DAL CELLULARE DEL MANAGER ILVA INTERCETTATO PASSANO TUTTI I POLITICI DEL PD

 

1. DAL CELLULARE DEL MANAGER ILVA INTERCETTATO PASSANO TUTTI I POLITICI DEL PD

2. PRESSIONI, PROMESSE, VENDETTE TRASVERSALI: NEI RAPPORTI TRA I PADRONI DELLE ACCIAIERIE RIVA E LA SINISTRA, NON SOLO VENDOLA E BERSANI: DALLO “SPUTTANAMENTO” DEL PIDDINO AMBIENTALISTA DELLA SETA AI SINDACALISTI DI CGIL E CISL TELECOMANDATI, DAGLI ESPONENTI LOCALI DEL PD ALLE PRESSIONI DEL SINDACO DI BARI EMILIANO

3. LA LAPIDE DI FABIO RIVA SUI VELENI: “DUE CASI DI TUMORE IN PIÙ ALL’ANNO, UNA MINCHIATA”

4. DALLE CARTE EMERGE CHE ARCHINÀ PASSA “VELINE” AI QUOTIDIANI CHE LE PUBBLICANO SOTTO PSEUDONIMO: 120MILA PER SPOT SULLE TV E UN MILIONE E MEZZO PER I GIORNALI –

FABIO RIVA  E GIROLAMO ARCHINAFABIO RIVA E GIROLAMO ARCHINAGIROLAMO ARCHINA’ – ILVA

Gian Marco Chiocci e Simone Di Meo per “Il Giornale


È un centralino ambulante, l’ex manager Ilva Girolamo Archinà. Dal suo cellulare, intercettato per 9 mesi dalla Gdf, passano parlamentari, giornalisti, sindacalisti, vertici delle istituzioni, sbirri. A tutti chiede favori, interventi, aiuti.

«SONO NICHI,NON MI SONO DEFILATO»

Vendola chiama il dirigente arrestato. «Ho paura che metto la faccia mia e si possono accendere ancora più fuochi», dice il governatore. «L’Ilva è una realtà produttiva cui non possiamo rinunciare, e quindi fermo restando tutto dobbiamo vederci dobbiamo ridare garanzie, volevo dirglielo perché poteva chiamare Riva e dirgli che il presidente non si è defilato». Archinà incassa e ringrazia. Dalla segreteria del presidente parte una mail indirizzata all’ex dirigente per organizzare un incontro con Riva e Capogrosso (entrambi arrestati).


VENDOLA: A QUELLO «FRANTUMATELO»


Scrive il gip: «Archinà comunicava (alla sindacalista Cisl, Daniela Fumarola, ndr) che il presidente Vendola si era fortemente adirato con i vertici Arpa Puglia… sostenendo che loro non dovevano assolutamente attaccare l’Ilva di Taranto, piuttosto si dovevano occupare di stanare Enel ed Eni che cercavano di aizzare la piazza contro l’Ilva». Archinà, in un’altra telefonata intercettata con la sindacalista Cisl, Fumarola, riferisce che l’avv. Manna (capo segreteria di Vendola) e l’assessore Fratoianni «fossero stati incaricati da Nichi di frantumare Assennato (l’autore della relazione sulle emissioni inquinanti dell’Ilva)». La conferma arriverà dall’attuale capo di gabinetto di Nichi, Davide Pellegrino.


LEGGE DEMOCRATICA AD PERSONAM


Archinà parla 5 volte con il deputato Ludovico Vico (Pd) e 3 con il defunto senatore Pietro Franzoso. A Vico viene chiesto di modificare una norma ad personam per alleggerire i reati di emissioni di gas nocivi che più spesso vengono contestati ai Riva.


PIERLUIGI AIUTACI TU


Sulla e mail di Archinà «veniva intercettato a gennaio 2010 il file di una missiva a firma dell’ing. Emilio Riva che ha come destinatario Pier Luigi Bersani». È il tentativo che i patron dell’acciaieria mettono in campo, coinvolgendo il segretario del Pd che nel 2006 aveva già ricevuto un contributo elettorale di 98mila euro dalla famiglia Riva, per fermare l’offensiva del senatore Pd Della Seta contro l’azienda a difesa della salute dei cittadini. Il Pd Vico è sensibile al tema: «Ora, a questo punto lì alla Camera dobbiamo farli uscire il sangue a Della Seta (…) Perché lui deve capire che non deve rompere le palle no (…). Siamo alla fase di sputtanamento di Della Seta». Archinà: «L’ingegnere ha scritto al tuo segretario».

 

LA LETTERA ILVA A BERSANI

 

Eccola la missiva di lamentele di Riva al segretario Pd. «Come tante volte ho avuto modo di rappresentarle» l’Ilva è sottoposta «a pressione mediatica violentissima, alimentata da associazioni ambientalisteche purtroppo trova sponda in alcuni rappresentanti politici più preoccupati di compiacere l’opinione pubblica che di accertare il reale stato delle cose. Mi rivolgo a lei per un episodio di cui è stato protagonista il senatore Della Seta che mi ha sconcertato». Il riferimento è all’emanazione di un decreto legge sulla qualità dell’ambiente, sul Benzoapirene, sulle accuse delle associazioni al governo di aver prolungato i termini sui valori delle emissioni.

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E Della Seta avrebbe giocato su più tavoli. Dicendo una cosa, e facendone poi un’altra «Scusi lo sfogo ma proprio per quello che negli anni di reciproca conoscenza ha potuto constatare sulla mia azienda opera, confido che saprà comprenderlo» per salvare posti di lavori, senza star dietro ad «attacchi mediatici su posizioni di pregiudizio ideologico».

 

UN PARTITO DI PROVINCIA


A interessarsi dei destini dell’Ilva c’è il presidente della Provincia Florido (Pd), ex sindacalista Cisl, alle prese con l’allora assessore Pd Conserva (ai domiciliari, aveva una microspia in ufficio) e con un supplemento di documentazione richiesto all’Ilva dagli uffici provinciali: «Senti Michè, in merito cosa vuol dire quella cosa (la lettera inviata all’Ilva, ndr) cioè sono approfondimenti ma». C’è poco da fare, gli risponde l’altro. «Comunque è un casino! Non si riesce a trovare una soluzione, speriamo che mo passano queste queste elezioni».


EMILIANO E IL «GIOCO DEL SOLDATO»


Il nemico di Vendola ai controlli all’Arpa, Assennato, che si sente attaccato pure dal sindaco Emiliano, inveisce contro Archinà e i tentativi del governatore di mettergli i bastoni tra le ruote: «Girolamo (Archinà, ndr) sono molto incazzato!(…) voi dovete smettere di fare così. Non dovete fare quello che avete fatto, andare dal Presidente e dire che siete vittime di persecuzione dell’Arpa (…). Il gioco lo facevamo quando avevamo 15 anni!».


DALLA PISTOLA AL PROSELITISMO


Nelle carte spuntano anche le chiamate tra Archinà e il sindaco vendoliano di Taranto (quello con il revolver alla cintola) Ezio Stefàno, con cui «intrattiene utili rapporti confidenziali» tanto da chiedergli e ottenere di spostare il referendum sul’Ilva in una data «più lontana possibile». Osserva il gip: «Lungi dall’intervenire nelle vicende sulle emissioni tossiche del siderurgico con la fermezza ed incisività che le esigenze di tutela della salute imponevano, il sindaco appariva incline ad assumere iniziative accondiscendenti e solidali verso l’Ilva».

 

«UNA MINCHIATA DUE TUMORI IN PIÙ»


Anche il ministero dell’Ambiente avrebbe esercitato pressioni su Assennato grazie ai buoni uffici del legale dell’azienda. E, sull’aumento dei casi di neoplasie a Taranto, Fabio Riva è tranchant: «Due casi di tumore in più all’anno una minchiata».


GIORNALISTI E SINDACALISTI AMICI

 

Dalle carte emerge che Archinà passa «veline» ai quotidiani che le pubblicano sotto pseudonimo: 120mila euro per spot sulle tv e un milione e mezzo per i giornali. Poi ci sono i rapporti segreti Ilva-sindacati sul referendum indetto dall’associazione Taranto Futura per chiedere misure drastiche contro l’azienda. Per scongiurarlo Archinà «convoca» sindacalisti di Cgil e Cisl e li invita a ricorrere al Tar così da bloccare tutto. Detto, fatto.

http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/1-dal-cellulare-del-manager-ilva-intercettato-passano-tutti-i-politici-del-pd2-pressioni-47309.htm

Draghi: “Nessun Paese è autorizzato a fare politiche che possano danneggiare gli altri”

Vero. Questo abuso spetta solo alle banche

Draghi: “Nessun Paese è autorizzato a fare politiche che possano danneggiare gli altri”

Il presidente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi, è intervenuto insieme al presidente del Consiglio, Mario Monti,all’inaugurazione dell’anno accademico della Bocconi. Il primo a parlare è stato proprio Draghi, che ha posto al centro del suo discorso il ruolo dell’Europa e degli stati membri. Il presidente della Bce ha tenuto a sottolineare come l’Europa uscirà rinvigorita da questa crisi, nonostante adesso sia possibile notare gli errori commessi in passato. “In Europa per lungo tempo sono state adottate politiche economiche sbagliate o si è assistita ad una ‘inazione’ da parte dei paesi. La crisi ha messo in evidenza gli errori commessi in passato. È importante capire che la stabilità finanziaria è nell’interesse di tutti e in primis dei paesi creditori. L’Europa emergerà rinvigorita dalla crisi”spiega il numero uno della Banca Centrale Europea. Draghi poi loda il ruolo della Bce, che in questo anno è riuscita a dare risposte importanti contro la crisi. “L’anno che sta per terminare sarà ricordato, non solo per la crisi del debito sovrano e delle sue ripercussioni sull’euro e la sua conseguente debolezza, ma anche per le risposte date dalla Bce, dai governi e dall’Unione Europea. Nessun Paese è autorizzato a fare politiche che possano danneggiare gli altri. La Bce interverrà a favore solo di quegli Stati che accettano di seguire un programma ben preciso. Spetta ancora ai governi lo sforzo maggiore per il recupero della credibilità”chiarisce Draghi.

 

Ocse: all’Italia servirà manovra nel 2014 Grilli replica: “Non sarà necessario”

ultimo aggiornamento: 27 novembre, ore 14:18

Roma – (Adnkronos) – L’organizzazione internazionale: “L’attività economica del Paese dovrebbe continuare a contrarsi nel breve tempo”. Per questo motivo servirà un “ulteriore inasprimento fiscaleper raggiungere gli obiettividi riduzione del debito pubblico”. Il ministro dell’Economia: “Il bilancio sarà in pareggio anche in quell’anno”. Bankitalia: “Nel 2012 ancora in calo il reddito delle famiglie”. Schröder: “L’Italia ha bisogno delle riforme avviate da Monti”. Napolitano: “Italia su strada giusta. Evitare passi falsi e indietro” (VIDEO)

Roma, 26 nov. – (Adnkronos) – Nonostante le riforme strutturali in Italia per il ritorno alla crescita e il risanamento dei conti pubblici ”sono ben avviate” l’attivita’ economica in Italia ”dovrebbe continuare a contrarsi nel breve tempo” come conseguenza della stretta di bilancio, dell’indebolimento del clima di fiducia e della stretta creditizia. A sostenerlo e’ l’Ocse nel capitolo dedicato all’Italia dell’Economic Outlook pubblicato oggi e che stima un ritorno alla crescita ”nel corso del 2013” se il Governo conseguira’ gli obiettivi di bilancio per il 2013 e il 2014. Ma non solo. L’Ocse ritiene che sia necessario ”un ulteriore inasprimento fiscale nel 2014 per raggiungere gli obiettivi di riduzione del debito pubblico” dell’Italia, ”che e’ entrata nella sua seconda recessione grave in tre anni”.

Una ipotesi, questa, che trova l’immediata replica del ministro dell’Economia Vittorio Grilli: all’Italia non servirà una manovra correttiva nel 2014 e il bilancio dello Stato sarà in pareggio “anche” in quell’anno. “Io ritengo che non sia necessario (un ulteriore intervento, ndr) – dice Grilli – se hanno messo dei condizionali, dovrei guardare con attenzione quello che dicono. Pero’ ritengo che, cosi’ come dai nostri scenari, e’ chiaro che noi abbiamo un bilancio in pareggio anche nel 2014”.

Le riforme sul lavoro e gli interventi sulla produttivita’ approvati dal Parlamento negli ultimi dodici mesi, sottolinea l’Ocse, ”sono impressionanti” ma vanno ”costantemente e fortemente implementati se si vuole produrre dei risultati”. Una volta a regime i provvedimenti, che puntano a risolvere i problemi della bassa crescita economica e dell’alto livello del debito pubblico, ”dovrebbero contribuire a tirar fuori l’economia italiana dalla stagnazione che ha registrato negli ultimi decenni”. L’Ocse, nel rilevare che la Costituzione italiana ”e’ stata modificata in modo da prevedere il pareggio del bilancio”, evidenzia come la ‘spending review’ ”contribuira’ al necessario risanamento dei conti pubblici”.

L’Italia, poi, osserva l’organizzazione internazionale, ”e’ stata anche aiutata dalle azioni decise dall’area dell’euro”: l’istituzione dei fondi di salvataggio Efsf e Esm ”hanno avuto come effetto immediato la riduzione dello spread”.

Il risanamento dei conti pubblici ha contribuito ”ad indebolire la domanda interna” e ha favorito ”in calo dei consumi privati”, i cui livelli sono i piu’ bassi mai registrati dalla seconda guerra mondiale. Anche il clima di fiducia delle imprese ”e’ basso”. Il rallentamento economico in Italia, poi, ”ha messo sotto pressione il settore finanziario: i crediti in sofferenza sono alti e in aumento” e si registra una ”stretta creditizia”. Le diverse misure adottate nella seconda meta’ del 2012, tra cui l’introduzione dell’Imu e la ‘spending review’ , ”dovrebbero contribuire alla riduzione del rapporto deficit/pil che nel 2011 era del 3,8%”. Tuttavia, rileva l’Ocse, il disavanzo ”dovrebbe superare il 2,6% del pil previsto dal Governo”. Per il 2013 e il 2014 l’Ocse prevede che il Governo raggiungera’ i suoi obiettivi di equilibrio strutturale anche se il debito pubblico ”continuera’ ad aumentare nel periodo in esame”, e quindi fino al 2014.

Nonostante il forte calo della produzione nel corso dell’ultimo anno, osserva l’Ocse, ”l’occupazione e’ rimasta notevolmente robusta finora anche se la disoccupazione e’ aumentata a causa della maggiore partecipazione” al mercato del lavoro in Italia. La debole crescita economica ”dovrebbe contribuire a fare aumentare il tasso di disoccupazione che tocchera’ quasi il 12% nel 2014”. Il rallentamento della crescita dei salari e la riduzione dell’inflazione, invece, dovrebbe permettere in prospettiva ”un aumento delle esportazioni”.

Una dei principali motivi di incertezza, sottolinea l’Ocse, riguarda ”il dopo aprile 2013” e quindi l’esito delle elezioni e se il Governo italiano sara’ capace ”di mantenere il risanamento dei conti pubblici e le riforme strutturali”. Un ritorno indietro, sottolinea l’organizzazione internazionale, ”danneggerebbe il clima di fiducia del mercato e la crescita”. Un altro rischio ”e’ che il saldo di bilancio migliori meno di quanto previsto nel 2012, nonostante le misure introdotte nella seconda meta’ dell’anno”. Inoltre, conclude l’Ocse, ”l’intensificazione dello stress nel mercato finanziario e la riduzione della leva finanziaria delle banche potrebbero accentuare eccessivamente la stretta creditizia e creare ripercussioni negative sulla crescita”. Al contrario ”il miglioramento nelle politiche strutturali potrebbe far crescere il clima di fiducia degli investimenti e la performance del mercato del lavoro potrebbe essere migliore del previsto”.

37 Mld alle Banche spagnole in cambio di ondata di licenziamenti

I soldi indirizzati alle quattro banche già nazionalizzate, rientrano nel pacchetto da 100 mld di aiuti concessi dalla Ue al Paese. La prima ricapitalizzazione del sistema bancario spagnolo sarà di 37 miliardi di euro. Di Emanuela Mingotti

 La prima ricapitalizzazione del sistema bancario spagnolo sarà di 37 miliardi di euro.

È quanto ha affermato il ministro delle Finanze iberico, Luis De Guindos,al suo arrivo a Bruxelles per la riunione dei ministri della zona euro.

De Guindos ha precisato che l’iniezione di capitale è indirizzata alle quattro banche già nazionalizzate (Bankia, Novagalicia, Catalunya Caixa e Banco de Valencia) e rinetre, in qualsiasi caso, all’interno del pacchetto da 100 milioardi di euro accordato dall’Unione europea alla Spagna.

La notizia era stata anticipata domenica scorsa da El Pais, che sosteneva inoltre come il governo spagnolorichiederà aiuti tra 40 e 42,5 miliardi di euro per il suo sistema bancario all’Europa. Facendo un rapido calcolo: oltre ai 37 miliardi destinati ai quattro istituti nazionalizzati, altri 2,5 sono per la badbank e il resto (2 miliardi di euro circa) al resto del sistema bancario. Secondo il quotidiano spagnolo il trasferimento dei 37 miliardi al fondo di salvataggio verrà effettuato entro il prossimo 15 dicembre.

Il controvalore? Una serie di licenziamenti che verranno decisi dagli istituti iberici nazionalizzati, a partire da Bankia. I soldi arriveranno alle banche spagnole in difficoltà due settimane dopo il pagamento al Frob (Fondo de reestructuración ordenada bancaria), il fondo di salvataggio. Bankia, che ha già ricevuto aiuti pubblici per 23 miliardi di eurosarà costretta a licenziare 6 mila addetti, su un totale di 20mila unità. Altri 2mila licenziamenti saranno effettuati da NovaGaliciaBank, che complessivamente dispone di 5.800 addetti. Catalunya Caixa e il Banco de Valencia, le altre due banche nazionalizzate, saranno cedute e i licenziamenti ricadranno sulle spalle degli acquirenti.

http://www.trend-online.com/prp/spagna-37-mld-aiuti-271112/

La Unione Europea denuncia: l’ONU vuole mettere sotto controllo il web

La Unione Europea denuncia: l’ONU vuole mettere sotto controllo il web

Una risoluzione europea e una petizione online di Google lanciano l’allarme in vista della conferenza mondiale di Dubai sul web del 3 dicembre

Mattia Schieppati

“I governi da soli non possono determinare il futuro del web. I miliardi di persone nel mondo che usano Internet, e gli esperti che lo costruiscono e lo fanno funzionare, devono prendere parte alle decisioni. All’Internet Governance Forum tutti devono poter partecipare e tutti devono poter avere diritto di parola. Un governo ha gli stessi diritti di un individuo”.

Non si tratta del proclama di uno dei profeti del movimento Occupy!, né del solito pronunciamento libertario di qualche piccola associazione di nerd, ma di una vera e propria dichiarazione di guerra di Google nientemeno che alle Nazioni Unite. Attraverso una petizione lanciata online dal colosso di Mountain View (la petizione si chiama Take Action, e la si può sottoscrivere all’indirizzo www.google.com/intl/en/takeaction/whats-at-stake/) che fa esplodere il bubbone della ormai prossima conferenza mondiale indetta dall’agenzia Onu ITU(Unione Internazionale delle Telecomunicazioni) il 3 dicembre a Dubai. Nel corso della quale tutti i Paesi aderenti alle Nazioni Unite sono chiamati a dare il loro contributo per ridefinire il campo di azione del web e a quale autorità dovrà d’ora in poi fare capo tutto l’ormai complessissimo sistema della rete.

Che oggi è gestito in buona parte dall’ICANN, società indipendente che cura tutti i domini esistenti. Un sistema che dovrebbe essere regolamentato anche dalle differenti legislazioni nazionali, che però sono ovviamente impossibilitate a intervenire su una realtà globale per definizione come il www (World Wide Web). Una carenza di regolamentazione unitaria che ha dato di fatto campo libero alle grandi corporation della rete, che ora – come dimostra la petizione di Google – sono naturalmente restie a cedere questa libertà acquisita (che significa, per fare solo un esempio, libera interpretazione delle norme fiscali, per giganti che operano in tutti i mercati del mondo ma possono dichiarare la propria sede fiscale dove meglio credono; o per quanto riguarda la sempre più spinosa questione dei diritti di copyright…). Il tutto, pubblicamente, in nome della salvaguardia dell'”Internet libero e aperto”.

La soluzione che l’Onu sta portando avanti, e che andrà a proporre il 3 dicembre, è netta: portare il web sotto il controllo appunto della ITU, ovvero delle Nazioni Unite stesse. Apriti cielo.

A non gradire questa scelta non sono solo Google e soci, ma la centralizzazione delle regole sul web in capo al Palazzo di Vetro non piace neanche all’Unione Europea, che su questo fronte sta combattendo da mesi, nel silenzio della diplomazia, una dura battaglia. Il motivo, in questo caso, è politico. Dare mandato all’Onu di decidere sulle sorti del web vuol dire far crescere in maniera determinante il peso decisionale di paesi come Cina e Russia che alle Nazioni Unite hanno diritto di veto, ma che sul fronte della libertà online sono da sempre sul libro nero. Come possono dettar legge su uno strumento massimamente democratico di comunicazione e partecipazione come Internet Paesi dove vige ancora una stretta censura?

Riflessioni e rivendicazioni che il Parlamento Europeo ha ritenuto necessario cristallizzare in una risoluzione molto netta, che rappresenterà al consesso di Dubai un macigno difficilmente ignorabile. Dice la risoluzione:

“Il Parlamento europeo ritiene che, come conseguenza di alcune delle proposte presentate, la stessa ITU potrebbe assumere un potere dominante sugli aspetti di Internet, ponendo fine all’attuale modello bottom-up multistakeholder; esprime la preoccupazione che, se adottate, tali proposte possono compromettere seriamente lo sviluppo e l’accesso, i servizi online per gli utenti finali, così come l’economia digitale nel suo complesso e ritiene che la governance di Internet e delle relative questioni di regolamentazione dovrebbero continuare ad essere definite a livello multistakeholder”.

Una presa di posizione che sembra quasi sposare, pur partendo da presupposti e mirando a fini completamente diversi, la petizione di Google, con cui peraltro la stessa Ue è in contenzioso da anni per la questione mai risolta del copyright. Ma, come dice il saggio, “il nemico del mio nemico è il mio miglior amico”. E per far fronte comune contro l’Onu, vale la pena di mettere da parte per un attimo ruggini e rivalità.

Diplomaticissima, e tesa a stemperare l’agitazione della vigilia, l’unica dichiarazione in merito rilasciata dal segretario generale dell’ITU, Hamadoun Touré: «Non prenderemo nessuna decisione a maggioranza, perché significherebbe avere vincitori e vinti e non ce lo possiamo permettere. Qualsiasi cosa che anche un solo Paese non accetterà non passerà». Vedremo come andrà a finire…

26 Novembre 2012

L’Ocse taglia stime di crescita Italia Rischio nuova manovra nel 2014

27-11-2012 sezione: ECONOMIA

L’Ocse taglia stime di crescita Italia

Rischio nuova manovra nel 2014

Tagliate le stime del pil: calo del 2,2% nel 2012 e dell’1% nel 2013. Grilli: ma alla fine dell’anno prossimo torneremo a crescere

 ROMA – «Il rischio di una nuova rilevante contrazione dell’economia mondiale non può essere escluso». Lo scrive il capo economista dell’Ocse, Pier Carlo Padoan, nell’introduzione all’Economic outlook, citando «un significativo calo della fiducia» e «un contesto di deleveraging, consolidamento di bilancio simultaneo in molti Paesi». Inoltre, «la disoccupazione alta, e in alcuni Paesi ancora in aumento, deprime ulteriormente la fiducia e la spesa» per i consumi. Tagliate anche le stime di crescita dell’Italia, per cui l’Ocse paventa anche il rischio di una nuova manovra nel 2013.

 Stime riviste al ribasso per il Pil dell’eurozona. Si prevede una contrazione dello 0,4% nel 2012 e dello 0,1% nel 2013, con un ritorno in positivo solo nel 2014 (+1,3%). Le stime precedenti, emesse a maggio, erano di -0,1% nel 2012 e +0,9% nel 2013. L’area euro, scrive ancora l’Ocse, «resta la principale minaccio per l’economia mondiale al momento, nonostante le recenti misure che hanno ridotto le pressioni a breve termine».

 Giù anche le stime per il Pil italiano nel 2012 e 2013. La contrazione è stimata rispettivamente del 2,2% e dell’1%, contro il -1,7% e -0,4% nel maggio scorso. Questa «crescita debole metterà ulteriore pressione negativa su occupazione, salari e prezzi», spiega l’Ocse.

 Grilli: ma nel secondo semestre 2013 torneremo a crescere. Per l’Italia «riteniamo che l’anno prossimo sia un anno di stabilizzazione e poi, con il secondo semestre, l’economia riprenderà a crescere», ha sostenuto il ministro dell’Economia Vittorio Grilli. «Questo non vuol dire che possiamo sederci – ha proseguito Grilli – e non fare nulla. Dobbiamo continuare a impegnarci in questo sentiero di riforma della nostra economia, senza la quale I risultati non possono essere raccolti».

 Il rapporto debito/pil dell’Italia nel 2012 dovrebbe salire al 127% dal 119,8% del 2011. Nel 2013 dovrebbe raggiungere 129,6% per poi salire a 131,4% nel 2014, stima ancora l’Ocse. 

 Nonostante le riforme strutturali in Italia per il ritorno alla crescita e il risanamento dei conti pubblici «sono ben avviate» l’attività economica in Italia «dovrebbe continuare a contrarsi nel breve tempo» come conseguenza della stretta di bilancio, dell’indebolimento del clima di fiducia e della stretta creditizio, sostiene l’Ocse nel capitolo dedicato all’Italia dell’Economic Outlook pubblicato oggi e che stima un ritorno alla crescita «nel corso del 2013» se il Governo conseguirà gli obiettivi di bilancio per il 2013 e il 2014. 

 Rischio nuova manovra. Se le previsioni dell’Ocse sulla crescita dell’economia italiana, più pessimistiche di quelle del governo, dovessero realizzarsi, «un’ulteriore stretta di bilancio sarebbe necessaria nel 2014 per restare nel percorso di riduzione del debito previsto», scrive ancora l’organizzazione parigina nel suo Economic outlook riferendosi all’Italia, «che è entrata nella sua seconda recessione grave in tre anni».

 «Io ritengo che non lo sia», ha commentato il ministro dell’Economia, riferendosi all’ipotesi di una nuova manovra. «Però ritengo che, così come emerge dai nostri scenari, è chiaro che noi abbiamo un bilancio in pareggio anche nel 2014», ha aggiunto.

 Per l’Italia, «una rilevante fonte di incertezza» riguarda l’impegno del prossimo governo «a mantenere il percorso di consolidamento di bilancio e riforme strutturali favorevoli alla crescita», afferma ancora l’Ocse nel suo Economic Outlook. È importante capire, scrive l’Ocse, che «tornare indietro danneggerebbe sia la visione dei mercati sia la crescita».

 Nell’attuale contesto di debolezza dell’economia mondiale, «un ulteriore deterioramento del mercato del lavoro nell’area Ocse è probabile». Nel dettaglio, prevede l’Ocse, la disoccupazione «continuerà ad aumentare» nell’eurozona (11,1% nel 2012, 11,9% nel 2013 e 12% nel 2014) mentre «diminuirà» negli Usa (8,1% nel 2012, 7,8% nel 2013 e 7,5% nel 2014). L’organizzazione parigina stima un tasso di disoccupazione nell’area all’8% nel 2012, 8,2% nel 2013 e di nuovo 8% nel 2014.

 In uno scenario economico che «si è deteriorato di nuovo» e si attende una «crescita esitante e disomogenea» minacciata da rischi considerevoli, «l’azione politica può fare la differenza» per la ripresa, «non solo per evitare lo scenario peggiore, ma anche per far materializzare il migliore», dice il segretario generale Ocse Angel Gurria.

Finlandia. Raid della polizia in casa di una bimba di 9 anni perche’ scaricava un file di musica….

La polizia finlandese ha fatto irruzione in una casa confiscando il portatile “Winnie the Pooh” di una bambina di appena 9 anni, poiché sorpresa a scaricare musica dal noto sito The Pirate Bay.

 Secondo TorrentFreak, la polizia ha prima contattato il padre della bambina, chiedendo lui di pagare 600 dollari di multa e di firmare un documento che impedisca la divulgazione di quei file scaricati illegalmente. Quando l’uomo non ha rispettato tale proposta, ecco che la polizia ha fatto irruzione in casa sequestrano il computer della bambina.

 Non trovo le parole per commentare questa notizia….

Monti: “Nuove forme finanziamento o sistema sanitario a rischio”

Il premier, intervenendo in collegamento a Palermo durante l’inaugurazione di un centro biomedico ha assicurato che “il governo è un prezioso alleato” del settore ma che la sanità pubblica è a rischio. “La crisi ha colpito tutti – ha detto – e ha impartito lezioni a tutti. E il comparto medico non è stato esente né immune”

 | 27 novembre 2012

 Il sistema sanitario italiano è a rischio. E l’unico modo per garantirne la sostenibilità è individuare “nuove modalità di finanziamento”. L’allarme lo ha lanciato il premier Mario Monti, intervenendo in collegamento a Palermo durante l’inaugurazione di un centro biomedico della fondazione Ri.Med(nata nel 2006 da una partnership internazionale fra governo italiano, Regione Sicilia, Cnr, University of Pittsburgh e University of Pittsburgh Medical Center). La crisi economia ha intaccato la sanità pubblica, ha spiegato Monti, anche se il premier ha assicurato che “il governo è un prezioso alleato” del settore. “Il momento è difficile – ha premesso il presidente del Consiglio – la crisi ha colpito tutti e ha impartito lezioni a tutti. E il comparto medico non è stato esente né immune”. E mentre i primari oncologi denunciano il “rischio estinzione di un reparto su tre” si delineano prospettive negative per il sistema sanitario nazionale che, secondo il ministro della sanità Renato Balduzzi, presente a Palermo, “nelle classifiche internazionali è sempre in testa, nei primi cinque posti quale che sia il criterio di classifica”.

Monti: “Poche occasioni per guardare al domani con speranza” – Monti ha proseguito il suo intervento sottolineando che “le proiezioni di crescita economica e quelle di invecchiamento della popolazione mostrano che la sostenibilità dei sistemi sanitari potrebbe non essere garantita” incluso quello italiano “di cui siamo fieri” e a cui puntualizza, “il ministro Balduzzi lavora incisivamente per migliorarlo ulteriormente”. Tuttavia “non sono moltissime in queste giornate, in questi mesi, le occasioni che il presidente del Consiglio o i ministri hanno per guardare all’oggi con grande conforto e per guardare al domani con grande speranza”.

Secondo il Professore oggi la priorità è trovare ”nuove modalità di organizzazione dei servizi e delle prestazioni. La posta in palio è chiaramente altissima – ha continuato Monti – l’innovazione medico-scientifica, soprattutto nella fase di industrializzazione, deve partecipare attivamente alla sfida considerando il parametro costo-efficacia un parametro non più residuale”. Monti, citando l’esempio del centro per le biotecnologie e la ricerca biomedica inaugurato a Palermo, ha sottolineato che “questo dà punti concreti di riferimento ad un Paese come l’Italia che ha dovuto purtroppo concentrare tantissime energie negli ultimi 12 mesi per rivedere la luce, dopo una fase nella quale abbiamo rischiato di essere travolti dall’emergenza finanziaria”. Nonostante questo il Paese, ha proseguito il Presidente del Consiglio, “deve al più presto andare in avanti verso la costruzione del proprio futuro, che non è scindibile dal futuro della comunità internazionale”. 

Balduzzi: “Ricerca deve essere trasparente. No alle raccomandazioni” – Oltre alla sfida dei nuovi finanziamenti sollevata dal premier, il ministro Balduzzi ha evidenziato l’urgenza della trasparenza nella procedura di selezione in ambito sanitario contro la ‘cattiva abitudine’ delle ‘raccomdanzioni’.  ”Le parole di questa mattina – ha detto – sono state sfida, transnazionalità, innovazione e sviluppo. Questo progetto è una sfida” e “ci sono le condizioni per vincerla, ma tutti devono fare la loro parte”. Secondo il ministro, “la medicina personalizzata e quella preventiva” sono “le frontiere della medicina di domani” e l’obiettivo comune, ha sottolineato, “è riuscire a conciliare sanità e sviluppo. Dopo la crisi il volano del rilancio sta in questo. Bisogna cambiare mentalità e lessico e tenere fuori dalla sanità la cattiva politica”. Che, di fatto, c’è. “Noi viviamo in una terra con qualche cattiva abitudine – ha aggiunto Balduzzi – lo spirito di clan, le raccomandazioni. Nella ricerca sanitaria ci sono invece, lo ribadisco, procedure trasparenti”. La trasparenza è proprio l’obiettivo su cui bisogna puntare perché “quello che i giovani ci chiedono è non solo mettere risorse, cosa che già stiamo facendo, ma trasparenza nelle selezioni“.

Anaao Assomed (associazione medici dirigenti): “Dichiarazione di default” – ”Le parole del premier Monti sono di fatto una dichiarazione di ‘default’ del sistema sanitario universalistico come quello italiano. E per la prima volta viene esplicitato il problema della sostenibilità del nostro sistema sanitario”. Ad affermarlo è il segretario nazionale dell’Anaao AssomedCostantino Troise, commentando le affermazioni del premier intervenuto in collegamento a Palermo. “Quando parla di dover trovare nuove modalità di finanziamento, Monti – avverte Troise – sembra voler aprire al privato, magari con un modello come il ‘Medicare’ americano” E si domanda se il premier sia “già in campagna elettorale?”.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/11/27/monti-non-garantita-sostenibilita-futura-del-sistema-sanitario-nazionale/428102/#disqus_thread

C’è una lotta sotterranea in corso tra poteri economici, politica e governo di cui non è ancora affiorata traccia nel pubblico dibattito: quella che si sta giocando attorno alla Tassa sulle transazioni finanziarie (Ttf), impropriamente detta Tobin tax, inserita nel Ddl Stabilità. Questa imposta – un’aliquota dello 0,5% sulla “compravendita di azioni e altri strumenti finanziari partecipativi emessi da società residenti nel territorio dello Stato” che dovrebbe generare unmiliardo di gettito l’anno per l’erario – ovviamente non piace ai trader (e con qualche ragione, peraltro), ma l’offensiva lobbistica più imponente è partita dai grandi istituti bancari: il loro obiettivo è eliminare quella parte della nuova legge che sottopone a tassazione anche gli “strumenti finanziari derivati“, di cui i bilanci delle nostre banche sono non casualmente pieni.

La Ragioneria generale dello Stato, infatti, secondo gli istituti di credito ha sottostimato il gettito: secondo una voce raccolta dentro Intesa Sanpaolo, per dire, solo la banca guidata da Bazoli eCucchiani pagherebbe un miliardo per le operazioni sui derivati, mentre il conto complessivo per il sistema supererebbe i tre miliardi e mezzo. Così si uccide un settore già in crisi, si sono lamentati gli interessati col governo, dimenticandosi però che questo settore in crisi non ha mai smesso di distribuire dividendi agli azionisti e premi al management.

Da lunedì, comunque, gli animi dentro i grandi istituti italiani si sono rasserenati: il ministro Vittorio Grilli, testimoniano fonti finanziarie e parlamentari, ha dato il via libera alla riscrittura della Ttf e il testo è già stato messo insieme da un inviato di Giuseppe Vegas, presidente di Consob, e dal sottosegretario all’Economia Vieri Ceriani. Il governo, che alla Camera aveva rifiutato di mettere mano alla materia, ha annunciato che presenterà il suo emendamento in Senato, dove potrà contare sulla solidità numerica della vecchia maggioranza berlusconiana Pdl-Lega-Udc per sterilizzare l’opposizione del Pd: quando il Ddl Stabilità tornerà poi a Montecitorio per la lettura conforme non ci sarà più tempo e bisognerà votarlo in blocco (con la fiducia, ovviamente).

Ecco come dovrebbe cambiare la legge: la nuova formulazione messa a punto dal Tesoro con la consulenza di Consob esenta le operazioni in derivati (il settore in cui sono i soldi veri) a eccezione di quelli azionari (spiccioli) e finisce per salvare anche i trader on line – i più grossi speculatori diBorsa italiana – tassando solo il saldo a fine giornata e non le migliaia di operazioni fatte durante il giorno. Contentini per il pubblico sono le misure contro l’high frequency trading e l’estensione della tassazione anche alle transazioni effettuate all’estero su asset italiani, anche se non si capisce quale sia lo strumento coercitivo per chi non paga (nel testo non c’è la nullità del contratto di acquisto proposta dal Pd e non è alle viste nemmeno il fondamentale accordo col ministero delle Finanze britannico).

Se la Ttf alla fine sarà questa, spiegano le nostre fonti, si finirà per premiare proprio quella ‘finanza speculativa‘ che a parole si vorrebbe colpire, penalizzando invece chi svolge il lavoro fondamentale di creare canali di finanziamento per le imprese. Il risultato sarà che il processo di svuotamento di Borsa italiana – già nelle mani di London Stock Exchange – verrà paradossalmente implementato grazie all’opera di governo e Consob (che pure dovrebbero avere entrambi qualche interesse a mantenere vivo e sotto il loro controllo un mercato finanziario nazionale) con una ulteriore perdita di posti nel settore a favore dell’Inghilterra. Infine, questa edulcorazione della Ttf renderebbe di fatto false le previsioni di gettito: secondo i calcoli di alcuni addetti ai lavori, la nuova formulazione potrebbe garantire all’incirca cento milioni di entrate, un decimo di quanto messo per iscritto dal governo. “Se questa, come sembra, è l’operazione che il governo intende fare – dice Francesco Boccia, che segue la partita per il Pd – si sbaglia di grosso: quel testo può essere certo migliorato, ma di sicuro non va peggiorato esentando i derivati gestiti dalle banche. Noi su questo e altri punti non arretreremo di un millimetro”.

da Il Fatto Quotidiano del 21 novembre 2012

http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/11/22/tobin-tax-ecco-come-governo-cambia-legge-per-salvare-banche/422108/

Gli studenti palestinesi agli studenti italiani: “La Palestina è con voi”

News – 24/11/2012

Riceviamo e pubblichiamo.

Un folto gruppo di giovani palestinesi ha partecipato oggi al corteo degli studenti medi e universitari che ha sfilato per le vie del centro partendo da Piramide, a Roma. I ragazzi palestinesi hanno portato le loro bandiere, le kefieh e cartelli di protesta per la recente aggressione israeliana alla Striscia di Gaza; unendosi al concentramento studentesco a Piramide, hanno improvvisato comizi e dibattiti volanti spiegando la situazione in Palestina, chiedendo e offrendo solidarietà agli studenti in lotta in difesa della scuola pubblica e dei loro diritti.

In un volantino distribuito ai giovani italiani dicono: “Siamo con voi e con le vostre giuste richieste”; “riteniamo che gli studenti siano la forza principale per il cambiamento delle nostre società. Per questo motivo i cacciabombardieri sionisti colpiscono in ogni aggressione le scuole e le università delle città palestinesi, come sta succedendo a Gaza”. E più giù: “Noi, dalla terra della resistenza, la Palestina, vi chiediamo di resistere e continuare la vostra lotta”.

Gli studenti palestinesi chiedono a quelli italiani di aderire al boicottaggio della cooperazione accademica tra università italiane e università israeliane, perchè il denaro pubblico non può essere sprecato per la cooperazione scientifico-militare con lo Stato israeliano, che pratica l’apartheid, ma deve andare a favore della scuola pubblica, dell’università e della ricerca. Infine chiedono che nelle scuole e nelle università si faccia informazione alternativa sui diritti del movimento studentesco internazionale, per smascherare le bugie dei mezzi di informazione del potere costituito.

Gerusalemme, la pulizia etnica continua: i nomi delle strade saranno ebraici

Apartheid e pulizia etnica Evidenza – 26/11/2012

Al-Quds – Pal.info e InfoPal. Il consiglio municipale della Gerusalemme occupata terrà un incontro nella giornata di oggi al fine di discutere la proposta di cambiare i nomi di numerose strade cittadine da arabi ad ebraici, secondo quanto richiesto dai coloni israeliani.

Il consiglio israeliano ha dichiarato di voler ebraicizzare i nomi delle strade di diversi quartieri palestinesi, in particolare nelle aree di Silwan, Wadi Helwa, Wadi Rababa, Bustan, Thawri, Mesrara, Bab al-Amoud e Sawwanah.

Sabato, il centro informazioni di Wadi Hilwa ha dichiarato che i nomi delle strade della Gerusalemme orientale verranno modificati da arabi a ebraici.

Il centro ha inoltre fornito un elenco dei nomi in procinto di essere sostituiti, tra cui quello dello stesso quartiere che da Wadi Hilwa diverrà Ir David e quello della sua via principale, omonima, che passerà alla denominazione di Ma’a lot David.

Ha poi sottolineato come gli abitanti del quartiere di Silwan si siano dichiarati decisamente contrari a tale iniziativa, chiedendo alla municipalità israeliana di recedere dalle proprie decisioni.

Gli stessi residenti di Silwan hanno inoltre preparato una mappa dettagliata del proprio quartiere, segnando tutte le vie con denominazione araba, al fine di porla a confronto con quella voluta dagli israeliani.

Il centro ha inoltre aggiunto che Israele è determinata a cancellare da Gerusalemme qualsiasi traccia della cultura araba, al fine di tramutare la città in un centro puramente ebraico.

http://www.infopal.it/gerusalemme-la-pulizia-etnica-continua-i-nomi-delle-strade-saranno-ebraici/

 

Crisi/ Cerved: Fuori dal mercato 200 imprese al giorno Boom di liquidazioni anche per le aziende sane

Milano, 22 nov. (TMNews) – Gli effetti della crisi vanno ben oltre l’ondata di fallimenti che ha colpito le imprese dalla seconda metà del 2008. Allargando il campo di analisi a tutte le procedure concorsuali e ai casi di liquidazioni emerge un impatto molto più significativo della recessione: tra gennaio e settembre del 2012 sono uscite dal mercato 55mila aziende, un valore record nel decennio, che supera quello già negativo dello stesso periodo del 2011 (+0,8%).

I dati di Cerved Group sui primi nove mesi evidenziano un incremento di tutte le forme di uscita dal mercato delle aziende: i fallimenti, che sfiorano quota 9mila (+2% rispetto ai primi nove mesi 2011), le procedure concorsuali non fallimentari (1.500, +7,3%) e le liquidazioni (45mila, +0,3%). Il 2012, in particolare, è un anno di forte incremento di quest’ultimo fenomeno per le società di capitale: aumentano dell’8,9% considerando l’intera platea di società di capitali e addirittura del 27% tra le aziende con asset in bilancio di almeno 2 milioni di euro.

In particolare, nei primi nove mesi sono state liquidate più di 5mila società affidabili secondo i punteggi di bilancio di Cerved Group (+7%). Se si restringe l’attenzione alle imprese con asset superiori a 2 milioni, il numero scende a 285, ma l’incremento è pari al 17%.