Dicembre caldo nelle piazze italiane, rischio esplosione sociale?

o santo cielo, meno male che in piazza lo stesso giorno dei forconi scendono i sindacati, che così siamo sereni che gente per bene contrasterà l’avanzata ” du questi cattivi soggetti” che sono fascisti ed anti democratici….

Dicembre sarà sicuramente un mese caldo nelle piazze italiane. Il 5 inizieranno le proteste del Coordinamento 9 Dicembre, quelli che erroneamente i media chiamano “Forconi”, che l’anno scorso paralizzarono l’Italia con blocchi e presidi per circa una settimana. Il 12 Dicembre ci sarà lo sciopero generale indetto da CGIL, UIL E UGL. Vediamo nel dettaglio cosa dovrebbe o potrebbe succedere.

Per quanto riguarda il Coordinamento 9 Dicembre, l’obiettivo principale sono le dimissioni di tutto il governo, capo dello Stato compreso. L’ultimatum è dato per il giorno 9 Dicembre, anche se, come abbiamo detto sopra, le proteste inizieranno il 5. Quindi cosa dovrebbe succedere dopo il 9 dicembre, a scadenza dell’ultimatum? Da come ho capito, dal 5 al 9 Dicembre le proteste saranno abbastanza tranquille e pacifiche, mentre dal 9 Dicembre in poi, il Coordinamento non risponderà di eventuali azioni violente fatte dal Popolo Italiano.

Questo in sintesi. A mio avviso, se il Coordinamento riuscisse a mantenere vive le azioni di rivolta fino al 12 Dicembre, giorno dello sciopero generale, la situazione potrebbe diventare veramente critica, dato che a quel punto le persone nelle piazze sarebbero tantissime. E sicuramente, agli scioperi e presidi, si uniranno anche gli studenti e i soliti elementi più violenti presenti ad ogni manifestazione.

Personalmente io presi parte a Torino alla rivolta dello scorso 9 Dicembre e purtroppo vidi e sentii con i miei occhi i lacrimogeni sparati dalla Guardia di Finanza, quando ancora la protesta era pacifica, poi i media ovviamente ripresero soltanto le violenze in Piazza Castello ma non dissero come i primi ad iniziare fossero stati i militari della GdF.

Detto questo, vedo che la gente su internet tende a concentrarsi su chi è il leader del Coordinamento, sui suoi presunti o meno debiti, ma questo non conta assolutamente nulla. Io credo che al di là di tutto, in una situazione tragica e disastrosa come quella che stiamo vivendo, scendere in piazza a protestare sia sempre giusto, perché il governo deve avere un segnale dal Popolo che la strada che si sta percorrendo è quella sbagliata.

Come nel corpo umano, i nervi ci fanno sentire se provochiamo dolore ad una parte del corpo stesso, così se il Popolo soffre deve soffrire anche il governo. Il Popolo tende troppo a disunirsi per dettagli irrilevanti e perde di vista il vero avversario, cioè il governo corrotto e traditore. Io personalmente sarei sceso anche con la CGIL se avesse chiamato tutti gli italiani e non solo gli iscritti, anche se non condivido per niente la sua linea politica.

Fatta questa premessa personale, è quindi giunto il momento di una Rivoluzione Italiana? Anche se ritengo giustissimo scendere in piazza, credo che ancora i tempi non siano maturi per una vera e proprio Rivoluzione, penso sia più una fase pre-rivoluzionaria. Gli scontri che stiamo vivendo e che vivremo a Dicembre non possono essere caratterizzati come veramente rivoluzionari, perché sono più una rivolta, cioè una reazione alla politica del governo, gli obiettivi descritti parlano di andare contro qualcosa non propongono qualcosa di innovativo utile a cambiare lo status quo.

In questo blog, abbiamo già parlato della situazione sociale esplosiva esistente in Italia, prima ipotizzando una Guerra Civile e poi escludendola analizzando la composizione demografica del paese. Ora non escludo però che la situazione possa degenerare, molti dicono che in Grecia finora non sia successo niente di significativo, ma credo che ogni paese possa prendere una strada diversa. Del resto la Grecia è una paese piccolo, Bruxelles gli ha già praticamente tolto ogni potere, l’Italia è cinque volte più della Grecia e come abbiamo già visto, l’obiettivo dell’Eurocrazia è eliminare gli stati nazionali e in Italia questo potrebbe succedere con una mezza guerra civile e direi che si vede un vero e proprio crescendo di violenze: la distruzione della macchina di Salvini, gli scontri contro gli extracomunitari a Roma, le manganellate agli operai, blocchi delle autostrade, Renzi che rischia il linciaggio ovunque vada.

Ora a Dicembre avremo un vero e proprio tentativo rivoluzionario e l’Italia rischia seriamente una deriva violenta. Se i poteri forti vorranno scatenare una guerra civile in Italia, lo potrebbero fare facilmente, come già fatto nelle Rivoluzione Arabe e Colorate, basterebbe che qualche loro agente uccida dei manifestanti dando la colpa alle forze dell’ordine (contro le quali è già partita da tempo una “strana” offensiva mediatica) e le rivolte aumenterebbero in modo esponenziale. Da monitorare anche Beppe Grillo, che già l’anno scorso, durante le rivolte del 9 Dicembre, mandò una lettera ai capi delle Forze Armate invitandoli a schierarsi con il Popolo; se la situazione degenerasse ulteriormente potrebbe unirsi alle piazze per dare una spallata al governo.

Inoltre abbiamo le imminenti dimissioni di Napolitano e il conseguente vuoto istituzionale che si potrebbe creare. Concludendo, possiamo dire che scendere in piazza, contro un governo e un sistema del genere, sia sempre giusto e sacrosanto ma al tempo stesso avviso i lettori di stare con gli occhi aperti, la tensione sociale in Italia potrebbe avere uno scopo ben preciso: eliminare e spaccare l’Italia per farle cedere definitivamente i poteri all’Unione Europea. Del resto le tensioni separatiste in Spagna, le rivolte a Praga ed a Budapest di questi giorni, la recessione probabile in Germania, la spaccatura etnico-sociale in Francia, hanno tutte lo stesso scopo: cessione di sovranità. Ma del resto forse è meglio così, se elimineranno i nostri corrotti ed inefficienti stati nazionali, forse i popoli prenderanno coscienza dell’unica rivoluzione veramente utile che ci possa essere per superare questo momento storico: una Rivoluzione di tutti i Popoli Europei, una Primavera Europea, ma probabilmente è ancora molto presto per questo.

by Fenrir

Fonte: HESCATON.COM

http://scenarieconomici.it/dicembre-caldo-nelle-piazze-italiane-rischio-esplosione-sociale/

Nulla di nuovo, il TAV costerà ben più di 8 miliardi di euro”

http://www.marcoscibona.it/home/?p=697

AUDIZIONE FERROVIE DELLO STATO, SCIBONA(M5S): “Nulla di nuovo, il TAV costerà ben più di 8 miliardi di euro”

Oggi in 8a Commissione Permanente si è conclusa l’audizione dei vertici di Ferrovie dello Stato, ci hanno illustrato la stessa presentazione della scorsa volta, quella che avevano cancellato immediatamente per evitare di lasciare agli atti il palese aumento dei costi della NLTL. Sono state scorporati dei costi e rinfrescata la grafica ma come si sa, cambiando l’ordine degli addendi il risultato non cambia.

La NLTL costerà ben oltre gli 8 miliardi di euro preventivati, anche nelle più rosee previsioni sui tassi di rivalutazione per l’adeguamento monetario si assiste ad un aumento di un paio di miliardi!

Si fanno inoltre sempre più insistenti le voci che vedono l’Europa sfilarsi dal cofinanziamento, la recessione economica infatti pesa anche a Bruxelles. Se l’Europa non cofinanzia, chi si accollerà tutti i costi? Dove troveremo, con tutti i problemi che ha il nostro Paese, ben oltre 4 miliardi di euro?

Molto fumose anche le risposte riguardo la svalutazione di 94,5 milioni di euro del nuovo soggetto promotore che arriverà dopo aver inserito a bilancio di LTF tali cifre, chi ci rimette?

Infine, a margine delle problematiche TAV, una triste conferma: Ferrovie dello Stato ha unicamente 10 motrici multi–voltaggio, ovvero le uniche motrici compatibili con linee AV/AC, ciò significa che le linee sono Alta Velocità e Alta Capacità solo sulla carta, anzi…sul progetto che proprio per la particolare tipologia ibrida costa decisamente di più!

Marco Scibona – Senatore M5S

Consapevolezze amare.

L’avreste mai pensato che

lo Stato di cui avete in tasca la Carta d’Identità davanti alla votazione di unamozione ONU (A/C.3/69/L.56/Rev.1)formulata per

Combattere la glorificazione del nazismo, del neonazismo e le altre pratiche che contribuiscono a favorire forme contemporanee di razzismo,
discriminazione razziale, xenofobia e intolleranza correlata.
 
SI SAREBBE ASTENUTO?Ebbene sì è successo

il 21 novembre 2014

con buona pace delle nostre
ANED (Associazione Nazionale Ex Deportati nei campi nazisti),
ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia),
ANCR (Associazione Nazionali Combattenti e Reduci)
ANA … etc.Controllate voi stessi:
sulla scheda riepilogativa della votazione originale
Per approfondire:
1 – qui
2 – qui

3 – qui

L’unico argine possibile:
una forte ed esplicita
espressione contraria dell’opinione pubblica,
partendo da Associazioni e i cittadini sensibili.
La storia lo dimostra.
 
Indignarsi è ancora possibile.
E manifestare e diffondere la propria indignazione è necessario.
 
Perché
il negazionismo NON è accettabile,
ogni percorso indirizzato a xenofobia e razzismo NON è accettabile.
Vi invito personalmente a diffondere questo mio messaggio.
Grazie per la vostra attenzione.
“Prima di tutto vennero a prendere gli zingari. E fui contento perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei. E stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti, ed io non dissi niente, perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me, e non c’era rimasto nessuno a protestare.„
Testo originale di Emil Gustav Friedrich Martin Niemöller teologo e pastore protestante tedesco, oppositore del nazismo; nato il: 14 gennaio 1892, a Lippstadt, Germania, deceduto il: 6 marzo 1984, a Wiesbaden, Germania
Testo modificato da Bertolt Brecht
Drammaturgo tedesco

(10 febbraio 1898, 14 agosto 1956)

Si l’Italie sortait de l’euro.

http://news360x.fr/si-litalie-sortait-de-leuro/Se l’Italia uscisse dall’euro 
19 novembre 2014. 
 
La possibilità di un’uscita dall’euro dell’Italia, uscita che potrebbe sopraggiungere alla fine della primavera 2015, è sempre più spesso evocata nella stampa internazionale prima italiana ma anche tedesca, americana e britannica 
il silenzio della stampa francese su questo punto risulta quindi ancor più assordante. 
Occorre allora comprendere perché il processo di distruzione dell’euro potrebbe cominciare proprio dall’Italia e quali sarebbero le conseguenze per la Francia. 
 
Una situazione divenuta insostenibile. È chiaro ormai che la situazione dell’Italia è’ divenuta insostenibile a causa della moneta unica.
Dopo la crisi del 2008, l’Italia è caduta in una situazione di stagnazione del suo prodotto interno lordo, che sembra perfino più grave di quella che conosce oggi la Spagna.
La situazione è particolarmente critica se guardiamo come sta andando la produttività in Italia confrontata a quella dei suoi concorrenti della zona euro dopo il 1999. 
Si constata che l’Italia risulta essere indietro e non soltanto in rapporto alla Germania la Francia ma perfino in rapporto alla Spagna. Tuttavia in questi paesi la chiusura di numerose imprese ha indotto la scomparsa dei mezzi di produzione e da qui può si può direttamente spiegarsi il guadagno in produttività come effetto della contrazione della produzione.
 
In realta’ le discussioni con i consiglieri economici del governo Renzi mostrano come questi ultimi siano ormai molto pessimisti riguardo all’avvenire economico del paese. Essi considerano che, salvo un’improvvisa svolta nella politica economica della Germania quest’inverno, l’Italia non avrà quasi altra scelta che lasciare l’euro verso l’inizio dell’estate 2015.
Notiamo d’altra parte che il movimento cinque stelle di Beppe Grillo chiede un referendum sull’euro e che questa idea sta guadagnando terreno negli ambienti politici italiani. 
 
L’Italia intrattiene una larga parte del suo commercio estero (il 55% del commercio di beni e quasi il 64% contando i servizi) coi paesi della zona euro.
S capisce allora che la caduta tutta relativa dell’euro rispetto al dollaro non le dia nessun vantaggio.
L’economia italiana soffre in realtà di un problema di competitività all’interno della zona euro. 
 
Le conseguenze per la Francia. 
Se l’Italia dovesse dunque prendere questa decisione le conseguenze sarebbero importanti anche per l’economia francese. 
 
A causa di una specializzazione paragonabile a quella dell’economia italiana non è quasi possibile per la Francia restare nella zona euro se ne esce l’Italia e viceversa.
Ma questa realtà economica rischia di confrontarsi alla testardaggine di un governo paralizzato dalla paura di vedere la sua strategia politica che affonda proprio in questo momento. Bisogna ripetere qui che non ci sarebbe niente di peggio per la Francia che restare in una zona euro che sarebbe allora ridotta soltanto a una zona del marco.
Se uno dei grandi paesi dovesse sortire  uscirne, e in particolare l’Italia che costituisce la terza economia della zona euro, il trauma sulla competitività sarebbe assolutamente catastrofico per l’industria francese.
A partire da qui bisogna riflettere a questa situazione e domandarsi se questa non offra in realtà un’importante opportunità per l’economia francese. 
Se la Francia e l’Italia escono insieme dalla zona euro, questo coinvolgerà a breve termine anche l’uscita della Spagna, del Portogallo, della Grecia e del Belgio. In effetti si comprende immediatamente che la Spagna, indebolita da tensioni politiche profonde,  non potrebbe restare nell’euro se ne uscissero l’Italia e la Francia. Ora un’uscita della Spagna coinvolgerebbe immediatamente q
il Portogallo e dopo questi quattro paesi la Grecia non avrebbe più ragione di restare nell’euro.
Tenuto conto dei suoi legami con l’economia francese e’ dunque molto probabile che anche il Belgio dovrebbe seguire sia pure dopo qualche settimana di esitazione. Un’uscita dell’Italia provocherebbe dunque la totale dislocazione della zona euro e, in questo caso, anche la Germania potrebbe molto probabilmente tornare alla sua moneta.
Questo scenario, invece di essere una catastrofe,  apriirebbe immediatamente delle nuove opportunità e in particolare la possibilità – una volta ristabilite la parità delle monete di questi paesi – di ricostituire un vero blocco commerciale. Quest’ultimo non dovrebbe fondarsi su una moneta unica, dunque un euro del Sud di cui abbiamo già avuto occasione di dire che implicherebbe un fortissimo impoverimento dell’Italia e della Spagna, ma dovrebbe piuttosto fondarsi su delle regole di covariazione dei tassi di cambio, dando per scontato che le parità rispettive dei paesi del blocco potrebbero essere riviste in maniera regolare (cioè tutti gli anni) 
in modo da tener conto dei diversi andamenti della produttività. 
Conviene dunque sorvegliare da vicino l’evoluzione del dibattito in Italia nei mesi che verranno, 
e soprattutto del modo in cui la stampa francese, sulla quale ahime’ non ci si fa quasi più illusioni, ne potrà dar conto. 

Movimento 5 Stelle: le ragioni di un declino

e perché Grillo doveva andare in televisione a spiegare un programma che, come quello spiegato per le nazionali, è rimasta fantasia ma in compenso i suoi hanno votato cose su proposta del PD che non erano in programma?

I tempi dell’entusiasmo per i Cinque Stelle, nonostante i recenti circhi massimi, paiono essere finiti da un pezzo. Paiono essere svanite soprattutto le prospettive incoraggianti e le speranze. Perché? E di chi è la colpa?

di Alessandro Catto – 25 novembre 2014

Partiamo innanzitutto da una considerazione: il risultato alle amministrative in Emilia Romagna non è di per sé scandaloso. Molto più pesante quello in Calabria, ma entrambi non possono essere analizzati senza prendere in considerazione la gestione pressoché ignominiosa che il Movimento Cinque Stelle sta avendo in questi ultimi mesi a livello nazionale. I tempi dell’entusiasmo per i Cinque Stelle infatti, nonostante i recenti circhi massimi, inni al sapore di rap e tamarraggine, paiono essere finiti da un pezzo. Paiono essere finite, soprattutto, le prospettive incoraggianti e le speranze. Perché? E di chi è la colpa? Proviamo a citare qualche punto.

1) Assenza totale da TV e mass media.
Prima di ogni altra cosa, è lampante notare l’assenza pressoché totale di qualsiasi esponente dei Cinque Stelle dalla televisione e da altri mezzi d’informazione. Un rapporto, quello coi mass media, che appare tanto conflittuale quanto controproducente, in una guerra estenuante che da molte volte l’impressione di essere inutile, o quantomeno di danneggiare solo i pentastellati. Giusto far notare come l’informazione italiana, su giornale o tv, sia spesso parziale e prezzolata; errato invece astrarsi dal rapporto col cittadino e con il pubblico televisivo, che costituisce gran parte dell’elettorato, nonché la sua porzione più dinamica e flottante. Una tattica che insomma appare sempre più simile a quella del marito che si taglia i genitali per far dispetto alla moglie. Con il risultato di un silenzio mortale calato sulle sorti del partito nei giorni immediatamente successivi alle infauste elezioni europee.

2) L’abbraccio mortale con il Fatto Quotidiano.
Ebbene sì, alla base può esserci proprio questo, e da ben prima rispetto alle elezioni europee e alle amministrative di ieri. Nonostante Travaglio, Scanzi e compagnia non lo ammetteranno mai, il rapporto che ha legato e lega questo giornale al Movimento è stato spesso fonte di condizionamento, distrazione e confusione. Il foglio in questione, infatti, pare essere il punto di riferimento di una base cresciuta a pane e popolo viola, ad antiberlusconismo e dipietrismo, a sinistra colta e talvolta pure spocchiosa. Un ritrovo di giovanotti indecisi tra un Civati e un Di Battista, sostanzialmente tra una sinistra bene e un Movimento che, però, per essere votato deve rispecchiare i dogmi del buonismo politico spesso più controproducente, o dei soliti psicodrammi tutti de sinistra. Ma come si è detto, il Fatto è un giornale, e non fa altro che fare il suo mestiere, ovvero quello di fare cronaca; l’errore è tutto dei Cinque Stelle, che ancora ad oggi, come succede ad esempio con Crimi, continuano in bolsi botta e risposta diretti a non si sa bene chi; continuano a rilanciare messaggi, appelli, scuse, spiegazioni, come nel caso dell’alleanza con Farage. C’è sempre la sensazione che il rapporto che intercorre tra i Cinque Stelle e il Fatto Quotidiano sia quello di un figlio che deve puntualmente chiedere il permesso alla madre per uscire la sera, per vedere gli amici, per avere una vita sociale. Si poteva applaudire alla scelta di Grillo di allearsi con Farage proprio perché spezzava un legame castrante e asfissiante con questo giornale, perché pareva un qualcosa di finalmente rivoluzionario, un NO detto in faccia e sbattuto sul tavolo da pranzo di famiglia, una scelta in autonomia. Ma ancora ad oggi invece questo legame continua, e dai salotti di Servizio Pubblico, dai Santoro, dai Travaglio continuano ad arrivare rimbrotti e omelie pure piuttosto piccate, in pieno stile L’Unità, da dove del resto provengono molti dei giornalisti della redazione fattoquotidiana. Tagliamo questo cordone ombelicale, per favore. E il prima possibile. Non servono lettori, ma soluzioni e consenso. Il Movimento Cinque Stelle non deve accontentare salotti, ma piazze, umori, piccole botteghe, fabbriche. E se l’accusa è quella di essere populisti, bisogna pure andarne fieri, non cercare di dimostrare, goffamente e tristemente, di non esserlo. L’Italia ha (metaforicamente parlando) bisogno di sciabola, non di fioretto costituzionale alla Zagrebelsky, che è funzionale a ben altri gruppi e a ben altri interessi.

3) Politica estera da Chi l’ha Visto.
Isis, Ebola, Ucraina, Putin, referendum scozzese, referendum catalano, tumulti di Hong Kong, Kurdistan, Nato, Eurasia, Turchia, Libia, sanzioni alla Russia. Avete sentito qualcosa, proveniente dal Movimento Cinque Stelle, su uno di questi argomenti? Probabilmente solo l’uscita (pure piuttosto ingenua) di Di Battista sul terrorismo del califfato islamico. Poi stop, il vuoto totale. Non una riga su tutto il resto. E se per il caso scozzese era preventivabile, data l’alleanza con l’UKIP, per il resto diventa un vuoto imperdonabile. Il mondo non è solo Renzi e Senato, sprechi e onestà. Viviamo in una società globale, il vento di Tripoli e Damasco diventa tempesta su Roma, Parigi, Bruxelles, e non interessarsene diventa una rinuncia inspiegabile. Forse proprio il caso Di Battista ha lasciato una ferita profonda, ma se una forza politica invece gli attributi li conserva, e crede nella propria capacità di generare pensiero razionale e condivisibile, la ferita se la lecca e procede, imparando dagli sbagli. Qui c’è solo da imparare da Salvini, piaccia o non piaccia alle sentinelle antileghiste: il dinamismo del leader milanese, a confronto dell’immobilismo del comico di Genova, appare come una lezione di sagacia politica. E stiamo confrontando un partito che fino a ieri era il quarto o pure il quinto su scala nazionale con un movimento capace, in tempi non sospetti, di attrarre il venticinque percento dei consensi. Incassare, imparare, iniziare a pensare e agire. La politica non è solo un palco in piazza San Giovanni.

4) Politica di isolamento non più proseguibile
Grillo, Casaleggio e colleghi hanno ormai alle spalle, a livello nazionale, due tornate elettorali importanti. Le elezioni del 2012 e le recenti regionali in Calabria ed Emilia. In entrambi i casi la tattica è stata quella di un isolamento totale, con nessun alleato; e se da un lato questo poteva essere, prima del responso delle urne, un disegno meritevole di essere tentato, ora alla luce dei recenti risultati deve far riflettere. Rimanendo senza alleanza alcuna il destino pare già tracciato, con una opposizione perenne e un conseguente oblio. Anche qui Salvini ha giocato d’astuzia con il collega d’opposizione, offrendo un tavolo di confronto partendo dalla questione (pur discutibile) del referendum sull’euro. Risposta di Grillo? Silenzio assordante, silenzio su cui la stessa Lega ha puntato il dito, con successo.

5) Rigetto di una possibile alleanza con la Lega, per svoltare dalla crisi
Si parlava, tempo fa, di una teorica, possibile convergenza tra Cinque Stelle e Carroccio. Si è parlato del tavolo con Salvini, sul referendum anti euro. Occasione che può senz’altro essere discussa, anche criticata; poteva tuttavia essere un punto di partenza condivisibile, è utile ripeterlo, per lo sviluppo se non di una alleanza, di una convergenza su alcuni temi, di un patto tra le opposizioni, pure per una discussione in vista delle amministrative, dove i Cinque Stelle di certo non hanno brillato, e dove al contrario la Lega, specie nel nord Italia, mostra il suo punto di forza. Anche qui un silenzio totale, nel quale ha giganteggiato, al contrario, la mano tesa offerta da Salvini. Un diniego comprensibile solo se si analizzano tutte le campane e i legacci ai quali il Movimento, purtroppo, deve ancora rendere conto. Il gotha di simpatizzanti ex PCI-PDS-DS-PD, il richiamo del Fatto Quotidiano, i gorgoglii di Dario Fo. Era l’occasione buona per gettare le basi per creazione di un fronte popolare, alternativo al centrosinistra e al centrodestra che ci ritroviamo, tra due partiti che in comune hanno più di quello che il Fatto racconta, anche nella loro storia. Sarebbe stata la buona occasione per dimostrare di voler davvero creare un polo alternativo. Sarebbe stata l’occasione, soprattutto, per tagliare un cordone ombelicale che non ha portato alcunché, quello con i maestri saccenti della sinistra pro global. Non si è fatto nemmeno questo, ma se l’ideologo Fedez ha deciso così, sicuramente il Movimento avrà di che giovarsene.

6) Livello comunicativo imbarazzante
La pagina facebook di Beppe Grillo e del Movimento sono ormai attive da anni. E anche su di esse possiamo fare un primo bilancio, dicendo tranquillamente che non se ne può più di quei “leggi qui” “ATTENZIONE!!” “tutti lo devono sapere!!” “guarda cosa hanno fatto!!”. Questa comunicazione crea antipatia, sembra una televendita a rotazione. Anche la scelta dei soggetti, complice la penuria di indirizzi ideologici del movimento, ricade sempre sulle solite questioni. Voti in aula, la giornata di Renzi, le palle di Renzi, le falsità di Renzi, la cattiveria di Renzi, gli spaghi aglio e olio di Renzi. Cambiare soggetti, cambiare fraseologia. Pure qui, le foto di un Salvini pacioccone che parla di Simmenthal, grappa, prosciutto di San Daniele e canzoni di De Andre’ sono preferibili; almeno una risata di simpatia te la fanno scappare, specie se poi sono seguite da stati in cui si esplica chiaramente un concetto, pure se discutibile. Senza dover aprire il link che rimanda a La Cosa, aspettare la risposta del blog, aspettare che scompaia il banner pubblicitario, e via tergiversando. Il blog può rimanere, ma la comunicazione d’accesso la si cambi, anzi, la si rivoluzioni. La pagina di Grillo, per come è strutturata ora, fa salire solamente la bile. Assieme al destino che il Movimento tutto pare si stia dando, buttando alle ortiche delle potenzialità che, con un po’ di coraggio e capacità, potrebbero fruttare molto di più di quel che fruttano ora.

http://www.lintellettualedissidente.it/italia-2/movimento-cinque-stelle-un-declino-ricercato/

Il Messico come laboratorio per l’Italia: documentario di Fulvio Grimaldi

messico copertina
Di seguito la locandina di “Messico: angeli e demoni nel laboratorio dell’Impero“, un documentario di Fulvio Grimaldi che illustra le condizioni in cui il Messico è stato ridotto dal NAFTA, trattato di libero scambio con usa e Canada. Le recenti rivolte in tutto il Messico, innescate dall’ennesimo massacro di civili (gli studenti di Iguala), puntano contro questo trattato che ha totalmente distrutto l’economia, l’ambiente, i diritti, del paese, rendendolo schiavo delle multinazionali americane.
Il TTIP, Trattato Transatlantico del commercio e degli investimenti, che attualmente viene negoziato tra Usa e UE nelle segrete stanze di Bruxelles, ci farà fare la stessa fine. Nessun articolo della nostra Costituzione sopravviverà all’assalto del superpotere economico e militare degli Usa.
Messico manchette 2

Gli eurodeputati italiani del PD, assieme agli altri, salvano Junker dalle dimissioni e gli assicurano il mantenimento della poltrona della presidenza

di Luciano Lago
 
Il presidente della Commissione Europea Jean Claude Juncker è stato oggetto di una mozione di censura presentata dall’eurodeputato Marco Zanni, del movimento 5 Stelle, mozione sostenuta anche dal Front National e dalla Lega, dal gruppo di Nigel Farage e da altri gruppi euroscettici  presenti nel Parlamanto di Strasburgo.
 
Secondo le accuse lanciate da “Lux Leaks”, nel corso del suo lungo mandato come presidente del Lussemburgo, risulta che lo Junker avrebbe concesso accordi fiscali di favore a più di 300 fra grandi multinazionali e banche con cui aveva trattato in prima persona. In questo modo Il piccolo stato tra Francia e Germania si era trasformato in pochi anni in una piazza finanziaria di primo livello, una sorta di “paradiso fiscale” e luogo di affari riservati dove le grandi società e gruppi multinazionali stabilivano la sede della capogruppo ed arrivavano così a pagare soltanto l’1% circa di imposte , risparmiando fino a circa il 95% delle imposte dovute nei paesi d’origine.
 
Una forma di concorrenza sleale per avvantaggiare le casse dello stato lussemburghese a danno degli altri stati europei. Una questione che era nota da tempo ma recentemente è spuntato un dossier in cui sono stati rivelati tutti i nomi delle multinazionali coinvolte.
 
Zanni ha sferrato un duro attacco definendo Junker «l’immagine peggiore di questa Europa», «l’antitesi degli ideali europei», accusandolo di avere «sottratto miliardi ai partner europei» con accordi fiscali favorevoli alle multinazionali. Vedi: youtube.com/watch
 
Durissimi i toni della Marine Le Pen, leader del Front National la quale ha addirittura paragonato Junker ad Al Capone, dichiarando: «Pensare che Juncker possa affrontare e risolvere, come ha detto, i problemi del’evasione fiscale è credibile come mettere Al Capone a capo della commissione sicurezza ed etica.È il simbolo di un sistema che ha imposto l’austerità e la sofferenza economica, mentre il Lussemburgo non ha fatto pagare le tasse a 300 multinazionali privando l’Europa di risorse importanti».
 
LA REAZIONE DI JUNCKER. « Impassibile Juncker ha negato gli addebiti ed ha risposto: smettete di insultarmi», «è vero che ho la pelle spessa ma preferisco andare avanti con il mio lavoro».
 
E così ha fatto, annunciando per domani, mercoledì 26 novembre, il piano di investimenti da 300 miliardi di euro.
 
Il voto della mozione grillina è previsto per giovedì ma dalla sua parte Juncker avrebbe l’appoggio degli euro socialisti, incluso il numeroso gruppo degli eurodeputati italiani del PD, capeggiati da Pittella (il quale è intervenuto a difesa dello Juncker), oltre a quello della maggioranza degli europopolari del Ppe e degli euroliberali. Questa difesa ad oltranza dovrebbe essere sufficiente per sventare il pericolo di dimissioni di Juncker.
Come sempre in queste situazioni si palesano le posizioni di chi difende le posizioni dei personaggi che sono da sempre proni agli interessi dei grandi gruppi industriali e finanziari.
 
Non potevamo dubitare che gli eurodeputati italiani del PD sarebbero stati decisamente dalla parte di Jean Claude Juncker, il fiduciario delle multinazionali e delle grandi banche. Niente di nuovo sotto il sole.

MORETTILAQUALUNQUE….MENO PILU PER TUTTI….

la sintesi dell’elettore di sinistra la conferma Cacciari: il tizio è dei nostri ed anche se è un idiota, dobbiamo votare ..”turandosi il naso” ma sempre a sinistra (che sennò avanzano le destre..) ripetono i ritornelli….moretti

Bisogna dire che in mezzo a tante disgrazie,le quote rosa pirla renziane sono una fonte inesauribile di comicità e grottesco fantozziano che non ha eguali nella storia del cabarettismo politico italiano.
 
Picierno, Serracchiani, De Micheli, Madia, Boschi, Pinotti …..un gruppo formidabile di amazzoni della risata…!
 
Ma il vertice da guinness spetta sicuramente ad Alessandra Moretti che, dopo aver attraversato tutte le parrocchie possibili,è approdata alla corte del Pentolaio con intenzioni bellicose: vuol diventare Gauleiter del Veneto,e come possibile governatrice ha esposto al mondo il suo programma.
 
«Noi politiche dallo stile Ladylike: dall’estetista una volta a settimana” Certifica lo stile renziano “ladylike, che deve piacere” e pone il primo mattone del suo programma politico.
Estetisti,siete avvisati…..anche per voi si aprono nuove opportunità….
 
“Noi,brave, intelligenti e belle, Noi politiche dallo stile Ladylike, per fortuna!
(parla a nome della categoria….che minchia sarà poi lo stile ladylike?)
È cambiato il mondo, è cambiata la politica! Il suo (la Bindi) era uno stile che mortificava la bellezza. Perché una si deve mortificare? Io invece ho deciso di andare dall’estetista ogni settimana (la Bindi ha mortificato la bellezza… certo però che tu con l’intelligenza sei stata più spietata..)
 
“Cosa faccio dall’estetista? Qualsiasi cosa. Mi prendo cura di me. Mi faccio le meches, mi faccio la tinta,la ceretta… Poi… non entriamo in altri particolari (ride, lasciando intuire trattamenti più intimi). Vado a correre: accompagno i miei figli di corsa la mattina, loro in bici e io di corsa” (e il guinzaglio…?)
Sono anche una bravissima cantante, peraltro. Insieme a tutte le altre cose che faccio splendidamente… Cucinare? Bravissima. Gli spaghetti al pomodoro… sono fantastica… guarda che cucinare gli spaghetti al pomodoro non sono da tutti…..io ci metto passione…! “
(Campari Red Passion)
Sono bella, brava e preparata.  (AAA offresi….E un “69 da sballo”,no? Dove abita questa? )
 
La Moretti è l’ex portavoce di Bersani ….pare sia ricordata per una particolare proposta politica: il paragone tra Bersani e Cary Grant .Ora mi spiego l’ictus.
 
“Perché come devo venire, con i peli, i capelli bianchi?
Finalmente la politica cambiata…..La Moretti affronta i problemi veri: i peli superflui.
Ecco svelati i segreti per una buona politica,….meno pilu per tutti…
Almeno Cettolaqualunque prometteva più pilu de fregna per tutti…!
Nuove frontiere della depilazione by Moretti Electronics
La politica è finalmente cambiata…già… La Moretti affronta i problemi veri: i peli superflui.
Ma perchè raccontare delle nuove riforme, di come pensa di governare una regione importante come il Veneto.  Tutta roba superata…il programma è “ceretta per tutti e meno pilu per tutti”
 
Oltre al Pentolaio,si sentiva la mancanza di un’altra simile spara cazzate: la Moretti ha capito che per governare ci vuole un estetista.
Diceva che ‘il Pd deve mandare i migliori in Europa’ e ora, giusto perché l’Europa non deve essere utilizzata come un autobus, punta alla Regione Veneto…
Poco importa che 230 mila persone l’abbiano eletta a Bruxelles . Gli elettori capiranno”
Ma certo…i piddioti sono famosi per capire e trangugiare ogni contrordine compagni……
 
Qui la strepitosa performance…comica di razza…..!!!
 
 
Certo,siamo anni luce oltre la storica battuta di Berlusconi alla Bindi, “più bella che intelligente”, che tanto indignò i piddioti…..era solo una battuta, più o meno riuscita, ma questa ce crede veramente alle sue cazzate..!…è una cosa seria…una grande soubrette da Ambra Jovinelli….Petrolini l’avrebbe subito ingaggiata..!.
Povero Giletti.…pare sia il suo ganzo…
 
Poi arriva il filosofo Cacciari...e allarga le braccia sconsolato...«Che cazzo dice? Un’intervista orribile, ha detto una sciocchezza….E’ la politica che è allo sbraco,è un crollo etico-estetico-culturale, la Moretti ne è il sintomo”...bravo Massimo…che poi però aggiunge “se sarà il candidato del centrosinistra la voterò”
Non male come filosofia….! The cazzeggio peones must go on..

Scioperi a catena in Belgio contro i diktat dell’UE. Ma nessuno ne parla…

sshhhh che i media mainstream tacciano. Sia mai che poi alla gente venisse qualche voglia…

di MS – 26 novembre 2014

Clamorosa protesta in Belgio contro le politiche di austerita’ imposta dall’Unione Europea. Ogni lunedi’, fino a Natale, una parte del paese organizzera’ a turno degli scioperi di massa. Il primo lunedi’ scorso, quando il porto di Anversa, uno dei piu’ importanti d’Europa, e’ rimasto paralizzato. Scioperi che si sono estesi anche a Mons e Charleroi, con la rete ferroviaria bloccata.
Ma lo sciopero che preoccupa di piu’ Bruxelles e’ quello del prossimo 15 dicembre, dove si prospettano oltre 100mila persone scendere in piazza nella capitale belga. Il cuore del potere dell’UE si sta ribellando alla stessa UE! Eppure i media di regime non osano dire nulla al riguardo…

A scatenare la protesta, la richiesta della Commissione europea di ridurre il debito pubblico, bloccando di fatto le riforme e gli investimenti per far ripartire l’economia del paese.
http://www.mattinonline.ch/scioperi-catena-in-belgio-contro-i-diktat-dellue-nessuno-ne-parla/  

Una NON-Notizia per il mainstream

Notizie Cronaca: No Muos, rimandata la sentenza definitiva

Il Tar Sicilia ha acquisito tutto la documentazione presentata dai Comitati no Muos e Legambiente e ha preso tempo per valutare i nuovi faldoni. Il presidente del tar regionale, Caterina Criscenti, ha usato tre aggettivi per definire la situazione: Anomala, complessa e articolata. Probabilmente il tar tornerà a pronunziarsi tra un mese. Devono essere valutate tutte le prove che supportano il ricorso fatto dal Comune di Niscemi, dal Ministero della Difesa e delle associazioni Legambiente e No Muos contro il provvedimento di revoca delle autorizzazioni rilasciate dalla regione Sicilia per il sistema Muos di Niscemi dello marzo 2013 .
La vicenda del Muos, il sistema di radiotelecomunicazioni satellitari ad alta frequenza della marina militare statunitense, servirebbe a coordinare tutti i sistemi militari degli Usa che si trovano in ogni parte del globo. Sul territorio della “Sugherata” di Niscemi insistono anche 46 antenne. Tutto il territorio intorno a Niscemi è un Sito d’interesse comunitario. Il Comitato no Muos ha fatto ricorso anche alle istituzioni europee. Ma uno dei legali del Comitato No Muos, Nello Papandrea , sostiene che ben presto anche dall’Unione europea arriverà la risposta che i territori dei Sic devono essere vigilati e tutelati dalle istituzioni regionali.

http://www.hercole.it/index.php?option=com_content&task=view&id=50469&Itemid=111