M5S, è scontro totale, blindato ufficio Boldrini

la Boldrini che parla di prassi democratica è da ridere. Miss tagliola
Presidente Camera: ‘Ieri gravissimi gli episodi’ Cinquestelle disertano Aula Camera e Senato
30 gennaio, 16:39

Prosegue la bagarre in parlamento. Le porte di accesso agli uffici della presidente della Camera Laura Boldrini a Montecitorio sono sbarrate da ieri sera. Le porte a vetri blindati risultano chiuse a chiave: devono essere aperte dall’interno dai commessi dell’anticamera. Non era mai successo. “Dopo aver atteso mezz’ora ci siamo allontanati dall’ufficio di presidenza perché la Boldrini era riunita con la maggioranza per decidere il da farsi. Decidono sempre fuori dalle sedi competenti e noi non ci stiamo”. Lo dice Luigi Di Maio all’ANSA annunciando che il M5s lascia l’ufficio di presidenza della Camera convocato sugli incidenti di ieri.

gli incidenti di ieri alla Camera (VIDEO)

Tensione anche in sala stampa alla Camera. Alcuni deputati grillini, tra cui Alessandro Di Battista, hanno ‘fatto muro’ fisicamente e poi urlato, impedendo, così, al capogruppo Pd Roberto Speranza di parlare di fronte alle telecamere nella saletta di Montecitorio adibita a questo. Il capogruppo ha dovuto alla fine rinunciare e tra lui e i deputati grillini sono volate parole grosse e ne è sfociata un discussione piuttosto animata (VIDEO). L’episodio dopo le tensioni questa mattina nelle commissioni Affari Costituzionali e Giustizia. I deputati M5s stamattina hanno occupato l’aula e la presidenza dove si esaminava il dl carceri. La presidente Donatella Ferranti ha cambiato sede di esame e messo direttamente in votazione il mandato al relatore che ha avuto l’ok con gli emendamenti tutti respinti per l’Aula. Le tensioni sono proseguite anche dopo il voto della Commissione Affari Costituzionali della Camera sulla legge elettorale. I due parlamentari del Pd Emanuele Fiano e Nico Stumpo sono usciti a forza di spintoni dalla commissione bloccata dai deputati di M5s e sono stati portati via a forza dai colleghi perché stavano per venire alle mani con i grillini. Alla fine del blocco c’è stato anche un violento alterco verbale tra il presidente Francesco Paolo Sisto e alcuni deputati di M5s. Speranza (Pd) chiede che siano presi provvedimenti (VIDEO).

L’ira della Boldrini: – “Ieri abbiamo assistito in quest’Aula a comportamenti e episodi gravissimi, del tutto estranei a ogni cultura istituzionale ed a ogni prassi democratica”. Lo ha detto nell’Aula della Camera la presidente Laura Boldrini, applaudita da tutta l’Aula. I deputati Pd erano tutti in piedi. Del M5S erano presenti solo in tre. A tutti – ha aggiunto Boldrini – chiedo un comportamento consono all’Aula parlamentare e di non ostacolare i lavori del Parlamento”, dentro e fuori dall’Aula. Mentre Boldrini parlava e l’Aula applaudiva, Fabio Toninelli, uno dei tre M5S in Aula (gli altri sono Mimmo Pisano e Loredana Lupo) si è messo un bavaglio sulla bocca.

Gravissime ingiurie sessiste nei confronti delle deputate. Così la presidente della Camera Laura Boldrini, durante l’Ufficio di presidenza, commenta – secondo quanto viene riferito – quanto denunciato dalle deputate Pd che sarebbero state insultate dall’esponente M5S De Rosa. Un clima intollerabile e incompatibile con la dialettica parlamentare: ha affermato Laura Boldrini, secondo quanto riferito, durante l’Ufficio di presidenza della Camera convocato per affrontare gli episodi di protesta da parte in particolare del M5S avvenuti ieri e oggi a Montecitorio.

Parlamentari M5S sull’Aventino. Cinquestelle disertano i lavori dell’Aula del Senato ora incentrati sulla discussone generale del dl Delega fiscale. Anche a Montecitorio i deputati non si sono presentati in Aula tranne Danilo Tonienelli, Mimmo Pisano e Daniela Lupo che prendono la parola per protestare per i fatti di ieri.

Ufficio presidenza, sanzioni efficaci e immediate – Sanzioni efficaci e immediate: è questa la richiesta che è arrivata da tutti gli interventi durante l’Ufficio di presidenza della Camera con un appello affinché l’istruttoria termini prima di lunedì. E’ quanto viene riferito al termine della riunione.

Intanto Stefano Dambruoso si e’ scusato con la deputata pentastellata. “Sento la necessità, anche in virtù del mio ruolo di questore della Camera, di scusarmi con la deputata del M5S, Loredana Lupo, che ho involontariamente colpito, nel tentativo di impedire a lei e ai suoi colleghi di avventarsi, con furia, contro il tavolo della presidenza. I fatti accaduti ieri in aula – dice il questore della Camera Stefano Dambruoso – nella loro oggettività non consentono un ribaltamento della verità. Il diritto politico alla protesta è sconfinato in una aggressività ingiustificabile da parte di numerosi deputati del M5S. Rivedendo le immagini tuttavia sento la necessità, anche in virtù del mio ruolo di questore della Camera, di scusarmi con la deputata del M5S, Loredana Lupo, che ho involontariamente colpito, nel tentativo di impedire a lei e ai suoi colleghi di avventarsi, con furia, contro il tavolo della presidenza. Le azioni di ieri in aula hanno contribuito ad acuire un clima di avvelenamento all’interno delle istituzioni che oggi è necessario stemperare. In tal senso fornisco il mio contributo non partecipando ai lavori dell’ufficio di presidenza che si occuperanno degli episodi avvenuti ieri pomeriggio”.

Brescia, se noi attaccati gente non resterà calma – “Ieri è stata varcata una soglia. Nel momento in cui si vanno a rompere gli equilibri, già labili, tra opposizione e maggioranza, l’opposizione deve andare oltre il regolamento. È ovvio che se noi subiamo attacchi così gravi, i cittadini che sono fuori non manterranno la calma”. Lo dice Giuseppe Brescia, deputato del Movimento 5 Stelle, ad Agorà, su Rai3. “Ieri sera siamo stati vittima di inaudita violenza: mai nella storia della Repubblica un presidente della Camera si era permesso di applicare la ‘ghigliottina’, che significa tappare la bocca all’opposizione. È stato un atto gravissimo”, spiega Brescia. “Un altro atto assurdo stato quello del deputato Dambruoso che ha picchiato una nostra deputata. Quando si silenziano le opposizioni siamo in una dittatura”, conclude.

http://ansa.it/web/notizie/rubriche/politica/2013/04/19/Imu-Bankitalia-Riparte-esame-Camera-prosegue-tattica-M5S_9980746.html

Le spese pazze del Pd: conti in rosso, super consulenze e personale inutilizzato

nessuno chiede le dimissioni?

giovedì, 30, gennaio, 2014

 Non è delle più serene l’atmosfera all’interno del Partito democratico. Non è sulla legge elettorale che ci sarà lo scontro più feroce, ma sulle spese interne del partito.
Il problema era destinato a esplodere, inevitabilmente. Il tesoriere Antonio Misiani ha mollato la cassa a fine dicembre con un passivo di 4 milioni di euro. Un rosso che per il 2014 è atteso a quota 7-8 milioni, se passa la legge sui rimborsi elettorali.
Renzi and company, arrivati alla guida del partito, hanno trovato conti in rosso, spese folli in consulenze, decine di unità di personale inutilizzato e anche una manciata di nuove assunzioni nonostante il blocco già operante da qualche anno. Vecchia e nuove dirigenza arriveranno allo scontro, scrive L’Espresso:
Francesco Bonifazi, nuovo tesoriere del Pd, non si aspettava una situazione così disastrosa.
Si va da spese considerevoli per un esercito di personale “spropositato” (200 unità, di cui 157 utilizzate effettivamente), al superamento dei vincoli derivanti dal blocco delle assunzioni, già deciso nel 2011, e che invece lo scorso marzo avrebbe portato ad immettere in ruolo (cioè a tempo indeterminato) dirigenti di primissimo piano, subito prima del loro ingresso in Parlamento.
Nel partito si farà “pulizia” nel personale, perchè come scrive il settimanale c’è chi “da sempre lavora come una bestia” e chi, in orario di servizio, completava le compere dei saldi o faceva la fila dal macellaio. Renzi, come già fatto a Firenze, su questo punto sarà inflessibile.
Le spese contestate vanno, tra l’altro, dal numero considerevole di copie de L’Unità destinate al macero (“la consistenza del partito garantisce somme cospicue di finanziamento pubblico al giornale. Per il resto dovrebbero valere le regole del mercato”), fino ai 324 mila euro destinati all’aggiornamento del sito del Partito Democratico. “Con gli stessi soldi prendo dieci unità di personale inutilizzate, gli faccio la formazione e le mando ad aggiornare il sito della Nasa, oltre a quello del PD”, è uno dei ragionamenti spicci che circolano.
today.it
http://www.imolaoggi.it/2014/01/30/le-spese-pazze-del-pd-conti-in-rosso-super-consulenze-e-personale-inutilizzato/

Nel 2012 Paesi UE hanno esportato 40 miliardi di armi in Medio Oriente

giovedì, 30, gennaio, 2014

I paesi europei hanno esportato nel 2012 armi e tecnologie militari per quasi 40 miliardi di euro, stabilendo un primato per le consegne in Medio Oriente, una regione ostaggio di guerre e conflitti nonostante le speranze suscitate dalla ”primavera araba”: i dati – secondo quanto scrive l’agenzia Misna – sono contenuti in un rapporto annuale, pubblicato in settimana dall’Ue. Nello studio, il 15* del genere, si stima che le esportazioni abbiano raggiunto un valore complessivo di 39 miliardi e 900 milioni.
Le vendite ai paesi mediorientali avrebbero generato ricavi per nove miliardi e 700 milioni, un dato che rappresenta un incremento del 22% rispetto al 2011. Secondo il rapporto, le esportazioni verso questa regione hanno raggiunto livelli record sia per le armi leggere (265 milioni) che per i sistemi per la direzione del tiro (un miliardo e 200 milioni) e il munizionamento (448 milioni).
In Medio Oriente il primo acquirente di tecnologie europee e’ l’Arabia Saudita (tre miliardi e mezzo), seguita da Emirati Arabi Uniti (due miliardi e 200 milioni) e Oman (un miliardo e mezzo). Ma l’industria bellica dei paesi dell’Ue ha guadagnato miliardi anche in altre regioni del mondo. Ad esempio in India (un miliardo e 700 milioni), Pakistan (377 milioni) e Cina (174 milioni). E spesso addirittura violando restrizioni sulla vendita di tecnologie militari imposte dall’Europa stessa, come e’ accaduto per Afghanistan, Myanmar, Bielorussia, Cina, Eritrea, Costa d’Avorio, Repubblica democratica del Congo, Guinea, Iraq, Libano, Liberia, Libia, Somalia, Sud Sudan, Siria e Zimbabwe. asca
http://www.imolaoggi.it/2014/01/30/nel-2012-paesi-ue-hanno-esportato-40-miliardi-di-armi-in-medio-oriente/

Imu-bankitalia: un triplo regalo alle banche, ai danni dello Stato

giovedì, 30, gennaio, 2014
cc
30 genn – Un triplo vantaggio per le banche e una fregatura secca per le casse pubbliche. La riforma della Banca d’Italia, alla fine, è diventata legge dello Stato. Seppur sofferto, è arrivato, in serata, il via libera definitivo della Camera al decreto legge Imu che, tra altro, conteneva il blitz sulle quote di Bankitalia.
 
Un abbinamento, quello tra le norme relative alla tassa sulla casa e quelle sul riassetto patrimoniale di via Nazionale, architettato dal governo di Enrico Letta per blindare il regalo agli istituti di credito. E il ricatto, nonostante l’ostruzionismo del Movimento 5 Stelle cui si è aggiunta la levata di scudi di Fratelli d’Italia, ha avuto l’effetto sperato. C’è voluta la «ghigliottina» di Laura Boldrini (il presidente della Camera ha infatti tagliato gli interventi in aula a Montecitorio, accelerando il voto) per assicurare il cadeau dell’esecutivo alle banche.
 
Per le finanze dello Stato, come accennato, c’è la beffa. Con la perdita di gettito da 750 milioni di euro. A certificare il buco nei conti pubblici sono stati i tecnici della Camera. Le nuove norme cambiano gli equilibri e per gli istituti sale a 450 milioni la fetta di utili garantita.
 
Si riduce, gioco forza, quella dello Stato che negli ultimi anni ha incassato da via Nazionale rispettivamente 1 miliardo (2009), 511 milioni (2010), 677 milioni (2011) e 1,5 miliardi (2012). La riforma è sostanzialmente retroattiva e perciò vale anche per lo scorso anno. Secondo gli esperti di Montecitorio «nel bilancio dello Stato per il 2014 risulta ridotto di 750 milioni rispetto alle previsioni per il 2013». Ovviamente la sforbiciata vale anche per il futuro: la dieta per lo Stato è strutturale, cioè permanente.
 
Tutto ciò a fronte di un gettito una tantum (900 milioni) derivante dalla tassa (12%) applicata alla plusvalenza tra valore originario del capitale di Bankitalia (156mila euro) e quello aggiornato col decreto, cioè 7,5 miliardi di euro. I vantaggi per gli istituti, comunque, non si esauriscono coi dividendi.
 
Grazie a quella montagna di quattrini nuova di zecca, gli istituti rafforzano il loro patrimonio (secondo regalo) in vista delle verifiche europee e, soprattutto, in vista di Basilea3, il nuovo meccanismo che regolerà l’erogazione di prestiti alle imprese. In qualche modo, dunque, si fa pagare alla collettività – in termini di rinuncia dello Stato a una fetta di dividendo di Bankitalia – le conseguenze dei guasti del sistema bancario.
 
Un pasticcio clamoroso, insomma. E la conferma, nonostante gli strali a orologeria della lobby bancaria contro i presunti inasprimenti fiscali (vale la pena ricordare che la legge di stablità ha tagliato 20 miliardi di tasse sulle svalutazioni), che a palazzo Chigi i banchieri sono di casa.
 
Il terzo regalo arriverà tra un po’. La riforma di Bankitalia pone un tetto alla partecipazione al capitale: 3%. Limite oggi violato da quasi da tutti gli «azionisti», in particolare IntesaSanpaolo e Unicredit che insieme hanno più del 50% delle quote. Entro tre anni, bisogna scendere al 3% e, al momento della cessione, gli istituti avranno denaro fresco in cassa. Per Intesa e Unicredit si tratta di circa 4 miliardi, stando ad alcune stime preliminari. Potrà essere la stessa Bankitalia a comprare temporaneamente le azioni extra.
 
Il Tesoro nega l’esistenza di favori, ma la riforma grida vendetta. Di qui le proteste a Montecitorio, dove si è cercato di bloccare il decreto. Certo, il quadro sarebbe stato altrettanto caotico qualora il «sì» di Montecitorio non fosse arrivato entro la mezzanotte di ieri. Anzi, per certi versi sarebbe stato peggio, specie se si guarda la faccenda dal punto di vista del cittadino.
 
La mancata conversione del provvedimento d’urgenza avrebbe fatto decadere l’intero pacchetto normativo e per i contribuenti sarebbe tornato lo spettro della seconda rata Imu. A fronte del triplo regalo alle banche, dunque, il pericolo è stato scongiurato. Il balzello sugli immobili relativo al 2013 (con l’eccezione della mini Imu pagata il 24 gennaio) è andato in soffitta: il decreto prevede che il mancato gettito della rata Imu di dicembre sia «coperto» dall’aumento dell’Ires a carico degli istituti di credito.
 
Un «sacrificio» che le banche hanno sopportato proprio in cambio dell’operazione Bankitalia. Ecco: anche il Quirinale, nel trovare il necessario collegamento tra le norme sull’Imu e quelle sull’istituto centrale, deve aver guardato tra le pieghe dell’accordo sottobanco tra palazzo Chigi e i banchieri. I quali parlano di riforma «sacrosanta» e toccano le corde del confronto europeo.
 
Eppure, nel Vecchio continente non esiste altra banca centrale in mano ai privati come quella della Penisola. Né, soprattutto, esiste un board indicato dagli istituti. Quelli italiani continueranno a nominare il consiglio superiore di palazzo Koch. Sia chiaro: non avranno alcuna facoltà di intervenire sull’attività di vigilanza: la questione «controllato azionista del controllore» resta una formalità. Tuttavia, il consiglio superiore è l’organismo che decide sulla distribuzione dell’utile e sulla gestione delle riserve auree oltre che sulle riserve valutarie. E qualche interferenza con la politica, in questo terreno, non è da escludere a priori.
 

Il campo di battaglia per salvare la Banca d’Italia proprietà degli italiani che viene regalata ai privati e forse anche al PD.

Battaglie campali a Montecitorio dove la democrazia vive attraverso i ragazzi e le ragazze di cinque stelle che sebbene siano solo meno di un terzo dell’assemblea sono capaci di tenere testa alla Grande Ameba fatta da deputati di FI e PD.
A tg3 si sono lasciati sfuggire la scena di due grossi commessi o deputati non ho ben capito che picchiavano una esile deputata di Cinque stelle che si era portata sotto la Presidenza per protestare contro la Tiranna che protegge solo la maggioranza, è con la maggioranza ed ha applicato ieri la ghigliottina una odiosa prerogativa del presidente della Camera mai usato nei settanta anni di storia del parlamento. Vergogna per la Signora Boldrini!!!
I valorosi deputati di cinque stelle hanno tentato fino alla fine di salvare la Banca d’Italia dalla grande spartizione fatta a vantaggio di Draghi e delle Banche che beneficiano di un aumento di capitale da 500 milioni a sette miliardi.
Se non ho mal capito anche le assicurazioni entreranno nel capitale di Banca d’Italia. Assicurazione vuol Dire Unipol-Sai, Vuol dire che il PD entra nella Banca d’Italia. Altro che esclamazione intercettata di Fassino: Finalmente anche noi abbiamo una banca! Il PD si colloca nel cuore del sistema finanziario e stringe rapporti incestuosi e mostruosi con l’oligarchia dei banchieri euro-atlantici.
Sono davvero emozionato per l’intensità ed il valore delle battaglie dei giovani pentestellati in Parlamento. Suppliscono molto bene la assenza della sinistra comunista esclusa da un patto mafioso tra Berlusconi e Veltroni.

La lotta continua domani.
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