Usa/ New York, sfollati di Sandy: Viviamo come gli animali

Usa/ New York, sfollati di Sandy: Viviamo come gli animali

Dopo 12 giorni dal passaggio dell’uragano Sandy sulla costa orientale degli Stati Uniti, e’ drammatica le condizioni di circa 250mila degli abitanti di New York, sopratutto nei quartieri come Long Island. La gente e’ senza elettricita’ e senza nemmeno acqua, costretta a fare lunghe code ai distributori per la benzina. Lo scirve Dayli Miror. Circa 300 persone di Hiksowil sono scesi in piazza per protestare l’operato del governo nel dare l’assistenza agli sfolla

http://italian.irib.ir/notizie/mondo/item/116135-usa-new-york,-sfollati-di-sandy-viviamo-come-gli-animali

Bombardamenti dell’artiglieria israeliana contro la Striscia di Gaza: diversi morti e decine di feriti

Evidenza – 10/11/2012

Gaza – InfoPal e Ma’an. Sabato sera 10 novembre, l’artiglieria israeliana ha bombardato la Striscia di Gaza, uccidendo diversi palestinesi. Il bilancio, alle 19 era ancora incerto: per Ma’an, i morti erano 4 e 30 i feriti; 2 morti secondo Quds Press e Pal.info; 6 per Gaza Now, con 52 feriti.

Diversi i bambini colpiti.

Le aree prese di mira sono il quartiere di ash-Shuja’iyah, nella città di Gaza, e quello di an-Najar, nella cittadina di Khuza’a, a Khan Younis.

Il portavoce del ministero della Sanità, Ashraf Al-Qudra, ha dichiarato a Quds Press che in questi raid l’occupazione fa uso di armi non convenzionali.

La resistenza palestinese, in giornata, aveva colpito una jeep militare israeliana che era entrata nell’area adiacente ad az-Zaytun, nella città di Gaza.

Elicotteri e aerei da ricognizione israeliana hanno sorvolato a bassa quota l’area dei bombardamenti.

(Foto: Ma’an)

http://www.infopal.it/bombardamenti-dellartiglieria-israeliana-contro-la-striscia-di-gaza-diversi-morti-e-decine-di-feriti/

Obama reloaded: governo nuovo, problemi vecchi.

Obama reloaded: governo nuovo, problemi vecchi.

E così Barack Obama ha compiuto la sua grande impresa. “Four more years“, altri quattro anni. Se qualcuno pensava che nel 2008 si fosse compiuto un miracolo irripetibile, le ultime presidenziali l’hanno smentito: il Presidente “coloured” si riconferma. E lo fa nel bel mezzo di una crisi economica globale, per certi versi senza precedenti.

 

Ma basterà la favola del “self-made-man-figlio-del meltin’-pot-americano” a portare gli Stati Uniti fuori dal guado (insieme a tutto l’Occidente)? 

Il primo mandato non sembra aver risolto nessun problema sistemico, tanto da aver costretto il team di Obama a mettere in soffitta il celebre “Yes we can“; anche perchè il seguito di quello slogan si può riassumere in un meno sognante, e molto più triste, “Yes we could“.

 Potremmo dire che il battesimo di Obama con la presidenza è stato celebrato davanti alla crisi scatenata dal crac Lehman Brothers. Quell’evento ha poi generato un avvitamento dell’economia mondiale, dal quale ancora oggi non riusciamo a venire fuori. 

Alla Casa Bianca si parlò di riformare la finanza mondiale. Cosa ne sia stato di quel proclama lo stiamo vedendo…

 Allora la crisi nacque dallo scellerato utilizzo di elaboratissimi strumenti finanziari; che altro non erano se non improbabilissimi mutui, accompagnati da altrettanto improbabili coperture assicurative. Imparammo così a conoscere i mutui sub-prime ed i Credit default swaps; in generale, il mondo scoprì l’esistenza degli strumenti “derivati“.

 Quale fu la ricetta del Presidente Obama per arginare la crisi della finanza globale? Quella più semplice ed immediata: far assorbire dallo Stato le passività, ed inondare le banche americane di denaro fresco di stampa  della Federal Reserve.

Se l’obiettivo era quello di evitare il contagio dalla finanza all’economia reale…beh, il fallimento è stato totale. 

 Già inquesto post vi avevo parlato della situazione del sistema bancario americano, ed in particolare della sua esposizione con i derivati

Da allora la situazione non deve essere cambiata granchè, tanto che l’ Office of comptroller of currency non rilasciato altre rilevazioni. Quindi valgono quelle del primo trimestre 2012

 Tanto per rinfrescarci la memoria, ecco la stima dell’esposizione in derivati delle prime 25 banche Usa: 222 triliardi di dollari. Ovvero: 

221.949.873.000.000 di dollari

E questa è la situazione delle 5 principali banche americane, sempre relativamente all’esposizione in derivati:

 ·                   Jp Morgan Chase      71,4 trilioni 

·                                 Citibank:                            52,1 trilioni 

·                                 Bank of America:        50,1 trilioni 

·                                 Goldman Sachs:           44,2 trilioni 

·                                 Hsbc                             4,4  trilioni

 Ma se nei primi mesi del 2009 Obama tamponò la crisi “socializzando” le perdite del sistema finanziario, oggi come credete che possa gestire un altra esplosione delle banche?

Il fiscal cliff è dietro l’angolo, ed il debito pubblico Usa chiama un numerone bello grosso:

 16.190.979.268.766,67 di dollari.

Mr Barack è seduto su una pentola a pressione, ed intorno alla pentola (pronti a farsi male insieme) è sistemata tutta l’Europa.

I Governi e le Banche Centrali non hanno la forza per poter gestire ed ammortizzare una eventuale caduta di questo sistema…A meno di non voler rivedere completamente il paradigma su cui si fonda l’economia a cavallo tra la fine del secondo e l’inizio del terzo millennio. Ma:

  • Esiste una leadership dirigente disposta a farlo? 
  • Esiste una conoscenza ed un consenso diffuso per sostenerlo?
  • Esiste una chiara volontà di reset?

Queste sono le domande che dovremmo porci. E questi sono gli interrogativi che avrei voluto vedere analizzati sui giornali dopo i risultati delle presidenziali Usa. Ma si tratta, ovviamente, di pie illusioni. 

 Alla gente bisogna dare in pasto delle visioni: il sogno americano…, il sogno europeo…

Ed i sogni, si sa, durano fino a quando si è addormentati. Ma ad un certo punto bisognerà risvegliarsi, e la realtà sarà impietosa.

 Stay tuned

L’attacco finale alla sanità italiana

di Fabrizio Giusti

In queste ore si è in attesa di conoscere come verranno valutati, da parte delle Regioni, gli standard di riferimento per attuare il taglio dei posti letto e ridefinire la funzione ospedaliera inviati dal Ministero della Salute. Insistere su tagli lineari solo per risparmiare rischia di essere devastante, soprattutto per i pazienti che hanno maggiori difficoltà. Nel decreto spending review si prevede l’eliminazione di 26.708 posti letto, in media 1.335 a regione.

Federconsumatori ha chiesto di soddisfare prima di tutto la domanda di salute da parte dei cittadini. ”Ovviamente-  afferma l’associazione – è necessario scardinare un sistema di sprechi ed inefficienze che minano il Servizio Sanitario Nazionale ma questo non significa certo non garantire a tutti l’accesso a cure e prestazioni di qualità, compromesse dalla drastica riduzione delle risorse. Occorre urgentemente valutare il nuovo fabbisogno sanitario delle famiglie: in questi anni le esigenze sul fronte della salute sono diventate più complesse, poiché i cittadini hanno sviluppato una crescente consapevolezza in questo ambito e chiedono che i servizi sanitari pubblici siano orientati alla prevenzione e alla relazione attiva tra pazienti e personale competente. Ed è proprio in seguito alla crescente richiesta di partecipazione attiva che si presenta la necessità di elaborare una rete di informazioni attendibili, soprattutto in questi tempi di utilizzo massiccio del web per la ricerca di rischiose cure ‘fai da te’. Chiediamo che le Regioni non sottovalutino le esigenze di prevenzione, massima competenza e accessibilità, sia in termini di domanda di salute che di spesa sanitaria”.

Ancora una volta il governo sta dando il meglio di sè riguardo al rigore, non all’equità.