RIVOLUZIONI COLORATE: E’ IL TURNO DELL’ ARGENTINA?

 lunedì 12 novembre 2012

DI TONY CARTALUCCI
Land Destroyer

Crescono i sospetti mentre aumenta, insieme alle manifestazioni pubbliche, la critica occidentale alla nazionalizzazione dell’Argentina e al suo rifiuto delle “regole di finanza globale”

Le agenzie di stampa occidentali hanno iniziato a pubblicizzare, con notevole entusiasmo, le manifestazioni di piazza nella capitale argentina, Buenos Aires. CNN (1), AP (2) e la BBC hanno tutte dato copertura alle proteste in corso usando termini vaghi, senza identificare i leader ed i gruppi d’opposizione dietro di esse, mentre la BBC in particolare (3) ha riciclato la retorica della “primavera Araba”, affermando che “gli attivisti dell’opposizione stanno usando i social network per mobilitare la protesta”, definendola “una delle più importanti proteste anti-governative dell’ultimo decennio”.

I canali d’informazione occidentali dicono che chi protesta è infuriato per “l’inflazione in aumento, gli alti livelli di criminalità e i clamorosi casi di corruzione”, gli stessi identici e generici argomenti utilizzati nelle manifestazioni di piazza dai gruppi di opposizione sostenuti da Wall Street in Venezuela (4). Dietro queste astratte rivendicazioni c’è il Fondo Monetario Internazionale, e minacce di sanzioni contro un’Argentina (5) che tenta di distaccarsi sempre più dal dollaro statunitense e dal sistema finanziario internazionale dominato dal binomio Wall Street-Londra.

E come per il Venezuela, si è scatenata nei canali d’informazione occidentali una campagna mediatica di opinionisti contro il governo argentino del Presidente Cristina Fernandez de Kirchner. Il Chicago Tribune, in un articolo d’opinione dal titolo: “Momento critico per Buenos Aires: le politiche economiche populiste preparano il disastro” scrive così (6):
Che peccato vedere un paese con così tante promesse economiche perdere nuovamente la strada che porta alla prosperità.

L’ultimo di una lunga serie di errori iniziata nel 2007. In quell’anno le elezioni nazionali furono vinte dal Presidente populista Cristina Fernandez, che ha portato il suo paese sull’orlo del disastro rifiutando di rispettare le regole della finanza globale. Ha ridotto gli scambi internazionali, violato accordi e pubblicato dati falsi per mascherare l’inflazione galoppante causata dalle sue stesse politiche. Nel frattempo ha conseguito scarsi risultati politici attaccando i paesi ricchi del nord accusandoli di presunto imperialismo economico.

In Maggio l’Argentina ha commesso l’errore di nazionalizzare l’YPF, la sua più importante compagnia energetica. Tale passaggio, condannato da tutto il mondo, ha costretto il Grupo Repsol spagnolo, azionista di maggioranza nell’YPF a uscire dalla società. Repsol forniva l’ingegneria e gli investimenti finanziari necessari per sviluppare le grandi risorse energetiche dell’Argentina – compreso il gigantesco giacimento di gas e petrolio Vaca Muerta.

Le trattative in corso per compensare la Repsol per l’espropriazione delle quote, saranno un disastro per l’Argentina. L’Unione Europea probabilmente imporrà delle sanzioni. Repsol chiede 10 miliardi di dollari e ha fatto arrivare alle società concorrenti il messaggio che non permetterà a nessuno di approfittare dei beni confiscati. Sarà dura per l’Argentina trovare dei partner per aiutarla a sviluppare quelle che dovrebbero essere delle risorse redditizie.

Il colpo finanziario alla Repsol ha trovato un forte consenso nazionale. Gli indici di gradimento del Presidente Fernandez si sono temporaneamente impennati. Anche i partiti dell’opposizione hanno approvato il provvedimento. Funzionari governativi hanno parlato di una ritrovata dignità nazionale del paese rispetto ai paesi esteri nello sfruttamento delle proprie risorse. Nel frattempo, il Presidente Fernandez ha tentato di sostenere l’economia nazionale privatizzando i fondi pensione privati, riconvogliando il denaro in prestiti edilizi ed ampliando con appositi decreti i programmi della sanità pubblica.

E ora all’Argentina tocca pagare il conto.
Quello che probabilmente seguirà saranno attacchi coordinati di sanzioni, isolamento, attacchi politici, attacchi monetari e, ovviamente, disordini pubblici fomentati dagli Stati Uniti, dalle semplici manifestazioni che bloccano il traffico ad azioni sempre più violente scatenate dall’ormai notorio “uomo armato misterioso” (7), utilizzato nelle guerre non convenzionali statunitensi per destabilizzare, dividere e distruggere le nazioni.

L’attuale ordine mondiale conviene agli interessi degli Stati Uniti e dei loro alleati, che l’hanno costruito.
Robert Kagan, 1997

Ma come per il Venezuela, se si riuscisse a far crescere la consapevolezza di ciò che fanno i paesi occidentali e di quali sono le reali intenzioni ed interessi dietro i gruppi d’opposizione che manifestano nelle strade, si potranno alla fine neutralizzare tutte queste azioni volte a riportare l’Argentina nell’ “ordine mondiale” dominato dall’occidente – elaborato da strateghi politici come Robert Kagan, appunto per “convenire agli interessi degli Stati Uniti e dei loro alleati, che l’hanno costruito”.

Tony Cartalucci
Fonte: http://tinyurl.com/cbdwxva
Traduzione per http://www.comedonchisciotte.org a cura di SKONCERTATA63
9.11.2012

In Italia l’Imu aumenta fino al 1000% affossando il mercato immobiliare

By Edoardo Capuano – Posted on 12 novembre 2012

CappioDopo la fiducia posta dal governo alla Camera, la legge delega fiscale prosegue tranquillamente il suo iter al Senato nella convinzione più o meno diffusa che il testo sia sostanzialmente innocuo dal punto di vista tributario.

In altre parole, che il provvedimento sposterà tasse da una parte all’altra, con l’obiettivo di migliorare il sistema senza aumentare però la pressione complessiva delle imposte su famiglie e imprese.

In realtà, all’interno del provvedimento c’è una bomba pronta ad esplodere, con effetti devastanti per i contribuenti.

Quando la riforma del catasto diventerà operativa, infatti, sugli italiani si potrebbe abbattere una delle stangate più violente che si sia mai vista.

A poco servirà la clausola di salvaguardia sull’invarianza di gettito, un principio già contenuto nella prima formulazione della legge delega uscita da Palazzo Chigi lo scorso aprile e rafforzato durante il passaggio parlamentare.

I tecnici e gli esperti sono infatti concordi nel ritenere praticamente impossibile modulare le compensazioni fiscali (attraverso abbassamenti delle attuali aliquote dell’imposizione sulla casa) in modo tale da neutralizzare l’effetto della riforma.

Il risultato, con tutta probabilità, sarà un bagno di sangue.

http://www.ecplanet.com/node/3634

Un lupo all’imbocco del traforo del Frejus. L’insormontabile barriera

Un lupo all’imbocco del traforo del Frejus. L’insormontabile barriera. Video

11 nov  12

alle 10:37 da maria | Categorie: Animali e specie protette

Perdonaci, fratello lupo. Sto per farvi vedere un filmato girato all’imbocco del traforo del Frejus, sul lato italiano.

Un lupo è intrappolato nel camminamento che fiancheggia l’autostrada: da un lato ha il guard rail, dall’altro una barriera di reti e cemento.

Decide di uscirne nell’unico modo che gli sembra possibile: supera d’un balzo il guard rail, cammina sull’asfalto.

Prima di mostrarvi come è andata a finire, voglio sottolineare come le nostre infrastrutture siano ostacoli praticamente insormontabili per gli animali.

Molto di rado pensiamo a realizzare sottopassaggi o passerelle che consentano alla fauna selvatica di attraversare autostrade e ferrovie. E adesso gurdate.

Il video, senza data, è stato inserito su Facebook e su Youtube all’inizio di ottobre dall’associazione francese Ensemble au Sommet. Cosa è successo al lupo, è stato investito, è morto?

Ho scandagliato il web ma non ho trovato notizie di lupi uccisi, a partire dal gennaio 2010, in prossimità della galleria del Frejus. Se ho trascurato qualcosa, nei commenti c’è spazio per segnalarlo. Altrimenti l’animale ripreso dalle telecamere dovrebbe essersela cavata. Speriamo.

Il problema, tuttavia, va ben al di là di questo singolo episodio. Pensate anche a caprioli, cervi, volpi, scoiattoli, rane: solo chi ha le ali non ha grossi problemi con autostrade e linee ferroviarie, ma la Terra non è solo nostra.

Per quanto riguarda in particolare i lupi, un rapporto della Regione Piemonte datato 2010 dice che tutti gli inverni almeno un paio di animali sono stati investiti ed uccisi sull’autostrada che porta al traforo del Frejus (vedere a pag. 46 e seguenti), anche se gli episodi sono sempre avvenuti molto più a valle rispetto al punto in cui è stato girato il filmato.

Via Wwf Piemonte e Ensemble au Sommet su Facebook

http://blogeko.iljournal.it/2012/un-lupo-allimbocco-del-traforo-del-frejus-linsormontabile-barriera-video/71339