Piccolo giornalismo e piccoli uomini

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Piccolo giornalismo e piccoli uomini

Cosa aspettarsi dai proponenti l’opera e dai giornalisti “embedded”? Nulla di nuovo, purtroppo. Leggendo ieri i giornali on-line abbiamo trovato due “notizie” che ci sembrava doveroso commentare.

La Stampa ci dà ancora una volta dimostrazione di come le notizie, soprattutto se riguardanti la Valsusa e il TAV, vengano cercate e pubblicate non in base alla rilevanza dell’argomento ma per altri fini. Quali? Ovvio, screditare il movimento, tenerlo sotto costante attacco, senza curarsi di travalicare la dialettica si tav-no tav cadendo penosamente sul piano personale additando singoli attivisti.
Però non sempre l’articolista  si dimostra così brillante, il livore a volte fa brutti scherzi.
Roberto Travan, infatti, decide di impegnare il suo ardimento giornalistico per l’ennesima non-notizia.
Maria Grazia è una dipendente del Comune di Susa, ed è no tav, tanto basta a Travan.
Senza preoccuparsi della deontologia professionale, noncurante del piano umano, è accecato dalla volontà di mostrare al mondo intero questa anomalia!
Spulciando i profili facebook degli attivisti (professionalissima indagine giornalistica) scopre, in alcune foto, che Maria Grazia è intenta ad aiutare altri attivisti del Comitato di Susa nella sistemazione del presidio No Tav in Frazione S.Giuliano.
Presidio che la passata amministrazione aveva denunciato come illegale, e che il Tar del Piemonte ha confermato essere una “irregolarità edilizia”.
Ed ecco che tutto l’acume giornalistico raggiunge l’apice, tanto da telefonare a Maria Grazia per intervistarla.
Un funzionario comunale può lavorare (?!) a un presidio no tav, un container illegalmente posizionato in un prato di Susa?

Ci sarebbe da ridere, ma siamo abbastanza disgustati dalla deriva di certo “giornalismo” per farlo.

Leggete per credere il livore e la spocchia con cui il giornalista racconta la faccenda:

Cade dalle nuvole [Maria Grazia], insomma: «Non capisco il problema». Si tratta dell’irregolarità edilizia confermata un mese fa dal Tar Piemonte. «Il Comune ha ragione, le costruzioni vanno rimosse» ha sentenziato il Tribunale demolendo il ricorso (e le speranze) dei No Tav. 

Premesso che ognuno il tempo extra lavorativo lo impegna come meglio crede, ci sembra, dall’articolo, che per Travan essere no tav, sia una sorta di reato, una colpa.
Ma di cosa si stupisce il sig. Travan?
Del fatto che in Val di Susa i no tav siano presenti anche in quella Susa che si è provato a dipingere come la roccaforte si tav? [detto per inciso per noi rimane indimenticabile il Travan che dopo la sconfitta di Gemma Amprino a Susa consigliava ai suoi sostenitori “fate ricorso e riconteggiate tutte le schede”. E a dirla tutta l’attacco contro Maria Grazia è un attacco contro Sandro Plano e la nuova amministrazione di Susa, cosa che rende la faccenda ancor più miserabile] Forse però a furia di raccontare di “frange estreme” e “violenti giunti da ogni dove” ha finito per crederci davvero.
A noi, che a certe panzane giornalistiche non abbiamo mai creduto, il fatto che una persona che lavora in Comune possa spendere il suo tempo facendo attività politica abbellendo un presidio pare la cosa più naturale del mondo.
Il movimento no tav è un movimento popolare e i valsusini che amano la Valle e vogliono difenderla sono tanti.
C’è chi fa l’operaio, chi il panettiere, c’è chi fa il postino, chi l’allevatore e, perchè no, c’è anche chi è funzionario in un comune.

Sul giornale on-line ValsusaOggi troviamo invece l’ennesimo sfogo dell’ex sindaco di Chiomonte (ora capogruppo di maggioranza) Renzo Pinard.
Siamo alle solite: Pinard si sveglia dal suo mondo fatato in cui il TAV porta lavoro e arricchisce la Val Susa, il risveglio è brusco, anzi durissimo, perché le aziende nel cantiere sono in odore di mafia, le compensazioni non arrivano e così se la prende con tutti.
Ma proprio con tutti, anche con i ministri che “grazie al comune di Chiomonte possono tranquillamente venire alla visita del cantiere” (?!). Suona un po’ come una tirata d’orecchie.
Abbiamo già avuto modo di sentire le lamentele di Pinard, a volte sembra quasi che dia ragione al movimento no tav che da anni denuncia lo specchietto per le allodole insito nell’equivalenza TAV=lavoro, ma poi insiste con il tunnel e la stazione a Susa e capiamo che non è così.
Poi però fa un esempio, che ci pare interessante. Il museo archeologico, Pinard si scaglia contro la chiusura del museo, si infervora perché quello che non è andato perso o distrutto, ora è a Torino. Si lamenta ma poi propone anche una soluzione: riaprire il museo a Chiomonte, a palazzo Levis, ma le casse comunali non hanno possibilità di affrontare una simile spesa, tradotto, “ci serve un contributo”. Ma un contributo, anche sostanzioso, non era già stato stanziato per Chiomonte e proprio per il museo alla Maddalena?
Riaffiorano dei ricordi di un bel libro di inchiesta

Arcus spa, è una società per lo sviluppo dell’arte, creata nel 2004 dal governo Berlusconi, a capitale interamente sottoscritto dal Ministero dell’Economia, capitale pubblico. I decreti operativi, emanati dal consiglio di amministrazione, sono utilizzati dal Ministero dei Beni culturali di concerto con il Ministero delle Infrastrutture.
Un agenzia ministeriale per il finanziamento di interventi, con un budget di 200 milioni di euro per 208 interventi.
Alcuni esempi:

– 500.000 euro usati per la partecipazione dell’Italia all’Expo di Shangai del 2010 (a capo spedizione Mario Resca, nel cda Mondadori, direttore del dipartimento per la valorizzazione del patrimonio culturale al ministero).
– 600.000 euro al Dipartimento di Archeologia dell’Università di Padova (direttore del dipartimento è Francesca Ghedini, sorella del deputato Niccolò, consigliere di Berlusconi).
[…] 
– […]Un milione e cinquecentomila euro per il restauro dei cortili interni della Pontificia università gregoriana a Roma, di propietà di uno stato estero (il Vaticano)
 800.000 euro arrivano anche a Renzo Pinard, sindaco di Chiomonte, dove dovrebbe sbucare la TAV nel tratto piemontese (le malelingue dicono che potrebbe essere una sorta di risarcimento per la posizione favorevole agli scavi del contestatissimo tunnel per l’alta velocità in Val di Susa)

Questa pioggia di finanziamenti fa figli e figliastri: appena tre milioni di euro arrivano all’Abruzzo che, con il solo centro storico dell’Aquila distrutto dal terremoto e dall’incuria successiva, avrebbe le sue belle pretese.

Piccolo giornalismo e piccoli uominiultima modifica: 2014-07-18T10:26:42+02:00da davi-luciano
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