Caracas: Bombe sul potere giudiziario.Silenzio ermetico dell’UE-USA-Canadà. Omertà?

Maduro dittatore
Il lancio di bombe, il mitragliamento del Tribunale Supremo e del ministero degli Interni “..in qualsiasi parte del mondo è un atto di terrorismo,però.. Tuttavia il Venezuela sta aspettando qual’è la reazione di molti paesi che ancora non si sono pronunciati” ha detto il minitro degli Esteri venezuelano Samuel Moncada. Ha commentato che soprattutto l’Unione Europea fa orecchi da mercante per proteggere i responsabili di questi fatti. “Dall’Europa nessuna
reazione. Dalla Spagna non abbiamo ricevuto nemmeno una telefonata per dirci che sono “preoccupati”….l’Unione europea che tutti i giorni rilascia dichiarazioni contro il Venezuela, sembra che non ha ancora saputo dell’attacco e non lo condannano” ha detto il ministro Moncada. “naturalmente sanno però rimangono muti.
“Canadá, paese solitamente tra i più preoccupati per i diritti umani, non ha emanato nessun commento per deplorare la condotta di un individuo che sganciò bombe su vittime innocenti…” ha scandito con forza il responsabile della diplomazia venezuelana. “Aspettiamo qualche reazione da parte del Messico e Argentina che…un giorno difendono i diritti umani e un altro fingono demenza”.
 
Per ultimo ha criticato le agenzie di informazione che tentano di presentare come “combattente della libertà” il responsabile di un atto terrorista.
ARTICOLO DI MARZO PER COMPRENDERE IL CONTESTO
C’è stato un colpo di stato in Venezuela!  Maduro ha preso tutto il potere!”    Solo pochi giorni prima del 15° anniversario del colpo di stato – di breve durata – contro il presidente democraticamente eletto Chavez (11-13 aprile 2002), quelli  che fecero quel colpo di stato (l’oligarchia venezuelana, i  capi di  Washington, i loro leccapiedi di Buenos Aires, Brasilia, Santiago del Cile e Lima e tutto quel pacco di lupi mediatici plaudenti da Madrid agli USA) hanno cominciato a gridare come iene contro un presunto “auto golpe” fatto dal presidente Maduro.
 
Quali sono i fatti?  La causa immediata che ha scatenato questa ipocrita protesta  è la sentenza della Corte Suprema di Giustizia (TSJ) che il 29 marzo ha detto che constatato il comportamento oltraggioso  dell’Assemblea Nazionale  verso la Corte Suprema di Giustizia , la  TSJ  d’ora in poi, assumerà in proprio i suoi poteri e li eserciterà direttamente o li farà esercitare da un altro potere da determinare . Immediatamente, il presidente dell’Assemblea Nazionale, Julio Borges, ha definito questa decisione un “colpo di Stato” e il segretario generale  dell’Organizzazione degli Stati Americani, Luis Almagro, l’ ha descritta come un “auto-colpo-di-stato” e ha chiesto la convocazione urgente del Consiglio Permanente dell’OSA per mettere in moto la procedura della Carta democratica contro il Venezuela. Il governo peruviano ha deciso di ritirare il suo ambasciatore dal Venezuela.
 
Quali sono le radici di questa sentenza?
 
Da quando l’opposizione di destra ha vinto le elezioni dell’Assemblea Nazionale nel mese di dicembre 2015, si è innescato un aspro conflitto tra i diversi poteri dello Stato. Già alla fine di dicembre 2015, la  TSJ  aveva stabilito che c’erano state irregolarità nelle elezioni dei deputati nello stato di Amazonas e aveva dichiarato nulle le elezioni e ordinato di ripeterle. Sono state presentate le prove che politici dell’ opposizione erano stati coinvolti nella compravendita di voti con effetti determinanti per l’elezione di quattro deputati, due dell’opposizione, uno del PSUV e un altro eletto nella lista indigena (anche lui sostenitore dell’opposizione).  Il fatto è che questi tre deputati dell’opposizione sono fondamentali perché con la loro presenza l’opposizione ha una maggioranza dei due terzi e quindi gode di poteri molto ampi. L’Assemblea Nazionale si è rifiutata di obbedire all’ordine della TSJ e, nel mese di gennaio 2016, ha fatto giurare i tre deputati della Amazonas. Anche in questo caso la TSJ ha dichiarato l’atto nullo e in violazione della sua precedente sentenza. L’Assemblea Nazionale è tornata indietro ma poi a luglio, ha fatto giurare di nuovo i tre deputati. Nel mese di agosto 2016, la  TSJ ha dichiarato che la Presidenza del Consiglio dell’Assemblea Nazionale  ed i deputati dell’opposizione erano in oltraggio alla corte per aver violato due delle sue sentenze.
Continuando nella escalation del conflitto istituzionale, nel mese di ottobre 2016, l’Assemblea Nazionale ha votato una procedura per un aprire un “processo politico” al presidente Maduro ed anche un procedimento per dichiarare che Maduro aveva “abbandonato il suo incarico”. Tra le motivazioni addotte per queste procedure c’era l’affermazione che Maduro non è cittadino venezuelano e quindi non è in condizioni di essere presidente (!!). Infine nel mese di gennaio 2017, l’Assemblea Nazionale ha dichiarato che il presidente Maduro aveva davvero “abbandonato il suo incarico”.
Come si può essere accusati di “abbandonare il proprio incarico” e – allo stesso tempo – “avere il potere di mettere in atto un colpo di stato”,  nessuno lo sa. L’Assemblea Nazionale, inoltre, ha invitato l’Organizzazione degli Stati Americani  ad invocare la sua Carta democratica contro il Venezuela, invitando così le potenze straniere a  violare la sovranità venezuelana, cosa questa che rivela chiaramente il carattere dell’oligarchia venezuelana. Ma il tentativo di utilizzare la Carta Democratica è stato bocciato dalla OEA, malgrado le minacce dirette di Washington verso un certo numero di paesi membri.
 
Alla fine, il governo ha chiesto alla TSJ se fosse necessario chiedere alla Assemblea Nazionale di ratificare la sua decisione sulla creazione di joint venture nel settore petrolifero e la  TSJ  ha risposto con una sentenza del 29 marzo, in cui afferma che, dal momento che l’Assemblea Nazionale è in stato di oltraggio alla corte e non ha preso alcuna azione per porvi rimedio, il governo non ha il dovere di inviare le proprie decisioni alla Assemblea Nazionale e che la TSJ  ha assunto i poteri decisionali della Assemblea Nazionale e che li eserciterà direttamente o attraverso qualsiasi altro organo di potere che potrà decidere. Questa sentenza era stata preceduta di un giorno da un’altra sentenza in base alla quale  la corte – la TSJ –  aveva stabilito che dal momento che l’Assemblea Nazionale era in oltraggio alla corte, i suoi membri non hanno nessun diritto a godere della immunità parlamentare.
Se l’opposizione dell’Assemblea Nazionale avesse voluto utilizzare veramente i propri poteri, sarebbe bastato che rispettasse la sentenza della  TSJ sui tre deputati della Amazonas e che cominciasse a  legiferare, ma  l’opposizione non è interessata solo a legiferare, ma piuttosto vuole creare un incidente quanto più grande sia possibile, per giustificare la cacciata di Maduro dalla presidenza.
Dobbiamo opporci a quella campagna ipocrita di chi fece un vero un colpo di stato in Venezuela nel 2002, che ora vuole cacciare Maduro dal potere e chiedere l’intervento straniero contro il Venezuela. Se questi dovessero raggiungere i loro obiettivi, sono chiare le conseguenze cui si andrebbe incontro: tutte le conquiste della rivoluzione bolivariana sarebbero distrutte, le missioni sociali abolite, le aziende e i terreni nazionalizzati, sarebbero tutti restituiti ai loro ex proprietari, il diritto al lavoro sarebbe abolito consentendo licenziamenti di massa nello stato e nelle imprese private, le pensioni di vecchiaia massicciamente tagliate, l’assistenza sanitaria e l’istruzione tagliate e comincerebbe un vero e proprio assalto ai diritti democratici fondamentali. Se qualcuno dubita di questo, basta che dia uno sguardo alle prime misure adottate dai governi di destra che sono ritornati al potere in Argentina e in Brasile. In Venezuela, sarebbe dieci volte peggio.
 
Comunque, questa non è solo una questione di chi abbia ragione o chi abbia torto sotto il profilo giuridico o dal punto di vista procedurale. Come tutte le questioni fondamentali della società, questa storia si risolverà  sulla base di chi ha in mano il vero potere reale, in termini di forze armate e/o mobilitazione di massa della gente per le strade, in modo da poter far saltare il potere statale. Al momento non sembra che l’opposizione reazionaria abbia questa forza. Ha fatto continui appelli perché  l’esercito si muova  “a difesa della Costituzione” (leggi: per rimuovere Maduro), ma  finora sono caduti tutti nel vuoto. I recenti tentativi di portare la gente nelle strade  a settembre e ottobre 2016 hanno annaspato per mancanza di una strategia chiara e decisa. Alcuni dei leader dell’opposizione hanno provato a indire una marcia sul palazzo presidenziale di Miraflores, ma quando è arrivato il giorno, hanno fatto marcia indietro, provocando rabbia e demoralizzazione sui loro seguaci.
Le Concessioni ai capitalisti minano la rivoluzione
 
Gli annunci di Maduro sulle concessioni al raggio di azione dei capitalisti, andando oltre alle questioni giuridiche e istituzionali, ci fa chiedere che cosa stia facendo il governo di Maduro con il suo potere?  Quale sia la sua strategia.
Pochi giorni fa, Nicolás Maduro ha fatto una serie di dichiarazioni alla fiera  Expo Venezuela Potencia 2017 , che non lasciano dubbi sul fatto che la sua strategia vada nella direzione di fare concessioni sempre crescenti ai capitalisti, nazionali ed internazionali.  Ha respinto quella che ha definito era una “sporca campagna che dice che guardiamo al modello comunista e che respingiamo le imprese private”. Al contrario, ha detto, “il 90% dell’economia è in mano delle aziende private” (In realtà quello che intendeva dire è che il 90% di tutte le società sono in mano a privati, ma queste rappresentano tutte insieme una piccola percentuale dell’economia.)  Poi ha annunciato altre concessioni ai capitalisti, nazionali ed esteri, concedendo prestiti dalle banche statali, sia in Bolivar che in dollari, e liberalizzando maggiormente  i controlli sul cambio per consentire alle aziende private un più facile accesso ai dollari (che provengono dai profitti dell’industria petrolifera).
 
Queste dichiarazioni e queste azioni hanno provocato rabbia e disagio soffusi tra le fila del movimento bolivariano e costituiscono una continuazione e un rafforzamento della politica che il governo Maduro ha seguito da quando è stato eletto: rispondendo agli attacchi dell’opposizione in campo politico e istituzionale, e concedendo sempre più spazi ai capitalisti in campo economico.
Questa è una politica che porta direttamente al disastro. L’economia venezuelana è in una crisi profonda, con iperinflazione, gravi carenze di prodotti alimentari essenziali e di farmaci ed una paralisi della produzione. Questa crisi è il risultato, in ultima istanza, della ribellione delle forze produttive – che continuano a muoversi con le regole del mercato capitalistico – contro tutti i tentativi del governo di regolamentarle con il controllo dei prezzi e controllando il cambio. Il tutto aggravato e moltiplicato dal crollo del prezzo del petrolio sul mercato mondiale. Di fronte alle forti limitazioni delle riserve di valuta forte e dei proventi del petrolio, il governo ha dato priorità al pagamento del debito estero rispetto alle importazioni, che sono state gravemente tagliate, aggravando maggiormente la scarsità di beni nel paese. Allo stesso tempo, per pagare per il bilancio dello Stato, che opera con un deficit pari al 15-20% del PIL si è fatto ricorso a una politica che stampa nuova moneta, cosa che a sua volta ha portato alla iperinflazione.
 
Quello che è fallito in Venezuela non è il socialismo, che non è mai esistito, ma piuttosto, il tentativo di regolare l’economia capitalista con un intervento dello Stato che vorrebbe farla funzionare con benefici per la maggioranza della popolazione.
Ci sono solo due modi per uscire da questa crisi economica: uno è quello di cancellare tutte le norme e consentire al mercato capitalista di funzionare “normalmente”, il che significherebbe che i lavoratori saranno costretti a pagare tutto il prezzo della crisi e questa è la direzione verso cui si sta progressivamente avviando  il governo di Maduro.  L’altro modo sarebbe espropriare i capitalisti e gestire l’intera economia sulla base di un piano democratico di produzione che possa soddisfare i bisogni della popolazione, e allo stesso tempo fare un appello internazionalista a  operai e contadini della regione per venire in aiuto alla rivoluzione e per sconfiggere i tentativi delle classi dirigenti che vorrebbero distruggerla. Questo significherebbe far pagare la crisi ai capitalisti.
 
La continuazione di questa politica del governo non farà altro che aggravare la crisi per la gente che lavora, erodendo ancor di più il supporto delle masse bolivariane. Il governo stima che quest’anno i prezzi del petrolio saliranno fino a 70 a 80 dollari al barile, cosa che produrrebbe quel margine necessario per gli investimenti nei programmi sociali, permettendo anche un recupero di appoggio popolare. Dopo di che potrebbe indire le elezioni in condizioni migliori. Ma questo è un sogno irrealizzabile. I prezzi del petrolio sono saliti leggermente dopo che l’OPEC e la Russia hanno tagliato la produzione, ma quando i prezzi del petrolio sono aumentati, il fracking è diventato di nuovo redditizio negli Stati Uniti, facendo così aumentare la produzione globale del greggio e abbassare nuovamente i prezzi.
Come combattere l’offensiva dell’imperialismo e dell’oligarchia
Se vogliamo essere sinceri, questa politica del governo rappresenta un tradimento dell’eredità del presidente Chavez. Nei suoi ultimi discorsi prima della sua morte, il Golpe de Timón  e il Plan de la Patria Socialista, Chavez sottolineò  due idee chiave: a) siamo ancora in un’economia capitalistica e dobbiamo andare verso il socialismo  b) dobbiamo distruggere lo stato borghese e sostituirlo con uno “stato comune” ( basato sulle Comuni socialiste). Pur con tutti i limiti possibili, queste erano le idee giuste.
 
L’attuale leadership del movimento bolivariano e il governo Maduro si sono spostati nella direzione opposta: in campo economico stanno facendo sempre più concessioni ai capitalisti, mentre nel campo politico hanno soffocato tutte le vie di partecipazione popolare al controllo dei lavoratori, sulle gerarchie e sul  potere.
 
Indipendentemente dalle loro reali intenzioni, dobbiamo dirlo chiaramente: questi politici porteranno direttamente alla sconfitta della rivoluzione bolivariana e alla presa del potere da parte dell’opposizione borghese. Questo sarebbe un disastro e per evitarlo dobbiamo riprendere la lotta per il socialismo, contro lo Stato borghese.
 
Di fronte all’assalto dell’imperialismo e dei capitalisti venezuelani, quale può essere il modo più efficace per combatterli?
 
Prima di tutto, il Venezuela dovrebbe rompere le relazioni diplomatiche con Washington che è il paese guida e che coordinare questa campagna. In secondo luogo si dovrebbe espropriare tutte le proprietà delle aziende multinazionali di qualsiasi paese sia coinvolto in questa grave forma di interferenza nella sovranità nazionale venezuelana. In terzo luogo, si dovrebbe espropriare le proprietà dell’oligarchia venezuelana, che ha costantemente complottato contro la volontà del popolo negli ultimi 15 anni. In quarto luogo, si dovranno formare  dei comitati anti-imperialisti e anti-capitalisti di  operai, soldati e contadini in ogni azienda, fabbrica, caserma e nelle campagne. Questi comitati dovranno essere armati e fare in modo che i lavoratori  vigilino contro il sabotaggio dell’oligarchia. Infine, la rivoluzione bolivariana dovrebbe fare appello ai lavoratori e ai contadini dell’America Latina e alla classe operaia del mondo perché venga in suo aiuto e blocchi  i tentativi dei governi reazionari che vogliono intervenire contro la rivoluzione.
 
Questa è l’unica politica che può garantire la difesa della rivoluzione.
 
 
Il testo di questo articolo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali, citando la fonte comedonchisciotte.org e l’autore della traduzione Bosque Primario
 
Questo articolo è stato pubblicato originalmente su  In Defence of Marxism

VENEZUELA: L’AUTORE DELL’ATTACCO GOLPISTA ALLE SEDI GOVERNATIVE È LEGATO ALLA CIA

ddd-5-8c’eran dei dubbi? AH sì certo, lottano contro un dittatore per la libertà del popolo, si si 

Attraverso un comunicato letto in diretta congiunta radiotelevisiva dal ministro per la Comunicazione e l’Informazione, Ernesto Villegas, viene segnalato che Pérez, è anche vincolato all’ex ministro venezuelano Rodriguez Torres il quale ha ammesso di aver avuto contatti con la CIA
Óscar Alberto Pérez, autore materiale dell’attacco golpista di matrice terroristica contro le sedi del Ministero del Potere Popolare per gli Interni, Giustizia e Pace, ed il Tribunale Supremo di Giustizia della Repubblica Bolivariana del Venezuela, sarebbe legato alla Central Intelligence Agency degli Stati Uniti (CIA), secondo quanto riporta l’agenzia AVN.
 
Attraverso un comunicato letto in diretta congiunta radiotelevisiva dal ministro per la Comunicazione e l’Informazione, Ernesto Villegas, viene segnalato che Pérez, è anche vincolato all’ex ministro venezuelano Rodriguez Torres il quale ha ammesso di aver avuto contatti con la CIA.
«Entrambi gli attacchi sono stati portati da un elicottero Airbus Volcom, modello 105, sigla CICP02, rubato dalla base aerea Generalísimo Francisco de Miranda, a Caracas, da un soggetto che risponde al nome di Óscar Alberto Pérez, che per commettere gli attentati si è avvalso della sua posizione di ispettore della divisione trasporto aereo del Cicpc (Corpo di Investigazioni Scientifiche Penali e Criminali)», si legge nel comunicato.
Di fronte a siffatta situazione il Governo venezuelano ha esortato i partiti politici e i settori dell’opposizione venezuelana – che negli ultimi mesi ha generato e promosso violenze che hanno provocato 74 morti – a condannare queste azioni golpiste, promosse dall’asse imperiale.
Notizia del: 28/06/2017

Orban blocca le attività di Soros: “Lui non può essere al di sopra delle leggi dell’Ungheria”

orban sorosovviamente chiunque sfidi questi miliardari filantropi tanto solidali e accoglienti è solo un fascista populista


 
Orban blocca le attività di Soros: “Lui non può essere al di sopra delle leggi dell’Ungheria”
Il primo ministro ungherese, Viktor Orban, ha assicurato che il futuro della Università Centroeuropea (CEU), fondata dal multimiliardario finanziere e speculatore internazionale, George Soros, sarà deciso tramite i negoziati politici tra i Governi degli Stati Uniti e dell’Ungheria.
La CEU aveva denunciato lo scorso Mercoledì che un progetto di legge poteva mettere fine all’Istituzione e che questo presupponeva un “attacco contro la sua indipendenza accademica”.
La normativa prevede, tra gli altri aspetti, che i governi degli USA e dell’Ungheria debbano firmare un accordo sul funzionamento dell’Università che avrà anche un suo Campus a New York, con gli stessi programmi che ha a Budapest.
 
Orban ha precisato, nel corso di una intervista alla radio pubblica, che il futuro della CEU “dipenderà dai negoziati e dagli accordi fra governi (USA e Ungheria) “. “Uno può essere miliardario, ma questo non lo colloca al di sopra delle leggi nazionali dell’Ungheria; questa istituzione deve rispettare le leggi”, ha sottolineato Orban, alludendo al suo fondatore e definendo il centro come l’”Università di Soros”.
 
La CEU fu fondata con una doppia identità legale, una negli USA ed una in Ungheria, motivo per cui i suoi laureati hanno in alcuni casi due titoli, uno ungherese ed un’altro emesso negli USA. In questo senso Orban ha aggiunto che questo è uno svantaggio per le università locali. “E’ incomprensibile. Mettiamo le nostre Università in una situazione inconveniente ed assicuriamo vantaggi ingiustificabili a quelle straniere”, ha riassunto Orban.
Dopo le parole di Orban, l’Università ha indicato in un suo comunicato che questa istituzione ha sempre rispettato le leggi ungheresi e che “tutte le affermazioni in senso contrario sono false”. La CEU fu inaugurata a Budapest nel 1991 ed offre programmi di post grado in Inglese in diverse materie come Diritto, Storia o Scienze Sociali, e conta ogni anno con più di 1.500 studenti di tutto il mondo.
Orban aveva già accusato Soros “di essere membro eminente di un circolo di “attivisti che cercano di minare le nazioni europee fomentando l’immigrazione delle ondate di migranti e rifugiati che arrivano alle nostre frontiere dal Terzo Mondo”.
Soros appoggia qualsiasi cosa che debiliti gli stati e fomenta tutto quello che possa cambiare lo stile di vita tradizionale europeo“, ha affermato Orban, prima di assicurare che “gli attivisti che appoggiano i migranti stanno formando parte, senza darsene conto, di una rete internazionale del traffico di persone”.
 
Inoltre Orban ha manifestato di avere in studio la possibilità di proibire le organizzazioni non governative (ONG) collegate al multimiliardario e finanziatore del Partito Democratico negli USA.
Il vicepresidente del Partito di governo, Szilard Nemeth, a sua volta ha segnalato che “saranno utilizzati tutti gli strumenti a propria disposizione per cancellare queste ONG fonanziate da Soros, che sono al servizio dei capitalisti globali e che sostengono la correzione politica nei governi nazionali”.
Non è un mistero che le ONG di Orban hanno finanziato tutte le attività volte a sobillare manifestazioni contro il governo nazionalista di Orban ed in passato sono state in prima fila nelle “rivoluzioni arancioni” avvenute nei paesi dell’Est Europa per rovesciare i governi non conformi agli interessi degli USA. In particolare George Soros è stato uno dei grandi finanziatori del Colpo di Stato a Kiev che ha portato l’Ucraina nell’orbita USA attraverso i sommovimenti avvenuti a Kiev (Maidan) nel 2014 (lui stesso si è poi vantato di aver svolto un ruolo in quegli avvenimenti).
Fonte: La Gaceta.es Traduzione e sintesi: L.Lago Apr 02, 2017

Quello strano incontro fra Paolo Gentiloni e George Soros, l’uomo delle ONG

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ma la cara società civile moralmente superiore ama i filantropi miliardari che assassinano i popoli, per questo perseguita politicamente i cosiddetti populisti.

Roma è abituata a nascondere molti misteri dietro le belle facciate dei suoi numerosi palazzi. Uno di questi, per esempio, è l’incontro fra il premier Paolo Gentiloni e il miliardario di origini ungheresi George Soros, che in questi giorni viene più volte nominato per il suo coinvolgimento diretto ed indiretto in molte delle ONG accusate di collusioni con gli scafisti in quella dolorosa faccenda che è la tratta dei migranti. A dirla tutta, in passato George Soros è stato nominato anche per altre sinistre faccende, come il sostegno dato per esempio alle varie rivoluzioni colorate che hanno infiammato ed insanguinato dapprima l’area ex sovietica e successivamente, nella forma di “primavere arabe”, anche il Medio Oriente.
Oltre a questo, tuttavia, c’è anche il coinvolgimento di George Soros nell’economia e nella finanza italiana attraverso il Soros Found, che ha in ballo un ingente piano d’investimenti che andrebbe ad impattare su numerosi settori. Il finanziere-speculatore George Soros ha già importanti partecipazioni nell’economia italiana, per esempio in Eni, Telecom e Mediaset, oltre che in varie banche nazionali per un valore complessivo di due miliardi di euro.
I prossimi investimenti potrebbero riguardare il settore immobiliare, magari da effettuarsi nella prospettiva di una nuova ondata di crisi e d’indebolimento del paese, cosa che permetterebbe al suo fondo di portarsi a casa importanti tesori e possessi italiani a prezzo di saldo. Passata la bufera, potrebbe quindi rivendere quei patrimoni al prezzo effettivo o addirittura gonfiato, ricavandone un più che discreto guadagno.
Non è del resto una novità il fatto che Soros abbia costruito le proprie ingenti fortune proprio sulle speculazioni economiche e finanziarie, per esempio speculando anche sulla lira agli inizi degli Anni ’90. Un vizio, quello di speculare sulle valute altrui, che il miliardario d’origini ungheresi ha ripetuto anche altrove, non sempre con esiti fortunati: in Malesia, per esempio, per questo “scherzetto” è stato condannato in contumacia.
Queste sono state infatti le parole con cui il senatore di Forza Italia Lucio Malan ha commentato questo strano vertice a due: “Stupisce molto leggere che il Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ha ricevuto oggi il multimiliardario George Soros, al pari del presidente della Repubblica Federale Tedesca che sarà fra poco a Palazzo Chigi. George Soros fu per sua stessa ammissione il protagonista delle speculazioni che nel 1992 causarono una svalutazione della lira del 30% e la dissipazione di 40mila miliardi di lire di riserve valutarie della Banca d’Italia, oggi sostiene apertamente la più ampia immigrazione verso l’Italia, propugna e finanzia le politiche LGBT e a favore della liberalizzazione delle droghe. Sarebbe interessante sapere la ragione e il contenuto di questo colloquio, non preannunciato e non segnalato”.
Elvira Savino, deputata di Forza Italia, ha invece così reagito: “Presenterò una interrogazione al premier Gentiloni per chiedere i motivi della presenza dell’imprenditore Soros a Palazzo Chigi. Evidentemente, se è stato ricevuto nella sede ufficiale del Governo, si tratta di un impegno istituzionale ed è normale che il Parlamento ne venga informato, visto il ruolo che egli ebbe nell’attacco speculativo del 1992 contro la lira, da lui giudicato ‘una legittima operazione finanziaria’”.
Rimane dunque più che mai valida la domanda: di cosa avranno discusso esattamente Soros e Gentiloni nel loro incontro romano? Molto probabilmente dell’attuale bufera sorta sulla questione dei rapporti fra ONG e scafisti, che denuncia un loro sfruttamento non proprio disinteressato della tratta degli esseri umani. Ma, e nemmeno questo può essere escluso, dell’ambizioso piano economico che il “miliardario-filantropo” avrebbe in serbo per il nostro paese attraverso il suo danaroso Soros Found. Una cosa è certa: quando Soros è nei paraggi, il più delle volte c’è da aspettarsi qualche brutta sorpresa. Il mistero rimane e s’infittisce, nascosto dietro la splendida facciata di Palazzo Chigi.
di Filippo Bovo – 04/05/2017 Fonte: l’Opinione Pubblica

La macchina sovversiva di Soros esposta al pubblico

gentiloni-sorosMolti esperti politici sono consci della forte influenza esercitata dal miliardario George Soros. Ma ormai anche i cittadini comuni associano il suo nome al controllo e alle speculazioni di borsa. L’uomo dietro il caos anti-Trump, l’oligarca dei fondi speculativi, il bizzarro filantropo: Soros è l’equivalente del dottor Male nel mondo reale. Ma, fino ad ora, le sue macchinazioni sono state generalmente tollerate, e il mondo non è riuscito a vedere chiaramente quanto i miliardi di Soros abbiano portato miseria e sofferenza ad un miliardo di persone.
 
Il mio collega, l’analista politico olandese Hoger Eekhof, recentemente mi ha telefonato in preda ad un forte stato di incredulità. Me lo ricordo esclamare al telefono, qualche tempo prima: Phil, fughe di notizie dalle organizzazioni di Soros confermano la sua complicità nel controllo delle politiche europee!”. Dopodiché, essendo lui stato sulle tracce di Soros per qualche anno, sono stato ansioso di sapere cosa aveva scoperto. Sorprendentemente, sembra che le prove schiaccianti su Soros e la sua Open Society Foundations si trovino alla luce del giorno, tra alcune recenti intercettazioni su DC Leaks delle ONG del miliardario.
Di sicuro alcuni lettori saranno stupiti nel non trovare da nessuna parte queste intercettazioni [in inglese] nei media mainstream. Le rivelazioni che ne derivano sono talmente sconvolgenti che non so da dove cominciare a raccontare: forse è meglio iniziare con Soros che si compra i media europei!
Edizione straordinaria! Soros paga per le elezioni europee!
Uno dei documenti (PDF) tratti dal fiume di intercettazioni su DC Leaks riguardanti l’OSIFE (Open Society Initiative for Europe) spiega in dettaglio i programmi e i piani per influenzare le elezioni europee del 2014. Non solo: il documento fornisce le quantità di denaro e i relativi beneficiari che l’ungherese pagò per “creare” la politica d’Europa e gli uomini politici per attuarla. Tra i programmi citati, uno in particolare mi ha sconvolto da giornalista e analista mediatico: l’ente non profit EUobserver è stato creato e finanziato da Soros per “comprare” i media europei. Cito dagli obiettivi del programma:
Questo progetto usa le notizie per incoraggiare il dibattito su come i valori della società aperta siano minacciati durante la corsa alle elezioni europee. Gli argomenti includono il sorgere dello “hate speech” [“discorsi di odio”] da parte dell’estrema destra europea, l’uso crescente di retorica dell’intolleranza dei politici mainstream, e l’aumento dei crimini legati all’odio nelle strade d’Europa. EUobserver ha reclutato giornalisti locali esperti per assistere agli eventi legati alle campagne elettorali, per condurre interviste e scrivere editoriali di alto livello in 16 Stati. Con questa strategia di infiltrarsi nel giornalismo locale, EUobserver è stato in grado di indicare i preoccupanti trend internazionali, piuttosto che limitarsi a riportare incidenti isolati. Hanno pubblicato un totale di 128 articoli nel periodo che va da febbraio a maggio 2014.
Ciò significa che Soros ha finanziato il piano dell’EUobserver con 130.922 dollari, permettendo la pubblicazione di 128 influenti articoli che sono stati poi letti in tutto il Continente. Approssimativamente si parla di 1000 dollari per articolo, che è abbastanza per influenzare il 90% dei giornalisti europei di mia conoscenza. Il documento arriva a definire l’area territoriale per cui questi articoli sono stati intesi, che include: Austria, Belgio, Bulgaria, Danimarca, Spagna, Finlandia, Francia, Germania, Ungheria, Italia, Romania, Svezia, Olanda, Polonia e Regno Unito. L’acquisto di spazio mediatico da parte dell’EUobserver è stato esteso ad ulteriori 32 articoli, sempre a 1000 dollari l’uno, nel periodo immediatamente precedente le elezioni. Analizziamo questi dati.
La Open Society Foundations ha finanziato l’EUobserver per “reclutare un network di giornalisti indipendenti nelle capitali europee allo scopo di evidenziare l’impatto di queste politiche e sottolineare importanti eventi locali”. Questo aspetto del controllo e della manipolazione dei media è stato finanziato con 75mila dollari, ma non c’è indicazione su quanti giornalisti siano stati effettivamente reclutati.
Attizzare l’inquietudine marginalizzata dei giovani
Per quanto inquietanti siano queste rivelazioni di DC Leaks sulla corruzione dei media, la manipolazione sociale da parte delle varie ONG di Soros è scioccante. All’interno dello stesso documento trapelato dalla Open Society Foundations, è mostrata chiaramente la “assunzione” e manipolazione delle politiche neo-liberali.
Un altro programma finanziato dalla Open Society è stato quello dell’European Alternatives, nello specifico la branca italiana. Questo aspetto ha come obiettivo di “amplificare le voci di coloro che si trovano lontani dai centri di potere europei, includendo chi si trova in situazioni vulnerabili, come migranti e giovani”. Attraverso una serie di meccanismi di supporto, Soros ha cercato di convertire la gioventù italiana, la comunità LGBT [Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender] e praticamente ogni gruppetto anti-conservatore su cui riuscisse ad arrivare, tramite l’uso di “humour e satira” dei media. È stata creata una entità web, Voice of the Voiceless EU, ora non più attiva. È qui che vediamo Soros utilizzare le armi affilate dei segmenti più esuberanti e aggressivi della società.
 
Voice of the Voiceless si è trasformata in un movimento molto più ampio che si è ora trasferito nei media, nelle università e più in generale nella società europea. Lo European Youth Portal [in inglese] è un meccanismo per la standardizzazione degli ideali giovanili.
Questo aspetto della macchinazione di Soros è parecchio brillante. C che potrebbe sembrare un supporto dal basso per movimenti legati all’attivismo LGBT e ai matrimoni omosessuali, è in realtà nient’altro che una delle tante ricette preparate da gente come Soros per deviare i giovani nel pentolone del globalismo ultraliberale. Fuor di metafora, Soros ha fatto il lavaggio del cervello ad una generazione vulnerabile affinché credesse in ideali e obiettivi anti-conservatori. La gioventù di Europa e Stati Uniti sarebbe potuta essere predisposta, in caso contrario, a ideali di estrema destra, per esempio. Ma il denaro di Soros è giunto fin nel profondo della sottocultura delle organizzazioni giovanili, e la sua “macchina” è molto più potente di qualsiasi altro segmento.
Controlliamo la società – Controlliamo la vostra cultura
Devo ammettere di aver sottovalutato quanto realmente potente sia George Soros. Scoprire la profondità e l’ampiezza del machiavellismo di Soros nelle intercettazioni di DC Leaks è stata una rivelazione sconvolgente. Sì, le intercettazioni dimostrano inequivocabilmente che io e i miei colleghi avevamo sempre avuto ragione. Ma non vogliamo nessun premio: queste rivelazioni dimostrano anche quanto poco si sappia delle macchinazioni di Soros, delle sue connessioni, nonché da dove derivi questo immenso potere. Non si può sbagliare: nessuno potrebbe nasconderlo così bene, eppure…
Un altro programma fondato con quasi 300mila dollari dalla Open Society fu il cosiddetto “Radical Democracy for Europe”. Ancora una volta cito direttamente dai documenti: questo programma nacque
“per coinvolgere la comunità di media-making creativo (tra cui artisti video e d’animazione) nel dibattito sulle elezioni e sulle politiche europee, in linea con gli obiettivi generali della Open Society, connettendosi ai social network e alle piattaforme digitali e usando i film come uno strumento di incremento della consapevolezza, allo scopo di raggiungere un’ampia audience e massimizzare l’impatto”.
Leggendo questo passaggio è facile immaginarsi George Soros come il “Grande Fratello” di Orwell. La lista di programmi e di obiettivi per sovvertire e incanalare il libero pensiero coerentemente con gli ideali di Soros è lunghissima. Alcuni degli altri programmi erano:
  • Elezioni Europee 2014: contrastare il sorgere dello “hate speech” – Questo ha aiutato ad uniformare la comunità LGBT, i Rom e le donne in uno strumento politico manipolabile
  • La campagna internazionale #DON’TmasturHATE – Questa iniziativa della Open Society di Bratislava illustra come gli sforzi dal basso sono stati creati per contrastare i punti di vista opposti
Gli sforzi volti ad influenzare le elezioni europee si sono spinti al punto di raggiungere, nella sfera digitale, segmenti di società in precedenza irraggiungibili. Attraverso la creazione e manipolazione di app e altri strumenti tecnologici, Soros cerca di “acchiappare” chiunque possa sostenere i suoi obiettivi. Da piccoli programmi come iChange Europe a innovazioni come Vote Match Europe, gli scagnozzi di Soros hanno impiantato sistemi di controllo in ogni angolo dell’Unione. SPIOR in Olanda, Transparency International in Lettonia, l’European Youth ForumMigrant Voice… la lista di strumenti dell’Open Society per influenzare le elezioni del 2014 è impressionante. Soros ha lanciato una campagna di massa per trasformare l’Europa con queste elezioni. Ciò che mi sconvolge è che ha poi effettivamente raggiunto questi obiettivi preliminari. Tre anni dopo l’Europa è un pentolone politico pronto a bollire.
Il quadro generale
Altri documenti dell’archivio “Soros” di DC Leaks dimostrano inequivocabilmente che il miliardario è il vero “cattivo” nell’attuale catastrofe europea. Quantomeno, è il più potente tra gli antagonisti visibili. C’è ampia evidenza che George Soros sia l’architetto e il dittatore dell’intera situazione migratoria che sta distruggendo l’Europa. Attraverso meccanismi di controllo acquisiti o influenzati ad ogni livello, non è irragionevole pensare che Soros diriga le leadership dell’Unione Europea alla stregua di un burattinaio. Ogni dogma, obiettivo, retorica, tono, e direzione della documentazione dell’Open Society che DC Leaks ha svelato mette le attività di Soros al centro del reticolo. Da Medici Senza Frontiere a misconosciute organizzazioni come la Federazione delle Organizzazioni Greche per Persone con Disabilità, Soros fa leva su qualsiasi cosa e qualsiasi persona capace di aiutarlo nei suoi obiettivi.
In prospettiva più ampia, la fondazione di Soros ricorda più un’organizzazione di stampo mafioso che una tipica struttura affaristica o filantropica. All’interno di queste intercettazioni ci sono prove che suggeriscono che Soros eserciti influenza non solo su leader come Angela Merkel e le sue controparti dell’Est Europa, ma anche sulle organizzazioni deputate alla mediazione dei conflitti. Dall’OSCE ad un’ampia gamma di cosiddette “ONG dei diritti umani”, Soros si comporta come una specie di “Padrino”. Le sue offerte, che nessuno sembra capace di rifiutare, ora si estendono molto più in là della mera offerta di denaro. Posso solo immaginare il livello di ricatto e di bullismo che un uomo come Soros può esercitare. Oggi, ogniqualvolta un governo minaccia dissenso contro il movimento liberal-globalista, Soros raduna (ad esempio: OSCE e ONG contro l’Ungheria) un potentissimo esercito di collaboratori.
Noi continueremo ad analizzare e studiare questi documenti di DC Leaks riguardanti Soros, e ne scriveremo. Non so da dove cominciare ad esprimere la mia sorpresa sulla poca risonanza mediatica di queste intercettazioni. Forse, come noi, altri analisti sono stati impegnati a seguire le faccende legate alla candidatura e all’elezione di Donald Trump. Ciò che si delinea sempre più è l’enigma chiamato George Soros, un uomo che esercita un’influenza tremenda sulle nostre vite.
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Articolo di Phil Butler pubblicato su New Eastern Outlook il 19 aprile 2017
Traduzione in italiano a cura di barg per SakerItalia.it

I missili americani colpiscono le forze siriane che combattono Al Qaeda

President Barack Obama meets with President-elect Donald Trump in the Oval Office of the White House in Washington, Thursday, Nov. 10, 2016. (AP Photo/Pablo Martinez Monsivais)

Oltre 60 missili cruise lanciati dalle forze armate americane hanno colpito una base militare siriana vicino Homs, che attualmente costituisce la prima linea tra le forze arabo-siriane e varie organizzazioni – definite dallo stesso Dipartimento di Stato Americano – terroristiche , tra cui Al Nusra e l’autoproclamato Stato Islamico.

Secondo quanto riportato, l’attacco è stato effettuato come ritorsione per un presunto “attacco con armi chimiche” vicino alla città di Idlib nel nord della Siria, attualmente la capitale di ciò che rimane delle forze di Al Qaeda in territorio siriano.
Attacchi precipitosi basati su dichiarazioni dubbie sulla presenza di armi di distruzione di massa
Gli attacchi effettuati si basano su dichiarazioni dubbie, non sostenute da prove materiali consistenti, riportate da militanti e organizzazioni finanziate dall’estero che si fingono enti umanitari. Dichiarazioni simili sono state fatte – e verificate come false – a partire dall’attacco chimico del 2013 a Ghouta.
La decisione statunitense di procedere velocemente senza l’approvazione delle Nazioni Unite, e prima che una qualche indagine formale potesse essere effettuata, dimostra che la natura di questi attacchi è una  messa in scena. Se gli USA fossero stati davvero convinti dell’uso delle armi chimiche da parte del governo siriano, un’indagine formale non solo avrebbe portato ad una risoluzione delle Nazioni Unite contro il governo siriano, ma anche probabilmente al lungamente desiderato cambio di regime a Damasco.
Sapendo invece che un’indagine formale avrebbe smascherato la natura dell’attacco, gli Stati Uniti hanno agito velocemente, cercando di provocare la risposta da parte del governo siriano, in modo da giustificare retroattivamente un altrimenti ingiustificabile inizio dell’attacco stesso.
Questi attacchi precipitosi sono una replica su scala ridotta delle prove inventate e prodotte prima dell’invasione e dell’occupazione dell’Iraq nel 2013, che hanno portato come risultato un cambio di regime pianificato da lungo tempo, la distruzione dell’Iraq come stato-nazione funzionante, ed ora  più di un decennio di caos, conflitti, divisioni e devastazione.
Simili presupposti “umanitari” furono usati dagli Stati Uniti nel 2011 per giustificare un intervento militare diretto in Libia, che anche questo ha portato come risultato il cambio di regime e la divisione e distruzione della Libia come stato-nazione. La Libia ora è terreno fertile per le organizzazioni terroristiche, e un trampolino verso l’Europa per gli emigranti africani che per decenni hanno cercato di sopravvivere e lavorare in Libia prima dell’intervento degli Stati Uniti nel 2011.
Sembra che ora l’America abbia fatto il passo successivo per ripetere il processo di divisione e distruzione, questa volta in Siria.
Gli attacchi aiutano Al Qaeda e difendono l’ultimo bastione dei terroristi in Siria
La città settentrionale di Idlib è al momento l’ultima roccaforte significativa di Al Qaeda in Siria [in inglese], mentre la città orientale di Raqqa è la città gemellata allo Stato Islamico. Malgrado secondo le dichiarazioni i due gruppi siano ideologicamente e strategicamente opposti, essi hanno coordinato i loro sforzi in Siria per tutta la durata del conflitto siriano.
Sebbene sia chiaro che Al Qaeda sia in possesso di questa città anomala – tenuta insieme quasi completamente da aiuti stranieri – politici americani hanno più volte chiesto che diventasse la capitale dell’opposizione governativa. Come Bengasi in Libia, per decenni capitale dei terroristi, è stata trasformata nel fronte del cambio di regime preparato dagli USA, Idlib dovrebbe funzionare come fronte politico appena gli Stati Uniti, l’Europa, la NATO e gli stati del Golfo Persico avranno fatto a pezzi l’esistente stato siriano.
Dal momento che la città stava per vivere un’imminente liberazione da parte delle forze siriane e dei loro alleati, la messa in scena dell’attacco con armi chimiche e il precipitoso e unilaterale lancio di missili da parte degli USA che ne è seguito, cerca di rallentare o di ribaltare completamente i progressi siriani su Idlib, la roccaforte di Al Quaeda.
Paradossalmente, nel 2016 il presidente americano Donald Trump ha seguito una linea anti-terroristica intransigente, solo per trovarsi a presiedere una politica estera che aiuta e favorisce i veri autori degli attacchi dell’11 settembre 2001 a New York e a Washington D.C. , su cui lui ha dichiarato aver creato la lista dei divieti di immigrazione.
“La politica di Trump” è soltanto continuità di agenda
 
L’uso di missili cruise americani per colpire l’aviazione siriana non è per forma, tipo o modo la politica del Presidente Trump.  E’ invece semplicemente l’esecuzione finale di una politica che era già sulla scrivania del Presidente Barack Obama, dai tempi del fallimento dei tentativi di rovesciare il regime in Siria nel 2011.
L’uso di armi radiocomandate come i missili cruise era stato discusso nel 2013 dopo un finto attacco con armi chimiche vicino a Damasco, e poi nel 2015 dopo che l’intervento militare russo in Siria aveva impedito un più diretto uso delle forze armate USA sul territorio siriano. L’uso di tali armi è necessario per la natura della rete di difesa aerea siriana.
Nell’articolo di Bloomberg del 2013 “Missili cruise Tomhawk potrebbero essere lanciati dagli Stati Uniti in Siria” [in inglese] si legge:
Missili cruise Tomahawk potrebbero essere lanciati di notte contro centinaia di obiettivi siriani, tra cui le speciali unità militari del Presidente Bashar al-Assad, se gli USA e gli alleati decidono di lanciano un attacco militare in risposta all’uso delle armi chimiche.
Jeffrey White, che è stato analista alla DIA (Defense Intelligence Agency) e ora è membro per la difesa al Washington Institute per la politica nel vicino oriente, ha dichiarato “Sto pensando ad una ondata iniziale piuttosto significativa” di molte centinaia di Tomahawks ,“e un periodo di assestamento, quindi forse una seconda ondata se non pensiamo di poter completare la distruzione che volevamo”.
Di nuovo nel 2016 il New York Time ha pubblicato un articolo intitolato “51 diplomatici americani fanno pressione per un attacco contro Assad in Siria ” [in inglese].
Più di cinquanta diplomatici del Dipartimento di Stato hanno firmato una nota interna decisamente critica rispetto alla politica dell’amministrazione Obama in Siria, sollecitando gli Stati Uniti ad attaccare militarmente il governo del Presidente Bashar al-Assad al fine di fermare le continue violazioni del cessate il fuoco durante i cinque anni della guerra civile nel paese.
 
L’articolo citava specificamente l’uso di armi radiocomandate come i missili cruise, dichiarando e sottolineando:
 
La nota, una bozza della quale è stata inviata al New York Times da un funzionario del Dipartimento di Stato, afferma che la politica americana è stata “travolta” dall’inarrestabile violenza in Siria. Sollecita inoltre un prudente uso delle armi radiocomandate che potrebbero assicurare un più focalizzato e convinto processo diplomatico guidato dagli USA”
Ovviamente, poi, a prescindere dal presunto “pretesto”, gli USA cercavano una escalation militare contro la Siria e come un prerequisito ulteriore per un eventuale cambio di regime, l’uso di armi radiocomandate, tra cui i missili cruise, era parte di un’agenda particolare dall’amministrazione Obama.
Con il fallimento della politica Americana in Siria e nel mondo [in inglese],  è scomparsa la patina della politica di parte e le plausibili argomentazioni per convincere gli Americani e il mondo che una sorta di legittimo e rappresentativo governo esiste a Washington. Ciò che è rimasto è una disperata e pericolosa oligarchia finanziaria, che sta portando avanti apertamente la sua agenda, con poco riguardo alla pubblica opinione, al diritto internazionale o anche alla paura delle conseguenze nell’attuare tali brutti piani rispetto ad un sempre più consapevole e possibile alternativa di un “ordine internazionale”.
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Articolo di Toni Cartalucci pubblicato da LD-Land Destroyer Report il  7 aprile 2017
Traduzione in Italiano a cura di Elvia per SakerItalia.it
 
di Toni Cartalucci – 11/04/2017 Fonte: SakerItalia

La lista degli amici fidati di Soros nel parlamento europeo

fossero solo questi. Per fortuna che siamo pieni di filantropi che si adoperano per il benessere dei popoii. Si vede.
 

Con parole sue: pubblicato dalla Opens Society,   la fondazione-ombrello del miliardario big-soros-kyenge-cofferati-spinelli-828131-300x200ebreo Soros, intitolato ,  Reliable allies in the European Parliament (2014-2019), ossia “Alleati fidati nel parlamento europeo”
Il fascicolo riferisce  i nomi di 226 deputati (su 751) “amici” di Soros e delle sue battaglie radicali, globaliste, anti-sovraniste e anti-Russia.  Per ciascuno, i tirapiedi stipendiati di Soros forniscono una scheda: paese, partito politico, commissioni a cui partecipano, centro d’interesse sui quali possono essere “utili” e sono disposti a farsi “coordinare”.
Ad una prima rapida scorsa, salvo errori ed omissioni dovuti alla fretta (sto partendo per Roma alla manifestazione organizzata da Giulietto Chiesa contro la censura di Stato ai blogger), fra gli italiani vedo, senza sorprese,
 
COFFERATI Sergio Gaetano (Italy, S&D) ………………………………………… 62
Il ben noto sindacalista CGIL
 
KYENGE Kashetu (Italy, S&D) …………………………………………………………… 65
La ben nota razzista nera congolese
SCHLEIN Elena Ethel (Italy, S&D) ……………………………………………………… 67
SPINELLI Barbara (Italy, GUE/NGL) …………………………………………………. 68
La ben nota figlia di Altiero Spinelli “europeista”   comunista
VIOTTI Daniele (Italy, S&D) ……………………………………………………………….. 68
MORGANO Luigi (Italy, S&D) ……………………………………………………………. 65
DE MONTE Isabella (Italy, S&D) ……………………………………………………….. 63
Benifei Brando Maria
PANZERI Pier Antonio (Italy, S&D) …………………………………………………..
GUALTIERI Roberto (Italy, S&D) ……………….
MOSCA Alessia Maria (Italy, S&D) ……………………………………………………. 66
GUALTIERI Roberto (Italy, S&D) ………………………………………………………. 64
GENTILE Elena (Italy, S&D) ………………………………………………………………… 64
 
Istruttivo il gran numero – 13 –di “amici di Soros” nel Gruppo di Visegrad,  dove  dovrebbero stare dalla parte opposta alle istanze dello speculatore globalista.   Si nota anche come la  Opens Society sia  molto attiva in Ungheria, dove sta mobilitando una  spontanea “primavera” per rovesciare il governo di Viktor Orban. Molti siti di informazione ungheresi hanno ricevuto aiuti finanziari da Soros, fra cui 444.hu che ha ricevuto 49.500   dollari.
Buona lettura. Ci si rivede fra qualche giorno.
 
di Maurizio Blondet – 01/03/2017 Fonte: Maurizio Blondet

Editorialista del Boston Globe: “Congratulazioni ad Al-Qaeda e ai jihadisti siriani per l’Oscar”

WHITE helmetsChi sono gli “Elmetti Bianchi” e il loro legame con il terrorismo che ha devastato la Siria ve l’abbiamo scritto qui. Sul ruolo di Hollywood e l’Oscar dato al documentario sugli Elmetti Bianchi vi abbiamo scritto ieri.

Quello che ci piace sottolineare oggi è una bella presa di posizione dell’editorialista del Boston Globe ed ex editorialista del New York Times, Stephen Kinzer, che su twitter scrive: “Congratulations to al-Qaeda and Syrian jihadists for the #Oscar given to a film about their PR outfit, the White Helmets.”. “Congratulazioni ad Al-Qaeda e ai jihadisti siriani per l’Oscar dato al film sui loro PR, gli Elmetti Bianchi”.
Notizia del: 28/02/2017

Il dispositivo Clinton per screditare Donald Trump

80_clinton-sorosma lo fanno per la democrazia, pace e bene dei cittadini di tutto il pianeta ovviamente. La terza guerra mondiale auspicata da Obama, Killary, Soros etc era senz’altro un bene vero?

Clinton & Soros dietro la campagna contro Trump
Questo articolo è un avvertimento: nel novembre 2016, un vasto sistema di agitazione e di propaganda è stato messo in campo al fine di distruggere la reputazione e l’autorità del presidente Donald Trump, non appena sarebbe arrivato alla Casa Bianca. È la prima volta che una tale campagna è scientificamente organizzata contro un Presidente degli Stati Uniti, e con tale dovizia di mezzi. Sì, stiamo davvero entrando in una era di post-verità, ma i ruoli non sono quelli che vi aspettereste.
La campagna condotta contro il nuovo presidente degli Stati Uniti dagli stessi sponsor di Barack Obama, Hillary Clinton e della distruzione del Medio Oriente allargato è in corso.
Dopo la marcia delle donne del 22 gennaio, è previsto che si tenga una marcia per la scienza non solo negli Stati Uniti, ma anche in tutto il mondo occidentale, il 22 aprile. L’obiettivo è dimostrare che Donald Trump non è solo un misogino, ma anche un oscurantista.
Il fatto che egli sia l’ex-organizzatore del concorso di Miss Universo, e che sia sposato con una modella al suo terzo matrimonio è sufficiente a quanto pare a dimostrare che disprezza le donne. Il fatto che il Presidente contesti il ruolo svolto da Barack Obama nella creazione della Borsa Climatica di Chicago (ben prima della sua presidenza) e che respinga l’idea che le perturbazioni climatiche siano causate dal rilascio di carbonio nell’atmosfera attestano il fatto che non capisce nulla di scienza.
Per convincere l’opinione pubblica statunitense della follia del Presidente – un uomo che dice di desiderare la pace con i suoi nemici, e di voler collaborare con loro per la prosperità economica universale – uno dei più grandi specialisti di agit-prop (agitazione e propaganda), David Brock, ha messo in campo un dispositivo impressionante già prima dell’investitura di Trump.
Al tempo in cui lavorava per i repubblicani, Brock lanciò contro il presidente Bill Clinton una campagna, che sarebbe poi diventata il Troopergate, la vicenda Whitewater, e il caso Lewinsky. Dopo aver voltato gabbana, è oggi al servizio di Hillary Clinton, per la quale ha già organizzato non solo la demolizione della candidatura di Mitt Romney, ma anche la sua replica nella vicenda dell’assassinio dell’ambasciatore USA a Bengasi. Durante il primo turno delle primarie, è stato Brock a dirigere gli attacchi contro Bernie Sanders. The National Review ha qualificato Brock come «un assassino di destra che è diventato un assassino di sinistra».
E ’importante ricordare che le due procedure di destituzione di un Presidente in carica, avviate dopo la seconda guerra mondiale, sono state messe in moto a vantaggio dello Stato profondo, e non certo per il bene della democrazia. Così il Watergate è stato interamente gestito da una certa «gola profonda» che, 33 anni più tardi, si è rivelato essere Mark Felt, l’assistente di J. Edgar Hoover, direttore dell’FBI. Per quanto riguarda la vicenda Lewinsky, era semplicemente un modo di forzare Bill Clinton ad accettare la guerra contro la Jugoslavia.
La campagna in corso è organizzata sottobanco da quattro associazioni:
Media Matters (“i media contano”) ha il compito di dare la caccia agli errori di Donald Trump. Leggete ogni giorno il suo bollettino nei vostri giornali: il Presidente non può essere attendibile, si è sbagliato su questo o su quel punto.
American Bridge 21st Century (“Il ponte americano del XXI secolo”) ha raccolto più di 2.000 ore di video che mostrano Donald Trump nel corso degli anni, e più di 18.000 ore di altri video dei membri del suo gabinetto. Ha a sua disposizione sofisticate attrezzature tecnologiche progettate per il Dipartimento della Difesa – e presumibilmente fuori mercato – che le consentono di cercare le contraddizioni tra le loro dichiarazioni più datate e le loro posizioni attuali. Dovrebbe arrivare a estendere il suo lavoro a 1.200 collaboratori del nuovo presidente.
Citizens for Responsibility and Ethics in Washington — CREW — (“I cittadini per la responsabilità e l’etica a Washington”) è uno studio di giuristi di alto livello con il compito di monitorare tutto ciò che potrebbe fare scandalo nell’amministrazione Trump. La maggior parte degli avvocati di questa associazione lavorano gratis, per la causa. Sono loro ad aver preparato il caso di Bob Ferguson, il procuratore generale dello stato di Washington, contro il decreto sull’immigrazione (Executive Order 13769).
Shareblue (“la condivisione blu”) è un esercito elettronico già collegato con 162 milioni di internauti negli Stati Uniti. Ha il compito di diffondere dei temi preordinati, ad esempio:
Trump è autoritario e ladro.
 
• Trump è sotto l’influenza di Vladimir Putin.
 
• Trump è una personalità debole e irascibile, è un maniaco-depressivo.
 
• Trump non è stato eletto dalla maggioranza dei cittadini degli Stati Uniti, ed è quindi illegittimo.
 
• Il suo vicepresidente, Mike Pence, è un fascista.
 
• Trump è un miliardario che sarà costantemente di fronte a conflitti di interesse tra i suoi affari personali e quelli dello Stato.
 
• Trump è un burattino dei fratelli Koch, i famosi elemosinieri dell’estrema destra.
 
• Trump è un suprematista bianco e una minaccia per le minoranze.
• L’opposizione anti-Trump continua a crescere fuori Washington.
 
• Per salvare la democrazia, cerchiamo di sostenere i parlamentari democratici che stanno attaccando Trump, e cerchiamo di demolire quelli che stanno collaborando con lui.
 
• Stessa cosa con i giornalisti.
Per rovesciare Trump ci vorrà del tempo, quindi cerchiamo di non indebolire la nostra lotta.
Questa associazione produrrà delle newsletter e video di 30 secondi. Si appoggerà ad altri due gruppi: una società che realizza video documentari, The American Independent, e una unità statistica, Benchmark Politics (ossia “politica comparativa”).
L’insieme di questo dispositivo – che è stato messo in campo durante il periodo transitorio, cioè prima dell’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca – dà già lavoro a oltre 300 specialisti a cui conviene aggiungere numerosi volontari. Il suo budget annuale, inizialmente previsto nella misura di 35 milioni di dollari, è stato aumentato fino a un livello di circa 100 milioni di dollari.
Distruggere l’immagine – e quindi l’autorità – del presidente degli Stati Uniti, prima che egli abbia avuto il tempo di fare alcunché, può avere gravi conseguenze. Eliminando Saddam Hussein e Muammar Gheddafi, la CIA ha fatto precipitare questi due paesi in un lungo periodo di caos, e la «terra della libertà» potrebbe gravemente soffrire da una tale operazione. Questo tipo di tecnica di manipolazione di massa non era mai stata utilizzata contro il capofila del mondo occidentale.
Per il momento, questo piano sta funzionando: nessun leader politico al mondo ha avuto il coraggio di felicitarsi dell’elezione di Donald Trump, con l’eccezione di Vladimir Putin e di Mahmud Ahmadinejad.
Mar 04, 2017
Thierry Meyssan

Usa, le mail trafugate a George Soros finiscono online: “È architetto di ogni colpo di Stato degli ultimi 25 anni”

tttw5questi sì che sono hackers anti sistema. Che cattivi, questo magnate multimiliardario non ha a cuore altro che il bene degli ultimi….


Dc Leaks pubblica i file rubati dai database della Open Society Foundation dell’imprenditore ungherese americano: “A causa sua e dei suoi burattini gli Stati Uniti sono considerati come una sanguisuga e non un faro di libertà e democrazia”

Ci sono i dossier sulle elezioni Europee del 2014 ma anche quelli sul voto nei singoli Stati, i fascicoli sui finanziamenti elargiti alle organizzazioni non governative di tutto il mondo e persino i rapporti sul dibattito politico in Italia ai tempi della crisi dell’Ucraina. Sono solo alcuni dei documenti rubati dai database della Open Society Foundation di George Soros. Appena pochi giorni fa Bloomberg aveva raccontato che, oltre ad aver violato i server del partito Democraticoavrebbero anche trafugato le mail dell’imprenditore americano.
E adesso Dc Leaks ha varato soros,dcleaks.com, un portale interamente dedicato ai documenti trafugati dalle caselle mail del magnate statunitense. Nove categorieUsa, Europa, Eurasia, Asia, America Latina, Africa, World bank, President’s office,Souk – migliaia di documenti consultabili online o da scaricare in pdf.
 
Dentro c’è un po’ di tutto: commenti sulle elezioni nei Paesi di mezzo mondo, rapporti sui “somali nelle città europee” e sul bilancio di previsione statunitense, ma anche dossier sulla crisi tra Russia e Ucraina con una serie di allegati che spiegano la posizione dei vari stati Europei sulla vicenda.
In homepage, poi, c’è un post che spiega il motivo della pubblicazione dei file. “George Soros – scrivono gli hacker –  è un magnate ungherese- americano, investitore , filantropo, attivista politico e autore che, di origine ebraica. Guida più di 50 fondazioni sia globali che regionali. È considerato l’architetto di ogni rivoluzione e colpo di Stato di tutto il mondo negli ultimi 25 anni . A causa sua e dei suoi burattini gli Stati Uniti sono considerati come una sanguisuga e non un faro di libertà e democrazia. I suoi servi hanno succhiato sangue a milioni e milioni di persone solo per farlo arricchire sempre di più. Soros è un oligarca che sponsorizza il partito Democratico, Hillary Clinton, centinaia di uomini politici di tutto il mondo. Questo sito è stato progettato per permettere a chiunque di visionare dall’interno l’Open Society Foundation di George Soros  e le organizzazioni correlate. Vi presentiamo i piani di lavoro , le strategie , le priorità e le altre attività di Soros. Questi documenti fanno luce su uno dei network più influenti che opera in tutto il mondo”.
agosto 18, 2016