L’indigenza della Grecia

L’indigenza della Grecia

 FONTE: KEEPTALKINGGREECE. COM 

 

Lavorare o non lavorare? Lavorare in Grecia o emigrare all’estero? Questo è il dilemma a cui migliaia di giovani Greci al di sotto dei 25 anni dovranno rispondere prima di iniziare la loro vita professionale nel paese oberato dai debiti. Ma anche per quelli sopra i 25 anni che trovano un lavoro in tempi di austerità e disoccupazione la vita non è molto rosea. 

 Il nuovo pacchetto di austerità stabilisce un salario minimo di 510,95 euro lordi al mese per i dipendenti sotto i 25 anni.

 In un paese dove la disoccupazione giovanile è sopra il 55%, i più fortunati che trovano un posto di lavoro si troveranno nella invidiabile posizione di guadagnare 660 € lordi al mese dopo aver lavorato per lo stesso datore di lavoro per quasi 10 anni. 

 Il salario minimo per quelli sotto i 25 anni prevede il 10% di aumento ogni tre anni per 3 volte. Dopo 9 anni di lavoro si guadagneranno 660 € lordi al mese.

 In una posizione molto migliore e con una reale prospettiva di prosperità si trovano quelli sopra i 25 anni: 

 Il salario minimo è fissato a 586,08 euro lordi al mese. Essi riceveranno un 10% di aumento di stipendio ogni tre anni e fino a 3 volte. Dopo 9 anni di lavoro di quelli che oggi iniziano con il salario minimo, riceveranno 761 € lordi

 Il minimo di retribuzione giornaliera per i lavoratori non qualificati sarà:

 Per i lavoratori sotto i 25 anni: 22,83 euro e aumenti del 5% ogni tre anni per 2 volte. Un totale di un 10% di aumento per 6 anni di lavoro per il fortunato lavoratore, con 24,83 € al giorno.

 Per gli addetti sopra i 25 anni: € 26,18 e aumenti del 5% ogni tre anni per 6 volte. Un totale del 30% in 18 anni di lavoro. Ciò significa che il lavoratore riceverà lo straordinario compenso giornaliero di 33,80 euro al giorno dopo 18 anni di lavoro.

 I dipendenti a tempo parziale saranno beneficiati con la somma eccezionale di 255 euro al mese, che è di 2 × 100 banconote in euro o 4 × 50-euro banconote. Per un lavoro di almeno 40 ore alla settimana:

 510 €: 4 settimane = 127 euro a settimana: 40 ore = € 3,18 all’ora lordi

 Non importa se uno ha un diploma universitario o di un istituto tecnico, non importa se ha un primo lavoro senza precedenti esperienze o ha lavorato per dieci anni in un campo ben conosciuto – sarà pagato con il salario minimo.

 In tempi in cui i posti di lavoro sono rari come il denaro, molte persone lavorano senza assicurazione e senza sicurezza sociale, il lavoro part-time è in aumento, al fine di evitare il pagamento dei contributi. I lavoratori part-time hanno zero possibilità di ricevere un’indennità di disoccupazione.

 Un numero crescente di persone lavorano e aspettano di essere pagati per più di 6 mesi. Impossibile? In Grecia è possibile.

 Come si può vivere e anche creare una famiglia con 510/580 euro al mese? Probabilmente nello stesso modo in cui lui/lei potrà avere una pensione di 200 euro dopo 40 anni di lavoro. Se ancora siamo vivi …

 Nello stesso tempo, il disegno di legge prevede che il salario minimo è determinato dal Ministro del Lavoro e non tra i sindacati e le associazioni dei datori di lavoro, come in passato.

 Il presente regolamento resterà valido fino a che il tasso di disoccupazione non scenderà al 10%. Attualmente, la disoccupazione è al 25% con una tendenza all’aumento. E qui siamo orgogliosi di annunciare che i dipendenti e i lavoratori di un paese dell’UE ritornano alle tristi condizioni di lavoro del periodo pre-industriale. Abbiamo bisogno di un Charles Dickens che scriva il dramma greco moderno.

 Prendendo in considerazione che i prezzi al consumo (cibo, servizi, biglietti tariffe ecc) rimangono elevati, credo che sarà una questione di tempo perchè costruiscano case per i poveri ad Atene e in altre città in tutto il paese. A condizione che la troika lo permetta.

 PS. Quando scrivevo nel mese di febbraio 2012, che i Greci avrebbero lavorato per 2 euro l’ora, qualcuno dubitava dei miei calcoli… Qui lo avete nero su bianco.

 Link:http://www.investireoggi.it/economia/pacchetto-di-austerita-i-greci-devono-lavorare-per-e-2-netti-allora/

 Tratto da: http://francescosalistrari.blogspot.it/

L’Argentina sconfigge la crisi pagando i creditori con 16 mesi di anticipo!

L’Argentina sconfigge la crisi pagando i creditori con 16 mesi di anticipo!

L’’ARGENTINA HA SALDATO IL SUO DEBITO CON I CREDITORI INTERNAZIONALI E HA MOSTRATO AL MONDO INTERO CHE LA POLITICA ATTUATA DALLA TROIKA NELL’AMBITO DELLA CRISI EUROPEA E’ COMPLETAMENTE ERRATA E STA UCCIDENDO L’ECONOMIA DEGLI STATI NAZIONALI. LA STAMPA INTERNAZIONALE, SOPRATTUTTO QUELLA ITALIANA EUROPEA TACCIONO LA NOTIZIA.

La crisi non si combatte con la politica di austerity imposta dal FMI, dalla BCE e dall’UE. La crisi si combatte con investimenti pubblici e non con i tagli. A dirlo, non fu solo John Maynard Keynes che attraverso la sua teoria del moltiplicatore mostrò come l’intervento pubblico nell’economia potesse sostenere la domanda aggregata e di conseguenza consentire il rilancio dell’economia.

A dirlo non sono complessi calcoli astratti, ma l’esperienza di chi ha voluto credere e aver fiducia nella teoria del moltiplicatore; il riferimento non è certo alla storia di Roosevelt e il suo New Deal ma alla storia dei nostri giorni, in particolare la storia dell’Argentina che con la sua presidentessa Cristina Kirchner il 3 agosto, con 16 mesi di anticipo, ha chiuso i conti con i suoi creditori.

La Kirchner si è presentata alla sede di Manhattan del FMI munita di un gigantesco assegno da 12 miliardi di euro intestato al FMI e scadenza 31 dicembre 2013, ma il gesto non era simbolico, infatti il denaro necessario a chiudere i conti con il FMI era stato versato per l’intero poche ore prima.
Cristina Kirchner, senza curarsi di nascondere la sua immensa soddisfazione ha potuto finalmente dichiarare: «Con questa tranche, l’Argentina ha dimostrato di essere solvibile, di essere una nazione responsabile, attendibile e affidabile per chiunque voglia investire i propri soldi. Nel 2003 andammo in default per 112 miliardi di dollari, ma ci rifiutammo di chiedere la cancellazione del debito: scegliemmo la dichiarazione ufficiale di bancarotta e chiedemmo dieci anni di tempo per restituire i soldi a tutti, compresi gli interessi. Per dieci, lunghi anni, abbiamo vissuto nel limbo. Per dieci, lunghi anni, abbiamo protestato, contestato e combattuto contro le decisioni del FMI che voleva imporci misure restrittive di rigore economico sostenendo che fossero l’unica strada. Noi abbiamo seguito una strada opposta: quella del keynesismo basato sul bilancio sociale, sul benessere equo sostenibile e sugli investimenti in infrastrutture, ricerca, innovazione, investendo invece di tagliare. Abbiamo risolto i nostri problemi. Ci siamo ripresi e siamo in grado di saldare l’ultima tranche con 16 mesi di anticipo. Le idee del FMI e della Banca Mondiale sono idee errate, sbagliate. Lo erano allora, lo sono ancor di più oggi. Chi vuole operare, intraprendere, creare lavoro e ricchezza, è benvenuto in Argentina:
siamo una nazione che ha dimostrato di essere solvibile, quindi pretendiamo rispetto e fedeltà alle norme e alle regole, da parte di tutti, dato che abbiamo dimostrato, noi per primi, di rispettare i dispositivi del diritto internazionale»
Nessuno avrebbe mai immaginato che la Kirchner sarebbe giunta a questo risultato dopo che l’Argentina nel 2002 aveva assistito al sequestro dei conti correnti in dollari e la mostruosa svalutazione dei pesos. L’’Argentina dopo il suo default da oltre 100 miliardi di dollari di debito estero, la chiusura delle banche, la fuga degli investitori e l’economia in ginocchio ha saputo risollevarsi, ha mantenuto la promessa e restituito il suo debito ma soprattutto ha potuto farlo rifiutando le pressioni le FMI. L’Argentina ha avuto l’intelligenza di comprendere per tempo che quando il FMI continuò a finanziare in modo sconsiderato e a tassi elevatissimi la folle politica di indebitamento e privatizzazione selvaggia imposta dal presidente Carlos Menem, poteva esserci un piano oscuro che mirava ad attrarre in un giogo volutamente asfissiante e opprimente l’economia argentina.
Dopo anni disperati di scioperi e disoccupazione che raggiunse il tasso record del 25 % il presidente Eduardo Duhalde decise di abolire l’ancoraggio del pesos dal dollaro americano. Il tasso di cambio flessibile che prima aveva causato una gravissima inflazione iniziò ad attrarre investimenti stranieri e favorì le esportazioni.
Nel 2003 fu il turno di Nestor Kirchner che si’impegnò per la ristrutturazione del debito, si allontanò definitivamente dalle proposte del Presidente americano G. W. Bush rifiutando le pressioni che questo esercitava in accordo con il Fondo Monetario internazionale che non poté fare altro accettarne le conseguenze.
Nel 2007 al posto di Nestor Kirchner venne eletta sua moglie, Cristina Fernadez de Kirchner, che credette e intraprese alla lettera l’applicazione della teoria del moltiplicatore keynesiano: nel 2008 salvò e nazionalizzò la compagnia di bandiera Aerolineas Argentinas e Austral Lineas Aereas, nazionalizzò il sistema aeroportuale e attuò importanti investimenti nei principali scali nazionali. Ma non si limitò a questo e, infatti, nazionalizzò anche l’azienda aeronautica Lockeheed Martin. Nazionalizzò i fondi pensionistici consentendo la salvaguardia delle pensioni. Creò il polo scientifico tecnologico di Buenos Aires, creò il Ministero della scienza e attuò un programma per il rimpatrio di 800 ricercatori argentini dall’estero. Nel 2009 fu stabilito per decreto che per ogni figlio minore di 18 anni fosse assegnato un assegno che consentisse alla famiglia di uscire dalla soglia di povertà e con l’unico obbligo di frequentare l’istruzione obbligatoria tra i 5 e i 18 anni e tra il 2006 e il 2009 la soglia di povertà in Argentina è scesa dal 21% all’11,3% e fino al 9,6% nelle aree metropolitane.
Dunque l’Argentina, nonostante il silenzio imposto ai giornali italiani e europei, ha mostrato a tutto il mondo che si può uscire dalla crisi e dalla recessione senza affamare la popolazione e distruggere la rete produttiva.
Ma quello che è ancora più importante è stato dimostrare che si può uscire dalla crisi senza rinunciare alla sovranità nazionale e senza ilcommissariamento della Troika. Ma non solo si può, si deve.

Visto su: terrarealtime
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Fonte:http://www.lapennadellacoscienza.it/miracolo-argentino-sconfitta-la-cr
isi-e-saldato-il-suo-debito-con-16-mesi-danticipo/

In Italia invece…
Esordio col botto per il neo-ministro dell’economia Vittorio Grilli ovo-ministro/> : l’ex direttore generale del Tesoro sembra aver messo l’imponente debito pubblico italiano nel mirino, ed il suo obiettivo dichiarato è quello di abbatterlo energicamente procedendo con la cessione di 15-20 miliardi di patrimonio pubblico all’anno per i prossimi cinqueanni. TRATTO DA QUI iciana/>

Il capo della CIA si dimette per lo scandalo rosa

Il capo della CIA si dimette per lo scandalo rosa

Inviato da Redazione il 10/11/2012 5:20:00 (2162 letture)

Sentite che bella storiella: un giorno un agente del FBI stava indagando sulla sicurezza con cui vengono mantenute certe informazioni nei computer dei pezzi grossi della C.I.A. (Se già state ridendo non preoccupatevi, siete sulla strada giusta). Scava che ti scava, questo agente ad certo punto scopre dei curiosi scambi email fra il generale Petraeus – attuale direttore della CIA – e una certa Paula Broadwell, la sua “biografa” ufficiale.

L’agente dell’FBI, forse inopportunamente, si mette a leggere queste e-mail, e scopre che purtroppo il grande generale ha avuto – o sta tutt’ora avendo – una bollente storia d’amore con la sua biografa.

“Ohibò” – dice l’agente dell’FBI – “Queste cose non si fanno, Petraeus è un uomo sposato!” E così l’agente corre a spifferare tutto al suo capo. Avviene così che in poco tempo cominci a girare, negli alti circoli di Washington, la voce che Petreus abbia una storia d’amore con la sua affascinante biografa.

A questo punto il buon generale capisce di essere stato scoperto, e decide di dare le dimissioni da direttore della C.I.A., prima che lo scandalo esploda in modo fragoroso. La Patria prima di tutto.

Petraeus consegna quindi la sua lettera di dimissioni al presidente, il quale però rimane talmete colpito dal fatto che un uomo così integro abbia commesso un errore del genere, che ci mette 24 ore prima di accettarle. Alla fine il presidente capisce di non avere altra scelta, e il buon Petraeus si avvia con mestizia verso il suo viale del tramonto anticipato.

Questa è la versione ufficiale del motivo per cui il capo della C.I.A. ieri avrebbe dato le dimissioni.

Facciamo ora due ragionamenti da salumiere: prima di tutto, non esiste al mondo che l’FBI possa veramente permettersi di frugare nei computer della C.I.A. a loro insaputa. […]

Sarebbe come se da noi un qualunque poliziotto di provincia si mettesse a frugare nei computer dei nostri Servizi Segreti “per indagare sulla sicurezza delle informazioni contenute”. Se ci arrivi tu, caro poliziotto qualunque, a frugare in quelle informazioni, vuol dire che quelle informazioni non sono affatto sicure già in partenza, no?

In secondo luogo, non esiste al mondo che in un caso del genere i vertici dell’FBI e quelli della C.I.A., d’accordo ovviamente con la Casa Bianca, non decidano di sopprimere uno scandalo del genere, e debbano addirittura arrendersi anticipatamente allo scandalo “inevitabile” che sta per esplodere. (Se sono riusciti a fingere di non sapere niente dei 19 terroristi che per due anni gli hanno ballato sotto gli occhi, pieni di alcohol e di cocaina, prima dell’11 settembre, secondo voi l’FBI davvero non riesce a tenere nascosto uno scandaluccio del genere, del quale soltanto loro sono al corrente?)

Ma soprattutto, a nessuno viene in mente che proprio la prossima settimana Petraeus avrebbe dovuto testimoniare di fronte alla commissione senatoriale che sta indagando sul disastro di Bengasi (4 diplomatici assassinati, compreso il console). Com’è noto, i repubblicani hanno fatto di tutto per trasformare la strage di Bengasi in una specie di sconfitta politica del presidente, e ormai – anche se le elezioni sono passate – la macchina investigativa si è messa in moto, e nessuno è più in grado di fermarla.

Ma Petraeus è un uomo stoico e generoso, ed è soprattutto un uomo di squadra: Obama lo ha premiato lasciandolo al suo posto in Afghanistan, dopo aver vinto la presidenza nel 2008, e ora toccava a Petraeus di restituirgli il favore.

A causa delle sue dimissioni, infatti, Petreus non dovrà più comparire a testimoniare sui fatti di Bengasi, e c’è da scommettere che fosse proprio lui quello che aveva in mano tutte le informazioni importanti del caso. Mentre i suoi successori, nominati di fresco, ovviamente sapranno poco o nulla di quello che è successo in Libia un mese fa.

Anche questo si chiama insabbiare.

Massimo Mazzucco

www.luogocomune.net/site/modules/news/article.php?storyid=4120

 

Dimissioni “elitarie”: 48 ore di fuoco

L’elite sta velocemente cambiando delle pedine importanti, nella scacchiera del dominio globale. Vediamo cosa è successo nelle ultime 48 ore

L’elite sta velocemente cambiando delle pedine importanti, nella scacchiera del dominio globale. Vediamo cosa è successo nelle ultime 48 ore continua al link sopra

Spagna: incendia la banca che ……lo depreda?

SPAGNA: INCENDIA LA BANCA CHE…LO DEPREDA?

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BURGOS (SPAGNA). Da mesi provava a sbarcare il lunario con una serie di lavoretti. Saliva sul suo furgone e girava per la provincia. Faceva un po’ di tutto perché il suo negozio di ferramenta non bastava più per arrivare a fine mese. Ma giovedì mattina, alle 5, un 62enne si è svegliato. Come ogni mattina ha salutato la moglie dicendole di rimanere a letto: l’avrebbe svegliata appena raggiunto il cantiere in cui lavorava in questi giorni.

Quindi ha scritto in un messaggio ciò che avrebbe fatto di lì a poco tempo. In particolare, nel biglietto, ha voluto parlare al figlio.

E’ salito sul suo furgone e si è fermato al benzinaio. Venti litri di carburante e poi in marcia, verso la zona di Sotopalacios.  Arrivato davanti alla filiale della Caja de Burgos – Caixabanc dove alcuni mesi fa aveva acceso un prestito di 24mila euro per comprarsi il furgone, prestito che ormai non riusciva più a pagare, ha parcheggiato.

Ha atteso l’apertura della filiale. Quindi ha invitato tranquillamente i dipendenti ad uscire mentre cospargeva tutta l’agenzia di carburante. Usciti tutti, ha appiccato il fuoco ed è risalito sul suo furgone.

Pochi minuti, e il rientro a casa dove ha atteso l’arresto. Agli inquirenti l’uomo ha spiegato tranquillamente il motivo del suo gesto: la causa della crisi economica che ha colpito la sua famiglia è stato proprio quel prestito contratto con la banca. 24mila euro che l’istituto di credito si è rifiutato di rinegoziare. “Chiedeva solo di abbassare la rata e allungare la durata del prestito, ma questa possibilità ci è stata negata” ha spiegato il figlio dell’uomo.

E così, dopo la quinta rata non coperta, martedì ha ricevuto una lettera dal tribunale di Burgos che lo informava dell’inizio della procedura di vendita di un podere di sua proprietà dato in garanzia per il prestito.

Il 18 dicembre, questa la data riportata nella lettera del tribuale, la sua terra, del valore di 90mila euro, sarebbe stata venduta per la cifra di 30 mila “da corrispondere per intero alla banca”.

FONTE:  http://www.today.it/mondo/burgos-incendia-banca.html

Erdoğan prepara il ritorno alla forca

Erdoğan prepara il ritorno alla forca

Il premier neo ottomano Recep Tayyip Erdoğan parla sempre più spesso della possibilità di reintrodurre in Turchia la pena di morte. Da applicare in particolare ai sepraratisti turchi

Alessia Lai

Per la seconda volta in pochi giorni, il premier neo ottomano Recep Tayyip Erdoğan ha parlato della possibilità di reintrodurre in Turchia la pena di morte.

Dichiarazioni ben inserite nel contesto dei “giri di vite” che il suo governo fa susseguire oramai con ritmo costante. E preoccupante. Passo dopo Erdoğan ha annichilito, a colpi di magistratura, le forze armate turche, storiche garanti del laicismo voluto dal padre della patria Ataturk. Un processo andato di pari passo con la manifesta volontà di creare generazioni di giovani turchi “devoti”, grazie anche alla recente riforma scolastica che rimette al centr9o dell’educazione le imam-hatip, le scuole religiose. Di contorno, la repressione messa in atto contro qualunque voce contraria è arrivata sempre più puntuale e inesorabile. Nove deputati del Parlamento sono ad oggi in carcere: un nazionalista accusato di avere aderito nel 2003 a un presunto piano di destabilizzazione del governo, due socialdemocratici del Chp e sei curdi del Bdp accusati di legami col Kck, sospettato di essere il braccio politico del Pkk. A questi si aggiungono centinaia di comuni cittadini, sindacalisti, avvocati, giornalisti, attivisti per i diritti umani. Molti di questi sono curdi. Certo tornare alle esecuzioni capitali sarebbe un modo definitivo, per Erdoğan, di togliersi di torno le teste pensanti del movimento curdo, primo fra tutti Abdullah Ocalan, il fondatore del Pkk.

La scorsa settimana ha affermato che la maggioranz<a dei turchi sarebbe favorevole alla sua condanna a morte. Ieri il premier e leader dell’Akp – che con una solidissima maggioranza in Parlamento gli consente di fare praticamente ciò che vuole – è tornato sull’argomento e commentando i 21 anni di prigione comminati a Breivik, il giovane norvegese che nell’estate del 2011 uccise 77 persone, ha affermato che la pena capitale sarebbe stata la giusta soluzione. “Sì la pena di morte è stata abolita in Europa, ma rimane in America, Giappone e Cina. C’è quindi una giustificazione per farla rimanere”, ha dichiarato, aggiungendo “dobbiamo risolvere questo problema”. Soprattutto per Erdoğan è necessario risolvere il problema dei curdi, e condannare a morte chiunque abbia attentato alla vita dei soldati turchi sarebbe la soluzione. Le parole della scorsa settimana su Ocalan avevano scatenato una forte polemica, alimentata dalle opposizioni. La pena di morte in Turchia non esiste più dal 2004 e lunedì il vicepremier, Bulent Arinc, aveva dovuto calmare le acque affermando che la reintroduzione della pena capitale non è nei piani del governo. Il fatto che l’abolizione della forca abbia permesso l’inizio dei negoziati per l’ingresso del Paese nell’Ue potrebbe far pensare a una nuova – voluta, provocazione di Erdoğan all’Unione, visto che i negoziati sono in stallo proprio a causa delle violazioni dei diritti civili nei confronti delle opposizioni e della comunità curda, e anche al fatto che la presidenza semestrale dell’Ue è ora in mano all’odiata Cipro greca. Con la schiacciante maggioranza parlamentare che si ritrova, il premier turco ritiene evidentemente di poter calcare la mano, un atteggiamento che però sta creando tensioni agli stessi vertici dello Stato turco. Il presidente turco Abdullah Gül, anch’egli fondatore, come Erdoğan, dell’Akp, ha di recente criticato l’assenza in Parlamento dei nove deputati ad oggi in carcere.
Le tensioni hanno probabilmente a che fare con la possibile rivalità in vista delle prossime presidenziali, in programma nel 2014. Erdoğan vorrebbe infatti succedere a Gül, e farlo dopo una modifica costituzionale che rafforzi la carica presidenziale già presentata dal suo in Commissione dal suo partito. Ma pare che l’attuale presidente intenda farsi da parte. La situazione dei diritti umani nel Paese e soprattutto la spinosa questione del Kurdistan stanno quindi diventando il terreno di scontro tra i due aspiranti alla prossima presidenza. Intanto, lo sciopero della fame inziato da quasi 700 detenuti curdi lo scorso 12 settembre, prosegue, e vi si stanno unendo alcuni deputati. Ieri Gultan Kisanac il co-presidente del Bdp, il partito filocurdo che siede nel parlamento turco, ricordando che già due deputati, Emine Ayna e Ozdal Ücer, sono in sciopero da giovedì, ha affermato che oggi verranno seguiti da altri otto parlamentari. I detenuti sono in sciopero per ottenere il diritto di usare le lingua curda per difendersi nelle aule di tribunale, ma anche per ottenere migliori condizioni carcerarie per loro stessi e per Abdullah Ocalan. Lunedì scorso il vicepremier Bülent Arinç  aveva che il governo avrebbe rivisto la normativa in modo da consentire agli imputati nei processi di usare il curdo per difendersi, accogliendo apparentemente una delle principali richieste del detenuti in sciopero. Tuttavia ancora nulla di concreto è accaduto e “I nostri amici non termineranno lo sciopero della fame senza aver visto passi concreti”. Ha dichiarato il parlamentare in sciopero Ozdal Ücer giovedì a Diyarbakir dopo l’inizio della sua protesta. Il giorno dopo quattordici separatisti curdi del Pkk sono stati uccisi in un’operazione delle forze di sicurezza turche nel sudest del Paese.

10 Novembre 2012 12:00:00 – http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=17726

PICCOLI IDIOTI CRESCONO….

Di idioti é pieno il mondo….ma in Italia sono all’avanguardia.


Lista Monti 

SIAMO

Cittadini comuni, stufi di essere governati da Politici incapaci e arroganti.
 Cittadini convinti che l’Italia meriti di meglio e che, fortunatamente, possa esprimere di meglio.
 Abbiamo deciso di aprire questo sito web, di nostra iniziativa e all’insaputa del Professor Mario Monti, al quale non ci lega alcun tipo di rapporto se non quello di profonda stima.
 Abbiamo deciso di aprire questo sito per dare voce ad altri comuni cittadini che, come noi, non si sentono rappresentati dall’attuale classe politica.

 PENSIAMO CHE

 il Governo Monti abbia restituito all’Italia dignità e rispetto a livello internazionale e che oggi l’Italia possa contribuire, da protagonista, alla costruzione di un’Europa più forte e più giusta;

il Governo Monti abbia salvato l’Italia dal fallimento e stia gestendo al meglio una situazione economica e sociale drammatica;

l’azione di governo sia frenata dall’assenza di una “maggioranza propria” e dai condizionamenti imposti dai Politici che lo “sostengono” per puro opportunismo;

i gravissimi problemi del’Italia non possano essere completamente risolti nei pochi mesi che ci separano dalle elezioni;

per risolvere i problemi dell’Italia ci sia bisogno di competenze e serietà e non certo di Grillo, del Trota dei “vaffa day” e di altre pagliacciate simili.

 PROPONIAMO 

che alle prossime elezioni politiche il presidente Monti presenti una sua lista, con l’obiettivo di costruire una solida base parlamentare che consenta al Governo di fare “quello che serve”, senza dover scendere a compromessi con Politici tanto arroganti quanto incapaci.

http://www.lista-monti.it/

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Saranno i nipoti di Casini……
http://www.stavrogin2.com/2012/11/piccoli-idioti-crescono.html

Da tempo osservo cosa accade in Italia e mi chiedo: per conto di chi governa Mario Monti?

Da tempo osservo cosa accade in Italia e mi chiedo: per conto di chi governa Mario Monti?

di Massimo Ragnedda

Nel nome della spending review il governo Monti si accinge a tagliare altri 7400 posti letto. Quello che rimane del sistema sanitario nazionale viene smantellato, giorno dopo giorno, dal governo reazionaio e ultraliberista di Mario Monti, grazie alla complicità dei tre partiti di maggioranza: PD-UDC-PDL (poi uno si chiede il perché del successo del Movimente Cinque Stelle: chissà perché?).

Mi chiedo, se proprio si vogliono reperire fondi, perché il premier nominato Mario Monti non faccia un accordo, come ha fatto il governo di centro destra tedesco, con la Svizzera per un prelievo forzoso dei capitali anonimi italiani (non quelli legalmente depositati, ma quelli anonimi fuggiti al fisco italiano) presenti nelle banche Svizzere. Basterebbe una tassa del 30% (sempre meno di quanto pagano gli italiani che onestamente pagano le tasse in Italia) per avere un gettito di 35/40 miliardi di euro. Caro Professore, perché non tassa quei capitali? Sono soldi che ci spettano e che stanno fuggendo al fisco italiano. Avete tagliato 300 milioni di euro per l’assistenza sanitaria ai malati gravi perché bisogna reperire fondi e là in Svizzera, oltre le Alpi, ci sono, pronti ad essere prelevati, ben 35/40 miliardi di euro (mica spiccioli): perché non prelevarli e restituirli agli italiani e magari, grazie a questo, abbassare le tasse che i cittadini e i piccoli  imprenditori e commercianti da sempre pagano? Perché no?

Si è fatto un giro nel paese? Ha parlato con i piccoli imprenditori e commercianti (l’ossatura economica di questo paese) per capire che stanno muorendo per colpa di una politica reazionaria e ottusa? Riesce a parlare, oltre con i CdA della banche, i membri del gruppo Bildeberg, i membri della Commissione Trilatera e i CdA della Goldman Sachs, anche con i piccoli commercianti e gli imprenditori? Lo so che Lei è al governo per tutelare gli interessi delle banche e dall’alta finanza internazionale e che non è stato votato dai piccoli imprenditori, dai piccoli commercianti, dai dipendenti e dagli operai. Lo so bene, caro Monti, ma dovrebbe anche provare a tutelare anche gli interessi del 99% degli italiani, visto che governa in nome e per conto degli italiani. Non crede?

E poi, mi permetto di chiederle, cosa sta aspettando a tassare, come ci chiede l’Unione Europea, gli immobili adibiti ad uso commerciale della Chiesa? si guadagnerebbe qualche altro miliardo di euro e si eviterebbe di pagare una multa all’EU. Come ben sa, infatti, l’Europa ci chiede di emanare, entro il 31 dicembre 2012, i decreti attuativi che impongono il pagamento dell’Imu per i locali a uso commerciale della Chiesa. Perché oltre a non incassare i soldi dobbiamo anche pagare la multa? Perché questa duplice ingiustizia?

E poi, cosa sta aspettando a tagliare l’acquisto di qualche aereo da guerra f35 (in tutto ci costano 20 miliardi di euro) e destinare quei soldi alla scuola, all’Università, alla ricerca e alla creazione di nuova occupazione e nuove imprese? Cosa sta aspettando a tagliare le pensioni d’oro (persone come Amato, solo un esempio, prendono più di 1000 euro al giorno) cosa che frutterebbe all’Italia circa 7 miliardi di euro? Cosa aspetta? Quei soldi sono degli onesti cittadini di questo stato, che si sentono traditi e abbandonati e che in Lei avevano rimesso fiducia. Commercianti costretti a chiudere bottega perché le tasse superano abbondantemente il 50% e lei non muove un dito contro le pensioni d’oro? Perché, di chi ha paura? Quei soldi sono i nostri e se governa in nome e per conto degli italiani, come ha giurato di fare, quei soldi ce li deve restituire. Deve (è un dovere), non può (una possibilità). Ribadisco: deve! Perlomeno se governa per conto degli italiani.

Le chiedo cosa stia aspettando a tagliare i super stipendi di manager pubblici (mettendo una soglia massima di 300 mila euro annui, che non è pochissimo, ma ben 25mila euro al mese, più o meno quanto prende il presidente degli Stati Uniti che mi pare abbia qualche responsabilità in più di un manager di un’azienda pubblica italiana) facendoci risparmiare qualche altro miliardo di euro. Che aspetta? Cosa aspetta a tassare i grandi patrimoni piuttosto di spremere i poveri
pensionati, gli operai e i piccoli artigiani? Cosa aspetta?

Parliamoci chiaro, da quando è stato nominato (senza elezioni) al governo del paese, cosa ha fatto nell’interesse dell’Italia? Cosa? Cosa ha fatto oltre ad aver regalato 2miliardi di euro al Monte Paschi di Siena e qualche miliardo di euro alla Morgan Stanley (soldi che dovevamo, ma quanti soldi lo stato deve ai piccoli imprenditori e sinora non ha versato? Perché non pagare prima i debiti con gli onesti cittadini italiani, prima di saldare un debito con una banca d’affari, dove accidentalmente lavora suo figlio, che specula sugli stati e agisce come strozzino?) Cosa sta facendo da quando è stato nominato, oltre ad aver modificato l’art.18, tagliato le pensioni minime, aumentato le accise sulla benzina, aver introdotto l’IMU e l’aver tagliato i finanziamenti alla scuola pubblica destinandoli a quella privata che per il 90% sono in mano alla Chiesa?

Parliamoci chiaro e senza retorica: cosa sta facendo, da quando è al governo, oltre ad aver tolto i fondi per i malati gravi, aver insistito con l’inutilità della TAV e aver addirittura riesumato il ponte sullo stretto di Messina? I meno attenti diranno, sì ma ha messo a posto i conti dello stato. Di quali conti stiamo parlando? Il debito pubblico, dati alla mano, è aumentato da quando Monti è al governo, lo spread (qualsiasi cosa voglia dire) è sempre lì, gli italiani sono più poveri di prima, molte piccole e medie aziende sono fallite e l’Italia è in recessione. La legge anticorruzione che, forse, dopo un anno forse sarà approvata è semplicemente ridicola e corruttori, corrotti e chi ha truffato la pubblica amministrazione potrà continuare a sedere nei banchi del parlamento e fare le leggi in nome e per conto degli italiani. La corruzione, le ricordo, ci costa, secondo i dati della corte dei conti, ben 60 miliardi di euro l’anno.

A fine anno arriverà un’altra mazzata per le famiglie italiane. Chi esalta Monti dice: sì ma ora all’estero ci rispettano? Di chi stiamo parlando quando parliamo di “estero”? Delle banche estere? Sì è vero, ora rispettano Monti, non gli italiani, perché ha un interlocutore privilegiato. È vero, ci rispetta la Troika, quella che ora affama la Grecia e che impone misure liberticide. Ci rispettano i consigli di amministrazione delle grosse multinazionali pronte a comprarsi i beni dello
Stato che Monti mette all’asta. Se è di questo rispetto che state parlando, va bene. Ma io guardo alle famiglie che sono sempre più povere; guardo ai giovani, il cui tasso di disoccupazione è ai massimi storici; guardo ai pensionati che non arrivano a fine mese; guardo alle imprese che chiudono, ai piccoli commercianti con un fisco assassino; guardo a tutte le vertenze sindacali aperte e guardo al divario tra ricchi e poveri che in questo paese cresce pericolosamente.

Guardo a tutto questo e mi chiedo: per conto di chi governa Mario Monti?

 09 novembre 2012
http://notizie.tiscali.it/socialnews/Ragnedda/4947/articoli/Da-tempo-osservo-cosa-accade-in-Italia-e-mi-chiedo-per-conto-di-chi-governa-Mario-Monti.html

Crisi, Cgil: 900 milioni di ore di cassa integrazione da inizio anno

Roma, 10 nov. (LaPresse) – Circa 900 milioni di ore di cassa integrazione da inizio anno a ottobre, con un trend di crescita che porterà il 2012 a sfondare a breve quota 1 miliardo di ore di cig, proiettando quest’anno come il secondo peggiore tra gli ultimi cinque dopo il 2010. E’ quanto si rileva dalle elaborazioni dei dati Inps da parte dell’Osservatorio Cig della Cgil Nazionale nel rapporto di ottobre. Al momento sono 510mila lavoratori a zero ore per un taglio del reddito, al netto delle tasse, di 3,4 miliardi di euro, pari a 6.700 euro per ogni singolo lavoratore.

“Novecento milioni di ore di cig in 10 mesi e oltre 100 nel solo mese di ottobre – osserva il segretario confederale della Cgil, Elena Lattuada – che si segnala come il terzo peggior mese dell’anno in termini di incremento della cig. Il declino iniziato con l’esplosione della crisi e acuito dalle scelte di austerità e di rigore. Le stesse ricette contro le quali ci mobilitano, in Italia e in tutta Europa, mercoledì 14 novembre in occasione della giornata di azione indetta dalla Confederazione europea dei sindacati ‘per il lavoro e la solidarietà contro l’austerità'”. Secondo la dirigente sindacale, infatti, “ci sono delle emergenze eluse: mentre è in atto una discussione falsa e sbagliata sulla produttività, sono a rischio centinaia di migliaia di lavoratori per i tagli previsti alle risorse della cassa in deroga”.

Il rapporto della Cgil segnala come la richiesta di cassa nei primi dieci mesi dell’anno abbia superato la mole di ore concesse nello stesso periodo del 2011 per un totale pari a 895.876.683 (+10,16%), con una incidenza delle ore di cig per lavoratore occupato nel settore industriale da gennaio a ottobre pari a 124 ore per addetto. Per quanto riguarda il solo mese di ottobre, invece, le ore di cig richieste e autorizzate sono state 102.985.994, in aumento sul mese precedente del +19,26%.

Nel dettaglio dell’analisi di corso d’Italia si rileva inoltre come la cassa integrazione ordinaria (cigo) diminuisca a ottobre sul mese precedente, dopo il forte aumento registrato a settembre, per un totale pari a 31.449.789 di ore, -4,81% sul precedente mese. Da inizio anno la cigo ha raggiunto quota 276.573.953 di ore per un netto +49,19% sui primi dieci mesi del 2011.

La richiesta di ore per la cassa integrazione straordinaria (cigs), sempre per quanto riguarda lo scorso mese, è stata di 40.153.761, in aumento sul mese precedente del +63,69%, mentre il dato da inizio 2012, pari a 320.530.153 ore autorizzate, segna un ?8,87% (“ma con riduzione in frenata”, si legge nel rapporto) sullo stesso periodo dello scorso anno. Infine la cassa integrazione in deroga (cigd) ha registrato a ottobre un +9,01% su settembre per 31.382.444 ore richieste. Da inizio anno sono state autorizzate 298.772.577 di ore di cigd, in aumento del +8,20% sul periodo gennaio-ottobre del 2011.

Pubblicato il 10 novembre 2012

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I rinnegati

I RINNEGATI

 L’Italia è come il Titanic: le aziende chiudono, le famiglie faticano a vivere,la nazione é una colonia… ma il Parlamento degli zombies trova tempo per imporre per legge l’inno di Mameli nelle scuole.
Il senato approva anche il provvedimento che istituisce la Giornata dell’Unità della Costituzione, dell’inno e della bandiera.
E’ paradossale e indecente che la cricca di rinnegati parlamentaro, che ha firmato tutti i trattati di svendita della nazione,ipocritamente voti questa legge e mortifichi un inno,che per quanto retorico possa essere,é stato scritto da uno che è morto a 22 anni combattendo per la libertà di una nazione.
In un verso l’inno così recita: “Giuriamo far libero il suolo natio…”
Questi vergognosi ectoplasmi politici,compreso il giullare del colle,hanno invece giurato di renderlo schiavo degli usurai internazionali !
Siate maledetti in eterno,ipocriti vigliacchi…..possiate crepare sotto le macerie di questo palazzo,vergogna della Repubblica Italiana…!

Pensioni, un’altra beffa per chi ha cambiato lavoro

Non solo esodati

Pensioni, un’altra beffa per chi ha cambiato lavoro

I lavoratori che hanno versato contributi a più enti previdenziali costretti a pagare il riscatto

10/11/2012

Beffa-pensione, salasso amaro 
per chi ha cambiato lavoro
Per i pensionati arriva un’altra beffa, riguarda i circa quattrocentomila italiani che nel corso della loro vita professionale hanno cambiato lavoro. Ne ha parlato Libero giovedì 8 novembre: fino al 1958 ricongiungere i contributiavveniva gratuitamentel, semplicemente la somma versata a un determinato ente veniva sommata ai contributi confluiti nella nuova cassa. Nel luglio del 2010, in quella che poi è diventata la legge 122,  viene inserito un articolo che stabilisce che questo ricongiungimento deve avere un costo. E anche alto. il prezzo è quello del riscatto della laurea. E così dal primo luglio, tutti quelli che hanno fatto domanda di pensione e che hanno cambiato lavoro una sola volta o anche più nella loro vita e quindi anche ente di previdenza, è arrivata la temutissima lettera dell’Inps con i calcoli. In pratica se si vuole far confluire i contributi versati,  bisogna pagare come se avesse studiato per dieci, venti o trent’anni. Cifre iperboliche che possono arrivare, in qualche caso anche a 600mila euro. Soldi che possono essere pagati subito o suddivisi in più rate, rate che a volte valgono quanto la pensione. L’alternativa è la totalizzazione dei contributi., gratuita, ma che impone il sistema contributivo anche a chi ha le carte in regola per il metodo retributivo con una penalizzazione del 50% sull’assegno mensile. Un’ulteriore mazzata per i pensionati che nella loro vita hanno cambiato lavoro, in tutto sono circa 400mila.