No Tav e terrorismo, Padalino e Rinaudo vogliono un maxi-processo

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luglio 16 -12:072014
I quattro No Tav in carcere da più di sette mesi con l’accusa di avere preso parte all’attacco al cantiere di Chiomonte avvenuto nel maggio del 2013 tornano in aula per la ripresa del processo che li vede coinvolti. All’esterno dell’aula bunker delle Vallette, come di consueto, un presidio di attivisti No Tav giunti sul posto per sostenere i quattro imputati e salutarli. Quella di stamattina sarà infatti l’ultima udienza prima della sospensione estiva del dibattimento, che ripartirà in autunno.

Per lo stesso attacco avvenuto in Valle di Susa, venerdì scorso la Digos di Milano ha arrestato altri tre No Tav. Per loro, però, niente accusa di terrorismo, già respinta dalla corte di Cassazione nei confronti di Claudio Alberto, Mattia Zanotti, Niccolò Blasi e Chiara Zenobi.
Oggi in aula i pubblici ministeri Andrea Padalino e Antonio Rinaudo, che coordinano l’inchiesta, hanno chiesto che gli atti relativi agli ultimi tre indagati (in particolare le intercettazioni ambientali che hanno portato al loro arresto) vengano acquisiti all’interno del processo già in corso.
I legali che difendono i No Tav si sono però subito opposti alla richiesta avanzata dalla Procura. Spiega l’avvocato Claudio Novaro: «Le posizioni di questi tre soggetti sono separate da quella degli imputati, per cui l’ordinanza pare un documento irrilevante».
Data l’importanza della questione e di fronte al testa a testa tra difesa e accusa, il presidente del collegio di giudici che segue il processo, Pietro Capello, si è riservato di decidere a settembre alla ripresa del dibattimento.

No Tav e terrorismo, Padalino e Rinaudo vogliono un maxi-processoultima modifica: 2014-07-18T10:20:45+02:00da davi-luciano
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