Le vere fake news, quelle che producono guerre

propaganda fake newsAlla trasmissione “L’aria che tira”, de La7, il deputato Andrea Romano del Partito democratico ha compiuto un triplo salto mortale in tema di fake news.

Citiamo testualmente. Dal secondo -1:20 a al secondo -0:55, Romano spiega: “La Nato, l’organizzazione internazionale che ci tutela in qualche modo dal punto di vista militare, è da qualche anno che investe soldi contro le fake news, ma non tanto per fare censure ma perché esse rappresentano uno strumento di conflitto geopolitico normalmente organizzato dalla Russia. O addirittura qualche giorno fa è venuto fuori che anche il Venezuela, che c’ha i suoi guai, era coinvolto nei motori di fake news“.

Tralasciamo la fake news sul coinvolgimento del Venezuela nelle fake news: giorni fa il sito venezuelano Mision verdad aveva al contrario smascherato i finanziamenti statunitensi (Usaid, Ned, Dipartimento di Stato e Dip. della difesa) a chi poi produce bufale sul Venezuela per l’appunto. Quindi è semmai il contrario, deputato.

Tralasciamo anche l’eufemismo con il quale Romano definisce la Nato: una specie di Madre Teresa, però più efficace nel proteggerci sotto il suo manto. 

Ma che della Nato si dica che combatte presunte fake news, è davvero un po’ troppo forte. Visto che quell’organizzazione e i suoi Stati membri di menzogne ne producono in quantità. Anche di recente. E sono fake news mortali, perché legittimano l’avvio di guerre e la loro prosecuzione. Il caso della Libia e della Siria è paradigmatico.

Peccato che in materia, il vignettista Vauro, anch’egli presente in trasmissione, si sia ricordato solo della fake news di Bush e Powell nel 2003 riguardo all’Iraq; dove non fu direttamente la Nato a bombardare. E questa sua sincera dimenticanza è un’ennesima prova che negli ultimi anni ben pochi fra gli ex pacifisti si sono impegnati a contrastare  le vere fake news, quelle che con le quali l’Asse delle Guerre Nato/Golfo agisce. Le hanno contrastate così poco che nemmeno le ricordano.

di Marinella Correggia – 08/12/2017 Fonte: sibialiria

https://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=59865

Il cannibalismo che piace

Ad agosto gli “espropriati” ossia latifondisti bianchi “ex” coloni  “chiedono” di essere risarciti della terra non proprio loro, allo Zimbawe dove Mugabe attuò la riforma agraria. Nell’ultimo mese, coincidenza, la stampa “che sta dalla parte degli ultimi” , intensifica le accuse contro il socialista patriota Mugabe con il solito corollario di storie che si attribuiscono ai “dittatori” (quelli che non ci stanno a farsi cannibalizzare dalle companies) , genocidio, arricchimento personale (eh già, mica come i nostri landgrabbingrappresentanti europei ed occidentali che si tolgono il pane di bocca per sfamare i disoccupati ed indigenti) fino ad arrivare al modo “stravagante” di vestirsi, manco fosse reato. Ed ora che Mugabe si è dimesso ( e chissà chi c’era ad operare sul campo per sobillare le folle) quelle terre scommetto rimarranno di proprietà dei 4100 “agricoltori” stranieri.
 
Tutta la stampa sostiene che questa riforma abbia peggiorato la distribuzione delle risorse agricole, ma perché gli “agricoltori bianchi” coltivavano la terra quasi a gratis solo per il gusto di sfamare gli indigeni?? SOTTO L’ART SUL LAND GRABBING CHE STA PER CANNIBALIZZARE IL MOZAMBICO, ALTRI DETTAGLI SUL “MOVENTE” CHE HA TRASFORMATO MUGABE NEL MOSTRO per la stampa occidentale tanto tanto “filantropa”. Può essere che Robert Mugabe non sia uno stinco di santo, difficilmente chi lotta per la liberazione del proprio popolo (almeno vale solo per la storia dell’occidente??) lo abbia fatto a tavolino giocando a carte, ma scusate se non credo ad una parola delle accuse rivolte a chi la stampa su ordine del potere trasforma in mostro, ci hanno mentito troppe volte, SEMPRE.
 
Le big companies espropriano, loro scappano (quelli che hanno i soldi per farlo) ed approdano in Italia, dove li “risarciamo” (appunto, i più “ricchi” che possono permettersi un “biglietto”, quindi una esigua parte) con i nostri soldi del danno subìto. Geniale, chapeau, maledetta elite. Profitto doppio.
Mozambico: land grabbing per la carta
Un progetto colossale: trasformare vaste aree dell’Africa in piantagioni per la produzione di carta. Sembra un vecchio sogno coloniale nel cuore del Mozambico, ma è storia di oggi. Dietro c’è la portoghese “The Navigator Company” e la sua filiale locale Portucel Mozambique. Le associazioni locali sono profondamente preoccupate per gli impatti sui mezzi di sussistenza delle popolazioni locali e sulla biodiversitàIl progetto ha già creato enormi danni, con numerose famiglie di contadini forzate a cedere la propria terra o convinte a transazioni-truffa da intermediari senza scrupoli, e ora si ritrovano senza mezzi di sostentamento. Anche le restanti aree di foresta asciutta (Miombo) sono in pericolo, poiché una parte di esse sarà convertita in piantagione, mentre le restanti saranno sottoposte alla pressione di contadini rimasti senza terra, o senza foreste in cui raccogliere legna o altri prodotti.
 
Un rapporto, “A Land Grab for Pulp” (land grabbing per la cellulosa – Il rapporto in inglese (PDF), lo potete scaricare QUI ) è stato pubblicato dall’Environmental Paper Network, assieme ad associazioni del Mozambico e del Portogallo, e spiega esattamente dove si svolge l’accaparramento di terra e include testimonianze di contadini che hanno perso la terra da cui dipendono per la sussistenza, in cambio di lavoro a breve termine (come arare il proprio stesso orto, per poi essere licenziati) e ora debbono cercare terra in luoghi remoti. Il rapporto mette in dubbio se sia stata effettuata una autentica consultazione delle popolazioni sotto impatto (sulla base del principio del consenso previo e informato). Il rapporto analizza anche i rischi e gli impatti ambientali del progetto, che convertirà l’habitat forestale e la biodiversità del Miombo in piantagioni monocolturali.
17.11.2017
Zimbabwe: proprietari bianchi chiedono “giustizia e risarcimenti” per riforma agraria
Harare, 22 ago 2017 – (Agenzia Nova) – I proprietari bianchi che hanno perso i propri terreni agricoli a seguito della controversa riforma agraria lanciata nel 2000 dal presidente dello Zimbabwe, Robert Mugabe, hanno avviato una “iniziativa legale” per ottenere “giustizia e risarcimenti”. Lo riporta il quotidiano locale “New Zimbabwe”. Gli agricoltori sono sostenuti da un gruppo sudafricano per i diritti civili, AfriForum, che ha sollevato il caso davanti alla Comunità di sviluppo dell’Africa australe (Sadc). Nella petizione presentata si legge che l’avvio del procedimento è stato già notificato al presidente Mugabe e a tre ministri del governo di Harare.
Solo la scorsa settimana, in occasione delle celebrazioni della Giornata degli eroi, il presidente Mugabe ha dichiarato che i cittadini che a seguito della riforma agraria dello Zimbabwe hanno ucciso proprietari terrieri bianchi “non dovrebbero essere processati”. “Non porteremo mai davanti alla giustizia chi ha ucciso coloro che si sono opposti alla riforma. Continuo a chiedermi perché dovremmo arrestarli”, ha affermato il capo dello Stato di Harare. Parole che non hanno mancato di scatenare un vespaio di polemiche, in particolare sui social network, dopo un periodo in cui a chiedere le dimissioni del 93enne Mugabe, intenzionato a candidarsi anche alle prossime elezioni presidenziali, era stata messa in dubbio persino da veterani del partito al potere, lo Zanu-Pf.
La riforma agraria voluta da Mugabe ebbe inizio nel 2000 con la confisca di terreni a circa 4 mila proprietari bianchi, cui era rimasto il controllo delle migliori terre coltivabili del paese anche dopo la fine del processo di decolonizzazione. In seguito, lo stesso capo dello Stato avrebbe ammesso il fallimento della riforma, che secondo gli osservatori sarebbe alla base della profonda crisi economica tuttora attraversata dallo Zimbabwe. “Credo che abbiamo dato troppi terreni alla nostra gente. Non sono in grado di gestirli”, avrebbe dichiarato Mugabe nel 2015. (Res)
estratto da un art del 2010 de Il Giornale Zimbabwe, il 40% delle terre dei bianchi agli amici di Mugabe
Gli espropri hanno favorito l’elite vicina al dittatore, beffati i neri poveri che secondo la propaganda di regime dovevano trarne vantaggio.Una «nuova elite nera di circa 2.200 persone, controlla – ha scritto l’agenzia – quasi la metà delle terre più redditizie espropriate a circa 4.100 agricoltori bianchi».  Prima del 2000, data di inizio della campagna di espropri forzosi – scrive l’agenzia – 4.500 membri della Commercial farmers’ Union, in prevalenza bianchi, e 1.500 altri agricoltori bianchi non affiliati possedevano quasi 15 milioni di ettari delle terre migliori del Paese dell’Africa australe. Dieci anni dopo, ne rimangono meno di 400.
quindi sarebbe normale che ci siano 4100 “agricoltori” bianchi in una terra che non è loro?  e difatti in un art del TIcino on line datat 24.06.2002 li chiama con il loro nome: latifondisti
Zimbabwe: riforma agraria, scade ultimatum per latifondisti
HARARE – Ancora il problema agrario in primo piano in Zimbabwe: per quasi 3.000 latifondisti bianchi scatta a mezzanotte il divieto di continuare a sfruttare la loro terra, ma molti di essi sono pronti a contravvenire all´ordine che causerebbe la perdita di tonnellate di raccolto.
L´ordine di interrompere la coltivazione dei latifondi è l´ultimo tentativo, da parte del governo del presidente Robert Mugabe, nell´annosa battaglia per ´sequestrare´ la terra ai bianchi e redistribuirla alla popolazione nera. Una mossa necessaria, secondo il governo, per riequilibrare la situazione iniqua creata durante il periodo coloniale.
Il governo di Mugabe ha emendato la legge sull´acquisizione della terra il 10 maggio, ordinando ai latifondisti proprietari di terra destinata all´esproprio di fermare qualsiasi attività entro 45 giorni. Essi dovrebbero evacuare le rispettive proprietà entro il 10 agosto.
In base alla legge, un proprietario terriero rischia fino a due anni di prigione e/o una multa se non cessa, dalla mezzanotte di oggi, ogni lavoro relativo all´azienda. Negli ultimi due anni i sostenitori di Mugabe hanno lanciato più volte violenti attacchi alle proprietà dei latifondisti facendo precipitare il paese nel caos, ma la scottante questione della redistribuzione della terra non è ancora stata risolta.
D´altra parte, obietta una portavoce dell´Unione dei proprietari terrieri, in questo modo verrebbe compromesso un raccolto di cereali, cruciale per il prossimo inverno, in un paese che già deve far fronte a una grave crisi alimentare.
un pò di coreografia, un genocidio con la collaborazione dell'”esperto” dittatore koreano
Robert Mugabe, presidente dello Zimbabwe dal 1987, attualmente detenuto dall’esercito, oltre che il capo di Stato più anziano del mondo (ha 93 anni), è anche uno dei più controversi. A renderlo discusso non sono però solo le violazioni dei diritti umani dei quali è accusato e lo stato pietoso nel quale ha ridotto l’economia del Paese, celebre per l’iperinflazione da Repubblica di Weimar, ma anche le colorite dichiarazioni, i lussi da satrapo e il pittoresco abbigliamento, (quando non è in giacca e cravatta, sembra un incrocio tra una star del rap e un gangster dei bassifondi). È anche per queste bizzarrie che Mugabe, pur non essendo altrettanto sanguinario, entrerà nella storia, a fianco di Bokassa e Idi Amin, come uno degli autocrati più improbabili e stravaganti che abbiano funestato l’Africa.
Ha utilizzato istruttori nordcoreani per la pulizia etnica
Nel 1983, quando Mugabe ancora era primo ministro, il governo di Harare scatenò un massacro durato anni nei confronti dei cittadini di etnia Ndebele, i discendenti degli Zulu che vivevano in quelle terre. Si calcola che i civili uccisi furono 20 mila, sterminati dalla temutissima Quinta Brigata dell’esercito dello Zimbabwe, addestrata da 106 istruttori nordcoreani dei quali Mugabe aveva chiesto appositamente l’invio all’allora dittatore nordcoreano Kim Il Sung. Altre migliaia di persone finirono nei campi di concentramento
di FRANCESCO RUSSO 15 novembre 2017, 17:12
tratto da

Perché il Pd vuole suicidarsi con lo Ius Soli? Forse una ragione c’è, inconfessabile

Ci siamo: la Sicilia fra poche ore andrà alle urne per eleggere il governatore e il Consiglio regionale. Un dato, sin d’ora, è certo: il Pd non vincerà. Si tratta solo di sapere se perderà male, finendo terzo, o malissimo, addirittura quarto. Saranno gli esperti di politica siciliana a interpretare, ad urne chiuse, le dinamiche più profonde di questo insuccesso, che però ha anche, e forse soprattutto, una valenza nazionale. La maggior parte degli elettori non crede più nel Pd di Renzi e in una regione come la Sicilia il problema dei migranti ha contato, eccome se ha contato.
Certo, gli elettori hanno la memoria corta – è noto – ma non cortissima. Sanno come il governo Gentiloni ha affrontato la questione del “servizio taxi” operato dalle navi delle Ong, dapprima negandolo, poi dissimulandolo, infine criminalizzando chi denunciava abusi e complicità con Organizzazioni non governative alcune delle quali chiaramente in combutta con gli scafisti e animate non solo da propositi umanitari quanto, soprattutto, da propositi politici per favorire un’irresponsabile e socialmente destabilizzante immigrazione di massa. Ora la verità sta venendo fuori, ora sappiamo chi aveva ragione.
Sì, il Pd paga, elettoralmente, anche per questo. Ma anche per l’ostinazione con cui continua a proporre lo ius soli ovvero la concessione automatica della cittadinanza agli stranieri che nascono in Italia. E come lo fa: toni drammatici, scioperi della fame, più mediatici che di sostanza, certo ma inequivocabili nel loro significato: il Pd quel provvedimento lo vuole approvare e prima della fine della legislatura.
 
Diciamolo pure: complimenti per la coerenza. Salvini e il centrodestra apprezzano e sentitamente ringraziano. Però qualcosa non torna. Perché i sondaggi sono inequivocabili: un numero crescente di elettori, ormai maggioritario, inclusi molti di sinistra, è contrario allo ius soli.
E al Pd e a Renzi non mancano di certo gli esperti elettorali in grado di spiegare che intestardirsi su un tema impopolare significa urtare gli elettori moderati e dunque perdere le elezioni, domenica in Sicilia in marzo in Italia.
Eppure Renzi, per una volta d’accordo con Gentiloni, va avanti. Persino un ministro competente e che quest’estate ha saputo prendere posizioni ferme in tema di immigrazione, come quello degli Interni Minniti, improvvisamente ha innescato la retromarcia.
 
Titoli come questi sono inequivocabili:
ius soli gentiloni minniti
E allora bisogna chiedersi cosa spinga il Pd al suicidio politico. Ci deve essere una ragione suprema, per cui l’approvazione di un provvedimento straordinariamente impopolare diventa più urgente delle più ovvie considerazioni di strategia elettorale. Perché anche se il Parlamento non lo approverà entro Natale, il Pd verrà attaccato su questo tema. E Salvini e la Meloni non molleranno la presa.
 
Dunque, perché? Non ho risposte certe, solo ragionevoli dubbi, ad esempio apprendendo che Open Society di Soros può contare su 226 europarlamentari “affidabili” per promuovere i propri progetti di diffusione dei migranti in tutta Europa. Di questi, 14 sono italiani, quasi tutti del Pd (trattasi di Brando Maria Benifei, Sergio Cofferati, Cecilia Kyenge, Alessia Mosca, Andrea Cozzolino, Elena Gentile, Roberto Gualtieri, Isabella De Monte, Luigi Morgano, Pier Antonio Panzeri, Gianni Pittella, Elena Schlein, Daniele Viotti). Più Barbara Spinelli, della lista Tsipras, ex indignata speciale di Repubblica.
Attenzione: non si tratta di complottismo ma di un dettagliato documento interno della Open Society, pescato e divulgato da DcLeaks.
Quel Soros che lo scorso maggio fu ricevuto a Palazzo Chigi da un gaudente Paolo Gentiloni. Quel Soros che da anni tesse una meticolosa ed efficace rete di contatti negli ambienti progressisti italiani. Quel Soros che ha appena deciso di donare 18 miliardi del suo patrimonio a Open Society.
E’ un uomo potente, influente, determinato, certo coerente con le sue convinzioni. E non è isolato. Fa parte di un mondo che persegue interessi che sono umanitari nelle motivazioni ufficiali ma dall’innegabile valenza politica pro immigrazione, contro la sovranità degli Stati, di aperta ostilità alle identità nazionali, ai valori e alle culture tradizionali.
E allora viene da chiedersi: è a quel mondo che il Pd non può dire di no?
di Marcello Foa – 04/11/2017

“Stretta di Putin sulla rete!”, ma i media non vi dicono che…

messoraTutti i media denunciano la stretta di Putin sulla rete, ma di quello che varerà lunedì la Camera non vi dicono niente…
Data Retention per sei anni. Tutti schedati, internet, chat, telefonate… anche quelle a cui non risponderete. E l’Agcom che si sostituisce alla magistratura nella rimozione di contenuti dalla rete, su semplice richiesta delle lobby. E vi impedisce di ricaricarli, anche! In Russia i dati si tengono per soli 6 mesi, non per 6 anni. E poi la stretta sulla rete sarebbe di Putin?
l’intervento in cui Fulvio Sarzana, su Byoblu.com, vi spiegava quello cui stavamo per andare incontro
Pubblicato 3 novembre 2017 – 21.25  Da Claudio Messora

E SE LA UE FOSSE IN RECESSIONE DEL -3%?

ma non è vero, la Ue è il templio dei popoli….vive per far star bene i popoli, ah ma alleuro-symbol-recession-graph-drawingora è populista?
 

“La   crescita accelera, ha raddoppiato le previsioni: erano dell’0,8%, la realtà sarà di una Italia che crescerà probabilmente dell’1,8%  non siamo  più il fanalino di coda della UE”, sta ripetendo in questi giorni Gentiloni come da istruzioni.  I loro ministri Padoan  e l’israeliano  Yoram Gutgeld, commissario alla Spending review e deputato Pd, sono tutti impegnati a  rimbeccare il finlandese Katainen, vicepresidente   della Kommissjia Evropeski  che gli ha dato  dei bugiardi: “La situazione in Italia non migliora. Tutti gli italiani dovrebbero sapere qual è la vera situazione economica in Italia” ossia che i conti pubblici non migliorano…. in Paesi dove ci sono le elezioni i cittadini meritano di sapere qual è la situazione in modo da poter scegliere liberamente”. In attesa che ci dica  Katainen chi dobbiamo votare, notiamo che probabilmente  anche lui non dice la verità. Non lui, non la UE, non la Banca Centrale, non Berlino,   che ci dicono che l’Europa è in ripresa,  che la Germania cresce del 2,2%, eccetera eccetera.
Ma quale crescita dell’1,8 e o del 2,2!  L’Europa sta calando del 3,2 % almeno. Ciò, secondo l’economista Charles Sannat.  Ha   letto un documento della banca centrale europea che  vanta  di aver aumentato – a forza di “stampa”  – la massa monetaria M1 (le banconote circolanti e i depositi a vista)  del 9%   all’anno, e  la massa monetaria M3 (oltre M1,  tutto ciò che la speculazione  crede “monetabile”)  del 5% annuo.
Ora, c’è un  rapporto diretto fra massa monetaria immessa nel sistema, e crescita di quel sistema.  “Quando si fa 1,8% di crescita mentre la  massa monetaria aumenta del 5%, equivale a dire che si è in recessione del 3,2”
Non so fino a che punto si possa stabilire una relazione così meccanica, ma certo Sannat coglie un punto e la sua uscita spiega molte cose. Spiega come mai,  nel  pieno della “rigogliosa crescita tedesca”,   il gigante Siemens sta tagliando 6900  posti di lavoro, di cui 6100 nella divisione elettrica, e 2600 in Germania – nonostante  un “anno record, 6,2 miliardi di profitti, in aumento dell’11 per cento, e 83 miliardi di euro di cifre d’affari”.  Spiega come mai in Francia, nonostante la crescita dell’1,8 per cento, il tasso di disoccupazione cresciuto anche il terzo trimestre, in  Lombardia –  Lombardia! –  portano i libri in tribunale aziende  leader di mercato mondiale in produzioni d’alto livello tecnologico
“il crollo della materie prime scuote le borse asiatiche per via dalla domanda cinese che si sta indebolendo” (così il Deutsche Wirtschaft  Nachrichten ….  E soprattutto mentre  Wall Street sale e sale in trionfo (alimentato dai padroni che con il denaro prestato dalla Federal Reserve comprano le proprie azioni), però  le azioni General Electric crollano. “E storicamente quando General Electric collassa, è   il preludio a  un crollo generale” dell’economia reale.
Chissà perché, con tutta questa ripresa, con tutta questa massa monetari iniettata da Draghi nel sistema. Una massa monetaria che poi le imprese, in Italia, mica vedono. Le banche non la mettono in circolo. Sarà che, come dice Sannat, “la natura stessa del capitalismo è deflazionista”. Sarà che quando diciamo che la BCE  crea liquidità “stampando”, usiamo una  vecchia  metafora che,  come sapete, non vale più: la moneta oggi si crea “indebitando”  qualcuno, che paga gli interessi.   E  questo è oggi “il prezzo reale della crescita: 1 euro  di crescita costa  oggi 3,57 euro di debiti”.
Magari c’entra un pochettino anche il fallimento dell’euro:  prometteva crescita aggiuntiva  (ricordate Prodi?) e invece ha apportato agli europei miseria e in  più,asservimento.
Un curioso servizio della AFP spiega come negli anni  ’90 ci fossero  nel mondo molti progetti di moneta unica: in Sudamerica stavano per farla i paesi del Mercosur,  in Asia quelli dell’Asean, ci  pensavano diversi paesi africani, la volevano ad ogni costo le sei monarchie del Consiglio di Cooperazione del Golfo  (pensate: Arabia Saudita e Qatar…). Piccole nazioni intendevano così acquistare importanza geopolitica, darsi una  politica monetaria indipendente e  non agganciata al dollaro –  guardavano con caldo interesse all’Europa, che stava lanciando   la prima unione monetaria del dopoguerra:  una delle zone più ricche del mondo,  la  più colta e civile,  con la classe politica più evoluta, gli economisti più intelligenti  e i tecnocrati più brillanti – un modello da seguire.
Ebbene: visti i risultati del “modello”,  tutti i progetti monetari di cui sopra  sono stati messi in frigorifero.  Hanno visto in corpore vili (il nostro) che “le unioni monetarie  sono complicate da costruire, ma anche da mantenere”,  che esse richiedono il totale abbandono della sovranità monetaria, ossia l’abbandono di un margine di manovra, di possibilità d’azione, in una parola di libertà di cogliere congiunture economiche.  Hanno visto che il prezzo  di questo sacrificio è stato  che “da un decennio gli europei hanno sofferto di difficoltà economiche e, con certi paesi che hanno sofferto di  terribile recessione e disoccupazione molto elevata”, ed hanno rinunciato alla moneta unica. Beati loro.

I PEDIATRI USA: IDEOLOGIA GENDER NUOCE ALLA SALUTE

bambini-in-rosa-1-768x1024in Italia sarebbero già stati radiati dall’ordine per istigazione all’odio (vedi Commissione Cox voluta dalla Boldrini). I bambini sono “merce” a disposizione dell’adulto e guai a considerare il gender plagio, non lasciare che gli adulti plasmino i bambini a piacimento di una lobbies è da reazionari populisti bigotti.
I PEDIATRI USA: IDEOLOGIA GENDER NUOCE ALLA SALUTE
I Pediatri americani escono allo scoperto con un documento chiarissimo, rigoroso sotto il profilo scientifico e decisamente coraggioso sul GENDER. Ora basta indottrinare i nostri ragazzi: QUESTO DA OGGI IN POI SARA’ CONSIDERATO ABUSO SUI MINORI!
 
Ecco l’octalogo, da mandare a memoria e diffondere in ogni dove!
 
1. La sessualità umana è oggettivamente binaria: xx=femmina, XY= maschio
 
2. Nessuno è nato con un genere, tutti sono nati con un sesso.
 
3. Se una persona crede di essere ciò che NON è, questo è da considerare quantomeno come uno stato di confusione.
 
4. La pubertà non è una malattia e gli ormoni che la bloccano possono essere bambino-genderpericolosi.
 
5. il 98% dei ragazzini e l’88% delle ragazzine che hanno problemi di identità di genere durante la pubertà li superano riconoscendosi nel proprio sesso dopo la pubertà.
 
6. l’uso di ormoni per impersonare l’altro sesso può causare sterilità, malattie cardiache, ictus, diabete e cancro.
 
7. il tasso di suicidi tra i transessuali è 20 volte quello medio, anche nella Svezia che è il paese più gay friendly del mondo
 
8. è da considerarsi abuso sui minori convincere i bambini che sia normale impersonare l’altro sesso mediante ormoni o interventi chirurgici.
 
La traduzione è libera ma aderente al testo. Per gli inglesisti allego anche il testo originale.
 
Guido L.
L’ideologia gender fa male ai bambini
L’American College of Pediatricians sollecita gli educatori e i legislatori a rifiutare tutte le politiche che condizionano i bambini ad accettare come normale una vita di imitazione chimica e chirurgica del sesso opposto. Sono i fatti – non l’ideologia – a determinare la realtà.
• La sessualità umana è un tratto biologico binario oggettivo: “XY” e “XX” sono marcatori genetici sani – non i marcatori genetici di un disturbo. La norma del progetto umano è che si venga concepiti maschio o femmina. La sessualità umana è binaria nel suo progetto ed ha per scopo palese il riprodursi e il prosperare della nostra specie. Questo principio è autoevidente. I rarissimi disturbi dello sviluppo sessuale (DSD), compresi tra gli altri la femminilizzazione testicolare [Sindrome di Morris] e l’iperplasia surrenale congenita, sono tutte identificabili devianze mediche rispetto alla norma sessuale binaria e sono a ragione riconosciuti come disturbi del progetto umano. Gli individui con DSD non costituiscono un terzo sesso. (1)
• Nessuno nasce con un genere. Tutti nascono con un sesso biologico. Il genere (la consapevolezza e la percezione di sé come maschio o femmina) è un concetto sociologico e psicologico, non un concetto biologico oggettivo. Nessuno nasce con una consapevolezza di sé come maschio o come femmina; questa consapevolezza si sviluppa nel tempo e, come tutti i processi evolutivi, potrebbe essere sviata dalle percezioni soggettive di un bambino, dalle sue relazioni e dalle sue esperienze avverse dall’infanzia in poi. Le persone che si identificano “sentendosi come del sesso opposto” o “da qualche parte tra i due” non costituiscono un terzo sesso. Rimangono biologicamente uomini o biologicamente donne. (2,3,4)
 
• La convinzione di una persona di essere ciò che non è rappresenta, nel migliore dei casi, un segnale di pensieri confusi. Quando un ragazzo biologicamente maschio e per il resto sano crede di essere una ragazza, o una ragazza biologicamente femmina e per il resto sana crede di essere un ragazzo, c’è un problema psicologico oggettivo, che ha sede nella mente, non nel corpo, e come tale dovrebbe essere trattato. Questi bambini sono affetti da disforia di genere. La Disforia di Genere (GD), classificata in precedenza come Disturbo dell’Identità di Genere (GID), è riconosciuta come disturbo mentale nella più recente edizione del Manuale Diagnostico e Statistico della American Psychiatric Association (DSM-V). 5 Le teorie psicodinamiche e dell’apprendimento sociale della GD/GID non sono mai state confutate. (2,4,5)
• La pubertà non è una malattia e gli ormoni che bloccano la pubertà possono essere pericolosi. Che gli effetti siano reversibili o meno, gli ormoni che bloccano la pubertà inducono uno stato patologico – l’assenza di pubertà – e inibiscono la crescita e la fertilità in un bambino che era prima biologicamente sano. (6)
• Secondo il DSM-V, fino al 98% dei ragazzi con una confusione di genere e fino all’88% delle ragazze con una confusione di genere accettano alla fine il proprio sesso biologico dopo avere attraversato in modo naturale la pubertà. (5)
I bambini che fanno uso di ormoni bloccanti per imitare il sesso opposto richiederanno ormoni del sesso opposto nella tarda adolescenza. Gli ormoni del sesso opposto (testosterone ed estrogeni) sono associati a pericolosi rischi per la salute, che comprendono, tra gli altri, l’ipertensione, la formazione di trombi, ictus e cancro.7,8,9,10
• I tassi di suicidio sono venti volte superiori tra gli adulti che usano ormoni del sesso opposto e si sottopongono a chirurgia di riassegnazione sessuale, persino in Svezia, che è tra i Paesi che maggiormente sostengono gli LGBQT (11). Quale persona compassionevole e ragionevole condannerebbe dei bambini a questo destino sapendo che dopo la pubertà fino all’88% delle ragazze e fino al 98% dei ragazzi finiranno per accettare la realtà e raggiungeranno uno stato di salute mentale e fisica?
• Condizionare i bambini a credere che una vita di imitazione chimica e chirurgica del sesso opposto sia normale e sana è un abuso infantile. Avallare la discordanza di genere come normale, attraverso l’istruzione pubblica e le politiche legislative confonderà i bambini e i genitori, portando un numero maggiore di bambini a presentarsi alle “cliniche gender”, dove verranno somministrati loro dei farmaci che bloccano la pubertà. Questo, a sua volta, assicura praticamente che “sceglieranno” una vita di ormoni del sesso opposto, cancerogeni o comunque tossici e che probabilmente, da giovani adulti, prenderanno in considerazione una non necessaria mutilazione chirurgica di loro parti corporee sane.
 Michelle A. Cretella, M.D.
Presidente dell’American College of Pediatricians
 Quentin Van Meter, M.D.
Vice Presidente dell’American College of Pediatricians Endocrinologo Pediatrico
 Paul McHugh, M.D.
University Distinguished Service Professor of Psychiatry alla Johns Hopkins Medical School e dirigente psichiatra emerito al Johns Hopkins Hospital
 
 
CHIARIMENTI in risposta a domande riguardanti i punti 3 e 5:
Riguardo al punto 3: “Dove è che l’APA o il DSM-V indicano che la Disforia di Genere è un disturbo mentale?”
L’APA (American Psychiatric Association) è autore del DSM-V. L’APA afferma che coloro che vivono un disagio o sono danneggiati dalla propria GD corrispondono alla definizione di un disturbo. Il College of Pediatricians non è a conoscenza di letteratura medica che documenti il caso di un bambino con disforia di genere che richieda ormoni che bloccano la pubertà e non viva un significativo disagio al pensiero di attraversare il normale e sano processo della pubertà.
Dal DSM-V fact sheet:
“L’elemento critico della disforia di genere è la presenza di un disagio clinicamente significativo associato alla condizione.”
“Questa condizione causa un disagio clinicamente significativo o un danno nell’area funzionale sociale, occupazionale o in altra importante area funzionale.”
 Riguardo al punto 5: “Dove è che il DSM-V elenca i tassi di risoluzione della Disforia di Genere?”
A pagina 455 del DSM-V, alla voce “Disforia di Genere in assenza di un disturbo dello sviluppo sessuale” si afferma: “I tassi di persistenza della disforia di genere dall’infanzia all’adolescenza o all’età adulta variano. Nei soggetti nati maschi la persistenza era compresa tra il 2.2% e il 30%. Nei soggetti nati femmine la persistenza è andata dal 12% al 50%.” Una semplice operazione matematica consente di calcolare che per i nati maschi si verifica una risoluzione fino al 100% – 2.2% = 97.8% dei casi (approssimativamente 98% dei ragazzi con confusione di genere). In modo analogo, per i soggetti nati femmine la risoluzione si verifica fino al 100% – 12% = 88% delle ragazze con confusione di genere.
Conclusione: i nostri avversari propugnano un nuovo standard terapeutico privo di basi scientifiche per i bambini con una patologia psicologica (GD) che diversamente si risolverebbe dopo la pubertà per la grande maggioranza dei pazienti interessati. Nello specifico consigliano: conferma dei pensieri dei bambini che sono in contrasto con la realtà fisica; la castrazione chimica di questi bambini prima della pubertà con agonisti GnRH (bloccanti della pubertà che causano infertilità, disturbi della crescita, bassa densità ossea, e un impatto sconosciuto sullo sviluppo cerebrale) e, da ultimo, la sterilizzazione permanente di questi bambini prima dei 18 anni attraverso ormoni del sesso opposto. Incoraggiare i bambini con GD a imitare il sesso opposto e introdurre poi la soppressione puberale, ha un evidente natura di autodeterminazione.
Se un ragazzo che si chiede se è o non è un ragazzo (destinato a diventare un uomo) viene trattato come una ragazza, e poi viene soppresso il suo naturale sviluppo puberale verso la virilità, non abbiamo dato l’avvio a un risultato inevitabile? Tutti i suoi pari dello stesso sesso si sviluppano diventando giovani uomini, le amiche, del sesso opposto, si sviluppano diventando giovani donne, ma lui rimane un ragazzo in fase pre-puberale. Dal punto di vista psicosociale rimarrà isolato e solo. Sarà lasciato con l’impressione psicologica che ci sia qualcosa di sbagliato. Sarà ridotta la sua capacità di identificarsi con i pari dello stesso sesso e di essere maschio, e sarà così più probabile che si auto-identifichi come “non-maschio” o femmina. Inoltre, le neuroscienze rivelano che la corteccia pre-frontale del cervello, che presiede al giudizio e alla valutazione del rischio non è matura fino a un’età intorno ai 25 anni.
Non è mai stato più chiaro scientificamente che i bambini e gli adolescenti sono incapaci di prendere decisioni informate riguardo a interventi medici permanenti, irreversibili e che cambiano la vita.Per questa ragione il College of Pediatricians dichiara che promuovere questa ideologia è oltraggioso, in primo luogo e soprattutto per il benessere degli stessi bambini che presentano disforia di genere e in secondo luogo, per tutti i loro pari che non presentano discordanza di genere, molti dei quali metteranno in discussione di conseguenza la propria identità di genere e si troveranno di fronte a violazioni del loro diritto alla privacy e alla incolumità corporea.
 
Riferimenti:
1. Consortium on the Management of Disorders of Sex Development, “Clinical Guidelines for the Management of Disorders of Sex Development in Childhood.” Intersex Society of North America, Marzo 25, 2006. Consultato il 20/03/16 all’indirizzo http://www.dsdguidelines.org/files/clinical.pdf.
 2. Zucker, Kenneth J. and Bradley Susan J. “Gender Identity and Psychosexual Disorders.”FOCUS: The Journal of Lifelong Learning in Psychiatry. Vol. III, No. 4, Autunno 2005 (598-617).
 3. Whitehead, Neil W. “Is Transsexuality biologically determined?” Triple Helix (UK), Autunno 2000, p6-8. Consultato il 20/03/16 all’indirizzo http://www.mygenes.co.nz/transsexuality.htm; si veda anche Whitehead, Neil W. “Twin Studies of Transsexuals [Reveals Discordance]” consultato il 20/03/16 all’indirizzo http://www.mygenes.co.nz/transs_stats.htm.
 4. Jeffreys, Sheila. Gender Hurts: A Feminist Analysis of the Politics of Transgenderism. Routledge, New York, 2014 (pp.1-35).
 5. American Psychiatric Association: Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, Fifth Edition, Arlington, VA, American Psychiatric Association, 2013 (451-459). Si veda p. 455 riguardo ai tassi di persistenza della disforia di genere.
 6. Hembree, WC, et al. Endocrine treatment of transsexual persons: an Endocrine Society clinical practice guideline. J Clin Endocrinol Metab. 2009;94:3132-3154.
 7. Olson-Kennedy, J and Forcier, M. “Overview of the management of gender nonconformity in children and adolescents.” UpToDate November 4, 2015. Consultato il 20/03/16 all’indirizzo www.uptodate.com.
 8. Moore, E., Wisniewski, & Dobs, A. “Endocrine treatment of transsexual people: A review of treatment regimens, outcomes, and adverse effects.” The Journal of Endocrinology & Metabolism, 2003; 88(9), pp3467-3473.
 9. Comunicazione sulla sicurezza della FDA rilasciata per i prodotti con testosterone, consultata il 20/03/16 all’indirizzo http://www.fda.gov/Drugs/DrugSafety/PostmarketDrugSafetyInformationforPatientsandProviders/ucm161874.htm.
 10. Classificazione del’OMS degli estrogeni come cancerogenidi classe I: http://www.who.int/reproductivehealth/topics/ageing/cocs_hrt_statement.pdf.
 11. Dhejne, C, et.al. “Long-Term Follow-Up of Transsexual Persons Undergoing Sex Reassignment Surgery: Cohort Study in Sweden.” PLoS ONE, 2011; 6(2). Affiliazione: Department of Clinical Neuroscience, Division of Psychiatry, Karolinska Institutet, Stockholm, Sweden.Consultato il 20/03/16 all’indirizzo http://journals.plos.org/plosone/article?id=10.1371/journal.pone.0016885.
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Traduzione di Lucia Braghini

“Gli italiani sono ignoranti”. Così Boldrini vuole rieducarci

un articolo di riflessione sugli sforzi propagandistici di certe ideologie da pensiero unico, ovviamente solo buone intenzioni, nessun intento censorio eh, le “nostre autorità”, soprattutto quelle italiote non elette vogliono solo il nostro bene…
“Gli italiani sono ignoranti”. Così Boldrini vuole rieducarci
Se non ve ne siete accorti, siete ignoranti. Sì, esatto: gli italiani sono asini. Soprattutto quando si parla di immigrazione. A metterlo nero su bianco è la Commissione Jo Cox della Camera dei deputati, un organismo voluto e presieduto da Laura Boldrini per studiare “l’intolleranza, la xenofobia, il razzismo e i fenomeni dell’odio”.
Istituita il 10 maggio 2016, la Commissione “include un deputato per ogni gruppo politico, rappresentanti di organizzazioni sopranazionali, di istituti di ricerca e di associazioni nonché esperti”. Fin qui tutto normale. O quasi.
Nel senso che la Commissione due giorni fa ha presentato la relazione finale dei suoi temutissimi lavori ed ha emesso la sua sentenza finale sul popolo populista: gli italiani hanno opinioni sbagliate, “stereotipi e false rappresentazioni”. E per questo vanno rieducati.
La relazione si apre con la spiegazione del concetto della “piramide dell’odio“, una sorta di rappresentazione grafica e sociologica di come un “linguaggio ostile e banalizzato” possa trasformarsi in un “crimine d’odio” fino “all’omicidio” contro donne, gay, immigrati e altre religioni. Manco fossimo a Caracas.
Segue quindi un lungo elenco di opinioni negative di cui sono soliti macchiarsi i cittadini poco illuminati. Come quelle di chi ritene che “l’uomo debba provvedere alle necessità economiche della famiglia e che gli uomini siano meno adatti ad occuparsi delle faccende domestiche”; oppure che “una madre occupata non possa stabilire un buon rapporto con i figli al pari di una madre che non lavora”. Che maschilisti, questi italiani!
 
Non è tuttoPerché la vera ossessione del documento sono le idee sugli immigrati. Qui l’accusa si trasforma in offesa. Si legge infatti che “secondo l’Ignorance Index di IPSOS MORI, l’Italia risulta il Paese con il più alto tasso del mondo di ignoranza sull’immigrazione”. E che cosa penseranno mai i populisti per meritarsi il titolo di ignoranti? Tutte cose normali, ma orribili per la Boldrini. Ritenete che “i datori di lavoro debbano dare la precedenza agli italiani”? Siete retrogradi. Credete che gli immigrati “tolgano lavoro” ai disoccupati nostrani? Solo bugie. Vi azzardate a dire che “i rifugiati sono un peso perché godono dei benefit sociali e del lavoro degli abitanti”? Siete de cattivoni: vitto e alloggio pagato per due anni a 170mila persone, di cui l’80% senza diritto d’asilo, sono un dovere. Non uno spreco. E ancora: credete che “un quartiere si degrada quando ci sono molti immigrati” e che “l’aumento degli immigrati favorisce il diffondersi del terrorismo e della criminalità”? Non sapete cosa dite.
Forse i membri della Commissione Jo Cox una casa nelle periferie di Milano e Roma non l’hanno mai avuta. Altrimenti non avrebbero puntato tanto il dito contro chi non desidera migranti nel proprio quartiere (il valore delle case si deprezza rapidamente) e non vorrebbe rom e sinti “come vicini di casa”. Ma tant’è. Dopo un lungo elenco di discriminazioni, omofobie e sessismi commessi dagli italiani, si arriva alle medicine proposte dalla Boldrini e i suoi compagni d’avventura. Sono le 56 “raccomandazioni per prevenire e contrastare l’odio” rivolte a governo, Ue, media, giornalisti, associazioni e operatori. E così per abbattere la violenza dovremo “approvare alcune importanti proposte di legge all’esame delle Camere, tra cui quelle sulla cittadinanza e sul contrasto dell’omofobia e della transfobia”.
Capito? Solo con lo ius soli si sconfigge l’odio: parola di Boldrini. Poi bisogna “rafforzare nelle scuole l’educazione di genere” (leggi: ideologia gender), educare i giovani al “rispetto, apertura interculturale, inter-religiosa” e istituire “un giurì che garantisca la correttezza dell’informazione”. Nemmeno Orwell sarebbe arrivato a tanto, eleggendo un padre-padrone dell’informazione che ci rieduchi per legge e ci insegni la bellezza dell’interculturalismo.
Viene da chiedersi chi sarà questo gran giurì. Non è che gatta ci cova? Infatti mentre bacchetta i giornali, la Boldrini vorrebbe “rafforzare il mandato dell’UNAR” (quello delle orge gay pagate dallo Stato) e “sostenere e promuovere blog e attivisti no hate o testate che promuovono una contro-narrazione”. A chi vorrebbe dare appoggio (e forse soldi)? Magari proprio quei blog che hanno aiutato il Presidente della Camera nella sua raccolta firme “bastabufale.it“, come “Il disinformatico” di Paolo Attivissimo, il blog di Paolo Puente o “Butac” di Michelangelo Coltelli. Tutti primi firmatari della campagna anti fake news. A pensar male si fa peccato, ma a volte ci si azzecca.
di Giuseppe De Lorenzo – 23/07/2017 Fonte: Il Giornale

I fanatici dello Ius Soli

Non esiste soltanto il fanatismo islamico. Esiste anche un fanatismo “liberal”, laicista e politicamente corretto.  E’ il fanatismo del pensiero unico.  Da noi ha contaminato tutti, ma il Partito Democratico (che già nel nome scelto e nel simbolo dell’asinello è emblema dell’americanismo più bovino, anzi asinino)  ne è la massima espressione italica.
 La legge sullo  Ius Soli, come le unioni (in)civili, dimostra che il Pd non è un partito moderato, ma un partito estremista a fortissima componente ideologica. Un partito di fanatici dell’ideologia. E’ il Partito radicale di massa profetizzato da Augusto Del Noce. Il Pd passa per un partito moderato, di centrosinistra,  soltanto perché non è più comunista, e nemmeno socialdemocratico, ma “liberal”. Accetta il capitalismo e addirittura si è legato ai mostri della finanza mondiale. Sostiene l’atlantismo e le “guerre umanitarie” decise da Washington. Fa dell’Unione europea un riferimento irrinunciabile.
E’ quindi parte integrante del Sistema, anzi in Italia  è il Sistema. Ma ciò non toglie che di fanatici stiamo parlando.  I fanatici del pensiero unico politicamente corretto. I “liberal” (di cui sono piene le redazioni giornalistiche, i salotti buoni e i bordelli dello spettacolo) sono degli estremisti di tipo nuovo. Seguendo le linee formulate nelle università americane, vogliono rivoluzionare la società, sovvertirla, ma non in senso socio-economico, visto che le forze della globalizzazione (mercato e tecnica) sono già in sé sovversione permanente.
 
Atei espliciti o mascherati, odiatori del sacro pure quando vanno a Messa (vedi Renzi), vogliono sovvertire la famiglia – di fatto dissolverla – e l’appartenenza etnica, anche qui dissolvendola in un modello globalista di meticciato indistinto.
E’ questo il loro modello di “civiltà: il crogiolo degli uomini senza identità. Sostenitori di fatto del capitalismo culturalmente più truce e materialista, quello delle multinazionali e della finanza, riservano semmai la vessazione fiscale alla piccola e media impresa, che  ha il torto di essere ancora a misura d’uomo.
 
Inoltre, i liberal  ereditano di fatto tutti i temi sovversivi del Sessantotto pensiero,  rielaborato nelle università americane.  Mirano a  distruggere le differenze religiose, etniche, culturali, in nome di un universalismo astratto ed inumano, e al contempo vogliono liberare l’individuo da tutti i legami (religiosi, etnici, familiari, sessuali) e da tutte le identità. Sono postmoderni che vogliono portare all’estremo la logica nichilista della modernità.
Sono paramassoni che trovano  ampia sponda nell’ala più modernista e ideologizzata del clero cattolico.  Lo stesso Renzi viene dalle fila del modernismo cattolico o, come si diceva una volta, del “cattolicesimo democratico”. Fanatici del politicamente corretto, postcomunisti o modernisti cattolici , hanno trovato nell’ideologia dominante,  anticristiana ed antiumana,  la loro nuova bandiera. La stessa bandiera della plutocrazia americana dei Soros, dei Gates, dei Bezos, dei Bloomberg, dei Buffet, degli Zuckerberg  e compagnia. E naturalmente di Barak Obama il guerrafondaio, il santino dei progressisti mondiali, la cui più limpida (si fa per dire) conquista progressista fu la legge sui bagni separati per transessuali.
Tanti voti, ma non solo.
 Lo Ius Soli offrirà al Partito democratico  nei prossimi anni un bacino potenziale di circa ottocentomila voti di “nuovi italiani”. Non sono pochi. Ma l’ostinazione sullo Ius Soli non dipende solo da un calcolo elettoralistico. Dipende anche e soprattutto da questo nuovo e impressionante fanatismo ideologico. Ce li ricordiamo, i nostri liberal,  soltanto cinque anni fa, nel 2011, centocinquantesimo anniversario dell’ unità italiana, quando sventolavano il tricolore in funzione antileghista.
 
A che cosa corrisponda per loro il tricolore è presto detto: nient’altro che l’adesione a un modello astratto di patria per tutti e per nessuno. Per tutti, perché la cittadinanza italiana del modello Ius Soli va  data a chiunque o quasi; per nessuno, perché viene svincolata da qualsiasi appartenenza concreta. Intendiamoci: in fondo tutti i nazionalisti hanno sempre sacrificato le patrie locali, carnali, alla “patria ideologica”, come ha insegnato anche il grande filosofo belga Marcel De Corte. Questo è il peccato originale del nazionalismo. Ma oggi la patria ideologica è diventata nient’altro che una grande stazione di transito di esseri sradicati.  Anche quando i liberal insistono  a parlare  di Europa, di “patria europea”, non temiamo.
Per loro l’Unione Europea è solo un’unione economica senza identità, retta da astratti principi cosmopoliti e che si offre come laboratorio futuro dell’umanità meticcia (hitlerismo rovesciato modello conte di Kalergi) e magari di un futuro Stato mondiale, quello che piaceva tanto agli estensori del Manifesto di Ventotene, Rossi e Spinelli. Lo Ius Soli è “un atto di civiltà” solo per dei fanatici dell’ideologia, traviati dall’ideologia.
Questo immigrazionismo estremo non è nient’altro che un hitlerismo capovolto e che corrisponde alla nota sentenza di Nichi Vendola: “Il progresso passa dalla mescolanza delle razze”. Al posto della follia della supremazia della razza ariana, ci becchiamo oggi la follia mondialista della razza unica. Dietro alla retorica del multiculturalismo ci sta lo spettro dell’azzeramento delle culture, a cominciare naturalmente dalla nostra.
Ingegneria sociale.
La legge sullo Ius Soli, come quella sulle “unioni (in)civili”, il divorzio breve, la “stepchild adoction”, la liberalizzazione della cannabis  e simili, è una legge di ingegneria sociale. Sotto il pretesto di difendere indefiniti “diritti”, modella la società secondo un ben preciso progetto ideologico, che come ho  già scritto  non è più marxista ma “liberal”.
Non è infatti un progetto pensato da teorici marxisti, ma forgiato nelle università americane. Non è diffuso con il terrore, ma con la propaganda e la suggestione mediatica. Rimane però un progetto di ingegneria sociale.
I suoi sostenitori si dicono “multiculturalisti”, ma in quanto fedeli adepti del globalismo in realtà vogliono il pensiero unico, il mondo unico, il popolo unico, la razza unica, la lingua unica, persino il sesso unico (con infiniti “generi”).
L’uomo viene pensato come individuo atomizzato, mobile e sradicato; molti individui come massa o come “moltitudine” (Toni Negri). Mai come popolo. Perché tutti questi individui siano davvero liberi, devono emanciparsi da Dio, dalla Chiesa, dalla tradizione, dalla comunità di appartenenza, dall’etnia, dall’origine, dalla famiglia (libertinismo e femminismo) e persino dal proprio sesso (omosessualismo, transessualismo, genderismo). Tutto nel nome del magnifico mondo “liberal”, capitalista e postsessantottino, che in realtà è un mondo da incubo. Che è poi il mondo della globalizzazione, cioè dell’uniformazione tecnico-mercantile del mondo. Ed è il mondo del pensiero unico politicamente corretto, caratterizzato dal controllo mediatico delle immagini e delle notizie, e dal controllo orwelliano delle parole secondo le regole della “neolingua”.
 
L’idea che gli uomini siano intercambiabili, che basti nascere in Italia per essere italiano, è tipica del pensiero economico che trionfa con la globalizzazione. Esiste solo ciò che è misurabile, quantificabile, esistono solo gli atomi senza appartenenza costitutiva. Per il pensiero economico, Milano resta Milano anche se abitata soltanto da cinesi. E Roma resta Roma anche se abitata soltanto da marocchini. In realtà non sarebbe più Milano e non sarebbe più Roma. Ma il pensiero economico è astratto, strumentale e  calcolante, non può capirlo.  Addio radici, tradizioni, culture radicate, addio legami stabili. Deve esistere solo l’uomo massificato, desacralizzato, desocializzato, senza radici, persino senza una definita identità sessuale. Non è vero che non vi sono più le ideologie. Piuttosto, ne è rimasta soltanto una.  Forse non è la più violenta. Senz’altro per  la nostra civiltà è la più suicida. di Martino Mora – 20/06/2017  Fonte: Martino Mora

La polizia tedesca ordina: non dite la verità sul terrorismo islamico

Il Corriere del Ticino, principale testata del gruppo che dirigo, ha pubblicato questa mattina un documento riservato del Bundeskriminalamt (BKA) la Polizia criminale tedesca. Si intitola «Come agire in presenza di attacchi terroristici” e contiene le linee guida sulle informazioni da trasmettere alla stampa in queste circostanze. L’intenzione è lodevole: evitare il diffondere di allarmismi, ma le conseguenze pratiche sono sorprendenti. E inquietanti.
 
La premessa dà già il tono:
“Nell’anno elettorale 2017 non ci sarà alcun attentato, almeno se si sarà in grado di evitarlo. Ciò significa che, non importa quanto siano sicuri dei fatti i funzionari in campo, davanti alla stampa e all’opinione pubblica, per cominciare, si deve negare sempre tutto. Lo staff di consulenza del Governo ha bisogno di tempo per illustrare l’accaduto e per mettere insieme un racconto credibile agli occhi dell’opinione pubblica».
Capito? E ancora:
«Le lettere di rivendicazione devono essere citate solo se necessario, ma senza fornire particolari. In caso di dubbio, escludere l’attacco terroristico. Divulgare la teoria dell’autore singolo, come pure quella della persona psichicamente disturbata. In aggiunta: evitare sempre, per cominciare, di parlare di IS (Stato islamico, n.d.r.) o di Islam».
L’autore dello scoop, Stefan Müller, cita un esempio concreto: l’attentato di Dortmund dell’11 aprile contro il bus dell’omonima squadra di calcio. La polizia, dopo una decina di giorni, annunciò che era stato compiuto da Sergej W. (28.enne russo-tedesco nel frattempo arrestato a Tubinga), che aveva ordito l’attentato per speculare in Borsa. Versione, che all’epoca aveva suscitato non poche perplessità. Dal documento scoperto dal Corriere del Ticino si scopre che era giunta una rivendicazione dell’Isis, mai però comunicata ai media. Inevitabile chiedersi adesso: Chi è stato davvero? Sergei o un fanatico del Califfo?
 
 
Due pagine del documento della BKABKA docu
Molto interessante anche la parte del documento in cui, rilevando un netto aumento dei fenomeni terroristici in Europa, si osserva che il quadro è andato peggiorando con «l’apertura delle frontiere da parte di Merkel». Ovvero la Polizia criminale tedesca avvalora l’equazione che le sinistre tendono a liquidare come un pregiudizio o un teorema populista: più immigrati fuori controllo, più terrorismo. La BKA parla di un traffico di passaporti rubati usati dagli attivisti dell’Isis in Europa.
«Dieci milioni di visitatori stranieri all’anno entrano in Germania con passaporti falsi o rubati. In tal senso è possibile correlare la quantità di passaporti rubati con Al Qaeda (IS) e le attività terroristiche islamiste».
 
Sono menzognere anche le cifre sull’immigrazione clandestina, almeno quelle comunicate in Germania. Leggete questo passaggio del rapporto:
«La percentuale degli ingressi illegali è cresciuta del 70%. I colleghi italiani prevedono l’arrivo di circa 350 mila, fino a 400 mila migranti dall’Africa nell’anno 2017. Verso l’esterno, alla stampa e ad altri media, indichiamo una cifra di 250 mila unità».
E lo stesso vale per i crimini ordinari commessi dagli immigrati. Nel 2015 erano 309 mila, nel 2016 sono saliti a 465 mila. Queste cifre, peraltro, non contengono reati contro l’asilo e la socialità.
Ma “ai media – si legge nel rapporto – si parla rispettivamente di 209 mila reati e di 295 mila». Ben 170 mila in meno.
Decisamente esplosivo questo passaggio del rapporto:
«Mai parlare di migranti economici. La sollecitazione giunge direttamente dal ministro della Cancelleria e dal portavoce del Governo. Queste indicazioni sono tassative, per chi non le rispetta sono previste sanzioni severe, procedure disciplinari e il licenziamento dalla polizia».
Sia chiaro: le autorità, da sempre, si riservano una certa discrezionalità nel diffondere le notizie più sensibili o per proteggere agenti infiltrati. Non dicono mai tutta la verità, com’è ovvio. Ma il quadro che emerge da questo rapporto va oltre i normali confini dell’intelligence.
 
Quando si modificano sistematicamente le statistiche, quando si tenta di dissimulare gli attentati fino a dare istruzioni per fabbricare versioni credibili agli occhi dell’opinione pubblica, quando un governo vieta di parlare di “migranti economici” si è in presenza di un metodo per la creazione di Post Verità governative o, se preferite, di una manipolazione sistematica delle informazioni.
E tutto questo al fine di non turbare il processo elettorale, dunque di non intralciare la campagna elettorale della cancelliera Merkel.
Cose che capitano nella democratica Germania.
di Marcello Foa – 20/06/2017 Fonte: Marcello Foa