Zajárova sfida giornalista della CNN: “Adesso faccia un ‘servizio onesto’ sul bambino di Aleppo”

AmamnpourAmampour della CNN ed il bambino siriano
La portavoce del ministero degli Esteri russo ha dichiarato che i giornalisti della catena televisiva statunitense “sono stati colto in flagrante” e ora “devono rispondere.”
La portavoce del ministero degli Esteri russo, María Zajárova, ha affermato che le dichiarazioni del padre di Omran Daqneesh, il ‘bambino di Aleppo’, che ha accusato la stampa occidentale di “sfruttare” il figlio a scopo di propaganda, quando nel mese di agosto 2016 vari media comunicazione pubblicarono immagini del bambino insanguinato. La diplomatica russa ha ricordato che la giornalista Christiane Amanpour della CNN ha mostrato queste foto al ministro degli esteri russo Serguéi Lavrov durante un’intervista e ha chiesto cosa avrebbe potuto dire alla famiglia del ragazzo.
“Dal momento che Christiane Amanpour ha iniziato quella storia … Adesso si può anche avere il coraggio e l’etica professionale per portarla al termine. Vai a Aleppo, in Siria, vai a trovare la famiglia del bambino e fai un servizio veramente onesto e non falsa, come sanno fare alla CNN “, ha spiegatoZajárova.
“Potresti fare domande difficili, fare un vera e proprio reportage su questo bambino su come i media statunitensi hanno manipolato la sua immagine e il suo destino. Non solo il destino della sua famiglia, ma il destino di tutta la Siria per anni”, ha sottolineato.
Maria Zajarova portavoce russa
 
La portavoce ha ammesso che “è comodo diffondere una storia falsa sulla CNN”, ma ha anche aggiunto che i suoi reporter “sono stati colti in flagrante” e ora “devono rispondere.” “Christiane Amanpour, ti aspettano ad Aleppo”, ha concluso.
“Tutto quello che voglio è essere lasciato in pace”
“I nostri giornalisti hanno denunciato uno dei ‘falsi’ più spaventosi sulla Siria”, ha dichiarato il direttore del gruppo RT, Margarita Simonián.
“La prossima volta porteremo con noi Christiane Amanpour e a tutti coloro che lo vogliono. Se avete il coraggio di parlare con Omran e la sua famiglia”, ha affermato.
Un team di Ruptly ha incontrato la famiglia Daqneesh che era tornato ad Aleppo dove cerca di riprendere la sua routine. Parlando a Ruptly, Mohammad Kheir Daqneesh, padre di Omran, ha rivelato che la prima cosa che hanno fatto i ‘Caschi Bianchi’ è stata mettere suo figlio in ambulanza per fotografarlo invece di fornire il primo soccorso.
“Mentre ero impegnato a salvare la mia famiglia”, quelle persone hanno “come sfuggiti dalle macerie per utilizzare queste immagini nella loro propaganda”, ha detto Mohammad. Daqneesh ha anche chiarito che il bambino è stato “fotografato senza il mio consenso.” “Hanno anche rasato i miei capelli, ho cambiato il mio nome e per un po’ ho smesso di uscire con lui per proteggerlo da molestie”, ha raccontato Mohammad.
“Tutto quello che voglio è essere lasciato in pace”, ha aggiunto. Tuttavia, ha deplorato il fatto che aveva da poco ricevuto minacce per non aver collaborato con l’opposizione siriana, che lo considerano “un traditore”. Egli ha anche criticato le azioni della Caschi Bianchi, che “lavorano principalmente con la stampa” perché è “uno strumento professionale che stanno utilizzando.”Vedi: Youtube.com/Watch
Giu 08, 2017  Fonte: RT Actualidad

Una ONG di medici svedesi conferma che i filmati dei bambini siriani pubblicati dai Caschi Bianchi sono Fake News. Manipolazioni jihadiste con timbro hollywoodista

l’articolo contiene numerose foto e video visionabili al link alla fonte sotto indicato

Un autorevole medico svedese, fondatore di una ONG per i diritti umani, analizza il caso di due filmati diffusi dai “Caschi Bianchi” operanti in Siria, secondo i quali il governo Siriano farebbe uso di gas di cloro sui bambini. Questi filmati sono stati Isis flag white helmetsusati per suscitare una reazione emotiva sia del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, sia dell’opinione pubblica americana. Le due conclusioni a cui arriva sono gravissime: la prima è che il video è stato, se non realizzato, perlomeno distribuito in concerto con un’organizzazione fondamentalista islamica che fa capo ad Al-Qa’ida. La seconda, che i filmati mostrano di essere evidentemente fasulli, dato che le procedure mediche che vi si vedono sono inappropriate e i sintomi dei bambini che vi appaiono non sono compatibili con l’intossicamento da gas di cloro. *
i Marcello Ferrada de Noli
Presidente di SWEDHR – Dottori svedesi per i diritti umani, marzo 2017
 
Introduzione
Questo articolo riporta le evidenze aggiornate che ho ottenuto da un ulteriore esame dei video pubblicati dai Caschi Bianchi, e che vogliono rappresentare le conseguenze di un presunto attacco con gas a Sarmine, nel marzo 2015 (si veda il mio primo rapporto del 6 marzo 2017) [1].
Il video rappresenta uno scenario di salvataggio medico focalizzato sulle procedure “di salvataggio” eseguite su bambini.
 
I nuovi elementi trovati, confermati anche da seconde opinioni ottenute da specialisti medici e membri dei Dottori svedesi per i diritti umani (SWEDHR) il 12 marzo 2017,
 
a) dimostrano che le principali procedure “salvavita” eseguite sui bambini mostrati nel secondo video della sequenza erano fasulle, in particolare, nessuna sostanza (per esempio adrenalina) è stata iniettata nel bambino quando un “medico” ha introdotto l’ago della siringa durante una manovra simulata di iniezione intracardiaca (vedere il video sotto);
 
b) potrebbe confermare l’ipotesi citata dai dottori nel precedente rapporto, secondo cui il bambino in questione “se non già morto, potrebbe essere morto successivamente alla procedura dell’iniezione”.
I tre bambini sottoposti a “terapie salvavita” nel secondo video sono poi effettivamente morti, e la causa della morte – che secondo il video dei Caschi Bianchi sarebbe da attribuire ai gas di cloro – è stata messa in dubbio da altre opinioni mediche indipendenti dagli accertamenti dei dottori svedesi menzionati nel rapporto di SWEDHR. Per esempio, secondo l’opinione di un medico britannico, lo stato di salute del bambino in questione potrebbe essere invece attribuito ad una overdose, probabilmente di oppiacei.
I risultati di questi rapporti fanno insorgere seri dubbi sull’integrità etica dell’organizzazione dei Caschi Bianchi, sulle procedure anti-mediche che consigliano nei loro video, e sul comportamento da criminali di guerra rappresentato dall’uso improprio di bambini morti a fini di propaganda.
I video dei Caschi Bianchi
I video dei Caschi Bianchi qui analizzati risalgono a due caricamenti consecutivi fatti il 16 marzo 2017 dalla “Difesa Civile Siriana nella Provincia di Idlib” (l’autodescrizione data dai Caschi Bianchi di se stessi) [2]. che qui chiameremo rispettivamente “CB video1” e “CB video2” [3][4]. La produzione di questi video è stata utilizzata dai Caschi Bianchi e dai “ribelli moderati” per promuovere la “loro” campagna in favore di una No-Fly Zone in Siria. Di fatto, la campagna ha avuto origine dalla dottrina di Hillary Clinton, come su può vedere nel video caricato sul canale di The Indicter [5].
Nel frattempo il Senatore McCain, i Caschi Bianchi, il Fronte Al-Nusra e altre organizzazioni jihadiste sostenute dalla CIA facevano intensa propaganda per una No-Fly Zone in Siria. I video avevano lo scopo di rappresentare gli effetti di un presunto attacco con gas a Sarmin, attribuito al governo Siriano. Non è stata mai prodotta alcuna prova riguardo gli attacchi, a parte due testimoni “anonimi” che sostenevano di aver udito un elicottero (“udito”, non “visto”).
Una delle fonti anonime è poi risultata essere un dipendente dei Caschi Bianchi [1].
I video di “salvataggio”, il cui contenuto non è mai stato analizzato o verificato, sono stati in seguito mostrati al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite il 16 aprile 2015. Dopo il meeting, l’ambasciatore USA Samantha Powers ha dichiarato che “tutti nella stanza avevano le lacrime agli occhi. Se c’era qualcuno con gli occhi asciutti, io non l’ho visto” [6].
La Reuters aveva dato notizia dell’evento (vedere qui sotto).
In seguito, solo quattro giorni dopo, il 20 aprile 2015, la CNN mandò in onda un programma di attualità che riproduceva frammenti presi direttamente dagli stessi video, e fece propaganda in favore della No-Fly Zone per conto dei “medici siriani”. Il programma venne caricato su YouTube dalla CNN il 20 aprile 2015 [7]. Il presentatore della CNN presentò “i medici siriani” che chiedevano l’istituzione della No-Fly Zone.
Un fatto sconcertante, e politicamente rilevante, riguardo questi video mostrati al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite – e poi riprodotti dalla CNN – è che questi video erano stati simultaneamente pubblicati su YouTube, lo stesso 16 marzo 2015, da un’organizzazione che mostrava un logo con la bandiera jihadista Shahada che viene usata da Al-Qa’ida. Secondo informazioni che ho ricevuto da giornalisti europei con contatti interni alla Siria le origini di “Coordinating Sarmin” (تنسيقية سرمين), l’organizzazione che sta dietro ai video pubblicati da loro e, in maniera apparentemente coordinata, dai Caschi Bianchi, sono da ricercarsi nelle prime formazioni di Al-Qa’ida. Le bandiere e i simboli mostrati nella sequenza di immagini qui sotto ne è la prova.
 
La bandiera di Al-Qa’ida [8]
 
Sopra e sotto: Bandiere del Fronte Al-Nusra[9]
 
Bandiera di Al-Nusra, foto scattata in Siria [10]
Si osservi la bandiera nel logo di “Coordinating Sarmin”, che ha caricato il video contemporaneamente ai Caschi Bianchi il 16 marzo 2015. [11]
Si osservi che la data di upload dei video sopra è esattamente la stessa di quella dei Caschi Bianchi. Stesso video, stessa pubblicazione, una sola organizzazione?
La messa in onda di questi video di Al-Qa’ida/Caschi Bianchi da parte della CNN, camuffati come “normali notizie”, è un avvenimento che dovrebbe essere investigato alla luce del contenuto ingannatore della loro presentazione. È difficile trovare un caso più evidente di “fake news” riguardante la disinformazione sul conflitto siriano.
Va rimarcato che nessun funzionario delle Nazioni Unite, nessun giornalista della CNN, ecc. ha mai messo in dubbio la veridicità e l’autenticità di queste scene di “terapie salvavita”. Per esempio, a quanto mi risulta, questa nostra è la prima analisi compiuta  sull’episodio della siringa nei termini che descriverò qui sotto.
I risultati dell’analisi, poi confermati da due dottori svedesi – un medico di base e un pediatra – dimostrano che il contenuto della siringa non è mai stato iniettato nell’ago infilato nel torace del bambino. Una spiegazione alternativa, ugualmente strana, è che al bambino sia stato iniettato il contenuto di una siringa vuota.
Analisi dei fotogrammi del CB video2
Procedura:
Tra il 9 e il 10 marzo ho studiato il video facendolo andare a velocità ridotta.
Dopo averne scelto una porzione, l’ho studiata un fotogramma alla volta. Ho fatto delle istantanee dei fotogrammi rilevanti, indicando la posizione cronologica nel video per permettere la visualizzazione della sequenza completa.
L’11 marzo, ho prodotto una sequenza video rallentata al 27%, e l’ho mandata con un link agli stessi dottori, colleghi del SWEDHR, che avevano esaminato il primo materiale [pubblicato da The Indicter il 6 marzo]:  il dottor Leif Elinder e la dottoressa Lena Oske.
Il video mostrava l’intero episodio della siringa.
Il 12 marzo, ho ricevuto dai miei colleghi la risposta, che allego nella sezione IV qui sotto. Inoltre il dottor Martin Gelin – un altro membro anziano del SWEDHR – ha fatto altre osservazioni riguardo la posizione del laringoscopio sul polso/mano del bambino.
Lo stesso giorno ho sintetizzato i risultati e ho pubblicato una sintesi  dei risultati sul canale di The Indicter [12].
Le immagini sotto mostrano una selezione dei fotogrammi tra il minuto 01:09 e il minuto 01:41
01:09
01:14
01:15
01:17
01:41
IV
Seconde Opinioni
Dottor Leif Elinder, specialista in pediatria [13]
“L’ago andrebbe inserito nell’angolo sinistro costolosternale, aspirando mentre si inserisce finché non viene raggiunta la camera ventricolare, dove l’adrenalina viene iniettata. Il video non mostra che questo sia stato fatto”.
Dottoressa Lena Oske, dottore in medicina, medico di base, Primario [14]
“Si vede chiaramente che il dottore che si vede operare l'”iniezione” non inietta nulla. Quando rimuove l’ago dal bambino, il livello del liquido dentro la siringa è rimasto lo stesso di quando l’ago veniva inserito”.
Dottor Martin Gelin, specialista in chirurgia dentale, progettista di diversi strumenti per la medicina e la chirurgia [15]
“Il laringoscopio mostrato nel video, posizionato sulla mano/polso sinistro del bambino, è a mio parere uno strumento per adulti. Naturalmente si tratta solo di una stima basata sulla dimensione dello strumento a paragone della lunghezza del braccio e della mano del bambino. Ma la lama è ricurva! I laringoscopi per bambini piccoli hanno una lama piatta (o meno curva), e più piccola.”
V
Conclusioni
Le procedure “salvavita” eseguite sul bambini mostrate dai video dei Caschi Bianchi si sono rivelate fasulle, e in definitiva eseguite su bambini morti.
La siringa utilizzate nell'”iniezione intracardiaca” effettuata su un bambino maschio era vuota, oppure il fluido non è mai stato iniettato nel bambino.
Lo stesso bambino mostrava, per poco tempo, alcuni segni di vita (incerti a mio giudizio) nel primo segmento del CB video1. In questo caso, il bambino potrebbe essere morto durante il periodo in cui le procedure “salvavita” mostrate dai Caschi Bianchi venivano mostrate. (Il che non è lo stesso che affermare che il personale visto nei video abbia causato la morte del bambino. In termini forensi, la reale causa di morte, così come le modalità e gli intenti, si riferiscono a elementi diversi rispetto a quelli trattati nella nostra analisi).
Commenti esterni riguardo la probabile diagnosi
Ho ricevuto un riscontro via mail da parte di un dottore britannico. Non pubblico il suo nome e la sua specialità (non è pediatria) per evitarne l’identificazione, dal momento che mi ha espressamente chiesto di rimanere anonimo, per ragioni a me comprensibili.
Il dottore britannico ipotizza quanto segue:
“Penso che anche da un video così corto, possiamo vedere che questo bambino ha un livello ridotto di coscienza: non vocalizza, non apre gli occhi, e i suoi soli movimenti sono quelli di girare la testa da una parte e aprire la bocca prima di smettere completamente di respirare. Questa sembra una depressione respiratoria, più che un problema ai polmoni, e sembra essere troppo addormentato per respirare. Penso che la diagnosi più probabile sia un’overdose che ha causato un livello ridotto di coscienza e una depressione respiratoria. Gli oppiacei sono le sostanze maggiormente compatibili con i sintomi. I gas di cloro causano ferite acute da inalazione, ma non causano (mai riscontrato da nessuna mia fonte) un livello ridotto di coscienza: la vittima si sforza di respirare fino alla fine”[16].
Nota dell’editore: Questo articolo è stato aggiornato il 18 marzo 2017. Le opinioni mediche sono benvenute nella discussione, così come le repliche o le confutazioni delle conclusioni qui sopra. Scrivere alla mail editors@theindicter.com
Note e riferimenti
[2] Vedere info. in Vanessa Beeley’s Twitter, 6 ottobre 2016. Inoltre su V. Beeley riferirsi a Syrian Civil Defence, in questo articolo.
[3] Carivato dai Caschi Bianchi col nome di “Difesa Civile siriana della provincia di Idlib”, ” الدفاع المدني ادلب_سرمين:محاولة لأنقاذ الأطفال بعد اصابتهم بالغاز الكيماوي 26_3_2015“. YouTube video pubblicato il 16 Marzo 2015”.
[4] Caricato dai Caschi Bianchi col nome di “Difesa Civile siriana della provincia di Idlib”,
[6] Nick Logan, “Funzionari delle Nazioni Unite piangono guardando il video di un presunto attacco con gas di cloro in Siria”. Global News, 17 aprile 2017.
[7] CNN, “Chlorine gas attack reported in Syria“. CNN Channel, YouTube, 20 aprile 2015.
[8] “Riconosci le bandiere del terrore”. The Muslim Issue, WordPress blog. 28 settembre 2013.
[9] Immagine trovata in “Pinterest”.
[10] Jenna McLaughlin, “Smettetela di fare confusione tra le bandiere islamiche: una guida per giornalisti pigri“. Mother Jones, 16 dicembre 2014. L’autore cita: “Stendardi neri appariranno dall’Est e vi uccideranno come mai nessuna nazione ha ucciso prima”. Molte bandiere islamiche – soprattutto quelle dei movimenti militanti – sono nere in riferimento a questa citazione.
[11] Caricato il 16marzo 2017, su https://www.youtube.com/watch?v=Gx2h3_jXGzc minuti 0:01 / 0:35
[12] “Il video dei caschi bianche con finte procedure salva vita ha ingannato il consiglio di sicurezza“. Pubblicato da The Indicter Channel, YouTube, 12 marzo 2017.
[13] Risposta via mail del dottor Leif Elinder, 12 marzo 2017.
[14] Risposta via mail della dottoressa Lena Oske, 12 marzo 2017.
[15] Risposta via mail del dottor Martin Gelin, 18 marzo 2017.
 
[16] Risposta via mail del dottore britannico, 11 marzo 2017.
L’autore:
Marcello Ferrada de Noli, medico e professore, dopo avere lavorato presso il Karolinska Institute ed essere stato ricercatore presso la Harvard Medical School, è il fondatore di Swedish Professors and Doctors for Human Rights (Professori e medici svedesi per i diritti umani) ed responsabile del The Indicter. È anche autore del The Professors’ Blog, e CEO del Libertarian Books – Sweden. Autore di “La Svezia contro Assange – Questioni di diritti umani.” Oltre alle ricerche pubblicate sulle riviste scientifiche, suoi editoriali sono stati pubblicati dal Dagens Nyheter (DN), Svenska Dagbladet (Svd), Aftonbladet, Västerbotten Kuriren, Dagens Medicin,  Läkartidningen e altri media svedesi. Ha effettuato inoltre interviste esclusive su DN, Expressen, SvD e Aftonbladet, e sui canali TV svedesi (Svt 2, TV4, TV5) oltre a TV e media internazionali (per esempio in Norvegia, Italia, Cuba, Cile, DW, Sputnik, RT, Pravda, etc.).
 
I suoi indirizzi mail sono:
editors@theindicter.com, chair@swedhr.org
Il suo profilo twitter è @Professorsblogg.
di Marcello Ferrada de Noli* – 14/04/2017 Fonte: Megachip

Qualche dubbio sull’Oscar ai caschi bianchi

White-Helmets-girl-repeatDovevano dare loro il Nobel per la Pace; poi forse, presi da un senso di dignità, hanno preferito evitare. Ma c’ha pensato Hollywood a regalare un Oscar ai Caschi Bianchi, la più ambigua e controversa organizzazione umanitaria attiva in Siria.
“White Elmets” prodotto da Netflix, è stato premiato nella Notte delle Stelle come miglior documentario anche se in realtà dovrebbe appartenere alla categoria fiction.
Dei Caschi Bianchi (o Elmetti come spesso vengono chiamati) ne abbiamo parlato  più volte (per esempio qui e qui), svelando alcuni aspetti taciuti dai media: dei loro legami fondativi con i Servizi segreti britannici, dei finanziamenti impressionanti da Usa, Gran Bretagna, Qatar e da altre nazioni impegnate nel “regime change” in Siria (qui il ministro britannico Boris Johnson promette 32 milioni di sterline all’organizzazione); della stranezza di molti loro video manipolati con cinematografica spettacolarizzazione (spesso utilizzando bambini come attori di finti bombardamenti); delle società di marketing che curano il loro brand per il ricchissimo mercato della commozione occidentale; della doppiezza di molti loro volontari che di giorno indossano i Caschi Bianchi e di sera imbracciano AK47, sventolano le bandiere di Al Qaeda e esultano a fucilazioni e decapitazioni (qui una carrellata inquietante di foto che forse ad Hollywood non hanno visto); del fatto (casuale per carità) che la loro attività di eroico volontariato avviene solo nelle zone occupate dai gruppi jihadisti anti-Assad.
Tutte cose ormai risapute.
Ma dopo che George Clooney li ha definiti eroi e si è detto pronto a fare un film su di loro, la macchina della sensibilizzazione artistica e moralista si è messa in moto.
Il documentario
 
Il documentario è in realtà un perfetto prodotto hollywoodiano; 40 minuti di immagini terribili di guerra, di morte e di dolore che si alternano a perfetti copioni recitati da giovani volontari dentro una sceneggiatura incisiva (il giovane papà, il volontario umanitarista, le scene di quotidiana paura, il dolore per la notizia in presa diretta di un parente morto sotto un bombardamento russo, il bimbo salvato e adottato).
 
Difficile capire quale sia il rapporto tra realtà e finzione. La stranezze è che tutti i filmati di guerra presenti nel documentario sono stati girati dagli stessi “Caschi Bianchi” e consegnati ai produttori di Netflix che li hanno assemblati.
Ma se si mette da parte per un attimo l’emozione costruita su una traccia narrativa ed un montaggio praticamente perfetti, rimane l’incredibile operazione di propaganda di questo documentario che ora, dopo la benedizione della Notte degli Oscar, diventerà verità per l’immaginario simbolico occidentale.
White Helmets è costruito per mandare messaggi politici senza che sembrino messaggi politici; una classica tecnica di dissimulazione narrativa: raccontare il dolore e il vero orrore di una guerra spietata per tutti, non solo per qualcuno, e poi infilare il passaggio manipolatorio.
Per esempio nel documentario i giovani “attori” fanno spesso riferimento al loro impegno ad Aleppo e ai drammi generati dall’assedio russo-siriano: “200 raid al giorno ed ogni missile distrugge un intero quartiere”; ma, al di là dell’assurdità della frase, Eva Barlett la giornalista canadese impegnata in importanti reportage in Siria, ha rivelato che ad Aleppo i Caschi Bianchi nessuno li ha mai visti semplicemente perché non ci sono mai stati; e le immagini della popolazione siriana in festa dopo la liberazione della città dai mercenari jihadisti che l’avevano chiusa nell’orrore per anni, smentisce qualsiasi retorica occidentale.
Le scene dei bombardamenti non hanno tempo né luogo: alcune sono vere altre chiaramente costruite; c’è qualche verità in questo documentario ma anche tanta falsità.
Sembra quasi che la guerra in Siria sia un prodotto di Putin e di Assad contro il popolo siriano: La situazione è molto difficile in questo momento – dice uno dei volontari – a causa dell’intervento della Russia a fianco del regime: dicono che è per combattere l’Isis ma in realtà colpiscono i civili”.
Non una parola su una guerra costruita a tavolino e programmata da decenni dalle centrali dell’intelligence americana. (come hanno svelato i recenti documenti della Cia). Rari i riferimenti all’Isis e nulla sul ruolo dei sauditi nella sua creazione.
Nessuna parola sulle decine di migliaia di bombe che Obama ha lanciato in questi anni sulla Siria (12.000 solo nel 2016): le bombe sono solo quelle russe.
Il grande sistema di Hollywood si è guardato bene dal criticare il presidente tanto caro all’élite globalista e ai pacifisti miliardari (che quasi sempre sono le stesse persone).
“L’Isis a terra e gli aerei russi in cielo” esclama ad un certo punto il solito volontario; strano connubio considerando che i russi combattono l’Isis; che a terra ci sono anche le bande jihadiste finanziate da Obama (di cui loro fanno parte); e in cielo ci sono gli aerei di una coalizione di 12 paesi a guida Usa che bombardano la Siria da molto prima dell’arrivo dei russi.
The Show must go on
E così, il grande circo dello Star System americano ha chiuso in bellezza il suo spettacolo. Dopo il sesso orale di Madonna a favore della Clinton, il comizio di Meryl Streep alla marcia delle donne ed il surreale corteo di attori hollywoodiani per protestare contro il muro anti-immigrati (tra le loro ville di Beverly Hills cinte di mura e protette da polizia privata), serviva un tocco di sano impegno umanitario internazionalista; e la Siria è lo spazio ideale dove modellare l’immagine tra buoni e cattivi.
In fondo il premio di Hollywood ai Caschi Bianchi, ha una sua coerenza: tra attori ci si capisce.
di Giampaolo Rossi – 01/03/2017 Fonte: Gli occhi della guerra

Editorialista del Boston Globe: “Congratulazioni ad Al-Qaeda e ai jihadisti siriani per l’Oscar”

WHITE helmetsChi sono gli “Elmetti Bianchi” e il loro legame con il terrorismo che ha devastato la Siria ve l’abbiamo scritto qui. Sul ruolo di Hollywood e l’Oscar dato al documentario sugli Elmetti Bianchi vi abbiamo scritto ieri.

Quello che ci piace sottolineare oggi è una bella presa di posizione dell’editorialista del Boston Globe ed ex editorialista del New York Times, Stephen Kinzer, che su twitter scrive: “Congratulations to al-Qaeda and Syrian jihadists for the #Oscar given to a film about their PR outfit, the White Helmets.”. “Congratulazioni ad Al-Qaeda e ai jihadisti siriani per l’Oscar dato al film sui loro PR, gli Elmetti Bianchi”.
Notizia del: 28/02/2017

Non condannate “Left”, è il naturale epilogo di una sinistra che molla Peppone per abbracciare Soros

Chi siano gli “elmetti bianchi” e quale sia stato il loro compito nella guerra in Siria è noto ma la stampa, operando da grancassa della coalizione anti-Assad, li ha sempre dipinti come degli angeli che mettevano la loro vita al servizio di quella degli altri, salvando tutti, persino i miliziani fedeli a Damasco, se ne avessero avuto bisogno. Bene, qualche breve nota biografica. La Syria Civil Defense (SCD) – i cui membri sono chiamati comunemente “elmetti bianchi” – è una organizzazione civile finanziata dagli Stati Uniti e dal Syrian National Council (l’opposizione armata siriana nata nell’agosto 2011 per combattere contro il governo di Bashar al-Assad): viene fondata in Gran Bretagna e inizia la sua attività nel 2013, grazie a finanziamenti statunitensi e britannici. Fondatore degli “elmetti bianchi” è questo signore Risultati immagini per james le mesurier
James Le Mesurier, un ex ufficiale dell’esercito britannico. Nato a Singapore e cresciuto in Inghilterra, dopo aver superato brillantemente la sua formazione militare presso la prestigiosa Royal Military Academy di Sandhurst, è stato destinato al reparto d’elites dei Royal Green Jackets, reggimento di fanteria dell’esercito britannico in forza al quale ha compiuto missioni operative in Irlanda del Nord, in Kosovo e infine in Bosnia. Lasciato l’esercito, ha lavorato per le Nazioni Unite, poi l’Unione europea e infine ha abbracciato la causa umanitaria, fondando l’organizzazione di protezione civile Syria Civil Defense (SCD), la cui sede principale attualmente è a Dubai. Insomma, di tutto si può parlare tranne che di spontaneismo. E se questa grafica, Risultati immagini per james le mesurier
 
preparata da un’emittente inglese, non dalla tv di Damasco, ci mostra su quali contatti di bassissimo livello possano godere gli “elmetti bianchi”, questi video
ci mostrano in realtà quale sia stata la loro funzione: propaganda allo stato puro contro Assad prima e poi contro l’intervento russo al fianco delle truppe di Damasco, iraniane ed Hezbollah.  Bene, questa left
 
è invece la foto pubblicata nella pagina Facebook dal settimanale Left, sorto dalle ceneri di Avvenimenti, già allegato dell’Unità e autodefinitosi “A sinistra senza inganni”. Per questi signori, nel numero in edicola domani, gli “elmetti bianchi” sono le persone dell’anno del 2016. Insomma, chi ha fiancheggiato i terroristi in Siria, merita un premio, un riconoscimento pubblico. Ora, in un Paese dove quatti quatti ci scodellano la soluzione preconfezionata del caso Regeni quando abbiamo ancora la testa obnubilata dai fumi enogastronomici del Natale, può accadere di tutto ma la cosa grave non è “Left” (il quale, immagino, sia letto dai redattori e da pochi congiunti di buon cuore), è cosa “Left” rappresenti.
Ovvero, la degenerazione di una sinistra che in nome della globalizzazione come valore assoluto ha gettato alle ortiche Peppone per abbracciare George Soros. E se ne vanta, oltretutto.
E’ la stessa sinistra blairiano-clintoniana che si è bevuta la narrativa della pulizia etnica in Kosovo (dove, stranamente, il fondatore degli “elmetti bianchi” operava in un reparto d’elite, immagino in sostegno dei terroristi-narcos dell’UCK), salvo tornare brevemente pacifista in favore di telecamera quando tre suoi guru rispondenti ai nomi di Piero Pelù (quello delle matite cancellabili al referendum che oggi si scopre fare investimenti con il circolo renziano), Jovanotti e Ligabue hanno deciso che era ora di dire “mai più” alla guerra.
 
Il Mio Nome è Mai Più
In compenso, per 72 giorni la Serbia è stata devastata dai bombardamenti NATO, benedetti da un governo di sinistra che ha aperto le porte di Aviano ai caccia.
Motivo scatenante dell’intervento?
La falsa strage di Racak, smentita a guerra finita dal patologo del Tribunale Penale Internazionale per la ex-Jugoslavia, Emilio Perez Pujol (intervista al Sunday Times e a Le Monde) ma tramutata in casus belli dalla coppia d’oro del mondialismo da Terza Via, ovvero Madeleine Albright e Richard Hoolbroke. Disgregata a dovere la Jugoslavia, restava la Serbia a dare fastidio ai piani egemonici della NATO ad Est e nei Balcani: et voilà, una bella “guerra umanitaria”, ossimoro che è la carta d’identità della sinistra rappresentata da “Left” e dalla sua copertina.
E vogliamo parlare di come la sinistra di lotta e di governo si sia adeguata alle esigenze atlantiste dell’intervento in Afghanistan prima, per vendicare l’11 settembre (casualmente responsabilità, almeno finanziaria, saudita, ovvero principale alleato Usa nel Golfo), in Iraq poi, guerra giustificata dalle fialette piene di Aulin di Colin Powell e infine di tutte le cosiddette “primavere arabe”, sponsorizzate da Dipartimento di Stato e Soros Foundation?
Non si può parlare di buona fede, perché ognuna di queste guerre ha portato con sé e lasciato sul terreno prove sufficienti a smontare i motivi istituzionali e rivelarne l’agenda nascosta: se supportano quelle guerre, quelle strategie, quelle scelte geopolitiche, è perché o le si condivide o si è in malafede e, quindi, ontologicamente dalla parte del più forte. Siamo passati da una sinistra che vedeva complotti CIA ovunque negli anni Sessanta, Settanta e Ottanta e una sinistra che dei desiderata della CIA è paradossalmente un’emanazione mediatico-politica.
Siamo passati dall’adorazione per l’URSS alla criminalizzazione tout court di Vladimir Putin, con cotè di applausi e occhi lucidi a ogni nuova sanzione comminata contro Mosca. Siamo passati dal denunciare la repressione britannica in Irlanda del Nord, brandendo Bobby Sands come esempio, a dedicare la copertina del settimanale “a sinistra senza inganni” a quegli stessi “elmetti bianchi” fondati da uno che in Ulster sparava e metteva in pratica operazioni psyops di guerra psicologica.
 
La Terza Via, il grande inganno della globalizzazione, ci ha portato a questo: incarnare, declinare e incastonare nel contesto globale come progressista ciò che in realtà è potere allo stato puro, imperialismo, terrorismo finanziario, destabilizzazione.
L’orrore di conradiana memoria oggi è il mainstream, mascherato da umanitarismo. A testimonianza di questo c’è la nuova arma della sinistra: la post-verità, le “fake news”, il “linguaggio d’odio”, ovvero bollare come bufale tutte le notizia che escono dallo schema narrativo di Usa e soci e che vanno a infrangere il totem del politicamente corretto.
Quanti ospedali pediatrici distrutti dai russi hanno pianto su “L’Unità”, su “Repubblica” e sicuramente su “Left”? Ora scopriamo che erano utilizzati dai cosidetti ribelli moderati come deposito per le armi e scopriamo anche che “Medici senza frontiere” non ha mai avuto alcun ospedale in Siria e che non comunica le coordinate delle strutture che supporta, nonostante il suo presidente lanciasse accuse pesantissime come queste
nei confronti delle truppe di Damasco. E la post-verità sarebbe quella dei blog e della stampa indipendente? Le bufale sarebbero quelle di chi sta con Putin e non con Al-Baghdadi o Al-Nusra?
 
La questione è culturale, prima che strategica. Una sinistra che ha contrabbandato e svenduto i diritti dei lavoratori per quelli LGBT, accettando la riduzione in schiavitù di massa dei voucher in nome delle unioni civili (andate a vedere quante ne sono state celebrate dall’ok al Ddl Cirinnà e quanti milioni di voucher sono stati venduti) e della dittatura del piagnisteo è null’altro che il cavallo di Troia della mercificazione totale della società, schematizzata in genere e non più percepita in classi.
Una sinistra che scambia un pianificato piano di destabilizzazione per accoglienza, ha violentato e ucciso se stessa: accettare che la nuova rivoluzione sia quella globalista del “no borders” e non più quella dell’uguaglianza sociale e dei diritti reali per chi ha davvero bisogno – e non per chi viene qui a svernare da Paesi non in guerra, chiedendo wi-fi più potente e pasti gourmet in attesa di andare a sfruttare, da vero parassita, il welfare tedesco o svedese – equivale ad abdicare dallo status di pensiero politico per adagiarsi in quello più comodo (e, a volte, remunerativo) di gadget del pensiero unico.
Chi paga infatti il conto di questa situazione? Le periferie e i ceti deboli, non certo chi abita in centro o magari a Capalbio, paradiso della sinistra in tweed che i migranti non li ha voluti ma ha preferito scomodare amicizie politiche per ottenere lo stesso risultato cui anelavano gli abitanti di Gorino con i loro blocchi stradali. Ci vuole classe anche nell’essere “razzista”, l’ipocrisia è bene supremo e motore immobile. Bollare come fascista il fatto che la sicurezza sia il primo dei diritti che i ceti meno abbienti reclamano è suicida, tanto più che quel campo è divenuto non a caso feudo e bacino elettorale della destra, più o meno centrista). Dichiarare gli “elmetti bianchi” persone dell’anno è soltanto l’epilogo naturale di un processo metastatico iniziato anni fa. Ma occorre prendere atto che il cambio di paradigma scompagina molte logiche, ottunde molte menti e incattivisce molti animi: anche a destra, dove un anti-comunismo d’antan spinge molti a vedere nella Russia di Putin la minaccia rossa, patologia che negli anni Settanta portò molti “fascisti” a fare il gioco della CIA e di Gladio in chiave anti-sovietica. State sereni, ci sarà tempo per riflettere. E pentirsi amaramente.
Di Mauro Bottarelli , il 29 dicembre 2016