CASSOLA: NON TROVA LAVORO, 18ENNE DISPERATA SI BUTTA SOTTO IL TRENO

18 luglio 2014

Avrebbe compiuto diciotto anni a giorni la ragazza dell’Est Europa che mercoledì alle 5.30 si è tolta la vita stendendosi sui binari a un centinaio di metri dal passaggio a livello di via Kenny, a San Zeno di Cassola. La ragazza, nata in Italia, viveva col fratello a Bassano. E’ stato proprio il fratello a far sapere che la giovane era particolarmente preoccupata perché non riusciva a trovare lavoro. Un tormento che probabilmente l’ha portata al gesto estremo. Anche se pare che all’ultimo la ragazza abbia avuto un ripensamento: a quanto ricostruito dagli agenti della Polfer di Castelfranco, sul posto per i rilievi, la 17enne, col treno che avanzava progressivamente verso di lei, si sarebbe alzata in piedi, ma non avrebbe fatto in tempo a lasciare i binari finendo investita dal treno regionale che viaggiava sulla linea Bassano-Venezia. Con sé la ragazza non aveva documenti e i poliziotti sono riusciti ad identificarla grazie ad accertamenti sulla sua sim telefonica. I poliziotti hanno avvertito della disgrazia i genitori, che vivono all’estero. Forti i disagi sulla circolazione ferroviaria, interrotta fino alle 8 tra Bassano e Castello di Godego.

Fonte corrieredelveneto
http://www.crisitaly.org/notizie/cassola-non-trova-lavoro-18enne-disperata-si-butta-sotto-il-treno/

Provocazione insolita . Fidel Castro su Ucraina e Gaza

Questa mattina le informazioni via cablo erano sature con l’insolita notizia che un aereo della Malaysia Airlines era stato colpito un 10100 metri di altezza, mentre sorvolava il territorio dell’Ucraina sulla rotta sotto il controllo del governo guerrafondaio del re cioccolato, Petro Poroshenko.

Cuba, che è sempre solidale con il popolo ucraino, nei difficili giorni della tragedia di Cernobyl curando molti bambini colpiti dalle nocive radiazioni dell’incidente e sarà sempre pronta a continuare a farlo, non può non esprimere il suo rifiuto per l’azione di tale governo antirusso, antiucraino e filoimperialista.

A sua volta, in concomitanza con il crimine dell’aereo della Malesia, il primo ministro di Israele Benjamin Netanyahu, leader di uno Stato nucleare, ordinava al suo esercito di invadere la Striscia di Gaza, dove erano già morti in pochi giorni centinaia di palestinesi, molti di loro bambini. Il presidente degli Stati Uniti ha sostenuto l’azione, chiamando il ripugnante crimine come atto di legittima difesa. Obama non appoggia Davide contro Golia, ma Golia contro Davide.

Come è noto, giovani uomini e donne del popolo d’Israele, ben preparati per il lavoro produttivo, saranno esposti a morire senza onore né gloria. Non so quale sarà la dottrina militare dei palestinesi, ma so che un combattente pronto a morire può difendere persino le rovine di un edificio avendo il suo fucile, come dimostrarono le eroici difensori di Stalingrado.

Desidero solo esprimere la mia solidarietà con l’eroico popolo che difende l’ultimo brandello di ciò che fu la sua patria per migliaia di anni.
Fidel Castro Ruz
www.cubainformazioner.it

6 MOTIVI PER METTERE IN DISCUSSIONE LA STORIA UFFICIALE DEL VOLO DELLA MALASYA AIRLINES CADUTO SOPRA L’UCRAINA

Ipotesi sul precedente volo della Malaysia Airlines “scomparso” Il volo MH370: un’operazione non solo Israeliana.
Una ventina di americani erano su quel volo e, stranamente anche a bordo di questo aereo abbattuto sui cieli dell’Ucraina si parla di 23 statunitensi.
 
Con il recente abbattimento sopra l’Ucraina del Boeing 777 della Malaysia Airlines, i media occidentali  s’infiammano e puntano il dito contro la Russia e sui separatisti ucraini. Tuttavia, mentre la NATO e i suoi portavoce cercano di riaccendere la guerra fredda e innescare un confronto con la Russia, ci sono  un numero di domande fondamentali che circondano gli eventi che hanno avuto luogo in Ucraina orientale.
Anche se non è un elenco dettagliato, di seguito ci sono sei motivi per cui si dovrebbe mettere in dubbio la versione ufficiale del volo della Malaysia Airlines abbattuto sopra l’Ucraina.
1.) I separatisti ucraini non hanno l’hardware militare in grado di abbattere un aereo all’altezza che volava il Boeing 777 della Malaysia Airlines
I separatisti ucraini sono dotati di missili anti-aerei da spalla che non sono in grado di abbattere un aereo. Questa è un fatto. Tuttavia, i sistemi che si ritiene essere in dotazione ai separatisti sono quelli come il sistema missilistico Igla, che non può colpire aerei alle quote in cui il volo della Malaysia Airlines è stato abbattuto. 33.000 piedi è semplicemente un’altitudine elevata da raggiungere con i sistemi di consegna di missili da spalla con cui i separatisti ucraini sono attualmente forniti.
Non ci sono prove che indicano che i separatisti ucraini siano dotati di sistemi missilistici BUK. Al momento della stesura di questo articolo, chi scrive non è a conoscenza di rapporti che suggeriscono che i separatisti abbiano requisito dei sistemi di lancio di missili BUK dalle forze governative fasciste di Kiev; l’unico modo in cui potevano averli era di acquisirli dalla Russia ma non i BUK, cosa altamente improbabile dato le preoccupazioni strategiche della Russia.
2.) Le forze di Kiev hanno il sistema di lancio missilistico BUK.
Mentre le forze separatiste non sono note per possedere sistemi missilistici avanzati come il sistema missilistico terra aria BUK, le forze di Kiev invece si.
Questo sistema misilistico richiede il trasporto e il montaggio su un veicolo cingolato o su camion di grandi dimensioni, è improbabile che sia in possesso dei ribelli superstiti armati di armi piccolo calibro russe  e altri equipaggiamenti di base per uso tattico militare. Il sistema missilistico BUK è molto più di tipo di sistema e dovrebbe essere solo di proprietà di un governo nazionale.
Se l’aereo malese è stato abbattuto utilizzando il sistema missilistico BUK, allora sono le forze militari di Kiev e questo fatto deve essere immediatamente approfondito.
3.) Kiev ha spostato il suo sistema misilistico BUK nella zona di Donetsk il giorno prima
Da alcuni rapporti che emergono da agenzie di stampa russe, come ITAR-TASS suggeriscono che i militari di Kiev hanno spostato i propri sistemi missilistici BUK nella zona circostante di Donetsk questo Mercoledì, un giorno prima che il volo della Malaysia ailrines fosse abbattuto presumibilmente utilizzando quel sistema di lancio missilistico.
Il fatto che il tipo di missili che sarebbero stati utilizzati per abbattere il volo malese non erano solo posseduti dai militari ucraini, ma  trasferiti nella regione e nella  zona dove è avvenuto l’abbattimento mette sotto accusa le forze di Kiev molto più di quanto  si possano accusare russi o i separatisti ucraini .
4.) Intanto per cominciare. le domande  sul perché l’aereo di linea della Malaysia airlines stava volando sopra la zona.
Come riportato da The Atlantic, la Federal Aviation Administration ha vietato a “piloti americani, compagnie aeree, compagnie di charter, e tutti gli altri sui quali la FAA ha competenza diretta, di volare sopra alcune zone dell’ Ucraina” quasi tre mesi fa.
Tale divieto di volo dimostra chiaramente che le autorità aeronautiche avevano pienamente capito che queste particolari rotte di volo erano in una zona pericolosa. Allora perché  il volo della Malaysia airlines volava proprio sopra una di queste zona vietate ?
5) La tempistica del fatto
L’abbattimento del volo delle Malaysia airlines arriva opportunamente solo dopo un giorno dalle rivendicazioni da parte dei militari ucraini che la Russia ha abbattuto un jet da combattimento di Kiev sul territorio ucraino.
E arriva anche solo dopo pochi giorni che i media occidentali hanno divulgato dei reports che indicano che il governo russo stava considerando di colpire degli obbiettivi mirati all’interno Ucraina al fine di proteggere il popolo ucraino, russo, e i propri interessi.
Infine, arriva poche ore dopo gli Stati Uniti rilasciano una dichiarazione con la quale annunciano l’ennesima serie di sanzioni contro la Russia .
6.) L’altro volo delle Malasia Airlines
Il fatto che il volo abbattuto sopra l’Ucraina è lo stesso tipo di volo che è misteriosamente scomparso sopra l’oceano Indiano solo pochi mesi prima è una coincidenza piuttosto discutibile. Tale coincidenza è quasi troppo grande per essere creduta.
Visti i precedenti degli Stati Uniti, la NATO e dei governi in generale nel corso della storia,  ci si deve almeno chiedere se il recente abbattimento del volo delle Malaysia airlines sopra l’Ucraina non sia semplicemente una false flag destinata a esacerbare i fervore nazionalistici in una nuova Guerra fredda portando in definitiva a un confronto con la Russia .
E ‘importante che il pubblico dell’occidente e del resto del mondo diventi più smaliziata per quanto riguarda gli incidenti, come il volo malese e che cessino immediatamente di accettare da un governo completamente screditato e le spiegazioni dei media come verità.
Brandon Turbeville
17.09,.2014
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura della redazione

TORTONA: LICENZIATO, GOMMISTA 33ENNE SI SUICIDA, LO TROVA IL FRATELLO IMPICCATO IN CASA

18 luglio 2014

L’uomo licenziato da poco da un’officina di Tortona, non ha retto lo stress di restare senza lavoro per alcuni mesi, infatti il suo ex datore di lavoro aveva promesso la riassunzione in autunno per il cambio gomme stagionale degli automobilisti. A trovare il corpo privo di vita il fratello, che aspettandolo per cena e non vedendolo arrivare e non rispondendo al telefono si è recato a casa e lo ha trovato impiccato. A indagare sul caso i Carabinieri.
Fonte obiettivonews
http://www.crisitaly.org/notizie/tortona-licenziato-gommista-33enne-si-suicida-lo-trova-il-fratello-impiccato-in-casa/

WHAT REALLY HAPPENED WITH THE BOEING SHOT DOWN ABOVE DONETSK?

PCN-TV & RT / With PCN-SPO / 2014 07 17 /

 “Self-defense forces have no air-defense, which could target transport aircraft at that height”

– Donetsk People’s Republic PM Aleksandr Boroday. PCN-TV - RT crash of Donetsk (2014 07 17) ENGL 1

“I don’t know who could’ve shot it down. But I can allege that it most likely was the Ukrainian armed forces: simply because its military – anti-aircraft defense, in particular – are, unfortunately, unqualified.”

– expert Yury Karash.

 Malaysian airliner crashes in Eastern Ukraine near Russian border, over 280 people on board.

A Malaysia Airlines’ Boeing-777 with over 280 passengers on board has crashed in Ukraine, close to the border with Russia. Both Kiev and the Republic of Donetsk deny involvement in the incident.

 PCN-TV - RT crash of Donetsk (2014 07 17) ENGL 2

 PCN-TV - RT crash of Donetsk (2014 07 17) ENGL 2

Video on : https://vimeo.com/101041478

 The head of the Ministry of Internal Affairs of Ukraine Anton Geraschenko said the plane carrying 280 passengers and 15 crew members fell. Malaysia Airlines has confirmed that it has lost contact with the plane when it was flying over Ukrainian soil. The passenger plane was expected to enter Russian airspace at 5:20pm local time, but never did, a Russian aviation industry source was cited by Reuters.

 “The plane crashed 60km away from the border, the plane had an emergency beacon,” ITAR-TASS cited its source. Residents have reported finding debris from a plane, which they say could belong to the Malaysian Boeing. They said that several dozen dead passengers have been found, RIA Novosti reports.

 Republican forces that are fighting Kiev’s forces in eastern Ukraine have rejected any involvement in the incident, as there are reports that the plane was shot down.

The Donetsk People’s Republic claims its self-defense forces simply don’t have such military equipment. Donetsk People’s Republic PM Aleksandr Boroday has called the incident a “provocation by the Ukrainian military”. “We confirm that the plane crashed not far from Donetsk,” Boroday said. “Representatives of Donetsk People’s Republic have headed to the scene of the plane search.”

 “Self-defense forces have no air-defense, which could target transport aircraft at that height,” he told Interfax. “We have only MANPADs (portable anti-aircraft missile complex) which hit targets at 3-4 kilometers,” Sergey Kavtaradze, representative for Donetsk People’s Republic PM, also told journalists.

 Russia’s military also says none of its military planes have been flying close to the Russia-Ukraine border on Thursday, RIA Novosti reported citing a military official.

At the same time, Anton Geraschenko said on his Facebook page that the plane was targeted from the air defense missile complex “Buk”. RIA Novosti is citing its source who said that Kiev indeed deployed “Buk” in the Donetsk region.

 “According to the system of objective control, “Buk” division of the armed forces of Ukraine was relocated to Donetsk region on Wednesday. Now in Kharkov another division is being prepared,” the source said. The sources stressed that aircraft flying at an altitude of over 10 kilometers can only be targeted by C-300 class weapons or ‘Buk”.

 A source in Russia’s federal air traffic agency Rosaviatsia has said that three days ago Ukraine’s National Security and Defense Council closed the airspace over eastern Ukraine because of the so-called “anti-terrorist operation” that Kiev conducts in the region. Earlier a representative of Donetsk People’s Republic said that civil aviation planes could not fly over Donetsk and Lugansk regions. He added that all necessary traffic control and navigation equipment was damaged.  “Dispatching support of all passenger flights is being conducted from Kiev. How this plane could be there – is not clear,” a representative of Donetsk People’s Republic said.

 Patrick Lancaster, who was at the crash site of the Malaysian jet, said the self-defense forces on the ground have confirmed the plane was “definitely shot down.” “Soldiers told us that there are bodies scattered all around the area… They’re waiting on the prime minister of the Donetsk People’s Republic to come and inspect the area,” he told RT.

 The Boeing-777, whose maiden commercial flight was almost exactly two decades ago, had previously suffered ten serious incidents, according to the Aviation Safety Database.

The most notorious of these involved another route performed by the same company, Malaysia Airlines Flight 370, during which the US-made aircraft disappeared off the radars between Kuala Lumpur and Beijing, in March this year. Despite an international search effort costing tens of millions of dollars, the plane, the reasons for whose disappearance have still not been definitively established, has not yet been recovered.

 Another widely-covered incident occurred last year, when Asiana Airlines Flight 214 pilot crashed into the seawall just short of the landing strip at San Fransisco International Airport, prompting the fuselage to drag across the runway as it disintegrated in a fire. Three people died as a result of the incident – the first fatalities in the history of the model, which is regarded as very safe in the industry.

 Currently, about 1200 modifications of Boeing-777 are operated worldwide. “A Boeing-777 is an extremely reliable piece of machinery. Modern planes don’t just crash with no reason,” pilot and aviation expert Yury Karash told RT. “Let us recall how a Ukrainian missile downed a Russian TU-154 aircraft ten years ago. I can’t completely exclude the possibility the Boeing-777 was also hit by a missile.”

 “I don’t know who could’ve shot it down. But I can allege that it most likely was the Ukrainian armed forces: simply because its military – anti-aircraft defense, in particular – are, unfortunately, unqualified. As judging by the overall state of the Ukrainian armed forces, insufficient attention has been paid to their training,” he added.

 PCN-TV / PCN-SPO / RT /

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https://vimeo.com/pcntv

https://www.facebook.com/PCN.NCP.TV

BOEING MALAISIEN : ET SI C’ETAIT LE JET DE POUTINE QUI ETAIT VISE ?

PCN-SPO / Focus / 2014 07 17 / Focus : Le fait du jour décrypté par Luc MICHEL

pour le Service de Presse du PCN / PCN-SPO

 Lu sur La Voix de la Russie (Moscou)

Ce 17 juillet 2014 :

« La destruction du vol MH17 – Une tentative d’assassinat contre Poutine?

Crash du Boeing 777 : l’avion du président Poutine la cible d’un missile ukrainien ? »

 Questions choc que posent ce soir les agences ITAR-TASS et INTERFAX et la TV russe RT !

LM - FOCUS crash Boeing (2014 07 17) FR 1

Le vol MH17 de Malaysian Airlines suivait une trajectoire quasi identique à celle du jet du président russe Vladimir Poutine peu de temps avant le crash qui a fait 295 victimes, selon des sources citées par l’agence de presse Interfax.

 « Je peux dire que l’avion de Poutine et le Boeing de la Malaysian Airlines se sont croisés au même point et au même échelon, à proximité de Varsovie, sur un échelon de 330-m, à une altitude de 10 000 mètres. Le jet présidentiel se trouvait à cet endroit à 16h21 heure de Moscou, et l’avion de la Malaysian Airlines à 15h44 heure de Moscou », a déclaré une source à l’agence de presse sous condition d’anonymat. « Les contours des deux avions sont similaires, les dimensions linéaires sont également très similaires ; quant à la couleur, à forte distance, ils sont quasi identiques », a ajouté la source.

LM - FOCUS crash Boeing (2014 07 17) FR 2

 Le vol MH17, qui a décollé d’Amsterdam à destination de Kuala Lumpur et qui transportait 295 passagers, s’est écrasé en Ukraine. L’avion s’est écrasé à 60 km de la frontière ; il avait un signal d’urgence, selon une source citée par ITAR-TASS.

 LA CHASSE DE KIEV MISE EN CAUSE IRREFUTABLEMENT PAR LE CONTRÔLE AERIEN

 Nouvel élément à charge de la Junte de kiev : « Kiev a communiqué trop vite que le Boeing s’était écrasé » dit un aiguilleur du ciel espagnol)

« Quelques minutes avant le crash du Boeing malaisien en Ukraine des avions militaires ukrainiens ont été observés dans sa proximité », a communiqué sur son compte Twitter l’aiguilleur du ciel espagnol qui gérait le vol de l’avion de Malaysia Airlines. Selon lui « des avions militaires ont croisé le Boeing 777 trois minutes avant sa disparition des radars ».

« Quang le Boeing a disparu, les autorités de Kiev nous ont annoncé qu’il s’était écrasé. Comment pouvaient-elles l’apprendre si vite ? », écrit le contrôleur aérien sur sa page.

 LES INFOS SURES ET LES HYPOTHESES

 J’ai dans un précédent éditorial ce soir donné ce qui est sur comme information sur le Boeing abattu au-dessus de Donetsk :

* Lire BOEING MALAISIEN ABATTU : KIEV COUPABLE !

Sur http://www.lucmichel.net/2014/07/17/lucmichel-net-alerte-rouge-boeing-malaisien-abattu-kiev-coupable/

 Mais pour les hypothèses, dont celle du jet de Poutine ciblé, la première des infos à prendre en compte c’est que la Junte de Kiev est composée d’aventuriers politiques, liés au crime organisé, au mercenariat international et aux gangs néonazis, et prêts à tout pour l’emporter. Et ceci inclut Porochenko, dont le rôle dans la « guerre du cacao » en Afrique démontre qu’ils n’a aucun scrupules à se salir les mains.

* Ecouter mon interview pour LA VOIX DELA RUSSIE sur la Junte de Kiev et ses « pieds-nickelés »

Sur http://french.ruvr.ru/radio_broadcast/5646129/271233813/

 La seconde des infos à prendre en compte c’est que les Occidentaux n’ont jamais hésité à abattre des avions en vol.

Et la Junte de Kiev est totalement sous contrôle occidental. Ce soir sur LCI, le presstitute Hervouette, un des pires enragés russophobes des médias de l’OTAN, affirmait à propos du crash au-dessus de Donetsk « qu’on n’avait jamais vu çà ». La mémoire courte ! Car il existe précisément des affaires opportunément oubliée, des crimes d’état occidentaux opportunément oublié. Revenons sur deux cas exemplaires …

 QUAND LES OCCIDENTAUX ABATTENT VOLONTAIREMENT UN JET CIVIL (1) :

LE DC9 D’USCITA ET LA CIBLE KADHAFI

 Le DC9 d’Itavia a été abattu au-dessus d’Uscita en Italie le 29 juin 1980. Confondu semble-t-il par erreur avec le jet de Kadhafi, alors la bête noire des Occidentaux, et abattu par la Chasse française.

Il y a 34 ans qu’a été abattu le DC9 Itavia. Une affaire qui rappelle les rumeurs sur le jet de Poutine comme cible réelle de l’affaire de Donetsk. Il existe de forts soupçons que c’étaient des avions de chasse français qui ont abattu l’avion de ligne italien, Kadhafi étant alors l’ennemi de la France au Tchad. Voir les déclarations de 2007 de l’ex-président italien Francesco Cossiga, qui affirmait être au courant que les Français avaient causé la tragédie alors qu’ils tentaient de faire tomber l’avion de Kadhafi. Le commandant du porte-avions Clemenceau le jour du massacre, le Capitaine de vaisseau Jean de Laforcade, lui a disparu. L’opinion publique française jusqu’à présent ignore totalement cette histoire qui a fait 81 pauvres victimes à bord du DC9,

 Voir “Ustica 33 ans après”, un reportage de Morena Campani, enquête sur ces événements.

et https://www.youtube.com/watch?v=cCilNoov1HM#t=19

 QUAND LES OCCIDENTAUX ABATTENT VOLONTAIREMENT UN JET CIVIL (2) :

LE VOL 655 D’IRAN AIR ABATTU PAR LES USA

 Le vol 655 d’Iran Air était un vol commercial assurant la liaison entre Téhéran, la capitale de l’Iran et Dubaï aux Émirats arabes unis via Bandar Abbas. L’Airbus de la compagnie aérienne Iran Air est abattu le 3 juillet 1988 au-dessus du Golfe Persique par un tir de missiles provenant du croiseur américain USS Vincennes. La catastrophe, qui fit 290 victimes civiles, dont 66 enfants, serait due à une « méprise ».

Le président George Bush a déclaré « qu’il ne s’excuserait jamais ».  Le gouvernement n’a jamais admis les erreurs ni accepté la responsabilité de la tragédie et ne s’est jamais excusé. Enfin, en 1996, les autorités américaines acceptent de payer 131,8 millions de dollars après que l’Iran eut porté le cas devant la Cour internationale de justice. Environ 61,8 millions ont servi d’indemnisation aux 248 victimes iraniennes (soit environ 300 000 dollars par victime).

 La situation est alors très instable dans le Golfe Persique, la guerre Iran-Irak s’éternise depuis 1980 (Kissinger et le Départemen,t d’Etat US voulant que les deus adversaires s’épuisent mutuellement). Divers affrontements armés ont lieu opposant les forces armées des États-Unis aux belligérants, allant de simples escarmouches à des batailles en règle concernant essentiellement la liberté de navigation des pétroliers dans le Golfe. C’est d’ailleurs l’une des principales tâches des navires américains : assurer la protection des pétroliers et autres navires de commerce face aux attaques notamment dans le détroit d’Ormuz.

Le Vol 655 Iran Air décolle le 3 juillet 1988 de Bandar Abbas avec plus de vingt-sept minutes de retard par rapport à l’horaire prévu, mais il faut moins de trente minutes pour rejoindre sa destination : Dubaï. En raison de la brièveté du trajet, l’avion ne monte qu’à 3 400 mètres (14 000 pieds), ce qui est relativement bas pour un vol commercial. Au même moment, la frégate USS Elmer Montgomery (FF-1082) se trouve face à des embarcations puis à treize vedettes iraniennes et l’USS Vincennes est envoyé pour l’assister, précédé de son hélicoptère Sikorsky SH-60 Seahawk. Ses officiers décident de lancer deux missiles surface-air RIM-66 Standard pour abattre l’appareil.

 L’hypothèse du Jet de Poutine ciblé n’est donc pas aussi extravagante qu’elle pourrait sembler au premier abord. Les victimes du DC9 d’Uscita, tombées à la place de Kadhafi, sont là pour nous le rappeler …

 Luc MICHEL

 Photos : Crash du Boeing sur Donetsk, crash du DC9 sur Uscita, crash du vol de Iran Air sur le Golfe persique. Des crimes d’Etat …

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http://www.scoop.it/t/pcn-spo

https://www.facebook.com/PCN.NCP.press.office

http://www.lucmichel.net/

 

Lettera di Chiara dalle Vallette

Cattura587
Lettera di Chiara dalle Vallette

«Carcere delle Vallette

Sarebbe estremamente lungo e difficile esprimersi su ognuna delle innumerevoli cose dette e fatte in solidarietà nei nostri confronti. È più facile mettere insieme le suggestioni, i pensieri leggeri e quelli pesanti, un po’ di nostalgia dolce, qualche perplessità e riversare tutto su questi fogli.
Un continuo e impressionante succedersi di messaggi pubblici e privati, di inziative, prese di posizione ed azioni, individuali e collettive, hanno puntellato questi mesi. Questo flusso di affetto ci ha tenuto sempre il cuore al caldo e riempito lo stomaco di farfalle, sensazioni che a volerle descrivere mancano le parole. Nessuno di noi si è mai sentito “stremato” o fiaccato dalla detenzione. La galera è lo stesso corto circuito di logica e di umanità per chiunque ci ha a che fare e quasi tutti l’affrontano, a differenza di ciò che è successo a noi, privi di qualsiasi sostegno affettivo, economico e legale, e senza nessuno che si strappi pubblicamente le vesti.

Non c’è stato un solo momento in cui ci siamo sentiti vittime, pure se a qualcuno (incredibilmente pochi per la verità) è ingenuamente sfuggito di mano di descriverci come tali, rivolgendosi alla stampa o addirittura alla politica, alle quali non è mai stata nostra intenzione dire o chiedere niente.
(Per coerenza ed onestà non posso fare a meno di dire che provo una totale sfiducia per la categoria dei giornalisti e per quella dei politici di qualsiasi sponda o colore. Per entrambe l’unico interesse è la vendita del proprio prodotto commerciale e l’asservimento alla ricerca del consenso, adoperandosi per lo più per essere i portavoce dell’altrui cattiva coscienza. Ed entrambe, alla bisogna, possono mettersi la maschera dei sovversivi, dei sinceri democratici o dei boia a seconda del luogo e del tempo in cui si esprimono. I giornalisti che non si riconoscono in quanto appena detto sono probabilmente disoccupati, o lo saranno presto, o sono relegati ai margini della pubblica diffusione delle notizie. In ogni caso non potranno che ammettere di dividere il tetto e spesso il pane con qualunquisti, avvoltoi e sciacalli).

Scegliere di opporsi alla follia dello status quo può essere gravido di conseguenze. Non da ultimo il venire identificati come i nemici dell’umanità: malfattori, provocatori, violenti. Terroristi.
Non sentirsi vittime non significa certo accettare queste definizioni, ma riconoscere che un’ipocrisia tanto sfacciata quanto complice governa questo mondo. La stessa che riesce a chiamare “sviluppo”, la continua e progressiva distruzione delle fonti di vita di ogni specie vivente, che è pronta a mandare alla forca chi riduce in frantumi i vetri di qualche gigante dello sfruttamento (umano ed ambientale), ma che “ignora” la devastazione che l’ENI, in nome del popolo italiano, porta ovunque posa le zampe. Che si indigna e tira fuori il petto se un tutore dell’ordine (e del privilegio) si sbuccia un ginocchio, ma nasconde la testa nella sabbia quando qualcuno viene deturpato per sempre o termina la sua vita, in una caserma o in una prigione.
Eccetera, eccetera.
La realtà, senza veli, è triste e terribile. Ma a forza di guardarla bene capita anche di innamorarsi di un sogno di libertà, di autodeterminazione, di giustizia senza l’inganno della Legge, e di cercarlo ovunque si manifesti all’improvviso.
Io l’ho visto. In un Cie in fiamme. Nella fuga precipitosa di un ufficiale giudiziario che,Diritto alla mano, voleva sbattere qualcuno in mezzo a una strada. Nello sfregio ad un simbolo della disuguaglianza sociale. In una scritta sfacciata lungo le “preziose” vie del centro.
E l’ho visto sullo svincolo di un’autostrada, al tramonto, dopo tre giorni passati a dividere la rabbia e la paura per la vita di quel fratello appesa ad un filo a causa della solerzia dei servi del Tav. Migliaia di persone che sanno solo di non volersi muovere da lì. Qualcuno prepara una zuppa, altri danno fuoco a una barricata. E non solo per la polizia, è difficile identificare e capire chi fa cosa. Arrivano alla fine. Un mare di caschi blu. Inizia un lungo spingi spingi. Noi in salita, visi scoperti, disarmati. Cerco tra gli altri i volti dei miei compagni. Nessuno di noi avrebbe mai scelto di essere così vulnerabile: ad un esame di guerriglia urbana, avremmo preso zero. Ma ci guardiamo sorridendo. Intorno a noi centinaia di persone cantano all’unisono “La Valsusa paura non ne ha”. Non è incoscienza, tutti sanno come andrà a finire. Ma il tempo si fa denso, i corpi si dilatano, fondendosi, e nessuno vorrebbe essere da un’altra parte.
Vaglielo a spiegare poi a certi omuncoli di bassa statura morale che non è dentro una legge che troveranno le parole per raccontare quella bellezza. E la determinazione, e la tenacia.
Ma a quanto pare non ci fanno paura con le loro parole. Il concetto di terrorismo serve solo a prendere per il naso gli sciocchi e gli uomini di cattiva volontà. Questo è quello che è davvero successo con i nostri arresti. Non sono solo i soliti, testardi sovversivi a rispedire le accuse al mittente. Sono in molti ad annusare l’inganno e a capire dove va a parare: l’asso nella manica del terrorismo (non nuovo ad essere usato per reprimere chi lotta contro l’oppressione e lo sfruttamento e la devastazione) da applicare alle lotte sociali, et voilà.
Ma la Procura, o chi per essa, fa male i suoi conti. Pensa di prepararsi un terreno su cui camminerà facilmente. Pensa di giocare d’anticipo e invece arriva troppo tardi. Ormai non c’è più modo che individui caparbi, intestarditi da un No ventennale, si facciano incastrare da qualche scaltro parolaio. E se su un piano simbolico l’accusa di terrorismo è già naufragata, potrebbe non passare neanche da un punto di vista legale. Ed è un bene che lo Stato non si fornisca tanto facilmente degli strumenti con cui terrorizzare molte lotte e molti lottatori. Non è possibile, però, ragionare molto oltre su quello che avviene nelle aule di tribunale. Non possiamo di certo aspettarci una pacca sulla spalla.
Ma la rivendicazione collettiva che si è incredibilmente dispiegata di quell’atto di sabotaggio riempie di forza. Perché siamo andati molto oltre dal dire che i terroristi sono loro. Siamo arrivati a dire che sotto quei cappucci, all’ombra di quella luna di maggio, c’erano i volti di tutti gli uomini e le donne che quel maledetto treno non lo vogliono.
Le categorie di innocenza e colpevolezza scompaiono, diventano roba da scartoffie e contabili. “Quella notte c’eravamo tutti”. Nessuna sentenza potrebbe farci sentire più liberi di questa frase.
Chiara»

L’ultima occasione per salutare Chiara, Claudio, Niccolò e Mattia, prima della sospensione estiva del processo, è per mercoledì 16 luglio, alle 9, all’Aula Bunker delle Vallette. Da lì, il nostro saluto arriverà anche a Graziano, Lucio e Francesco arrestati lo scorso venerdì.

Piccolo giornalismo e piccoli uomini

http://www.autistici.org/spintadalbass/?p=3109

Cattura587
Piccolo giornalismo e piccoli uomini

Cosa aspettarsi dai proponenti l’opera e dai giornalisti “embedded”? Nulla di nuovo, purtroppo. Leggendo ieri i giornali on-line abbiamo trovato due “notizie” che ci sembrava doveroso commentare.

La Stampa ci dà ancora una volta dimostrazione di come le notizie, soprattutto se riguardanti la Valsusa e il TAV, vengano cercate e pubblicate non in base alla rilevanza dell’argomento ma per altri fini. Quali? Ovvio, screditare il movimento, tenerlo sotto costante attacco, senza curarsi di travalicare la dialettica si tav-no tav cadendo penosamente sul piano personale additando singoli attivisti.
Però non sempre l’articolista  si dimostra così brillante, il livore a volte fa brutti scherzi.
Roberto Travan, infatti, decide di impegnare il suo ardimento giornalistico per l’ennesima non-notizia.
Maria Grazia è una dipendente del Comune di Susa, ed è no tav, tanto basta a Travan.
Senza preoccuparsi della deontologia professionale, noncurante del piano umano, è accecato dalla volontà di mostrare al mondo intero questa anomalia!
Spulciando i profili facebook degli attivisti (professionalissima indagine giornalistica) scopre, in alcune foto, che Maria Grazia è intenta ad aiutare altri attivisti del Comitato di Susa nella sistemazione del presidio No Tav in Frazione S.Giuliano.
Presidio che la passata amministrazione aveva denunciato come illegale, e che il Tar del Piemonte ha confermato essere una “irregolarità edilizia”.
Ed ecco che tutto l’acume giornalistico raggiunge l’apice, tanto da telefonare a Maria Grazia per intervistarla.
Un funzionario comunale può lavorare (?!) a un presidio no tav, un container illegalmente posizionato in un prato di Susa?

Ci sarebbe da ridere, ma siamo abbastanza disgustati dalla deriva di certo “giornalismo” per farlo.

Leggete per credere il livore e la spocchia con cui il giornalista racconta la faccenda:

Cade dalle nuvole [Maria Grazia], insomma: «Non capisco il problema». Si tratta dell’irregolarità edilizia confermata un mese fa dal Tar Piemonte. «Il Comune ha ragione, le costruzioni vanno rimosse» ha sentenziato il Tribunale demolendo il ricorso (e le speranze) dei No Tav. 

Premesso che ognuno il tempo extra lavorativo lo impegna come meglio crede, ci sembra, dall’articolo, che per Travan essere no tav, sia una sorta di reato, una colpa.
Ma di cosa si stupisce il sig. Travan?
Del fatto che in Val di Susa i no tav siano presenti anche in quella Susa che si è provato a dipingere come la roccaforte si tav? [detto per inciso per noi rimane indimenticabile il Travan che dopo la sconfitta di Gemma Amprino a Susa consigliava ai suoi sostenitori “fate ricorso e riconteggiate tutte le schede”. E a dirla tutta l’attacco contro Maria Grazia è un attacco contro Sandro Plano e la nuova amministrazione di Susa, cosa che rende la faccenda ancor più miserabile] Forse però a furia di raccontare di “frange estreme” e “violenti giunti da ogni dove” ha finito per crederci davvero.
A noi, che a certe panzane giornalistiche non abbiamo mai creduto, il fatto che una persona che lavora in Comune possa spendere il suo tempo facendo attività politica abbellendo un presidio pare la cosa più naturale del mondo.
Il movimento no tav è un movimento popolare e i valsusini che amano la Valle e vogliono difenderla sono tanti.
C’è chi fa l’operaio, chi il panettiere, c’è chi fa il postino, chi l’allevatore e, perchè no, c’è anche chi è funzionario in un comune.

Sul giornale on-line ValsusaOggi troviamo invece l’ennesimo sfogo dell’ex sindaco di Chiomonte (ora capogruppo di maggioranza) Renzo Pinard.
Siamo alle solite: Pinard si sveglia dal suo mondo fatato in cui il TAV porta lavoro e arricchisce la Val Susa, il risveglio è brusco, anzi durissimo, perché le aziende nel cantiere sono in odore di mafia, le compensazioni non arrivano e così se la prende con tutti.
Ma proprio con tutti, anche con i ministri che “grazie al comune di Chiomonte possono tranquillamente venire alla visita del cantiere” (?!). Suona un po’ come una tirata d’orecchie.
Abbiamo già avuto modo di sentire le lamentele di Pinard, a volte sembra quasi che dia ragione al movimento no tav che da anni denuncia lo specchietto per le allodole insito nell’equivalenza TAV=lavoro, ma poi insiste con il tunnel e la stazione a Susa e capiamo che non è così.
Poi però fa un esempio, che ci pare interessante. Il museo archeologico, Pinard si scaglia contro la chiusura del museo, si infervora perché quello che non è andato perso o distrutto, ora è a Torino. Si lamenta ma poi propone anche una soluzione: riaprire il museo a Chiomonte, a palazzo Levis, ma le casse comunali non hanno possibilità di affrontare una simile spesa, tradotto, “ci serve un contributo”. Ma un contributo, anche sostanzioso, non era già stato stanziato per Chiomonte e proprio per il museo alla Maddalena?
Riaffiorano dei ricordi di un bel libro di inchiesta

Arcus spa, è una società per lo sviluppo dell’arte, creata nel 2004 dal governo Berlusconi, a capitale interamente sottoscritto dal Ministero dell’Economia, capitale pubblico. I decreti operativi, emanati dal consiglio di amministrazione, sono utilizzati dal Ministero dei Beni culturali di concerto con il Ministero delle Infrastrutture.
Un agenzia ministeriale per il finanziamento di interventi, con un budget di 200 milioni di euro per 208 interventi.
Alcuni esempi:

– 500.000 euro usati per la partecipazione dell’Italia all’Expo di Shangai del 2010 (a capo spedizione Mario Resca, nel cda Mondadori, direttore del dipartimento per la valorizzazione del patrimonio culturale al ministero).
– 600.000 euro al Dipartimento di Archeologia dell’Università di Padova (direttore del dipartimento è Francesca Ghedini, sorella del deputato Niccolò, consigliere di Berlusconi).
[…] 
– […]Un milione e cinquecentomila euro per il restauro dei cortili interni della Pontificia università gregoriana a Roma, di propietà di uno stato estero (il Vaticano)
 800.000 euro arrivano anche a Renzo Pinard, sindaco di Chiomonte, dove dovrebbe sbucare la TAV nel tratto piemontese (le malelingue dicono che potrebbe essere una sorta di risarcimento per la posizione favorevole agli scavi del contestatissimo tunnel per l’alta velocità in Val di Susa)

Questa pioggia di finanziamenti fa figli e figliastri: appena tre milioni di euro arrivano all’Abruzzo che, con il solo centro storico dell’Aquila distrutto dal terremoto e dall’incuria successiva, avrebbe le sue belle pretese.

E la Lauro rientra nel cantiere Tav di Voltaggio

Capiamo benissimo l’imbarazzo dei Sindaci, dei Consiglieri, dei Parlamentari davanti ad una simile questione. Nonostante un’inchiesta della Direzione Investigativa Antimafia da cui è derivato il provvedimento di interdittiva antimafia emanato dalla Prefettura di Torino, un tribunale amministrativo decide che non vi siano sufficienti elementi di colpa a carico dell’azienda e ad oggi non ci è dato sapere se l’Avvocatura dello Stato si appellerà al Consiglio di Stato per conto del Ministero dell’Interno e della Prefettura Torinese. Non abbiamo letto le carte, perchè non ci è stato possibile entrarne in possesso e non abbiamo gli elementi per entrare nel merito della sentenza del Tar, ma affermiamo con convinzione che tutto questo è del tutto inutile al fine di continuare ad affermare che La Lauro resta una ditta impresentabile che una classe politica sana dovrebbe comunque allontanare dai cantieri di un’opera pubblica e che all’interno dei cantieri del Terzo Valico lavorano le peggiori ditte italiane legate a doppio filo con la criminalità organizzata. Come dimenticarci che la Lauro è coinvolta in un’inchiesta in cui viene accusata di tangenti, corruzione, truffa aggravata ai danni dello Stato e false fatturazioni? Come dimenticarci che un bravo operaio della Lauro, ubriaco fradicio, investì due ragazze per poi darsi alla fuga? Come far finta di non sapere che mentre i riflettori erano puntati sull’azienda di Borgosesia pizzicavamo un’altra ditta finita all’interno del processo Minotauro? E come dimenticarci delle gesta dell’imprenditore Ruberto proprietario di una delle cave in cui conferire lo smarino del Terzo Valico? Infine come dimenticarci della quindicina di ditte che abbiamo censito, quasi tutte coinvolte in pesantissimi scandali?

Davanti a questo i politici tacciono perchè il sistema delle grandi opere è innanzi tutto finanziamento illecito dei partiti che sostengono la realizzazione della grande opera. Il sindacato e in particolar modo la Cgil, sputando sulla propria storia, decide di chiudersi gli occhi e di tapparsi bocca e orecchie nel nome di “un lavoro di merda” che comporterà devastazione ambientale e rischi sanitari oltre, naturalmente, all’infiltrazione delle organizzazioni criminali. Sono semplicemente complici. Complici nel far finta di non sapere quello che tutti i cittadini onesti ormai possono vedere, complici nello scambiare la dignità del lavoro per gli interessi di multinazionali del calibro di Impregilo, complici nel voler perpetrare un sistema marcio alle fondamenta che gli garantisce potere e ricchezza.

Per fortuna c’è altro rispetto a loro, profondamente nemico di loro e di quel modello di sviluppo così maledettamente miope che sta significando devastazione ambientale, miseria, impoverimento generalizzato. Per fortuna c’è un movimento popolare che ha lottato a testa alta e continuerà a farlo per fermare questa grande opera, utile esclusivamente a chi la costruisce e ai loro maggiordomi di partito e sindacato.

No Tav e terrorismo, Padalino e Rinaudo vogliono un maxi-processo

http://www.nuovasocieta.it/cronaca/no-tav-e-terrorismo-padalino-e-rinaudo-vogliono-un-maxi-processo/

NuovaSocietàNo Tav e terrorismo, Padalino e Rinaudo vogliono un maxi-processo

luglio 16 -12:072014
I quattro No Tav in carcere da più di sette mesi con l’accusa di avere preso parte all’attacco al cantiere di Chiomonte avvenuto nel maggio del 2013 tornano in aula per la ripresa del processo che li vede coinvolti. All’esterno dell’aula bunker delle Vallette, come di consueto, un presidio di attivisti No Tav giunti sul posto per sostenere i quattro imputati e salutarli. Quella di stamattina sarà infatti l’ultima udienza prima della sospensione estiva del dibattimento, che ripartirà in autunno.

Per lo stesso attacco avvenuto in Valle di Susa, venerdì scorso la Digos di Milano ha arrestato altri tre No Tav. Per loro, però, niente accusa di terrorismo, già respinta dalla corte di Cassazione nei confronti di Claudio Alberto, Mattia Zanotti, Niccolò Blasi e Chiara Zenobi.
Oggi in aula i pubblici ministeri Andrea Padalino e Antonio Rinaudo, che coordinano l’inchiesta, hanno chiesto che gli atti relativi agli ultimi tre indagati (in particolare le intercettazioni ambientali che hanno portato al loro arresto) vengano acquisiti all’interno del processo già in corso.
I legali che difendono i No Tav si sono però subito opposti alla richiesta avanzata dalla Procura. Spiega l’avvocato Claudio Novaro: «Le posizioni di questi tre soggetti sono separate da quella degli imputati, per cui l’ordinanza pare un documento irrilevante».
Data l’importanza della questione e di fronte al testa a testa tra difesa e accusa, il presidente del collegio di giudici che segue il processo, Pietro Capello, si è riservato di decidere a settembre alla ripresa del dibattimento.