L’Italia che invecchia frena economia e conti pubblici

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L’Italia che invecchia frena economia e conti pubblici

L’Italia è il secondo Paese più anziano del mondo, preceduta solo dal Giappone per numero di cittadini con oltre 60 anni di età. L’invecchiamento nei prossimi anni avrà impatti sempre più rilevanti non solo sulle famiglie e sui conti dello Stato, ma anche sull’economia e sugli investimenti. Proprio la casa, il bene rifugio per eccellenza,  sarà al centro di tensioni sempre più forti.

Secondo l’Onu, nel 2017 nel mondo il Giappone era al primo posto con il 33,4% della popolazione con oltre 60 anni, seguito dall’Italia con il 29,4%.

Le persone con 60 anni o più passeranno da 962 milioni nel 2017 a 2,1 miliardi nel 2050: il Giappone sarà sempre primo con il 42,4%, l’Italia solo ottava con il 40,3%. Ma se 2017 la popolazione di 60 anni o più in Italia era di 17,43 milioni di persone, nel 2050 sarà di 22,2 milioni. Di questi, le donne sole saranno il 37,9% e gli uomini il 16,5%, quelli che vivranno con il solo coniuge saranno il 34,3% delle donne e il 49,5% degli uomini. L’invecchiamento procede spedito soprattutto nelle aree urbane.

Tra il 2000 e il 2015, nel mondo il numero di persone con più di 60 anni è aumentato del 68% nelle aree urbane a fronte del 25% delle aree rurali. Nel 2015, a livello mondiale il 58% degli over 60 abitava delle città rispetto al 51% del 2000. La concentrazione nelle aree urbane è ancora più alta per gli ottantenni: fatti 100 a livello mondiale, quelli che vivevano in città erano il 56% nel 2000 e nel 2015 erano il 63%.

Questo macrotrend avrà profondi effetti non solo sugli individui, ma soprattutto sulle famiglie le comunità e i governi. La domanda di assistenza domiciliare e di nuove soluzioni abitative aumenterà, mentre saliranno i costi per le pensioni, la sanità pubblica e le prestazioni assistenziali. Secondo l’analisi 2018 della Ragioneria generale dello Stato, il rapporto fra spesa pensionistica e Prodotto interno lordo è previsto in calo fino ad arrivare al 15,1% tra il 2019 e il 2021, ma nel decennio successivo sarà in graduale aumento attorno al 15,3% fra il 2024 e il 2030 per poi crescere con maggiore intensità fino al 16,2% nel 2044. Solo per effetto dell’invecchiamento, il rapporto fra spesa sanitaria pubblica e Pil crescerà invece dal 6,6% del 2017 al 7,7% del 2070.

Quanto all’impatto sociale, secondo il rapporto sulla domiciliarità presentato da Auser e Spi-Cgil il 24 luglio 2018 la famiglia svolge ancora un ruolo centrale nel lavoro di cura ma non è affatto detto che in futuro sarà in grado di sostenere l’impegno dell’assistenza agli anziani, che pesa soprattutto sulle donne. Se il tasso nazionale di occupazione femminile passera dal 48,1% attuale alla media europea del 61,5%, al lavoro di cura familiare mancherà il contributo di 2 milioni e mezzo di donne, mentre calerà il numero delle famiglie in grado di pagare i badanti. Inoltre, la precarizzazione del mercato del lavoro continua a ridurre la possibilità delle persone di farsi carico degli oneri derivanti dalle cure di cui potrebbero avere bisogno in futuro. Però in Italia tra il 2009 e il 2013 sono calati del 21,4% a meno di 150mila gli anziani che hanno usato il servizio di assistenza domiciliare.

Il fenomeno impatterà anche sulla finanza e gli investimenti: mentre durante la loro vita lavorativa gli individui tendono a investire per la pensione, quando vanno a riposo vendono azioni, obbligazioni e immobili per mantenere il proprio tenore di vita. Non si è ancora in grado di determinare se l’invecchiamento si tramuterà in una “semplice” pressione ribassista sui mercati finanziari e causerà la “stagnazione secolare” dell’economia o se farà invece scattare l’implosione di intere classi di investimenti.

Uno studio di qualche anno fa della Banca dei regolamenti internazionali su 22 Paesi stimava che l’invecchiamento farà calare ogni anno del 3% il valore degli immobili. Case, specie le seconde e soprattutto quelle di vacanza, che spesso gli anziani non sono più in condizione di gestire economicamente. Ecco perché le vendono o le svendono, come succede sempre più spesso anche ai loro eredi. Da qui la spinta di molte istituzioni a studiare progetti finanziari per consentire agli anziani che vivono in città di godere di soluzioni adatte alle loro mutate esigenze domiciliari. Ma l’invecchiamento spopola soprattutto i piccoli centri, dove le case perdono valore in modo più veloce. Un problema di difficile soluzione che ha già cambiato il volto dell’Italia rurale.

Ma gli anziani sono anche una risorsa: secondo i dati di Bankitalia rielaborati dall’Abi, al 20% della popolazione con 65 anni o più appartiene il 73% della ricchezza nazionale, pari a oltre 7,1 miliardi di euro, di cui oltre il 61% (4,3 miliardi) è investito in immobili. Secondo una recente indagine di “Itinerari previdenziali”, il loro livello di spesa privata supera i 200 miliardi l’anno, a fronte di pensioni per 202 miliardi cui si assomma l’utilizzo del patrimonio. A livello mondiale, il valore dell’economia legata agli anziani è di 15mila miliardi di dollari l’anno, di cui mille nella sola sanità.

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Tav, Salvini insiste: “Se l’Ue paga il 55% bisogna farla”

https://torino.repubblica.it/cronaca/2019/05/30/news/tav_salvini_insiste_se_l_ue_paga_il_55_bisogna_farla_-227571673/

Il vicepremier parla di voci da Bruxelles su un maggiore impegno dell’Ue: “Se confermate, qualsiasi analisi costi-benefici direbbe che è vantaggiosa”. Poi annuncia: “Porto la flat tax al prossimo Consiglio dei ministri”. In arrivo anche emendamento nello sblocca-cantieri: “Sospendiamo per due anni il nuovo codice appalti”

30 maggio 2019

Matteo Salvini insiste: la Tav va fatta, soprattutto se l’Unione europea si accollerà una parte maggiore di spesa. “I nostri contatti con l’Europa ci dicono potenzialmente in arrivo altre buone notizie sugli investimenti e le grandi opere, la Tav è una di queste”, dice il vicepremier in conferenza stampa. Che poi si sbilancia: “Se, come pare, la quota di partecipazione di investimento dell’Ue dovesse aumentare fino al 55% dell’importo dell’intera opera, sarebbe evidente che qualsiasi ulteriore analisi costi/benefici dimostrerebbe che è vantaggioso completare un’opera fondamentale, come ha dimostrato anche il voto in Piemonte, che vede favorevoli più dell’80% degli elettori. Se da Bruxelles verranno confermate le voci, ci saranno altre centinaia di milioni, mi risulta siano più che voci”.

Le parole del vicepremier arrivano a poche ore dalla presa di posizione del ministro dei Trasporti Danilo Toninelli, per il quale l’esito delle ultime elezioni europee non cambia nulla sul futuro del collegamento ad alta velocità Torino-Lione. Salvini ammette le frizioni con il collega che ha la delega ai Trasporti, e non solo. A chi gli chiede conto dei rapporti difficili con Toninelli, con la ministra della Difesa Trenta e con il titolare dell’Ambiente Costa, il vicepremier risponde: “Ci sono problemi, è evidente”.

Salvini parla di Tav, ma pure delle opere più piccole: “Un emendamento leghista, che sta per essere presentato a minuti al decreto sblocca cantieri, prevede la sospensione del codice appalti per due anni e il rispetto della normativa europea”. Questo perché, spiega il vice presidente del Consiglio, su questo tema bisogna fare presto: “Sappiamo che il presidente del Consiglio e altri organismi stanno lavorando da mesi alla revisione del codice degli appalti: non vorremmo che ci si mettessero altri mesi o altri anni a rivedere uno strumento che sta complicando la vita a Comuni, Regioni e imprese. La norma che ci viene chiesta da tutte le aziende italiane  è la sospensione per due anni del codice degli appalti e il rispetto della normativa europea vigente. Come hanno fatto Germania e Gran Bretagna, al di sopra da ogni sospetto, in totale adesione all’europeismo che ci convince, si rispetterebbero le regole europee e non il codice degli appalti che sta complicando e ingessando un intero Paese”.

Ma nella conferenza stampa al Senato, Salvini ha toccato moltissimi temi, compreso quello della “tassa piatta”: “Mi premurerò di portare la discussione sulla flat tax per imprese e famiglie nel prossimo Consiglio dei ministri, quando sarà convocato”. E spiega: “Per evitare che si dica che è la proposta della Lega, e siccome è nel contratto di governo, è giusto che sia una proposta dell’esecutivo”. A settembre si andrà a votare? Nient’affatto, risponde il vicepremier: “A settembre si prepara una manovra economica”.

LA BATAILLE POUR IDLIB ENTRE ARMEE ARABE SYRIENNE CONTRE AL-NOSRA : UNE GUERRE PAR PROCURATION CONTRE L’ARMEE TURQUE  (LA BATAILLE POUR IDLIB ET HAMA IV)

LUC MICHEL (ЛЮК МИШЕЛЬ) & EODE/

Luc MICHEL pour EODE/

Quotidien géopolitique – Geopolitical Daily/

2019 05 31/

LM.GEOPOL - Libérer idlib IV (2019 05 30) FR 5

Après avoir subi de lourdes défaites à la mi-mai dans le nord et nord-ouest de la province de Hama et le sud de la province d’Idlib, les groupes djihadistes terroristes, gravitant dans l’orbite d’Ankara, ont tenté la semaine dernière de mener des attaques contre l’armée syrienne. ‘Press TV’, la télévision d’Etat iranienne francophone, va jusqu’à évoquer ce 28 mai « Idlib, première défaite de l’armée turque face à l’armée syrienne » et qualifie les djihadistes de « supplétifs de l’Armée turque » (1) !

Tout cela en dépit du Processus d’Astana et des Accords de Sotchi, qui finissent dans une impasse, en raison de la non-sincérité turque …

ARMEE ARABE SYRIENNE VS FRONT AL-NOSRA (AL QAIDA EN SYRIE)

Le groupe terroriste Hayat Tahrir al-Cham (ex Front al-Nosra, Al-Qaïda en Syrie) « a perdu en moins de deux semaines plus de 100 km² des territoires sous son contrôle dans le nord de Hama et le sud d’Idlib, et plus de 350 terroristes ont été tués dans les attaques de l’armée syrienne, tandis que des centaines d’autres ont été blessés. Dans une opération de représailles, les terroristes équipés de nouvelles armes turques ont commencé à reprendre ces territoires perdus et réussi à occuper dans un premier temps la ville stratégique de Kafr Naboudah, au nord-ouest de Hama. Mais leur tentative a échoué et les forces de l’armée syrienne, grâce à une opération surprise, ont réussi le dimanche 26 mai à entrer dans la ville stratégique de Kafr Naboudah ».

Lors de cette opération militaire, les troupes syriennes « ont pilonné les positions du Front al-Nosra et de ses alliés avant de tirer des missiles sur les voies d’approvisionnement des terroristes. Ladite opération a également bénéficié d’une bonne couverture aérienne de l’aviation syrienne ». Selon une source militaire sur place, « les troupes syriennes ont stabilisé ensuite leurs positions à l’intérieur de Kafr Naboudah alors que les unités de génie essaient de déminer la ville ». Lors de cette opération, outre la mort de centaines des éléments terroristes, ils ont également vu plusieurs de leurs chars et véhicules blindés être détruits. Outre les ‘forces du Tigre’, unités de choc syriennes, la 11e Division de blindés de l’Armée arabe syrienne est engagée dans cette offensive.

LA REPRISE DE KAFR NABOUDAH :

« UNE DEFAITE CUISANTE POUR L’ARMEE TURQUE » (PRESS TV)

Les troupes syriennes viennent donc d’entrer dans la ville stratégique de Kafr Naboudah, au nord-ouest de Hama. La récupération de Kafr Naboudah permettra à l’armée syrienne d’enregistrer une avancée plus importante vers l’est en direction de la ville d’al-Hobaït, située à la frontière d’Idlib. « La reprise de cette ville stratégique par les troupes de l’armée syrienne constitue une défaite cuisante pour l’armée turque qui a soutenu les terroristes en leur fournissant armes et munitions dans cette région jusqu’à la dernière minute », commente ‘Press TV’.

Quelques heures après la libération de la ville stratégique de “Kafar Naboudeh” à Hama, « les hélicoptères de l’armée syrienne ont largué des tracs sur les villages de la banlieue d’Idlib, appelant les habitants à les évacuer les villages. Une grande bataille s’annonce contre la ville d’Idlib alors que la Turquie et les États-Unis arment massivement les terroristes d’al-Qaïda et vont de contre-offensive en contre-offensive contre les positions syriennes ».

Des sources proches des terroristes ont fait part de « l’arrivée de nouveaux renforts de l’armée turque dans le nord-ouest de la Syrie. Ces sources ont également révélé que la Turquie avait fourni de nouvelles armes, surtout des missiles TOW aux terroristes du Parti al-Turkistani qui constituent désormais le gros des bataillons de la Turquie face à l’armée syrienne et ses alliés ».

Selon ces mêmes sources, « le convoi militaire turc est arrivé dans la nuit du 26 au 27 mai dans le nord de Hama à proximité de Jabal Zawiya dans la province d’Idlib, contrôlé par les groupes terroristes. Ce convoi est composé de dizaines de véhicules militaires, de lance-missile Grad et de missiles téléguidés antichars TOW. Une première contre-offensive des terroristes a été lancée cette nuit quelques heures après la reprise de Kfar Naboudeh. Menés par Hayat Tahrir Al-Cham, les terroristes, composés essentiellement des membres du Parti al-Turkistani ont pris d’assaut les positions de l’armée syrienne sur le flanc est de Kafr Naboudeh. Une bataille féroce a lieu peu après que les terroristes eurent tenté de se rapprocher de la villeé.

« UNE VRAIE BATAILLE TERRESTRE ENTRE L’ARMEE SYRIENNE D’UNE PART ET L’ARMEE TURQUE DE L’AUTRE » (PRESS TV)

Toujours selon ‘Press TV’, « Les batteries de missiles terroristes ont intensément pilonné les positions de l’armée, faisant dire aux analystes qu’il y a désormais une vraie bataille terrestre entre l’armée syrienne d’une part et l’armée turque de l’autre dont les officiers pilotent les terroristes qaïdistes. La contre-offensive a été puissamment repoussée par les forces du Tigre, n’empêche que tant que les terroristes contrôleront Tal-Sakher, l’armée syrienne ne saura sécuriser Kfar Naboudeh ets es banlieues. Le cap sera mis ensuite sur la reprise des montagnes stratégiques ” Chachabo” afin de sécuriser Qal’At al Madiq dans la campagne du nord-ouest du gouvernorat de Hama ».

Le 25 mai au soir, « les supplétifs de l’armée turque ont lancé une violente offensive contre l’aéroport militaire de Hama. L’aéroport a été pris pour cible de missiles. La DCA syrienne a repoussé les missiles et en a intercepté plusieurs. C’était la 4ème frappe aux missiles contre l’aéroport stratégique de Hama situé dans le nord-ouest syrien ».

Pour les analystes militaires, « la guerre à Idlib est entrée dans une phase très délicate, quelque 10 parties étant présentes (2). Aux côtés de la Turquie, se battent contre l’État syrien et ses alliés, les USA, l’OTAN et Israël par terroristes fréristes et qaïdistes interposés. Ceci étant, Damas et ses alliés sont déterminés à libérer parcelle par parcelle Hama et la banlieue d’Idlib et se diriger droit vers le panier à crabe qu’est la ville d’Idlib en soi ».

NOTES :

(1) Sur la duplicité turque dans le « rapprochement » avec Moscou :

* Cfr. sur EODE THINK TANK/ GEOPOLITIQUE/

Luc MICHEL, QUEL SOI-DISANT ‘RAPPROCHEMENT TURCO-RUSSE’ ? ERDOGAN REUSSIT SON COUP DE POKER OPPORTUNISTE !

sur http://www.lucmichel.net/2016/08/24/eode-think-tank-geopolitique-quel-soi-disant-rapprochement-turco-russe-erdogan-reussit-son-coup-de-poker-opportuniste/

* Cfr. sur LUC MICHEL’S GEOPOLITICAL DAILY/

FAILLITE DE LA ‘GEOPOLITIQUE DE L’EMOTION”: OUI LA TURQUIE D’ERDOGAN ET DE L’OTAN EN SYRIE ROULE TOUJOURS POUR LES USA (PRESSE IRANIENNE)

sur http://www.lucmichel.net/2018/03/08/luc-michels-geopolitical-daily-faillite-de-la-geopolitique-de-lemotion-oui-la-turquie-derdogan-et-de-lotan-en-syrie-roule-toujours-pour-les-usa/

* Et cfr. sur LUC MICHEL’S GEOPOLITICAL DAILY/

L’ACTUALITE QUI CONFIRME L’ANALYSE : ERDOGAN PARTENAIRE OU TRAITRE : ‘TOUT CELA N’INCITE PAS LA RUSSIE A VOIR EN LA TURQUIE UN ALLIE’ (JOURNAL RUSSE RBK DAILY)

sur http://www.lucmichel.net/2018/04/08/luc-michels-geopolitical-daily-lactualite-qui-confirme-lanalyse-erdogan-partenaire-ou-traitre-tout-cela-nincite-pas-la-russie-a-voir-en-la-turquie-un/

(2) Cfr. « UN « BLOC COMPOSE DE DIX PARTIES » CONTRE DAMAS ! »

in LUC MICHEL’S GEOPOLITICAL DAILY/ QUI VEUT EMPÊCHER L’ARMEE ARABE SYRIENNE DE LIBERER IDLIB ? (LA BATAILLE POUR IDLIB ET HAMA II)

sur http://www.lucmichel.net/2019/05/28/luc-michels-geopolitical-daily-qui-veut-empecher-larmee-arabe-syrienne-de-liberer-idlib-la-bataille-pour-idlib-et-hama-ii/

# L’ANALYSE DE REFERENCE SUR LA BATAILLE POUR LIBERER IDLIB

SUR LUC MICHEL’S GEOPOLITICAL DAILY

* SYRIE : LES ARMEES SYRIENNE ET RUSSE FACE AUX FORCES TURQUES ET A LEURS ALLIES DJIHADISTES A IDLIB ET HAMA

sur http://www.syria-committees.org/luc-michels-geopolitical-daily-syrie-les-armees-syrienne-et-russe-face-aux-forces-turques-et-a-leurs-allies-djihadistes-a-idlib-et-hama/

(Sources : Press Tv – Sana – EODE Think Tank)

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Magistrati indagati, Csm a pezzi. Ermini: “Emersi traffici venali e giochi di potere”. Cascini: “Vicenda simile alla P2”

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Magistrati indagati, Csm a pezzi. Ermini: “Emersi traffici venali e giochi di potere”. Cascini: “Vicenda simile alla P2”

 L’assemblea di Palazzo dei marescialli si apre con le autosospesioni di 4 consiglieri togati: Antonio Lepre e Corrado Cartoni, entrambi di Magistratura Indipendente, non indagati, avrebbero partecipato con Palamara a incontri con l’ex sottosegretario e Cosimo Ferri in cui si discuteva della nomina del procuratore di Roma. Morlini e Criscuoli hano fatto un passo indietro poco prima dell’inizio della riunione. Il vicepresidente: “Le nomine dei capi degli uffici giudiziari siano effettuate attraverso la rigorosa osservanza del criterio cronologico”. Alla fine approvato un documento all’unanimità: “Serve l’autoriforma”

Degenerazioni correntizie“, “giochi di potere” e “traffici venaliUn dramma, una vicenda assimibilabile “a quella della P2Il Consiglio superiore della magistratura è a pezzi: quattro consiglieri togati – quelli eletti dagli stessi magistrati – su sedici si sono autosospesi. Uno si è già dimesso da qualche giorno. E David Ermini ha usato parole pesanti per introdurre il plenum di Palazzo dei Marescialli. “Gli eventi di questi giorni sono una ferita profonda e dolorosa alla magistratura e al Consiglio superiore. L’associazionismo giudiziario è stato un potente fattore di cambiamento e di democratizzazione della magistratura. E ancora oggi svolge un ruolo prezioso. Ma consentitemi di dire che nulla di tutto ciò vedo nelle degenerazioni correntizie, nei giochi di potere e nei traffici venali di cui purtroppo evidente traccia è nelle cronache di questi giorni. E dico che nulla di tutto ciò dovrà in futuro macchiare l’operato del Csm. Siamo di fronte a un passaggio delicato: o sapremo riscattare con i fatti il discredito che si è abbattuto su di noi o saremo perduti”, ha detto il vicepresidente del Csm riferendosi all’inchiesta della procura di Perugia. Pochi minuti prima era arrivata l’autosospensione di Gianlugi Morlini e Paolo Criscuoli, che si aggiungono a quelle di Antonio Lepre e Corrado Cartoni. Più le dimissioni di Luigi Spina, che invece è indagato per favoreggiamento e violazione di segreto. Passi indietro che non paralizzeranno l’attività del Csm. Secondo la legge istitutiva, il consiglio per funzionare ha bisogno di 10 consiglieri magistrati e cinque laici. Numeri che ci sono anche con queste fuoriuscite.

 “Criteri cronologici per la nomina dei procuratori” – “Il Csm – ha detto Ermini – è e deve essere la nostra sola casacca. Altre non ne abbiamo. Questa consapevolezza implica innanzitutto che l’attività di ogni componente venga svolto tenendo conto dell’autorevole consiglio e dell’esempio animatore che provengono dal capo dello Stato, il quale non ha mai fatto mancare la sua guida illuminata attraverso la continua interlocuzione con il vicepresidente”. Secondo Ermini, che ha concordato il suo discorso con il presidente della Repubblica, “il Csm e la magistratura hanno al loro interno gli anticorpi necessari per poter riaffermare la propria legittimazione agli occhi di quei cittadini nel cui nome sono pronunciate le sentenze”. Quindi il numero due di Palazzo dei Marescialli ha escluso ogni ipotesi di scioglimento del consiglio: “Può continuare a svolgere le funzioni affidategli purché la reazione a condotte indiscutibilmente non compatibili sia chiara, rapida e non suscettibile di fraintendimenti. E io credo che così sarà perché il Csm e la magistratura hanno al loro interno gli anticorpi necessari per poter riaffermare la propria legittimazione agli occhi di quei cittadini nel cui nome sono pronunciate le sentenze”.  Quindi Ermini ha parlato delle nomine del futuro: “Ogni determinazione venga assunta al riparo di interessi esterni ed al solo fine di assicurare l’efficienza e la conformità a Costituzione della attività giurisdizionale”. Tradotto: un’ingerenza minore delle correnti. Mentre per quanto riguarda le poltrone di procuratore capo – le cui manovre sono emerse dall’inchiesta di Perugia su Palamara – “le nomine dei capi degli uffici giudiziari siano effettuate attraverso la rigorosa osservanza del criterio cronologico, fuggendo la tentazione di raggrupparle in delibere contestuali che inducano il sospetto di essere state compiute nell’ambito di logiche spartitorie o non trasparenti”. 

Cascini: “Vicenda come la P2” – Ancora più pesante l’intervento di Giuseppe Cascini, consigliere eletto da Area, la corrente di sinistra delle toghe. “L’unica vicenda che mi pare assimilabile, sotto più aspetti – ha detto – a quella che stiamo vivendo in questi giorni è quella dello scandalo P2 dei primi anni ’80 del secolo scorso. Abbiamo bisogno del sostegno e dell’aiuto del Presidente della Repubblica al quale chiediamo di non lasciarci soli in questo drammatico momento”, dice il magistrato, secondo il quale “l’attacco al sistema che viene dall’esterno, da centri di potere occulti che operano fuori dell’istituzione, è stato possibile solo a causa dell’indebolimento del ruolo del Consiglio, reso permeabile e incapace di resistere alle tante pressioni, interne ed esterne”. “È un errore – aggiunge – descrivere questa vicenda come una guerra tra correnti. Le correnti, come ha ben scritto la segreteria di Unicost nel suo documento della scorsa settimana, sono le vittime di una vicenda connotata da individualismo, smania di potere, intolleranza alle regole”.

Il documento: “Basta ombre. Serve autoriforma” – Alla fine del plenum, Palazzo dei Marescialli ha approvato un documento finale. “È una vicenda – si legge – che ci chiama in causa tutti e che impone a tutti un serio, profondo, radicale percorso di revisione critica e autocritica, di riforma e autoriforma dell’autogoverno, dei metodi di selezione delle rappresentanze, dell’etica della funzione. La delicatezza della situazione impone di eliminare ogni ombra sull’istituzione di cui siamo componenti, che deve essere e apparire assolutamente indipendente. Non possiamo accettare comportamenti, non importa se penalmente irrilevanti, che gettino discredito sull’Istituzione in cui si incarna la magistratura italiana”; riponiamo “rispetto e fiducia nell’operato dell’autorità giudiziaria che sta procedendo” e “auspichiamo che gli accertamenti in corso si concludano con la massima celerità”. Ma “sin da ora vogliamo sottolineare che quanto è emerso è indicativo di comportamenti da cui intendiamo con nettezza prendere le distanze”, sottolinea il testo del documento. “Non ci riconosciamo in condotte che cercano consensi”, continuano ancora i consiglieri, che si definiscono “sgomenti e amareggiati” per fatti che “gettano discredito sulla magistratura“; e ritengono quanto accaduto “il tragico epilogo di un processo di degenerazione della rappresentanza della magistratura. Tutti vogliamo, oggi più che mai, dopo gli eventi di questi giorni che hanno inferto una ferita profonda e dolorosa alla magistratura e al suo governo autonomo, riaffermare l’autorevolezza del Csm”, sottolinea ancora il testo, letto in plenum dalla togata di Area Alessanda Dal Moro e in cui si esprime apprezzamento per la scelta del consigliere Luigi Spina di dimettersi e per quella degli altri quattro colleghi di autosospendersi.  Il documento è stato approvato dal plenum del Csm all’unanimità e proposto da tutti i togati e i laici (esclusi i consiglieri autosospesi). 

“Clima da caccia alle streghe” – Prima dell’inizio del plenum, infatti, altri due consiglieri si erano autosospesi. Uno è Criscuoli, esponente di Magistratura indipentente, come Lepre e Cartoni. “In questi giorni è in corso una campagna di stampa che confonde e sovrappone indebitamente i piani di una indagine penale relativa a fatti rispetto ai quali sono del tutto estraneo, come già emerso, con l’attuale attività svolta presso il Csm. Ciò ha offuscato e rischia di compromettere ulteriormente l’immagine e la percezione che dell’organo di governo autonomo della Magistratura hanno i cittadini prima ancora dei magistrati”, dice parlando di un “clima di caccia alle streghe“. Criscuoli è componente della prima commissione – quella per le incompatibilità – e della sesta, che si occupa di corruzione e contrasto alle organizzazioni mafiose e terroristiche.  “Pur se nessuno mi ha contestato nulla a livello penale o disciplinare, e pur se il mio nome nemmeno è uscito sulla stampa, so di avere, casualmente ed in modo da me non programmato, raggiunto alcuni magistrati ad un dopo cena in cui, ad un certo punto e senza che io lo sapessi o lo potessi prevedere, è intervenuto l’onorevole Lotti. Mi sono quindi poco dopo congedato, ben prima che la serata terminasse, certo di non avere detto o fatto nulla in contrasto con i miei doveri di consigliere”, scrive Morlini in una lettera inviata al vicepresidente del Csm. Morlini è l’attuale presidente della Commissione Direttivi, esponente di Unicost, la corrente di centro delle toghe alla quale appartengono anche Luca Palamara e Luigi Spina, che invece si è dimesso nei giorni scorsi dal Csm. Palamara è accuasato di corruzione, Spina di favoreggiamento e violazione di segreto.

Spina non risponde pm – Proprio nel giorno in cui va in scena il plenum dil Consiglio superiore della magistratura, lo stesso Spina si è materializzato negli uffici della procura di Perugia. Il magistrato è indagato per violazione di segreto e favoreggiamento insieme al pm di Roma Stefano Rocco Fava, nell’inchiesta su Luca Palamara. Per i pm umbri Spina avrebbe rivelato a Palamara di essere sotto inchiesta per corruzione, e l’arrivo al Csm di un esposto di Fava contro Giuseppe Pignatone e Paolo Ielo, procuratore capo e aggiunto di Roma. L’ex consigliere del Csm ha deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere. “Abbiamo deciso, d’intesa con il dottor Spina, di procrastinare l’interrogatorio per raccogliere tutti gli elementi che consentiranno quanto prima di chiarire la sua posizione processuale” hanno spiegato i suoi avvocati. Spina, che come Palamara è esponente di Unicost, la corrente di centro delle toghe, secondo l’accusa avrebbe rivelato al suo collega notizie relative all’inchiesta di Perugia. Ad essere ascoltato in Procura a Perugia dai magistrati – in un interrogatorio durato ore – è stato anche il pm romano Fava, indagato anche lui per favoreggiamento e rivelazione del segreto di ufficio. Il pm, autore dell’esposto al Csm contro il procuratore Giuseppe Pignatone e l’aggiunto Paolo Ielo, è accusato a sua volta di favoreggiamento e violazione di segreto. “C’avrai la tua rivincita perché si vedrà che chi ti sta fottendo (…) forse sarà lui a doversi difendere a Perugia, per altre cose perché noi a Fava lo chiamiamo”, diceva al telefono Spina all’amico Palamara, che rispondeva: “No adesso lo devi chiamare altrimenti mi metto a fare il matto”.

A Ermini le carte di Perugia – Si sono autosospesi lunedì sera, invece Cartoni e Lepre, così come richiesto dall’Anm di Milano alla fine di una partecipatissima riunione (più di 300 persone).  Cartoni nei giorni scorsi ha difeso la correttezza del proprio operato, negando qualunque condizionamento. Un concetto ribadito, insieme a Lepri, nella nota con la quale hanno comunicato la decisione di sospendersi: “Pur consapevoli e certi della correttezza del nostro operato, per senso istituzionale e per evitare attacchi strumentali al Csm – si legge – comunichiamo la autososospensione dalle funzioni consiliari in attesa che sia fatta chiarezza sulla vicenda”. Ieri al vicepresidente Ermini sono arrivati gli atti della Procura di Perugia. L’ex deputato del Pd ha impiegato un paio d’ore per leggere prima di uscire da Palazzo dei Marescialli e salire al Quirinale. L’incontro con il  presidente della Repubblica è durato mezz’ora: al capo dello Stato, Ermini ha sottoposto il testo del discorso pronunciato oggi in apertura del plenum.

Anche l’Anm si spacca: vicepresidente contro segretario – Al lavoro serrato a Palazzo dei Marescialli si aggiungono le fibrillazioni che si registrano nell’Anm che si riunirà mercoledì con all’ordine del giorno proprio la vicenda Palamara, con l’attivazione dei probiviri. Con posizioni contrastanti ai vertici dell’Associazione dei magistrati con il vicepresidente Luca Poniz (Area), che ha preso le distanze da quanto affermato dal leader del sindacato delle toghe, Pasquale Grasso. Un un’intervista alla Stampa Grasso haa parlato della necessità di un “esame di coscienza” e di “trasparenza” ma ha anche declinato come “fisiologici” i contatti con la politica: “Ritengo sia un problema di limiti, e di opportuna e doverosa autolimitazione delle condotte”. Di parere diverso la controreplica di Poniz: “L’intervista di Grasso vede molti di noi su posizioni radicalmente diverse perchè esclude che vi sia uno scandalo nei fatti accaduti”. E ha parlato di relazioni che al contrario “fanno scandalo“. Nel dibattito interno al sindacato dei magistrati c’è da registrare anche la dura presa di posizione dell’Anm milanese: le dimissioni dei consiglieri del Csm “che sono o dovessero risultare coinvolti” nell’indagine di Perugia sono state chieste al termine di una riunione con altissima partecipazione dei magistrati del distretto della corte d’appello di Milano. In una nota, l’Anm milanese ha parlato di vicende di “inaudita gravità” che hanno fatto “emergere l’esistenza di una questione morale nella magistratura”. 

FOTO / TAV, ECCO I LAVORI NELLA PIANA DI SUSA: VIABILITÀ RIVOLUZIONATA E NUOVI PONTI. SOTTO VIA MONTELLO CI PASSERANNO I TRENI AD ALTA VELOCITÀ

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Una planimetria delle aree interessate dai cantieri per la Piana di Susa

di FABIO TANZILLI

SUSA – La nuova linea Tav attraverserà a cielo aperto la piana di Susa per circa 2,7 km. Nell’ambito del progetto promosso da Telt sono previste numerose opere su tutta l’area. La zona interessata viene descritta da Telt: “Parte dall’imbocco est del Tunnel di Base in località San Giuliano di Susa, sotto-passando la linea ferroviaria storica Torino-Susa, attraversando la Dora con un ponte ad arco e sotto-passando l’autostrada A32, fino ad arrivare alla zona autoporto, in cui verrà realizzata la nuova “Area tecnica e di sicurezza” di Susa, per poi tornare in galleria alle pendici dell’Orsiera, sotto cui dovrà essere realizzato il Tunnel di Interconnessione”.

Le opere da realizzare sono le seguenti:
– Nuove strade di servizio e definitive.
– Cavalcavia.
– Sottopassi.
– Scatolari idraulici e tombini circolari.
– Opere di sostegno.

LA RIORGANIZZAZIONE DELLA VIABILITÀ A SUSA

Da est a ovest saranno realizzati vari interventi sulla viabilità cittadina e delle frazioni, coinvolgendo via Montello, i sottopassi della linea storica Susa – Torino, la statale 25 e l’ex statale 24 e la frazione Traduerivi (nelle aree comprese tra l’ex statale 24 e il canale Coldimosso).

VIA MONTELLO SARÀ INNALZATA PER FAR PASSARE I TRENI DELLA TAV

Nelle immagini del progetto che pubblichiamo in quest’articolo, via Montello è la strada di colore verde. Tetl intende cambiare l’altimetria della strada, “per consentire il passaggio al di sotto della nuova linea Tav”. La via sarà prolungata fino all’incrocio “con la strada locale a servizio di borgata Ambruna”.

Via Montello sarà quindi innalzata: per raggiungere questo obiettivo “sarà interrotta la viabilità esistente e realizzata una viabilità alternativa, a nord, per mantenere il collegamento”. Telt annuncia che sarà anche spostata “la viabilità di accesso a borgata Braide e a San Giacomo”. Via Montello sarà strategica anche per “l’accesso al cantiere dell’imbocco est del tunnel di base”:

L’INNALZAMENTO DELLA LINEA FERROVIARIA SUSA – TORINO

Sarà innalzata anche una parte della linea storica tra Susa e Torino, per consentire – al di sotto – il passaggio della nuova linea Tav e realizzare una fermata per lo scambio dei passeggeri presso la futura stazione internazionale. L’innalzamento della linea avverrà per un tratto di circa 1,2 chilometri e “sarà variabile, con una punta massima di 7 metri, in corrispondenza della fine della banchina della nuova stazione di Susa, sul lato Bussoleno”.

Lo scavalcamento della nuova linea Tav sarà realizzato attraverso “una struttura scatolare in cemento armato poggiante su pali”. Nel tratto rimanente, “l’innalzamento della linea storica viene realizzato in rilevato, con muri ad altezza variabile”. Con un nuovo ponte metallico di 75 metri sarà innalzata la linea storica anche nel tratto in cui dovrà scavalcare l’autostrada, dove ci sono i muri monolitici.

A causa di tutti questi lavori, la linea ferroviaria Susa – Torino sarà interrotta per un periodo e “dovrà essere sospesa per 2-3 mesi”.

Saranno rifatti due sottopassi, per mantenere almeno il collegamento ciclopedonale e viario. Per collegare via Montello con la statale 25 sarà creato un nuovo sottopasso, che sostituirà quello esistente, “in corrispondenza dell’incrocio tra lo svincolo autostradale e la statale 25”. “Su richiesta del Comune di Susa – aggiungono da Telt – sarà rifatto anche il sottopasso che collega borgata Amrbuna alla statale 25, la cui altezza sarà incrementata a 3,9 metri (ora è di 2,5 metri)”.

GLI INTERVENTI SULLA STATALE 25

Nelle cartine del progetto è la tratta colorata di blu: gli interventi coinvolgeranno 1 km di strada: dalla nuova rotatoria “A1” che sarà costruita vicino all’accesso dell’autostrada alla rotatoria “8”, che grazie “a un nuovo sottopasso permetterà il collegamento con l’ex statale 24 e la strada per la borgata Ambruna”.

LE NUOVE OPERE DA SUSA A BUSSOLENO: ROTONDE A VOLONTÀ

Telt ha messo in elenco tutti questi interventi:

– Modifiche alla viabilità per consentire il nuovo collegamento con gli impianti sportivi in regione Prioriale

– Nuova rotonda A1 (citata sopra) per collegarsi con l’ex statale 24: attualmente la viabilità “è a senso unico in direzione Dora” e diventerà a doppio senso di marcia.

– Un “primo tratto di 540 metri” con il nuovo scavalco dell’A32 e sottopasso per la linea Tav, tra la futura rotonda A1, l’attuale incrocio di collegamento con l’autostrada e via Montello.

– Un breve tratto di strada (80 metri) per raccordarsi con il futuro innalazamento.

– Un breve tratto di strada (70 metri) “fino all’incrocio con borgata Ambruna, con l’adeguamento della viabilità e la nuova rotatoria di San Giuliano (rotatoria “B”), che consentirà il collegamento della statale 25 con l’area della futura stazione internazionale, con via Montello e con via Frazione San Giuliano”.

UN TRATTO DELL’EX STATALE 24 SARÀ DEVIATO

L’attuale tratto di ex statale, ora strada provinciale 24, sarà spostata perchè attualmente “interferisce con l’area tecnica della nuova linea Tav, in corrispondenza della frazione Traduerivi e del centro di guida sicura Motoroasi”. Per questo motivo sarà fatta una deviazione e sarà spostata ” “in un corridoio a sud dell’autostrada A32 e a nord della futura area tecnica” scrive Telt.

La futura variante della 24 “si sviluppa per 1,5 km, a partire dalla nuova rotonda “C” già prevista dalla Provincia di Torino nei pressi dell’ingresso autoporto” fino alla rampa sud del sovrappasso Cattero sull’A32.

La nuova rotonda “C” permetterà la riorganizzazione della viabilità locale nella zona Blangetti – Traduerivi. “Dalla rotonda, la nuova strada raggiunge con una rampa la quota dell’autostrada, poco prima del sovrappasso sulla nuova linea Tav – scrive Telt – quindi rimane affiancata all’autostrada fino al viadotto Cattero”.

IL NUOVO PONTE DORA PER I TRENI DELLA TAV


Il ponte della Dora a Susa

Telt intende realizzare il ponte metallico ad arco sulla Dora, con una campata di 93 metri. Il ponte ospiterà i due binari della nuova linea Tav, per una larghezza di 15 metri e un’altezza di 23 metri.

IL NUOVO PONTE DORA OVEST BUSSOLENO

Un altro nuovo ponte Dora Ovest sarà realizzato sulla Dora, a fianco del ponte già esistente sulla linea storica. “Accoglierà il binario dispari deviato della liena storica, e il binario dispari dell’interconnesione” spiega Telt. Il nuovo ponte sarà in acciaio, sarà alto 11 metri e largo 15.

IL VECCHIO PONTE VERRÀ DEMOLITO

Telt prevede la demolizione dell’altro ponte della linea storica, realizzato nell’800, per costruirne uno nuovo simile al ponte Dora Ovest. Ospiterà il binario pari dell’interconnesione e una strada di emergenza per l’accesso da Bussoleno.

TAV, Salvini rilancia: Se l’Europa paga il 55% bisogna farla

https://newsmondo.it/dichiarazioni-salvini-tav-30-maggio-2019/politica/?fbclid=IwAR0PykIhS_-ZXGuf8Tc_XGi8PJkteIQ_QJw4PO8-TactL33LI1sxRonHaX0

Matteo Salvini

Matteo Salvini rilancia sulla TAV: “I nostri contatti con l’Europa ci dicono che sono in arrivo buone notizie. Bisogna farla”. ROMA – Terminate le elezioni Europee, nel Governo si ritorna a parlare della TAV. In una conferenza stampa il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, ritorna a spingere per un sì: “I nostri contatti con l’Europa – ribadisce il vicepremier – ci dicono che sono in arrivo altre buone notizie sugli investimenti e le grandi opere, la TAV è una di queste“. “Se come pare – continua – la quota di partecipazione di investimento dell’UE dovesse aumentare fino al 55% dell’importo dell’intera opera, sarebbe evidente che qualsiasi ulteriore analisi costi/benefici dimostrerebbe che è vantaggioso completare un’opera fondamentale, come ha dimostrato il voto in Piemonte. Se da Bruxelles verranno confermate le voci, ci saranno altre centinaia di milioni, mi risulta che siano più voci“. Matteo Salvini (fonte foto: https://www.facebook.com/salviniofficial) TAV, Toninelli smentisce Salvini: “Hanno vinto ma non cambia nulla” Le parole di Matteo Salvini arrivano dopo altre dichiarazioni rilasciate nei giorni scorsi: “Le forze a favore della TAV hanno preso tra l’80% e l’85%. Se fosse stato un referendum l’esito mi pare chiaro. Penso che il progetto possa essere rivisto, rimodulato nel nome del risparmio e dell’impatto ambientale. E sono sicuro che dall’UE si possono trovare altri fondi“. Ma da parte M5s si continua a tenere la linea del no: “Il voto non cambia nulla – precisa Toninelli– i dossier che riguardano il mio ministero saranno gestiti come veniva fatto prima delle elezioni“. Una posizione condivisa anche dal movimento contrario all’opera: “Negli scorsi mesi ci avevano dato una posizione filogovernativa. Ma noi che di governi ne abbiamo visti tanti eravamo certi che i nodi sarebbero venuti al pettine. A giudicare dalle dichiarazioni post voto, la TAV si annuncia già da ora come il principale terreno di scontro e di resistenza, anche contro l’avanzata di Matteo Salvini“. Di seguito il video con alcune dichiarazioni di Matteo Salvini

fonte foto copertina: https://www.facebook.com/salviniofficial

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I NO TAV PERDONO SUSA, MA VINCONO IN DUE COMUNI “CHIAVE” PER I NUOVI CANTIERI: SALBERTRAND E GIAGLIONE

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A Salbertrand la priorità della nuova amministrazione comunale è di “opporsi al futuro insediamento Tav per la trasformazione dello smarino del tunnel di base

GIAGLIONE / SALBERTRAND – Tra i Sì Tav c’è chi esulta per la sconfitta di Plano a Susa, che era di fatto il leader “istituzionale” del movimento contro l’opera, a capo dei sindaci della bassa Valsusa schierati contro la Torino-Lione. Per carisma ed esperienza rappresenta sicuramente una “perdita” sul fronte dell’Unione Montana, ma nel contempo gli osservatori più attenti avranno notato che invece sono stati confermati tutti gli altri sindaci No Tav nel resto della Valsusa (a Caprie Chirio ha perso, ma anche il suo successore Gian Andrea Torasso è contro l’opera). Unica eccezione a Borgone Susa, dove al posto di Paolo Alpe ora c’è Diego Mele come nuovo sindaco.

La grande maggioranza dei Comuni della bassa Valsusa rimane quindi No Tav e molto probabilmente l’ex presidente Plano sarà sostituito da un altro sindaco “di peso” schierato contro la grande opera. Tra i Comuni principali ci sono Avigliana, Sant’Ambrogio, Almese, Villar Dora, Chiusa San Michele, Condove, Bussoleno (dove tra l’altro per la prima volta al governo della città siedono anche rappresentanti “di spicco” del Movimento No Tav come Francesco Richetto, che in passato sono sempre stati in minoranza), senza dimenticare Venaus, San Didero, Bruzolo, Vaie, Mattie, San Giorio di Susa, Villar Focchiardo, Caprie, ecc.

In realtà quindi, almeno sul fronte dei Comuni della Valsusa, la posizione politica rimane nettamente No Tav. Anche la vittoria di Garbati a Chiomonte, da questo punto di vista, non è un aspetto di rilievo visto che anche le altre amministrazioni precedenti sono sempre state a favore dell’opera (Pinard e Ollivier).

Invece c’è un’altra novità non di poco conto per i prossimi anni: in due paesi “chiave” per i prossimi lavori ora hanno vinto due sindaci No Tav. Che sostituiscono le precedenti amministrazioni comunali di Paini e Joannas, da sempre a favore della Torino-Lione.

Si tratta di Marco Rey a Giaglione e Roberto Pourpour a Salbertrand.

A Giaglione è previsto infatti l’allargamento del cantiere della Val Clarea per la costruzione del Tunnel di Base, mentre a Salbertrand è in programma la costruzione della nuova “fabbrica” per riutilizzare lo smarino proveniente proprio dal cantiere di Chiomonte. Si tratta di lavori importanti e non di poco conto. Ma ora Telt dovrà confrontarsi con due amministrazioni che non vogliono i cantieri e che si opporranno ai progetti.

In entrambi i paesi hanno vinto liste che nel loro programma sono No Tav e che hanno espressamente scritto e dichiarato la loro contrarietà ai lavori. Senza se e senza ma: “La nostra squadra ha come obbiettivo prioritario una ferrea ed incrollabile opposizione all’insediamento di uno stabilimento di lavorazione dello smarino proveniente dell’ eventuale apertura del cantiere per la realizzazione del tunnel della Torino-Lione” scrive la nuova amministrazione comunale di Salbertrand.

“Contrarietà alle grandi opere inutili e alla Torino-Lione, ma dialogo per una difesa incondizionata e per la tutela del territorio con fermezza” aggiunge la nuova amministrazione di Giaglione, di cui tra l’altro fa parte l’ex sindaco Milena Plano, da sempre No Tav.

Due piccoli Comuni, quelli di Salbertrand e Giaglione, ma che si trovano nelle zone strategiche e direttamente interessate dall’avanzamento dell’opera. Un aspetto da non sottovalutare.

Altro che TAV, la Cina rivela un prototipo di treno a levitazione magnetica capace di raggiungere i 600 km/h (VIDEO)

https://veritaglobale.altervista.org/altro-tav-la-cina-rivela-un-prototipo-treno-levitazione-magnetica-capace-raggiungere-600-kmh-video/?fbclid=IwAR0MJ-AmnzVna5hVlTywXWozb4XfxWeDeh29UQAVeCG5wAHtpvSkuasanSg

Il dibattito in Italia è fermo intorno a una obsoleta linea TAV che dovrebbe collegare Torino e Lione per trasportare più velocemente fantomatiche merci. Intanto in Cina il progresso tecnologico prosegue senza sosta tanto che Pechino ha appena mostrato al mondo un nuovo prototipo di treno veloce, a levitazione magnetica, capace di raggiungere i 600 km/h.

La China Railway Rolling Stock Corporation (CRRC) ha presentato il primo prototipo di un nuovo treno a levitazione magnetica che promette di ridurre drasticamente i tempi di percorrenza tra Shanghai e Pechino. Il treno può raggiungere velocità incredibili di 600 chilometri all’ora (372 miglia orarie) perché utilizza i magneti per librarsi sopra i binari, risultando in un viaggio essenzialmente privo di attrito e molto fluido.

Il treno è stato costruito dalla controllata di CRRC Qingdao Sifang nella città di Qingdao, a metà strada tra Pechino e Shanghai. Ding Sansan, capo del team di ricerca e sviluppo del team di Maglev e vicecapo ingegnere dell’azienda, ha dichiarato a China Daily: “Il prototipo ha già raggiunto la levitazione statica ed è in condizioni ideali”, osservando che gli ingegneri sperano mettere in funzione il treno di prova nel 2021.

I treni Maglev rimangono una tecnologia in gran parte futuristica, anche se esistono alcune linee maglev.
La Cina ha lanciato la prima linea funzionale al mondo nel 2002 a Shanghai utilizzando la tecnologia acquistata dalla Germania; può raggiungere velocità di 430 km / h. Il Giappone ha testato un treno a levitazione magnetica nel 2015 che può raggiungere i 603 km / h e spera di avere una linea maglev in funzione entro il 2027.

Ding ha osservato che l’obiettivo di questa nuova linea è di sostituire in gran parte i viaggi aerei tra le due metropoli. Con un viaggio in aereo, compreso il tempo di preparazione, circa 4,5 ore e un viaggio in Cina sulla linea ferroviaria ad alta velocità di circa 5,5 ore, Ding spera che la nuova linea di maglev impiegherà circa 3,5 ore.

Xinhua ha notato all’inizio di quest’anno che la Cina vanta oltre 29.000 chilometri di ferrovie ad alta velocità – due terzi del totale mondiale.

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