aggiunto. Il settore della trasformazione è particolarmente decisivo in quanto è impossibile per un paese pensare di poter avanzare nella catena del valore nella divisione del lavoro mondiale senza creare la necessaria base manifatturiera che comprende innanzitutto la realizzazione di prodotti industriali finali.
 
c) il conferimento di particolare importanza al turismo, per cui la Grecia ha a disposizione un forte vantaggio comparato, ma anche alla marina mercantile -la Grecia ha la più grande flotta mercantile al mondo- e ovviamente all’agricoltura per la copertura di beni sociali fondamentali e
 
d) lo sfruttamento efficiente delle materie prime -come la bauxite da cui si produce l’alluminio- e di probabili grandi giacimenti di petrolio, tanto nel Mar Egeo quanto nel Mar Ionio.
Terzo, è necessaria l’edificazione di uno Stato moderno, efficiente e razionale che lavori con onestà e senza interporre innumerevoli ostacoli burocratici allo sviluppo dell’attività imprenditoriale e che combatta efficacemente l’Idra di Lerna della corruzione e dell’evasione fiscale, cosicché vengano rimosse le molteplici conseguenze negative a livello economico, sociale e politico che causa e che venga resa giustizia fiscale. Le conseguenze economiche hanno a che fare da un lato con i danni delle finanze dello Stato e dall’altro con gli effetti sfavorevoli nel settore pubblico dell’economia. Quando si consolida la percezione che solo con il guadagno illecito delle persone che ricoprono posti d’importanza nodale nell’amministrazione pubblica è possibile raggiungere il risultato perseguito, si scoraggiano gli investimenti, si altera la sana concorrenza e si condannano al declino le imprese che si rifiutano di partecipare a questo tipo di transazioni illegali e immorali. Le conseguenze sociali e politiche della corruzione sono, inoltre, eccezionalmente serie. La corruzione crea nei cittadini malcontento, delusione e un intenso sentimento di crollo dei valori. Si consolida la convinzione che niente funzioni correttamente e che il cittadino rispettoso della legge subisca un torto.
 
Le istituzioni vengono sabotate e barcollano e infine si scredita lo stesso regime democratico agli occhi dei cittadini. Inoltre, l’istituzione immediata di un sistema fiscale equo che non incoraggi e non «giustifichi» l’evasione fiscale contribuirà decisamente allo sviluppo della coscienza fiscale dei contribuenti e quindi all’aumento significativo delle entrate statali.
Queste posizioni dovranno senza tardare oltre entrare in via di realizzazione cosicché la Grecia possa uscire dal coma della recessione ed essere guidata alla luce dell’ambìto sviluppo, lontano dalle applicate politiche di austerità selvagge e senza sbocco, che costituiscono la punta di diamante del capitalismo finanziario nel suo tentativo di estinzione del debito e di mantenimento del suo dominio in un’epoca di intensa e generalizzata crisi capitalistica.
I cittadini europei da parte loro dovranno mostrarsi solidali verso il dramma del popolo greco che è stato trasformato in tutti questi anni in un animale da laboratorio, visto che la parte decisamente maggiore del denaro che riceve in prestito il settore pubblico greco non finisce ai contribuenti greci, ma alle banche o per il pagamento di obblighi di prossima scadenza oppure per la ricapitalizzazione delle banche greche, il costo della quale pesa per grossa parte sui contribuenti.
Concludendo, la Grecia non sopporta di continuare con l’austerità, poiché è giunta ai suoi limiti più remoti, in quanto è crollato il tenore di vita ma anche la dignità del popolo greco e questo lo dovranno capire i creditori. Il nuovo terzo accordo con le misure di austerità estrema rafforzerà la recessione e avrà risultati disastrosi. Così, l’ora dello scontro e della rottura, non tarderà.
Isidoros Karderinis è nato ad Atene nel 1967. È romanziere, poeta ed economista con studi post-laurea in economia turistica. I suoi articoli sono stati ripubblicati in giornali, reviste e siti in tutto il mondo. Le sue poesie sono state tradotte in francese. Ha pubblicato sette libri di poesia e due romanzi. Cinque di questi sono stati pubblicati negli USA e in Gran Bretagna.
di Isidoros Karderinis  Giu 08, 2017 Fonte: Imola Oggi

Zajárova sfida giornalista della CNN: “Adesso faccia un ‘servizio onesto’ sul bambino di Aleppo”

AmamnpourAmampour della CNN ed il bambino siriano
La portavoce del ministero degli Esteri russo ha dichiarato che i giornalisti della catena televisiva statunitense “sono stati colto in flagrante” e ora “devono rispondere.”
La portavoce del ministero degli Esteri russo, María Zajárova, ha affermato che le dichiarazioni del padre di Omran Daqneesh, il ‘bambino di Aleppo’, che ha accusato la stampa occidentale di “sfruttare” il figlio a scopo di propaganda, quando nel mese di agosto 2016 vari media comunicazione pubblicarono immagini del bambino insanguinato. La diplomatica russa ha ricordato che la giornalista Christiane Amanpour della CNN ha mostrato queste foto al ministro degli esteri russo Serguéi Lavrov durante un’intervista e ha chiesto cosa avrebbe potuto dire alla famiglia del ragazzo.
“Dal momento che Christiane Amanpour ha iniziato quella storia … Adesso si può anche avere il coraggio e l’etica professionale per portarla al termine. Vai a Aleppo, in Siria, vai a trovare la famiglia del bambino e fai un servizio veramente onesto e non falsa, come sanno fare alla CNN “, ha spiegatoZajárova.
“Potresti fare domande difficili, fare un vera e proprio reportage su questo bambino su come i media statunitensi hanno manipolato la sua immagine e il suo destino. Non solo il destino della sua famiglia, ma il destino di tutta la Siria per anni”, ha sottolineato.
Maria Zajarova portavoce russa
 
La portavoce ha ammesso che “è comodo diffondere una storia falsa sulla CNN”, ma ha anche aggiunto che i suoi reporter “sono stati colti in flagrante” e ora “devono rispondere.” “Christiane Amanpour, ti aspettano ad Aleppo”, ha concluso.
“Tutto quello che voglio è essere lasciato in pace”
“I nostri giornalisti hanno denunciato uno dei ‘falsi’ più spaventosi sulla Siria”, ha dichiarato il direttore del gruppo RT, Margarita Simonián.
“La prossima volta porteremo con noi Christiane Amanpour e a tutti coloro che lo vogliono. Se avete il coraggio di parlare con Omran e la sua famiglia”, ha affermato.
Un team di Ruptly ha incontrato la famiglia Daqneesh che era tornato ad Aleppo dove cerca di riprendere la sua routine. Parlando a Ruptly, Mohammad Kheir Daqneesh, padre di Omran, ha rivelato che la prima cosa che hanno fatto i ‘Caschi Bianchi’ è stata mettere suo figlio in ambulanza per fotografarlo invece di fornire il primo soccorso.
“Mentre ero impegnato a salvare la mia famiglia”, quelle persone hanno “come sfuggiti dalle macerie per utilizzare queste immagini nella loro propaganda”, ha detto Mohammad. Daqneesh ha anche chiarito che il bambino è stato “fotografato senza il mio consenso.” “Hanno anche rasato i miei capelli, ho cambiato il mio nome e per un po’ ho smesso di uscire con lui per proteggerlo da molestie”, ha raccontato Mohammad.
“Tutto quello che voglio è essere lasciato in pace”, ha aggiunto. Tuttavia, ha deplorato il fatto che aveva da poco ricevuto minacce per non aver collaborato con l’opposizione siriana, che lo considerano “un traditore”. Egli ha anche criticato le azioni della Caschi Bianchi, che “lavorano principalmente con la stampa” perché è “uno strumento professionale che stanno utilizzando.”Vedi: Youtube.com/Watch
Giu 08, 2017  Fonte: RT Actualidad

Le manovre delle banche centrali che contano più del G7

yellenIl mondo, inteso come sistema finanziario-industriale, ha bisogno di instabilità affinché le Banche centrali continuino a salvarlo, spiega MAURO BOTTARELLI
Janet Yellen (Lapresse)
 
Da ieri, la Nato fa ufficialmente parte della coalizione anti-Isis guidata dagli Stati Uniti. Lo ha annunciato il segretario generale dell’Alleanza atlantica, Jens Stoltenberg, prima dell’apertura del Vertice che vedeva presente, tra gli altri, Donald Trump. Nel più palese caso di excusatio non petita, accusatio manifesta, sempre Stoltenberg ha immediatamente sottolineato che la Nato non parteciperà ad azioni di combattimento, ma diverrà il centro di collegamento dove convoglieranno le informazioni di intelligence per la lotta contro Daesh. Prendiamone atto, l’attentato di Manchester ha davvero accelerato molti processi, fino alla scorsa settimana rallentanti, se non bloccati, da veti incrociati e pareri discordanti.
Oggi, poi, a Taormina prenderà il via il G7 con al centro della discussione, nemmeno a dirlo, la lotta al terrorismo globale. E chi mancherà al tavolo dei grandi? Il soggetto che maggiormente, tra le potenze mondiali, sta combattendo sul campo quel fenomeno eversivo e destabilizzante: la Russia. Capite da soli e senza bisogno di dotte analisi geopolitiche che quel vertice nasce già con lo stigma del fallimento, perché pensare di combattere il terrorismo senza coinvolgere Mosca è folle. A meno che, tramite strani giochi di prestigio politici e abile propaganda, non si voglia far finire nel calderone dei soggetti pericolosi proprio la scomoda Russia di Vladimir Putin. E, per proprietà transitiva neo-con, il suo alleato in Siria, cioè quell’Iran che Donald Trump ha attaccato senza soluzione di continuità nella sua due giorni tra Arabia Saudita e Israele.
Già, perché forse questo G7 ha una sua agenda precisa, ma non è quella ufficiale, bensì quella nata proprio tra Ryad e Tel Aviv e sviluppatasi tra l’orrore di Manchester. Metto in fila, senza un ordine particolare, i focolai di guerra o destabilizzazione in atto a tutt’oggi: Siria, Iraq, Libia, Yemen, Mali, Filippine, Corea del Nord, Venezuela, Afghanistan, Brasile e sicuramente ne sto scordando qualcuno. Sedici anni di “guerra preventiva” ed “esportazione della democrazia” hanno portato a questo: siamo più sicuri o insicuri? E poi, cosa unisce tutta questa messe di guerre sparse, la famosa Terza Guerra Mondiale a pezzi di cui parla Papa Francesco?
Il denaro, inteso come sistema finanziario che necessita di destabilizzazioni per stare in piedi attraverso mosse emergenziali. Come mai, di colpo, le Filippine finiscono al centro dell’attività del braccio locale di Daesh, guarda caso mentre il presidente, Rodrigo Duterte, stringe alleanze e partnership con Vladimir Putin? Perché il Brasile, di colpo, vede i manifestanti assaltare e incendiare i palazzi ministeriali, tanto da portare il presidente a firmare un atto che conferisce alle forze armate poteri di ordine pubblico? Anche in Gran Bretagna, per la prima volta dall’allarme del 2007 per un temuto attentato in Scozia, si vede l’esercito per le strade, 4800 uomini: un vulnus non da poco per la patria della common law. E la Corea del Nord, fino a quattro giorni ombelico del male? Sparita. Probabilmente la produzione in serie dell’ultimo missile sparato nel Mar del Giappone non spaventa più tanto. C’è Manchester che garantisce mano libera e fogli bianchi su cui scrivere le nuove regole.
C’è talmente tanta calma, garantita paradossalmente dal caos, che la Fed l’altra sera ha potuto permettersi di inserire toni da falco nelle minute (le quali vengono sempre riviste e ritoccate prima della pubblicazione, fidatevi) dell’ultimo Fomc, facendo trasparire la possibilità di un rialzo dei tassi imminente, quindi certificando – implicitamente – ai mercati e ai cittadini la buona salute dell’economia americana. I mercati? Nemmeno un plissé, anzi l’Asia ha festeggiato. Festeggiamenti giustificati? Fate voi, alla luce di questi grafici: il primo ci mostra come il cosiddetto “National team”, ovvero un consorzio di china stocksbanche e istituzioni finanziarie che agiscono su mandato del governo cinese, sia massicciamente intervenuto sul mercato per sostenere i corsi azionari, in perfetta contemporanea con il crollo dell’acciaio: il downgrade di Moody’s ha dato il colpo di grazia a una dinamica che sta già schiantando tutte le commodities da settimane. Ma Draghi dice, salvo poi rimangiarsi la parola, che la ripresa ormai è globale.
Il secondo, invece, ci mostra come questa dinamica, ovvero la finanziarizzazione della delinquenciesmaterie prime attraverso i futures, stia colpendo l’economia reale, nella fattispecie l’agricoltura Usa e i prestiti contratti da proprietari terrieri per portare avanti la loro attività. Dal quarto trimestre del 2014 al primo di quest’anno, il tasso di delinquencies su quei prestiti è salito del 225%, stando a dati ufficiali del Board of Governors della Fed.
Terra, cibo, economia vera: devastati da Wall Street e dai suoi giochini, ora con l’aggravante di qualche triliardo di contratti derivati che hanno come collaterale proprio futures legati alle commodities che pagano lo scotto al rallentamento della crescita cinese.
g3 central bankIl terzo, invece, ci mostra come dal dicembre 2016 questa logica di intervento delle Banche centrali per evitare l’armageddon si sia concentrata anche sul mercato obbligazionario sovrano, ovvero quello dei governi: questo, al netto di Bce e Bank of Japan che stanno comprando anche l’aria.
Vi serve altro per capire che il mondo, inteso come sistema finanziario-industriale, ha bisogno di instabilità affinché soggetti ormai onnipotenti come le Banche centrali continuino a salvarlo con soldi vostri? Stiamo tutti quanti camminando sul filo dell’equilibrista circense, ma la rete di salvataggio sotto di noi diventa ogni giorno più piccola e piena di buchi. La scorsa settimana vi ho ricordato come in un articolo dello scorso gennaio già avessi profilato l’ipotesi che l’elezione di Donald Trump fosse stata il perfetto capro espiatorio per giustificare un crash del mercato, evitando così che l’opinione pubblica additasse i veri responsabili di quello che era un epilogo già scritto, dopo anni di denaro a pioggia creato dal nulla e debito insostenibile. E dove siamo, oggi? Con i tassi che, formalmente, stanno salendo negli Usa, la meteoritica ascesa del mercato è andata in stallo.
 
Negli ultimi mesi, i corsi azionari hanno introitato un misero punto percentuale di rialzo o ribasso alla settimana. Poi, stranamente, la scorsa settimana è successo qualcosa: i mercati, senza apparente motivo sono crollati di quasi 400 punti in un solo giorno. Andate a riprendervi i titoli dei principali media, italiani ed esteri e troverete la narrativa ufficiale rispetto a quel tonfo: l’instabilità generata da Trump e dai suoi guai legati al Russiagate, con il rischio addirittura di un impeachment. Insomma, è colpa del presidente Usa. Sembra il signor Malaussene dei romanzi di Daniel Pennac, professione capro espiatorio: Banche centrali e grande finanza, sentitamente ringraziano.
E attenzione, perché se avete voglia di fare una rassegna stampa più accurata ed estesa nel tempo, questa narrativa i grandi media hanno cominciato a montarla ancora prima dell’elezione di Trump, quando si era in campagna elettorale: ma se tutti i sondaggi davano Hillary Clinton come vincitrice in carrozza, quale bisogno c’era di creare quella cortina di terrorismo finanziario? Basti vedere Bloomberg, agenzia il cui mantra fu quello di dipingere Donald Trump come un uomo fortunato, perché riceveva in eredità da Barack Obama un’economia florida e in ripresa. Balle, quale economia abbia lasciato l’ex inquilino di Pennsylvania Avenue è ormai sotto gli occhi di tutti: mercato in bolla assoluta, peggio del dot.com e livello di debito ormai insostenibile, sovrano e privato. Ovviamente, con la colpevole collaborazione fattiva di chi detiene la stampatrice, ovvero la Fed. Addirittura, il settimanale Fortune scrisse che l’iniziale rally di mercato che aveva salutato l’elezione di Donald Trump altro non era se non una creazione del palcoscenico per un sorprendente crash del mercato. Diciamo che o hanno poteri divinatori o forse c’era un’agenda condivisa da far accettare all’opinione pubblica.
Non vi pare che quanto accaduto da quando il presidente Usa ha messo piede a Ryad fino a oggi, risponda a una logica simile ma a livello geopolitico? Attenzione a cosa verra deciso al G7, per quanto realisticamente inutile – stante l’assenza della Russia -: ci dirà quale piega prenderanno gli eventi. Ovvero, quando – e non se – sarà guerra.
26 maggio 2017 Mauro Bottarelli

L’attentatore di Manchester era vicino ai servizi segreti inglesi

L’attentatore di Manchester era vicino ai servizi segreti inglesi
Contrariamente alla stampa o ai genitori, Salman Abadi Labidi, presunto attentatore suicida di Manchester, non era un profugo, ma aveva beneficiato di uno dei tanti programmi speciali di protezione dei servizi segreti inglesi. Salman era nato da genitori libici a Manchester nel 1994. Suo padre, Ramadan Abadi, era un ufficiale dei servizi segreti libici, prima di essere reclutato dagli inglesi. La sua copertura fu bruciata accidentalmente da un parente della moglie, Samia Tabal, poco dopo il fallimento di una vasta cospirazione dell’esercito libico per uccidere Muammar Gaddafi. Quest’ennesima congiura contro Gheddafi innescò non solo una delle più grandi purghe nei servizi di sicurezza, ma la dissoluzione delle Forze Armate libiche, sostituite da ciò che Gheddafi chiamò “popolo in armi”, concetto vagamente ispirato ai sistemi svizzeri e svedesi di difesa logistica e che si rivelerà fatale nel 2011, quando la Libia fu attaccata dalla NATO. Fu il servizio segreto inglese che si occupò dell’esfiltrazione o fuga della famiglia Abadi dalla Libia. Ufficialmente, Abadi fuggì dalla dittatura di Gheddafi rifugiandosi nel Regno Unito.
Gli Abadi risiedettero prima a Londra, prima di trasferirsi nel sobborgo di Manchester dove risiedette per oltre un decennio. Come molti giovani delle periferie delle città europee, Salman crebbe senza riferimenti e mostrò particolare entusiasmo verso la cosiddetta “primavera araba” al punto di voler unirsi ai ribelli libici. Ciò naturalmente attirò subito l’attenzione dei servizi segreti inglesi responsabili della perlustrazione della periferia cercando candidati disposti a sacrificarsi in battaglia contro i nemici di Sua Maestà, in nome di Allah. L’attentatore suicida che ha colpito il concerto pop di Manchester causò 22 morti e 50 feriti, secondo un rapporto delle ultime ore. La polizia inglese rivelava rapidamente l’identità del presunto terrorista, suggerendo che non fosse solo conosciuto, ma supervisionato dagli agenti che seguivano l’ambiente da cui proveniva. Questi dettagli non sono stati trasmessi dai media europei e probabilmente non lo saranno mai. La ragione di Stato lo chiede.
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
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Secondo una fonte della sicurezza, l’FBI avvertì l’MI5 che Salman Abadi pianificava un attentato in Gran Bretagna nel gennaio 2017. Pensavano che volesse assassinare un politico. L’MI5 esaminò ma non trovò niente“. Daily Mail
Sembra che Salman Abadi fosse protetto dall’MI5? In questa foto di ‘Salman Abadi’, sono stati rimossi i suoi “gestori dei servizi di sicurezza”?
Alcuna traccia di un zaino? Nell’attentato di Boston, lo zaino con una bomba che sembrava appartenesse ad un agente della polizia privata Craft.
Il capo della polizia di Manchester Michael Todd, stava conducendo un’indagine sulle attività illegale della CIA e connessi. Michael Todd fu trovato morto in circostanze misteriose.
Peter Walker sostiene che un gruppo di misteriosi uomini in abito scuro, ritenuti dei servizi di sicurezza, fu visto ai piedi di Monte Snowdon dopo che fu trovato il corpo di Todd. Un misterioso elicottero Chinook apparve al di sopra del luogo. Il capo della polizia “suicida”: Perché non ci hanno chiamato prima del salvataggio?
La versione originale di ciò che è successo a Manchester: Secondo The Times, i video CCTV mostravano Salman Abadi collocare una valigia sulla scena dell’esplosione. ‘Una madre’ ha detto che l’attentatore indossava una giacca rossa brillante. L’attentatore suicida Abadi agiva da solo e non faceva parte di un gruppo terroristico. Abadi usò una bomba artigianale. Furono trovati i “possibili residui del tronco di Abadi“, identificati dal suo bancomat.
Dopo le fughe dagli USA spuntò una seconda versione di ciò che è successo a Manchester: la bomba era in uno zaino Karimor e non in una valigia. L’attentatore aveva un vestito scuro e faceva parte di un grande gruppo. L’attentatore usò una bomba sofisticata, creata da un esperto e telecomandata. Abadi non doveva essere sulla scena del crimine. Crimine di Stato e attentato al Manchester Arena.
In una versione, Salman Abadi si dedicava a droghe, alcol e feste. In un’altra versione era un sostenitore puritano dello SIIL. Il falso di Manchester
Le immagini dei video CCTV rilasciate dalla polizia, che presumibilmente mostrano Salman Abadi da qualche parte nel mondo, il 22 maggio 2017. La polizia di Manchester si dice che sia la “banda più grande in Gran Bretagna”. I servizi di sicurezza inviarono libici da Manchester in Libia per combattere Gheddafi. Salman Abadi e suo padre aiutarono la CIA a rovesciare Gheddafi in Libia.
 
Secondo Daily Mail, lo zio dei terroristi di Boston, Ruslan Tsarnaev, era sposato con la figlia del funzionario della CIA Graham Fuller e conviveva con il funzionario della CIA.
 
L’atrocità del Manchester Arena è simile alla strage di Bologna. Secondo un documentario della BBC, i servizi di sicurezza (CIA e affini) effettuarono la strage di Bologna nell’ambito dell’operazione Gladio.
 
L’operazione CIA-Mossad Gladio-B implica l’impiego di musulmani. Operazione Gladio-B
Il padre di Salman Abadi si presume fosse in contatto con Abu Qatada, un agente dell’MI5.
Harun Rashid Asuat fu indicato quale autore degli attentati di Londra del 7 luglio. Le autorità dichiararono che telefonò a due degli attentatori del 7 luglio. Dopo che Asuat fu consegnato alla polizia inglese, Scotland Yard affermò, il 7 agosto 2005, che i detective non erano interessati a parlargli degli attentati di Londra. Secondo quanto riferito, Asuat lavorava per l’MI6. Wikipedia/Agenti del Mossad?
Anwar al-Awlaki di al-Qaida era nato negli USA. Fu cappellano presso la George Washington University, e venne reclutato dalla CIA. Il 21 ottobre 2010, Anwar al-Awlaki dial-Qaidafu invitato al Pentagono per un pranzo, dopo l’11 settembre 2001. Nel 1996 e nel 1997, al-Awlaki fu arrestato a San Diego per istigazione alla prostituzione.
 
Il presidente Mubaraq, dopo il massacro di Luxor, dichiarò: “Ci sono responsabili dei crimini condannati (in Egitto) e che vivono su suolo inglese“. Zawahiri/Agenti del Mossad?
Chi sono i responsabili del “terrorismo”? Israele è governato da terroristi? Mossad ed affini hanno sempre impiegato molti musulmani che possono essere sedotti da denaro e sesso, o intimiditi o controllati. Il Regno Unito ha più di un nemico? Quali collegamenti ha la famiglia di Salman Abadi con la CIA? Nel 1946 i terroristi ebrei tentarono di bombardare la Camera dei Comuni con un aereo. La Camera dei Comuni fu salvata quando la polizia francese scoprì che membri della banda Stern si preparavano a sorvolare il canale su un aereo con una grande bomba. BBC
Intelligence declassificata dimostra che dopo la Seconda Guerra Mondiale, la priorità principale dell’MI5 era il terrorismo dei gruppi ebraici Irgun e Banda Stern. I terroristi ebrei erano sostenuti da eminenze negli USA che vedevano la Gran Bretagna come potenza rivale. Il 22 luglio 1946, l’Irgun bombardò l’hotel King David a Gerusalemme che ospitava funzionari inglesi e la sede dell’esercito inglese in Palestina. 91 persone morirono. I sionisti amano compiere i loro attentati il 22 di ogni mese. Nel novembre 1944 la Banda Stern assassinò il ministro Lord Moyne. Nel marzo 1947, l’Irgun bombardò il Colonial Club di Londra. Nell’aprile 1947 l’Irgun mise una bomba all’ufficio coloniale di Londra. Nel giugno 1947, la Banda Stern spedì varie lettere-bomba in Gran Bretagna. Marvin Paice e Clifford Martin, due sergenti inglesi, furono impiccati dall’Irgun. A metà giugno 1946, l’Irgun bombardò cinque treni e 10 degli 11 ponti nella Palestina controllata dagli inglesi. Nell’ottobre 1946, l’Irgun bombardò l’ambasciata inglese a Roma. Tra fine 1946 e inizio 1947, l’Irgun effettuò attentati sulle strade militari inglesi nella Germania occupata. Come l’estremismo sionista divenne il peggior nemico delle spie inglesi/L’impero segreto di Calder Walton
L’esercito inglese ospitava ebrei membri dell’Irgun e della Banda Stern. MI5 e MI6 avevano ebrei sostenitori d’Israele. Lord Victor Rothschild lavorò per MI5 e MI6 e si dice avesse consegnato segreti ad Israele. Il governo inglese aveva ebrei che sostenevano Israele. Si può dire che, gradualmente, gli ebrei sionisti e i loro alleati hanno influenzato le istituzioni chiave del Regno Unito, compresi i media. Si dice che gli ebrei sionisti e i loro alleati controllino i capi islamisti. I segretari degli interni ebrei permisero a numerosi musulmani di entrare nel Regno Unito. I membri dell’IRA, come Robert Briscoe, sostenevano i terroristi ebraici.
 
 
Kennedy e Briscoe, al centro
 
Paul Cruickshank della CNN suggeriva la possibilità che l’attentato al Manchester Arena fosse un attacco False Flag. Gli attentati sotto falsa bandiera sono indagati da storici come il dottor Daniel Ganser. Daniel Ganser spiega che i governi occidentali hanno compiuto molti attentati sotto falsa bandiera. L’agente della Gladio di CIA-NATO Vincenzo Vinciguerra spiegò la “strategia della tensione” di Gladio in una testimonianza giurata, dicendo: “Devi attaccare civili, persone, donne, bambini, inermi, sconosciuti lontani da qualsiasi gioco politico… per costringere il pubblico a rivolgersi allo Stato per chiedere maggiore sicurezza. Questa è la logica politica dietro tutti i massacri e gli attentati rimasti impuniti, perché lo Stato non può condannarsi o dichiararsi responsabile di ciò che è accaduto“. Gli eserciti segreti della NATO collegati al terrorismo. Bruxelles; Mossad, CIA False Flag/ L’attentato di Berlino e la strana morte di Anis Amri / Attentato a Parigi, Psy-op di Gladio
Un ‘ufficiale dell’antiterrorismo libico’ Ahmad bin Salam, affermava che Salman Abadi telefonò alla madre e le disse “perdonami”. Salman Abadi chiamò la madre. Non dovremmo fidarci di un funzionario libico che potrebbe lavorare per la CIA. Furono CIA e Mossad a distruggere la Libia con la loro primavera araba, per far cadere Gheddafi. La famiglia di Salman Abadi lavorerebbe per la CIA e amici.
Abu Anas al-Libi di al-Qaida ha vissuto a Manchester e avrebbe lavorato per l’MI6. (L’MI6 arruolò uomini di al-Qaida) Abu Anas al-Libi ebbe asilo nel Regno Unito e la moglie era un’amica della madre di Salman Abadi. Il padre di Salman Abadi era legato ad al-Qaida. Il segretario di Stato inglese Robin Cook spiegò al parlamento del Regno Unito che al-Qaida è la CIA. Il giornale Scotland on Sunday riferì che Usama bin Ladin lavorò per la mafia ebraica. Si sostiene che Salman Abadi fosse in un appartamento a Granby House poco prima dell’attentato alla Manchester Arena. La polizia di Manchester perquisisce il centro della città. Granby House è nel Gay Village di Manchester. Il Mossad controllava Abadi attraverso un ricatto sessuale?…
L’ex-cattolica Ariana Grande è una supporter della kabbalah ebraica mentalmente controllata? Simbolismo Illuminato e Kabbalah
C’era un momento, quando avevo tre o quattro anni, in cui mia madre pensava che sarei diventata una serial killer“, aveva detto Ariana al Billboard, continuando: “Mi mettevo sempre una maschera da scheletro o da Freddy Krueger“. Daily Mail
Hashim, fratello di Salman Abadi
 
Peter Chamberlin, in Neocon – sionismo fascista, collega il potente sionista Michael Ledeen al terrorismo sotto falsa bandiera che ha colpito Europa ed USA. Il presunto attentatore del Manchester Arena, Salman Abadi, viveva vicino a numerosi libici e a certi “cristiani” che chiaramente lavoravano per la CIA. La connessione Manchester – Libia
Stephen Grey, 31enne di Manchester che prestò servizio nella Royal Air Force e cercò di recarsi in Siria per combattere con lo SIIL, sarebbe controllato dalla CIA.
 
Il rapper Raphael Hostey, 22 anni, di Manchester, si è unito allo SIIL. Reti dei combattenti dello SIIL e delle spose della jihad attive a Manchester.
 
Il padre di Salman Abadi, Ramadan Abadi, sarebbe stato un membro del gruppo combattente islamico libico (LIFG) di Abdalhaqim Bilhadj. Abdalhaqim Bilhadj lavorò per Stati Uniti e NATO nel rovesciare Gheddafi. Il gruppo combattente islamico libico (LIFG) ha una grande presenza a Manchester. Il LIFG è ora collegato all’attentato del Manchester Arena. LIFG lavora per la CIA e i suoi amici. Il governo inglese protegge i terroristi di Manchester. Gli investigatori hanno collegato il presunto attentatore del Manchester Arena Salman Abadi agli attentati di Mossad-CIA a Parigi nel 2015 e a Bruxelles nel 2016.
 
Muhamad Abrini, l’uomo col cappello, collegato agli attentati a Parigi e Bruxelles, è noto per aver visitato Manchester nel 2015. Zaqaria Bufasil avrebbe lavorato per l’MI5. Bufasil finanziò Muhamad Abrini coinvolto negli attentati di Parigi del novembre 2015 e di Bruxelles del 2016. Bufasil gli diede 3000 sterline nel parco Small Heath di Birmingham nel luglio 2015. Bufasil, 26 anni, affermò di essere stato avvicinato dall’MI5, di aver avuto diversi incontri con agenti dell’MI5 e di essere stato pagato dall’MI5. “Le sue affermazioni possono ora essere pubblicate dopo che l’ordine che vieta la menzione dei suoi presunti legami con i servizi di sicurezza è stato revocato dal Kingston Crown Court“. Daily Mail
Perché la famiglia di Salman ha ricevuto asilo nel Regno Unito quando era nota ai servizi di sicurezza. Perché Salman poté viaggiare liberamente tra Libia e Regno Unito? Si può supporre che Salman e famiglia lavorassero per i servizi di sicurezza? Le autorità dissero alla ABC News di aver trovato una sorta di laboratorio per bombe a casa di Salman Abadi e che aveva accumulato abbastanza sostanze chimiche per farne altre. Tuttavia, secondo la polizia inglese, “alcuna apparecchiatura per bombe fu trovata in casa di Salman Abadi”. Daily Mail
Negli attentati ai treni di Londra, gli esplosivi furono collocati sotto i vagoni ferroviari, presumibilmente dai servizi di sicurezza. Un testimone disse che nel suo vagone non c’era nessun musulmano e alcun zaino da dove far uscire una bomba. Bombe a Londra. La bomba del Manchester Arena aveva un sofisticato detonatore telefonico a distanza. Daily Mail. Forse fu fatta esplodere da un agente dei servizi di sicurezza, a qualche distanza.
 
Salman Abadi (terzo da sinistra) e Bilal Ahmad (secondo da sinistra). Salman Abadi frequentava Bilal Ahmad, che ora sconta nove anni di prigione per violenze di gruppo a una studentessa di 16 anni. (Daily Mail) Molti musulmani inglesi lavorano nello spaccio di droga, o per le reti degli abusi ai bambini o per i servizi di sicurezza. Abusi ai bambini di Rotherham – il quadro.
La madre di Salman Abadi, Samia, è una scienziata nucleare con presunti collegamenti con i servizi di sicurezza. Un compagno di classe di Salman Abadi alle superiori, ha detto al MailOnline che Salman Abadi non aveva mai mostrato interesse per la religione. “Era solo un ragazzo normale, che non si era mai distinto”, aveva detto. Un amico disse: “Non ha mostrato alcun segno di radicalismo“. Debbie Smith, 53enne chef che vive di fronte agli Abadi, dichiarava: “Non abbiamo mai avuto problemi con la famiglia. Sembravano abbastanza occidentali, indossavano vestiti occidentali. Le donne non indossavano il velo. Daily Mail. Se Salman Abadi lavorava per lo SIIL, allora lavorava per la CIA, e probabilmente era mentalmente controllato.
 
Joe Dixon, dello SIIL, è di Chatham, Kent. (Daily Mail) Sembra essere stato controllato dai servizi di sicurezza.
 
Max von Oppenheim della famiglia bancaria ebraica, aveva un piano per incoraggiare la violenza religiosa in vari Paesi. Descrisse l’Islam come “una delle nostre armi più importanti”. I mullah furono corrotti con grandi somme di denaro per fargli sostenere la jihad. Max von Oppenheim
 
Negli attentati false flag, i veri testimoni descrivono spesso il presunto aggressore come “normale”, ma i testimoni falsi descrivono il presunto attentatore come “non normale”. Un presunto vicino disse della famiglia di Salman Abadi: “La famiglia è super religiosa… la madre è sempre rimasta in casa e ogni volta che l’ho vista portava il velo”. Daily Mail. Il padre di Salman Abadi, Ramadan Abadi, è un ufficiale di sicurezza dell’aeroporto che si pensa abbia lavorato nell’aeroporto di Manchester. La bomba utilizzata nell’attentato era “grande e sofisticata” creata con materiali non disponibili in Gran Bretagna. Una bomba della CIA o del Mossad? Daily Mail
La prima ministra inglese Theresa May è fortemente pro-sionista. “L’unico modo per combattere una guerra morale è quello ebraico: distruggere i loro siti sacri: uccidere uomini, donne e bambini“, scriveva il rabbino Manis Friedman. Chabad rabbi: gli ebrei dovrebbero uccidere uomini, donne e bambini arabi durante la guerra – Israele News/Haaretz
La polizia ha collegato Salman Abadi all’attentato di Manchester “attraverso un bancomat  trovatogli in tasca”. Ecco cose se ne sa. Negli attentati sotto falsa bandiera, i servizi di sicurezza ‘piazzerebbero’ prove false. I ‘sospetti’ dirottatori dell’11 settembre vivi e vegeti / 11 settembre, i passaporti furono rilasciati dalla CIA
Secondo la NBC News, citando funzionari dell’intelligence degli Stati Uniti, “Abadi si recò in più Paesi, come la Libia, nell’ultimo anno, per addestrarsi con il gruppo terroristico al-Qaida. Va ricordato che la CIA e amici hanno creatoal-Qaidae SIIL.
Gli attentati del 1996 a Manchester. Nel 1973, l’intelligence inglese (MI5 e MI6) infiltrò completamente l’IRA. (Dailymail). Si ritiene che gli agenti dei servizi di sicurezza effettuarono l’attentato del 1996 a Manchester per screditare il movimento repubblicano e spaventare la gente facendole votare la ricca élite. L’MI5 bombardò Londra nel 1973?
Salman Abadi studiava presso l’Università Salford di Manchester. “Gli amici lo ricordano come un buon calciatore, appassionato tifoso del Manchester United e dedito alle canne“. Attentato a Manchester. Si crede che vivesse in Libia.
 
Perché i servizi di sicurezza avrebbero ucciso Saffie Rose Roussos al Manchester Arena?
 
 
Sir Peter Hayman fu il vicecapo dell’MI6. La polizia ha trovato diari in cui Sir Peter Hayman aveva registrato le sue esperienze sessuali con bambini. La polizia aveva anche trovato le lettere ai suoi compari degli abusi. Due riguardavano torture sessuali e infanticidio. Come le dirigenze nascondono i mostri.
Possiamo fidarci dei militari inglesi? Lord Bramall
Da bambino, Paul Bonacci fu rapito dai servizi di sicurezza degli Stati Uniti e costretto a guardare abusi sessuali, torture e omicidi rituali di bambini. Bambini controllati dalle spie/Torture di bambini nelle forze armate statunitensi
Il 22enne Salman Abadi sarebbe il presunto attentatore al Manchester Arena. I genitori di Salman si trasferirono dalla Libia a Londra perché volevano sfuggire al regime di Gheddafi. Salman era nato a Manchester nel 1994. Vi sono notizie che Salman e i genitori fossero tornati in Libia. Salman Abadi
Come nella maggior parte degli attentati false flag, il presunto attentatore suicida “era noto ai servizi di sicurezza“. Lo stragista era  controllato dai servizi di sicurezza? SIIL.
 
 
La prima vittima dell’attentato di Manchester, Georgina Callander, qui fotografata con Ariana Grande due anni prima.
 
Il 22 maggio 2017 c’è stato un altro attentato sotto falsa bandiera nell’Arena di Manchester, dove Ariana Grande cantava.
 
Come accade nelle false flag, i servizi di sicurezza avevano svolto un’esercitazione:
 
Ariana Grande sembra essere controllata dall’élite. Il suo direttore è Scooter Braun.
 
Prima dell’attentato, un account Twitter non verificato pubblicava un tweets con bandiere dello SIIL dagli hashtags #IslamicState e #Manchesterarena. DailyMail
Lo SIIL è controllato dai servizi di sicurezza occidentali. Trump e SIIL
Rita Katz twitta che probabilmente è opera dello SIIL.
Andy Burnham è il neosindaco di Manchester. Burnham ha compiuto l’ultimo viaggio in Israele, sponsorizzato dagli Amici laburisti d’Israele. Manchester ha una grande popolazione ebraica.
 
Dopo l’attentato, si vedono persone fuggire nel panico. Il 22 maggio 2013, Lee Rigby fu ucciso a Woolwich, Londra. Il 22 marzo 2017, un attentato si è ebbe sul Westminster Bridge. (Woolwich False Flag/London Attack False FlagParte 1 e Parte 2
Lo scopo delle operazioni di Gladio, come quello di Manchester, è spaventare la gente e farla votare per i politici dello Stato profondo. Operazione Gladio/Bruxelles; Mossad CIA False Flag Inside Jobs
L’attentato di Manchester potrebbe preparare Theresa May ad invadere la Siria.
 
 
Ex-Assistant Chief Constable di Manchester, Rebekah Sutcliffe. Poliziotta scioccata dal ‘boobgate’. Dovremmo fidarci della polizia di Manchester?
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
maggio 23, 2017  Aanirfan