A. Saudita, Qatar e Turchia responsabili violenze in Siria

5 novembre 2012 | Autore Redazione

Fonte IRIB agenzia stampa http://italian.irib.ir
  

Onu: A. Saudita, Qatar e Turchia responsabili violenze in Siria

DAMASCO – Circa il 95% di coloro che stanno combattendo il governo siriano proviene da altri paesi.

L’ha detto Heisam Abu Saeed, inviato dell’Alto commissariato Onu sui diritti Umani in Medioriente. In un’intervista con la televisione nazionale della Siria, Abu Saeed ha puntato il dito contro l’Arabia saudita, il Qatar e la Turchia: “essi sono responsabili del sangue versato in Siria”, ha aggiunto. “E’ ormai ovvio il coinvolgimento di questi tre paesi nella crisi siriana” … “siamo profondamente dispiaciuti per il fatto che questi continuano a sostenere gruppi armati in Siria”. Per il diplomatico, l’Onu e altri organi internazionali per diritti umani non sono d’accordo con la fornitura di armi agli oppositori del governo in Siria perche’ questo servira’ solo ad aggravare la situazione. Gli occidentali sono ben consapevoli che solo il 5% di coloro che oggi combattono in Siria contro il governo di Bashar al-Assad, e’ di origine

Tav, in Francia la Corte dei conti boccia il progetto: “Costi alti e ricavi a rischio”

Tav, in Francia la Corte dei conti boccia il progetto: “Costi alti e ricavi a rischio”

Nel parere fornito al primo ministro Ayrault, i magistrati rilevano il raddoppio dei costi della linea ferroviaria Torino-Lione. E citano studi secondo i quali l’opera non produrrà profitti neppure in uno scenario di ripresa economica. Il 3 dicembre vertice Monti-Hollande

TAV Francia


“Il carattere internazionale del progetto, la sua 
anzianità e la sua complessità rendono difficile esprimere delle raccomandazioni”, scrive il presidente della Corte Didier Migaud, che chiede di non trascurare soluzioni alternative, cioè i miglioramenti della linea esistente, e di considerare delle misure per spostare il traffico transalpino dalla strada alla ferrovia. I costi del progetto vanno considerati in maniera sistematica, consiglia, tenendo conto della situazione finanziaria del Paese, della rendita dell’opera e della sua capacità di far crescere l’economia. Il documento della Corte ripercorre diverse obiezioni sollevate dai No Tav sul versante italianocosti sono aumentati troppo, da 12 a 26 miliardi di euro, e il flusso delle merci è diminuito. Sono alcune delle critiche al progetto dell’Alta velocità Torino-Lione espresse dalla Corte dei Conti francese. Ieri i magistrati contabili di Parigi hanno pubblicato il parere, fornito al primo ministro Jean-Marc Ayrault a inizio agosto, in cui vengono elencati i dubbi sul progetto. Si tratta di un documento importante in vista del vertice sul Tav tra Mario Monti e François Hollande a Lione il prossimo 3 dicembre.

I costi. Nel documento di quattro pagine, la Corte rivede l’aumento del budget del programma di studio e dei lavori preliminari, “stimato inizialmente a 320 milioni, poi a 371, è stato portato a 534,5 a partire dal marzo 2002, in seguito a 628,8 milioni nel programma del 2006. Le stime presentate alla conferenza intergovernativa del 2 dicembre 2010 l’hanno portato a 901 milioni”. Questo costo, quasi triplicato è dovuto alla realizzazione delle discenderie (gallerie), ai problemi geologici e, sul versante italiano, alle proteste e alla variazione del tracciato (da Venaus a Chiomonte), ricorda il presidente Migaud.

Per la parte comune del progetto, i dati del giugno 2010 prevedevano 10,259 miliardi di euro “senza spese finanziarie, manodopera e studi preliminari”, quasi due miliardi in più rispetto al 2003. Nel complesso, la stima del costo globale del progetto è passato da 12 miliardi nel 2002 a venti miliardi nel 2009 e poi a 26 miliardi “secondo gli ultimi dati comunicati dalla direzione generale del Tesoro”.

C’è poi la questione: chi pagherà? Se l’accordo del 30 gennaio scorso prevede una ripartizione dei costi della prima fase (42 per cento alla Francia, il resto all’Italia), mentre la seconda fase (acquisti dei terreni, reti deviate) pesa tutta sull’Italia, non si sa di preciso quanto sborserà l’Unione europea per i lavori.

I flussi. Il progetto è stato “concepito in un contesto di forte crescita dei traffici attraverso l’arco alpino”, scrive Migaud, per questo ora bisognerebbe rivalutare i flussi. Nel 1991, negli anni in cui venne lanciata l’idea della Torino-Lione, il rapporto Legrand prevedeva che i passaggi di mercisarebbero più che raddoppiati tra il 1987 e il 2010, ma già nel 1993 uno studio riteneva che quel rapporto sovrastimasse i passaggi e la crescita. Poi, dal 1999, i traffici sono diminuiti: da una parte la chiusura temporanea del Monte Bianco, dall’altra l’apertura di nuove vie in Svizzera, la fine dei transiti notturni e la crisi. Tutti i passaggi tra Francia e Italia ne hanno risentito, fatta eccezione di Ventimiglia su cui arrivano i flussi dalla Spagna. Solo nel 2035, ricorda la Corte citando uno studio dei flussi voluto da Ltf (Lyon-Turin ferroviaire, società che gestisce l’opera), è prevista la saturazione della linea storica.

Per queste ragioni, tra costi eccessivi e dubbi incassi dei pedaggi, la Corte dei conti ritiene che il progetto abbia una rendita poco certa. Anzi, sottolinea Migaud, “secondo gli studi economici voluti nel febbraio 2011 da Ltf sul progetto preliminare modificato, il valore attuale netto è negativo in tutti gli scenari”, che siano di crisi o di ripresa.

Tuttavia la politica non sembra turbata dal documento. Nella sua risposta a Migaud, il premier Ayrault ribadisce le intenzioni politiche del governo, gli impegni internazionali e in particolare gli accordi con l’Italia. Domani saranno invece i senatori delle regioni francesi interessate dalla linea, Rhones-Alpes e Savoia, a lanciare un appello a sostegno del Tav.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/11/06/tav-in-francia-corte-dei-conti-boccia-progetto-costi-alti-e-ricavi-a-rischio/404642/#.UJj0JT1JxtA.email

Ma come sceglie bene LTF!

Nell’ultimo anno e mezzo LTF (la società che vorrebbe costruire la Torino-Lione) ha aggiudicato appalti alla Italcoge S.p.A. – poi FALLITA (2/8/2011), – alla Geo.Mont S.r.l. – poi FALLITA (9/11/2011),  – alla Martina Service S.r.l. riconducibile alla famiglia Martina (socio unico Cattero Emanuela)  moglie di Martina Claudio, titolare con il fratello Roberto della Martina officine meccaniche S.n.c., FALLITA il 6/5/2010, della Martina Italia S.r.l. FALLITA 5/5/2010;

I fratelli Martina, per questi fallimenti, sono stati di recente condannati in primo grado per bancarotta fraudolenta.

Prima dell’estate 2012 sono stati scelti con pre-appalto in data 14/6/2012, oltre alle ditte (ormai fallite l’anno precedente…) Italcoge SpA e  Geo.Mont S.r.l. anche le ditte Escavazioni Valsusa S.r.l. e Ing. Vito Rotunno S.r.l.  i cui soci di riferimento sono stati condannati per turbativa d’asta e altri reati connessi ai pubblici appalti, nonché il Consorzio Valsusa Piemonte Imprese per lo sviluppo nel quale ritroviamo la STI S.r.l. di Procopio Vincenzo, condannato in primo grado insieme all’ex Direttore Generale di LTF, Ing. Paolo Comastri, nonché insieme all’ex responsabile della Direzione Costruzioni sempre di LTF, Walter Benedetto. Condannati in primo grado nel 2011 ex art. 110 e 353 c.p. per concorso in turbativa d’asta, insieme al Presidente e all’amministratore delegato SITAF.

 Tra gli appalti aggiudicati più recentemente merita una segnalazione speciale quello per la valutazione del dossier di sicurezza del nuovo sistema di trasporto (http://www.ltf-sas.com/pages/marches.php?categorie=&theme=61&stheme=0).

 L’appalto vien affidato in data 27/10/2012 al Groupement S.A. Belgorail N.V. / Rina Services SpA.

 Non è interessante tanto per l’importo – 100.000 euro – ma, visto lo scopo dell’appalto (valutazione del dossier di sicurezza), per il gruppo cui appartiene la società aggiudicataria RINA Services S.p.A.

 La capogruppo, infatti, è RINA S.p.A.:

        condannata in via definitiva dalla Cassazione penale francese, nel 2012 (Arrêt n° 3439 du 25 septembre 2012, cfr. http://coordination-maree-noire.eu/spip.php?article18180), per l’affondamento della petroliera Erika avvenuto il 12 dicembre 1999 in Atlantico, con conseguente disastro ecologico. Sentenza di Cassazione confermativa della condanna in appello.

        citata in giudizio nel Tribunale di Genova per essere la società di classificazione, e di certificazione sicurezza “DOC” ed “SMC”, del traghetto Al Salam Boccaccio ’98, incendiato ed affondato nel Mar Rosso il 2 febbraio 2006, un disastro marittimo in cui morirono più di mille persone tra passeggeri ed equipaggio.

        recentemente certificatrice “SA8000” (sicurezza, lavoro minorile, condizioni di lavoro) a favore dell’industria pakistana Ali Enterprises, il cui stabilimento di Karachi l’11 settembre 2012 prende fuoco. Nell’incendio muoiono 289 lavoratori, Alcune settimane prima RINA aveva rilasciato il certificato “SA8000” alla società.

Estikbal Ramat

 

NON PER SOLDI.MA PER DENARO!

Lettere al blog. Giriamo ai lettori del blog la mail di Gaspare Serra, che scrive: LA POLITICA? IL “MESTIERE” PIÙ ANTICO DEL MONDO… “Cosa vorresti fare da grande?” Chi di noi, almeno una volta nella vita, non ha avuto posto questa domanda? In altri tempi, le risposte più comuni erano anche le più banali: “il medico!”, rispondevano i più filantropi; “il prete!”, i più introversi; “il poliziotto!”, i più audaci; finanche “lo spazzino!”, i più estroversi… Oggi, per le nuove generazioni cresciute a “pane e televisione”, le aspirazioni più ambite sono piuttosto cambiate: i figli -dalla vita bassa (e mutande alte!)- del “consumismo sfrenato” e della globalizzazione selvaggia, perso ogni briciolo di genuinità, sognano di fare “il calciatore”, illusi dalle prospettive di facili guadagni; di diventare “veline”, abbagliati dai lustrini e paillettes del palcoscenico; di divenire “cantanti”, attratti dalla prospettive di bucare lo schermo inseguendo la scorciatoia d’un reality… Perché questa premessa “sociologica” parlando di un tema brutalmente politico: il costo dei parlamentari? Perché, ritornando alle aspirazioni dei giovani del domani, c’è da scommettere che presto la professione più ambita diverrà quella politica! Quale altra attività “rende molto” in termini di guadagni e visibilità e “richiede poco” in termini di capacità e competenza??? Un tempo l’immagine poco “in” del politico – generalmente visto come un personaggio grigio, noioso, riservato…- costituiva una naturale barriera tra i giovani e la politica. Ma come non cambiare idea ripensando alle serate “allegre” dei nostri Presidenti del Consiglio, ai divertimenti “sfrenati” dei nostri consiglieri regionali o ai festini “dissoluti” cui non di rado incappano i nostri politici?! “Non Per Soldi… Ma Per Denaro” era il titolo d’un celebre film del 1966. Quale altro slogan descriverebbe meglio le motivazioni, gli stimoli, le ambizioni che spingono oggi i vari “Fiorito d’Italia” ad avvicinarsi alla politica?! Unica differenza? La pellicola americana era una commedia, mentre la trama che la politica italiana ha scritto negli anni appare una “tragicommedia dell’assurdo”: una storia -scritta a più mani e senza “happy end!”- caricata da ripetuti flashback (il ritorno sulla scena di personaggi che si credevano d’un pezzo finiti…), travagliata da infiniti scandali (viaggi pagati, case affittate o appartamenti comprati “a propria insaputa”!) e alleggerita dalla frivolezza di esotici “Bunga Bunga” o stravaganti favole che narrano di nipoti egiziane!

IL PARADOSSO ITALIANO? STIPENDI “PIÙ BASSI” D’EUROPA E PARLAMENTARI “PIÙ PAGATI” DEL MONDO!

Quanto (ci) costano gli stipendi dei parlamentari?

La domanda pare alquanto retorica: “troppo!”, risponderebbe qualsiasi uomo della strada…

Ma, analizzando i costi della politica, il passaggio da una retorica un po’ qualunquista a una motivata “indignazione” si fa immediato!

Confrontando i guadagni dei nostri parlamentari con lo stipendio medio degli italiani, il risultato che ne viene fuori è “impressionante” (fonte L’Espresso, 05/03/2012): in nessun Paese europeo la distanza tra onorevoli e cittadini è così ampia!

Quanto ampia?

  • In Spagna un parlamentare guadagna mediamente 2,1 volte di più di un comune cittadino;
  • in Belgio e Olanda 2,7 volte di più;
  • in Francia 4,8 volte di più;
  • in Germania 3,4 volte di più.

E in Italia?

Nel nostro Paese, evidentemente il “Regno di Bengodi” per la politica, un parlamentare  guadagna fino a “6,8 volte di più” rispetto a un elettore (lo stipendio di quest’ultimo, difatti, si attesta in media sui 19.250 euro l’anno, secondo le dichiarazioni dei redditi 2011; sui 23.000 euro, secondo il Rapporto Eurostat 2012).

In buona sostanza, il guadagno “mensile” di un parlamentare è pari allo stipendio “annuale” di un suo elettore medio!

Come non chiamare “Casta” una politica siffatta?!

E non finisce qui!

Secondo un’inchiesta di Openpolis, i nostri deputati sono pagati “509 euro” l’ora (lavorando, in media, solo 1 giorno su 6 a settimana, ossia 80 giorni l’anno), mentre i senatori “863 euro” l’ora (dedicando solo 50 giorni l’anno ai lavori parlamentari).

Un parlamentare, in un’ora di lavoro, guadagna quanto la maggior parte del suo elettorato percepisce in un intero mese!

E’ come se gli eletti lavorassero quanto un lavoratore stagionale, ricevendo però una paga -e che paga!- per tutto l’anno!

Cosa mantengono di “onorevole” i nostri parlamentari se non il titolo???

COME TOLLERARE CHE L’ITALIA SI COLLOCHI ALL’ULTIMO POSTO IN EUROPA PER LE RETRIBUZIONI DEI LAVORATORI ED AL PRIMO PER I COMPENSI DEI POLITICI?!

LO SCANDALO ITALIANO?

DA NOI I PARLAMENTARI PIÙ “CARI” D’EUROPA!

La media Ue delle indennità dei membri delle Camere Basse si attesta sui 54.000 euro lordi annui (4.500 euro mensili).

L’indennità di un deputato italiano, invece, pur al netto dei tagli degli ultimi anni e senza considerare diarie, rimborsi e benefit vari, ammonta a “10.435 euro” lordi al mese (“125.220 euro” l’anno!).

Com’è possibile che un parlamentare italiano guadagni “più del doppio” della media europea?

Solo nel 2011, la spesa per gli stipendi e i benefit dei nostri onorevoli è ammontata a 245.165.000 euro (con un aumento del 9,10% rispetto al 2001, pari a 20,5 milioni di euro in più).

Fin quando potremmo permetterci “il lusso” di una classe politica così onerosa?!

Qualche utile confronto può evidenziare meglio d’ogni altro commento le sproporzioni del “caso Italia” (fonte Linkiesta.it):

  • negli Usa un deputato percepisce un’indennità annua di 115.000 euro lordi;
  • in Canada 107.000 euro;
  • in Irlanda al massimo 102.000 euro;
  • in Australia 93.000 euro;
  • in Olanda 91.000 euro;
  • in Germania 85.000 euro;
  • in Francia 84.000 euro;
  • in Norvegia 79.000 euro;
  • in Nuova Zelanda 71.000 euro;
  • in Gran Bretagna 70.000 euro;
  • in Svezia 70.000 euro;
  • in Spagna addirittura “37.000” euro (lordi ed annui, s’intende!).

Un deputato italiano svolge le stesse funzioni di un collega iberico e vive in un Paese non molto dissimile dalla Spagna.

Perché mai dovrebbe costare alla collettività “più del triplo”?!

Ma quanto guadagna, esattamente, un parlamentare italiano?

I nostri deputati e senatori, al netto di ogni ostentato taglio (?), beneficiano di:

1) una “INDENNITÀ DI FUNZIONE” (prevista dall’articolo 69 della Costituzione e regolata dalla  legge n.1261 del 1965), pari alla Camera a 10.435 euro lordi al mese (circa 5.000 euro netti) ed al Senato a 10.385 euro lordi (5.300 euro netti);

2) una “INDENNITÀ DI CARICA” per ogni ulteriore incarico assunto (ad esempio, la presidenza -o vicepresidenza- di un gruppo politico o di una commissione);

3) una “DIARIA” (disciplinata sempre dalla legge n.1261 del 1965), ossia un rimborso forfettario delle spese di soggiorno a Roma (in realtà, spettante anche ai residenti nella Capitale!), pari, sia a Montecitorio che a Palazzo Madama, a 3.503 euro “netti” al mese;

4) un “RIMBORSO (forfettario) DELLE SPESE PER L’ESERCIZIO DEL MANDATO”,con cui si dovrebbero pagare i portaborse (peccato che solo un onorevole su tre se ne avvale e, per di più, spesso questi sono pagati male e in nero!), pari per i deputati a 3.690 euro “netti” mensili, per i senatori a 2.090 euro;

5) un “RIMBORSO (trimestrale) DELLE SPESE DI TRASPORTO E VIAGGIO”, pari alla Camera (a seconda che la distanza tra il luogo di residenza del deputato e l’aeroporto più vicino per raggiungere la Capitale superi i 100 Km) da 3.323 a 3.995 euro netti, ossia da 1.107 fino a 1.331 euro al mese; al Senato tale voce è stata sostituita dal “RIMBORSO (forfettario) DELLE SPESE GENERALI”, pari a 1.650 euro netti al mese;

6) un “RIMBORSO (annuale) DELLE SPESE TELEFONICHE”, pari a Montecitorio a 3.098 euro l’anno,  ossia 258 euro “netti” al mese; al Senato tale voce rientra nel “rimborso delle spese generali”;

7) una “ASSISTENZA SANITARIA INTEGRATIVA (obbligatoria)”, che, sia alla Camera che al Senato, garantisce tariffe agevolate e rimborsi per le prestazioni sanitarie dei parlamentari e dei loro familiari (conviventi more uxorio compresi!); al Senato è anche presente un ambulatorio con pronto soccorso h24, con un medico e quattro infermieri sempre disponibili, che (ci) costa “700.000 euro” l’anno; alla Camera il costo dell’assistenza sanitaria integrativa, solo nel 2011, è ammontato a “10 milioni” di euro (di cui 3 milioni solo per spese odontoiatriche ed altrettanti per interventi in cliniche private!);

8) “TESSERE SPECIALI PER VIAGGIARE GRATUITAMENTE” su strade, ferrovie, navi ed aerei per tutto il territorio nazionale (di queste beneficiano non solo i parlamentari in carica ma anche chiunque sia stato eletto almeno una volta alla Camera e per dieci anni dal termine del mandato!);

9) ulteriori “PRIVILEGI” (ad esempio, gli ex presidenti delle Camere godono di segreterie personali, auto blu e uffici riservati in Parlamento: fino al 2011 ne usufruivano “a vita”, dal 2012 “solo” per i dieci anni successivi la cessazione del mandato);

10) un “ASSEGNO DI FINE MANDATO” (o di solidarietà), ovverosia una sorta di “Tfr parlamentare”, pari, sia per i deputati che per i senatori, all’80% dell’importo mensile lordo dell’indennità per ogni anno di mandato effettivo (o frazione non inferiore ai sei mesi); alla Camera, l’assegno ammonta a 46.814 euro dopo un solo mandato e fino a 140.443 euro dopo tre legislature;

11) e un “VITALIZIO PARLAMENTARE”: se è vero che questa voce è stata recentemente abolita e sostituita da una comune pensione contributiva (almeno per tutti coloro eletti dopo il 1° gennaio 2012), è altrettanto vero che ne continueranno a beneficiare gli ex membri del Parlamento e tutti i parlamentari attualmente in carica!

Facendo le dovute somme -e non considerando eventuali indennità di carica, assegni di fine mandato, vitalizi e benefit non monetizzabili-, un semplice parlamentare può arrivare a intascare mensilmente “19.217 euro” alla Camera e “17.628 euro” al Senato!

È facile dimostrare, allora, che i parlamentari italiani non solo percepiscono gli stipendi e i vitalizi più alti ma beneficiano anche di tutta una serie di privilegi “unici” rispetti ai propri colleghi europei!

Qualche esempio (fonti: “Rapporto Giovannini”; studio riservato del Servizio per le competenze parlamentari della Camera)?

  • In Francia i membri dell’Assemblée nationale (577) percepiscono un’indennità di 7.100 euro lordi al mese, non beneficiano di alcuna diaria (al massimo di residence a tariffa agevolata o di prestiti di 76.000 euro al 2% per comprarsi un appartamento) e non hanno alcun assegno di fine mandato (solo un sussidio di reinserimento, di cui si beneficia se disoccupati e per tre anni al massimo);
  • in Germania i membri del Bundestag (620) intascano un’indennità di 7.668 euro lordi mensili, beneficiano di un contributo per le spese di segreteria e rappresentanza di 1.000 euro (importo massimo) e non hanno nessun assegno di fine mandato (solo un’indennità provvisoria, di cui usufruiscono per 18 mesi);
  • in Gran Bretagna i membri della House of Commons (650) incassano un’indennità di 6.350 euro lordi al mese, come diaria possono richiedere un rimborso massimo mensile di 1.922 euro e non hanno alcun assegno di fine mandato (al termine della legislatura, possono solo chiedere un rimborso di 47.000 euro per spese connesse all’esercizio delle loro funzioni);
  • in Olanda i deputati guadagnano 8.500 euro d’indennità lorda al mese, beneficiano di una diaria di 1.600 euro (importo massimo) e di un contributo per le spese di segreteria e rappresentanza di 203 euro;
  • in Austria riscuotono 8.100 euro d’indennità mensile, non godono di alcuna diaria e beneficiano di un contributo per le spese di segreteria e rappresentanza di 480 euro;
  • in Belgio intascano 7.300 euro lordi al mese, non godono di alcuna diaria e percepiscono un contributo per le spese di segreteria e rappresentanza di 1.800 euro;
  • in Grecia percepiscono un’indennità di 5.700 euro lordi mensili;
  • in Portogallo ricevono un’indennità di 3.400 euro lordi al mese;
  • in Spagna guadagnano soli 2.800 euro d’indennità lorda mensile e ricevono una diaria di 1.800 euro (soli 870 euro se residenti a Madrid);
  • a Strasburgo, dal 2009, tutti i membri del Parlamento europeo (736) percepiscono uno stipendio base di 7.655 euro lordi al mese.

Un’indagine de Il sole 24 ore ha svelato i nomi dei politici che ci sono costati di più negli ultimi anni.

Eccone alcuni:

  • Beppe Pisanu (Pdl), in 40 anni di onorata carriera parlamentare (come onorevole o senatore), ha guadagnato oltre “5,5 milioni” di euro;
  • Giorgio La Malfa (gruppo Misto), in altrettanti anni, 5,4 milioni;
  • Mario Tassone (Udc), in 36 anni, 4,9 milioni;
  • Francesco Colucci (Pdl), in 35 anni, 4,8 milioni;
  • Filippo Berselli (Pdl), Altero Matteoli (Pdl), Pier Ferdinando Casini (Udc) e Gianfranco Fini (Fli), in 31 anni, hanno incassato rispettivamente 4,2 milioni di euro;
  • Carlo Vizzini (gruppo Misto), Domenico Nania (Pdl), Francesco Pontone (Pdl), Anna Finocchiaro (Pd), Livia Turco (Pd), Teresio Delfino (Udc) e Luigi Grillo (Pdl), in 27 anni, hanno ricevuto 3,6 milioni di euro a testa;
  • Giuseppe Calderisi (Pdl) e Calogero Mannino (Udc), in 26 anni, hanno accumulato 3,5 milioni di euro l’uno;
  • mentre Massimo D’Alema (Pd), in “soli” 25 anni, 3,4 milioni di euro.

Le fortune politiche di appena 18 tra i più noti politici italiani ci sono costate, in conclusione, “77,8 milioni” di euro!

Quante vite dovrebbe vivere un operaio o un impiegato per ambire a simili guadagni?!

Solo i cinque senatori a vita che oggi siedono in Parlamento (“di diritto”, come Ciampi in qualità di ex Presidente della Repubblica; o “di nomina presidenziale”, come Mario Monti) ci costano “600.000 euro” l’anno a testa!

Stipendi d’oro di cui beneficiano personaggi, pur se di prestigio:

  • “non eletti” -contrariamente ai propri colleghi parlamentari-;
  • con un incarico “a vita” -come nelle migliori democrazie!-;
  • e “improduttivi”, risultando -per ovvie ragioni anagrafiche- tra i membri del Parlamento più assenteisti: alcuni, veri e propri “desaparecidos”, scomparendo dalla scena pubblica dopo la loro elezione!

Ha ancora senso, allora, mantenere in vita questa figura???

Solo nel 2011:

  • su un costo complessivo di funzionamento del Senato di 603.100.000 euro, la spesa per gli stipendi dei senatori è assommata a “71.225.000 euro”;
  • su un bilancio di 1.070.994.520 euro della Camera, il costo degli stipendi dei deputati è ammontato a “167.050.000 euro”;
  • le pensioni dei parlamentari sono costate “79.200.000 euro” al Senato e “138.200.000 euro” alla Camera;
  • ogni seduta parlamentare è costata “3.332.044 euro” al Senato (essendosene svolte 181 in tutto il 2011) e “7.046.017 euro” alla Camera (essendosene tenute solo 151);
  • il Parlamento italiano è costato più dei parlamenti di Francia, Germania, Inghilterra e Spagna messi insieme (fonte Libero, 30/01/2012);
  • e la Camera ed il Senato italiani, insieme, sono costati circa “100 milioni di euro in più” rispetto al Congresso ed al Senato americani (fonte Corriere della Sera, 18/07/2011).

Come ultima chicca, aggiungiamo pure che, mentre ogni italiano spende “27,15 euro” l’anno per mantenere il proprio Parlamento (fonte La Stampa, 30/01/2012):

  • in Francia ogni cittadino spende 8,11 euro (tre volte meno);
  • negli Usa 5,10 euro (cinque volte e mezzo meno).
  • in Inghilterra 4,18 euro (quasi sette volte meno);
  • in Spagna soli 2,14 euro (dieci volte meno!).

Occorre assumere nuovi superconsulenti al Governo o chiedere ulteriori suggerimenti agli utenti del web per scoprire dove si annidano le più robuste “sacche di spreco” di denaro pubblico in Italia???

IL COSTO “EXTRAEUROPEO” DEI NOSTRI EURONOREVOLI 

Un europarlamentare italiano, per svolgere la sua attività a Strasburgo, percepisce un’indennità di funzione di “11.190” euro lordi mensili, pari a oltre “134.000” euro l’anno.

Voce d’entrata a cui ulteriormente sommare (fonte La Repubblica):

  • un gettone di presenza, di “306 euro” per ogni partecipazione alle sedute dell’Europarlamento;
  • una diaria di soggiorno, di “9.000 euro” mensili (pari a 290 euro al giorno);
  • un rimborso spese di viaggio, dal 2009 non più forfettario ma correlato alle spese sostenute e documentabili;
  • un rimborso spese di assistenza parlamentare, di 17.570 euro al mese;
  • una indennità di segreteria, di 4.200 euro mensili.

Cifre “impressionanti”, ma che risultano “inaccettabili” al confronto con le indennità percepite dagli altri euronorevoli (fonte “Times”):

  • un europarlamentare austriaco percepiva, fino al luglio 2009, soli 106.583 euro lordi l’anno;
  • un olandese 86.125 euro;
  • un tedesco 84.108 euro;
  • un irlandese 82.065 euro;
  • un inglese 81.600 euro;
  • un belga 72.017 euro;
  • un danese 69.264 euro;
  • un greco 68.575 euro;
  • un lussemburghese 66.432 euro;
  • un francese 62.779 euro;
  • un finlandese 59.640 euro;
  • uno svedese 57.000 euro;
  • uno sloveno 50.400 euro;
  • un cipriota 48.960 euro;
  • un portoghese 41.387 euro;
  • uno spagnolo 35.051 euro;
  • uno slovacco 25.920 euro;
  • un ceco 24.180 euro;
  • un estone 23.064 euro;
  • un maltese 15.768 euro;
  • un lituano 14.196 euro;
  • un lettone 12.900 euro;
  • un ungherese 9.132 euro;
  • un polacco addirittura 7.369,70 euro (sempre lordi, sempre all’anno, s’intende!).

Forse gli europarlamentari italiani “eccellono” su tutti gli altri per la loro operosa partecipazione ai lavori del Parlamento di Strasburgo?

Tutt’altro!

I nostri eurodeputati risultano “i meno presenti”: una volta su tre rimangono a casa, mentre i finlandesi hanno un tasso di presenze del 90%, i tedeschi di poco inferiore e così pure gli  europarlamentari di altre nazionalità (fonte l’Espresso).

Come giustificare, allora, una simile maggiorazione nella loro retribuzione?

Forse i nostri euronorevoli, pur se assenteisti, si distinguono dagli altri per il loro rendimento?

Niente affatto!

Gli europarlamentari italiani eccellono, casomai, per tassi “scandalosamente bassi” di produttività: su 78 nostri parlamentari in Europa, 61 non hanno mai presentato una relazione e 17 non si sono mai scomodati nemmeno d’aprir bocca in Aula!

Euronorevoli “assenteisti e fannulloni”: perché, allora, premiarli con gli stipendi più alti di Strasburgo?!

Forse il “mestiere” dell’europarlamentare è giudicato alla pari di un lavoro “usurante”?

Forse allontanarsi dal Bel Paese per qualche giorno a settimana è ritenuto una fatica insostenibile, enormemente maggiore che staccarsi dalla fredda Germania o dalla povera Polonia???

O forse, pensando alla gente che “realmente” lavora col sudore in fronte per sbarcare faticosamente il lunario, è un’offesa anche solo considerare un “mestiere” l’attività politica?! Non sappiamo se anche negli scranni più alti di Strasburgo qualcuno si sarà posto gli stessi interrogativi.

Quel che è certo è che il Parlamento europeo, adottando il nuovo Statuto parlamentare (luglio 2009), è intervenuto sulle ingiustificate diversità di trattamento economico degli europarlamentari:

  1. equiparando l’indennità degli europarlamentari, a prescindere dalle loro nazionalità, a “7.655 euro” lordi mensili (spesa a carico del bilancio del Parlamento europeo, non più dei parlamenti nazionali);
  2. e sostituendo il rimborso generico e forfettario delle spese con un rimborso delle sole spese giustificate e documentate.

“Arcano” risolto, dunque?

Macché!

L’equiparazione degli “euro-stipendi”, in realtà, poteva essere soggetta a deroga: prerogativa che il nostro Paese non ha perso tempo ad esercitare!

Gli europarlamentari italiani, pertanto, continuano a beneficiare di un trattamento retributivo equiparato non a quello dei loro colleghi di Strasburgo ma a quello dei loro colleghi di Montecitorio!

Il “quantum in più” percepito dai nostri euronorevoli, ovviamente, non è a carico del Parlamento europeo, bensì del nostro Parlamento nazionale…

Nessuno scrupolo, però: tanto “paga sempre Pantalone” (ovvero noi cittadini!).

TANTO PER RIDERE:

I “TAGLI” AGLI STIPENDI DEI PARLAMENTARI…

Tra i primi impegni che si è assunto il governo Monti vi è stato quello di ridurre i costi della politica.

A tal fine, si è dato mandato alla cd. “Commissione Giovannini” di parametrare gli stipendi dei politici italiani entro la media europea.

Il risultato, ancora una volta, è stato gattopardesco: si è “deciso di non decidere”!

La Commissione, difatti, ha gettato la spugna, dichiarandosi impossibilitata a completare il proprio lavoro, sia per mancanza di tempo sufficiente, sia per la difficoltà di comparare costi di assetti istituzionali diversi.

Nella relazione conclusiva, però, la Commissione non ha potuto fare a meno di riconoscere ciò che già risultava evidente anche all’uomo della strada: i parlamentari italiani sono i più pagati d’Europa!

Perché, a questo punto, il Parlamento non si è mosso autonomamente per ridurre le proprie spese (non limitandosi a “ritocchi minimali” o a tagli “marginali”)?

Perché, all’estrema velocità con cui si aumentano le tasse per “far cassa”, corrisponde una snervante lentezza nell’operare tagli ai costi della politica (che fine ha fatto, ad esempio, il tanto sbandierato dimezzamento del numero dei parlamentari)???

E per quale stramba ragione i parlamentari italiani vanterebbero il diritto “esclusivo” di veder parametrata la propria retribuzione alla media dei sei paesi più ricchi d’Europa (pur non disponendo affatto il nostro Paese degli stipendi tedeschi o del Pil francese)?! A ognuna di queste obiezioni, la politica risponde, infastidita, sempre alla stessa maniera: “Questa è demagogia!”, “ci siamo messi a dieta…”, “abbiamo già stretto la cinghia!”

Ma quanto è stata effettivamente stretta la cinghia?

Quanto la politica, per lungo tempo “famelica e ingorda”, potrebbe ulteriormente dimagrire?

Qualche “dimagrimento”, in effetti, c’è stato.

Eccone il risultato:

PRIMO:

L’indennità di funzione:

  • nel 2006 (ex legge finanziaria) è stata ridotta del 10%;
  • nel 2008 (ex legge finanziaria) ne sono stati sospesi gli adeguamenti retributivi per 5 anni (misura prorogata fino a tutto il 2013);
  • nel 2011 (ex decreto legge n.138) è stata ulteriormente ridotta, ma “solo” per il triennio 2011/2013, nella misura del 10% per la parte eccedente i 90.000 euro e del 20% per la parte eccedente i 150.000 euro lordi annui (riduzione raddoppiata per i parlamentari che svolgono un’attività lavorativa per la quale percepiscono un reddito uguale o superiore al 15% dell’indennità parlamentare);
  • nel 2012 (con deliberazioni degli Uffici di Presidenza della Camera, 30 gennaio 2012, e del Senato, 31 gennaio 2012), è stata decurtata di 1.300 euro “lordi” al mese.

SECONDO:

La diaria, con deliberazioni degli Uffici di Presidenza della Camera (27 luglio 2010) e del Senato (25 novembre 2010), è stata:

  • ridotta a 3.503euro al mese (rispetto ai 4.000 euro precedenti);
  • e soggetta a ulteriori decurtazioni per ogni assenza dei parlamentari dai lavori parlamentari.

TERZO:

Il rimborso delle spese per l’esercizio del mandato, nel 2012:

  • alla Camera (con deliberazioni dell’Ufficio di Presidenza del luglio 2010 e gennaio 2012) è stato ridotto di 500 euro (portandolo a 3.690 euro netti al mese) e corrisposto solo per il 50% forfetariamente (per il restante 50% a titolo di rimborso per specifiche categorie di spese documentate);
  • al Senato, invece, è stato ridotto a 2.090 euro e erogato a titolo di rimborso delle spese effettivamente sostenute.

QUARTO:

I vitalizi parlamentari:

  • nel 2007 sono stati ridotti e si è raddoppiato il periodo minimo di mandato richiesto per maturarne il diritto (da 2 anni e 6 mesi a 5 anni);
  • dal 1° gennaio 2012 (con deliberazioni degli Uffici di Presidenza della Camera, 14 dicembre 2011 e 30 gennaio 2012, e del Senato, 31 gennaio 2012), sono stati aboliti e sostituiti da una pensione contributiva.

SVELATO “L’ARCANO”:

L’INGANNO DEI “FINTI TAGLI” AI COSTI DELLA POLITICA!

Se dei tagli ci sono effettivamente stati, restano comunque delle “sconcertanti verità”:

PRIMO:

Come spiegare il fatto che, nonostante i “pesanti” (?) sacrifici cui si è sottoposta la politica:

  • i parlamentari italiani restano i più pagati d’Europa;
  • il divario tra la retribuzione media di un lavoratore e di un suo eletto resta incolmabile;
  • e Montecitorio risparmierà soli “150 milioni” di euro in tre anni (il “5%” del suo costo generale!), mentre Palazzo Madama appena “4 milioni” di euro rispetto al 2011 (su una dotazione di “542 milioni” per il 2012)?

SECONDO:

I presidenti Fini e Schifani hanno pomposamente enfatizzato la recente scelta dei parlamentari di ridursi lo stipendio di 1.300 euro.

Ma come non ricordare che:

  • i 1.300 euro indicano un importo “lordo” (il taglio effettivo è ammontato a soli “700 euro”);
  • mentre la busta paga netta di deputati e senatori è rimasta “invariata” (essendo stato contestualmente abolito l’obbligo per i parlamentari di versare i contributi previdenziali, guarda caso pari a 700 euro al mese)?

TERZO:

Tutti ripetono, ad ogni piè sospinto, che i vitalizi sono stati aboliti.

Ma, pur col nuovo sistema contributivo, a un parlamentare sono sufficienti:

  • 5 anni di mandato” per maturare il diritto alla pensione (non 35, come per qualsiasi comune cittadino);
  • e60 anni d’età” per ricevere il primo assegno, dopo aver ricoperto appena due mandati (non 66 anni, come per ogni altro elettore).

L’abolizione dei vitalizi, poi:

  • non ha intaccato di 1 solo euro i “2.308” vitalizi già maturati (il nuovo calcolo contributivo si applicherà solo a coloro eletti dalla prossima legislatura);
  • e non ha cancellato l’assegno di fine mandato, l’ultimo generoso regalo concesso a chi di tutto avrebbe bisogno fuorché di assistenza per reinserirsi nel mondo del lavoro!

QUARTO:

Oltre l’inganno, anche la beffa!

Mentre l’Italia “sta morendo di speranza”, si scopre che il magro e supertecnico governo Monti ci costa in stipendi quasi “il doppio” rispetto al pletorico governo politico Berlusconi: 4,8 milioni di euro, a fronte di 2,8 milioni (fonte Il Giornale).

Mentre i 23 ministri, i 3 viceministri e i 38 sottosegretari del Cavaliere guadagnavano tra i 40 e i 50.000 euro l’anno, grazie ad una legge del 1997 del governo Prodi, i nuovi supertitolati ministri, non percependo alcuna indennità parlamentare, godono di stipendi di “132.000 euro” lordi annui!

Senza considerare il premier Monti, che, cumulando anche la carica di senatore a vita, in un anno intasca circa “300.000 euro” (fonte Il Giornale).

PER UNA POLITICA AL SERVIZIO DEI CITTADINI

(E NON UNO STATO AL SERVIZIO DELLA POLITICA!)

PRIMO:

PERCHÉ NON DIMEZZARE IL NUMERO DEI PARLAMENTARI?

Se negli Usa (Paese esteso 30 volte l’Italia e con una popolazione quadrupla) il Senato federale è composto da 50 membri e il Congresso da 435, perché mai in Italia non basterebbero 315 deputati e 157 senatori?!

SECONDO:

PERCHÉ’ NON ABOLIRE LA FIGURA DEI SENATORI A VITA?

Come giustificare una carica tanto inutile quanto antistorica, ovvero gli unici parlamentari “non eletti” -come nelle migliori democrazie- e “a vita”-come solo i papi e i restanti monarchi nel mondo-?!

TERZO:

PERCHÉ NON ABOLIRE TUTTI GLI EMOLUMENTI a vario titolo DEI PARLAMENTARI (diaria, rimborsi, contributi, assegni di fine mandato, benefit vari…), SOSTITUENDOLI CON UN’UNICA INDENNITÀ’ DI FUNZIONE, DALL’IMPORTO MASSIMO DI “5.000 EURO” NETTI MENSILI?

Perché un compenso “più che doppio” rispetto alla media della retribuzione di qualsiasi comune cittadino non sarebbe sufficiente a garantire ai nostri eletti un minimo di sussistenza economica e autonomia politica?!

QUARTO:

PERCHÉ NON CONCEDERE L’INDENNITÀ PARLAMENTARE SOLO A CHI RINUNCIA, per il corso della legislatura, AD ESERCITARE QUALSIASI ALTRA PROFESSIONE?

Perché retribuire allo stesso modo quei politici che si pongono a tempo pieno “al servizio” della Nazione e quelli che riservano alla politica solo il tempo libero che gli residua dalle loro private professioni?

E PERCHÉ NON RICONOSCERE A QUEI PARLAMENTARI CHE SCEGLIEREBBERO comunque DI SVOLGERE ALTRE ATTIVITÀ professionali solo UN “CONTRIBUTO SPESE”, DALL’AMMONTARE MASSIMO DI “1.000” EURO MENSILI?

QUINTO:

PERCHÉ NON ABOLIRE LE “DOPPIE INDENNITÀ”, ovvero la possibilità per i parlamentari che assumono contestualmente altre cariche di cumulare più emolumenti (ad esempio, nel caso di parlamentari-sottosegretari, deputati-ministri, premier-senatori…)?

SESTO:

PERCHÉ NON TAGLIARE I “VITALIZI D’ORO” (2.308 i vitalizi parlamentari ad oggi erogati, 3.385 quelli regionali), PONENDO UN TETTO MASSIMO DI “3.000 EURO” MENSILI?

“I diritti acquisiti non si toccano!”, ripetono in coro i nostri eletti…

Com’è possibile, allora, che solo i politici vantino tali diritti?

Perché lo stesso principio non è valso per i pensionati o gli esodati, duramente penalizzati dalla Riforma Fornero?

Perché tale diritto non lo vanterebbero i pubblici impiegati, per i quali, se la situazione finanziaria lo imponesse, si prospetta la cancellazione delle tredicesime?

Com’è possibile che nel ‘92 si è potuto addirittura intaccare il conto corrente degli Italiani, mentre oggi non si può nemmeno chiedere un sacrificio in più ai contribuenti più abbienti?

“Quando si chiedono sacrifici alla gente che lavora, ci vuole un grande consenso, una grande credibilità politica e la capacità di colpire esosi e intollerabili privilegi” (Enrico Berlinguer)

“PANTA REI”

Blog

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Riferimenti facebook:

“L’ANTI-CASTA”

da Gaspare Serra
web: PANTA REI

SCOMPARSA NAVE CON 700 TONNELLATE DI MINERALE D’ORO A BORDO NEL MARE DI OKHOTSK

31 ott
 
UNA NAVE CARGO

con 700 tonnellate di minerale d’oro a bordo, è scomparsa mentre navigava nel Mare di Okhotsk.Il mezzo ha lanciato un sos, prima di sparire nel nulla, senza lasciare ulteriori tracce di alcun tipo.La società proprietaria del carico, la Polymetal (quotata in Inghilterra, ma con sede in Russia), ha stimato che l’eventuale perdita del carico porterebbe una perdita economica notevole, ma non rilevante nei confronti di un colosso mondiale del settore come l’azienda russa. “Il Sole 24 Ore” riporta che la nave cargo Amurskoe è sparita nel Mare di Okhotsk, bacino racchiuso tra l’estrema costa orientale della Russia e l’isola giapponese di Hokkaido, negli scorsi giorni. Dopo l’invio del messaggio di soccorso, si sono attivati i soccorsi, che hanno iniziato le ricerche nella mattinata di ieri: sono uscite tre navi, un mezzo anfibio e un elicottero.

LE PESSIME CONDIZIONI ATMOSFERICHE STANNO RALLENTADO LE RICERCHE

che potrebbero raggiungere un ulteriore livello di difficoltà, nel caso le verifiche della rotta tenuta successivamente al messaggio di sos dimostrino un dirottamento di rotta verso l’Oceano Pacifico, comunque molto distante dalla zona da cui è stato inviato l’ultimo sos.Le autorità stanno cercando di informarsi a riguardo della rotta tenuta dalla nave e le condizioni comunicate prima del messaggio di soccorso, ma soprattutto vogliono capire cosa sia successo dopo la segnalazione.Le informazioni attuali permettono di ricostruire alcuni passaggi: la nave è partita dall’estremo oriente russo e ha percorso parte del fiume Kiran. Una volta uscita dal delta e immessasi nel Mare, la nave ha proseguito il viaggio e, mentre si trovava nel Mare di Okhotsk, l’equipaggio ha diramato un messaggio di sos ricevuto da una base di soccorso delle isole Shantar, che ha richiesto l’intervento dei soccorsi.L’armatore, tramite le televisioni russe, ha comunicato che l’equipaggio (una decina di persone) è formato da professionisti esperti.

Scritto da Mattia Sguazzini

fonte : www.you-ng.it

Redatto da Pjmanc: http://ilfattaccio.org

http://ilfattaccio.org/2012/10/31/scomparsa-nave-con-700-tonnellate-di-minerale-doro-a-bordo-nel-mare-di-okhotsk/