Uck e Isis. Passaggio di testimone tra terroristi?

Più due anni fa denunciammo l`appoggio kosovaro ai ”ribelli” anti Assad. Oggi in Kosovo pullulano i volontari pro Isis

Ersilia Contu    

Era quasi due anni e mezzo fa. La guerra siriana, il conflitto pianificato contro la Siria laica di Bashar Assad, aveva già fatto migliaia di vittime. I ribelli venivano coccolati, finanziati e appoggiati dall’Occidente, smanioso di abbattere l’ultimo bastione antiamericano nell’area vicinorientale che veniva dipinto da stampa e politica internazionale come un Paese antidemocratico, retto da un dittatore sanguinario che senza alcuno scrupolo uccideva il proprio popolo. Ai primi di quel maggio 2012 aveva iniziato a girare una notizia inquietante: il Kosovo albanese avrebbe addestrato nelle basi che furono dell’Uck le milizie irregolari che intendevano abbattere il governo siriano. L’Associated Press il 26 aprile aveva rivelato che, al ritorno dagli Stati Uniti, una delegazione di membri dell’opposizione siriana aveva fatto tappa a Pristina per tenere colloqui su come impiegare in Siria le conoscenze acquisite dall’Esercito di Liberazione del Kosovo (Uck) durante la guerra contro Belgrado, un conflitto che grazie all’appoggio della comunità internazionale, Usa in testa, portò alla proclamazione di indipendenza unilaterale del Kosovo. Già allora notammo che la destinazione di provenienza della delegazione siriana non poteva essere certo un caso: Washinton ha foraggiato i terroristi albanesi per disgregare la Serbia, esattamente come ha fatto e sta facendo ora per distruggere la Siria. “Abbiamo molto da imparare dalla vostra esperienza e dalla vostra capacità di internazionalizzare in tempi brevi la repressione e il genocidio perpetrato nei confronti della vostra popolazione”, aveva affermato nel corso della visita a Pristina il capo delegazione siriano, Ammar Abdulhamid, un “dissidente” residente a Washington, rivolgendosi al ministro degli Esteri albanese-kosovaro, Enver Hoxhaj e esprimendo il suo apprezzamento per la guerra di  “liberazione” portata avanti dall’Uck. “Siamo venuti qui per imparare. Il Kosovo ha già compiuto questo cammino e possiede un’esperienza che potrebbe esserci molto utile”, aveva ancora affermato Abdulhamid, citato da AP, promettendo di riconoscere subito il Kosovo una volta preso il potere in Siria. Imparare a combattere nelle stesse basi nelle quali si preparavano i miliziani albanesi dell’Uck. Un passaggio di testimone tra terroristi, insomma, in un territorio caratterizzato da una natura completamente illegale, per non dire criminale: è noto, infatti, che il Kosovo albanese è crocevia di traffici illeciti di ogni genere. Ciò nonostante gode del crisma della legalità attribuitogli dalla comunità internazionale in funzione anti-serba. L’imminente sodalizio “ribelle” era stato immediatamente denunciato da Mosca: l’ambasciatore russo all’Onu, Vitaly Churkin aveva citato “informazioni di stampa secondo le quali le autorità del Kosovo hanno stabilito contatti con rappresentanti dell’opposizione siriana per l’addestramento dei ribelli”, il che “trasformerebbe il Kosovo in un centro internazionale di addestramento per vari insorti e gruppi armati, cosa che sarebbe un grave fattore di destabilizzazione, che andrebbe al di là dei Balcani”. Le smentite allora fatte dal ministro degli Esteri albanese-kosovaro erano bastate agli alleati occidentali – sia di Pristina che dei “ribelli siriani” – per non preoccuparsi troppo del sodalizio terroristico che andava materializzandosi. Questo accadeva, come detto, più di due anni fa. Da qualche settimana certa stampa, la stessa che aveva ignorato la notizia da noi riportata e che ha fin dal principio ha preso le parti dei “ribelli” siriani, si è accorta del “problema Kosovo”. Tra agosto e settembre è stato infatti riportato di una cinquantina di arresti di islamisti radicali nel Kosovo albanese, tutti sospettati di avere combattuto con l’Isis e Jabhat an-Nusra in Iraq e Siria. Il mese scorso, in un blitz a Pristina,  tra i 15 militanti dell’Isis tratti in arresto, 9 sono risultati imam delle moschee della città, accusati di essere a capo di una rete che avrebbe fatto arrivare in Siria e Iraq almeno 200 volontari. Ad agosto, durante gli arresti erano state rinvenute grandi quantità di armi, munizioni ed esplosivi in 60 depositi, incluse moschee che sarebbero servite da centri di reclutamento. In entrambi i casi il governo kosovaro ha plaudito alle operazioni di polizia, ma visti i precedenti risalenti a pochi anni fa c’è da chiedersi se si tratti di sincera soddisfazione o se Pristina abbia qualcosa da nascondere.

22 Ottobre 2014  –

http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=23610

Uck e Isis. Passaggio di testimone tra terroristi?ultima modifica: 2014-10-23T13:26:09+02:00da davi-luciano
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