Lo Scontro è tra Partito Dell’Elusione e Partito Dell’Evasione

Di “Moderatore” – 22 Novembre 2012
 
[tradeoscar] Senza se e senza ma, le tasse si pagano!!! I 2000 miliardi di debito si recuperano: abbattendo i costi ed i privilegi e i numeri dei politici, spending review pesante…, ma innanzitutto fare pagare le tasse a tutti anche in modo retroattivo perchè nel passato le tasse non sono mai state pagate ad eccezione di pochi martiri industriali e lavoratori dipendenti e si sono accumulati patrimoni 
Tradeoscar tu sei un parassita sociale, in quanto trader, perchè da anni paghi un 12% di tasse di capital gain e tutti i giorni scrivi qui indignato contro gli artigiani, commercianti, ristoratori, programmatori e altri lavoratori autonomi che devono pagare dal 60% in su quello che dichiarano. Se riescono ad evadere, se evadono anche metà delle tasse pagano lo stesso un 30% alla fine, cioè tre volte quello che tu paghi facendo il trader e più delle multinazionali, corporations e istituzioni finanziarie che in tutto il mondo pagano sul 20%-25% (e sostengono Befera e Monti perchè spremano chi non da almeno il 50% del proprio reddito)

Dall’alto del fatto che non paghi un quinto di un artigiano pontifichi sugli evasori soddisfatto che hai trovato qualcosa che ti ha consentito di eludere legalmente quasi tutto il reddito a differenza di quei fessi che si ostinano a servire pasti in un ristorante o lavorare in un officina. Sei come Monti, che come alto funzionario della UE ha goduto per dieci anni di stipendi esentasse e poi di consulenze di milioni di euro da Goldman Sachs, la quale paga un 20% di tasse. Per cui ha ammassato 30 milioni di euro di patrimonio (20 milioni lui e la moglie più tre ville in campagna e al lago intestate ai figli), dopodichè essendosi arricchito con l’ELUSIONE accusa chi dovrebbe pagare un 65% con la sua Srl di essere un ladro se cerca di ridursi le tasse ad un livello che è comunque molto maggiore di quello delle multinazionali e grandi banche che hanno messo Monti a spremere gli italiani perchè paghino interessi all’infinito. (“Un quarto delle multinazionali americane paga un 10% di tasse”..)

Lo scontro oggi non è tra chi paga le tasse e chi evade, ma TRA IL PARTITO DELL’ELUSIONE E QUELLO DELL’EVASIONE.

Dove il primo è composto da politici, statali, funzionari UE…corporatione, istituzioni finanziarie, multinazionali, traders anche…che riescono a ricevere legalmente molto di quello che pagano e le piccole imprese e lavoro autonomo che legalmente dovrebbero pagare oltre il 60% a causa di leggi fatte o influenzate dai primi e cercano di evadere per arrivare a pagare come questi figli di buona donna della politica, finanza globale e multinazionali


In Italia non solo si pagano troppe tasse in aggregato (questa settimana c’erano articoli che riportavano che siamo 9 punti % sopra la media OCSE, 43% del pil contro 34% degli altri), ma non si evade ed elude come all’estero e quando uso il confronto con l’America, a differenza di voi che parlate per sentito dire e per letto su Repubblica, so quello che sto dicendo, sia per esperienza che per studio.

Befera dichiara oggi che: “un milione di famiglie dichiarano reddito zero…” per cui deve stanarle. Non dice però se siano ricchi che spendono 10.000 euro al mese o famiglie che spendono 1.300 euro al mese.

Non sto parlando di gente che ha grandi patrimoni, ma come gli Agnelli da noi non mostra un reddito annuo tassabile rilevante perchè incassa capital gain e dividendi tassati alla fonte o a livello corporate o come DeBenedetti prende la residenza in Svizzera, sto parlando di gente che ha un reddito personale dichiarato superiore ai 200 milioni di dollari e invece di pagare le aliquote che tutti pagano ne paga la metà (e in alcuni casi quasi niente).

In aggregato le 400 famiglie più ricche d’America sai quanto hanno pagato di tasse federali sul reddito (dati 2009)? Il 19.9%, Questa è il gruppo di dichiarazioni dei redditi americane superiori ai 200 milioni in su l’anno e in media questo gruppo guadagna sui 400 milioni l’anno. Quanto paga in media ? 80 milioni e se ne tiene stretti 320 milioni, ogni anno. Sarebbe bello per un lavoratore autonomo italiano o una SrL pagare legalmente un 20% invece del 60% che si paga da noi no ? (come mostrato più volte da Lanci se poi tieni conto di tutte le imposte una SrL arriva a pagare il 70%. Ovviamente in USA oltre alle tasse sul reddito federali ci sono tasse statali da aggiungere per cui il totale sale, ma arriva al 25% circa).

Ma Obama o il suo ministro delle Finanze Geithner o il loro Attilio Befera cioè il capo dell’Internal Revenue, IRS, Douglas_Shulman hanno denunciato la cosa, scatenato la caccia agli elusori e apprestato nuovi redditometri e indicatori per stanarli ? No. La legislazione fiscale è così complicata che se puoi pagare i grandi studi di commercialisti e avvocati ti dimezzi le tasse legalmente, LE ELUDI. Queste notizie sui ricchi che pagano metà delle tasse che devono le leggi ogni settimana ad esempio su Reuters nella colonna di David Cay Johnston, ma nessuno nel governo o parlamento americano fa niente, perchè le loro campagne elettorali sono finanziate da queste famiglie. Questo nonostante il deficit pubblico annuo sia dal 2009 in USA oltre il 10% del PIL (mentre il nostro è solo 2% del PIL), un deficit di 1200 miliardi di dollari l’anno, per cui lo stato americano avrebbe bisogno che i miliardari paghino le tasse come gli altri

Befera e Monti inventano nuovi strumenti di repressione fiscale verso gente che ha la colpa di lavorare in proprio, ma che spende sempre meno e ora chiude con frequenza l’attività, mentre in America verso i miliardari con redditi DICHIARATI di centinaia di milioni, che vivono con eserciti di servitori in modo sempre più opulento al punto che hanno ristoranti e ora anche linee aeree dedicate ai loro cani e gatti, leggi che pagano in media la stessa percentuale degli operai e segretarie. Nessuno nel governo progressista di Obama parla della loro elusione fiscale e nessuno in Italia fa dei confronti con “noi italiani che non paghiamo le tasse, mentre in America invece…”

Sai quanto pagano Amazon, Blackrock, Goldman, Starbucks, Google e tante altre multinazionali che operano qui n Italia o Inghilterra e in Europa in genere, dove raccolgono qui milioni di fatturato ? Più o meno niente. In Inghilterra ad esempio c’è una discussione anche in parlamento sul fatto che molte multinazionali non pagano niente, usando complicati schemi di triangolazione tra Lussemburgo, Irlanda, Bahamas… E in America dove sono basate non pagano molto di più, in molti casi società come General Electric pagano dei 4% di tasse in un anno, l’intera industria dei fondi hedge e non di Wall Street paga il 15%. E infatti le multinazionali e grandi corporations vanno benissimo nonostante la crisi, sono piene di soldi e senza debiti.

Gli artigiani, lavoratori autonomi, professionisti, ristoratori, negozianti e piccole imprese italiane invece pagano sul 60% di tasse del loro reddito qui nel nord-italia e infatti vanno sempre peggio e vanno falliti a migliaia

Se vuoi ti posso citare dozzine di esempi, presti dagli esperti di fisco più rispettati in America, quello del New York Times, David Cay Johnson ad esempio in “Perfectly Legal: The Covert Campaign to Rig Our Tax System to Benefit the Super Rich and Cheat Everybody Else”


le multinazionali, le grandi banche e fondi, le corporations da Luxottica a Google a Goldman Sachs a Amazon a Barclay’s a Blackrock pagano in media IN AGGREGATO intorno al 20% di tasse ANCHE SE IN TEORIA NE DOVREBBERO PAGARE TRA IL 34% e il 50% circa se guardi alle aliquote (a seconda dei paesi, Italia, USA, Inghilterra). E ci sono molti casi eclatanti di corporations che pagano meno del 10% vedi la polemica questo mese in Inghilterra sulle corporations estere che operano da loro con miliardi di fatturato che NON PAGANO NIENTE come Starbucks o Amazon..

Ma per la grancassa dei media “il record dell’evasione tra i paesi civili” non sono i politici della UE, BCE e FMI esentasse per legge, non sono i mega fondi di NY e Londra che pagano il 15% (per la leggina del “Carried Interest”) che finanziano Obama e chiedono a Monti di far pagare i BTP scatenando la Guardia di Finanza, sono le piccole imprese e i lavoratori autonomi italiani, a cui bisogna arrivare a spremere tutto il 60% o 70% del loro reddito che dice la legge

 
 
Di Gianluigi Paragone – 22 novembre 2012
 
Partiamo dalle cifre. Il numero “boa” è un range compreso tra i 120 e i 150 miliardi: tanto secondo l’Istat, è l’imponibile sottratto all’erario. Ora, domando al presidente Monti e al numero uno di Agenzia delle Entrate Befera, è mai possibile pensare sul serio che a questa cifra ci si arrivi per gli scontrini non emessi, per le fatture in nero non rilasciate dall’idraulico o per le ore in nero pagate all’insegnante di ripetizione? La risposta di chi ha un quoziente intellettivo medio è no. No, no e ancora no. A queste cifre ci si arriva perché c’è un numero “ristretto” di soggetti che evade per cifre da capogiro.
 
Mesi fa il generale della Guardia di Finanza Bruno Buratti denunciò che in una indagine fu sequestrata “una fattura falsa che riportava come imponibile un miliardo di euro e Iva per 200 milioni: un danno per lo Stato di oltre 500 milioni di euro”. Lo stesso comandante, per meglio spiegare il danno, aggiunse che era “come se, per due mesi, nessun bar d’Italia rilasciasse lo scontrino fiscale per i 70 milioni di cappuccini o caffè bevuti ogni giorno dagli italiani”. Allora, porca vacca, lo sanno benissimo chi sono i grandi evasori! Eppure siamo qui a menarla con titoloni da qualunquismo fiscale contro le famiglie che evadono. Allora sia chiaro che su dieci contenziosi col fisco, questo ne perde sei; per non dire dei casi in cui le cartelle pazze di Equitalia hanno portato allo scoperto casi imbarazzanti per la stessa società di riscossione dei crediti. Insomma, è chiaro il bersaglio facile del qualunquismo fiscale.
 
Così, nella foga della scrittura, non avanza inchiostro per i grandi evasori. Tra questi le banche, le quali nascondono al fisco non pochi soldini. “Banchieri & Compari” è un libro imperdibile scritto da Gianni Dragoni, inviato del Sole 24 Ore, in cui sono messe nero su bianco cose di cui anche noi abbiamo scritto più volte. Dragoni ricorda che “il fisco ha mosso contestazioni alle banche per una somma tra i quattro e i cinque miliardi di euro di imposte non pagate e sanzioni. Alla fine attraverso le transazioni lo Stato potrebbe incassare poco più di un miliardo. E gli altri tre o quattro miliardi?”. Abbuonati come si fa con i bambini piccoli: bravo, hai detto la verità quindi mamma e papà stavolta chiusono un occhio. Un cavolo: le banche vengono prima pizzicate e solo poi decidono di arrivare a più miti consigli mettendosi d’accordo. Va da sé che anche gli imprenditori farebbero lo stesso se soltanto avessero quei soldi che le banche hanno nelle cassaforti. Invece nisba, quindi seguono pignoramenti, ganasce ai messi, multe salatissime. I cumenda mica hanno santi in paradiso. Loro vengono bastonati dallo Stato (talvolta debitore nei loro confronti) con le tasse e poi costretti a inginocchiarsi davanti agli agenti del fisco. Domando: è giusto? Certo che no, eppure questa è la via presa dai governi politici di centrodestra e centrosinistra così come dal governo tecnico. Il quale governo si fa lustro di annoverare come ministri ex manager d’alto livello delle banche. Passera, la Fornero, Ciaccia, Gnudi: l’elenco dei moralizzatori è lungo. Eppure costoro farebbero bene a non salire in cattedra, non fosse altro perché le banche, i loro peccatucci, li hanno commessi.
 
Facciamo l’elenco. A Unicredit sono stati sequestrati 246 milioni di euro per operazioni condotte attraverso Barclays, importante merchant bank. Con queste operazioni – su cui indaga la procura di Milano con l’accusa di capziosa evasione fiscale – Unicredit avrebbe sottratto al fisco 745 milioni di euro di guadagni, ai quali corrispondono 246 milioni di tasse non pagate. Per questa operazione Alessandro Profumo è stato rinviato a giudizio. Nel sostanziale silenzio di giornali e televisioni. E pure del governo che, nonostante questi fatti, dà soldi alle nostre banche, a scapito delle nostre aziende. Imbarazzanti per esempio sono i soldi finiti a Monte Paschi di Siena attraverso i Tremonti bond (c’è sempre un atto che giustifica certe operazioni…), eppure Mps ha dovuto chiudere una controversia con Agenzia dello Stato da un miliardo e 100 milioni di euro; la “pace” è stata assai vantaggiosa per la banca: 260 milioni, cioè un quarto della cifra contestata! Andiamo avanti? Ma certo. La Popolare di Milano ha accettato di pagare 180 milioni per di scrollarsi di dosso una bega da 313 milioni di imposte non pagate. Intesa San Paolo, la ex banca di Corrado Passera (indagato per reati fiscali), ha pagato 270 milioni di euro a fronte di una contestazione di un miliardo e 150 milioni di euro tra imposte non pagate, sanzioni e interessi.
 

Allora, è fondata o no l’impressione che le banche siano i soli soggetti che si avvantaggiano di questa trattativa con Agenzia delle Entrate e di contro che lo Stato è l’unico che ci perde? Io credo di sì, dunque i pistolotti sulle famiglie che vivono al di sopra dei loro redditi o sui redditest sono ri-di-co-li. Tanto più perché Befera non fa la morale ai vip che evadono e poi si sistemano in qualche modo. Oltre a questo, citiamo due ultime perle. La prima è la norma “salva-banchieri” che il governo tentò di infilare in uno dei suoi pacchetti e che, scoperta, fu ritirata perché somigliava tantissimo a una depenalizzazione “ad castam”.La seconda è di queste ore: pare che il governo voglia sottrarre dalla cosiddetta Tobin Tax la tassazione degli strumenti derivati, di cui i bilanci delle nostre banche sono strapieni. Poi dicono di non essere il governo amico delle banche e della finanza…

Il ministro Cancellieri: «Arresto differito anche per gli scontri di piazza»

VIMINALE

L’intervento del Viminale in Senato: «L’abbiamo già applicato 

negli stadi: c’è stato un crollo della violenza »

Prima gli scontri nel giorno dello sciopero generale, poi l’aggressione ai danni dei tifosi del Tottenham. Il ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri interviene sul problema della sicurezza, rispondendo al Senato alle interrogazioni dei senatori, in merito alle misure da prendere in occasione delle manifestazioni di piazza.

UNA SITUAZIONE PREOCCUPANTE- Quella attuale è una «situazione di grande preoccupazione- ha iniziato il ministro- Da mesi ci prepariamo a momenti difficili sapendo che la crisi sicuramente avrebbe portato ai giorni che stiamo affrontando» dice la Cancellieri riguardo le emergenze di ordine pubblico. «Non possiamo consentire alla piazza di fare scelte che deve fare la politica». E secondo il ministro, nei cortei del 14 novembre, «fra gli studenti pacifici si sono infiltrati movimenti antagonisti che da sempre cercano di portare il Paese nelle condizioni di instabilità».

SOLUZIONI – E propone soluzioni: «Per quanto riguarda le manifestazioni in cui ci sono partecipanti che intervengono con caschi o passamontagna chi ha fatto ordine pubblico sa bene che in certi momenti l’ordine pubblico non può far altro che farli partecipare perchè i danni sarebbero peggiori. Una soluzione a questo problema, anche se parziale c’è, e io intendo portarla avanti che è quella dell’arresto differito» Secondo il ministro è «uno strumento molto efficace- aggiunge il titolare del Viminale- che negli stadi ha già dato delle risposte positive. Abbiamo visto un crollo negli stadi e pensiamo di applicarlo».

«IL DASPO? STIAMO VALUTANDO» – Sul Daspo «che è un altro strumento importante stiamo facendo delle valutazioni perchè ci sono degli aspetti costituzionali che dobbiamo chiarire. Su questo quindi vedremo la misura dello strumento e come poterlo adottare». In ogni caso, conclude il ministro, gli strumenti «intendiamo adottarli e farlo al più presto».

Redazione Online
http://www.corriere.it/politica/12_novembre_22/cancellieri-sicurezza-violenza-relazione_e8a3ab5a-34b9-11e2-a1ce-d046fd6b383d.shtml

Insomma se i poliziotti non sono liberi di menare come pare e piace a loro, non sono in grado di fare il loro lavoro. Intanto per sabato lo sciopero causa “accordo” con il gov è stato revocato.

I poliziotti contro il Viminale
“Sabato in ferie, niente cortei”

I sindacati dopo le polemiche: il ministero non ci tutela, obiezione di coscienza per le manifestazioni di Cobas, studenti e Casapound nella capitale

di MARIA ELENA VINCENZI
ROMA – Non si sono sentiti tutelati né dal loro capo, né dal ministro dell’Interno. Che non solo non li hanno difesi, ma addirittura hanno accolto con favore l’ipotesi di renderli riconoscibili. E per questo i poliziotti del reparto mobile hanno deciso di mettersi in ferie, in blocco, per non partecipare alla manifestazione di sabato a Roma. Per non ripetere quello che è successo il 14 novembre quando, a seguito degli scontri, alcuni di loro sono stati messi sotto accusa per presunti eccessi di violenza immortalati da alcuni filmati girati durante il corteo. Uno è già stato indagato per lesioni aggravate dalla procura di Roma, altri potrebbero esserlo presto (sono al vaglio dei loro colleghi della Digos le immagini di alcuni scontri con i manifestanti). Il tutto, questo il pensiero dei celerini, senza che i loro vertici dicessero nulla per difenderli. Anzi, addirittura sia Antonio Manganelli sia Anna Maria Cancellieri hanno detto sì all’eventualità di rendere gli agenti riconoscibili grazie a un numero sui caschi. Ed ecco, dunque, questa forma di protesta, di “obiezione di coscienza”: mettersi in ferie per evitare un altro giorno nero di scontri di piazza. E lanciare un chiaro segnale di malcontento al dipartimento di pubblica sicurezza. 

“Il personale dei Reparti mobili – questo l’annuncio del Coisp – sta chiedendo un giorno di ferie per non partecipare ai servizi di ordine pubblico durante le manifestazioni di piazza in programma sabato nella capitale. I nostri colleghi lo hanno deciso per protestare contro l’assurdo linciaggio che avviene al termine di ogni manifestazione”. Parole che raccolgono anche l’appoggio del Siulp, che ricorda gli oltre 1.500 poliziotti feriti negli ultimi due anni e parla di “un segnale corretto ma forte anche a chi nella propria amministrazione li ha completamente scaricati. Facciano queste manifestazioni senza la polizia e, al suo posto, a controllare le piazze, siano inviate le sopraffine penne di alcune testate giornalistiche, così come i commentatori di alcune emittenti che in questi giorni, senza dire almeno una parola contro la violenza inusitata e organizzata dei professionisti del disordine, hanno dipinto i poliziotti come le SS dell’armata del Terzo Reich”.

Insomma, il clima è teso anche al Viminale, non solo in piazza. Il che rischia di essere un problema in vista delle manifestazioni di Cobas, studenti e Casapound previsti per il fine settimana. E non sarà un caso che ieri il capo della polizia abbia annunciato la costituzione di un tavolo che esaminerà i filmati sulle manifestazioni di ordine pubblico. Un modo per “individuare e proporre alle apposite Commissioni per le ricompense gli uomini che durante i servizi di ordine pubblico si sono particolarmente distinti per coraggio, correttezza e capacità di mediazione”. Un premio a “quei poliziotti – ha spiegato Manganelli – che hanno saputo sviluppare le sensibilità che consentono ogni giorno in Italia di manifestare per la difesa dei propri diritti e delle proprie idee”. Iniziativa che piace al Sap: “Il 99,99 per cento degli agenti che lavorano nei cortei – sottolinea il sindacato – si comporta con grande professionalità, correttezza e capacità”. Proprio ieri sera il prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro, e il questore Fulvio della Rocca, hanno fatto il punto sui cortei di sabato. Le misure di sicurezza saranno alte.

(22 novembre 2012)

http://www.repubblica.it/cronaca/2012/11/22/news/poliziotti_ferie-47158018/?ref=HREC1-7

 

Stato di polizia ad alta produttività

 

Marco Cedolin

“Non possiamo consentire alla piazza di fare delle scelte che deve fare la politica “ esclama il ministro Cancellieri durante il proprio intervento al senato, aggiungendo che sono mesi che ci stiamo preparando a momenti difficili” e “tutti dobbiamo renderci conto che siamo chiamati a fare sacrifici”. Il momento è molto delicato e occorre “fare quadrato attorno alle istituzioni”.
Insomma, senza fare troppi giri di parole, il dipartimento del regime deputato alla repressione fisica di ogni forma di dissenso, avoca alla politica (nella fattispecie rappresentata dal governo dei banchieri che mai nessuno votò) il diritto di fare qualsivoglia scelta ritenga congrua, senza che “le piazze” abbiano a lagnarsi. Preconizza l’approssimarsi di momenti difficili sotto il profilo dell’ordine pubblico, causati dalle intemperanze dei molti che non accetteranno di buon grado di venir messi in mutande ed incolonnarsi ordinatamente sotto i ponti e chiama gli taliani “buoni” a sacrificarsi in silenzio, facendo quadrato intorno alle istituzioni bancarie….

 In tutta evidenza il ministro Cancellieri ritiene (anche se non lo dice esplicitamente) che in breve tempo l’Italia somiglierà in tutto e per tutto alla bolgia di uno stadio di calcio, messa a “ferro e fuoco” da manipoli di cittadini ultras, trasformatisi in teppisti dopo che Equitalia ha portato loro via ogni avere. Proprio nel solco di questo pensiero la Cancellieri ha infatti confermato la volontà di estendere in brevissimo tempo alla società italiana due norme importate direttamente dal “mondo del calcio”, come il Daspo e l’arresto differito, allo scopo di meglio fare fronte alle future battaglie. Per la tessera del tifoso probabilmente ci vorrà ancora tempo, dal momento che non è ancora stato deciso se integrarla nella tessera sanitaria o nella carta d’identità, ma inevitabilmente prima o poi arriverà anche quella.
 
Se da un lato il regime gonfia i muscoli nell’ambito della repressione delle “piazze”, dall’altro la polizia fiscale agli ordini di Attilio Befera è ormai pronta per la conta dei peli nel naso di tutti gli italiani, giù giù fino all’ultimo dei disoccupati e dei pensionati sociali. Nell’inaugurare il nuovo redditometro, la sanguisuga di stato ha infatti stigmatizzato il fatto che almeno un milione di italiani siano a reddito zero, ma continuino comunque a spendere, a mangiare, a bere, a riscaldarsi ed a usare l’elettricità, ravvisando in questo loro agire il germe della disonestà. Se fossero italiani onesti si lascerebbero onestamente morire, senza disturbare la Cancellieri e senza ostinarsi a sopravvivere comunque. Ed invece continuano a spendere a dispetto della matematica beferiana che li vorrebbe già almeno un metro sottoterra.
 
Affrettatevi a morire, fatelo in silenzio, ma restando ben stretti intorno alle istituzioni, dopo avere trovato qualche parente che paghi le spese del funerale e relative tasse naturalmente, dal momento che le banche sono qui per governare e non certo per fare beneficenza.
http://ilcorrosivo.blogspot.it/2012/11/stato-di-polizia-ad-alta-produttivita.html

SCIOPERO DEL RESPIRO

 Di cose belle da ricordare il governo Monti ne ha lasciate: l’ordine sui conti, il pareggio di bilancio, l’ordine sui conti, la bella immagine dell’Italia, l’ordine sui conti, lo spread che cala, l’ordine sui conti, la rassicurazione dei mercati, l’ordine sui conti.

 L’immagine conclusiva, dopo un anno di governo, è quella dei malati di Sla che sono dovuti andare sotto il palazzo perché cancellati nella loro stessa vita difficile.
Arrivati da tutta l’Italia hanno detto di lasciarsi morire con lo “sciopero del respiro”, solo le 5 o 6 ore dei respiratori portatili e poi basta, disposti ad abbandonare un mondo che nega la solidarietà a chi della vita è rimasto ben poco.
 Ieri i malati di Sla hanno vinto; un morto durante lo sciopero del respiro avrebbe incrinato l’immagine dell’Italia agli occhi del mondo; nelle pieghe della legge di stabilità sono stati trovati i soldi ma dovranno ancora vigilare con il loro “respiro”.
da

http://www.lacrisi2009.com/2012/11/pronti-lasciarci-morire.html

Crisi Euro: l’elefante francese entra nella stanza…

C’erano una volta i Piigs (Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna), e per il mondo della finanza rappresentavano l’ombelico della crisi economica occidentale.
A certificarlo erano, e sono, le tre sorelle del Rating mondiale, di cui abbiamo parlato tante volte. Ad accompagnare e sostenere l’allerta mediatica su questi Paesi ha provveduto fin dall’inizio l’Economist.

Del poco esclusivo club di Nazioni finanziariamente malandate e sfaccendate, l’Italia è ad oggi l’elefante nella stanza; la sua economia è la più grande ed interconnessa al mercato globale, e la sua “salute” è stata per questo affidata alle cure di un tutore governativo di estrazione finanziaria. 
Quanto queste cure siano efficaci lo stiamo vedendo con i nostri occhi quotidianamente. E di quanto questa “tutela” assomigli ad una “curatela fallimentare” ne abbiamo parlato qui.

Lo scenario però muta continuamente, e sembra che nella stanza di cui sopra stiano spingendo un altro elefante; e, per giunta, anche un “pochino” più grande dell’Italia
L’elefante in questione risponde al nome di Francia, e rappresenta “appena” la seconda economia europea.


Ma oltre al peso economico, di entità comunque non molto dissimile da quello italiano, la Francia ha da far valere un peso politico di categoria premium (quello che non viene accordato a noi italiani).
Questo pone una serie di interrogativi sull’evoluzione della crisi europea in senso politico e geopolitico; sui rapporti tra la Francia e la Germania, tra i francesi e gli inglesi, tra i galletti ed i cowboys

Ad ogni modo, dal punto di vista economico a Parigi i conti non tornano. 
Il debito pubblico francese è al 90% del Pil, con un trend di crescita costante: basti pensare che nel 1981 era al 22%

Se ai Piigs viene ripetuto come un mantra “tagliate-contenete-equilibrate la spesa pubblica“, applicando la logica della Troika (Fmi-Bce-Ue) con i francesi bisognerebbe passare alla logopedia finanziaria
Infatti la spesa pubblica francese è quasi al 57% del Pil, roba che neanche nelle socialdemocrazie scandinave si vede. L’Italia spendacciona, dilapidatrice e iper-assistenzialista si ferma al 49%

Sul fronte del privato le cose vanno altrettanto male. Eccovi qualche dato dall’analisi di Mauro Bottarelli:

“Un barometro dell’economia reale francese è la vendita di nuove automobili registrata attraverso l’immatricolazione: bene, a settembre si è registrato un crollo del 18,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, trend in accelerazione e che vede il dato year-to-date, ovvero da inizio anno ad oggi, in calo del 13,9%. Insomma, numeri peggiori del settembre 2008, quello maledetto del crollo Lehman e i peggiori in assoluto dall’inizio della crisi. 

Fiat va male? Certo ma PSA Peugeot Citroen, leader del mercato francese, come va? Un calo solo del 5% a settembre grazie all’introduzione del nuovo modello compatto Peugeot 208; ma il dato year-to-date ci dice che le vendite sono giù del 18,4%, mentre Renault fa peggio: -33,4% il dato di settembre, mentre quello da inizio anno ci dice -19,8%

E i competitor europei, come si comportano sul mercato francese? Volkswagen -17,4%, quasi stesso dato per Bmw e Mercedes mentre General Motors (Opel, Chevrolet) ha registrato un -20,8%, Ford -31,5% e Fiat -38,4%. Accipicchia, vuoi dire che c’è la crisi anche in Francia!? 

E i veicoli industriali, barometri dell’economia reale? I light utility, i furgoni per capirci, -12,5% mentre quelli sopra le 5 tonnellate -20,1%. Insomma, senza aiuti di Stato si affoga: peccato che gli aiuti non si sa da dove possano arrivare, stante la necessità del governo di ridurre i deficit o, quantomeno, evitare che si espandano a dismisura. Nel 2005, PSA e Renault assemblavano insieme qualcosa come 3,2 milioni di veicoli in Francia, lo scorso anno meno di 2 milioni e quest’anno andrà ancora peggio. 

Ma andiamo oltre. 
L’indice manufatturiero MPM è crollato a 42,7 a settembre, peggior dato dall’aprile 2009: peggio ha fatto solo la Grecia, anche la Spagna è andata meglio di Parigi. Male anche l’export; ma peggiore è il dato del mercato interno. I nuovi ordinativi sono al minimo dal marzo 2009 e questo pesa anche su un’altra voce: la disoccupazione. Il tasso è ormai al 10,6%, mentre quella giovanile è al 25,2% e in rapida ascesa, con più di 3 milioni di posti di lavoro bruciati dal 1999 ad oggi. 
Arcelor Mittal, il più grande produttore di acciaio del mondo, chiuderà due fornaci nel Paese, nonostante proclami e minacce di Hollande. E la piccola e media impresa non sta meglio, visto che il dato della fiducia nel mese di settembre è crollato a 84, il peggior dato dal 1992: solo ad aprile era a 129. 
E questo tenendo conto che il settore privato conta solo per il 44% del’economia francese, mentre il 56 per cento è rappresentato da spesa pubblica”.

Che dite, l’elefante francese merita il club dei porcellini…?

Il modello europeo basato sulla moneta unica sta implodendo inesorabilmente, ma guai ad essere euro-scettici. Almeno fino ad oggi: domani lo scenario potrebbe cambiare. 
La Francia non è l’Italia; se a Parigi decidono che il Monopoli europeo non va più bene, si cambiano le regole. E se a Berlino rispondono “Nein“, i galletti si alzano dal tavolo e fine del gioco.

Abbaglio? Illusione? O forse…speranza?
Qualcosa si muove: vedremo.

Stay tuned
http://lemieconsiderazioniinutili.blogspot.it/2012/11/crisi-euro-lelefante-francese-entra.html?utm_source=feedburner&utm_medium=feed&utm_campaign=Feed:+LeMieConsiderazioniInutili+%28Le+mie+considerazioni+inutili%29

Redditest e daspo per tutti

  

Viaggio nei paradossi del Redditest:
Valgono più le vacanze o i gioielli?

Dalla casa agli studi, come il nuovo strumento valuta i bilanci familiari

(Imagoeconomica)

(Imagoeconomica)

Che volto avrà questo «alieno» chiamato a giudicare le dichiarazioni degli italiani? Il redditometro assumerà le sembianze di un implacabile Savonarola telematico o quelle di un saggio Solone multimediale? «Tra i tanti limiti e difetti del Redditest, vi è se non altro un pregio di carattere sociale – afferma Enrico Zanetti, direttore di Eutekne.Info – ora che tutti i contribuenti saranno chiamati a confrontarsi con uno strumento che, pur partendo da dati reali, opera poi forfetizzazioni e standardizzazioni, con la pretesa di quantificare ciò che andrebbe dichiarato al Fisco, finalmente anche i lavoratori dipendenti, i pensionati e i relativi tribuni capiranno perché si può essere lavoratori autonomi onesti e ugualmente guardare con enorme diffidenza e preoccupazione agli studi di settore e ai loro risultati».

 A preoccupare però sono anche le valutazioni qualitative, le schizofrenie e le incongruenze che emergono dalle simulazioni effettuate. «Non si tratta di criticare il lavoro effettuato dai tecnici delle Entrate – continua Zanetti – perché è lo strumento in sé che non può funzionare: è palese l’estrema difficoltà di tramutare in reddito presunto il possesso di beni e le spese a vario titolo sostenute nel corso dell’anno». Insomma l’auspicio è che questo sia uno strumento per «aiutare i timidi» a dichiarare di più e non un sistema per indagare nelle abitudini di spesa degli italiani.

Isidoro Trovato 22 novembre 2012
http://www.corriere.it/economia/12_novembre_22/redditest-valgono-piu-vacanze-o-gioielli_0929b146-346d-11e2-a1ce-d046fd6b383d.shtml

Redditest, ecco chi rischia: sei tra questi?
Sotto i 30mila euro di reddito annuo si può finire nel mirino dell’Agenzia delle Entrate come “incoerenti”. E la maggior parte dei “presunti evasori” non ha nemmeno i soldi per pagare il mutuo
21/11/2012
Redditest, ecco chi rischia: sei tra gli “evasori”?

di Antonio Castro

Se guadagnate meno di 30mila euro (metà dei pensionati italiani ha un assegno sotto i mille euro, i dipendenti arrivano mediamente a 1.400 al mese), rischiate  di andare a sbattere contro il Redditest. Il “giochetto” dell’Agenzia delle Entrate che dovrebbe servire per capire se spendete più di quanto incassate con il lavoro o la pensione. Insomma, prima dell’accertamento fiscale vero e proprio, l’amara sorpresa potrebbe arrivare on line, compilando la sfilza infinita di indicatori per rendersi conto se siamo “coerenti” o “incoerenti” (e quindi evasori).  Il paradosso è che il “giochetto” approntato dai signori delle Entrate (“che non lascia traccia quel Web”, si affrettano a precisare), stando alle simulazioni realizzate da “Il Sole 24 Ore” di ieri, risulta incoerente per quasi tutti i redditi sotto i 30mila euro lordi l’anno, vale a dire per la stragrande maggioranza dei pensionati e buona parte dei dipendenti italiani. Peccato che all’Agenzia non si sia tenuto nella dovuta considerazione una variabile incontrollabile. La crisi economica. E neppure dell’aumento delle tariffe, del costo della vita, delle spese correnti. Insomma, non si tiene conto che gli italiani, quelli onesti, fanno fatica ad arrivare a fine mese. E che già alla terza settimana, per quelli a busta paga, è roba da funamboli  riuscire ad incrociare il pranzo con la cena. La crisi economica, il calo del potere d’acquisto, l’incapacità di risparmiare certificata dai “pericolosi sovversivi” della Banca d’Italia. Una serie di fattori che il Redditest non contempla nella sfilza di ipotesi. Quando c’era la Lira avere un reddito da due milioni era cosa da star sereni, oggi fa pietà chi realmente guadagna meno di mille euro. Eppure ce ne sono tanti, tantissimi. L’analisi dei dati statistici ufficiali, realizzata in esclusiva per “Libero” dagli esperti del Centro Studi Sintesi (su dati Istat), è devastante. Cresce la povertà. Crescono le famiglie oneste che non riescono a pagare le bollette, a far fare fronte ad una spesa improvvisa, accendere il riscaldamento o acquistare una fettina. 

Leggi l’articolo integrale di Antonio Castro
su Libero in edicola oggi, giovedì 22 novembre
http://www.liberoquotidiano.it/news/economia/1127589/Redditest–ecco-chi-rischia–sei-tra-questi-.html

Severino, ministro della Tav e dei lacrimogeni

Venerdì 16 Novembre 2012 18:28
altIl ministro Severino risulta essere quello con la più ricca dichiarazione dei redditi. Avvocato importante, difende le società della Tav, ma non vede i lacrimogeni partire da sopra la sua testa.
Il mondo è davvero piccolo. Alla fine, gira e rigira, ci si incontra tutti. Può quindi accadere che un avvocato di grido come Paola Severino diventi ministro della giustizia per la proprie capacità nel patrocinare “con acutezza” le cause a lei affidate. Ma che rimanga con gli occhi foderati di prosciutto davanti al video che mostra lacrimogeni partire da poco sopra la sua testa. Nel gergo di Regina Coeli, si potrebbe dire che “si appella a Santa Nega” (il primo consiglio a i nuovi arrestati è: “nega sempre tutto, anche l’evidenza”. Vale anche per i prossimi arrestati alle manifestazioni anti-Troika, naturalmente, ma da un ministro, via…).
Gira che ti rigira, però, qualcuno scopre che il ministro – ancora titolare di uno studio legale, cui tornerà a fine carriera governativa – risulta avvocato di parte Tav. Un po’ come Corrado Passera, passato da BancaIntesa (che sostiene finanziariamente il progetto) al ministero dello sviluppo. E per fortuna che con questi qua dovevamo aver lasciato alle spalle i “conflitti di interesse”.

Leggere per credere:

Ltf, l’arroganza e l’impunità di Stato da notav.info
#sapevatelo: lo studio legale di LTF è lo studio Severino di Roma, proprio quello del Ministro della Giustizia Paola Severino.

Quello a cui stiamo assistendo, con lo sfoggio di mille poliziotti, muri, reti e viabilità da ordine pubblico per tre trivelle, sembra un pò la rivincita della lobby si tav nei confronti della Valle. Certo nulla è scontato in questa vicenda, ma abbiamo imparato nel tempo che le azioni che LTF&C mettono in piedi hanno sempre e sopratutto valore simbolico.

Tre trivelle con un esercito di polizia, statali e autostrada blindate e chiuse a piacimento, sono lo sfoggio della forza e dell’impunità di cui gode questo enorme “sistema tav” (Virano poi scodinzola e abbaia ma i suoi meriti sono uguali allo zero).

Poi c’è la nuova strategia in piedi: quella del risarcimento dei danni, che apprendiamo essere di almeno un milione di euro nei nostri confronti, per tutti i procedimenti penali e civili nei quali LTF inzia a presentarsi coem parte lesa.

Insomma potrebbe sembrare il momento delle soddisfazioni in casa Tav ma attenti…che dopo le discese iniziano di nuovo le salite…

Certo è semplice giocare al più forte quando hai dalla tua un esercito e uno studio legale al governo: lo studio legale di LTF è lo studio Severino di Roma, proprio quello del Ministro della Giustizia Paola Severino.

Poi c’è il vertice del 3 dicembre, dove l’Italia ha bisogno di dimostrare che qui le cose filano lisce, e quindi ecco la grande strategia in piedi.

Quindi torniamo tutti a casa, bravi, tranquilli e spaventati? Ci spiace per voi, ma no, non ci avete impressionato. Dovete sapere che per il movimento notav questa è una battaglia di lunga durata, molti di noi hanno già messo in conto di spederci molti anni, sacrifici e anche denunce e arresti. Notav sono morti ed altri sono nati, i bambini che facevano i cortei nei passeggini spinti dai genitori, oggi vengono ai cortei con gli amici.

Siamo consapevoli del percorso che abbiamo di fronte e anche se ieri non abbiamo fermato la trivella, come scrivo i giornali e dichiarano i telegiornali, state certi che rappresentiamo un problema e nostro compito è diventare sempre più problematici.

Siamo gente di montagna, non dimenticatelo mai, abituati a fare i sentieri e in montagna, è il passo che conta, e noi il passo giusto lo conosciamo, voi invece occhio al fiatone!

tratto da Contropiano
 
 

IL NESQUIK RITIRATO DAL MERCATO AMERICANO!!

 21 nov

 CHI DI NOI NON L’HA MANGIATO ALMENO UNA VOLTA?

Quella magia che trasformava il semplice latte nella bevanda al cioccolato superdolce era ed è il sogno di molti bimbi. Ma la favola pare finita e il finale pare amaro; il prodotto è addirittura destinato al ritiro dal mercato americano. La multinazionale dell’alimentazione Nestlè, direttamente dalla filiale americana, ha dichiarato non sicuro uno dei suoi prodotti, le tre confezioni di cacao solubile Nesquik,da 255 grammi, 618 grammi e un chilo e 100 grammi in commercio da circa un mese, a causa di rischio salmonella. Secondo quanto riferiscono le fonti di stampa nonostante non si sia verificato nessun caso di infezione da salmonella, associato al Nesquik, la Nestlè ha deciso di ritirare il prodotto cacao solubile Nesquik, commercializzato nelle tre differenti confezioni, a seguito della decisione della Omaya Inc, azienda che fornisce l’ ingrediente di cacao solubile Nesquik, il carbonato di calcio, utilizzato per la preparazione del Nesquik , che sarebbe a rischio contaminazione da salmonella. Specifichiamo che per il mercato italiano la stessa Nestlè ci conferma non esistano rischi in quanto il prodotto per l’Italia è prodotto in Francia e in Spagna.

I codici di produzione (che si trova sul fondo del contenitore, a fianco della data di scadenza) e le confezioni interessati dall’anomalia sono:

40,7 once (72 persone) con UPC 0 28000 68230 9 e codici di produzione 2282574810, 2282574820.21,8 once (38 persone) con UPC 0 28000 68090 9 e codici di produzione 2278574810, 2278574820, 2279574810, 2279574820, 2284574820, 2284574830, 2285574810, 2285574820, 2287574820, 2289574810, 2289574820. 10,9 once (19 persone) con UPC 0 28000 67990 3 e codice di produzione 2278574810.

I consumatori che dovessero trovare queste diciture, sono pregati di non consumare il prodotto e restituirlo alla cassa per un rimborso completo, oppure di contattare il Servizio Constumatori al numero (800) 628-7679. I sintomi più comuni della Salmonella sono diarrea, crampi addominali e febbre, che si manifestano entro 72 ore dopo aver ingerito cibo contaminato.

 

La malattia dura solitamente 4-7 giorni, e la maggior parte delle persone guarisce senza alcun trattamento specifico. Tuttavia, la salmonellosi può essere grave per bambini, donne incinte, anziani e persone immunodepresse. Gli individui che manifestano questi sintomi (e hanno recentemente consumato Nesquik) dovrebbe contattare immediatamente il proprio medico.Gli additivi sono per legge come: “Qualsiasi sostanza normalmente non consumata come alimento in quanto tale e non utilizzata come ingrediente tipico degli alimenti, indipendentemente dal fatto di avere un valore nutritivo, che aggiunta intenzionalmente ai prodotti alimentari per un fine tecnologico nelle fasi di produzione, trasformazione, preparazione, trattamento, imballaggio, trasporto o immagazzinamento degli alimenti, si possa ragionevolmente presumere che diventi, essa stessa o i suoi derivati, un componente di tali alimenti, direttamente o indirettamente” (Direttiva del Consiglio 89/107/CEE).

tratto da – ibtimes.com

Redatto da Pjmanc: http://ilfattaccio.org

Grande Fratello fiscale

 

Ecco il redditometro di Befera: “Una famiglia su cinque evade” Tutte le regole per difendersi

Inaugurato il nuovo strumento per scoprire se sei un evasore fiscale. Per lo sceriffo delle tasse il 20% delle dichiarazioni non supera la prova / FAI IL TEST


Lo sceriffo delle tasse all'attacco:
"Evade una famiglia su cinque"

Attilio Befera


 

Un italiano su cinque può iniziare a tremare. Non è ancora operativo, ma il redditometro già giura di mietere numerose vittime. Secondo l’Agenzia delle Entrate, da una prima simulazione dell’incrocio tra dichiarazione dei redditi e i consumi risulta che “sull’intera platea delle famiglie italiane, oltre 4,3 milioni (circa il 20%) delle dichiarazioni dei redditi risultano non coerenti”. Ovvero: in una famiglia su cinque, secondo gli indicatori di spesa scelti dal Fisco, c’è una forbice tra stile di vita e ricchezza dichiarata definibile sospetta, che potrebbe cioè celare elusione o evasione fiscale. 

Befera: “20% di evasori” – Attilio Befera, lo sceriffo delle tasse, lo ha detto chiaro e tondo nel corso della presentazione del redditometro (che vivisezionerà tutte le nostre abitudini e spese: comprende nove macrocategorie e cento voci di spesa). Secondo Befera, “quasi un milione di famiglie dichiara redditi pressoché nulli, molti vicino allo zero. Una famiglia su cinque – ha ribadito – ossia cerca il 20% dei nuclei italiani, pari a 4,3 milioni, risulta non coerente in base al nuovo accertamento sintetico”, ossia il redditometro.

Imprese e lavoro autonomo – Per l’Agenzia delle Entrate “le categorie di reddito con il tasso di irregolarità maggiore nel reddito sono le imprese e il lavoro autonomo”. Alla presentazione alla stampa del redditest (il software online che consente ai contribuenti di verificare in anticipo quanto sia “verosimile” per il Fisco la propria dichiarazione), Befera ha anche provato a “tranquillizzare” la platea: “La non coerenza non è automaticamente rappresentativa di un’evasione”. Ma rimane il monito: una famiglia su cinque si aspetti accertamenti. Intanto, ecco le sei mosse per difendersi dal redditometro.

Scopri se sei un sospetto evasore
Ecco il redditest online


http://www.liberoquotidiano.it/news/economia/1125983/Il-redditometro-e-gia-all-opera—una-famiglia-su-cinque-nel-mirino.html

 

Rifiuti, le nuove norme aumentano del 290% la tariffa media

Rifiuti, le nuove norme aumentano del 290% la tariffa media
 

Le nuove norme sulla gestione dei rifiuti comportano “un incremento medio dei costi per il servizio urbano dei rifiuti del 290% e per alcune tipologie di attività incrementi medi superiori al 400%, come per la ristorazione, o addirittura al 600%, come per l’ortofrutta e le discoteche”. Le percentuali da brivido sono state comunicate direttamente dalla Confcommercio.

Il nuovo tributo comunale, Res, previsto nel decreto Salva Italia, che sostituisce gli attuali Tarsu, Tia1 e Tia2, comprende, oltre alla quota ambientale per lo smaltimento dei rifiuti, anche una quota servizi per la sicurezza, l’illuminazione e la gestione delle strade (i servizi indivisibili) e dovrà essere corrisposto da chiunque possegga, occupi o detenga a qualsiasi titolo, locali o aree scoperte suscettibili di produrre rifiuti.

“In attesa dell’emanazione dell’apposito regolamento ministeriale, l’entrata in vigore del nuovo regime tariffario Res dal 1 gennaio 2013 – si legge in uno studio della Confcommercio – comporterà, dunque, un aumento spropositato delle tariffe sui rifiuti calcolate sulla base dei coefficienti contenuti nel Dpr 158/1999. Dalle nostre elaborazioni emerge, infatti, un incremento medio dei costi per il servizio urbano dei rifiuti del 290% e per alcune tipologie di attività incrementi medi superiori al 400%, come per la ristorazione, o addirittura al 600%, come per l’ortofrutta e le discoteche”.

E gli aumenti, secondo le simulazioni della Confcommercio, in alcuni casi sono stratosferici. Una discoteca o night club di 200 metri quadri che attualmente versa 558,90 euro di Tarsu, con la nuova normativa dovrebbe sborsare 4.433,91 euro. Analogo l’aumento per un negozio di ortofrutta, pesce o pizza al taglio: il tributo sale da 401,35 a 3.038,40 euro. Consistente incremento anche per un bar o pasticceria di 100 metri quadri: la tassa sale da 401,35 a 1.691,29 euro mentre un ristorante o pizzeria di 200 metri quadri che attualmente paga 802,70 euro , con la nuova normativa dovrebbe pagare una Res di 4.734,98 euro.

http://www.italiaoggi.it/news/dettaglio_news.asp?id=201211221431116628&chkAgenzie=ITALIAOGGI&sez=newsPP&titolo=Rifiuti,%20le%20nuove%20norme%20aumentano%20

Niente tavolini sulle piazze

Di Marilisa Bombi
Niente tavolini sulle piazze
 

 

Stop a sedie, tavolini e ombrelloni indecorosi. Ciò in quanto l’esercizio diffuso e talora incontrollato di attività commerciali, nell’ambito di aree pubbliche di particolare valore storico, artistico e paesaggistico, può determinare la compromissione delle esigenze di tutela del patrimonio culturale con effetti pregiudizievoli anche sullo sviluppo e la promozione del turismo culturale.

Insomma, per il ministro Ornaghi, è giunto il momento di far rispettare il codice Urbani e fornire, quindi, alle soprintendenze, nonché indirettamente ai comuni, le indicazioni tecnico-operative per valorizzare il patrimonio di cui l’Italia è ricca. Le istruzioni sono contenute nella «Direttiva del ministro per i Beni e le attività culturali concernente l’esercizio di attività commerciali e artigianali su aree pubbliche in forma ambulante o su posteggio, nonché di qualsiasi altra attività non compatibile con le esigenze di tutela del patrimonio culturale» del 10 ottobre scorso, e inviata alla Corte dei conti per la prescritta registrazione.

La ricognizione. Innanzitutto, secondo il ministro è necessario effettuare una prima ricognizione dei complessi monumentali e degli immobili del demanio culturale interessati da flussi turistici rilevanti, nelle cui adiacenze si svolgono attività commerciali su area pubblica. E ciò, al fine di valutare se sono state rispettate le prescrizioni poste e se le amministrazioni locali, nell’autorizzare il commercio su area pubblica, si sono attenute a quanto prescritto dall’art. 52 del codice (dlgs 42/2004). Perché compete ai comuni, formalmente, individuare le aree nelle quali vietare, o sottoporre a particolari condizioni, l’esercizio dell’attività, come pure reprimere il commercio non autorizzato.

Piazza con vista. A prescindere, comunque, dal rapporto di collaborazione con gli enti locali, per il ministro, vanno utilizzati gli strumenti ammessi dal codice per inibire usi non consentiti. A tale proposito, al punto 3.2.1. della direttiva, è richiamato il fatto che le piazze, vie, strade e altri spazi aperti, se di proprietà pubblica, sono da considerarsi automaticamente vincolati qualora realizzati da oltre 70 anni con il divieto, quindi, del loro utilizzo per fini non compatibili tra i quali vanno fatti rientrare il commercio ambulante ma anche la concessione di suolo pubblico per installare tavolini e sedie.

E ciò fino alla verifica, «con esito negativo» dell’eventuale interesse culturale. Peraltro, precisa anche il ministro, per le aree non soggette a specifico vincolo ma, «costituenti la cornice ambientale di beni culturali direttamente tutelati, si dovrà impedire che – specie mediante l’installazione di banchetti o strutture che dir si voglia, sia pregiudicata la visuale dei beni direttamente vincolati.

Interessi collettivi. Se dovranno essere i comuni, tuttavia, per primi, a condividere i contenuti della «direttiva decoro», ciò nonostante, precisa il ministro Ornaghi, non va trascurato il fatto che destinataria del provvedimento è anche la «generalità dei consociati», in quanto titolare di un diritto di uso pubblico delle aree stesse, da esercitarsi nel rispetto delle prescrizioni e dei divieti impartiti a difesa del superiore interesse inerente la tutela dei beni».

Insomma, non è un caso se la direttiva richiama anche due pronunciamenti, rispettivamente della Corte costituzionale (247/2010) e del Consiglio di stato (482/2011) con i quali viene posto in rilevo come le vie e le piazze appartengono, di fatto, al patrimonio storico-culturale e, in quanto tale ne devono trarre vantaggio i cittadini tutti.

http://www.italiaoggi.it/news/dettaglio_news.asp?id=201211100938003387&chkAgenzie=ITALIAOGGI&titolo=Niente%20tavolini%20sulle%20piazze

Redditometro, verifiche per gli scostamenti superiori ai 100.000 euro

 
 

Il nuovo redditometro dell’Agenzia delle entrate sarà utilizzato con “molta cautela” e partirà “dagli scostamenti più eclatanti”. Lo ha detto il direttore Attilio Befera nel corso di un programma televisivo
“Useremo un doppio valore”, ha aggiunto, “la percentuale, ma anche il valore assoluto, su importi come quelli da 100mila euro in su di scostamento”. Befera inoltre annuncia una nuova campagna di moral suasion con l’invio di 300.000 lettere ai soggetti con dichiarazioni incongruenti. ” in questo modo un anno fa” ha evidenziato il numero uno dell’Agenzia delle entrate, “abbiamo scovato oltre 150.000 evasori recuperando 200 milioni di euro”.

http://www.italiaoggi.it/news/dettaglio_news.asp?id=201211221138068883&chkAgenzie=ITALIAOGGI&titolo=Redditometro,%20%20verifiche%20per%20gli%20scostamenti%20superiori%20ai%20100.000%20euro

CI FARANNO VIVERE COME A GAZA

dead.jpgGaza è una finestra sulla distopia (1) che ci sta assalendo.  La  disparità crescente, tra le élite del mondo e tutte le grandi miserabili masse di umanità, riesce a sopravvivere avvolta da una spirale di violenza. Molte regioni povere del mondo, che sono sprofondate nel burrone dell’economia, stanno cominciando ad assomigliare a Gaza, dove un milione e seicentomila palestinesi vivono nel più grande campo di concentramento del pianeta.

Queste zone di martirio, piene di gente pietosamente povera, intrappolata dentro squallide baraccopoli o in villaggi fatti di fango,  recintate con fibre elettroniche che controllano con telecamere di sorveglianza e sorvolate da droni, con le guardie di frontiera e le unità militari che le circondano e sparano per uccidere. Queste zone di distopia da incubo  si estendono dall’Africa sub-sahariana , al Pakistan e alla Cina. Sono luoghi in cui si compiono omicidi mirati, dove dei brutali attacchi militari vengono sferrati contro popoli che non hanno più nessuna difesa, che non hanno  un esercito, una marina o una forza aerea. Tutti i loro tentativi di resistenza, per quanto inefficaci, vanno sempre incontro ad un massacro indiscriminato, uno scempio proprio della moderna guerra industriale.

Nel nuovo panorama mondiale, come nei territori occupati da Israele e nei progetti imperialisti degli Stati Uniti in Iraq, Pakistan, Somalia, Yemen e Afghanistan, vengono perpetrati massacri di migliaia di innocenti  vittime inermi, tutte con l’etichetta della guerra.

Ogni resistenza viene chiamata “provocazione , terrorismo o crimine contro l’umanità”. Lo stato di diritto e il rispetto per le più fondamentali libertà civili  dell’uomo e il diritto di auto-determinazione, sono una semplice finzione messa in scena solo per mantenere delle pubbliche relazioni  e placare le coscienze di chi vive nelle zone privilegiate.

I prigionieri vengono torturati e “scompaiono”regolarmente. La scarsità di cibo e di medicinali è una tattica di controllo ben sperimentata. Le bugie impregnano le onde radio. Raggruppamenti religiosi, razziali ed etnici vengono demonizzati. Missili piovono su baracche di mattoni, unità fuoco automatizzate colpiscono abitanti inermi, dalle navi bombardano i campi profughi con proiettili pesanti, e i morti, tra cui i bambini, restano allineati lungo i corridoi di ospedali che non hanno né elettricità né medicine.

Il crollo imminente dell’economia internazionale, l’aggressione del clima, la siccità che ne deriva,  le inondazioni, il rapido declino delle rese agricole e l’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari sta creando un universo in cui il potere è diviso in due : Da una parte una élite ristretta, che detiene nelle sue mani sofisticati strumenti di morte, e dall’altra masse esasperate. Tutte queste crisi stanno preparando una guerra di classe che farà sembrare uno scherzo quello che immaginava Karl Marx.

Si sta costruendo un mondo dove la maggior parte degli uomini soffrirà la fame e vivrà nella paura, mentre solo pochi eletti potranno ingozzarsi di prelibatezze e abitare in condomini chiusi e protetti da qualsiasi sgradito estraneo.

E sempre più gente dovrà essere sacrificata per mantenere in essere questo stato di squilibrio.

E questo succede perché Israele, come pure gli Stati Uniti, fregandosene di qualsiasi norma di diritto internazionale lascia una popolazione soggiogata in miseria. La presenza continuata  delle forze di occupazione israeliane sfida quasi un centinaio di risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che hanno stabilito il loro ritiro. Il blocco israeliano di Gaza, iniziato nel 2007, è una forma brutale di punizione collettiva che viola l’articolo 33 della Quarta Convenzione di Ginevra del 1949, che stabilisce le regole per la “protezione dei civili in tempo di guerra.”

Il blocco ha trasformato Gaza in un pezzo di inferno, in un ghetto gestito dagli israeliani, dove sono morte migliaia di persone, tra cui i 1.400 civili uccisi nelle incursioni israeliane del 2008. Con il 95 % delle fabbriche chiuse, l’industria palestinese ha praticamente cessato di funzionare. Il restante 5 % funziona  al 25-50% della sua capacità. Anche l’industria della pesca è moribonda. Israele non permette che i pescatori si allontanino più di tre miglia dalla costa, e spesso  entro le tre miglia i pescherecci finiscono sotto il tiro del fuoco israeliano. Le pattuglie di frontiera israeliane hanno sequestrato il 35 % dei terreni agricoli di Gaza e ne hanno fatto una zona cuscinetto.

Le infrastrutture Israeliane di questa zona sono ormai al collasso e questo significa  che la confisca delle falde acquifere da parte di Israele lascia molti campi profughi, come Khan Yunis, senza acqua corrente. La UNRWA (l’agenzia ONU per il soccorso dei profughi palestinesi) stima che l’80 % di tutti gli abitanti di Gaza ormai viva solo degli aiuti alimentari. E la pretesa di Israele al diritto dell’autodifesa è smentita dal fatto che è proprio Israele, che mantiene un’occupazione illegale e viola il diritto internazionale, sottoponendo a una punizione collettiva il popolo palestinese. E’ Israele che ha scelto l’escalation della violenza, quando durante un’incursione a Gaza all’inizio di questo mese il suo esercito ha colpito mortalmente un  ragazzo di tredici anni.

Mentre il mondo si spacca in due, questo diventa il nuovo modello : I signori della guerra che possiedono tutte le armi più  tecnologiche e terrificanti uccidono intere popolazioni. Facciamo la stessa cosa in Afghanistan, Iraq, Pakistan, Yemen e Somalia.

Le forze del mercato e i meccanismi militari che proteggono queste forze sono l’unica ideologia che con cui si stanno governando tutti gli stati industriali e si regola il rapporto tra uomini  e mondo naturale. Si tratta di una ideologia che si traduce in milioni di morti e sempre più milioni di sfollati dalle loro case nei paesi in via di sviluppo.

Ma questa ideologia ha un codice terribile e significa che queste forze potranno probabilmente scagliarsi anche su tutti noi. Tutti quelli che non sono utili alle forze del mercato sono considerati  materiali di consumo e quindi spendibili, senza nessun diritto e senza nessuna legittimità. La loro esistenza, sia a Gaza o in qualsiasi altra città degradata postindustriale  come Camden, New Jersey, è considerata un peso per l’efficienza e per il progresso. Sono come rifiuti. E come qualsiasi rifiuto  non hanno voce e non hanno nessuna libertà, possono essere distrutti o imprigionati ,se ne può fare quello che si vuole. Questo è un mondo in cui solo la forza e il profitto delle aziende sono sacri.  E’ un mondo di barbarie.

“Potendo disporre della forza-lavoro dell’uomo il sistema è in grado, tra l’altro, di utilizzare l’uomo come entità fisica, psicologica e morale, come ha scritto  Karl Polanyi   (2) – La grande trasformazione-. “Se non potranno godere del bene della protezione che offre la cultura, gli esseri umani potranno morire per effetto della loro insicurezza sociale; potranno morire in quanto vittime di un grave scollamento sociale causato dalla vizio, dai crimini e dall’inedia.  La natura potrebbe diventare solo un posto a cui strapparle le sue risorse, i suoi elementi, lo spazio, per  contaminare i suoi paesaggi , per inquinarne i fiumi; La sicurezza degli stati sarebbe messa a repentaglio dai militari e avere il potere di distruggere cibo e materie prime.

Infine, la legge del mercato influirebbe drammaticamente sul potere d’acquisto che sistematicamente farebbe fallire tutte le imprese, che per carenza di contanti o per surplus di produzione potrebbero risultare dannose per il sistema, tanto quanto lo erano le inondazioni e le carestie nelle società primitive.

Indubbiamente, il mercato del lavoro, la terra, e il denaro sono essenziali in una economia di mercato, ma nessuna società potrebbe sopportare gli effetti di un sistema arrivato ad essere tanto brutale, nemmeno per un breve lasso di tempo,  a meno che la sua essenza umana e naturale e la sua struttura sociale non abbiano predisposto dei mezzi capaci  di proteggerla contro le devastazioni di un vero tritatutto satanico. ”

Ormai almeno  47 milioni di americani dipendono dai buoni pasto per mangiare. Le élite stanno complottando per  non dare più questi buoni pasto e per ritirare anche altri  programmi  che oggi vengono ancora chiamati “diritto” e che permettono di vivere ai poveri. Il taglio di migliaia di miliardi di dollari da Medicare, da Medicaid e da altri programmi sociali, data la situazione di stallo politico di Washington e l’incombente “fiscal cliff” , sembra ormai certo. Ci sono 50 milioni di persone che vivono sotto la soglia di povertà, ma questa cifra non significa nulla,  perché per soglia di povertà si intende un reddito annuo di US$ 22.350 per una famiglia di quattro persone. Aggiungiamoci poi le decine di milioni di americani che vivono in una categoria chiamata “vicina alla povertà”, che comprendono tutte quelle famiglie che tentano di vivere con meno di 45 mila dollari l’anno, e si arriva ad almeno il 30% del paese che vive  in povertà.

Una volta che queste persone si renderanno conto che non ci sarà nessuna ripresa economica e che il loro tenore di vita è destinato ancora a diminuire, che sono intrappolati, che sperare nel futuro è un’illusione, si arrabbieranno anche loro come i manifestanti in Grecia e in Spagna o i militanti di Gaza o in Afghanistan.

Banche e altre società finanziarie hanno in mano migliaia di miliardi – senza interessi da pagare – arrivati dalla Federal Reserve e hanno accumulato 5.000 miliardi di dollari, in gran parte saccheggiati al Tesoro degli Stati Uniti.

Quanto più a lungo questa disparità andrà avanti in tutto il mondo e si perpetueranno le disuguaglianze, tanto più le masse si rivolteranno e in breve vedremo replicarsi  il modello israeliano di un controllo del paese  –  con i droni che voleranno sulle nostre teste, con ogni dissenso considerato un crimine, con le teste di cuoio che abbatteranno le  porte, usando la forza che uccide come se fosse una forma accettabile di sottomissione. Iil cibo sarà usato come un’arma, e tutto sarà sotto sorveglianza costante.

Stiamo vedendo questo nuovo aspetto del potere a Gaza e in altre parti degradate del mondo. Quello che sta accadendo a Gaza, come quello che sta accadendo alla gente di colore nelle comunità emarginate degli Stati Uniti, è un modello.

Queste sono tecniche di controllo usate dagli israeliani , e dalle unità di polizia militarizzate nella guerra alla droga nelle città americane, dalle forze speciali militari o mercenarie in Pakistan, in Afghanistan o in Iraq.

Sono sistemi prima sperimentati e poi perfezionati contro i deboli e gli indifesi.

La nostra indifferenza insensibile alla situazione dei palestinesi, e delle centinaia di milioni di poveri dimenticati in baraccopoli urbane in Asia o in Africa, proprio come il nostro sottoproletariato, vuol dire che le ingiustizie che li hanno colpiti potranno indisturbatamente colpire anche noi. Se non proteggiamo loro, non proteggiamo nemmeno noi stessi .
Se implode l’impero degli Stati Uniti, le forme più dure della violenza che viene usata ai confini più remoti dell’impero verranno usate anche in patria. Purtroppo però allo stesso tempo, le strutture democratiche al governo del paese si sono calcificate. E i governi hanno abdicato e consegnato il potere nelle mani di un organo esecutivo che serve pedissequamente gli interessi globali delle corporazioni.

La stampa , gli organi giudiziari e il potere legislativo hanno perso i denti e ormai sono puramente decorativi. Lo spettro del terrorismo, come in Israele, è utilizzato dallo Stato per stanziare spese gigantesche per la sicurezza e la sorveglianza militare interna.

La privacy è abolita. Il dissenso è chiamato tradimento.

I militari agiscono secondo un loro mantra di obbedienza cieca e con la forza che caratterizza l’etica dei tempi più cupi della cultura.

Bellezza e verità sono aboliti. La cultura è degradata nel kitsch.

La vita emotiva e intellettuale dei cittadini è devastata da spettacoli di cattivo gusto se non osceni, e si va avanti prendendo manciate di antidolorifici e sedativi. La  cieca ambizione, la sete di potere e una personale grottesca vanità sono esemplificate da David Petraeus e dalla sua ex amante, questo è il motore del progresso.

Il concetto di bene comune non fa più parte del lessico del potere.

Questo, come scrive il romanziere J.M. Coetzee  è “il fiore nero della civiltà.” E’ “Roma sotto Diocleziano”.   E siamo noi. Gli Imperi che precipitano verso regimi dispotici, sanguinari e corrotti che alla fine si consumano.

E anche noi, come Israele, dovremo sputare sangue.

Chirs Hedges

Fonte: http://www.truthdig.com

L’occidente devasta Gaza e consuma lentamente la Siria

 novembre 20, 2012 

Tony Cartalucci – Landdestroyer
La distruzione di Gaza è una delle tante misure disperate prese per iniettare legittimità nella campagna anti-Siria-Iran prima della spinta finale.

20 Novembre, 2012 (LD) – Anche se nazioni come Turchia, Qatar ed Egitto protestano per la distruzione, sostenuta e facilitata dall’occidente, di Gaza da parte d’Israele, queste stesse nazioni  insieme agli occidentali, compreso Israele, continuano a coordinare gli sforzi congiunti per rovesciare e distruggere la Siria. Le armi e gli aiuti che molti arabi vorrebbero vedere inviati a difesa di Gaza, invece, sono nelle mani dei terroristi arabi che uccidono altri arabi in tutto il Levante, nel piano da lungo tempo articolato da USA-Israele-Arabia Saudita per rimodellare il Medio Oriente sulla base delle loro comuni ambizioni egemoniche.

L’attacco israeliano a Gaza, un sostegno per chi cerca legittimità
In effetti, l’attacco israeliano a Gaza, un’avventura altrimenti inutile che sicuramente terminerà  presto con un cessate il fuoco imbarazzante per Israele, o in un’altra sconfitta strategica in stile Libano 2006, è volta a dare a Turchia, Qatar, Egitto e agli altri che in tutta la regione attualmente cooperano con Stati Uniti, Regno Unito, UE e Israele a distruggere la Siria, un rinnovato senso di legittimità agli occhi del mondo musulmano. Non solo le nazioni musulmane che sono in combutta con l’occidente beneficiano di questa “manna della legittimità”, ma anche istituzioni internazionali come Amnesty International e Human Rights Watch. La reputazione di entrambe ha sempre sofferto per il sostegno e la difesa concessi ai terroristi che operano in Siria, mentre l’opinione pubblica diventa sempre più consapevole delle atrocità che commettono e delle loro vere motivazioni settarie. Il nebuloso gruppo Anonymous, che ha anche offerto un enorme sostegno ai terroristi filo-occidentali che operano in Siria, ha anch’esso usato il conflitto israeliano-gazawi per continuare a rimettere in discussione dove e a chi realmente vada la sua fedeltà.

Manipolazioni a favore del “Consiglio dell’Opposizione” creato dagli USA
L’attacco è una delle molte acrobazie giocate in questo mese per rafforzare la vacillante campagna, in fase di stallo, per l’attuazione da tempo sostenuta e programmata dall’Occidente del cambio di regime in Siria, un complotto finalizzato, in ultima analisi, alla successiva distruzione dell’Iran. Un altro stratagemma è la fabbricazione da parte degli Stati Uniti del cosiddetto “consiglio dell’opposizione siriana” (qui) in una riunione a Doha, la capitale del dispotico regime monarchico del Qatar. Il consiglio d’opposizione è solo la facciata di una rete terroristica direttamente collegata ad al-Qaida, finanziata e armata dall’occidente fin dal 2007, per rovesciare violentemente il governo siriano. Il consiglio rappresenta un collage di inefficienti e vecchi servi degli interessi occidentali, respinti sia dentro che fuori i confini della Siria. Per moltiplicare un senso di legittimità verso il nuovo consiglio creato dagli occidentali, ogni nazione occidentale che supporta il fronte ha fatto, a turno la scorsa settimana, dei “drammatici” annunci di riconoscimento del Consiglio come “unico rappresentante legittimo del popolo siriano.” Compreso un annuncio del presidente della Francia François Hollande, che si trova ad affrontare i più bassi indici di gradimento di tutti i tempi, per il tradimento palese e continuo delle sue promesse elettorali, che comprendevano anche il ritiro e la non accelerazione del coinvolgimento all’estero. Resta da vedere quale legittimità sarà in grado di offrire Hollande al consiglio, quando si trova ad affrontare una crisi di legittimità del suo ufficio. Annunci simili sono stati fatti continuamente, per suscitare effetti drammatici, dall’Unione europea e dal Regno Unito. Questa strategia rispecchia gli sforzi volti al cambiamento di regime in Libia, che ha lasciato la nazione devastata dalla combinazione di bombardamenti della NATO, genocidio settario, guerre tribali e assoggettamento del paese a un regime di servili clienti dell’occidente e di terroristi provenienti dal Gruppo combattente islamico libico (LIFG), una delle più note e prolifiche ali di al-Qaida nel mondo arabo. Il LIFG attualmente, con l’aiuto della NATO, inonda di armi, contanti e militanti la Siria.

Il dichiarato tradimento di Doha, in Qatar
Che Doha, in Qatar, abbia ospitato la creazione di questo consiglio della cosiddetta opposizione “siriana” dice molto. Mentre il Qatar finge indignazione per il recente attacco di Israele a Gaza, la dispotica nazione ospita in realtà il think tank finanziato delle aziende statunitensi del Brookings Institution, e i relativi centri politici Saban e Doha. Il Centro Saban è responsabile del documento “La via per la Persia?“, un manifesto auto-incriminante volto ad ottenere l’egemonia occidentale su tutto il Medio Oriente, utilizzando sia gli Stati Uniti che Israele come mezzo per ottenerlo, in particolare attaccando, sovvertendo e distruggendo sia la Siria che l’Iran. Il Centro Saban è stato fondato e intitolato a Haim Saban, un magnate dei media e uomo d’affari israelo-statunitense classificato da Forbes come la 134.ma persona più ricca negli USA. Per il Qatar, ospitare una raccolta di responsabili politici nella sua capitale, le stesse persone che manipolano entrambe le parti di un conflitto volutamente perpetuato e ammesso senza vergogna per cercare la riaffermazione degli interessi occidentali in tutta la regione, spiega molto bene perché il non eletto capo a vita, lo sceicco del Qatar, possa solo rivolgere dure parole contro l’attuale aggressione d’Israele a Gaza.
La paralisi del Qatar non ha una dimensione operativa, ma politica. Il Qatar ha già dimostrato la sua capacità operativa contro la Libia schierando aerei da guerra, forze speciali e una notevole quantità di armi e denaro ai terroristi che hanno sovvertito l’avversario dell’occidente, Muammar Gheddafi. L’Associated Press ha riportato, nel suo articolo “Il Qatar invia aerei da guerra in Libia per imporre la no-fly zone“, che: “Due jet da combattimento e un aereo cargo dell’aviazione del Qatar si stavano dirigendo a Creta, come primo segno delle operazioni militari del Qatar per facilitare l’applicazione di una no-fly zone sulla Libia, hanno detto dei funzionari.” The Guardian riferiva nel suo articolo “Il Qatar ammette l’invio di centinaia di soldati per sostenere i ribelli in Libia” che: “Il Qatar ha ammesso per la prima volta di aver inviato centinaia di soldati per sostenere i ribelli libici che hanno rovesciato il regime di Muammar Gheddafi. Lo stato del Golfo aveva, in precedenza, riconosciuto solo che la sua forza aerea aveva preso parte agli attacchi aerei della NATO. La rivelazione si è avuta mentre il Qatar ospitava un convegno sul dopo-Gheddafi in cui ha partecipato il leader del Consiglio nazionale di transizione della Libia, Mustafa Abdel-Jalil, che ha detto che il Qatar aveva pianificato le battaglie che hanno aperto la via alla vittoriaThe Guardian aveva anche segnalato nel suo articolo, “I ribelli libici ricevono armi anticarro dal Qatar“, che: “Il Qatar sta segretamente fornendo armi anticarro ai ribelli libici, nell’ambito della sua strategia per rovesciare il regime di Gheddafi, come è emerso. I funzionari di Doha hanno confermato che i militari dello Stato del Golfo avevano inviato missili di fabbricazione francese Milan nella roccaforte ribelle di Bengasi
Allo stesso modo, il Qatar è complice del tentativo israelo-statunitense-saudita di sovvertire e rovesciare il governo della Siria, un piano esposto già nel 2007 dal vincitore del premio Pulitzer, il giornalista Seymour Hersh, nel suo articolo per il New Yorker dal titolo “The Redirection“. Nell’articolo è specificato: “Per indebolire l’Iran, che è prevalentemente sciita, l’amministrazione Bush ha deciso, in effetti, di riconfigurare le sue priorità in Medio Oriente. In Libano, l’amministrazione ha collaborato con il governo dell’Arabia Saudita, che è sunnita, nelle operazioni clandestine destinate a indebolire Hezbollah, l’organizzazione sciita sostenuta dall’Iran. Gli Stati Uniti hanno inoltre preso parte ad operazioni segrete contro Iran e Siria, sua alleata. Una conseguenza di queste attività è stato il rafforzamento dei gruppi estremisti sunniti che sposano una visione militante dell’Islam che sono ostili agli USA e hanno simpatie per al-Qaida.” “The Redirection“, Seymour Hersh (2007) L’articolo inoltre indica: “Il cambiamento di politica ha portato Arabia Saudita e Israele ad un abbraccio strategico, soprattutto perché entrambi i paesi vedono l’Iran come minaccia esistenziale. Hanno avuto colloqui diretti e i sauditi, che credono che una maggiore stabilità in Israele e Palestina darà meno influenza nella regione all’Iran, si sono sempre più impegnati nei negoziati arabo-israeliani.” Per saperne di più.
Chiaramente il Qatar si è unito alla Casa dei Saud e agli israeliani in questo “nuovo abbraccio strategico”. Così, mentre le bombe cadono su Gaza, dando al Qatar la possibilità di illustrarsi  condannando Israele, continuerà ad utilizzare le sua capacità operative cercando di destabilizzare e distruggere il nemico d’Israele ad est, la Siria. Nazioni come Turchia ed Egitto, anche fingendo un  supporto non convincente per Gaza, si sono stretti con le monarchie del Golfo Persico in questo “abbraccio”. Va notato che i Fratelli musulmani sono anch’essi coinvolti dal 2007 come complici di Stati Uniti, Israele e Arabia Saudita, Seymour Hersh afferma: “Ci sono prove che la strategia di re-indirizzamento dell’amministrazione abbia già beneficiato la Fratellanza. Il Fronte di Salvezza Nazionale siriano è una coalizione di gruppi di opposizione, i cui principali soci sono una fazione guidata da Abdul Halim Khaddam, l’ex-vicepresidente siriano che disertò nel 2005, e la Fratellanza. Un ex alto ufficiale della CIA mi ha detto: “Gli statunitensi hanno fornito sostegno politico e finanziario. I sauditi prendono l’iniziativa con il supporto finanziario, ma vi è il coinvolgimento statunitense.” Ha detto che Khaddam, che ora vive a Parigi, ha avuto finanziamenti dall’Arabia Saudita con l’assenso della Casa Bianca. (Nel 2005, una delegazione di membri del Fronte si è incontrata con funzionari del Consiglio nazionale di sicurezza (degli USA. NdT), secondo la stampa.) Un ex funzionario della Casa Bianca mi ha detto che i sauditi avevano fornito ai membri del Fronte i documenti di viaggio.” “The Redirection“, Seymour Hersh (2007)

La leadership della Turchia porta la nazione sull’orlo dell’egemonia occidentale
La Turchia è implicata dal suddetto Centro Saban stesso, come componente necessaria nell’operazione congiunta turco-israeliana di cooperazione nel fare pressione sui confini della Siria e far scatenare il dissenso tra i ranghi militari siriani.


Immagine:
un sistema di missili Patriot; il blog NATO Source Alliance News riporta che il 4 novembre 2012, “La Turchia ha intenzione di chiedere ufficialmente alla NATO d’implementare un sistema missilistico di difesa Patriot nei suoi territori, come misura di sicurezza nei confronti di una potenziale grande offensiva militare della Siria, mentre i bombardamenti siriani al confine aggravano le tensioni.” Ora questa richiesta sta per essere riproposta per attuare una “no fly zone“  de facto sul nord della Siria, illustrando la natura doppiogiochista delle relazioni/iniziative dei membri della NATO, che ancora una volta tentano di insinuarsi sulla loro strada verso un ingiustificato intervento militare.

Nella relazione del Saban Center del Brookings, “Valutazione delle opzioni per un cambio di regime“, si afferma: “Inoltre, i servizi segreti d’ Israele hanno un’ampia conoscenza della Siria, così come delle attività nel regime siriano che potrebbero essere utilizzate per sovvertire la base di potere del regime e avviare la rimozione di Assad. Israele può installare proprie forze sulle o vicino le alture del Golan e, così facendo, potrebbe deviare le forze del regime dalla repressione dell’opposizione. Questa posizione può evocare la paura del regime Asad di una guerra su diversi fronti, in particolare se la Turchia è disposta a fare lo stesso al suo confine, e se l’opposizione siriana viene alimentata con un costante rifornimento di armi e addestramento. Una tale mobilitazione potrebbe forse convincere la leadership militare della Siria a cacciare Assad, al fine di preservare se stessa. I suoi ideatori sostengono che questa pressione supplementare potrebbe far pendere la bilancia contro Assad in Siria, se altre forze vengono allineate correttamente”. Pagina 6, “Valutazione delle opzioni per un cambio di regime“, Brookings Institution.

I leader turchi hanno chiaramente passato molto tempo a fabbricare varie scuse per soddisfare le richieste di Washington per creare o approfittare delle violenze che la stessa Turchia promuove lungo il proprio confine con la Siria. Israele ha anche iniziato a fare pressione sul confine della Siria presso le alture del Golan, con una piena adesione al piano del Saban Center del Brookings. Come il Qatar, la leadership turca versa lacrime di coccodrillo per Gaza, mentre opera in esplicito coordinamento con Israele contro la Siria, sulla base dei piani del Saban Center di Doha.

La spinta finale contro la Siria
Mentre i complici della cospirazione israelo-statunitense-saudita Qatar, Turchia, Egitto e altri accumulano una retorica anti-israeliana sull’ultimo conflitto israelo-gazawi, continuano tranquillamente a collaborare con l’occidente e Israele contro la Siria. Con i tentativi occidentali di sostenere il loro “consiglio dell’opposizione”, e la recente ridoratura degli estremisti settari sostenuti da qatarioti-sauditi-egiziani grazie alla sfacciata provocazione israeliana, la scena è pronta per un attacco finale contro la Siria. I tentativi della Turchia di schierare le batterie dei missili Patriot lungo il confine turco-siriano risponde a un altro obiettivo articolato dal documento politico del Saban Center di Doha della Brookings degli Stati Uniti, “Valutazione delle opzioni per  un cambio di regime (pdf.)”: ritagliarsi a nord “un sicuro rifugio” da cui i terroristi filo-NATO siano grado di operare, e fornire un santuario protetto al “consiglio di opposizione” appena re-inventato dall’occidente. Ma mentre l’occidente continua a manipolare le percezioni regionali, la sua aggressione sta già raggiungendo i limiti operativi, e mentre potrebbe imbarcarsi in un più ampio e palese confronto militare con la Siria, sia il popolo siriano che gli alleati della Siria continuano ad impegnarsi per la difesa della sovranità della nazione, e questo non solo farà fallire l’aggressione, ma sicuramente creerà lo slancio che farà arretrare notevolmente l’occidente e i suoi interessi ext-raterritoriali, se non a farli crollare del tutto. L’unità è ancora l’unica opzione per la Siria.

Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

http://aurorasito.wordpress.com/2012/11/20/loccidente-devasta-gaza-e-consuma-lentamente-la-siria/