Muri No Tav di gomma e di cemento.

 http://www.tgvallesusa.it/2015/07/muri-no-tav-di-gomma-e-di-cemento/
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 Quanti sono i muri che rimbalzano la verità o la bloccano? No Tav respinti con i muri di gomma o con il cemento sempre in lotta per il bene comune.

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di Massimo Bonato per _omissis_ 

Oriana Fallaci scriveva in Un uomo che la massa è un toro senza testa, va dove il potere la manda a imbestialirsi, pronta a spostarsi nella direzione indicata, per il motivo necessario perché sposti la sua attenzione lì e non altrove.

La giornata di mobilitazione No Tav del 28 giugno è stata un successo. Lo dice il movimento No Tav, lo dicono i fatti. Ma siamo ben lontani, lamenta qualcuno su Facebook, da quei 60.000 del luglio 2011, dai 20, 30.000 delle marce successive. Si parla di 5000 persone. E vien da chiedersi ogni volta che fine abbian fatto gli altri, com’è che al Gay Pride del giorno prima a Torino fossero decine di migliaia. E ben venga che lo fossero.

“Non succede più niente su di là?” senti chiedere a Torino, a 50 chilometri. “Ci risiamo” leggi in un forum da un commento un po’ scocciato perché di nuovo si parla di scontri; “I manifestanti hanno attaccato con lanci di pietre, la polizia ha risposto con lacrimogeni” recita il telegiornale.

Qualche giorno addietro un capotreno ci rimise un braccio nel chiedere il biglietto a un passeggero che presentò invece un machete. Girò una falsa Ansa, di buona fatta, talmente simile all’originale che tutti se la bevvero. Vi si riportava una dichiarazione dell’ex sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, secondo la quale il capotreno avrebbe dovuto mostrarsi più accondiscendente verso chi non ha risorse per pagarsi un biglietto. Apriti cielo. Tutti se la bevvero perché nessuno lesse la notizia, quella vera, seppure raggiungibile da quella falsa con un click, che appunto non recava traccia della dichiarazione e sin dal titolo era un’altra cosa (a te che ti fermi al titolo e all’occhiello, che tu sia favorevole o contrario a Chiamparino non dovrebbe a questo punto interessare la sua politica, dovrebbe renderti furente quanto sia facile prenderti per il culo e farti pensare quel che si vuole).

Siamo a portata di click. L’informazione corre veloce, ma la maturità del lettore pare decrescere in maniera direttamente proporzionale alla velocità con cui l’informazione ammannisce dati, ma soprattutto slogan. Slogan per titolo, approfondimento nell’occhiello. Al lettore basta questo. Tre righe. Quattro.

Ecco allora che l’attenzione è certo messa a dura prova, ma pure, il lettore, se vogliamo chiamarlo ancora così, torna il bambino a cui basta sottrarre l’oggetto alla vista perché l’oggetto non esista più. Compulsato e bombardato da slogan e dati ha sempre maggior bisogno di impulsi e stimoli, sempre più altisonanti perché giri la testa da questa parte. In fondo sempre meno attento a quel che accade per davvero, sempre più pronto a bersi la qualunque pur che sia detonante, brillante, suadente. Che insomma lo risvegli dall’ipnosi, per lasciarsi ipnotizzare.

E quindi lo scontro viene a noia, la protesta si “radicalizza”, il movimento viene premiato perché, tra le altre cose “radicale”.

Radicale. Se si parte da questa parola vien voglia di metter radici. Di mettere radici in un luogo, in un problema, in una condizione, in una lettura e andare a fondo. Anche a fondo di una lettura si raggiunge il cuore della terra, e la radicalità prende però, anche qui proporzionalmente a quanto ci si addentra, sempre più l’aspetto contrario di quanto ci viene raccontato, di quanto viene raccontato al toro senza testa perché gli venga a presto a noia un fatto e si dedichi ad altro repentinamente.

Ci si accorge per esempio che gli assedianti non son quelli che da fuori tirano le pietre, ma quelli dentro il cantiere militarizzato. Ci sia accorge che la legalità non sta nelle carte e nei progetti, nei provvedimenti e nelle aule di giustizia che vorrebbero giustificare l’opera, ma quella che i No Tav fan di tutto per ripristinare. Ci si accorge che la protesta No Tav non è volta alla salvaguardia degli interessi di una valle, ma volta alla difesa del bene comune.

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Altra locuzione bistrattata. Ci si accorge che sotto attacco non è un cantiere ma il “bene comune”, lares publica, in cui interessi privati vengono protetti da un corpo di polizia dello Stato e dall’esercito, pure dello Stato. Lo Stato dovrebbe essere di chi lo popola, l’autorità a suo servizio. L’autorità ha deciso che il cantiere Tav di Chiomonte, in Val di Susa è sito strategico nazionale. È cioè voluto dalla nazione. Quella in cui franano rive alle prime piogge, cadono soffitti delle scuole, precipitano palazzi appena costruiti dopo un terremoto, chiudono ospedali e aspetti quindici ore in un pronto soccorso ecc. Uno Stato in cui l’autorità, d’autorità, decide per il bene comune, a discapito del bene comune. Un paradosso riconosciuto, se negli ultimi anni i movimenti di lotta territoriali si sono moltiplicati a vista d’occhio, fino a far pensare necessario un atlante delle lotte territoriali (Centro documentazione conflitti ambientali – Cdca)per ricordarsi di tutti e approfondire di tutti ragioni e azioni correnti. Mancava il decreto Sblocca Italia, per dare maggior impulso, d’autorità, all’autorità (lo Sblocca Trivelle lo chiamano dal Veneto in giù, chissà perché?).

Un’autorità che decide a beneficio di chi al territorio appartiene, e che però sul territorio non ha voce in capitolo. Fino a sentirsi dire dove può o non può passare. Come è appunto capitato ai No Tav spesse volte negli ultimi anni, e non più tardi di giovedì 26 giugno, quando la prefettura di Torino ha recintato, oltre che il cantiere a suo tempo, il percorso della manifestazione del 28 con una delle tante ordinanze.

Chi assedia chi?

Lasciamo numeri e cronaca ad altri. Han ragione i No Tav a godersi il successo della giornata del 28, perché alla fine i No Tav sono passati sulle loro strade, nei boschi proibiti d’autorità. Alla fine quei betadefence in cemento e reti son venuti giù, lasciando un po’ di stucco polizia e forze dell’ordine dall’altra parte a occupare una strada provinciale, che appunto attraversa il territorio. Non loro, della popolazione. Anche di quella la cui attenzione è tanto difficile da conquistare, e che non sarà arrivata a leggere sino a qui, tanto da aversene a male. Il movimento No Tav non si ferma, numeri o non numeri. Radicale? Ha radici profonde, sì. E lotta contro chi d’autorità, questa sì radicalmente, del bene comune se ne frega.

(M.B. 01.07.15)

Lyon-Turin : Bruxelles met la pression sur la France

http://www.lesechos.fr/journal20150630/lec2_industrie_et_services/021172626655-lyon-turin-bruxelles-met-la-pression-sur-la-france-1132870.php

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LIONEL STEINMANN / JOURNALISTE | LE 30/06 À 06:00Le coût total tunnel ferroviaire France l'Italie estimé 8,5 milliards d'euros.
  • Le coût total du tunnel ferroviaire entre la France et l’Italie est estimé à 8,5 milliards d’euros. – Jean-Pierre Clatot/AFP

La subvention pour le projet sur le budget 2014-2020 est inférieure aux prévisions.
Un message envoyé à Paris, qui doit préciser son propre financement.

La Commission européenne a décidé de doser le niveau de subventions qu’elle apportera au projet de liaison ferroviaire entre Lyon et Turin, sans doute dans l’attente que le gouvernement français précise ses plans pour financer sa propre contribution.

Certes, le percement de ce tunnel ferroviaire de 57 kilomètres entre la France et l’Italie figure en bonne place dans la liste dévoilée ce lundi des infrastructures de transport dont Bruxelles entend soutenir la construction en investissant 13,1 milliards d’euros d’ici à 2020, aux côtés des Etats membres. Sur 1,7 milliard de subventions européennes attribuées à la France, le Lyon-Turin devrait capter à lui seul 813 millions.

Et, pourtant, cette somme est inférieure à celle qui était prévue. Bruxelles a en effet indiqué de longue date que « ce projet d’infrastructure d’une importance majeure » était« éligible à un cofinancement européen à hauteur de 40 % ». Alors que le coût total du tunnel est estimé à 8,5 milliards d’euros, les promoteurs du projet ont indiqué à la Commission qu’ils comptaient réaliser d’ici à 2020 3,2 milliards de travaux. La subvention aurait donc pu atteindre 1,28 milliard. La somme promise par Bruxelles est inférieure de 467 millions. Pour arriver à ce résultat, la Commission n’a pas rogné le taux de cofinancement promis (il est même de 41,08 %), mais a estimé que seuls 2 milliards de travaux seraient menés d’ici à 2020, et non 3,2 milliards. La subvention accordée est donc réduite en proportion.

Vers une « eurovignette »

Cette attitude peut s’expliquer de deux manières différentes. Bruxelles a tout d’abord jugé que Français et Italiens avaient une vision très optimiste de l’avancement des travaux à l’horizon 2020 et que les montants engagés à cette date seraient plus proches des 2 milliards, plusieurs difficultés juridiques restant à aplanir.

Mais cette prudence budgétaire sert également à envoyer un message à la France. Car, pour avoir droit aux subventions communautaires, les pouvoirs publics doivent préciser la manière dont ils comptent acquitter leur propre part (estimée à 2,2 milliards). Et ce point n’a pas encore été clarifié. Un rapport a été commandé à deux parlementaires, Michel Bouvard et Michel Destot, qui doivent remettre leurs conclusions de manière imminente. Selon plusieurs sources, ils préconiseraient la création d’une vignette pour les camions empruntant les axes routiers entre la France et l’Italie (Vintimille, tunnel du Fréjus, tunnel du Mont-Blanc). La recette de cette « eurovignette » serait spécifiquement affectée au financement du chantier du tunnel.

Or le désastreux précédent de l’écotaxe montre que la création d’une fiscalité spécifique aux poids lourds n’a rien d’évident. Bruxelles ne fait donc pas une confiance aveugle à la France sur ce point. La Commission attend des actes et le signifie en se montrant un peu plus chiche que prévu sur les subventions attendues d’ici à 2020. 

Lionel Steinmann, Les Echos
 
1,7 milliard de subventions au total

Outre le projet de tunnel du Lyon-Turin, la commission a annoncé ce lundi qu’elle subventionnerait plusieurs autres projets d’infrastuctures de transport.
Le projet de canal Seine-Nord Europe devrait ainsi bénéficier de 1 milliard d’euros d’ici à 2020, soit 42 % des travaux envisagés jusqu’à cette date.
Plusieurs projets de moindre importance vont également bénéficier de fonds européens, pour financer des études préliminaires, sur la modernisation du réseau ferroviaire ou encore le développement de certains ports (Calais, Le Havre, Rouen, Bordeaux, Nantes St-Nazaire).
« Ces financements sont une excellente nouvelle pour le pays », a estimé Matignon dans un communiqué.

En savoir plus sur:

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DALLA GRECIA SALE UN GRIDO..

il corteo per esortare a votare no, sicuramente la sinistra italiana farebbe altrettanto come no, nonostante scrivano comunicati di solidarietà a Tsipras ma con l’altra si prodigano contro i “populismi” non certo contro l’euro delle banche

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[ 29 giugno ]
 
Appena tornati da Atene, leggiamo i giornali italiani i quali, rispondendo alla direttiva della centrale eurista di disinformazione strategica, ed allo scopo di spaventare, non solo i greci, ma i cittadini europei, parlano di “CAOS IN GRECIA”.
 
Non c’è alcun caos, c’è anzi un clima che i filosofi greci di un tempo avrebbero chiamato di Atarassia, di una serenità frammista a fatalismo davanti ad eventi ineluttabili. Come ineluttabile sembra la rottura della gabbia dell’euro e dell’Unione europea…
 
Per parte nostra, abbiamo finito in bellezza.
Qui sotto il filmato della manifestazione dei partecipanti al Forum internazionale “L’euro è il problema, l’uscita la soluzione”.
 
Il corteo, partito dalla sede della Ue è finito a P.zza Syntagma, davanti al parlamento.
La manifestazione si è conclusa con la lettura della Mozione approvata all’unanimità dal Forum, che fa appello all’unità del popolo greco per una forte vittoria del NO al prossimo referendum —la stiamo traducendo per pubblicarla oggi stesso.
 
Nella foto sopra alcuni membri della delegazione internazionale al Forum di Atene: italiani, spagnoli, tedeschi, francesi,  austriaci, russi, ucraini

Martin Schulz: faremo di tutto per influenzare il voto in Grecia…

quante parole sono state spese per ricordare il regime dei colonnelli, ma quando il regime riguarda gli euristi e europeisti NON E’ TALE, è democrazia. La minaccia a questa “democrazia” sono i “populisti” ossia gli euroscettici, ma che caso…..
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Il presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz, ha detto che è “pronto” ad andare personalmente ad Atene per una campagna a favore del “Sì” in vista del referendum che si terrà il 5 luglio
nel paese ellenico e considerato da Schulz un referendum sull’euro. Il presidente dell’Europarlamento ha osservato che le istituzioni europee hanno il diritto di influenzare il voto, perché “riguarda gli altri paesi della zona euro e tutta l’Europa”.
 

Capestro degli usurai UE per Tsipras “Aiuti se fa campagna per il si’”

l’amata europa dei popoli tanto voluta ed amata dalle sinistre….guai se arrivano gli euroscettici, ora pure Tsipras lo sarà diventato?!?!!?!?

martedì, 30, giugno, 2015

Nella proposta per un accordo dell’ultimo minuto presentata ad Atene la scorsa notte, il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker ha chiesto che il governo greco faccia campagna per il “si’” al referendum.
In cambio accetta di discutere il tema di una riduzione del debito e ripropone lo schema di accordo proposto sabato scorso dalle istituzioni.
Bruxelles non ha ancora ricevuto una risposta da Atene sulla proposta “Il programma di aiuti alla Grecia scadra’ stanotte a mezzanotte – ha ricordato il portavoce Margaritis Schinas – e come ha detto ieri il presidente Juncker le porte rimangono aperte ma il tempo per un accordo sta finendo. La Grecia fa parte della famiglia europea e vogliamo che la famiglia rimanga unita, come ha detto il presidente.
Posso confermare che la notte scorsa Tsipras ha chiamato Juncker il quale, dopo aver parlato con il presidente dell’Eurogruppo Dijsselbloem, gli ha spiegato come potrebbe essere un accordo dell’ultimo minuto. Ora si aspetta una mossa della Grecia che non e’ ancora stata fatta, ma il tempo sta passando”. I parametri dell’accordo “last minute” si basano sulla proposta delle istituzioni di venerdi’ scorso, a cui si aggiunge una disponibilita’ a trattare il tema del debito in cambio di un impegno del governo Tsipras a sostenere il “si’” al referendum di domenica prossima. (AGI) 

http://www.imolaoggi.it/2015/06/30/capestro-degli-usurai-ue-per-tsipras-aiuti-se-fa-campagna-per-il-si/

DECIDERA’ IL POPOLO GRECO! Il NO vincerà

la sinistra italiana, quella che tanto esprime solidarietà al gov Tsipras, farebbe davvero la stessa cosa in Italia? Basti pensare al dodecalogo del lontano 2007
Se l'”antagonista antisistema” Casarini ebbe a dichiarare:  CASARINI: “TRIONFO TSIPRAS? È LA SINISTRA RADICALE E NUOVA CHE DICE SÌ ALL’EURO. ORA SPAGNA E ITALIA…” (a qualcuno risulta che la sinistra è mai stata contraria all’euro?!?!?!?
E un Prodi rabbrividisce alla sola idea che un popolo possa esprimersi sull’appartenenza all’Europa e uno Schulz (uomo di sinistra tedesco) ha dichiarato che farà ogni cosa per influenzare il voto greco. L’avesse detto la Merkel ci sarebbe stata un’ondata di indignazione ma se lo dice un uomo di sinistra tutto OK
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[29 giugno]
Quando il comitato organizzatore europeo, assieme ai compagni greci, nel marzo scorso decise la data del Forum internazionale, non a caso scelse la fine di giugno.
[nella foto accanto il tavolo di presidenza dell’assemblea plenaria svoltasi ieri sera, presente un compagno del segretariato di SYRIZA]
A fine giugno si sarebbe saputo se il governo greco e gli eurocrati avrebbero raggiunto un accordo.
Dopo una interminabile trattativa, e malgrado le richieste più che moderate del governo di SYRIZA, gli eurocrati hanno preso uno schiaffo in faccia.
Essi hanno presentato ai greci proposte che nel merito e nel metodo erano irricevibili.
Tsipras non poteva spingersi fino al punto di sottoscrivere la propria completa umiliazione, in altre parole, il proprio suicidio politico.
La sua decisione di chiedere ai greci attraverso un referendum se accettano o respingono i nuovi diktat della troika, non è affatto una decisione “estremistica”.
Ben al contrario!
 
Jacques
La presidenza del workshop sulle strategie per l’uscita dall’euro
 
Un governo pienamente sovrano avrebbe già rotto le trattative e deciso per uscire dall’eurozona.
Sappiamo che SYRIZA ha cercato di scongiurare in ogni modo e fino all’ultimo momento, la rottura con gli euroligarchi. La decisione di svolgere un referendum è anche una palese sconfitta del gruppo dirigente di SYRIZA, poichè emerge chiaramente che questa europa neoliberista e a trazione tedesca non si cambia.
Qui ad Atene il clima è di nervosa e partecipata attesa dei futuri eventi.
Il sentimento popolare è un misto di rabbia ed incertezza, la rabbia è verso gli euro dittatori, e l’incertezza, è il risultato della politica del gruppo dirigente di SYRIZA, gruppo dirigente che non pare avere quella forza e quella determinazione che occorrerebbero in momenti cruciali della storia come quelli che si stanno vivendo, qui in Grecia, in questi giorni.
Il Forum nel frattempo procede, la partecipazione ieri è stata enorme.
Sorprendente la presenza massiccia dei giovani.
Mentre scriviamo ci apprestiamo ad andare all’assemblea generale finale, che prevediamo sarà numerosa e appassionata.
Poi alle ore 18:00 tutti alla manifestazione con corteo a partire dalla sede greca dell’unione europea.
Nonostante differenti opinioni prevale al forum la consapevolezza della grande importanza del referendum del 5 luglio, che occorre una sonora vittoria del NO.
E se il NO vincerà, anche per il gruppo dirigente di SYRIZA l’uscita dalla gabbia dell’euro verrà posta come decisione solenne ed ineludibile.
Questa sera cercheremo di inviare un nuovo resoconto su questa giornata per certi versi emozionante.
Come molte volte abbiamo sostenuto, dalla Grecia può partire la spinta per abbattere i muri euristi che tengono i popoli prigionieri.
 

UN ALLIE AMERICAIN DECIDEMENT PAS TRES AMICAL : APRES LES ECOUTES TELEPHONIQUES DU LEADERSHIP “FRANCAIS”, VOICI L’ESPIONNAGE ECONOMIQUE !

Luc MICHEL/ En Bref / avec Libération/ 2015 06 30/

LM.NET - EN BREF la nsa frappe encore (2015 06 30) FR

Après les écoutes politiques, l’espionnage économique !

Les nouveaux documents publiés par WikiLeaks, en partenariat avec Libération et Mediapart, dévoilent “l’ampleur des opérations menées par les services de renseignement américains contre les intérêts français”. Cinq rapports de synthèse de l’Agence nationale de sécurité (NSA) montrent que des responsables et diplomates ont été espionnés entre 2004 et 2012, notamment Pierre Moscovici et François Baroin lors de leur passage à Bercy.

 Avec “l’ami américain”, le parrain des “Young leaders” (dont Hollande) de la “French American Foundation” (*), la France domestiquée par Washington n’a plus besoin d’ennemis…

 Extrait des révélations de Libération :

“Une stratégie offensive qui apparaît dans un document secret fixant les objectifs prioritaires des Etats-Unis dans le domaine économique. Baptisée «France : développements économiques» et datée de 2012, cette note constitue la doctrine de la NSA en la matière. Elle vise à recueillir toutes informations pertinentes sur les pratiques commerciales françaises, les relations entre Paris et les institutions financières internationales, l’approche des questions liées au G8 et au G20 ou encore les grands contrats étrangers impliquant la France. Ce dernier point, un des plus sensibles, est détaillé dans une sous-section intitulée «Contrats étrangers-études de faisabilité-négociations». Il s’agit de récupérer toutes les informations possibles sur les contrats d’envergure impliquant des entreprises françaises, notamment ceux dépassant les 200 millions de dollars. Des révélations qui risquent de jeter un froid sur les négociations autour du Tafta, le traité de libre-échange entre l’Europe et les Etats-Unis, dont le prochain round est prévu mi-juillet, à Bruxelles. La plupart des secteurs stratégiques sont visés par la NSA : technologies de l’information, électricité, gaz, pétrole, nucléaire, transports, biotechnologies, etc. Toutes les informations recueillies sont ensuite partagées avec les principales administrations américaines : département de la Sécurité intérieure, département du Commerce, département de l’Energie, agence de renseignement de la Défense, Réserve fédérale, Trésor et même commandement des forces américaines en Europe. Jamais la preuve d’un espionnage économique massif de la France, orchestré au plus haut niveau de l’Etat américain, n’avait été établie aussi clairement.”

 (*) Lire COMPRENDRE CE QUI SE PASSE EN FRANCE : LA ‘FRENCH-AMERICAN FOUNDATION’ MATRICE DE LA COLLABORATION FRANCAISE

Sur: http://www.lucmichel.net/2014/01/11/pcn-info-comprendre-ce-qui-se-passe-en-france-2-la-french-american-foundation-matrice-de-la-collaboration-francaise

 Luc MICHEL

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