I PALESTINESI RAPISCONO, GLI ISRAELIANI CATTURANO

ALTRO GRANDE ESEMPIO DI GIORNALISMO NOSTRANO

I PALESTINESI RAPISCONO, GLI ISRAELIANI CATTURANO

Postato il Lunedì, 21 luglio
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FONTE: MAZZETTA (BLOG)
 
Da Gaza annunciano la “cattura” di un prigioniero israeliano. I giornali italiano la traducono con il “rapimento” di uno che ora sarebbe “ostaggio”. La stampa anglosassone usa invece correttamente il termine “captured” e l’idea di usare “kidnapped” non è venuta a nessuno.
 
La bizzarra idea che un soldato catturato in battaglia mentre partecipa a un’invasione possa essere “rapito”, sembra invece essere venuta a quasi tutti i media italiani, chissà com’è.
 
A seguito: “Gaza e asini-killer. Restiamo equini” (Pino Cabras, megachip.globalist.it);
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21.07.2014

COMMUNIQUE SYNDICAT DE LA MAGISTRATURE

Grandioso! La magistratura torinese avrebbe da imparare!

Le 11 juillet alors que LTF voyait sa procédure pénale à mon encontre rejetée, le syndicat de la magistrature publiait un communiqué.

un hasard de calendrier de plus qui disqualifie un peu plus LTF.

LISEZ le communiqué du syndicat de la magistrature, tout y est, faites
le circuler,
http://www.syndicat-magistrature.org/Stop-a-la-penalisation-du.html

http://www.reporterre.net/spip.php?article6157

Bien amicalement
daniel
— 
Si comme le disent les promoteurs du tunnel, une nouvelle ligne “gommant les Alpes” doit redonner une place concurrentielle au rail, nous devrions trouver sur plus de 70 % du réseau ferré français “de plaine” une activité fret ferroviaire florissante.

http://lecercle.lesechos.fr/entreprises-marches/services/transports/221179340/fret-ferroviaire-lyon-turin-cas-emblematique-limit

Relance et Grands Projets : Le principe de précaution doit-il s’appliquer ?

http://lecercle.lesechos.fr/economie-societe/politique-eco-conjoncture/politique-economique/221162809/relance-et-grands-projets-1

Lyon-Turin, la Cour des comptes se serait-elle trompée ?

http://lecercle.lesechos.fr/economie-societe/politique-eco-conjoncture/territoires/221161973/lyon-turin-cour-comptes-serait-elle

 

Renzi al comando della corazzata Kotiomkin

In Parlamento è scontro sulle riforme: su Italicum e Senato si gioca la partita della trasformazione della democrazia in una becera dittatura. Con la complicità dei media di regime e la disattenzione vacanziera degli Italiani si smontano a picconate le colonne della Costituzione Italiana

 di Davide Amerio

« Per me… La corazzata Kotiomkin… è una cagata pazzesca! » e furono 92 minuti di applausi, dopo un boato da stadio, per il ragioniere Ugo Fantozzi.

Ci vorrebbe un ragioniere così che dalle luccicanti scrivanie dei telegiornali della Rai invece di leggere le veline celebrative del neo riformismo renziano scioccasse gli ascoltatori con una dichiarazione del tipo: “ La riforma del Senato e della Legge elettorale di MatteoRenzi sono una boiata pazzesca!”.

Dopo lo smarrimento, la perplessità, la chiusura delle bocche rimaste spalancate con la forchettata di spaghetti a mezz’aria e l’aver compreso che non si tratta di uno spettacolo comico ma proprio del TG nazionale, avremmo finalmente l’attenzione che meritano le pericolosissime riforme che occupano in queste giorni il dibattito parlamentare.

Matteo Renzi incarna, ancora una volta, quel mito dell’uomo del ‘fare’ che tanto piace a molti Italiani. La parola ‘riforme’ assume sempre un valore positivo a priori; colpisce e suscita ammirazione e, con la complicità di una informazione servile, nessuno sembra avvertire la necessità di comprendere quale sia il reale contenuto, – e le effettive conseguenze,- del riformismo in atto.

Dalle città Metropolitane, alla trasformazione del Senato passando per la riforma elettorale (Italicum) e la modifica del titolo V della Costituzione (già mal modificato in precedenza), è in atto la creazione di un percorso che viene oramai denominato ‘Democrazia autoritaria‘ e che, se attuato, si risolverà nella totale distruzione degli equilibri democratici creati nella nostra carta costituzionale.

Dell’allergia di Renzi (ma non solo sua) per i contrappesi che fungono da controllo in una democrazia liberale ne parlano da tempo noti costituzionalisti.

Il fulcro degli interventi ruota attorno alla modifica del Senato. Dalla promessa della sua abolizione si è giunti a una formulazione di una seconda Camera dei ‘nominati’: sarà composto da 95 componenti eletti dai Consigli Regionali, più cinque nominati dal Capo dello Stato e che resteranno in carica per 7 anni.

Come sottolineano i critici questo modello ha delle conseguenze ben precise:

  1. Gli elettori vengono esautorati del loro potere democratico di eleggere dei rappresentanti
  2. Di fatto i costi che si sarebbero voluti risparmiare con l’abolizione restano in piedi in quanto tutta la struttura del Senato continua a esistere
  3. L’elezione da parte dei Consigli Regionali è soggetta alle maggioranze presenti nello stesso ed essendo queste elezioni distribuite in modo disomogeneo nel tempo (non tutte le Regioni vanno al voto nello stesso momento) si avrà un rimpasto continuo di Senatori con creazione di continue nuove ‘maggioranze’ all’interno del Senato; sempre senza la consultazione popolare!
  4. Attualmente chi opera seriamente all’interno di un Consiglio Regionale sa bene quanto tempo richieda un impiego di questo tipo. Non diversamente accade se uno opera come Senatore della Repubblica. Con quale livello di efficienza un consigliere regionale possa fare entrambi i mestieri in modo part time resta sconosciuto e al soldo della fantasia dei novelli riformisti

Lo scopo di mettere mano in questi termini alla seconda camera del Parlamento si cela dietro l’ipocrita iniziativa di superare il bicameralismo perfetto cui vengono attribuite le lentezze della politica. Come osservato da molti commentatori ciò risulta chiaramente falso: quando si tratta di approvare leggi che favoriscono la difesa degli interessi della casta (prescrizioni, immunità, eccetera) il lavoro delle due Camere è rapido ed efficiente (20 giorni per l’approvazione delle legge Alfano); quando l’iter riguarda leggi che non si vogliono approvare (per esempio sul conflitto di interessi) i tempi si allungano e superano i 1000 giorni.

La modifica del Senato in questi termini consente alla maggioranza di agire indisturbata sull’elezione del Presidente della Repubblica, su quella della Corte Costituzionale e sul CSM.

In termini legislativi le funzioni della seconda Camera diventano puramente formali e non avranno nessuna influenza sul controllo di quanto approvato dal Parlamento. Se oggi è possibile correggere alcuni leggi con il contributo della seconda lettura parlamentare, domani ciò che stabilirà il governo della maggioranza, – il quale godrà presumibilmente di una maggioranza ‘bulgara’ grazie alla legge elettorale ‘Italicum’, – sarà insindacabile.

Spiega Aldo Giannuli:

la norma, per cui il parere del Senato sarà sostanzialmente ininfluente sulla legislazione ordinaria, lo definisce come un ente inutile che la Camera ignorerà sistematicamente: anche la maggioranza assoluta richiesta per respingere le richieste di revisione su leggi di interesse del rapporto Stato-regioni non è un limite reale alla volontà della Camera, perché è piuttosto difficile che una legge sia passata senza una precedente maggioranza assoluta e, comunque, la composizione maggioritaria dell’organo (con 354 seggi in mano alla maggioranza di governo) mette al sicuro da ripensamenti di sorta.

Quello che, invece, definisce come dannoso questo nuovo Senato è la piena potestà legislativa sulle riforme costituzionali e le leggi costituzionali. In concreto, se la maggioranza del Senato (cioè dei consigli regionali) sarà dello stesso colore di quella della Camera, farà passare tutto senza fiatare, se, al contrario, prevarrà il colore opposto, realisticamente assisteremo ad un braccio di ferro ostruzionistico fra un contendente con legittimazione di primo grado e l’altro di secondo.
In questo quadro, un peso notevole lo avranno i 5 senatori di nomina presidenziale che, sin qui rappresentavano l’1,5% dell’assemblea, mentre nel nuovo Senato peseranno per il 5,2%, che non è poco. Non ci vuole la zingara per indovinare che le nomine presidenziali dei senatori saranno sempre più “
politicizzate” e monocolori, determinando la nascita di un piccolo “partito del Presidente” istituzionalmente tale.

L’intervento e la partecipazione dei cittadini alle funzioni democratiche vengono ulteriormente impediti e complicati:

Cambia anche la norma sui Referendum per i quali si richiedono 800.000 firme, con un parere preventivo di ammissibilità, pronunciato dalla Corte Costituzionale dopo le prime 400.000 firme. Poco chiara la norma per la quale i quesiti pur potendo riguardare intere leggi o loro singole parti, dovranno avere “un valore normativo autonomo”.

Per le proposte di legge di iniziativa popolare le firme necessarie salgono da 50.000 a 250.000, ma i regolamenti della Camera dovranno indicare tempi precisi di esame.

In modo subdolo il riformismo renziano crea i presupposti per modificare gli assetti di potere nel caso dell’elezione del Presidente della Repubblica. Qui l’analisi si fa molto ‘tecnica’ e non certo alla portata immediata dei cittadini cui viene negata ogni spiegazione utile sulle conseguenze delle riforme.

Ancora Giannuli :

Nel nuovo Parlamento in seduta comune, che in totale conterebbe 725 membri (non ci sarebbero più i 58 rappresentanti delle regioni ed i senatori sarebbero fortemente ridotti) la maggioranza sarebbe di 363 voti; considerando che con l’Italicum la coalizione di maggioranza disporrebbe già di 354 seggi alla Camera, questo significa che, con il voto di 9 senatori su 95, potrebbe eleggersi il Presidente da sola (e con questo acquisirebbe ulteriori 5 voti nel Senato). Ovviamente, a condizione che il gruppo parlamentare di maggioranza resti compatto e non si decomponga come è successo al Pd nel 2013. Dunque, l’elezione del Presidente sarebbe decisa sostanzialmente da una maggioranza che, con ogni probabilità, rappresenterebbe solo una minoranza degli elettori. Ancora peggio per quel che riguarda i giudici costituzionali, dove, sulla carta, ad una maggioranza di governo d’accordo con il Presidente, basterebbero solo 4 senatori per prendersi tutti i 5 giudici, che andrebbero ad affiancarsi ai 5 di nomina presidenziale. E con 10 giudici bloccati su 15, facciamo dire alla Costituzione tutto quello che ci piace.

C’è di che preoccuparsi …

Consiglio Comunale aperto a Bussoleno: TAV, Determinazioni.

di Leonardo Capella

Domani, 22 luglio alle ore 11, il Sindaco di Bussoleno Anna Allasio ha convocato un consiglio comunale aperto nei prati della Borgata Isolabella ( Strada Susa Località Maira – vicino al passaggio a livello- Bussoleno). L’ordine del giorno prevede  un unico punto, “Linea ferroviaria Torino-Lione. Determinazioni”. La località prescelta non è casuale, si tratta infatti dei terreni destinati dal progetto TAV ad ospitare una parte del cantiere Susa-Bussoleno. Al consiglio comunale parteciperanno, con propri interventi, gli amministratori di Susa, Venaus, Avigliana, Mattie, Bruzolo, San Didero, Caprie, Sant’Ambrogio tutti amministratori appartenenti all’area No TAV. Si ritiene quindi che da questo consiglio comunale possa uscire un messaggio univoco di contrarietà da parte dei Sindaci della Valle di Susa alla realizzazione della Torino-Lione. “L’Italia è in crisi profonda, non si sa più dove prendere i soldi, ma c’è ancora chi vuole buttarli via per questa nuova linea” dice Sandro Plano, e aggiunge “sarà un gesto politico per rinsaldare il legame con il movimento”. Ci si aspetta che qualche parola venga anche detta in solidarietà con i tanti militanti No TAV sotto provetto e in modo particolare si esprima solidarietà a chi è attualmente in carcere, questo si che rinsalderebbe in modo deciso l’anima politica e quella movimentista.

(L.C.21/07/2014)

Processo contro 4 attivist* NOTAV – 30 Giugno 2014

di LaSpia

Questa volta ho sperimentato una forma di supporto diversa dalle altre volte, più artigianale e “divertente da vedere, ma che poco si presta alla scansione e alla pubblicazione: il diario a fisarmonica al posto del tradizionale taccuino. Riporto così delle fotografie fatte con la mia macchinetta fotografica, trascrivendo inoltre le parti scritte a mano magari poco comprensibili a monitor.

Torino, 30 Giugno 2014. Aula Bunker delle Vallette.

Questa mattina la sveglia (per me) suona decisamente presto: sono le 5:00del mattino, mi alzo,accendo il pc e invio le ultime e-mail di lavoro, poi preparo la borsa, i diari, le matite e mi metto di corsa in viaggio per raggiungere Torino prima possibile.

Arrivare al carcere delle Vallette ,infatti, non è semplice e in tangenziale non esistono cartelli che diano una mano in tal senso.

Arrivata presso l’entrata principale del carcere (dove fermano anche i bus, per intenderci), prendo il sentiero che mi ha insegnato Gianni e questa volta, a distanza di qualche mese dall’ultimo processo a cui avevo partecipato, trovo a darmi il benvenuto delle alte piante di mais che, naturalmente, la scorsa volta non c’erano! Indecisa sul da farsi, taglio per la strada esterna e mi avvio a piedi al parcheggio della “famosa” aula bunker.

 

Non sono la prima ad arrivare, insieme a me trovo tanti attivisti amici di Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò. Sono venuti tutt* a salutarli.

Prima di entrare nella “gabbia”, passo i due controlli di rito: registrazione dei documenti prima, svuotamento della borsa con scansione completa del corpo nel caso in cui possa avere qualcosa di nascosto nelle tasche, nelle mutande o nel reggiseno.

Una volta dentro comincio subito a disegnare, voglio cercare di riprendere la follia che queste sbarre trasmettono e il forte senso di oppressione.

Ad un certo punto alzo la testa e Chiara è lì, chiusa in una delle tante gabbie. Si sporge come può e saluta tutt* noi. Appena la vediamo, altr* compagn* si arrampicano alla meglio e le parlano, la salutano. Una ragazza richiama l’attenzione di Chiara, le chiede se la posta arriva a destinazione, se le arrivano le lettere. Chiara risponde con un cenno: “così così”…

 

Il processo ha inizio e, grazie a Massimo di Tg ValleSusa (sono sua collaboratrice) ho la possibilità di accedere al settore degli avvocati e dei giornalisti. Sono molto contenta di questo perché da qui – manco a dirlo- la visuale è migliore e posso distinguere le facce. Non perdo tempo e mi metto al lavoro.

Ora ai/alle 4 imputat* hanno fatto cambiare cella e sono vicini a dove mi trovo io.

Le guardie penitenziarie sono tantissime.

 

Questo per me è il secondo processo a cui prendo parte e faccio fatica a capirne subito le dinamiche. Più che altro guardo le persone, osservo gli atteggiamenti e noto come le guardie carcerarie coprano i/le 4 attivist* NoTav quando quest* vogliono far vedere un foglio al resto dei/delle compagn*.

Oggi ci sono tanti testimoni, più che altro dipendenti al lavoro nel cantiere di Chiomonte, dove è stato incendiato l’ormai famoso compressore.

Tutti i lavoratori ripetono la stessa cosa al giudice, ovvero che no vogliono essere ripresi dalle telecamere.

Io non sono una telecamera e nemmeno una macchina fotografica, posso quindi continuare il mio lavoro e disegnare sul diario!

 Il primo teste riporta la situazione da lui vissuta nel momento in cui fuori bruciava il compressore: si trovava in galleria e, ad un certo punto, ha sentito entrare fumo dalla bocchetta di ventilazione, fumo acre che pizzicava il naso, bruciando naso e gola… che sia fumo di lacrimogeni, aggiunge una giornalista a me vicina?

La cosa particolare è che non tutti hanno gli stessi ricordi… le versioni non coincidono.

Coincide invece un punto: in un determinato momento le bocchette di areazione del tunnel invece di aria spingevano in galleria fumo che prendeva naso e gola impedendo di respirare, fumo che brucia gli occhi.

(nda: particolare la testimonianza di un perforatore Geomont che, a differenza di altri teste, dice di aver portato a termine quel giorno il lavoro senza accorgersi del baccano fuori dal tunnel)

Gli avvocati della difesa introducono la questione del lancio di lacrimogeni da parte delle forze dell’ordine, lacrimogeni il cui uso sarebbe vietato (ufficialmente) per via della loro tossicità , ma sull’argomento vengono zittiti e si continua con le domande sulla pericolosità (??) delle fiamme.

Fiamme che qualcuno non nota e che qualcun altro vede particolarmente alte!

Mancano all’appello alcuni teste, poi è la volta di due agenti del Quinto Reparto mobile di Torino.

Da profana mi accorgo che sono molto preparati e le loro testimonianze risultano dettagliate se confrontate con quelle degli operai.

Sembra di capire che quella sera stavano quasi aspettando l’arrivo dei NoTav ma nessuno dei due agenti ha potuto ammettere di aver visto fisicamente un braccio lanciare qualcosa.

Si parla del lancio di oggetti.

Per il momento (ed è una mia conclusione) l’unico fatto certo è il lancio di lacrimogeni.

In ultimo viene mostrato il video girato il giorno seguente l’incendio del compressore (nda: nel diario ho sbagliato ed ho scritto inceneritore al posto di compressore…!) video che mostra i sentieri adiacenti al cantiere con rimasugli di fuochi artificiali (artifizi pirotecnici) cesoie metalliche, una maschera antigas, un binocolo, ecc.ecc.

Gli avvocati della difesa insistono che il video mostrato non risulta agli atti e loro non sapevano nulla di tale girato. Padalino smentisce.

Riprendo velocemente Chiara che si è aggrappata alle sbarre e ascolta giudice e avvocati mentre si accordano sulle nuove date delle udienze. Si riprenderà a Settembre, dopo un mese di meritate vacanze.

Nel frattempo i/le 4 NoTav rimarranno inutilmente a soggiornare in carcere.

(LaSpia 21/07/2014)

Salvataggio banche : la Germania autorizza la confisca parziale dei depositi

Nelle ultime due settimane due grandi banche europee si sono ritrovate in difficoltà. E’ il motivo per cui la Zona euro si attiva per definire le modalità che verranno utilizzate per salvare gli istituti finanziari.

http://www.ticinolive.ch/2014/07/11/salvataggio-banche-la-germania-autorizza-la-confisca-parziale-dei-depositi/

Gaza e asini-killer. Restiamo equini

di Tao il Lunedì, 21 luglio
 
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Titolo de“L’Unione Sarda” del 20 luglio 2014: «Gaza, 340 morti. Hamas usa gli asini-killer».
Chi si sente oltraggiato, oggi che la strage di Gaza ha superato i 400 morti, vorrebbe rivolgersi al criminale di guerra che governa Israele, Benjamin Netanyahu. Ma Bibi è un soggetto troppo lontano. E poi non è solo colpa sua. Lui è come al centro di un incrocio di strade che vanno in tante direzioni, trovando complici e alleati in mezzo mondo, ognuno con il suo contributo all’ingiustizia in Palestina. Al centro dell’incrocio non ci arrivo, ma posso raggiungere qualcuno di questi complici, nelle strade laterali. Se lo facesse ciascuno di noi ci sarebbe una pressione insostenibile per chi tollera il regime più razzista di questo secolo. La stragrande maggioranza delle redazioni degli organi di informazione in Occidente ha deciso di essere complice della strage. Ogni redazione deve essere raggiunta: da dove possiamo e come possiamo. È alla nostra portata. Siamo lettori di un qualche giornale, spettatori di un qualche telegiornale, ciascuno i suoi, a Cagliari, a Modena, a Londra, ad Atlanta.
Avercela con Netanyahu diventa quasi un concetto astratto, mentre posso avercela concretamente con il titolista de “L’Unione Sarda” e i suoi asini killer. Esattamente nel giorno in cui l’esercito israeliano sterminava a sangue freddo decine di famiglie, ne terrorizzava altre migliaia, e portava a 80mila gli sfollati, che faceva il giornale diretto da Anthony Muroni? Ingannava i lettori, rovesciava totalmente la verità e raccoglieva le peggiori mistificazioni dei portavoce della premiata macelleria sionista.
Il macabro conteggio del tiro a bersaglio, attribuibile alle armi letali ultramoderne in mano ai soldati dello Stato ebraico, viene maliziosamente accostato da “L’Unione Sarda” alla minaccia ipotetica di un esercito arcaico che minaccia la civiltà con la sua arretratezza rurale sul dorso di equini-kamikaze.
Eppure dobbiamo essere grati al titolista idiota e alla redazione che gli dà corda. Il concetto di “asino killer” è un autoritratto del giornalismo occidentale di fronte alle guerre in corso. Un giornalismo di asini che non studiano e non spiegano nulla, un giornalismo di killer della verità.
Nel giorno degli asini killer che volano, un giornalista vero, Khalid Hamid, è stato ucciso a freddo dai soldati israeliani mentre soccorreva alcuni feriti. “L’Unione Sarda” può riscattarsi e raccontare la sua storia. Se non lo farà, tanto vale che vilipenda fino in fondo il messaggio di Vittorio Arrigoni. Restiamo equini.
Pino Cabras
Fonte: http://megachip.globalist.it [megachip.globalist.it]
21.07.2014

URGENTE – GATTINI SEQUESTRATI CERCANO ADOZIONE IN PIEMONTE

Ultimo aggiornamento: 14 ore fa · Foto scattate presso La Piccola Fattoria degli Animali (The Little Animal Farm)
Si chiamano Champagne, Charlie, Liam e Sumy, ma voi li chiamerete come vi garba, perché sarete la loro famiglia per la vita. Sono quattro gattini di pochi mesi (2 femmine e 2 maschi), appena svezzati, sequestrati da maltrattamento e cercano adozione definitiva. No giocattoli per bambini. No passatempo momentaneo. Queste quattro meraviglie cercano una famiglia seriamente amante degli animali, con responsabilità, buon senso e dedizione, e che abbia bambini equilibrati e non violenti. Controlli pre e post affido. Si richiede piccolo contributo per le spese di gestione del rifugio che sono altissime. Massima diffusione del messaggio. Astenersi perditempo e demotivati. Grazie. La Piccola Fattoria degli Animali (The Little Animal Farm) 331-8379117, lapiccolafattoriadeglianimali@yahoo.it

FOTO AL LINK

Rifugio Il Bau‎CARLETTO cagnolino speciale cerca casa per SPINO il suo amico disabile

la sua gioia e voglia di vivere è fantastica, non deludiamolo!!!
video di questa splendida creatura

PER FAVORE AIUTATECI … ! …SPINO E’ ANCORA IN CERCA DI ADOZIONE.. E’ PARECCHIO TEMPO CHE GIRA IL SUO APPELLO …GLI HANNO SPARATO E ORA LUI E’ PARALIZZATO ALLE ZAMPINE POSTERIORI E PUO’ MUOVERSI SOLO CON IL SUO CARRELLINO … LA STRUTTURA VETERINARIA DOVE SPINO ERA IN STALLO HA CHIUSO ED E’ STATO RICOVERATO PER FORTUNA PER BREVE TEMPO IN UN’ALTRA STRUTTURA DOVE VIVEVA IN UN SEMIINTERRATO SENZAMAI VEDERE LA LUCE DEL SOLE .. ADESSO E’ IN STALLO DA UNA STUPENDA VOLONTARIA CHE PERO’ LO POTRA’ TENERE SOLO PER UN BREVE PERIODO PERCHE’ VIVE IN UN ALLOGGIO CON 6 CANI DI CUI 2 DISABILI E NON PUO’ PROPRIO TENERE ANCHE SPINO ..LUI NON DEVE FINIRE IN CANILE .. LE GABBIE SONO PICCOLE E IL CARRELLINO GLI VERREBBE TOLTO E SAREBBE COSTRETTO A STARE SEMPRE CORICATO IN CUCCIA.. CONDIVIDETE IL SUO APPELLO PER FAVORE

ADOZIONE SOLO IN PIEMONTE ….!!!!
PER PARTECIPARE E CONDIVIDERE IL SUO EVENTO CLICCA SU QUESTO LINK https://www.facebook.com/events/181445942043499/
Si affida previo controllo preaffido e firma del modulo di adozione.Previsti controlli post affido per info:Egle 393/48.95.871 Gemma 393/48.95.876

Gli assurdi processi di Eulex

La missione europea in Kosovo è stata prolungata di due anni, ma finisce sul banco degli imputati per l’impreparazione del sistema giudiziario locale al passaggio dei poteri

AdminSito
lunedì 21 luglio 2014 10:02

La marcia indietro è stata decisa “di corsa e facendo una gran confusione”: è questa una delle critiche sollevate dagli osservatori internazionali commentando il rinnovo del mandato Eulex deciso dal Consiglio europeo a giugno. La scelta di prolungare per altri due anni la presenza della missione dell’Unione europea in Kosovo, dice il politologo tedesco Bodo Weber, non è stata pianificata tenendo sufficientemente conto delle reali esigenze del Paese e ora rischia di provocare una “transizione arbitraria” per le già fragili istituzioni di Pristina. L’articolo di “Birn”, in cui è contenuto il parere dell’esperto, analizza il contesto del potere giudiziario kosovaro in una fase che avrebbe dovuto vedere il completo sdoganamento dall’aiuto internazionale, trasferendo i casi attualmente in corso nelle mani della magistratura locale.

I report della Commissione di Bruxelles hanno avvertito negli ultimi 12 mesi sulla difficoltà di mantenere le tempistiche prefissate, puntando l’attenzione innanzitutto sulle necessarie garanzie di imparzialità nei casi che trattano i crimini di guerra e gli episodi di corruzione. Il compromesso raggiunto prevede che, nonostante la sua permanenza, Eulex smantellerà gradualmente il suo personale e passerà i casi ai giudici kosovari, in un’operazione che si profila tutt’altro che semplice. L’analisi di “Birn” ricorda che la missione è stata istituita nel 2008, un giorno prima della dichiarazione di indipendenza autoproclamata dalle autorità di Pristina. Il ruolo da allora è stato quello di agevolare il rafforzamento del sistema giudiziario, con il sostegno di un pool di giudici internazionali, procuratori ed una forza di polizia ad hoc.

I suoi compiti si sono da subito concentrati essenzialmente nei casi considerati troppo “sensibili” per le appena formate istituzioni nazionali. Dopo sei anni e mezzo, l’obiettivo è quello di terminare i procedimenti giudiziari ancora in corso, e di non aprire nuove inchieste. Il nuovo indirizzo è stato messo nero su bianco in una legge approvata dal parlamento kosovaro ad aprile, poco prima del suo scioglimento. Lo stesso principio è stato ribadito in un colloquio fra la presidente kosovara Atifete Jahjaga e l’Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione, Catherine Ashton. L’accordo è stato però fin da subito controbilanciato da possibili eccezioni, come quelle poste dalla stessa missione europea che potrebbe “richiedere in circostanze eccezionali” l’assegnazione di nuovi casi ai suoi procuratori, oltre che la presenza di una maggioranza di giudici Eulex in alcuni particolari processi.

Il personale della missione potrà infine continuare le operazioni di monitoraggio e di consulenza nei confronti dei colleghi locali. “Vogliamo incoraggiare e supportare gli attori locali nell’assumere una piena responsabilità”, ha commentato la portavoce della Ashton, Maja Kocijancic, in una dichiarazione resa a “Birn”. I magistrati nazionali hanno però un diverso punto di vista sull’operazione di trasferimento delle inchieste operata fin qui dai magistrati europei. Sevdije Morina, capo procuratore kosovaro, denuncia il fatto che “fino a questo momento la magistratura di Pristina è rimasta all’oscuro di quanto compiuto da Eulex nelle sue indagini. Fino ad ora – aggiunge – i procuratori europei non hanno mai condiviso le loro informazioni con noi”. Sono pochissimi i magistrati kosovari che hanno preso parte alle inchieste per crimini di guerra, dove fra gli accusati compaiono anche gli ex componenti dell’Uck del premier uscente Hashim Thaci.

Secondo un report dell’Ue emesso nel 2013, fra i magistrati locali vi sarebbe ancora “una mancanza di capacità e dedizione nel seguire i casi” affidati ad Eulex. La posizione è fortemente contestata dalla stessa Morina, che esclude “ogni tipo di pressione” sulla magistratura e conferma che “anche se si è trattata di una giusta causa per la liberà, le violazioni vanno indagate e i casi giudiziari risolti”. Secondo Enver Peci, capo del Consiglio giudiziario kosovaro, “i giudici sono pronti, e non hanno alcun problema nel condurre i processi in termini di professionalità”. Nonostante questo, ammette, “per quanto riguarda il trattamento dei casi che coinvolgono dei cittadini di etnia serba, il Consiglio giudiziario ritiene che i giudici Eulex debbano continuare nel loro lavoro fino a che non sarà raggiunto un accordo per il reintegro di giudici serbi nei processi”.

Alcuni analisti vedono in questa difficile transizione una responsabilità innegabile da parte di Eulex, che non avrebbe lavorato abbastanza verso un “rafforzamento del sistema locale”. Nora Ahmetaj, direttore del Centro di ricerche di Pristina, sottolinea come sia “essenziale sviluppare le capacità dei giudici nazionali, per prepararli in particolare ai casi sui crimini di guerra”. Per il momento la situazione, osservano ancora gli esperti, si presenta contraddittoria perché a fronte di un taglio progressivo del personale della missione, i vertici politici europei hanno dovuto constatare l’impossibilità di realizzare nei tempi prestabiliti alcuni obiettivi dell’Accordo siglato fra Bruxelles e Pristina, che riguarda fra gli altri anche il settore giudiziario. Le elezioni nazionali che si sono svolte a marzo a Belgrado e lo scioglimento del parlamento kosovaro ad aprile hanno reso evidente il problema, e la stessa deadline del 2016 sembra difficile da rispettare.

A porre i maggiori dubbi sono processi particolarmente delicati come quello ad Uke Rugova, figlio dell’ex leader kosovaro Ibrahim Rugova, accusato di frode e traffico di clandestini. Un ex impiegato di Eulex, che ha preferito mantenere l’anonimato, osserva come “proprio adesso la missione sta mostrando il suo vero senso, grazie a processi del genere. Spero solo – conclude – che i magistrati internazionali restino il più possibile”.

http://italintermedia.globalist.it/Detail_News_Display?ID=72763&typeb=0&Loid=226&Gli-assurdi-processi-di-Eulex