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GIOVEDÌ 5 MARZO 2020
Meno siamo meglio stiamo. O il contrario?
Non so come voterete voi al prossimo referendum sul taglio dei parlamentari, solo 400 di qua e 200 di là. Ciò che invece per me dovrebbe essere un problemino, tra i tanti giganteschi, fabbricati nel covo dello scienziato pazzo: terrorismi, migranti, Neoconvirus contro la Cina e Bavabeccarisvirus contro di noi, con i quali i dominanti provano ad agevolare la nostra uscita di scena, è che, fino a ieri, non sapevo bene come avrei votato io. La notizia che le Sardine, ormai pesci fuor d’acqua e finiti nel cassonetto a Napoli, avrebbero votato no al taglio, quasi quasi mi avrebbe fatto votare sì. Poi ho letto Monforte, qui in calce.
Uno, perché non sono proprio ferrato in costituzionalismo. Due, con riferimento all’operazione globalista Coronavirus, anche un bel po’ distratto dalla baraonda di boiate e controboiate con cui ci incantano e ci pietrificano, quasi fossero la Medusa, i cialtroni dalle pessime intenzioni che intossicano e sfasciano la propria nazione. Con particolare competenza e sagacia, vi si impegnano le maschere da Commedia dell’Arte che presumono di governare il Nord. La tecnica è quella del waterboarding della CIA. O della doccia scozzese. A forza di questo carosello di ottimismi e pessimismi funerei, nel giro di 48 ore, ti rincoglioniscono fino all’ebetudine. Risultato acquisito.
Altro che generali o colonelli!
Il Generale De Lorenzo
Alle ultime misure da prova generale di stato d’assedio, che avrebbero fatto l’ìnvidia dei molto più rozzi colonelli greci, del generale De Lorenzo e del comandante della X Mas, Junio Valerio Borghese, con le sue guardie forestali, non vedo ombra di risposta. E qui il problema diventa grosso.
Turchia e Grecia per il “manifesto” pari sono
Aggregarsi contro Erdogan? Non si può. Aggregarsi contro la Grecia? Si può.
Molti di noi, per esempio, sabato ci tenevano a riunirsi a Roma su un progetto di solidarietà e aiuti al popolo siriano martirizzato dagli orchi di prossimità e dai tagliateste occidentali. Altri, sempre di noi, erano indirizzati a dare la loro attenzione ed, eventualmente, il loro contributo, a un convegno romano anti-MES di “Liberiamo l’Italia”, il gruppo che si muove per strappare la nostra sovranità agli artigli UE e Nato. Niente, annullati anche questi. Per evitare che ci passassimo il virus da meno di due metri, o che formulassimo parole e proposte sconvenienti?
Tutti contenti i boia della Siria e i cannibali dell’Italia che il regime Conte abbia proibito questi, assieme agli altri assembramenti. Curiosamente (o no?) gli sono sfuggiti gli assembramenti di milioni nei mezzi dei pendolari dove si è tanto intimi che quando uno sbatte le ciglia si chiudono anche gli occhi del vicino. E neppure hanno trovato nulla da obiettare ad assembramenti (Tavolo Asilo, Campagna Io Accolgo, Legambiente, Anpi, case delle donne) della stessa valenza politica e morale di quelli delle rimpiante Pussyriot o Femen, organizzati all’ambasciata ellenica, contro i diritti umani della Grecia, che da anni affoga peggio di Alan Curdi, e in difesa dei diritti alla schiavitù in Europa degli afghani, pakistani, bengalesi, iracheni. Di tutto fuorchè siriani, scatenati sulla Grecia dal noto umanitario Erdogan. Migranti che il noto bollettino degli ultrà colonialimperialisti, il “manifesto”, fa passare tutti per siriani, non si sa bene se per convincere i suoi quattro sfigati lettori che da Assad si scappa, oppure perché spera che tra noi ricevino solidale accoglienza i poveretti di Al Qaida, cacciati a calci in culo da Idlib.
Bambini e giovani, pericolo da neutralizzare
D’altra parte, non è di certo scappata ai nostri golpisti in itinere democristo-bilderberghiani, l’opportunità di impedire che si assembrassero coloro che gli risultano i più degni di odio, visto che non si sa cosa potrebbero combinare un domani. Ai nostri bambini e ragazzetti, a rischio di troppa e impropria conoscenza, per quanto totalmente immuni al virus, non essendo ultrasettantenni zeppi di malanni pregressi, vanno tolte le scuole, del resto già da tempo ridotte a mense dell’inedia conoscitiva. Niente pomiciate nei cessi e niente rischio che nella società, omogenizzata dal taglio della metà ore di studio annuali, accecata dall’eliminazione della geografia, abbruttita dalla scomparsa della Storia dell’Arte, possano spuntare intelligenze. Che, di per sè, sono eversive. Come i musei, le mostre d’arte, i convegni letterari, le iniziative culturali. La luce dello spirito. L’aveva già detto quello là: “Con la cultura nun se magna”.
Smart working, effetto collaterale.
Chiuse le scuole, col grande beneficio dell’eliminazione totale del bullismo, dei soliti ciondoloni tornati da mamma e chiusi al sicuro nella cameretta; oppure tentati nei vicoletti oscuri a provare a fare, con la consulenza dei più grandicelli, la paranza dei bambini anche fuori da Napoli. Ma, soprattutto, ennesima mazzata al popolo bue (noialtri che ci crediamo) tramite frantumazione delle esistenze di studenti, genitori, famiglie. E poi, non c’è forse il telelavoro, lo smart working e, dunque, il telestudio, lo smartstudying (ennesima trash lessicale all’americana)? Roba smart che, da anni, fa venire l’acquolina in bocca alle grandi imprese, non solo del finto apprendimento telematico, ma anche a tutte quelle che, dall’inizio del capitalismo, sognano di non avere a che fare con risorse umane fisiche, dagli strani pensieri di organizzazione collettiva. Lo stato d’assedio serve anche a questo.
Ma l’influenza dov’è?
Avete notato che quella che era la chiacchiera sociale e la seccatura di ogni inverno, l’influenza, è del tutto scomparsa. Per la prima volta da millenni. E pure quella ce la passavamo tra famigliari, colleghi, amici del bar, come le carte della briscola. Riscaldamento globale, dice Greta? Forse quella cara vecchia influenza ha semplicemente cambiato nome, ricuperando quello altisonante dei nonni, Corona, e al posto del pediluvio in casa ci sbatte in terapia intensiva. Niente più limonata calda, meglio vin brulè, impacchi, tachipirina, sotto le coperte per tre giorni. Invece termocontrolli a ogni angolo, mascherine e amuchina a milionate (e milionate ai produttori, altro obiettivo raggiunto), vita sospesa, quarantena, terapia intensiva, guardati come appestati, nazione di monadi chiuse in casa. Poi verrà il vaccino. Scommettiamo che c’è già, ma lo tireranno fuori quando ci sarà certezza di impiego e di miliardi. Hanno ben presente il flop del 2009, dramma dell’altra pandemia da virus H1N1. 10 milioni di dosi comprate, virus sparito, solo 865mila vaccini inoculati, ma 184 milioni buttati nelle fauci di Big Pharma, o Pharmamafia, nella fattispecie Novartis.
Dall’influenza alla peste bubbonica
Insomma, qui hanno acchiappato per la coda la classica influenza, che cambia d’abito di anno in anno e stavolta ne ammazza anche meno del solito (tra l’1 e il 2%) e ne hanno fatto il flagello dei quattro cavalieri dell’apocalisse. E noi tutti, a pecorone, tappati in casa, a spiare da dietro le persiane chiuse (passasse mai un pipistrello), a vedere se arriva quell’untore del postino e farsi passare la posta su una pertica.
Pare che il tempo della lotta armata di liberazione sia finito. Qualcuno suggerisce la disobbedienza civile. Al momento me ne viene in mente questa manifestazione rivoluzionaria: stringersi tutti e a lungo la mano, abbracciarsi tutti forte forte, e baciarsi tutti, anche alla francese (gli LGBTQI, per favore, tra di loro).
Meglio pochi per molti, o meglio tanti per tanti?
Torniamo al tema che, se non rimandano anche quello, dovrebbe inverarsi fra pochi giorni: il referendum sul taglio dei parlamentari. E’ un’idea dei 5Stelle per ridurre le spese. Di 100 milioni l’anno. Inizialmente, fiducioso nel famoso principio di onestà e sobrietà dei 5Stelle, avevo pensato che il taglio di tante poltrone e tanti poltronari non potesse far male a quel misero e stenterello po’ di democrazia al biglietto Perugina che ci è rimasto. In un secondo momento, m’hanno fatto riflettere sul dato che ridurre di due terzi gli stipendi di senatori, deputati, impiegati, tecnici, barbieri e cucinieri di palazzo, avrebbe forse fatto risparmiare qualcosina di più. In un terzo tempo, poi, mi ha reso perplesso il fatto che anche uno come Matteo Renzi avesse provato a scorciare la fila. Stavolta svuotando il Senato e mettendoci qualche dozzina di sindaci.
Ma è al quarto tempo che mi è scattato un dubbio davvero fatale: non era stato Licio Gelli, gran maestro della P2, a incastrare la riduzione dei parlamentari nel suo Piano di Rinascita? 450 deputati, 250 senatori? Con il Piano Rinascita di Grillo-Di Maio siamo andati anche meglio.
In Libia funzionava così
Personalmente, messo da parte per un qualche futuro, i propositi di Marx e Lenin, mi ha sempre affascinato, quanto più gli utili idioti e gli amici del giaguaro del nostro sistema istituzionale lo deridevano, il sistema del Libretto Verde, la democrazia diretta alla Muammar Gheddafi. Un sistema praticato con grande precisione, seppure in un contesto diverso dal nostro, grandi spazi, poca gente, molte tribù. Ne sono venuti quarant’anni di una nazione prospera, pacifica e felice. Prima che la facessero a brandelli due brave femministe. Una protagonista, l’altra di supporto morale, Hillary Clinton e Rossana Rossanda.
Ogni raggruppamento sociale, fabbrica, università, quartiere, aggregato rurale, si riuniva periodicamente a esaminare questioni e a elaborare proposte. L’esito finiva all’esame e alla discussione di un’istanza territoriale e sociale più vasta, diciamo urbana, o di gruppi di villaggi e, a salire per gradi successivi, fino a quello che si chiamava Congresso Nazionale che si riuniva una volta l’anno per periodi variabili. Ne ho visto uno a Sabah, nel profondo Fezzan, con qualche centinaio di delegati. Gheddafi interveniva ogni tanto. Ma soprattutto ascoltava. Qui si arrivava alle decisioni specifiche o generali, la cui esecuzione veniva affidata al governo espresso dal Congresso. Non so se possa andare bene da noi. Lì funzionava.
E qui mi fermo. Che sollievo! diranno subito i miei piccoli lettori (copyright Collodi). E passo la parola, mantenuta nell’essenziale, a chi ne sa molto più di me e agevolerà la vostra scelta. Per Monforte, riducendo i rappresentanti si riduce la rappresentatività. Anziché uno per 100mila, uno per 150mila.Capisco. Ma di questo passo, con questo principio, non sarebbe meglio uno per 1000, o per 100? E quante decine di migliaia di parlamentari avremmo? E a quali costi? Paradosso? Mica tanto.
Il varco è qui?… E, a proposito di parlamentari, io non so chi va e chi resta (copyright Montale).
La parola a Mario Monforte (“Il Ponte”)
Referendum sul “taglio” dei parlamentari…..
Il “taglio”: riduzione dei deputati (Camera) a 400 e dei senatori (appunto, Senato) a 200. “Taglio” approvato dalla maggioranza dei parlamentari (con parte di quelli contrari che non hanno avuto il coraggio personale di esprimere il «no»), compresi quelli della Lega. Ed ecco le entusiastiche motivazioni “stellate”: “basta con questa pletora di gente” (sí, fra cui il gran numero dei 5S stessi, ben avvinti all’albero come l’edera: «finché la dura l’è verdura»), “abbattiamo i costi della politica”, “ce lo chiedono gli italiani” (“gli italiani” in primis chiedono questo? Be’, comunque …). Tuttavia, “i costi” della politica saranno ridotti dello zero virgola e … niente o quasi, perché restano come sono le prebende parlamentari e aumentano stipendi e numeri degli addetti a parlamento e governo. ….
Vediamo un po’, senza i consueti (anche fra chi afferma di esaminare, analizzare) fracassi e schiamazzi (che chi scrive non tollera). La riduzione dei “costi”? È inesistente: se la si voleva realizzare, andavano ridotte a un quarto le prebende dei parlamentari, e andavano ridotte anche le retribuzioni (esorbitanti) degli impiegati-addetti (inducendo in tal modo anche clientele e aspirazioni a tali prebende e stipendi). E la riduzione dei “costi” sarebbe stata piú consistente. Quindi: si fa passare come attuazione di un “principio” una … mistificazione. Al solito, «per far babbei» i cittadini.
Ancora, e piú a fondo: quella presente è detta «repubblica parlamentare» basata sulla «democrazia delegata». Ma se i tantissimi (circa 40 milioni) acconsentono a delegare ai pochissimi (meno di 1.000) la gestione delle “cose”, ciò attua il principio dei pochi (oligói, in greco antico). Per cui non è un principio democratico – potere del démos: potere del popolo, per il popolo, esercitato dal popolo –, bensí un principio oligarchico – potere dei pochi –, quindi si dovrebbe dire: oligarchia elettivo-rappresentativa. Lasciamo perdere chi dice “ma è questa la democrazia”, “non si può fare diversamente” – perché lo dimostra solo … affermandolo, il che non significa niente (e c’è troppo di buttato nell’ignoranza e dimenticatoio: dal Mondo antico alle repubbliche comunali, fino alla Resistenza, quella delle 20 Repubbliche partigiane e della Repubblica delle autonomie, voluta da «Giustizia e libertà») –, e resta il fatto che si tratta di un “sistema” fondato sulla «rappresentanza» dei pochi rispetto alla massa dei cittadini (e si schiamazzi o si taccia in proposito, questo è quanto).
Ebbene, concesso (non ammesso) che questo sia il solo “sistema” attuato e attuabile, e da mantenere, la riduzione dei parlamentari indicata non riduce la «rappresentanza»? Lo si dimostri – e non semplicemente proclamandolo. Cosí è, invece. E in tal modo si accentua l’adesione acefala (che già c’è, ben evidente) alle forze che lí hanno posto i parlamentari, magari accoppiandola – perché no? Contro il «cambio di casacche» – con il «vincolo di mandato» (voce che si leva da piú parti), cosicché, in fondo, non si sa questa “gente” che ci stia a fare, diventando solo yes-men/-girls. E allora, perché non 200 parlamentari e 100 senatori? O 100 e 50? O 50 e 25? O solo una dozzina, sotto un “capo” – magari eletto direttamente, come vorrebbero Lega e Fd’I? Tanto piú che si possono “assumere”, e già lo si fa da tempo, a governare persone non elette proprio da nessuno.
Io voterò contro il “taglio” dei parlamentari, per quanto di dannoso costituisce e che ho esposto. Ben cosciente, però, che sarà con molta probabilità approvato, perché la demagogia è penetrata a fondo nei cittadini (e questa lo è appieno: altro che il vituperato sovranismo populista!) condita di occultamento mistificato e fuorviante della realtà delle “cose” (oppure, il che è lo stesso, il referendum non raggiungerà il quorum). Ma l’indicata presa di posizione è necessaria, almeno per me.
Mario Monforte
Pubblicato da Fulvio Grimaldi alle ore 20:56